Ricerca per Volume

QUINTA SERIE

AVVERTENZA

l. Il volume che qui si presenta, il VI della quinta serie, si riallaccia al precedente che termina al 17 giugno 1916, ed arriva al 31 dicembre di quell'anno: si colma così la lacuna che esisteva nella serie stessa la quale include tutto il periodo della guerra 1914-18.

I sei mesi e mezzo coperti dalla documentazione che segue sono ricchi di avvenimenti politici e militari nessuno dei quali fu però decisivo. In Italia il ministero presieduto dall'on. Paolo Boselli, entrato in carica il 18 giugno 1916, fu detto «nazionale», ma in realtà fu debolissimo perché la nomina dell'on. Bissolati a ministro senza portafoglio aggravò il già esistente contrasto tra il comandante supremo gen. Cadorna ed il Governo. La permanenza di Sonnino alla Consulta costituì invece una garanzia di fronte all'Intesa della QOI}tinuità della politica internazionale del nostro paese. Dal punto di vista mlli'tare sul fronte italo-austriaco si ebbe il successo della presa di Gorizia da parte delle truppe italiane (9 agosto), avvenimento che pur non avendo un grande valore militare rialzò il morale degli Italiani che la precedente offensiva dal Trentino e la notizia dell'impiccagione di Battisti e di Filzi avevano depresso. Anche sul fronte italo-austriaco si ebbe il successo della presa di Gorizia da parte delle zone occupate intorno a Verdun l'Intesa conseguì vantaggi puramente tattici. Invece i successi dell'offensiva di Brusilov sul fronte austro-russo e l'occupazione dell'Armenia da parte delle truppe zariste segnarono un notevole successo dell'Intesa ma neppure essi diedero risultati definitivi, anzi sulla fine dell'anno gli Imperi Centrali si presero una vistosa rivincita: la Romania il 28 agosto dichiarò finalmente guerra all'Austria-Ungheria ma gli iniziali successi in Transilvania risultarono effimeri perché la controffensiva bulgaro-tedesca mise fuori combattimento il nuovo alleato dell'Intesa, e la stessa Bucarest venne occupata. L'Intesa aveva sperato che l'attacco rumeno fosse portato verso sud, contro la Bulgaria, per tendere la mano al corpo di spedizione stanziato a Salonicco ma motivi di politica interna avevano indotto i Rumeni a rivolgersi verso gli irredenti territori della Transilvania. In tal modo la Bulgaria, che non s'era riusciti a smuovere dall'alleanza austro-tedesca con mezzi diplomatici perché il Governo russo avanzava condizioni che in quel momento sembravano (ed erano) troppo onerose, si trovò maggiormente legata alla sorte degli avversari dell'Intesa.

La Grecia rimase ancora dilaniata tra i fedeli al Re ed i venizelisti, ed i militari dell'Intesa, specialmente i Francesi, continuarono ad intromettervisi senza alcun riguardo per la libertà di decisione del Governo legittimo.

La dichiarazione di guerra da parte dell'Italia alla Germania (28 agosto) tolse ai nostri alleati il motivo (o il pretesto) di non rivelare gli accordi tra loro conclusi nel 1915 e nel 1916 sulla spartizione dell'Impero Ottomano; ma le insistenti richieste del Governo italiano d'esser messo al corrente e di divenire esso pure beneficiario dei futuri acquisti, non furono subito accolte e la questione si trascinò fino al 1917.

Fu in questa atmosfera di stanchezza generale creata dall'impressione che la fine della guerra fosse ancora lontana che sul finire del 1916 il Governo tedesco ed i suoi alleati consegnarono ai paesi neutrali una nota per le potenze dell'Intesa perché venissero iniziati negoziati di pace, ma la proposta germanica formulata in termini genetrici venne respinta e la discussione si trasportò sulla responsabilità dello scoppio della guerra e finì con la dichiarazione che l'Intesa non aveva alcuna fiducia nella parola della Germania.

Poco dopo il presidente americano Wilson, rieletto nelle elezioni tenutesi nel novembre 1916 per il quadriennio 1917-21, iniziò a sua volta dei sondaggi non ufficiali per conoscere a quali condizioni i belligeranti sarebbero stati disposti a por fine alla guerra, ma anche questo tentativo non ebbe esito felice.

Gli avvenimenti militari accaduti fuori dal continente europeo ebbero scarsa influenza, soprattutto quelli dell'Arabia turca. Maggiore importanza ebbe invece il rovesciamento dell'imperatore etiopico Ligg Jyasu che essendo favorevole al mondo musulmano costituiva una minaccia potenziale per la Colonia Eritrea. La successione dell'imperatrice Zeoditu, che associò come erede al trono ras Tafari, iJmpedi che nel continente africano si aprisse un nuovo fronte.

Nel corso del 1916 non ebbero alcuna importanza né la morte dell'imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe, né il mutamento ministeriale avvenuto in Gran Bretagna ove un Governo di coalizione presieduto da Lloyd George succedette al Gabinetto Asquith e al Foreign Offl:ce a Sir E. Grey subentrò Lord Balfour, né la sostituzione del barone Buriàn col conte Cze.rnin alla guida del Ballhaus né l'assassinio del conte Sturgkh a Vienna ad opera di F. Adler. Invece la sostituzione di Sazonoff alla guida della politica estera russa fu un ulteriore segno della crisi de'll'impero zarista che sfocerà nel marzo dell'anno seguente nella cosiddetta « rivoluzione di febbraio».

2. I documenti qui raccolti provengono per la massima parte dall'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri, e precisamente dai seguenti fondi: Archivio della Cifra; Archivio unificato del Gabinetto e della Direzione Generale degli Affari Politici; Ambasciata a Londra.

Alcuni documenti sono tratti dalle Carte Salandra, conservate nella Biblioteca Comunale « Ruggero Bonghi » di Lucera, dall'Archivio Sonnino di Montespertoli e dall'Archivio Centrale dello Stato, fondo Boselll.

3. Come nei volumi precedenti anche in questo volume alcuni del documenti pubblicati erano già noti. I riferimenti all'edito sono stati limitati alle sole pubblicazioni fatte direttamente da protagonisti. Esse sono:

S. SoNNINO, Diario 1916-1922, a cura di P. Pastorelli, Bari, 1972;

S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, a cura di P. Pastorelli, Bari, 1975.

4. Nel licenziare il volume ringrazio la dott. Emma Moscati Ghisalberti e il dott. Andrea Edoardo Visone per la collaborazione alle ricerche e la redazione dell'apparato critico; la signora Fiorella Giordano per la compilazfone dell'indice dei nomi; le dott. Antonella Grossi, Alessandra Raffa e Francesca Grispo per la correzione delle bozze.

Desidero inoltre ricordare il prezioso aiuto datomi per le ricerche svolte all'Archivio Centrale dello Stato dell'allora sovrintendente prof. Renato Grispo.

FEDERICO CURATO


DOCUMENTI
1

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 819. Roma, 18 giugno 1916, ore 13,10.

(Meno Atene). Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti). Barrère riteneva che oggi stesso ad Atene i rappresentanti dell'Intesa presenterebbero le loro domande al Governo greco. Sperava che anche il R. Ministro colà mostrerebbe in via generale la sua solidarietà coi colleghi, pur restringendosi, secondo le dichiarazioni da noi già fatte, ad apporre eventualmente la sua firma alla sola domanda di smobilitazione completa.

Ho risposto che già le istruzioni generali erano in questo senso e che non avrei difficoltà di confermarle. Prego V. S. agire in conformità di quanto precede.

2

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1202/197. Atene, 18 giugno 1916, ore 14 (per. ore 19,35).

Ho potuto ottenere lettura del progetto di nota alla Grecia redatta ad referendum da questi Ministri di Francia, Inghilterra e Russia per incarico dei loro Governi.

Desideravo prendere indi copia per telegrafarla a V. E. ma il Ministro di Francia vi si oppose dicendo che sarebbe increscioso se Governo italiano avuta precisa conoscenza del documento avesse procurato impedire che vi fosse dato corso.

Alla poco cortese osservazione del mio collega ho risposto che V. E. aveva già cosi chiaramente espresso le sue idee al riguardo che non credeva Ella avesse intenzione tornarvi sopra. Si tratta di un lungo ed ampolloso documento redatto dal Ministro di Francia sotto la ispirazione di Venizelos e da lui più

o meno imposto ai colleghi. Svolge una ampia teoria sui diritti e doveri delle potenze protettrici in Grecia, varie violazioni delle libertà costituzionali che sarebbero state commesse dal Re e dal gabinetto Skuludis e presenta le tre po

tenze garanti come gli angeli tutelari del popolo greco che vengono a liberare dalla incombente tirannia. Finisce col formulare quattro domande circa nei termini seguenti:

1° -Smobilitazione generale riconducendo l'esercito sul piede di pace;

2° -Formazione di un Gabinetto di transizione;

3° -Dissoluzione della Camera e nuove e libere elezioni;

4° -Ricostituzione dei servizi polizieschi con elementi favorevoli alle Potenze garanti. Ignoro se i tre Governi prenderanno la grave responsabilità di approvare questo progetto che ad altro non mi sembra potersi paragonare che all'ultimatum austriaco alla Serbia il quale per altro era più tenue e moderato. So che Grey e Cambon Paolo sono tuttora contrari ad andare tanto !ungi e che Cambon Paolo considera che l'affacciare simili esigenze può condurre a rottura ed anche stato di guerra colla Grecia. A che scopo i colleghi vogliano andare tanto !ungi io non comprendo. Se il pericolo per le forze alleate di essere attaccate dalle greche sussiste tuttora è ben chiaro che questo mutamento accelererà quel momento; se invece quel pericolo non è reale stiamo battendoci con dei mulini a vento. Ignoro se

V. E. desideri ancora mischiarsi della cosa; a me sembrerebbe necessario un nostro intervento per procurare di impedire ciò che non potrei altrimenti definire che un accesso di venizelite acuta dei miei colleghi.

Ad ogni modo se la nota sarà rimessa prego V. E. telegrafarmi se ed in quale forma desidera che vi aderisca per ciò che riguarda la smobilitazione generale con speciale riguardo al quinto corpo d'armata che dovrebbe essere ricondotto dJ stanza in Epiro (l).

3

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1199/204. Londra, 18 giugno 1916, ore 15,18 (per. ore 18,50).

Lloyd George che andai ieri a vedere per altri affari mi disse sembrargli poco probabile che i russi dispongano di artiglieria e munizioni in quantità sufficiente per continuare su medesima scala la progressiva offensiva così brillantemente iniziata. A differenza però dell'anno scorso, i successi importanti ~onseguiti dai russi dovrebbero in complesso rimanere loro acquisiti sia per il grave colpo inferto all'efficienza dell'esercito austro-ungarico, sia per le difficoltà in cui si troveranno i tedeschi, impegnati altrove, a riprendere e proseguire con uguale successo le operazioni dell'anno scorso. Comunque ogni settimana di ritardo nell'inizio delle operazioni germaniche si risolve in un vantaggio per gli alleati.

Ministro non credeva però di escludere la possibilità che alla lunga i tedeschi, se decisi a fare ulteriori sacrifici necessari, finiscano per prendere Verdun dove le perdite francesi sono state considerevoli. Lloyd George mi esprimeva in termini calorosi la sua profonda ammirazione per la splendida resistenza delle nostre truppe nel Trentina osservando l'Italia poter oggi, dopo un anno di guerra, vantarsi di disporre di un esercito eccellente, comandato alla perfezione da un uomo superiore.

La resistenza francese a Verdun e quella italiana nel Trentina, il contegno ammirevole delle rispettive truppe e nazioni, in momento per fortuna ora già passato ma indubbiamente critico, sono venuti in buon punto a dimostrare che, contrariamente alla credenza generale, l'antica razza latina possiede anch'essa, in grado uguale a quello nordico, la calma, il sangue freddo e l'indomita determinazione necessarie per trasformare in vittoria un temporaneo insuccesso.

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 5.

4

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 2142/268. Beverly Farms, 18 giugno 1916 (per. il 18 luglio).

Chiusa appena la convenzione repubblicana di Chicago, s'è tenuta in St. Louis la convenzione democratica, dalla quale doveva uscire eletto, alla candidatura per la Presidenza, il signor Wilson.

La convenzione questo ha avuto di caratteristico: che ha dovuto, pur contro voglia, comprendere nel suo programma una dichiarazione di guerra contro gli «hyphenates », contro i naturalizzati americani, cioè, che tradiscono la patria di adozione a favore della patria di origine. È noto che con quella parola sogliano essere designati da qualche tempo e censurati e denunciati al pubblico disprezzo i tedesco-americani. Il signor Wilson li sfida ormai apertamente, ché a lui si deve la menzione che n'è fatta nella plattorm votata dal partito. Il voto tedesco avrebbe potuto riversarsi a favore di Wilson in un solo caso: che l'eletto dei repubblicani fosse il Roosevelt. Eliminato quest'ultimo, Wilson sapeva che nessuna sua lusinga, nessun silenzio da parte sua avrebbero distolto gli «hyphenates » dal contrastargli l'elezione. E ha preferito buttarli a mare per rifarsi una verginità e per contrapporre il suo americanismo puro a quello di sapore teutonico del competitore Hughes. È occorso ch'egli s'imponesse alla Convenzione, che da questa sfida rifuggiva. In compenso, a tacitare i pacifisti a tutta oltranza che s'annidano nel partito democratico, ha consentito a diluire il programma della preparazione militare così da identificarlo a un programma di pura necessità per una eventuale difesa del paese. Questioni di sfumatura, e questioni, come dissi in altro rapporto (1), di frasi e di definizioni.

Ho l'onore di acchiudere il testo del programma (plattorm) votato dalla Convenzione (1). Esso non diversifica, nel resto, dal tradizionale programma democratico.

(l) Non rinvenuto.

5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 821. Roma, 19 giugno 1916, ore 11.

(Solo Atene). Telegramma di V. S. n. 197 (2).

(Meno Atene). In data 18 corrente il R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue:

«Ho potuto ottenere lettura del progetto di nota... » (come nel telegramma Gabinetto n. 1202/197).

Ho risposto a Bosdari quanto segue: (Per tutti). Quando suoi colleghi presentino nota consaputa, V. S. dichiarerà per iscritto al Governo greco che R. Governo si associa al passo dei Governi di Francia, Inghilterra e Russia in quanto contempla la smobilitazione generale riconducente l'esercito greco sul piede di pace tanto nel territorio greco quale era anteriormente alla guerra quanto nell'Epiro settentrionale. V. S. potrà dar notizia di quanto sopra ai suoi colleghi fin da ora.

6

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. 1205/199. Atene, 19 giugno 1916, ore 14,40 (per. ore 18).

Miei colleghi continuano asserirmi che sono senza istruzioni circa la nota da rimettere alla Grecia. Opinione pubblica è preoccupata ma relativamente calma. Ebbero luogo qua e là alcuni ordinati comizi di protesta contro il blocco. Mi sembra evidente nel Re e nel Governo la tendenza di prevenire i desideri delle potenze. Per poco che si facesse amichevole pressione sul Re sì otterrebbe certamente un cambiamento di Ministero. Sembra che il Governo ellenico abbia dato ai suoi rappresentanti nelle capitali dell'Intesa istruzioni di fare aperture in questo senso. Forse vi è ancora speranza che i tre Governi indietreggino prima di autorizzare la consegna della nota quale fu divisata da questi Ministri. Dopo qualche giorno di vera eccitazione, cui fu dovuta quella redazione .!osì perentoria, trovo i miei colleghi alquanto avviliti ed esitanti in presenza

delle gravi responsabilità assunte. Soprattutto Ministro di Itussia mi sembra darebbe qualsiasi cosa per potere tornare indietro.

Se V. E. desidera fare pressione affinché nota non sia rimessa credo che si .;arebbe ancora in tempo.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 2.
7

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1215/273. Pietrogrado, 19 giugno 1916, ore 16 (per. ore 10,50 del 20).

A quanto apprendo da fonte sicura, Sazonov ha dato propria adesione alle esigenze da imporre alla Grecia, già concordate fra Parigi e Londra, che sarebbero le seguenti: smobilitazione generale, dimissioni del gabinetto Skuludis e nuove elezioni, sostituzione di personale nella polizia e sfratto degli agitatori e propagandisti austro-tedeschi.

Opinione russa è concorde nell'approv~re contegno energico contro Governo ellenico, sia per impedire ulteriore suo riavvicinamento ai bulgari, sia per colpire germanismo, nel centro della sua propaganda. Quest'ultima considerazione è la più forte di ogni questione internazionale essendo qui veduta attraverso prisma del dominante acutissimo anti-germanismo.

8

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1206/200. Atene, 19 giugno 1916, ore 20,30 (per. ore 1,30 del 20).

Skuludis mi ha detto confidenzialmente che per prevenire un desiderio dell'Intesa egli ha detto al Re che era disposto a dimettersi con t11tto il Gabinetto. Il Re non si sarebbe mostrato alieno dall'accettare questa soluzione. Teme soltanto che, se cede a questa esigenza, le potenze ne affacceranno delle altre come quella della dissoluzione della Camera. A questa il Re dichiara che non cederà a nessun costo.

9

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1214/274. Pietrogrado, 20 giugno 1916, ore 1 (per. ore 10).

Ho motivo di credere che Giers sia stato incaricato di far rivelare a V. E. il sommo interesse comune di approfittare della propizia circostanza per portare all'Austria un colpo decisivo.

Russia, per parte sua, sebbene le sia noto che la Germania consiglia all'Austria di dirigere i maggiori suoi sforzi contro la fronte russa, disponesi a spingere a fondo le sue operazioni, altrettanto sarebbe desiderabile venisse fatto dall'Italia col passare ad una energica offensiva, il momento di un risultato definitivo della guerra contro l'Austria potendo essere affrettato da un simultaneo vigoroso attacco sulle due fronti.

Governo russo confida che Italia condivida questo punto di vista. Credo analoga comunicazione sia stata fatta dal generale Alexejev al generale Cadoma (1).

10

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1216/275. Pietrogrado, 20 giugno 1916, ore 1 (per. ore 11,10).

Schilling mi dice che Francia Inghilterra Russia hanno adottato testo nota alla Grecia redatta dai loro rappresentanti in Atene e contenente domande delle quattro garanzie.

Una squadra anglo-francese comandata da vice ammiraglio francese, sulla quale prenderà imbarco una brigata di fanteria data da Sarrail, si terrà pronta per dimostrazione navale ed eventuale sbarco tosto che Ministro di Francia in Atene ne segnali bisogno.

11

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1221/202. Atene, 20 giugno 1916, ore 12,10 (per. ore 15,20).

Conformemente agli ordini di V. E. (2) ho preparato sulla base della nota dei miei colleghi la seguente nota che presenterò subito, ave V. E. la approvi:

« D'ordre de son Gouvernement le soussigné Ministre Italie ayant pris connaissance de la note présentée aujourd'hui mème au Gouvernement Hellénique par les Ministres de France Grande Bretagne et Russie a l'honneur de faire à ce meme Gouvernement l es déclarations suivantes: L'Italie affirme à l'occasion présente sa solidarité générale avec les alliés. Préoccupée au meme titre que ses alliés, de l'entrée en Grèce de forces bulgares, de l'occupation du fort de Rupel et d'autres points stratégiques avec la connivence du cabinet hellénique camme d'une nouvelle menace que ce faits constituent pour Ies troupes alliées, l'Italie se voit dans la nécessité d'exiger (autant) que ses alliés

la démobilisation réelle et totale de l'armée grecque qui doit etre mise, dans le plus bref délai, sur le pied de paix. Cette mesure sera appliquée tant au térritoire du Royaume tel qu'il a été reconnu par les traités qu'à cette partie de l'Albanie méridionale qui se trouve actuellement sous l'occupation militaire provisoire de la Grèce. Les exigeances marquées dans la note des trois Puissances garantes avec les numeros deux, trois et quatre comportant des questions constitutionnelles dans lesquelles Italie n'a pas de titre pour s'immiscer, elle déclare de s'abstenir de l'examen de ces exigeances ».

La presentazione avrà luogo giovedì mattina alle 9 per lasciare tempo alla concentrazione della flotta.

Se il Governo ellenico non si renderà conto delle esigenze delle potenze avverrà sbarco truppe francesi al Pireo con quali conseguenze è ben difficile dire.

Prego V. E. inviarmi d'urgenza istruzioni pel caso rottura.

Sembrerebbe indispensabile che una nostra nave venisse Pireo per fornire mezzi partenza se questa dovesse aver luogo ed anche per fornire corpo di sbarco a protezione della legazione per l'ipotesi non impossibile che questa come le altre venga attaccata dalla folla (1).

(l) -Sonnino ritrasmise Il presente telegramma a Cadorna, (t. gab. 834 del 21 giugno. ore 8,15) con l'aggiunta della seguente istruzione: «Prego V. E. telegrafarmi quale risposta io possa far pervenire al governo russo». Per la risposta di Cadorna cfr. n. 20. (2) -Cfr. n. 5.
12

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 833. Roma, 20 giugno 1916, ore 21.

(Per Atene) -Telegramma di V. E. n. 202 (2). Ho apportato alcune modifiche alla nota da Lei telegrafatami. Ella presenterà, appena avvenuta la consegna della nota da parte dei suoi colleghi, una nota del tenore seguente: (Meno Atene) -Ecco il testo della nota che Bosdari presenterà al Governo ellenico appena avvenuto il passo da parte dei rappresentanti di Francia, Inghilterra e Russia. (Per tutti) -«D'ordre de son Go~_vC)rnement le soussigné Ministre d'Italie ayant pris connaissance de la note présentée aujourd'hui meme au Gouvernement Hellénique par les Mini!stres de France, Grande-Bretagne et Russie, a l'honneur de faire à ce meme Gouvernement les déclarations suivantes: L'Italie affirme à l'occasion présente sa solidarité générale avec les alliés. Préoccupée au meme titre que ses alliés de la situation militaire en Grèce, l'Italie s'unit à la demande de ses alliés pour esiger la démobilisation réelle et totale de l'armée grecque qui doit etre mise, dans le plus bref délai, sur le pied de paix. Cette mesure sera appliquée tant au territoire du Royaume te qu'il a été reconnu par les traités qu'à cette partie de l'Albanie méridionale qui se trouve actuellement sous l'occupation militaire provisoire de la Grèce ~.

(Solo Atene) -Sto provvedendo col collega della Marina per l'invio di una nostra nave che partecipi alla dimostrazione e provveda eventualmente con sbarchi alla tutela dei nostri connazionali e della R. legazione.

(l) -Per la risposta dl Sonnino cfr. n. 12. (2) -Cfr. n. 11
13

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

T. GAB. 836. Roma, 21 giugno 1916, ore 12,25.

Faccio seguito al mio telegramma n. 834 (1). Questo Ambasciatore di Russia mi ha rimesso il seguente promemoria. «L'offensiva delle armate russe ha obbligato il nemico a prendere delle

energiche misure di resistenza. II 10° corpo d'armata tedesco si è di già gettato dal fronte francese al nostro fronte meridionale. Vi si concentrano grandi forze austriache. Si può ammettere che esse sono prese in parte dal fronte italiano. Le condizioni durante le due prossime settimane saranno tali ch'esse facilitano e domandano una azione energica del R. esercito e ciò nell'interesse generale degli alleati. Questa azione continuerebbe lo scuotimento delle forze austriache infliggendo loro grandi perdite che diviene sempre più difficile di colmare. Questa azione dovrebbe aver luogo senza ritardo».

Ho risposto che avrei riferito quanto sopra a V. E. sicuro che Ella l'avrebbe esaminato col massimo impegno (2).

14

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 838. Roma, 21 giugno 1916, ore 13,30.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue: (Per tutti) -Giers, riferendomi notizie sull'imminente passo da farsi ad Atene dalla Intesa, accenna alla possibilità che il Re Costantino si opponga recisamente alla domanda di nuove elezioni e consenta invece a prorogare per lungo termine la Camera. Ho risposto che parrebbemi saggio consiglio per gli alleati di accettare questo mezzo termine se venisse proposto. Capitandone l'occasione, prego V. S. agire in conseguenza nella forma che ritenga più opportuna ed efficace.

(l) -Cfr. n. 9, nota l, p. 6. (2) -Per la risposta di Cadorna cfr. n. 20.
15

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1228/116. Parigi, 21 giugno 1916, ore 15,10 (per. ore 18,15).

Non ho continuato a ragguagliare quotidianamente V. E. circa le sedute segrete Camera dei deputati preferendo attenderne la fine.

Si spera che quella di oggi possa ultimare ed il successo del Governo, con notevole maggioranza, sembra assicurato. Camera ha avuto da generale Roques circa la parte militare e da Briand per la parte politica tutte le cifre e 1 dettagli possibili.

Nel lunghissimo discorso di Briand la Camera ha specialmente applaudito gli elogi della politica dell'Italia, la relazione delle pressioni fatte da Briand sull'Inghilterra per indurla prima a restare a Salonicco ed ora a prendere l'offensiva a Salonicco e in Fiandra. L'annunzio dell'ultimatum alla Grecia e delle misure coercitive contro la Grecia ha procurato a Briand una grande ovazione. Attacchi di alcuni oratori contro Joffre hanno provocato alla Camera un tumulto e vi è stato anche qualche scambio di pugni tra i deputati. Ha fatto grande impressione il grande insuccesro di Delcassé il quale è sembrato a tutti un uomo esaurito. Egli ha voluto sostenere che la permanenza degli alleati a Salonicco era stato un errore Camera lo ha spesso interrotto rumorosamente e ha invece applaudito vivamente la risposta di Briand.

16

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1227/205. Atene, 21 giugno 1916, ore 19 (per. ore 23,05).

Pochi istanti fa ho ricevuto dal MLlistro di Francia avviso telefonico che, in seguito istruzioni ricevute da Parigi, la nota sarebbe stata rimessa oggi invece di domattina.

Su di ciò mi sono recato immediatamente al Ministero degli Affari Esteri e non avendo trovato Skuludis rimisi la mia nota, nei termini indicati nel telegramma di V. E. gabinetto n. 152 (l), al signor Politis direttore generale.

Altrettanto avevano fatto i miei colleghi essendosi Skuludis reso irreperibile.

Non avendo ancora visto i miei colleghi, ignoro tuttora il motivo di questo · anticilpo. Politis mi ha detto che si stava ora formando un gabinetto Zai"mis per andare incontro alle già risapute domande dell'Intesa.

Nota così anticipata avrebbe forse. messo Zai:mis nella impossibilità di accettare. Egli ha aggiunto che credeva che il passo delle potenze garanti avrebbe gettato il paese nell'anarchia.

(l) Numero particolare dl protocollo per Atene del n. 12.

17

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1238/209. Bucarest, 21 giugno 1916, ore 21,30 (per. ore 6,15 del 23).

Ho parlato stasera con questo Ministro degli Affari Esteri della situazione creata alla Romania dall'avanzata russa in Bucovina.

Egli dopo di avermi ripetuto i soliti discorsi circa l'impossibilità per la Romania di impegnarsi in una lunga guerra ecc., ha osservato che rimane ancora da vedere se successi russi sono definitivi.

Mi ha detto poi che due argomenti interessano particolarmente questo Stato, oltre a quello fondamentale dell'annessione dei territori austro-ungarici abitati da romeni, e cioè la questione degli Strétti e quella della foce del Danubio. In quanto alla prima Ministro degli Affari Esteri ha convenuto che altresì le grandi potenze essendo interessate non meno della Romania vi sarà tempo a parlarne.

In quanto alla seconda Ministro degli Affari Esteri ha osservato che la Romania aveva accettato una limitazione della propria sovranità alla foce del Danubio alla condizione che la foce stesse internazionalizzata ma che finché il braccio di Chilia sarà sottoposto alla giurisdizione esclusiva della Russia vi sarà il pericolo che questa potenza spinga sempre più innanzi i lavori per la navigabilità di questo braccio sottraendo l'acqua e quindi danneggiando il braccio principale internazionale di Sulina. Ministro degli Affari Esteri ha aggiunto che anche la Romania ha un canale esclusivamente suo e cioè quello di San Giorgio ma si è astenuta e si astiene dal farvi lavori di navigabilità pregiudizievoli al braccio principale.

Ministro degli Affari Esteri ha preso argomento da questa considerazione per insistere sul noto punto di vista che non conviene alla Romania di essere abbançlonata completamente alla Russia ma che le interessa invece di trattare con tutte e quattro le potenze dell'Intesa. È probabile che in queste argomentazioni debba vedersi un riflesso dei recenti incidenti di frontiera romenorussa. Naturalmente io non mi sono pronunziato !imitandomi a generiche dichiarazioni circa l'accordo che non mancherà certo di regnare tra la Romania e tutte le potenze dell'Intesa.

Prego di mantenere il segreto su quanto precede tanto più che per evidenti ragioni di prudenza mi asterrò dal far parola coi miei colleghi dell'Intesa, anche in considerazione del fatto che questo Ministro degli Affari Esteri ha una posizione affatto secondaria nel gabinetto Bratianu.

lO

18

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1229/207. Atene, 21 giugno 1916, ore 23,40 (per. ore 8 del 22).

ZaYmis è venuto stasera, mentre eravamo riuniti alla Legazione di Francia, ad annunziarci che assumeva la Presidenza del Consiglio, accettando in tutto e per tutto le nostre note.

Ministro di Francia quindi ha telegrafato a Salonicco di sospendere l'invio della flotta e dei trasporti. A me Zai:mis ha chiesto permettere senza indugio l'invio dello zolfo.

Prego telegrafarmi che cosa debbo rispondere. Ho preso sopra di me [responsabilità] di rimettergli in mano la nota che mi era stata restituita da Politis.

Radicale soluzione è giunta inaspettata ai più.

19

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3013/159. Beverly Farms, [21] giugno 1916, ore... (per. ore 2,20 del 22).

La nota spedita ieri da Washington, con la quale si rifiuta il ritiro delle truppe americane dal Messico e si minacciano le più gravi conseguenze qualora Carranza effettui propositi attaccarle, pone ormai il problema della pace e della guerra nelle mani del governo messicano.

La stampa unanime sostiene atteggiamento di Wilson, che par·ecchi giornali accusano, però, di tardività e di avere ingannato il Paese smentendo fino ad ora i maneggi e le intenzioni ostili di Carranza che gli sono adesso attribuiti nelle accuse e recriminazioni della nota odierna.

20

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1234/2489. Comando Supremo, 22 giugno 1916, ore 13,25 (per. ore 16,05).

Rispondo ai telegrammi n. 834 (l) e 836 (2). Ho già fatto conoscere ad Alexejev che è già mio intendimento di spingere offensiva colla maggiore energia in modo di impegnare tutte le forze nemiche

6 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

.!he ho di fronte e di impedirne trasporto sulla fronte russa. A questa azione offensiva che già si esercita essenzialmente sulla parte nord dell'Altipiano di Asiago intendo dare al più presto una larga attuazione compatibilmente agli scarsi mezzi di artiglieria pesante che abbiamo e ciò in accordo con le operazioni dei russi e degli altri alleati sulle diverse fronti.

Ritengo quindi che V. E. possa affermare che Italia condivide punto di vista russo circa convenienza di un simultaneo vigoroso attacco contro l'Austria (l).

(l) -Cfr. n. 9, nota l, p. 6. (2) -Cfr. n. 13.
21

L'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SERRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3019/138. Cairo, 22 giugno 1916, ore 13,45 (per. ore 17,10).

Gran Sceriffo della Mecca, largamente aiutato inglesi e appoggiato dalle tribù Arabia centrale, proclamò indipendenza araba dal dominio turco. Operazioni cominciarono 9 giugno: Mecca, Gedda, Venaf occupate e guarnigioni costrette arrendersi; a Gedda furono catturati 45 ufficiali, 1400 uomini, 16 cannoni. Medina sarebbe assediata. Inglesi si propongono ristabilire comunicazioni per mare con porti Hedjaz.

I pellegrinaggi luoghi santi potranno fra breve essere ripresi.

22

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3065/451. Pietrogrado, 22 giugno 1916, ore 16,30 (per. ore 11,50 del 24).

Neratov, che in momentanea assenza di Sazonov ho oggi visitato, mi ha detto che Governo russo è lieto della soluzione della crisi ministeriale italiana e ravvisa nella composizione del Gabinetto nuova testimonianza dell'unione nazionale, della stabilità delle direttive politiche e del fermo proposito del-l'Italia di svolgere intensamente operazioni guerra.

23

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1236/208. Londra, 22 giugno 1916, ore 21,46 (per. ore 3,20 del 23).

Qui ha destato generale gradita impressione la notizia stamane pubblicata della rivolta dello Sceriffo della Mecca (2).

A Grey, che me ne manifestava oggi compiacimento, ho chiesto se la rivolta doveva considerarsi come il primo stadio della costituzione concordata di un dominio arabo indipendente. Mi ha risposto affermativamente.

(l) -Nel ritrasmettere il presente telegramma a Carlotti, con t. gab. 843 del 22 giugno, ore 19,20, Sonnino aggiunse la seguente Istruzione: «Prego v. E. fare a codesto Governo comunicazioni in conformità d! quanto precede ». (2) -Cfr. n. 21.
24

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1235/209. Londra, 22 giugno 1916, ore 21,46 (per. ore 3,30 del 23).

Grey mi ha testè letto telegramma di Elliot annunziante l'incondizionata capitolazione della Grecia. Esprimendomi la sua soddisfazione per il completo risultato del passo dell'Intesa, ha osservato avere i fatti dimostrato chiaramente ed esattamente gli apprezzamenti della situazione da parte dei Ministri in Atene.

25

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1250/210. Bucarest, 23 giugno 1916, ore 4 (per. ore 5 del 25).

Mio collega di Russia mi comunica avergli Sazonov telegrafato che Diamandy era tornato sulla questione del materiale di guerra. Sazonov aveva risposto che il contegno, almeno in apparenza equivoco della Romania la quale occhieggia cogli Imperi Centrali, mette lui personalmente in una situazione difficile di fronte alla opinione pubblica russa.

Sarebbe quindi venuto il momento per la Romania almeno di concludere una convenzione militare. Avendo Diamandy obbiettato la difficoltà di mantenere il segreto, Sazonov replicò che si possono concludere. convenzioni le quali non divengono operative se non ad una certa distanza di tempo, rimanendo segrete fino al momento della loro entrata in vigore.

D'altro lato Izvolskij telegrafa aver Briand detto a Lahovary che in seguito all'occupazione. russa di Cernoviz la Romania non dovrebbe ritardare più oltre la sua entrata in azione a fianco dell'Intesa. Lahovary avrebbe replicato che per far ciò Romania attende di essere garantita da un arbitrato bulgaro.

Sempre in questo ordine di idee qui corre voce, non so con quale fondamento, che Bratianu chiederebbe l'invio di centomila uomini contro la Bulgaria.

Ministro d'Inghilterra ha veduto ieri l'altro Bratianu per chiedergli di autorizzare gli uffici britannici ad acqui'Stare sul raccolto la quantità di grano necessario per completare i noti 80.000 vagoni.

Contrariamente a quanto si prevedeva in base alla precedente dichiarazione di Bratianu da me a suo tempo rifertta all'E. V., Presidente del ConsigUo ha risposto che non poteva accordare la chiesta autorizzazione per non essere obbligato a fare analoga concessione anche ai tedeschi.

Barclay ne ha tratto una buona impressione sulle intenzioni della Romania per l'entrata in azione a fianco Intesa. Nei circoli militari romeni, secondo mi comunica il Ministro di Russia, si parla della demoralizzazione regnante in Austria-Ungheria e si esprime l'apprensione che l'Ungheria si decida concludere una pace separata, la quale potrebbe essere possibile sacrificando la sola Austria.

Io sono piuttosto scettico a questo riguardo, come non prendo sul serio per ora i provvedimenti bellicosi della Romania; la verità è quella dettami da Parumbaro (mio telegramma gabinetto n. 209) (l): Romania attende di vedere se anche i successi russi sono definitivi e se l'offensiva generale dell'Intesa si verifica o no.

26

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1244/208. Atene, 23 giugno 1916, ore 17 (per. ore 23,45).

Gabinetto ZaYmis prestò giuramento ieri. Si compone nel modo seguente: ZaYmis Presidenza del Consiglio e Ministero Affari Esteri. ZaYmis è troppo noto nel mondo politico greco per abbisognare di speciali notizie. Ad ogni modo avrò sovente occasione di riferire intorno a lui. Giorgio Rallis Ministro delle finanze, medico, avvocato. Pietro Caldigas Ministro dell'economia nazionale, fu consigliere di vari istituti di credito, non si è mai occupato di politica. Lidorikis Ministro Istruzione pubblica, per molti anni fu seguace di ZaYmis, poi divenne venizelista. Charalambis Ministro dell'Interno, colonnello d'artiglieria, parente di ZaYmis. Negris Ministro delle comunicazioni, anch'egli parente di ZaYmis, fu già Ministro delle finanze. Callaris tenente generale comandante del lo corpo d'armata, Ministro della guerra, non ha precedenti politici. Provvisoriamente ha l'interim del Ministero della Marina. Data qualifica personale dei componenti il Gabinetto, esso potrebbe dirsi che risponde in qualsiasi modo alle esigenze delle potenze di avere un Gabinetto d'affari senza colore politico. Senonché da questo Ministro di Francia ho già udito lamenti perché sembra che i Ministri dell'Interno e della Guerra siano creature di Dusmanis. Ministro di Francia sosteneva ieri addirittura il principio che lista dei Ministri avrebbe dovuto essere sottoposta all'approvazione delle potenze protettrici, che hanno diritto di verificare se risponde alle condizioni da loro volute. Nei circoli francesi domina la persuasione che col ritiro immediato, appena formato il Gabinetto ZaYmis, delle misure coercitive si sia fatto null'altro che un buco nell'acqua. Certo resta per ora onnipotente il generale Dusmanis e restano e funzionano più che mai gli uffici di propaganda germanica del barone Schenk; naturalmente i principali organi dei nemici non sono stati nemmeno toccati né sembra che lo saranno. Credo quindi che le potenze protettrici si saranno rese colpevoli di un atto di inaudita violenza senza ne'mmeno raggiungere ri

sultati praticamente efficaci. Del resto è da prevedere che ricomincieranno tosto gli attriti e forse arriveranno necessariamente a nuovi atti coercitivi. È chiaro che il Re e Zai:mis hanno avuto in vista unicamente di parare il colpo dell'invasione della capitale da parte delle truppe francesi e for3e il bombardamento della città. Debbono essersi detto che rimediato ai bisogni urgenti del momento, vi sarà poi tempo di provvedere all'avvenire.

(l) Cfr. n. 17.

27

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1242/209. Atene, 23 giugno 1916, ore 20 (per. ore 1 del 24).

In risposta nota da me indirizzatagli a seconda delle istruzioni contenute nel telegramma di V. E. gabinetto n. 152 (l) ricevo da Zai:mis nota seguente:

«M. -Zai:mis président du Conseil des Ministres et Ministre des Affaires Etrangères a pris connaissance de la Note que S. E. le Ministre d'Italie a d'ordre de son Gouvernement adressée au Gouvernement Royal le 8-21 juin 1916 et par laquelle il déclare que l'Italie s'unit à la demande de ses Alliés pour exiger la démobilisation réelle et totale de l'armée grecque. M. -Zai:mis en prenant acte de la Note précitée, a l'honneur d'fnformer S. E. le Ministre d'Italie, que le Gouvernement Hellénique s'engage à mettre l'al".}llée grecque sur le pied de paix. Les unités se trouvant en Epire du Nord seront naturellement comprises dans cette mesure ».
28

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1262/212. Bucarest, 24 giugno 1916, ore 22,30 (per. ore 6,25 del 27).

Ho veduto stasera Bratianu per la prima volta dopo la costituzione gabinetto Boselli. Egli mi ha detto essere lieto della permanenza di V. E. al Ministero degli Affari Esteri che assicura continuità della politica estera italiana. Nell'incaricarmi trasmetterle le sue felicitazioni, ha aggiunto sperare che, se non gli è stato possibile iniziare insieme con V. E. la guerra, almeno sperava poter collaborare con Lei nel condurla a termine vittoriosamente.

(l) Numero particolare di protocollo per Atene del n. 12.

29

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1256/213. Bucarest, 24 giugno 1916, ore 22,30 (per. ore 9,40 del 26).

Bratianu che era da parecchi giorni in campagna è tornato improvvisamente in città oggi in seguito alla crisi greca.

Egli mi ha detto a tale riguardo di non aver nulla da obiettare circa sostanza delle misure adottate dall'Intesa di fronte alla Grecia: ormai la situazione era divenuta tale da non consentire nessun termine ed a rendere necessaria una soluzione radicale. In quanto alla forma tuttavia quale Capo del Governo di un piccolo paese egli non può fare a meno dal considerare con preoccupazione l'ingerenza delle grandi potenze nel regime costituzionale di uno Stato indipendente. A tale proposito ha aggiunto che il Capo conservatore Filippesco aveva mandato al proprio figlio che si trova in una stazione di cura romena il seguente telegramma: <<Telegrafa al Petit Journal che è giunto il momento di sbarazzarci dei nostri Shuludis l>.

Avendo poi il figlio Filippesco telegrafato in questo senso al Petit Journal Bratianu aveva trattenuto telegramma non volendo che all'estero si credesse che la Romania potrebbe ammettere un procedimento simile a quello usato verso la Grecia. Bratianu mi ha detto quindi che secondo le comunicazioni di Filodoro anteriori agli ultimi avvenimenti il contegno della R. legazione ad Atene verso Governo ellenico sarebbe stato più mite e deferente che non quello delle altre legazioni dell'Intesa.

In base al telegramma Stetani del 22 corrente ho risposto genericamente che noi eravamo pienamente solidali cogli alleati.

A proposito di Filodoro debbo riferire riservatamente che Filaliti qui giunto da Corfù comunica che esso si teneva in continuo contatto col Re Costantino e col Ministro Skuludis, informandoli dei propositi dell'Intesa. Ieri il Ministro degli Affari Esteri si è meco lamentato del contegno di Filodoro il quale nel suo timore di compromettersi coi tedeschi e di pregiudicare le sue aspirazioni di carriera dà qui informazioni tendenziose quando non si astiene addirittura, come ha fatto ora, dal dare notizia anche di avvenimenti di eccezionale gravità quali dell'ultimatum dell'Intesa e della conseguente caduta del gabinetto Skuludis.

30

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1266/214. Bucarest, 24 giugno 1916, ore 22,30

(per. ore 10,15 del 27).

Ho chiesto a Bratianu che impressione gli avesse fatto l'avanzata russa in Bucovina e che risposta intendesse dare ai passi fatti da Briand e da Sazonov presso Lahovary e Diamandy (mio telegramma gabinetto n. 210) (1). Bratianu mi ha risposto innanzi tutto che per impegnarsi in una campagna piuttosto lunga egli aveva bisogno di materiali di guerra e specialmente di munizioni. Per quanto egli non lo dicesse in pubblico per non scoraggiare le buone volontà era però innegabile che la produzione interna non poteva modificare sensibilmente tale situazione. D'altro lato, data la necessità di servirsi delle vie di Vladivostok o di Arcangelo, egli non poteva contare su quello che doveva venire dall'estero ma solo su quanto era già giunto qui. In conseguenza egli non può impegnarsi nelle attuali circostanze se non in una guerra che pur [comportando] adeguati sacrifizi abbia una breve durata. Ora, secondo anche le informazioni pervenutegli da due paesi dell'Intesa, offensiva russa per il momento non si presenta come una azione a fondo. Attuale offensiva non fu, sempre secondo Bratianu, intrapresa per giungere a risultati decisivi, ma bensì per ottenere questi due risultati parziali: 1° alleggerire fronte italiano; 2° risollevare prestigio delle armi russe rimasto depresso in seguito alla vittoriosa contr'offensiva austro-tedesca dello scorso autunno. Questi due risultati sono stati raggiunti, al di là di ogni più ottimistica ·previsione, anche per il fatto che i russi si sono trovati di fronte a truppe di seconda qualità mentre i fatti hanno dimostrato che i più moderni e perfidi apparecchi offensivi e difensivi non possono supplire alla qualità scadente delle truppe. Ciò non astante, egli esitò credere all'affermata attuale disgregazione dell'Austria-Ungheria ben sapendo che la duplice Monarchia trova nella stessa anomalia della sua conformazione una inattesa forza di resistenza per inerzia. In quanto alla Germania, Bratianu ha detto constargli che essa dispone sempre d'ingenti riserve. Bratianu ha tratto da quanto precede conclusione che pur non potendosi pronunziare sulla durata dell'offensiva russa, questa finirà coll'arrestarsi, (del che egli afferma avere già sintomi in Volinia) non essendo neppure nell'intenzione dello Stato Maggiore russo di spingerla fino alle sue ultime conseguenze. Bratianu dice di sapere che l'offensiva generale colla quale attuali' operazioni non hanno nulla a che fare, si verificherà in settembre. Per conseguenza Bratianu, pur seguendo con grande attenzione attuali avvenimenti, non vede per il momento possibilità che la Romania entri in azione.

Circa la situazione alla fronte italiana mi sono [espresso] con Bratianu in conformità del telegramma di Ropolo n. 6549 (2) giuntomi provvidenzialmente abbastanza presto perché spedito per radiotelegrafia.

Bratianu mi ha detto che specialmente da fonte russa si insiste che siano state prelevate forze germaniche dalla fronte francese, forze austro-ungariche dalla fronte italiana, ma egli è convinto del proposito degli Imperi Centrali di mantenere quante più truppe possono su queste due fronti. Bratianu ha constatato incidentalmente che l'Austria-Ungheria ha mandato sulla nostra fronte le sue migliori truppe ed il suo migliore materiale di guerra e che essa pur di non affievolire od affievolire il meno possibile la sua azione sulla nostra fronte, conta principalmente sui tedeschi per opporsi all'offensiva russa.

Ho parlato poi a Bratianu dell'accenno fatto da Lahovary nella sua risposta a [Briand] circa una eventuale azione contro la Bulgaria, (mio telegram

ma gabinetto n. 210) anche Bratianu mi ha detto che egli aveva sempre dichiarato di non poter battersi su due fronti e che un'azione contro la Bulgaria che aprisse alla Romania una nuova via di comunicazione coll'Intesa, facilitando il munizionamento, influirebbe notevolmente sulle sue decisioni.

V. E. noterà come Bratianu abbia così ciò non astante escluso un'azione contro la Bulgaria attraverso il territorio romeno. Da tutto questo discorso di Bratianu mi pare si possa trarre conferma che egli non considera ancora come definitivo il successo della Russia in particolare e della Intesa in generale. Per non omettere nulla di quanto egli mi ha detto, aggiungerò dal canto mio avermi egli dichiarato che Romania lascerà che la guerra finisca senza la sua partecipazione (l).

(l) -Cfr. n. 25. (2) -Non rinvenuto.
31

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1255/211. Atene, 25 giugno 1916, ore 14 (per. ore ...) (2).

I primi colloqui dei ministri delle potenze garanti con ZaYmis non mi sembrano troppo soddisfacenti. Nuovo Presidente del Consiglio fu precipitoso nell'accettare tutto per salvare la capitale dalla invasione francese, e forse da un bombardamento, ma ora evidentemente cerca di riprendere il promesso. Già va dicendo che «motivi tecnici» lo costringono a ritardare alquanto la smobilizzazione generale; che si ridurrà esercito a trentacinquemila uomini, numero insufficiente per garantire ordine durante elezioni; che elezioni in Macedonia, data la legge marziale proclamatavi da Sarrail, sono impossibili. Ha detto che il risultato di dette elezioni è assai dubbio e che probabilmente Venizelos avrà una piccola maggioranza, forse anche resterà in minoranza. Ha poi espresso sua scarsa fiducia nell'Intesa dicendo che « quel che va ripromettendosi è una utopia». In sostanza temo che i ministri che spinsero i loro Governi all'azione violenta dei giorni passati non tarderanno a pentirsene. Si accorgeranno che non fu un vantaggio aver sostituito un Ministero esautorato e sotto cui in sostanza l'Intesa faceva in Grecia tutto quello che voleva con un uomo abile ed autorevole che li terrà in scacco. Fu anche grave errore, dopo aver spinto cose tanto !ungi, accontentarsi delle prime promesse e ritirare ogni misura di rigore senza nemmeno avere tentato nulla contro lo Stato Maggiore, contro l'organizzazione tedesca che continua allegramente la sua opera. Debbo far presente che il caldo fautore della nota violenta delle Potenze garanti, perché potentemente influenzato da certe persone in contatto colla Corte colle quali egli è in relazione intima, sembra volere disfare il già fatto e impedire che sl ricominci.

Il giorno della presentazione della nota egli vide il Re che gli parlò in tono talmente violento appoggiandosi sopratutto sulle relazioni fra le corti russa e

greca, da impressionarlo vivamente. Paese è calmo, ma si vede il deliberato proposito di prendere coll'astuzia la rivincita delle umiliazioni subite. Venizelos, secondo il solito, dopo avere spinto i miei colleghi all'azione, ora tracheggia ed assume attitudine incerta e subdola.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 866 del 28 giugno, ore 17. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.
32

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1267/281. Pietrogrado, 26 giugno 1916, ore 16,35 (per. ore 12,35 del 27).

A quanto ho motivo di credere il Governo francese ha incaricato Blondel (tuttora a Bucarest) di attivare pratiche per indurre la Romania entrare in azione. Nel contempo Paléologue si adopera perché Russia faccia altrettanto e manifesti le sue favorevoli disposizioni circa compensi da promettersi alla Romania.

È noto da lungo tempo a V. E. che Sazonov crede che Romania non si deciderà all'azione se non quando la situazione militare generale sarà definitivamente in favore degli alleati e in primo luogo della Russia. Ogni offerta, ogni lagnanza sarebbero a suo avviso inutili e probabilmente dannose poiché potrebbero ingenerare l'impressione di debolezza e di bisogno di aiuto da parte di alleati. Ma ho saputo che egli riconosce valore che avrebbe una «pronta» cooperazione dell'esercito romeno e se questa venisse assicurata non dubito che egli sarebbe dispostissimo farvi dare gli adeguati compensi. Un tardivo intervento della Romania non ha invece a suo avviso alcun interesse per la Russia e per gli alleati e non farebbe eventualmente che limitare libertà dei futuri negoziati con l'Austria-Ungheria. È questa del resto, egli osserva, l'opinione del Supremo Comando. Quanto al transito del materiale di guerra per la Romania, a proposito del quale ho in varie occasioni rivolto raccomandazioni a Sazonov, mi fu invariabilmente risposto che amministrazioni russe fanno del loro meglio per agevolarlo ma che l'attuale deficienza di rotabili cui esse sperano presto di rimediare determina ritardo di cui Russia stessa è la prima a soffrire e che del resto Romania non può esigere che sia data la precedenza al transito del suo materiale in confronto di quello destinato ai bisogni più pressanti degli eserciti di guerra. È tuttavia mia impressione, da me non nascosta a Diamandy, che, qualora la Romania assumesse l'impegno di entrare prontamente in azione, la Russia porrebbe maggior sollecitudine nell'affrettare transito materiale da guerra.

Avendo osservato il mio interlocutore che esiste dunque la possibilità di affrettarlo e che tutto dipende dalla buona volontà del Governo russo, gli ho replicato che situazione muterebbe radicalmente in tal senso poiché il materiale sarebbe da impiegarsi tosto con comune vantaggio, scopo per il quale Russia potrebbe pure consentire a sacrifici che non sarebbe equo chiederle se materiali dovesse,ro rimanere nei magazzini.

A Diamandy, col quale sono legato da vecchia consuetudine, ho pressantemente esposto personalissima impressione che il momento di decidersi è suonato per la Romania la quale non può dimenticare che le sue sorti dopo la guerra non dipenderanno soltanto dalla fortuna delle sue armi, ma anche dalle favorevoli disposizioni degli alleati ad acquistare le quali conviene pure si procuri un titolo di benemerenza.

La sua partecipazione alla guerra sarebbe per ora più utile per tutti ma anche meno laboriosa e aleatoria per essa visto che combatterebbe fianco e fianco con un potente esercito padrone ormai della Bucovina e che ben altri sarebbero i sacrifici e gli inconvenienti in una lotta in testa a testa coll'Ungheria quando forze russe si fossero allontanate verso la Galizia e la Polonia.

Diamandy obbiettava che nessun Governo in Romania si impegnerebbe nella guerra senza essere assicurato previamente delle quantità delle munizioni che si stima necessarie e che perciò dovevasi prima risolvere tale questione.

Avendo io chiesto se venendo garantito un rapido transito del materiale di guerra arrivato a Vladivostock o d'altro che per maggiore sollecitudine le venisse frattanto fornito la Romania si impegnerebbe all'entrare in azione egli mi rispose evasivamente ed entrò in altro argomento (1).

33

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 857. Roma, 26 giugno 1916, ore 19.

Barrère mi comunica le preoccupazioni nutrite dal suo Governo riguardo alla pratica attuazione degli impegni prEl'Si da Zai:mis di fronte ai rappresentanti dell'Intesa (3). Briand ha telegrafato a Guillemin di richiedere l'allontanamento di Schenk dalla Grecia. Vorrebbe che ci associassimo al passo relativo.

Ho risposto che secondo me il punto essenziale da assicurare sollecitamente non era l'espulsione di Schenk e nemmeno l'allontanamento di Dusmani dal comando dell'esercito, benché questo avesse la sua importanza, ma la immediata esecuzione della smobilitazione dell'esercito. Occorreva togliere i denti all'avversario prima di preoccuparsi degli abbaiamenti; e ciò tanto più nella prospettiva di una prossima offensiva degli alleati da Salonicco. Si chiedesse ad Atene entro un termine di pochissimi giorni, con minaccia di richiamo della flotta alleata al Pireo, la completa effettuazione della smobilitazione in tutte le provincie greche o occupate dalla Grecia, senza eccezione né dilazioni. A questo passo mi associerei volentieri, perché lo ritenevo essenziale e urgente. Al resto potremo pensare poi.

Prego V. E. agire in conformità di quanto precede.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Bucarest con t. gab. 867 del 28 giugno, ore 16,30. (2) -Ed. in SONNINO, Diario 1916-22, a cura di P. Pastorelll, Bari, Laterza 1972, pp. 5-6. (3) -Cfr. n. 31.
34

L'ONOREVOLE GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L.P. Venezia, 26 giugno 1916.

Quali che sieno le tue lldee, restano sempre rispettabili per il carattere dell'animo tuo. Credo che questa giustizia renderai anche a me, perché oramai sono lustri e lustri dacché mi conosci e ci siamo trovati per due anni e mezzo al governo d'Italia insieme, e nessuno mai viddemi cercare qualsiasi cosa, fuori di una schietta convinzione.

Così amai la Grecia alla scuola di Mazzini; agli incoraggiamenti diretti e pubblici di Vittorio Emanuele II, di Umberto, di Garibaldi, di Crispi. Non cesserò mai di amarla, persuaso come sono che l'amicizia del popolo ellenico sia necessaria all'Italia, quali che possano essere le casuali fortune del Mediterraneo orientale. Né penso a discutere di questo con te, il quale, meglio ..:he io non dica, sai elevarti sulle condizioni del momento per assicurare alla patria un alto avvenire, ed a cotesto intento saresti prontissimo di sacrificare te stesso.

Permetti solo che ti esprima il sentimento mio.

Sembra a me una fortuna che gli antichi trattati non concedano all'Italia una azione pari a quella esercitata dalle potenze che si chiamano protettrici della Grecia. Se non mi inganno, parvemi di scorgere nella contribuzione dell'Italia -sia mercé la nota separata (2), sia mercé una meno aspra pressione -che tu abbia più ricordato il diritto delle genti moderne, compendiato nel rispetto alle nazionalità, e di cui solo l'Italia può essere fermo campione.

Ma ho io torto nel temere che gli interessi particolari e diversi degli altri abbiano fatto esagerare le gravissime intimazioni? Sebbene dissimili, fanno esse ricordare quelle dell'Austria contro la Serbia? Potrebbero essere qualche cosa che a poco a poco finisse per arieggiare, colla abilità diplomatica, ciò che la violenza ha compiuto nel Belgio?

Potenze protettrici! Ma quando protessero la Grecia? Forse circa un secolo fa, quando costituirono un Regno impotente a vivere, e gli strapparono persino Creta? O quando, ai tempi nostri, a difendere l'unione della eroica Creta, miseramente lasciarono solo l'Italia: merito imperituro di Visconti Venosta -io sono giusto -e di Canevaro, senza tacere di Tittoni, di Guicciardini, e qualche cosa di me?

Scusami se -come non credo -la parola mia ti paresse indiscreta. Dipende dalla stima che ti professo profonda, e dalla confidenza della tua amicizia cortese. D'altronde non cedetti agli insistenti inviti di recarmi in Grecia; non ho cercato applausi od onori; non visito nemmeno ambasciate

-o legazioni. Sostengo un principio: ecco tutto. E nel sostenere questo, l'espe P. -Pastorelli, Bar!, Laterlla 1975, n. 2.

rlenza mi dice che, a volta a volta, ci sono uomini grandi e uomini piccoli;

governi buoni e governi fiacchi; ma quando un popolo custodisce il sentimento della indipendenza, si sforza di conquistarla, ha nobili tradizioni, commetterà degli errori, e tuttavia finirà col diventare un popolo grande. Non sia mai umiliato!

La via crucis della Grecia somiglia a quella dell'Italia: tutte e due dovrebbero esser fatte per aiutarsi.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli, Ed. in SoNNINo, Carteggio, 1916-22, a cura d! (2) -Cfr. n. 12.
35

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1265/212. Atene, 27 giugno 1916, ore 14,20 (per. ore 17,30).

Ho avuto stamane prima conversazione con Zai:mis. Mi ha detto che già da quasi due settimane egli aveva in principio accettata la successione di Skuludis. È dolente che alcune difficoltà di dettaglio gli abbiano impedito di assumere tosto il potere giacché egli forse sarebbe riuscito ad impedire la consegna della nota. Stigmatizzò questa come iniziativa di inconsulta violenza. Egli ha dovuto accettarla integralmente senza discussione per salvare la Monarchia. È chiara nel passo delle potenze garanti l'intenzione di umiliare il Re e renderne situazione insostenibile. Mi ha dichiarato più di una volta intendere di adempiere letteralmente le sue promesse, ma dal tono delle sue parole mi parve comprendere chiaramente invece che intende fare il meno possibile. Pur accentuando la parte secondaria che l'Italia aveva preso in questa circostanza, consigliai vivamente Zai:mis, ormai che aveva accettato, a non creare nuovi attriti e difficoltà col cercare sotterfugi. Per la questione dell'Epiro, Zai:mis mi ha detto rkonoscere che dal punto di vista del diritto le cose stavano come per l'innanzi. Sul terreno pratico egli mi si mostrò deciso a non creare incidenti e appianare quelli che fossero nati. Richiamai la sua attenzione seria sulle varie notizie che ci pervengono di intrighi austriaci nella regione e sulla necessità di allontanarne anche i sospetti.

36

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1272/282. Pietrogrado, 27 giugno 1916, ore 16 (per. ore 2,30 del 28).

Ministro di Grecia venuto a trovarmi stamane mi ha fatto le sue doglianze per il contegno degli alleati verso il Governo ellenico e ha rilevato come l'Italia non siasi associata che ad una sola esigenza (cui del resto la Grecia stava già dando seguito spontaneamente) e come anzi V. E. parlando con Coromylas abbia qualificato di << ingiustificato >> passo delle tre potenze. Oppugnai che

posizione degli Stati neutrali è bensì oggi ovunque difficile, ma che osservanza della promessa di neutralità benevola sarà di grande aiuto al Governo ellenico per attraversare questo tempo burrascoso. Quanto all'Italia essa non aveva titolo delle altre tre potenze per formulare alcuna delle richieste da esse presentate e suo intervento nelle medesime sarebbe stato <<ingiustificato». In tal senso, soggiunsi, deve essersi evidentemente pronunziato nostro Ministro degli Affari Esteri nei suoi colloqui con Coromylas, ciò corrispondendo appunto alle comunicazioni da me ricevute al riguardo.

Panas si è poi lagnato del linguaggio della stampa russa pieno di sfiducia pel Governo greco e accennante ad ulteriori esigenze come per esempio alla sostituzione di Dusmani. Notò che Sazonov su questo era non di rado fatto oggetto di aspre rcquisitorie da parte di qualche giornale russo e che del resto leale esecuzione che Governo greco si appresta a dare all'assunto impegno finirà per dissipare ogni dubbio nell'opinione pubblica russa.

Panas mi ha detto che, a suo modo di vedere, elezioni daranno maggioranza non grande, però a Venizelos e che in tal caso il Re, nel suo spirito sinceramente costituzionale, lo richiamerà al potere. Elezioni avranno luogo al più tardi due mesi dopo il decreto di scioglimento della Camera e nuova Camera sarà convocata non più tardi di un mese dopo le elezioni ma non è escluso che quei termini estremi stabiliti dalla costituzione vengano abbreviati dal Re. Circa linguaggio stampa russa ho riferito già a V. E. Sta di fatto che l'opinione pubblica di questo paese è prevenuta contro la Grecia per alcune aspirazioni dell'ellenismo e per l'ospitalità accordata in Atene alla propaganda germanofila. A questo proposito constami che punto sul quale maggiormente insiste Governo russo è lo sfratto di Schenk e compagni.

37

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 863. Roma, 27 giugno 1916, ore 20,30.

Giers mi comunica che Zai"mis, conversando col Ministro russo ad Atene, gli ha ripetuto essere fermamente disposto ad attuare la smobilitazione e a sciogliere la Camera, che i relativi decreti potrebbero emanarsi domani, ma che egli chiedeva gli si concedesse un po' di tempo per poter preparare l'opinione pubblica.

Ho risposto che per le elezioni avrei potuto ammettere una dilazione, ma che, nella previsione che gli avvenimenti consigliassero prossimamente un movimento in avanti delle truppe alleate a Salonicco, trovavo che sarebbe un grave errore il non insistere sulla immediata smobilizzazione dell'esercito greco.

Quanto precede per norma di linguaggio di V. E.

(l) Ed. in SoNNINO, Diario, c!t., pp. 6-7

38

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1269/217. Londra, 27 giugno 1916, ore 21,50 (per. ore 2,50 del 28). Telegramma di V. E. n. 857 (1).

Grey mi ha detto che, pur riconoscendo la convenienza di insistere per l'adempimento completo della smobilizzazione, gli pareva pure assai desiderabile l'allontanamento di Schenk che con i suoi intrighi è capace di organizzare qualche colpo di Stato militare, alla riuscita del quale sarebbero sufficienti anche le sole truppe disponibili dopo la smobilizzazione.

Gli ho fatto osservare che il provvedimento caldeggiato da V. E., mentre rendeva meno facile il successo dell'eventualità da lui temuta, presentava in ogni caso il grande vantaggio di impedire un'aggressione alle spalle delle truppe alleate di Salonicco, specie se impegnate in un'offensiva. Grey ha riconosciuto il fondamento di tale osservazione aggiungendo che comunque prima di prendere una decisione desiderava conoscere l'avviso di Elliot, chiesto ieri per telegrafo. Ha pure osservato che l'allontanamento di Schenk potrebbe sollevare difficoltà se la Germania lo coprisse della immunità diplomatica dichiarandolo addetto a quella legazione.

39

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 870. Roma, 28 giugno 1916, ore 13,10.

(Meno Bucarest) -Ho telegrafato al R. Ministro a Bucarest quanto segue:

(Per tutti) -Nelle sue conversazioni con codesto Governo pregola appoggiare l'azione dei ministri di Francia e di Russia per indurre la Romania ad una rapida entrata in azione.

40

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1276/213. Atene, 28 giugno 1916, ore 15,20 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. n. 156 (2). Fu discussa ieri fra colleghi questione dell'allontanamento di Schenk. Fu deciso che il Ministro di Russia avrebbe insinuato a ZaYmis dì consi

gliare amichevolmente lo Schenk di allontanarsi, visto che l'attitudine assunta

dalle potenze garanti poteva renaere pericolosa una sua ulteriore permanenza in Grecia. Si spera con ciò liberarsi di lui senza un atto in forma ufficiale o di violenza.

Del resto sembra a questo Ministro degli Affari Esteri che l'importanza del lavoro di Schenk e in generale della propaganda germanica sia molto diminuita in questi momenti giacché essa è ormai considerata soverchiamente difficile e anche non più utile.

(l) -Cfr. n. 33. (2) -Numero particolare di protocollo per Atene del n. 33.
41

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1279/284. Pietrogrado, 28 giugno 1916, ore 16,15 (per. ore 10,20 del 29).

Mi consta da fonte sicura che fra breve verrà firmato il lungo atteso accordo politico fra la Russia e il Giappone. Spirito dell'accordo è la mutua assicurazione per rispettivi interessi in Estremo Oriente, ed anche di cooperazione militare per determinate eventualità.

Prego V. E. volere considerare come riservata alla sua persona surriferita notizia.

42

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 1613/243. Atene, 28 giugno 1916 (per. il 3 luglio).

Ho l'onore di riferirmi al mio rapporto n. 235 (l).

V. E. troverà qui unito la traduzione francese data dal Messager d'Athènes di un articolo del Kirix (2), certo di mano di Venizelos stesso, scritto all'indomani della grave crisi che condusse alla formazione del gabinetto Za1mis. È notevole, ed è infatti notata da tutte le persone di spirito indipendente, l'intonazione strettamente neutralista di questo articolo. Venizelos vi si vanta ed a buon diritto, di avere fino alla sua caduta nel febbraio 1915 saputo con molta abilità conservare l'equilibrio tra i due gruppi belligeranti, solo accordando alla Serbia quella benevola neutralità cui l'obbligavano i trattati. Senza dubbio questa pubblicazione costituisce una di quelle inattese mosse in cui Venizelos è maestro e con le quali egli sa districar.si dalle situazioni difficili in cui lo pongono talora i suoi amici ed estimatori ancor più che i nemici ed i denigratori. Non è dubbio che la Francia col promuovere la politica violenta di questi ultimi giorni si era proposta come scopo finale il ritorno di Venizelos al potere, e, con esso ritorno, l'entrata in campagna della Grecia.

I motivi di questa costante e non mai mutata tendenza francese sono ormai ben chiari. Per motivi vari e complicati, ben meglio noti a V. E. che non a me, nessuna delle potenze dell'Intesa ha saputo o potuto portare la spedizione di Salonicco a quel grado di efficienza che possa promettere una offensiva pronta ed a fondo. D'altra parte abbandonare l'impresa sarebbe uno scacco morale cui la Francia rion vorrebbe certo sottostare; e personalmente il generale Sarrail, uomo altero ed ambizioso, non vuole tornare in Francia senza avere ottenuto un segnalato successo. Per successiva eliminazione, ed in seguito all'esperienza di oltre un anno in mezzo a così variate vicissitudini ed evenienze, la Francia ha dovuto convinc2rsi che non è che in Grecia che si possano trovare quei centocinquanta o duecentomila uomini che sono strettamente necessari per tentare qualche cosa su quel fronte. Di qui la tendenza su accennata che, ritengo, pure in mezzo a denegazioni ed a dissimulazioni, non cesserà mai finché non abbia ottenuto il suo scopo. Senonché, il fare politica bellicosa in Grecia è oggi una ben ardua impresa. Il popolo e l'esercito, posti a lunga scuola di timore e di vigliaccheria, non vogliono che la pace; e il pronunziare la parola guerra come programma politico farebbe perdere la popolarità a qualunque capo partito non escluso Venizelos. Gli avversari di costui lo sanno, e se ne servono proclamando agli elettori che se votano per Venizelos avranno la guerra. D'altra parte queste legazioni di Francia e d'Inghilterra che hanno fatto tanto per quell'uomo di stato e più sono disposte a fare ancora, hanno diritto di esigere da lui qualche cosa in cambio, e questo qualche cosa non è evidentemente altro che la sua collaborazione nell'azione guerresca dell'Intesa. Con l'articolo qui sopra citato Venizelos mette adunque prudentemente le mani avanti e fa, con tutta indifferenza, prevedere ai suoi amici che non è affatto inverosimile che in un suo futuro termine di potere egli adotti di nuovo quella politica di equilibrio fra le grandi potenze, che tante volte a me ed ai miei colleghi della defunta triplice alleanza egli dichiarò chiaramente essere la sola sua linea di condotta.

Se cosi sarà, che cosa sarà rimasta, quali saranno stati i risultati della violenta azione dei giorni passati? Le potenze garanti si saranno compromesse con un atto senza precedenti col solo risultato di un cambiamento di governo e di qualche funzionario della polizia; ma il fondo della politica greca sarà rimasto il medesimo, la neutralità imposta dalla Germania al re Costantino continuerà a trionfare ed i nostri avversari, pur sotto i cannoni delle flotte alleate, continueranno a spadroneggiare.

Ho già accennato a V. E. in qualche mio telegramma alla singolare attitudine presa in questi ultimi giorni da questo Ministro di Russia. Dopo essere stato uno dei fautori più fanatici della famigerata nota delle Potenze garanti, egli sembra ora avere il compito di impedire, o almeno di attenuare, l'esecuzione delle domande in essa formulate. Credo che in ciò si debbano ravvisare influenze della Corte di Russia la quale, dopo il fatto, e forse non meno della Corte d'Inghilterra, deve essere rimasta atterrita dal constatare quale terribile umiliazione si fosse fatta subire al re Costantino. Ma oramai non è più possibile tornare indietro, e le attenuazioni che il principe Demidov potesse ottenere non varrebbero altro che a creare una situazione confusa senza rialzare il prestigio ormai troppo compromesso dell'infelice sovrano.

Ad ogni modo sono lieto di costatare, come ho telegrafato questa mane a V. E. (1), che la sola misura che a noi interessasse, ossia quella della smobilitazione generale dell'esercito greco, è stata decretata in modo che non ammette più dubbi. Ne sorveglieremo la esecuzione, sopratutto per ciò che riguarda l'Epiro settentrionale; ma essa misura è talmente popolare che non v'è dubbio che avremo per alleati dei nostri intenti tutti i greci. Quanto agli altri punti, salvo la questione di principio e della generale solidarietà da noi proclamata con i nostri alleati, non posso che ripetere che essi poco ci importano, e che se nasceranno ostacoli al ritorno di Venizelos al potere, non saremo noi che avremo soverchiamente da dolercene.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Non si pubblica.
43

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3148/168. Beverly Farms, [29] giugno 1916, ore... (per. ore 16,30).

Il rilascio dei prigionieri americani consentito da Carranza se ha scongiurato il conflitto immediato, non ha rimesso nel pensiero e nelle dichiarazioni di questo Governo pericolo di rottura fra i due Paesi che rimane subordinato alle attese dichiarazioni di Carranza circa l'attitudine che intende mantenere verso le truppe americane nel Messico.

Pare, comunque, difficile che Wilson possa sottrarsi, ormai, a nuove discussioni temporeggiatrici, reclamate, del resto, dal suo stesso interesse, dalla inframmettenza sintomatica di alcuni rappresentanti America latina e dalle pressioni dell'opinione pubblica di qui, i cui organi autorizzati manifestano ognora più la impopolarità della guerra.

44

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 876. Roma, 30 giugno 1916, ore 13.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue: (Per tutti) -Questo Ambasciatore di Russia mi riferiva che gli addetti militari della Quadruplice trovano eccessivo il termine di quasi due mesi fissato dal decreto ellenico per la smobilitazione. I rappresentanti degli alleati si sono accordati perché Elliot con forma amichevole attiri l'attenzione· di Zai:mis sulla necessità urgente di ridurre di un mese i termini pel completamento della smobilitazione.

7 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

Giers mi chiedeva di associarmi.

Ho risposto che avrei appoggiato volentieri la domanda.

Prego V. E. di unirsi per questa parte al passo dei colleghi.

Giers mi accennava inoltre alla domanda che i rappresentanti avrebbero mossa pure a Zai'mis di mutare il capo di Polizia del Palazzo. Ho risposto che per questa parte mi astenevo da ogni passo conformemente ai precedenti (l).

(l) Con t. 3121/350 delle ore 9,20, De Bosdari aveva comunicato il testo del decreto proclamante la smobilitazione generale dell'esercito greco.

45

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1289/216. Atene, 30 giugno 1916, ore 14,30 (per. ore 19,45).

Termine di due mesi fissato dal decreto smobilitazione (mio telegramma

n. 350) (2) essendo parso esageratamente lungo ai nostri addetti militari, Ministro di Inghilterra fu da noi incaricato di chiedere che termine fosse ridotto ad un mese, periodo di tempo giudicato largamente sufficiente dagli stessi addetti militari. Pratiche di Elliot sortirono buon risultato e ieri sera egli ottenne promessa formale dal Ministro della Guerra che oggi sarebbe pubblicato un decreto fissante il termine della smobilitazione dal 18 giugno al 18 luglio vecchio stile. Ministro della Guerra disse al Ministro d'Inghilterra che per rendere possibile nel termine fissato la smobilitazione occorre che l'Intesa lasci alla Grecia piena libertà di navigazione e fornisca carbone in quantità adeguata.

46

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1292/298. Pietrogrado, 30 giugno 1916, ore 16,25 (per. ore 9,35 del 1° luglio).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 507 (3).

Sazonov, presso il quale non ho mancato di interpretare il pensiero di V. E. circa smobilitazione in Grecia che dovrebbe avere precedenza su sfratto Schenk ecc., mi ha detto che anche Demidov era di tale avviso e che del resto notizie lasciavano di vedere che desideri potenze sarebbero soddisfatti.

(l) -Per la risposta di De Bosdar! cfr. n. 50. (l) -Cfr. n. 42, nota l, p. 27. (3) -Numero particolare di protocollo per Pletrogrado del n. 33.
47

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1317/216. Bucarest, 30 giugno 1916, ore 21,15 (per. ore 11,50 del 5 Zuglio). Telegramma di V. E. n. 870 (1).

Bratianu è in campagna, tornerà principio settimana prossima. Lo vedrò subito e mi esprimerò in conformità delle istruzioni dell'E. V. Non è tuttavia presumibile che la risposta differisca notevolmente da quanto egli mi disse il 24 corrente, e riferii a V. E., mio telegramma gabinetto 214 (2). Joffre ha telegrafato a quest'addetto militare di Francia che il Governo francese ha in parte ceduto esso stesso e in parte autorizzato acquistare in Francia il materiale di guerra di cui Romania abbisogna. Il carico del primo piroscafo con questo materiale potrà essere alla frontiera romena-russa il 15 luglio prossimo, il resto arriverebbe ivi regolarmente a decorrere fine stesso mese. D'altra parte russi sono ai Carpazi e l'azione militare si svolgerà simultaneamente con carattere offensivo su tutte le fronti. Quindi si realizzano tutte le condizioni poste dalla Romania per la propria entrata in azione che non dovrebbe perciò più tardare.

48

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1287/221. Londra, 30 giugno 1916, ore 22,42 (per. ore 3,50 del 1° luglio).

Telegramma di V. E. n. 866 (3) e n. 867 (4).

Grey mi diceva oggi a proposito del rinnovato invito a Bratianu di aver dato istruzioni a Barclay di appoggiare il passo franco-russo se lo riteneva opportuno ed utile per la causa degli alleati.

Ho avuto impressione che personalmente Grey non considera questa sollecitazione destinata ad avere pratico risultato. Secondo mi risulta il passo predetto sarebbe stato motivato da osservazioni di Joffre, secondo il quale l'entrata in campagna della Romania avrebbe fra gli altri vantaggi anche quello, non certo trascurabile, di permettere ai russi di traversare il territorio romeno per attaccare la Bulgaria dove forse il trovarsi di fronte esercito russo potrebbe generale torbidi interni e provocare mutamenti di politica. A mio remissivo parere queste ripetute sollecitazioni alla Romania non solo non giovano ma

(l} Cfr. n. 39. C2l Cfr. n. 30.

(-3) Cfr. n. 30, nota l, p. 18.

nuociono agli interessi degli alleati. Data la mentalità orientalissima balcanissima di Bratianu esse si prestano ad essere interpretate quale un sintomo di debolezza.

Assai più converrebbe di mantenere un dignitoso riserbo, attendendo che Bratianu comunichi una seria definitiva decisione di entrare in campagna e tenersi pronti ad accettare o meno, senza ulteriori discussioni sul tipo di quelle dell'anno scorso, la collaborazione romena a seconda del momento in cui essa verrà offerta e dei vantaggi pratici che a quel momento essa può arrecare agli alleati.

A riguardo dei bulgari, persona ben informata mi diceva che se vi sono indizi di riluttanza ad estendere l'attività bellica e magari anche di alquanta stanchezza non ve ne sono ancora che lasciano menomamente intravvedere tendenze a sottrarsi al giogo germanico. Ciò stante qualunque tentativo di segrete aperture da parte degli alleati mi apparirebbe in questo momento un fatale errore. Interpretati come prova di debolezza e di poca fiducia nel nostro trionfo, tentativi simili servirebbero solo ad accrescere l'arroganza di Re Ferdinando e dei suoi Ministri. Movimento popolare poi, con esercito mobilizzato e legge marziale imperante, non pare possa entrare nei calcoli di probabilità fino a quando non si verifichi l'alternativa o di una sconfitta inflitta dagli alleati alle truppe bulgare ovvero un consolidamento tale delle vittorie degli alleati, della Russia in ispede, di natura a scuotere la tuttora perdurante fiducia della Bulgaria nel trionfo degli Imperi centrali.

(4) -Cfr. n. 32, nota l, p. 20.
49

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1288/223. Londra, 30 giugno 1916, ore 22,42 (per. ore 4,45 del 1° luglio).

Avantieri, giorno anniversario della battaglia di Kossovo, ebbe qui luogo la preannunziata dimostrazione generale di simpatia per i serbi. Articoli di giornali, convegni, questue, messaggi, ecc. Da quanto ho potuto rilevare, percorrendo la stampa, e da quanto mi ha riferito pure Cippico, non è stata preannunziata o scritta frase alcuna prestantesi ad essere interpretata come incoraggiamento alle note aspirazioni jugoslave contrastanti con i legittimi interessi italiani. Dimostrazioni di simpatia ebbero piuttosto carattere generico verso Serbia. Persona amica di mia fiducia mi assicurava che il primo ad essere annoiato ed imbarazzato di questi accessi dei jugoslavi e dei loro maniaci patroni inglesi è Pasic, che ha detto e ripetuto qui considerare egli non solo perfettamente possibile ma assolutamente necessario per la Serbia il mantenere e consolidare le buone relazioni con l'Italia. Per quanto concerne l'agitazione prettamente inglese, osservava l'interlocutore doversi sempre tener presente che il numero di britannici avente esatta nozione anche semplicemente geografica delle località contestate è limitatissimo; minimo poi in modo assoluto quello di coloro che a tale questione prendono seriamente interesse.

50

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1294/217. Atene, 1° luglio 1916, ore 14,25 (per. ore 17,35).

Telegramma di V. E. n. 159 (1).

Ho riferito già a V. E. circa l'esito dei nostri passi per ridurre il termine della smobilitazione (2). Osservo però che il decreto promosso non è stato ancora pubblicato. Se sarà necessario insisteremo. Quanto alla questione capo polizia, pure fornendo ai miei colleghi alcune informazioni sul Zimbracaki e sul Palamaras che io posseggo fin da quando avevamo qui la nostra missione per la riorganizzazione della gendarmeria ellenica, ho dichiarato loro che mi sarei astenuto da qualsiasi passo presso Governo greco. Così pure farò, salvo ordini in contrario, di V. E., per affare dei movimenti di prefetti che miei colleghi intendono in occasione delle prossime elezioni fare trasferire o anche destituire.

51

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1300/292. Pietrogrado, 1° luglio 1916, ore 16,15 (per. ore 11,45 del 2).

Joffre ha comunicato ad Alexejev le istruzioni impartite all'addetto militare francese a Bucarest, che deve dimostrare a Bratianu essere ormai giunto il momento per esercitare azione Romania.

Un esercito di trecentomila uomini dovrebbe invadere la Transilvania ove resistenza austro-ungarica non può essere attualmente seria ed ove la sorpresa sarebbe elemento di successo come lo dimostrarono anche inoppugnabili esempi. Un altro esercito di centomila uomini coadiuvati dai russi in Dobrugia dovrebbe tenere a ooda i bulgari che dal canto loro non possono contrapporre grandi forze essendo durevolmente impegnati sul fronte di Salonicco. La Francia dal canto suo garantisce invio continuativo di materiale di guerra in Romania.

52

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1302/293. Pietrogrado, 1° luglio 1916, ore 16,15 (per. ore 11,50 del 2).

Chiamato a Bucarest da Bratianu, questo Ministro di Romania partirà domani a quella volta.

Nel farne parte a Sazonov Diamandy ha detto che in ciò ravvisava auspici favorevoli all'intervento romeno.

Sazonov, pur senza farsi illusioni, ha incoraggiato Diamandy a far presente a Bratianu l'opportunità che Romania nel proprio e nell'altrui interesse si decida prontamente.

(l) -Numero particolare di protocollo per Atene del n. 44. (2) -Cfr. n. 45.
53

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1315/217. Bucarest, 1° luglio 1916, ore 21,03

(per. ore 1,40 del 5).

Telegramma di V. E. n. 870 (1).

Ministro di Francia essendosi espresso con Bratianu nel senso della comunicazione di Joffre a questo addetto militare francese di cui al mio telegramma gabinetto n. 216 (2), Bratianu si è riservato di rispondere al suo ritorno di campagna. Tale ritorno verrà probabilmente anticipato a stasera o domattina in considerazione della manifestazione marghilomanista annunziata per domani. Passo del ministro di Francia è stato appoggiato dal ministro d'Inghilterra, mentre ministro di Russia si è finora astenuto non avendo ricevuto le istruzioni da Pietrogrado. Stasera è giunto all'Addetto militare russo un telegramma con cui generale Alexejev l'incarica di fare analogo passo presso il segretario generale di questo Ministero della Guerra e anche personalmente presso lo stesso Bratianu che come è noto è titolare pure di quel Dicastero. In seguito a ciò anche Poklevsky ne parlerà a Bratianu a cui scrivo ora chiedendo di ricevermi d'urgenza in modo che la mia lettera gli sla rimessa al suo arrivo qui. Ministro di Francia spera molto nella risposta di Bratianu. Ministro di Russia suppone che avrà intonazione favorevole ma dilatoria. Io debbo constatare che la presa di Colomea da parte dei russi ha fatto qui molta impressione mentre d'altro lato Ministro delle Finanze che sta un poco meglio ed è tornato a Bucarest, insiste per l'entrata in azione della Romania la quale è chiesta in modo violento dalle opposizioni interventiste coalizzate. Che l'impressione sia grande e il movimento in favore della guerra all'Austria-Ungheria abbia avuto un notevole incremento in tutto il paese è dimostrato dal fatto che anche il gruppo marghilomanista non nei suoi giornali né in pubblico, ma nelle private conversazioni ha mutato linguaggio: così tanto ex Ministro Arion quanto professore Meisner di Jassy quanto il direttore del locale organo marghilomanista Steagul hanno detto a persona di fiducia mia che se successi russi continuano non rimane alla Romania che attaccare Austria, non potendo essa rimanere né isolata né appoggiata ad un cadavere.

Anche lo stesso Marghiloman non sarebbe più a sua volta così favorevole agli Imperi Centrali. Bratianu poi avrebbe detto che si rende conto che il momento di decidersi si avvicina. Malgrado ciò io non oso contare sopra l'immediata accettazione da parte Bratianu dell'invito dell'Intesa dopo tutto quello che è avvenuto e in particolare quello che egli mi ha detto l'ultima volta che l'ho veduto (mio telegramma gabinetto n. 214) (1).

(l) -Cfr. n. 39. (2) -Cfr. n. 47.
54

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1295/120. Parigi, 1° luglio 1916, ore 21,30 (per. ore 2 del 2).

Oggi Gout ha dato lettura ai delegati alleati di un telegramma dell'Ambasciatore di Francia a Berna nel quale, trattando della questione degli scambi tra Evi~zcra e Intesa, egli dice che l'eventuale rottura di trattative non potrà avere a suo avviso grave ripercussione nel pubblico svizzero specialmente per quanto concerne le popolazioni agrarie.

Ministro di Francia a Cristiania telegrafa che pressione fatta dalla Germania sulla Svizzera per compenso doveva in caso di riuscita essere esercitata sugli altri neutri.

Generale Joffre, richiesto del suo parere sulla situazione militare di fronte alla Svizzera, si è espresso nel senso che allo stato delle cose la Germania sarebbe nella impossibilità di violare la neutralità della Svizzera per tentare un movimento avvolgente sul fianco destro delle armate francesi. In tale condizione, egli aggiunse, non v'è interesse militare che giustifichi attenuazione della regola stabilita nelle relazioni economiche con la Svizzera e di un indebolimento nel blocco degli Imperi Centrali la cui efficacia è dimostrata in modo probante dall'ultimatum tedes-co alla Svizzera (2).

55

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1303/295. Pietrogrado, 2 luglio 1916, ore 0,15 (per. ore 2,15).

Parlandomi della possibilità di una offensiva degli alleati sul fronte di Salonicco, Sazonov mi ha detto che uno dei compiti di quell'azione dovrebbe essere quello di tagliare le comunicazioni degli austro-tedeschi con la Turchia ed ha accennato alla grande benemerenza che l'Italia acquisterebbe destinando

a quel fronte una parte delle forze che essa riunlsce a Valona e che a suo parere sarebbero di numero eccedente al bisogno di una eventuale difesa (1).

(l) -Cfr. n. 30. (2) -Ritrasmesso a Cadorna con t. gab. 886 del 2 luglio, ore 18, con l'aggiunta della seguente istruzione: <<Prego V. E. favorirmi il suo parere su quanto precede». Per la risposta di Cadorna cfr. n. 66.
56

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1306/297. Pietrogrado, 2 luglio 1916, ore 0,15 (per. ore 9,20 del 3).

Accordo politico fra Russia e Giappone dovrebbe essere firmato nel corso della settimana prossima (2).

Esso è destinato a garantire durevolmente rispettiva esistente posizione dei due Imperi in Estremo Oriente e premunirsi da un immancabile tentativo della Germania di riprendervi piede nell'influenza e nel Commercio. (Notare che Imperatore di Germania disse a Sazonov a Baltischport che valore scambi annuali cino-germanici ascendeva a settecento milioni di marchi).

Russia mira evidentemente con questo accordo ad assicurarsi situazione di tutto riposo in Estremo Oriente che le permetta di attendere alla soluzione dei problemi che la riguardano in i:uropa nonché di svolgervi suo programma anti-germanico d'accordo con l'Inghilterra. Giappone, che dal canto suo tende sempre più ad assumere posizione egemonica in Estremo Oriente, trae partito dalle propizie circostanze per ottenere alle sue aspirazioni sanzione europea. Inghilterra e Francia non sono infatti rimaste estranee all'accordo in questione che non pregiudica certo le future intese fra la prima ed il Giappone in epilogo della loro alleanza.

Prevedibilmente futuro risultato generale sembra designarsi nel senso che arbitri della politica e del commercio Estremo Oriente finiranno per essere Giappone e Inghilterra col riconoscimento della Russia cui in cambio saranno riconosciuti dei contro valori in occidente.

57

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1316/218. Bucarest, 2 luglio 1916, ore 17,05 (per. ore 10,15 del 5).

Ministro di Russia mi comunica un telegramma con cui Sazonov gli da notizia del linguaggio tenuto con Diamandy quando questi si è congedato da lui per venire qui in licenza. Sazonov ha incaricato Diamandy di dire a Bratianu che il suo contegno incerto lo metteva in una disagiata situazione di fronte alla opinione pubblica russa e gli rendeva difficile l'adempimento del

compito propostosi di difendere di fronte alla opinione pubblica stessa la leale sincerità del contegno della Romania e del suo Governo attuale. Sazonov ha concluso incaricando Diamandy di richiamare su ciò seria attenzione di Bratianu prima che non sia troppo tardi specialmente in vista delle disposizioni che si vanno notando in un vicino paese danubiano.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 102. (2) -Con successivo t. gab. 1329/303 del 7 luglio, ore 16, Carlotti comunicò quanto segue: «Risultami che accordo pol!t!co col Giappone è stato già firmato. Giappone ha chiesto alla Russia che stipulazione sia mantenuta segreta durante qualche tempo e ciò per ragioni di pol!tlca interna. Mi è stata perciò raccomandata ulteriore osservanza segreto».
58

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 1310/220. Bucarest, 2 luglio 1916, ore 17 (per. ore 7 del 4).

Mio telegramma gabinetto n. 217 (2).

Ho veduto stamane Bratianu a cui ho rivolto pressante raccomandazione a nome del R. Governo in conformità della domanda francese. Bratianu ha, a me, data la risposta già da lui data ai colleghi di Francia e di Inghilterra e che darà al collega di Russia il quale si è recato da lui dopo di me e cioè che si riserva di rispondere dopo matura riflessione. Oggi ha luogo un Consiglio dei Ministri nel quale probabilmente si discuterà la cosa.

Nel corso della conversazione Bratianu mi ha detto che le proposte di Joffre constano di tre parti:

• 1o -offensiva russa, che pur non essendo vittoriosa copra fianco romeno; 2° -offensiva generale su cui vi sarebbe da parlare; 3° -materiale di guerra che costituisce una promessa e non una realtà

attuale.

Infine Bratianu mi ha incaricato di chiedere nuovamente e formalmente all'E. V. per sua norma in qual modo noi abbiamo aderito all'Intesa. Nell'insistere su questa domanda egli ha ripetuto che non [desiderava] sapere quali condizioni ci sono state fatte ma solo quale è la natura e la forma della nostra adesione e quali garanzie specifiche (all'infuori del patto di non concludere pace separata) ci sono state date per l'effettiva realizzazione di quelle tra le nostre aspirazioni che sono state accettate dai nostri alleati (3).

59

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI (4)

T. 1671. Roma, 3 luglio 1916, ore 16.

Questo Ambasciatore di Francia mi ha giorni fa informato che, di fronte alla situazione fatta alla Svizzera dal rifiuto germanico fornirle carbone senza

compensi, Francia e Inghilterra sono pronte a fare ogni sforzo per assicurare carbone sufficiente per i bisogni interni confederazione per ditte svizzere che lavorano per alleati. Si tratterebbe di varie migliaia tonnellate al giorno. Governo inglese si assume di organizzare trasporto marittimo. Governo francese provvederebbe a parte del transito terrestre e chiede in quale misura Governo italiano potesse cooperarvi.

Interpellato Ministero trasporti ho risposto all'Ambasciatore di Francia che la nostra Amministrazione ferroviaria, pur sormontando notevoli difficoltà, si assumerebbe l'inoltro in Svizzera di 150 carri al giorno al massimo ma occorrerebbe che vagoni fossero forniti da Svizzera.

Quest'oggi il signor Barrère mi ha comunicato che codesto Ambasciatore di Francia assicura esservi in Svizzera stock carbone sufficiente per sei mesi. Germania avrebbe sospeso specialmente invio acciaio di cui esiste pure stock notevole. Popolazione svizzera si preoccuperebbe specialmente della possibile sospensione importazioni alimentari.

Quest'Ambasciata Inghilterra è informata che dal primo corrente è stata sospesa esportazione dalla Svizzera per Francia Italia delle macchine fabbricate Svizzera con acciaio non fornito da Potenze Intesa. Sospensione sarebbe stata voluta da Germania e durerà finché saranno ultimati negoziati in corso Parigi. Prego controllare riferire per norma nostre Autorità militari.

(l) -Ed., parzialmente, in SoNNINo, Carteggio, cit., n. 3, nota p. 6. (2) -Cfr. n. 53. (3) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 69. (4) -Ed., parzialmente, in SONNINO, Diario, cit., p. 8.
60

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.GAB.R. 1311/298. Pietrogrado, 3 luglio 1916, ore 16,10 (per. ore 11,30 del 4).

Apprendo da fonte sicura che Alexeiev ha dato istruzioni a Tatarinov perché si esprima presso il Governo romeno nel senso che la Russia considera il presente momento come il più propizio sotto ogni aspetto per l'entrata in azione della Romania e che un posteriore suo intervento non interessa la Russia.

61

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. 1675. Roma, 3 luglio 1916, ore 20.

Barrère mi comunica avere il Governo francese ratificato e fatte sue le risoluzioni della Conferenza economica del 16-18 giugno (2); e apprestarsi a

presentare alla approvazione parlamentare quelle modifiche di leggi che tali risoluzioni necessitano. Il Governo francese confida che gli alleati solleciteranno le loro determinazioni sull'argomento, essendo le risoluzioni della conferenza, state tutte prese ad referendum.

Ho risposto che già i RR. Ministri più direttamente interessati hanno iniziato l'esame delle risoluzioni della Conferenza; che per tutto quanto possa riguardare il dopo guerra, ogni decisione è subordinata all'approvazione parlamentare, secondo gli impegni già presi ripetutamente a questo riguardo dinanzi alle Camere.

(l) -Ed. In SONNINO, Diario, clt., p. 7. (2) -Cfr. serle V, vol. V, n. 935.
62

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, GALANTI

T. GAB. 863. Roma, 3 luglio 1916, ore 20,45.

Il barone Romano Avezzana, che fu altre volte incaricato d'affari a Belgrado, ha avuto a Parigi un colloquio col signor Pasic. Nel corso della conversazione Pasic ha pregato il barone Romano di farmi conoscere che era sua intenzione di venire a Roma nei primi giorni di luglio e che avrebbe desiderato molto di trovarmi preparato e disposto a discutere direttamente con lui nelle sue linee generali l'assetto futuro dei rapporti tra la Serbia e l'Italia.

Venendo a parlare del Montenegro, ha detto che a Pietrogrado, a Londra e a Parigi il Re e il Governo montenegrino erano sempre assai male considerati. Romano ha avuto l'impressione che Pasic ha fatto il possibile per peggiorare la situazione del Montenegro, ma che non sia convinto di poter giungere per ora alla soppressione del Montenegro e che ne subirà la restaurazione anche perché pensa che il tempo lavori per la Serbia e che i due paesi siano in un avvenire non lontano destinati a fondersi. Romano ha detto a Pasic che gli pareva eccessiva l'attitudine ostile della Serbia nelle piccole questioni che interessavano quel Paese e gli ha fatto notare che questa politica acuiva il dissidio fra i due Governi, senza poter avere alcuna influenza sulle decisioni della futura conferenza che avrebbe statuito in base a criteri di ordine generale trascurando ed ignorando gli interessi particolari.

È sembrato tuttavia al barone Avezzana che i serbi siano su questo soggetto irremovibili.

Il barone Romano crede che la fusione della Serbla e del Montenegro in un solo paese abbia molte probabilità e che essa deve essere da noi tenuta presente trattando col Montenegro. Crede che ci convenga ingrandire il Montenegro per dargli consistenza se ci sentiamo di poter lo sostenere; mentre se dovessimo più tardi sacrificarlo ai nostri rapporti con la Serbia dobbiamo considerare il Montenegro sotto questo aspetto soltanto.

63

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1323/223. Bucarest, 3 luglio 1916, ore 21,55 (per. ore 11,45 del 6).

Ministro di Francia ha avuto stasera conversazione con Bratianu il quale gli ha promesso di dargli risposta decisiva domani. In seguito all'impressione riportata da Blondel da tale colloquio, miei tre colleghi dell'Intesa ed io abbiamo stabilito di inviare rispettivi Governi presente telegramma identico:

1° -A richiesta Bratianu preghiamo metterei in grado di fargli conoscere in quale modo ebbe luogo l'adesione dell'Italia all'Intesa e quali garanzie furono date all'Italia per la realizzazione delle sue aspirazioni nazionali;

2° -Autorizzarci a dare a Bratianu parola d'onore a nome nostro e dei nostri Governi che si manterrà segreto assoluto sui negoziati e sull'eventuale accordo;

3° -Informarci se dobbiamo o non chiedere adesione della Romania al patto di Londra. Prego mantenere segreto (l).

64

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1322/224. Bucarest, 3 luglio 1916, ore 21,55 (per. ore 11,40 del 6).

Mio telegramma odierno gabinetto n. 223 (2).

Pur dichiarando che non potrebbe dare una risposta prima di domani, Bratianu avrebbe insistito presso Blondel sulla questione delle munizioni di cui avrebbe assoluto bisogno; avrebbe detto che Romania non potrebbe in ogni caso entrare in azione prima di tre settimane ed avrebbe lasciato intendere che acconsentirebbe a negoziare la convenzione militare purché si trovasse modo di assicurare il segreto.

Miei colleghi, trattandosi di dichiarazioni non impegnative né precise, dicono che non le radiotelegrafano ancora ai loro Governi e prego perciò di mantenere segreto più assoluto in proposito.

Aggiungo pure a titolo riservatissimo avere Re Ferdinando detto a persona di mia fiducia che ormai Romania non può più fare a meno di entrare in azione.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 75. (2) -Cfr. n. 63.
65

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 898. Roma, 4 luglio 1916, ore 18.

Giers, premettendo di non voler fare alcun passo ufficiale al riguardo, mi accennava alla questione del possibile rilascio per parte nostra dei prigionieri austriaci di nazionalità slava, che si impegnassero ad arruolarsi nell'esercito serbo a Salonicco. La Russia ha con tali prigionieri slavi presi sugli austriaci costituito già due divisioni che si battono benissimo contro il nemico. Egli ripete di non avere alcun incarico di parlarmi su ciò, ma che Sazonov riteneva che la questione mi sarebbe stata proposta di iniziativa di V. E.

Ho risposto che la questione, alla quale difatti V. E. mi aveva fatto un vago cenno, era per noi molto delicata. In primo luogo osservavo che avevamo consegnato o stavamo per consegnare alla Francia, che ce ne aveva fatto richiesta e col consenso del Governo serbo, oltre sedicimila prigionieri austriaci fatti dai serbi, e per questi non si era mossa da nessuno una questione analoga. Oggi il numero dei prigionieri italiani in mano agli austriaci era superiore a quello degli austriaci posseduto da noi e se dovessimo oggi liberare tutti quelli di nazionalità slava, non avremmo avuto più nessuna arma per difendere i nostri connazionali caduti in mano al nemico da tutte le possibili avanie cui erano ogni giorno esposti per parte del Governo austriaco. Inoltre occorreva pensare alle infinite difficoltà che sarebbero sorte a nostro danno, viste le complesse questioni sollevate dai comitati jugoslavi di Londra, di Parigi e di Ginevra; e non si poteva pretendere che liberassimo della gente che, oltre avere combattuto colle armi contro di noi in passato, seguitasse in avvenire a combattere contro di noi con ogni più svariato mezzo. Tutto ciò non significava che, per tutti quei casi particolari e individuali che ci venissero segnalati come degni di speciale interesse per parte dell'Ambasciata russa, non si sarebbe dal R. Governo proceduto coi criteri più larghi e liberali.

66

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1313/2534. Comando Supremo, 4 luglio 1916, ore 19,25 (per. ore 22,10).

Risposta al telegramma di V. E. gabìnetto n. 886 (2). Ritengo V. E. desideri mio giudizio sulle possibili conseguenze militari di una eventuale rottura fra la Germania e la Svizzera. In tal caso pregiomi

comunicare alla E. V. che io pure ritengo che Germania e, per quanto direttamente ci riguarda, anche l'Austria sarebbero allo stato attuale delle cose nell'impossibilità di violare la neutralità svizzera sempre quando la Confederazione vi si opponesse decisamente colle armi. Qualora ipotesi da considerarsi debba essere diversa o V. E. desideri conoscere mio giudizio su altro punto, prego di volermelo comunicare specificando quesiti ai quali mi affretterò a rispondere sulla base degli elementi a mia conoscenza (1).

(l) Ed. In SONNINO, Diario, cit., pp. 8-9.

(2) Cfr. n. 54, nota 2.

67

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1338/225. Bucarest, 4 luglio 1916, ore 21,30 (per. ore 22,50 del 9).

Mio telegramma gabinetto n. 223 (2).

Bratianu ha dettato al Ministro di Francia seguente risposta:

« Je suis pret à signer immédiatament une conventlon militaire dont les détails seront à débattre, mais dont voici le sens général:

Le Gouvernement roumain s'engage à commencer son inice des hostilités le jour où les conditions suivantes seront remplies:

1° -Que le premier train de munitions soit arrivé à la frontière roumaine, la Russie et la France lui garantissant la mise à exécution et la continuité du ravitaillement pendant la durée de la campagne, sur la base de trois cents tonnes par jour tant par chemin de fer que bateau;

2° -Que l'offensive générale à ce moment n'alt pas été arretée;

3° -Que la situation des russes en Bukovine et en Galicie soit maintenue au moins au point où elle est aujourd'hui;

4° -Que la Roumanie soit prt::mnie contre l'offensive bulgare».

Miei tre colleghi dell'Intesa ed io siamo concordi nel ritenere che il secondo e terzo [punto] sono tali da lasciar modo a Bratianu di sottrarsi quando gli convenga ad ogni impegno e che il quarto può essere di non facile esecuzione specialmente coi limiti che Bratianu potrebbe porvi.

Risposta nel suo insieme ha carattere dilatorio conforme ai ben noti precedenti (3).

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 70. (2) -Cfr. n. 63. (3) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 918 del 10 lugllo, ore 17.
68

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3258/484. Pietrogrado, 4 luglio 1916, ore 23 (per. ore 12 del 7 ).

Deputato Scingarov nella sua relazione di ieri alla Duma su viaggio parlamentari russi, parlando dell'Italia ha detto: Italia come Inghilterra ha cominciato prepararsi alla guerra durante la guerra e sua potenza militare non ha quindi raggiunto ancora tutta la efficienza cui può arrivare, ma essa possiede forti riserve, enormi depositi materiali, numerose organizzazioni tecniche militari che la rendono giornalmente più forte. Nostra visita ci ha mostrato quanto Italia, attirando in Trentina enormi masse austriache, truppe artiglieria, ha contribuito nostre vittorie (applausi). Italiani sono mirabili nella loro guerra di montagna; hanno costruito magnifiche reti di strada, sentieri; hanno trasportato artiglierie pesanti in luoghi inaccessibili. Accoglienza onorifica e cordiale fattaci dagli alleati ci impone di provar loro nostra riconoscenza invitando loro rappresentanti nel nostro Paese, perché possano rendersi conto di quel che Russia ha fatto, di quel che fa per il conseguimento vittoria comune. Vi chiedo di mandare ai popoli alleati espressione nostra profonda gratitudine, nostro saluto augurale loro valorosi eserciti, loro magnifiche flotte.

Lungo e caloroso fu il discorso di Scingarov.

Presidente propose votare per acclamazione espressione riconoscenza agli alleati per accoglienze fatte ai delegati della Duma. Propose inoltre saluto al Giappone per suo concorso opera comune.

Duma, in piedi e rivolta Tribuna dove trovavansi rappresentanti alleati, fece loro imponente dimostrazione di simpatia con prolungato frenetico ap.. plauso.

69

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. 900. Roma, 5 luglio 1916, ore 11,30.

(Meno Bucarest) -R. Ministro a Bucarest telegrafa quanto segue: «Ho veduto stamane... » (come nel telegramma n. 1310/220) (2). Ho risposto a Fasciotti quanto segue:

(Per Bucarest) -Telegramma di V. S. n. 220.

(Per tutti) -Come riconosce lo stesso Bratianu non mi è possibile rivelare le speciali intese concordate cogli alleati alla vigilia della nostra entrata in guerra. Ci siamo accordati su alcuni importanti punti di massima, pel caso della vittoria, e ciò per prevenire eventuali dissidi tra alleati su questioni complesse dove transazione s'impone tra interessi divergenti. Come garanzia non può esservene all'infuori della piena fiducia nella reciproca buona fede.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., n. 3.

(2) Cfr. n. 58.

70

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. GAB. 903. Roma, 5 luglio 1916, ore 17,30.

Ringrazio V. E. per il suo telegramma n. 2534 (2).

Situazione della Svizzera di fronte alle imposizioni germaniche nella questione dei rifornimenti di merci importate a traverso paesi Intesa è tale che non è impossibile ed è forse anzi probabile una condotta del Governo elvetico sfavorevole all'Intesa. Questa condotta potrebbe esplicarsi sia in una minaccia d'intervento contro l'Intesa sia nel lasciar realmente libero passaggio a truppe nemiche, contentandosi di proteste formali, sia in uno stesso effettivo intervento a noi ostile. Tenute presenti queste eventualità prego V. E. darmi informazioni di carattere militare sia nella situazione presente sia in quella che potrebbe risultare da nostri immediati provvedimenti, per trarne norma negli attuali negoziati nostri e degli alleati con la Confederazione elvetica (3).

71

L'AMBASCIATORE A TOKIO, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1320/10. Tokio, 5 luglio 1916, ore 20,10 (per. ore 21,45).

Ministro dei Paesi Bassi mi ha assicurato che le relazioni dei Paesi Bassi col Giappone sono ottime e che questioni lungamente pendenti sono state recentemente regolate colla massima cordialità. Conformemente a quanto ha dichiarato nell'agosto 1914 l'allora Ministro degli Affari Esteri, il Giappone non ha attualmente mire sulle Indie Olandesi, pur avendo presa in considerazione un'azione militare contro la colonia olandese, nel caso in cui i Paesi Bassi spontaneamente o costretti uscissero dalla neutralità in favore Germania.

Il pericolo giapponese, di cui sono sempre impressionate autorità coloniali olandesi, ha avuto grande importanza al mantenimento della neutralità

dei Paesi Bassi. Ritengo che questo sia un argomento prezioso nelle mani degli alleati a riguardo dei Paesi Bassi di fronte alla sempre possibile pressione germanica.

(l) -Ed., parzialmente, in SoNNINO, Carteggio, cit., n. 5, nota p. 8. (2) -Cfr. n. 66. (3) -Per la risposta di Cadorna cfr. n. 78.
72

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1335/227. Bucarest, 5 luglio 1916, ore 21 (per. ore 13,25).

Stamane Bratianu mi ha pregato passare da lui e mi ha confermato quanto aveva detto al Ministro di Francia ed ho riferito all'E. V. col mio telegramma gabinetto segreto n. 225 (1). Egli ha concluso che ormai entrata in azione della Romania è decisa e non dipende più che dall'accettazione delle sue domande.

Analoga dichiarazione ha fatto Bratianu ai Ministri d'Inghilterra e di Russia. Quest'ultimo gli ha però fatto osservare che probabilmente la sua risposta non sarebbe stata considerata soddisfacente dalla Russia. Come risulta dal telegramma del generale Alexejev di cui il mio telegramma gabinetto

n. 217 (2) si attendeva a che Romania stabilisse una data fissa per la propria entrata in campagna mentre risposta di Bratianu è tale da dar luogo a trattative interminabili ed a presentazione di sempre nuove pretese da parte di Bratianu. Questi ha replicato che non intende prendere impegni a scadenza fissa, ma che si deve aver fiducia in lui e si deve essere sicuri che egli non esiterà ad entrare in campagna quando ricevuto materiale da guerra e la situazione militare seguiterà ad essere favorevole.

Poklevsky nel riferire quanto precede a Sazonov si riserva di proporre che se Governo russo non intende accettare un impegno a tempo indeterminato, qual è quello proposto da Bratianu, sarebbe il caso di rispondergli che l'Intesa, pur mantenendo le migliori disposizioni verso la Romania, rimarrà in attesa delle proposte che questa credesse di fare ulteriormente per una entrata in azione a data fissa.

Io sono dello stesso avviso e reputerei inutile e pericoloso un passo comminatorio.

Poklevsky inoltre farà osservare a Sazonov quanto sia dannoso questo passo individuale dei singoli rappresentanti dell'Intesa come questo di Blondel basato su più o meno attendibile discorso di Pichon col generale lliesco (mio telegramma gabinetto n. 222) (3). Ministro di Russia è di avviso che per passo da farsi presso Governo romeno si dovrebbe chiedere preventivamente parere di tutti i Ministri dell'Intesa qui accreditati. Io sono anche in questo caso dello stesso avviso del mio collega ed aggiungo che tale passo non dovrebbe

B -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

avere carattere individuale ma essere fatto d'accordo da tutti e quattro i Ministri in modo da dare quell'impressione d'unità d'azione che è finora mancata.

A dimostrare la portata che potrebbe avere la quarta condizione posta da Bratianu, e cioè quella relativa alla garanzia contro un attacco bulgaro, osservo poi che Bratianu ha detto al Ministro di Russia che i bulgari, col soccorso turco e colle truppe austro-ungariche che egli afferma si trovano ancora in Macedonia, potrebbero disporre di sette od ottocentomila uomini mentre generale Iliesco ha detto all'addetto militare che o il Generale Sarrail dovrebbe prendere l'offensiva a Salonicco fino a raggiungere a meno frontiera bulgara o i russi dovrebbero mandare in Romania forze sufficienti per fronteggiare i bulgari.

Ora, se russi disponessero realmente di tali forze, io sono d'avviso che tutti gli attuali negoziati diverrebbero inutili. Se Russia in un momento favorevole, quando cioè e le sue truppe e quelle alleate sono vittoriose, portasse un importante contingente alla frontiera romena e lo facesse passare' invitando Romania alla guerra per il riscatto nazionale, Bratianu finirebbe per fare, sotto la irresistibile pressione dell'opinione pubblica, quello che fece suo padre in identiche condizioni nel 1877 contro la Turchia e cioè marcierebbe contro l'Austria-Ungheria. Ministro delle Finanze mi ha dato lettura giorni sono della minuta di una lettera da lui diretta a Bratianu il 14 giugno u.s. in cui richiamava appunto questo precedente.

(l) -Cfr. n. 67. (2) -Cfr. n. 53. (3) -T. gab. 1326/222 del 3 luglio, ore 14,30, non pubblicato: riferiva, tra l'altro, aver detto Iliesco a Plchon che la Romania sarebbe entrata in guerra il quarantesimo giorno dopo l'arrivo del primo trasporto di materiale da guerra.
73

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. RR. 300 G.M. [Vicenza], 5 luglio 1916.

Le notizie che l'E. V. mi segnala (2) circa concentramenti di forze austriache in Albania con intendimento aggressivo contro di noi erano già pervenute a questo comando, ma non risulterebbero confermate da concordi informazioni provenienti da altre fonti, ed in particolare da Valona, secondo le quali le dette notizie apparirebbero piuttosto come tendenziose, miranti ad impegnare nostre forze ed a mascherare per contro la sottrazione di forze austriache. Nondimeno ho disposto, per misura prudenziale, che una divisione sia pronta a partire al primo cenno; e la destinerei -qualora l'attacco nemico fosse veramente per delinearsi -in rinforzo a Valona, dove le sottrazioni precedentemente fatte per parare all'offensiva austriaca in Trentina non hanno punto toccato le artiglierie da posizione, che costituiscono l'ossatura della difesa.

rinvenuta.

Ad ogni modo, anche se le notizie segnalatemi da V. E. dovessero avere conferma, ritengo ch'esse non pregiudicherebbero la possibilità di inviare la aota brigata a Salonicco. L'aumento, che l'esercito ha ricevuto in primavera, di due divisioni nuove, le due divisioni tratte dall'Albania e la divisione or ora rimpatriata dalla Libia mi consentono oggi -dopo gli ultimi avvenimenti di disporre delle forze necessarie per far fronte ad entrambe le eventualità; tanto più che l'invio della brigata a Salonicco rappresenta un concorso da darsi una volta tanto, senza impegno di ulteriori aumenti.

Ché se, in estrema ipotesi, la situazione sul teatro di guerra principale dovesse divenir tale da richiedere imperiosamente il ritiro della brigata da Salonicco, tale ritiro risulterebbe pienamente giustificato dalle circostanze, e non dovrebbe suscitare rimostranze da parte degli alleati.

Non è però da escludersi che la nostra partecipazione all'impresa di Salonicco possa provocare una reazione da parte dei bulgari, inducendoli a mutare il loro attuale atteggiamento in Albania ed a minacciare la nostra occupazione di Valona col concorso delle forze austriache dislocate in quel territorio. Per questo io ritengo che l'intervento nostro a Salonicco debba coincidere con un nuovo indirizzo delle operazioni in quella regione. La migliore garanzia di tranquillità per la nostra occupazione di Valona consiste in una energica offensiva che impegni le forze bulgare fronteggianti Salonicco; azione che risponderebbe del resto, nel miglior modo, al concetto dell'offensiva generale degli alleati su tutte le fronti. Qualora gli alleati assumessero un tale impegno, diminuirebbe di molto per noi la probabilità di dover inviare rinforzi a Valona.

Prego l'E. V. di voler tener presenti queste considerazioni nel decidere l'invio a Salonicco della nostra brigata.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. In SoNNINO, Carteggio, clt., n. 4. (2) -La presente lettera risponde ad una comunicazione di Sonnino in data 4 luglio, non
74

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1328/34. Le Havre, 6 luglio 1916, ore 16,45 (per. ore 22,35).

Faccio seguito al mio telegramma n. 29 (l).

Secondo quanto mi risulta da fonte autorevole Ministro degli Affari Esteri, nella sua presente visita a Londra, esporrà al Governo britannico i desiderata del Belgio che sarebbero di abbandonare dopo la guerra la situazione di Stato neutralizzato e di sostituirla con una comune garanzia della sua indipendenza da parte della Francia e della Gran Bretagna.

Probabilmente il Ministro degli Affari Esteri si è espresso nello stesso senso a Parigi nei suoi colloqui, dei quali feci menzione nel citato telegramma.

(l} T. gab. r. 1296/29 del lo luglio, ore 17,10, non pubbl!cato: riferiva. circa. la partenza per Londra del ministro degli Esteri belga.

Non ho potuto ancora sapere se egli a Londra farà cenno a desiderio di ingrandimenti territoriali: mi riferisco rapporto n. 60/22 in data 29 febbraio e a quello in esso ricordato (l).

75

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 908. Roma, 6 luglio 1916, ore 20,35.

(Solo Bucarest) -Telegramma di V. S. n. 223 e n. 224 (2).

(Meno Bucarest) -R. Ministro a Bucarest telegrafa quanto segue in data 3 luglio: 1° -«Ministro di Francia... » (telegramma n. 1323/223); 2° -« Pur dichiarando... » (telegramma n. 1322/224).

Ho risposto a Fasciotti quanto segue:

Al punto 1°-Ho già risposto col mio telegramma n. 900 (3). Ritengo quelle comunicazioni sufficienti. Escludo in modo assoluto maggiori particolari che d'altronde non interessano Romania.

Al punto 2° -Autorizzo V. S. a dare a Bratianu anche a nome del R. Governo ogni maggiore assicurazione che si manterrà segreto assoluto sui negoziati e sull'eventuale accordo.

Al punto 3° -Non ho obiezioni circa adesione della Romania al Patto di Londra. Autorizzo V. S. ad accordarsi per questo coi suoi colleghi ed agire in conformità delle istruzioni che su questo punto loro perverranno dai rispettivi Governi.

(Meno Bucarest) -V. E. potrà comunicare a cotesto Governo le istruzioni che ho dato a Fasciotti.

76

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A BORDEAUX, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3249/37. Bordeaux, 6 luglio 1916, ore 20,54 (per. ore 4 del 7).

Re Nicola parte per Vichy questa sera con la famiglia reale. Egli mi ha detto di là intende recarsi Parigi per la progettata visita Presidente della Repubblica. Sarebbe connessa a questa sua decisione partenza per Parigi del Ministro di Francia. A meno mutamenti nelle disposizioni del Governo francese, di cui però finora non mi risulta, sembra che il Re sia disposto, se necessario, rinunziare alla forma ufficiale in cui desiderava essere ricevuto,

considerando situazione militare non escludere risultato decisivo a non lontana scadenza, e che gli convenga perciò riprendere ad ogni modo diretto contatto con gli alleati.

La principessa Militza è stata per qualche giorno Bordeaux per consultare uno specialista. Non così Principe Danilo che dalla riviera è andato direttamente Parigi, donde proseguirà forse per Chamouniz.

Nel seguito reale si dice che perdura fra il Re ed il Principe il disaccordo accentuatosi fin dal loro ultimo incontro a Lione.

(l) Non rinvenuti. Il presente telegramma fu ritrasmesso a Londra, Parigi e Pietrogrado con t. gab. 909 del 7 luglio, ore 12.

(2) Ctr. nn. 63 e 64.

(3) Cfr. n. 69.

77

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCID DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3254/172. Beverly Farms, [6] luglio 1916, ore ... (per. ore 1,45 del 7).

Risposta di Carranza è resa pubblica oggi dal Dipartimento di Stato. Essa elimina nel suo contenuto, abilmente conciliativo, ogni ulteriore pretesto di guerra. Vi si riducono le vere cause del conflitto alla legittima preoccupazione americana per la poca sicurezza della frontiera ed alla permanenza delle truppe americane in Messico. Ritiro di queste truppe da un lato, e, d'altro lato, una migliore protezione della frontiera, costituiscono perciò i due problemi che ambo i Governi dovrebbero risolvere con reciproca buona volontà, sia mediante negoziati diretti, sia attraverso l'altrui mediazione la cui offerta Ja parte di Governo latino-americano, Carranza dichiara di avere accettato, per conto suo, in principio. Nel frattempo, Carranza si impegna ad ogni sforzo per eliminare incidenti che aggravino situazione e chiede a questo Governo di fare altrettanto.

Commenti odierni giornali sono che questa risposta va incontro al desiderio degli Stati Uniti e spiana quindi la via ad una soluzione pacifica. Segretario di Stato Affari Esteri prende da domani un mese di congedo.

78

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. RR. 308 G.M. [Vicenza], 6 luglio 1916.

Non nascondo a V. E. la gravità della situazione che si produrrebbe qualora notevoli -forze germaniche od austro-germaniche avessero libero passaggio attraverso la Svizzera e si dirigessero contro di noi. Per contenere un poderoso urto avversario sopra questa nuova fronte di così grande ampiezza accorrerebbero grandi forze, quali non potrebbero aversi se non compromettendo seriamente la situazione negli altri settori del nostro teatro di guerra.

Il pericolo diverrebbe poi gravtsszmo se l'esercito svizzero si unisse agli austro-germanici; e ciò sia per l'aumento di forze che ne riceverebbero gli avversari, sia perché l'esercito svizzero potrebbe entrare in azione quàsi di sorpresa, facendo da avanguardia all'irruzione, e !asciandoci così minor tempo per correre ad una parata efficace.

Ed al riguardo debbo prevenire l'E. V. che l'ingente trasporto di truppe, che noi dovremmo effettuare dall'attuale teatro di guerra alla frontiera elvetica, richiederebbe non meno di quindici giorni. Il fattore tempo assume quindi importanza capitale; ed è pertanto necessario che io sia tenuto costantemente informato sulla situazione politica, non solo per poter radunare in tempo le forze, ma anche perché, non appena si avesse la certezza che l'avversario intende attaccarci procedendo attraverso la Svizzera, converrebbe prendere l'iniziativa delle operazioni per occupar talune località oltre frontiera che consentono una più efficace protezione del nostro territorio. Si tratta, in sostanza, di prevenire l'avversario colla prontezza del movimento; movimento che non converrebbe ordinare se non quando il pericolo alla frontiera svizzera fosse ben certo, giacché, come V. E. comprende, lo spostare fin d'ora forze e mezzi, che sono necessari per lo sviluppo delle operazioni in corso od in progetto, ci porterebbe a compromettere le operazioni stesse ed a !asciarci paralizzare per effetto d'una semplice minaccia.

Ciò premesso, debbo però soggiungere ch'io ritengo che gli austro-tedeschi non sarebbero in grado di tentare un'irruzione nel nostro territorio, se non dopo avere favorevolmente risolta la lotta che si svolge sulle fronti russa e franco-inglese; il che se m brami oggi piuttosto improbabile o almeno, nella peggiore ipotesi, ancora molto lontano.

Faccio inoltre presente all'E. V. che questa minaccia diverrà per noi tanto meno preoccupante quanto più ci avvicineremo all'inverno, sia per le gravi difficoltà di terreno e di clima che il nemico incontrerebbe in tale stagione, sia perché potremmo allora distrarre con minor pericolo forze notevoli dagli altri settori della fronte.

Appena è d'uopo ch'io accenni all'E. V. che, se la minaccia considerata costituisce per noi un grave pericolo, essa non lo è meno per gli alleati, giacché, se il nostro esercito fosse messo fuori causa, non solo gli austro-tedeschi riuscirebbero ad aprirsi un passaggio e ad eliminare in gran parte le conseguenze del blocco, ma verrebbero a disporre di forze ingenti (le divisioni austriache sulla nostra fronte prima del 15 maggio erano trentotto), dal che nascerebbe uno squilibrio di forze a sicuro ed irreparabile danno degli alleati. Cosicché, vista in tal modo la gravità della situazione militare, quale verrebbe a prodursi nell'eventualità che l'E. V. mi ha prospettata, spetta all'azione politica impedire ch'essa si formi.

Ho così esposte all'E. V. le linee generali del grave argomento, dal punto di vista militare. Gradirei però molto di paterne trattare di persona con V. E., se le esigenze delle operazioni mi consentissero di allontanarmi di qui. Poiché ciò non mi è possibile, pregherei l'E. V. di voler inviare qui (Vicenza, Villa Camerini) il comm. de Martino, col quale potrei conferire in proposito (l).

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINo, Carteggio, cit., n. 5.

(l) Cfr. SONNINO, Diario, c!t., 7 luglio, pp. 9-10.

79

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1331/304. Pietrogrado, 7 luglio 1916, ore 16 (per. ore 3,45 dell'B).

Nella conversazione avuta da Tat8-rinov con Bratianu, questi in risposta alla dichiarazione del gabinetto di Pietrogrado (mio telegramma gabinetto

n. 298) (l) ha detto a titolo personale essere monto ad esaminare lfl condizioni che verrebbero fatte per l'entrata in azione della Romania. Una risposta ufficiale a quella di~t:iarazione non è però qui giunta fino ad ora.

Questo Governo ha l'impressione di trovarsi in presenza di un nuovo tentativo da parte della Romania di prender tempo.

80

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3270/488. Pietrogrado, 7 luglio 1916, ore 16 (per. ore 22).

In onore dei delegati parlamentari russi qui reduci dal loro viaggio ai fronti alleati, ho dato ieri una colazione; erano invitati anche i Presidenti del Consiglio dell'Impero e della Duma (il primo, trattenuto dalla seduta del Consiglio, non poté intervenire) nonc:1é i rappresentanti di Francia, Inghilterra e Belgio. Ho pronunziato brevi parole di ringraziamento agli oratori che avevano manifestato al Consiglio dell'Impero ed alla Duma loro viva simpatia verso l'Italia e opera sua (miei telegrammi nn. 481 (2) e 484 (3)) ed ho rilevato nuovi vincoli di solidarietà italo-russa creati dalla visita in Italia rappresentanti della Nazione amica ed alleata, brindando poi ai successi dell'azione comune. Rispose deputato Miljukov ricapitolando in generale ottima impressione del suo viaggio in Italia, felicitandosi che la sorte abbia fatto coincidere visita dei delegati con le prime notizie dell'offensiva russa e traendo i migliori auspici dall'opera militare e diplomatica dei due paesi per l'avvenire dei loro rapporti. Egli mi rivolse poi cordiali e lusinghiere espressioni dei suoi personali sentimenti a mio riguardo. Un brindisi fu altresì pronunciato da Paléologue per celebrare la solida unione degli alleati riaffermata dalla visita dei parlamentari russi, per salutare con gioia amicizia italo-russa e per manifestarmi, egli pure, in termini oltremodo lusinghieri suo personale apprezzamento del contributo che vi ho potuto portare. Egli chiuse inneggiando all'immancabile trionfo della causa comune.

(l) -Cfr. n. 60. (2) -T. 3257/481 del 4 luglio, non pubblicato. (3) -Cfr. n. 68.
81

L'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1334/147. Cairo, 7 luglio 1916, ore 21,10 (per. ore 4,30 dell'B).

Vitale informa aver appreso generale Clayton andato Londra prendere parte Conferenza con delegati di altre potenze. Scopo assegnazione delimitazione zone influenza in Turchia asiatica fra Inghilterra, Russia e Francia. Vitale ha inteso anche indicare da queste autorità militari le regioni che verrebbero assegnate ad ognuna delle tre Potenze ma mi astengo telegrafarle perché codesto Ministero potrà avere facilmente più esatte notizie (1).

82

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1332/122. Parigi, 7 luglio 1916, ore 22 (per. ore 1,25 dell'B).

L'offensiva francese nella Somme che aveva potuto superare con grande slancio tutte le linee di difesa tedesche si è dovuta arrestare perché gli inglesi dopo superata la prima linea tedesca si sono arrestati innanzi alla seconda linea dopo aver subito perdite molto più rilevanti di quelle francesi. Costoro, per proseguire l'avanzata, attendono che gli inglesi con un altro sforzo riescano a superare la seconda e terza linea tedesca di difesa. Francesi vogliono proseguire nell'avanzata con una linea uniforme per non esporsi ad attacchi di fianco come avvenne nell'ultima offensiva nella Champagne, dove la divisione Marchand, per essersi spinta fin oltre la terza linea tedesca mentre il resto dell'esercito francese si era arrestato alla seconda linea, ebbe a subire perdite gravissime.

Nel suo ultimo viaggio in Inghilterra, Briand non solo non poté ottenere che gli inglesi mandassero dall'Egitto a Salonicco le quattro divisioni richieste dal generale Sarrail, ma nemmeno che riparti inglesi che già trovansi a Salonicco marciassero per l'offensiva quando Sarrail avesse voluto ordinaria. Ora Briand, mentre non spera affatto che gli inglesi si inducano a mandare truppe dall'Egitto a Salonicco, spera ancora di poter esercitare efficacemente su di essi una pressione per indurii a far marciare le truppe che sono a Salonicco. Infatti una offensiva colà contro le truppe bulgare e le poche austro-tedesche rimaste avrebbe per sicuro effetto di rassicurare la Romania contro qualunque timore di attacchi bulgari nella Dobrugia e potrebbe finalmente deciderla a intervenire a fianco dell'Intesa.

Lahovary mi diceva oggi che le notizie ricevute da Bucarest fanno ritenere che oramai colà si comprende che il momento di una decisione è giunto e che ulteriori ritardi potrebbero ridurre notevolmente la parte che Intesa è disposta a concedere alla Romania.

Ministro di Romania crede che la ragione più importante della esitazione del Governo consiste nella mancanza di munizioni. Perciò le potenze dell'Entente nel chiedere a Bratianu di intervenire entro un periodo di tempo determinato dovrebbero contemporaneamente garantirgli che entro lo stesso tempo gli sarà consegnata la quantità necessaria di cannoni e munizioni.

(l) Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pletrogrado con t. gab. 913 dell'8 luglio, con l'aggiunta della seguente istruzione: "Prego V. E. assumere Informazioni intorno all'Importantissimo argomento e telegrafarmi ». Per le rispoote cfr. nn. 124, 105, 101. Sonnino rispose a Salvago Raggi con t. gab. 914 dell'8 luglio, ore 20, chiedendo quanto segue: «Prego telegrafarml regioni indicate da codeste autorità militari>>. Per la risposta cfr. n. 88.

83

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1333/226. Londra, 7 luglio 1916, ore 23,32 (per. ore 8,15 dell'B).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 908 riservatissimo (l).

Grey condivide le vedute di V. E., non essere cioè il caso di comunicare al Governo romeno noti particolari. Avendo però dal telegramma di Barclay rilevato il desiderio di Bratianu di conoscere il modus procedendi seguito in occasione dell'adesione dell'Italia, aveva già dato istruzioni a quel Ministro di intendersi con i tre colleghi per mettere Bratianu al corrente della semplice formula dell'accordo senza rilevarne le disposizioni. Grey ritiene che, mentre l'Italia si riservò un mese di tempo prima di entrare in azione, la Romania dovrebbe impegnarsi ad entrare subito. Trattandosi di istruzioni già date ed ignorando io il pensiero di V. E. sulla limitata condiscendenza al desiderio di Bratianu, non ho creduto poter formulare obiezioni. A mio rimessivo parere tuttavia sarebbe forse preferibile limitarsi a preparare una redazione, se si vuole conforme alla nostra, senza menzionare l'impegno da noi preso di entrare in azione un mese dopo la conclusione dell'accordo.

Circa le garanzie chieste da Bratianu, Grey ha osservato che, a prescindere dalle giuste osservazioni di V. E. circa la reciproca buona fede e fiducia degli alleati, esse sono ampiamente fornite dalla firma del patto di Londra.

84

L'INCARICATO D'AFFARI A PECHINO, VARÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 114/360. Pechino, 7 luglio 1916 (per. il 5 agosto).

Un mese è ora trascorso dalla morte di Yuan-shi-kai, e sebbene molto si sia fatto per riportare il paese alla calma e alla concordia, rimane tuttora come elemento caratteristico della situazione la rivalità tra Nord e Sud, cioè fra il partito militarista a tendenze monarchiche, ch'era il principale sostegno del Presidente defunto, e il partito schiettamente repubblicano, predominante nelle provincie meridionali e che costituiva il nerbo dell'opposizione al passato regime.

Il nuovo Presidente, Li-yuan-hung, ha mostrato di voler governare costituzionalmente; abolendo quell'istrumento d'oppressione ch'era la Corte Marziale di Pechino, sciogliendo il «Consiglio di Stato», (unico organo di governo tollerato da Yuan-shi-kai nel suo regime schiettamente autocratico) e finalmente dando

nuova vita alla Costituzione Provvisoria di Nanchino, che fu promulgata nel primo anno della Repubblica e poi abolita dallo stesso Yuan nel gennaio del 1914. L'Assemblea Nazionale, cui verrà affidato il compito di preparare una Costituzione permanente, nonché quello di dirimere le gravi questioni dell'ora, è stata convocata per il 1° agosto p.v.

I vari editti, contenenti le disposizioni di cui sopra, portan la data del 29 giugno u.s., e la loro promulgazione costituì un successo per il partito repubblicano. Ma non bastan degli editti per portare lo scompiglio nelle fila dei militaristi capitanati dai vecchi generali avversi al Sud e alle tendenze democratiche ch'esso rappresenta. Quei generali difatti comandano ancora le truppe che potrebbero opporre la forza delle baionette alle risoluzioni di un parlamento e di un regime a loro avverso.

Lo stesso Capo del Governo Responsabile, il generale Tuan-chi-jui, non simpatizza molto col parlamentarismo, e il sistema da lui usato per creare un Ministero mostra quanto poco egli comprenda lo spirito che dovrebbe animare un regime costituzionale. Egli disse a uno: <<sarai Ministro di Giustizia», a un altro: «sarai Ministro degli Affari Esteri » e ciò senza considerare la proporzione dei partiti nel Parlamento riconvocato, né consultare gl'individui ch'egli credeva di poter nominare arbitrariamente.

Il Sud si trova insufficientemente rappresentato nel Gabinetto di Tuan-chijui, e si dice che non lo sarebbe affatto se non fosse stato per le insistenze de~ Presidente della Repubblica. Si è parlato quindi un «boicottaggio» del Gabinetto per parte dei « sudisti >>, ma probabilmente essi lasceranno che l'attuale Governo se la sbrighi come può fino alla riunione dell'Assemblea Nazionale, il 1° agosto.

A controbilanciare in certo modo l'atteggiamento del partito militarista è venuta una «dichiarazione d'indipendenza » per parte della Marina. Questa rappresenta poco più che una <<forza morale>>, ma come tale ha il suo valore. Gli ufficiali e i marinai hanno fatto sapere che non ubbidiranno agli ordini provenienti da Pechino fino a che non sarà in vigore la costituzione parlamentare.

Liang-shi-yi, colonna del passato regime, si è rifugiato in territorio inglese a Hongkong, ove sembra continui ad intrigare per comperare voti nella riconvocata Assemblea Nazionale.

(l) Cfr. n. 75.

85

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1368/228. Bucarest, 8 luglio 1916, ore 21,40 (per. ore 17 del 13).

Mio telegramma gabinetto n. 225 (1). Generale Alexejev ha diretto a questo addetto militare di Russia un telegramma in cui in risposta alle domande di Bratianu dichiara: lo -È inutile che la Romania attenda il primo treno di materiale di guerra perché il relativo trasporto è assicurato in modo regolare e continuativo;

2° -Non può prendere impegni intorno situazione militare quale sarà fra un mese o quando che sia in avvenire;

3° -Romania non ha nulla da temere dalla Bulgaria, sia perché le truppe germaniche sono ritirate e trasportate sul Dniester, sia perché i bulgari sono immobilizzati dalla presenza degli alleati a Salonicco. Quindi i romeni possono con centomila uomini difendere la Dobrugia senza bisogno di soccorso russo; che se ciò nonostante tale soccorso assolutamente si volesse, il Comando russo potrebbe mettere a loro disposizione una o al massimo due divisioni e non più;

4° -Momento attuale è il più propizio per l'entrata in azione della Romania. Ad ogni modo la Romania non deve illudersi di poter fare una passeggiata trionfale in Transilvania dopo che i russi avessero compiuto da soli lo sforzo di abbattere la potenza austro-ungarica. Tono del telegramma è molto secco. Addetto militare russo ne ha dato lettura e, a sua richiesta, ne ha lasciato copia al generale Iliesco, il quale ne è stato molto impressionato.

(l) Cfr. n. 67.

86

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1367/229. Bucarest, 8 luglio 1916, ore 21,50 (per. ore 17 del 13).

Ho veduto stasera Costantinesco il quale è desolato che Bratianu non abbia voluto prendere un impegno a termine fisso. Mi ha detto che attende la risposta delle potenze alle domande di Bratianu, di cui al mio telegramma gabinetto segreto n. 225 (1), per agire energicamente in questo senso cercando di trascinare seco alcuni Ministri ed il Presidente della Camera. Io ritengo che un atteggiamento energico dell'Intesa sarebbe utile e permetterebbe trarre partito dall'impressione che innegabilmente hanno fatto sul pubblico romeno ed i recenti avvenimenti militari ed il movimento in favore della pace che si verifica in Ungheria.

87

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3278/176. Beverly Farm, [8] luglio 1916 ore ... (per. ore 16,50).

Approvata stamane in Consiglio dei Ministri è stata rimessa oggi ad Arredondo la risposta di questo Governo alla recente nota messicana.

Vi sì accetta con animo lieto di risolvere le difficoltà esistenti, mediante trattative dirette fra i due Governi.

(l) Cfr. n. 67.

88

L'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1336/150. Cairo, 9 luglio 1916, ore 13,25 (per. ore 15,55).

Telegramma di V. E. n. 914 (1).

Autorità militari avrebbero detto che Inghilterra si riserverebbe il vilayet di Bagdad, Bassora ed il Golfo Persico rinunziando alle vedute che avrebbe avuto sopra Alessandretta. Russia riceverebbe Armenia e regioni circostanti ove risiedono popolazioni non arabe. Francia avrebbe Siria dal golfo di Alessandretta fino a nord di Bagdad.

L'Inghilterra avrebbe dichiarato che Palestina sarebbe fuori da ogni influenza francese.

Non parlarono dell'Italia.

Credo probabile che quanto precede rappresenti i desiderata di queste autorità

militari ma non venne precisato fino a quanto Governo inglese entri in questo ordine di idee (2).

89

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1339/227. Londra, 9 luglio 1916, ore 21,05 (per. ore 1 del 10).

Autorevole personaggio non inglese per lunga residenza esperto conoscitore di uomini e cose romene, parlandomi ieri in tesi generale delle voci correnti sul contegno di quei paese osservava nel trattare coi romeni occorre «ni Ies flatter ni les brusquer mais les ignorer et les laisser venir>>. Ciò stante aggiungeva che la migliore politica da parte dell'Intesa sarebbe quella di mantenere il massimo riserbo lasciando che le progressive vittorie degli alleati, e quelle russe in ispecie, producano automaticamente il loro effetto radicando nei Governanti romeni la convinzione che essi, associandosi definitivamente ed in tempo utile all'Intesa, fanno un buon affare perché si mettono dalla parte dei vincitori.

Per la conoscenza personale del carattere indeciso diffidentissimo di Bratianu il personaggio propendeva tuttavia a ritenere che, se egli resta al potere, a forza di tergiversare, finirà per lasciar passare il momento favorevole. D'altra fonte autorevole pure bene informata mi viene assicurato che la Romania malgrado tutte le lamentele di Bratianu, disporrebbe di armi e munizioni sufficienti per tre ed anche quattro mesi di guerra, ciò dunque le permetterebbe benissimo di entrare subito in campagna quando beninteso ricevesse dagli alleati previo formale affidamento di successivi adeguati rifornimenti.

(l) -Cfr. n. 81, nota l. (2) -R!trasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 916 del 10 luglio, ore 10.
90

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SALVAGO RAGGI

T. GAB. n. 919. Roma, 10 luglio 1916, ore 13,15.

Telegramma di V. S. n. 151 (1). Ministero delle Colonie ha proposto questo schema di accordo col Governo inglese:

Preliminare:

Chiusura del confine egiziano, ai rifornimenti ai ribelli, e chiusura dei mercati della Cirenaica ai ribelli provvedendo a non affamare le popolazioni amiche. Italia e Inghilterra convengono:

Parte generale:

1° che non faranno accordi col Senussi senza previe intese tra di esse;

2° -che l'apertura e la chiusura dei mercati in Egitto e in Cirenaica sarà regolata d'accordo tra le due potenze;

3° -che, in caso di necessità, possa esservi cooperazione militare in territorio cirenaica ed egiziano, in raggio da determinarsi caso per caso, e con facilitazioni di sbarco negli scali di Bardia e di Solum. È inteso che né gli inglesi né gli italiani stabiliranno posti permanenti né costruiranno forti nel territorio che fossero obbligati attraversare per attaccare il nemico;

4° -che coopereranno al servizio di sorveglianza delle coste spingendosi reciprocamente al di là e al di qua del confine marittimo;

5° -che regoleranno lo scambio d'informazioni tra Egitto e Cirenaica.

Parte speciale:

Italia e Inghilterra convengono anche:

a) nel riconoscere la confraternita del Senussi e i poteri religiosi e le funzioni del capo di essa nella persona di Said Idris el Senussi; b) nel non consentire al capo della confraternita nessuna concessione territoriale; c) nel non consentire al capo della confraternita né indipendenza, né autonomia né altro che vulneri la sovranità dello Stato; d) nella possibilità di consentire al capo della confraternita, sempre sotto la sovranità dello Stato occupante, l'autonomia amministrativa di qualche oasi;

e) nello scambiarsi le idee sui seguenti punti:

Se e quali facilitazioni, escluse armi e munizioni possono essere accordate, In generale, ai Senussi; se e quali compensi, onori, privilegi, in ispecie, alla famiglia del Senussi e al Capo della Confraternita;

f) nella convenienza reciproca di non conchiudere, ciascuno per proprio conto, le trattative ora in corso con Said Idris senza una previa generale intesa sulle clausole che avessero ripercussione in Egitto e in Cirenaica».

Ho risposto al Ministro delle Colonie quanto segue:

«Ho esaminato lo schema di accordo con l'Inghilterra per la Senussia da

V. E. comunicatomi il 3 corrente. In via di massima questo schema sembra favorevole ai nostri interessi, essendo a mio giudizio di speciale importanza addivenire con l'Inghilterra ad un accordo permanente circa la questione dei Senussi; altrimenti si correrebbe il rischio di vedere praticamente rese incerte e aleatorie tutte le intese che potremmo per conto nostro concludere coi Senussi medesimi, i quali hanno già a sufficienza dimostrato la loro tendenza di approfittare ai loro fini delle eventuali divergenze nelle direttive politiche italiane ed inglesi. Debbo però attirare l'attenzione di V. E. sul comma d) della parte speciale dello schema di cui si tratta che accenna alla possibilità di consentire al capo della confraternita, sempre sotto la sovranità dello Stato occupante, l'autonomia amministrativa di qualche oasi. Avrei motivo di ritenere che, nell'intenzione di questo Ambasciatore d'Inghilterra, si tratterebbe di concedere noi un'autonomia amministrativa al Senusso nell'oasi di Kufra e l'Inghilterra nell'oasi di Giarabub. Ora, se in un atto anglo-italiano venisse consacrata una tale stipulazione nella suddetta forma, ciò potrebbe evidentemente apparire come un indiretto nostro riconoscimento delle pretese britanniche sulla stessa oasi di Giarabub. Ritengo che sarà molto difficile che l'Inghilterra consenta mai a riconoscere a favore nostro la pertinenza dell'oasi di Giarabub; ma, come è noto all'E. V., se colle passate intese anglo-italiane rimase stabilito il punto di partenza del confine a mare, nonché la pertinenza a noi dell'oasi di Kufra, noi non abbiamo mai consentito a riconoscere le pretese britanniche su Giarabub, ritenendo la questione come riservata. Praticamente si tratta di una nostra opposizione o riserva, ufficialmente formulata, contro le pretese britanniche medesime. A tale riserva non mi sembra sia opportuno rinunziare, quasi a modo incidentale, in un negoziato il quale non si riferisce nella sua sostanza alla questione del confine cirenaica-egiziano. E appunto la questione del confine cirenaica-egiziano risulterebbe senz'altro compromessa dalla stipulazione di cui sopra è cenno, mentre con la nota del 6 giugno scorso (l) il predecessore di V. E. espresse il parere non essere ora opportuno aprire un negoziato sulla questione medesima, in occasione delle trattative relative al Senusso. In proposito credo anche far presente all'E. V. che l'opinione pubblica italiana potrebbe, come già

avvenne in altra passata circostanza, intempestivamente commuoversi per una nostra formale rinunzia a Giarabub.

Per tali motivi sarei d'avviso che o col modificare la redazione del comma,

o con un separato scambio di note col Governo inglese (o con l'autorità da esso delegata) si provveda a mantenere impregiudicata la nostra posizione circa la pertinenza dell'oasi di Giarabub e, in generale, circa la questione dei confini tra Libia ed Egitto» (l).

(l) Con t. gab. 1337/151 del 9 luglio, ore 13,30, Salvago Raggi aveva comunicato quanto segue: «Vitale informa che generale Murray riceve da Londra che ambasciatore d'Inghilterra a Roma ha comunicato al Governo inglese proposta accordo itala-inglese verso Senussi e che alto commissario e Murray sono richiesti parere. Vedrò alto commissario martedì a Hamley ed è probabile che me ne parli. Qualora debba fargli qualche speciale comunicazione al riguardo prego telegrafarmela in tempo ».

(l) Non rinvenuta.

91

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 920. Roma, 10 luglto 1916, ore 20,10.

Questo Ambasciatore britannico mi ha comunicato che il Governo portoghese ha domandato al Governo britannico di poter aderire alla dichiarazione di Londra del 5 settembre 1914. Grey sa che a ciò è contrario il Governo russo. Alla dichiarazione non parteciparono, come è noto, il Montenegro, la Serbia e il Belgio. La questione può sorgere anche nei riguardi della Romania. Rodd mi chiedeva il modo di vedere dell'Italia.

Ho risposto che sarebbe miglior consiglio non ammettere il Portogallo fra i firmatari, anche in vista dell'atteggiamento di Sazonov contrario ad una eventuale ammissione della Romania. Mentre per la Romania ammissione potrebbe essere arma utile nel negoziarne l'intervento, questa considerazione non vale circa il Portogallo, ora già intervenuto, ed anzi ammettere il Portogallo sminuisce su questo punto la forza dell'Intesa verso la Romania. Né l'Intesa ha interesse ad aumentare il numero delle piccole potenze che con le loro pretese possono porre il veto alla conclusione della pace comune. Mi pareva che occorresse però trovare per il diniego al Portogallo una formula cortese.

92

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T. GAB. 921. Roma, 10 luglio 1916, ore 20,30.

Giers mi comunicava la preghiera diretta da Sazonov ai Governi alleati di astenersi da ogni speciale trattativa con Bratianu riguardo alla entrata in guerra della Romania, fintantoché non si fosse raggiunta una intesa tra le quattro potenze intorno alle basi del desiderato accordo.

Ho risposto che concordavo pienamente nella necessità di smettere trattative distinte e svariate che non potevano che ritardare ogni utile conclusione.

Sazonov propone inoltre agli alleati di fissare come basi delle trattative con la Romania i seguenti punti sommari, che in parte vengono pure~ a rispondere alle domande mosse da Bratianu.

l. -Obbligo di mantenere il segreto sull'esistenza stessa dell'accordo fino al compimento della mobilitazione romena e alla data fissata per l'entrata in campagna della futura convenzione militare.

2. --In fatto di acquisti territoriali precisare e garantire che nel futuro trattato di pace la Romania otterrà quegli acquisti a carico dell'Austria-Ungheria che l'esercito romeno avrà potuto realmente occupare e ciò entro i limiti degli accordi intervenuti. 3. --La occupazione effettiva di tali territori dovrebbe farsi d'accordo con lo Stato Maggiore russo, considerando che potrebbe eventualmente convenire di utilizzare le truppe romene anche al di fuori dei territori stessi. Ciò per evitare che la preoccupazione di impadronirsi dei territori promessi abbia a distogliere l'esercito romeno da qualunque sforzo per la causa comune che sarebbe opportuno facesse all'infuori dei territori stessi. 4. --La determinazione netta dei limiti degli acquisti territoriali promessi dovrà essere ripetuta nell'accordo stesso. 5. --Quanto alla dichiarazione di Londra interdicente ogni pace separata senza il consenso di tutti, Sazonov non ritiene desiderabile che si aggiunga alle cinque potenze già impegnate la Romania, reputando imprudente, dopo l'esperienza dell'ultimo anno, il subordinare eventualmente la conclusione della pace generale al solo beneplacito della Romania.

Sazonov ritiene inoltre desiderabile che si includano le condizioni seguenti nell'accordo:

6. --L'obbligo della Romania di dichiarare la guerra simultaneamente a tutte le potenze con cui gli alleati si trovano in guerra. In caso estremo consentire che la Romania si limiti a dichiarare la guerra all'Austria-Ungheria e alla Bulgaria, ma obbligandosi a rompere tutti i rapporti diplomatici ed economici con le altre potenze con cui i suoi alleati sono in guerra. 7. --Impegno della Romania di usare tutte le sue forze armate nella lotta contro tutti i nostri nemici. 8. --Conclusione tra gli Stati Maggiori russo e romeno di una convenzione militare. In essa verranno pure fissate le condizioni per qualunque armistizio. 9. --Passaggio libero delle truppe russe a traverso il territorio romeno, come pure di tutte le necessarie munizioni. 10. --Il termine intercedente tra la conclusione dell'accordo e l'entrata in campagna della Romania sarà commisurato alle sole condizioni tecniche. Il generale Alexejev non vorrebbe si concedessero oltre due settimane, considerando che la mobilitazione romena si può compiere in una settimana sola.

Ho risposto:

Sul punto n. l. nessuna obiezione da fare.

N. 2. e 3. Ritenevo doversi studiare bene le formule da impiegarsi per evitare malintesi e susseguenti litigi. Parevami capire che Sazonov desiderasse col n. 2 imporre due ordini di limiti agli acquisti territoriali romeni: in primo luogo che tali territori fossero contemplati in precedenza nell'accordo, e in secondo luogo che fossero occupati effettivamente dalle truppe romene durante la guerra. Sazonov non vorrebbe però (vedi n. 3) che il secondo limite impedisse l'uso delle truppe romene anche in altre localttà nell'Interesse generale della guerra. Era però da prevedersi il caso, che l'eventuale invito alle truppe romene a combattere su altri territori da quelll rlservan aua loro definitiva sovranità venisse dal Governo romeno allegato come motivo per cui non dovesse più aver valore la condizione della effettiva occupaz.wne per parte delle sue truppe delle regioni contemplate nell'accordo, occupazione che sarebbe stata loro resa impossibile dalle ingiunzioni dello Stato Maggiore russo nell'interesse della causa generale.

Dove poi si alludeva nel paragrafo 2 ai territori contemplati nei passati accordi, ignoravo di quali accordi e di quali territori si trattasse; se del primitivo accordo russo-romeno al primo scoppio della guerra, accordo di cui non avevo precisa notizia, oppure delle trattative posteriori del 1915 in relazione a quelle con la Serbia (1). A ogni modo avrei desiderato avere precisa conoscenza quali territori fossero qui in questione (2).

Quanto al n. 4 nessuna obiezione.

N. 5. Concordavo con Sazonov che sarebbe preferibile non far partecipare la Romania al Patto di Londra, pareggiandola in ciò al Belgio e alla Serbia; ma conveniva pure fin da ora, a risparmio di tempo, prevedere il caso che Bratianu facesse condizione assoluta di tale partecipazione, e avvisare in precedenza alla risposta definitiva da dargli.

N. 6. Nessuna obiezione. Suggerivo però l'opportunità di aggiungere nella seconda ipotesi la Turchia all'Austria-Ungheria e alla Bulgaria, visti i molteplici contatti tra Romania e Turchia per le rispettive posizioni sul Mar Nero.

N. 7. Occorreva metterlo meglio in armonia con la supposizione ammessa nella seconda ipotesi restrittiva contemplata nel paragrafo 6.

N. 8. Nessuna obiezione.

N. 9. Nessuna obiezione.

N. 10. Nessuna obiezione. Si fissassEZ..il termine il più breve possibile.

Concludendo, accettavo in massima le basi proposte da Sazonov per un accordo con la Romania, salvo le speciali delucidazioni da me chieste e i rilievi accennati.

Quanto alla procedura generale per le trattative, ero d'avviso che, una volta messesi d'accordo le quattro potenze sulle basi dell'accordo, i negoziati dovessero farsi collettivamente dai loro quattro rappresentanti a Bucarest. Ciò avrebbe destato minori diffidenze e difficoltà per parte di Bratianu. Naturalmente restava riservata la convenzione militare da trattarsi direttamente tra russi e romeni.

9 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

(l) -Il presente telegramma fu comunicato anche ad Imperiali con t. gab. per corriere 922 dell'H luglio. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit. pp. 10-14. (l) -Cfr. serie V, vol. IV, nn. 570, 583 e 589. (2) -Cfr. n. 126.
93

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

·r. GAB. 1382/233. Bucarest, 10 luglio 1916, ore 21,30 (per. ore 23,10 del 14).

Mio telegramma gabinetto n. 231 (1).

Ministro di Russia ha ricevuto un telegramma con cui Sazonov lo informa che Alexejev non ha accettato il punto di vista che si potesse negoziare una convenzione militare del genere di quella proposta da Bratianu e cioè senza termini fissi per l'entrata in campagna.

Risposta di Alexejev ai quattro punti della proposta Bratianu (mio telegramma gabinetto n. 225) (2) è in genere conforme al telegramma da lui diretto a questo addetto militare russo di cui mio telegramma gabinetto

n. 228 (3) ed il Ministro di Russia è autorizzato a negoziare quando gli altri Ministri dell'Intesa avranno presumibilmente istruzioni analoghe sulle seguenti basi:

1. --egli riconosce carattere dilatorio e ambiguo della risposta di Bratianu, tuttavia egli accetta che si tratti della collaborazione della Romania coll'Intesa in una convenzione politica ed in una convenzione militare ma con indicazione di una data fissa e prossima per esempio di quindici giorni dopo firma delle convenzioni; 2. --Romania deve dichiarare guerra a tutti i nemici dell'Intesa od almeno all'Austria-Ungheria e Bulgaria rompendo però ogni relazione diplomatica, economica ecc. colla Germania; 3. --Romania deve impegnarsi a mettere a disposizione degli alleati tutte le sue forze e non limitarsi all'occupazione dei territorii cui aspira ma bensì adoperare tali forze per il trionfo della causa comune; Governo romeno dovrebbe autorizzare transito sui proprii territorii delle truppe russe e relativi rifornimenti; 4. --Alexejev non può accettare domande seconda e terza Bratianu giacché tutto quello che può dire è che l'offensiva verrà spinta a fondo dagli alleati, senza essere in grado di assicurare che si verifichino alternative di avanzata e rinculi; in quanto alla quarta domanda di Bratianu Alexejev osservava che non essendovi più forze austro-tedesche nei Balcani e gli alleati avendo trecentocinquantamila uomini a Salonicco, Romania non ha più nulla a temere dai bulgari ed il concorso delle forze russe non è quindi più necessario.

Sembra quindi che il Comando russo preferisca non mandare forze in Dobrugia e non decidersi neppure all'invio di una o due divisioni (mio telegramma gabinetto n. 228) se non all'ultima estremità;

5. -Alexejev conclude che se Bratianu non vuole prendere impegno per una data fissa meglio sarebbe lasciare cadere negoziati;

6. -In base a quanto Sazonov opina che si deve dichiarare a Bratianu che se non vuole impegnarsi per una data fissa e prossima rimarrà a vedersi in avvenire, quando egli Bratianu creda tornare in argomento, se e su quali basi si potrà trattare la collaborazione della Romania coll'Intesa.

Sazonov osserva che acquisti territoriali da riservarsi alla Romania sarebbero quelli stessi già fissati Io scorso anno: naturalmente egli esclude adesione Romania patto di Londra per non trovarsi nella necessità farle conoscere e discutere con essa condizioni stabilite tra i firmatari di tale patto.

Ho comunicato quanto precede al R. addetto militare e per evitare ripetizioni di telegrammi prego informare S. E. Generale Cadorna.

(l) -Con t. gab. 1369/231 del 9 luglio, ore 20,50, Fasc!otti aveva comunicato quanto segue: « Ministro di Russia e ministro d'Inghilterra hanno ricevuto dai loro governi un telegrammasecondo Il quale Sazonov si proporrebbe d! sostenere presso Alexejev l'opportunità di entrare in principio nell'ordine di Idee di Bratlanu, negoziando e concludendo convenzione mUltare>>. (2) -Cfr. n. 67. (3) -Cfr. n. 85.
94

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1374/234. Bucarest, 10 luglio 1916, ore 21,40 (per. ore 17 del 14).

Dai telegrammi di Sazonov riassunti nel mio telegramma odierno gabinetto n. 233 (1), risulta che il Governo russo intenderebbe separare nelle trattative colla Romania questione politica da quella militare; la prima dovrebbe fare oggetto di trattative fra i Gabinetti dell'Intesa in base alle quali, istruzioni verrebbero impartite ai loro rappresentanti a Bucarest pei negoziati da condursi con Bratianu e per l'eventuale conclusione di una convenzione da firmarsi qui dai rappresentanti stessi. Sazonov accoglie a tale riguardo la proposta di Poklevskij da me appoggiata (mio telegramma gabinetto

n. 222) {2) che i singoli rappresentanti dell'Intesa non debbano prendere iniziative né trattare questioni d'ordine generale col Governo romeno senza essersi posti d'accordo coi colleghi; Sazonov aggiunge che si propone d'intervenire presso gli altri Governi dell'Intesa e specialmente presso il Governo francese affinché istruzioni analoghe siano impartite ai miei colleghi ed a me.

Per quello che concerne la questione militare, Governo russo ritiene che le trattative debbano essere condotte tra il Governo romeno e l'addetto militare presso questa legazione di Russia colla collaborazione degli altri addetti militari dell'Intesa, il che è pure logico, atteso che le sole truppe che per ora almeno possano collaborare coll'esercito romeno sono le truppe russe.

95

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1347/228. Londra, 10 luglio 1916, ore 23,25 {per. ore 4,25 dell'11).

Ministro degli Affari Esteri belga in colloquio privato ed accademico si mostrava molto sollevato e fiducioso per la piega decisamente migliore nella

situazione militare di tutti gli alleati. Giusta informazioni sue in Germania si andrebbero accentuando dubbi e preoccupazioni in vista anche della poco incoraggiante situazione interna cagionata dal crescente malcontento popolare e dallo indebolimento progressivo con minaccia persino di collasso dell'Austria. Del Belgio, diceva, tedeschi lasciano chiaramente capire di aver ormai abbastanza. Sulla esistenza oggi in Germania di forti correnti favorevoli alla pace non vi ha menomo dubbio. Predomina tuttavia ancora in favore guerra ad oltranza partito militare capitanato da tale Kenhayn, partito che nella pronta concl.usione di pace non trionfale per Germania vedrebbe sua condanna. Strenuo fautore di quel partito è divenuto Helfferich aspirante al posto di Cancelliere.

Sarebbe d'altra parte considerevolmente diminuita autorità dell'Imperatore scoraggiato, ondeggiante, che militari fanno passeggiare senza tregua da un fronte all'altro. In complesso Beyens ritiene che se crescente disagio economico non potrebbe da solo avere effetto dirimente in favore della pace, vi contribuirebbe fatalmente ed in modo sensibilissimo il giorno in cui si verificassero serie disfatte militari. Circa futuro Beyens non crede al disgregamento dell'Impero, considera però, in caso di vittoria degli alleati più che verosimile, un affievolirsi della egemonia prussiana, una maggiore e più efficace partecipazione dei piccoli Stati alla direzione della politica, un allargamento comunque del regime prettamente parlamentare, la cui [affermazione] viene indicata come uno scopo degli alleati. Il famoso militarismo prussiano è una espressione vaga. In realtà militarismo è un'etichetta che copre tutto l'attuale sistema di Governo germanico basato sulla autocrazia imperiale egemonica prussiana e su un regime liberale solo di nome. Quando la disfatta della Germania avrà dimostrato la bancarotta di tale sistema, è ovvio prevedere che principi minori e grandissima maggioranza popolare edotti della penosa esperienza ne imporranno mutamento.

Occorre però che, a favorire tale risultato, alleati si astengano scrupolosamente da qualsiasi atto o detto che possa essere interpretato come un'ingerenza indebita negli affari interni germanici. Beyens al riguardo deplorava sommessamente ripetute allusioni al militarismo prussiano negli anche troppo frequenti discorsi, dei Ministri francesi ed inglesi. Beyens come V. E. sa, era Ministro a Berlino allo scoppiare della guerra.

(l) -Cfr. n. 93. (2) -Cfr. n. 72, nota 3.
96

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1342/229. Londra, 10 luglio 1916, ore 23,30 (per. ore 5,50 dell'11).

Telegramma di V.E. n. 909 (1). Incontrato ieri per via Ministro degli Affari Esteri belga, vecchia mia conoscenza, lo accompagnai per un tratto di strada. A proposito dell'avvenire del

Belgio suo linguaggio, in termini beninteso molto generici, confermava informazione di Carignani. Disse difatti non esservi oggi un solo belga che accetterebbe la ricostituzione del Paese sotto il vincolo della neutralizzazione. D'altra parte però è pure chiaro che mentre dura la guerra non converrebbe al Belgio di chiedere rescissione del Trattato del 1839, alla violazione del quale da parte della Germania deve il Belgio l'intervento britannico, l'appoggio franco-russo e la simpatia e l'interessamento delle altre potenze.

Cessata però la guerra il Belgio dovrà in modo assoluto acquistare la propria indipendenza ed a raggiungere questo scopo occorre preparare il terreno. Alle conversazioni sue con Grey, Cambon e Benckendorff, dai quali mi risulta che è stato, non fece il Ministro alcun accenno e naturalmente nessuna domanda gli rivolsi io. Trattandosi di questione che non interessa direttamente l'Italia, stante la posizione di seconda linea da noi adottata, non mi propongo di chiedere informazioni a Grey come non ho creduto di domandargli cosa alcuna sui suoi colloqui con Ministro portoghese. Con lui, dopo ultime nostre conversazioni circa Costantinopoli, nell'ignoranza in cui sono del pensiero e delle intenzioni del R. Governo, mi studio di evitare accenni a qualsiasi argomento che possa poi anche lontanamente condurre il colloquio sull'argomento delicato e che continua a inspirarmi preoccupazioni della situazione verso la Germania.

(l) Cfr. n. 74, nota l, p. 46.

97

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1343/231. Londra, 10 luglio 1916, ore 23,30 (per. ore 6 dell'11).

Stamane venne a vedermi il Ministro di Romania. Mi lesse un telegramma di Bratianu a Lahovary come al solito pieno di reticenze e di condizioni, ma pur confermante in tesi generale propositi entrare in azione, senza però fissare alcun termine.

Ho detto a Misu naturalmente che non spettava a nessuno e meno ancora a me esprimere apprezzamenti e dare consigli al Governo romeno che è solo giudice supremo competente. Per sollecitudine però da me sempre dimostrata, in conformità degli ordini di V. E., nel caldeggiare qui in particolare modo causa romena nelle discussioni dello scorso anno e per l'antica amicizia che mi lega a lui (Misu) mi permettevo solo rilevare a titolo personale quanto importante sia, nei momenti di crisi, non lasciar sfuggire quel momento psicologico che una volta passato non ritorna più.

Misu ha risposto predicare io ad un convertito, non cessare egli di insistere in questo senso presso Bratianu. In via strettamente confidenziale mi ha narrato aver recentissimamente l'Imperatore di Russia fatto sapere a Bucarest che se Romania non si decide subito, la sua collaborazione non sarà più necessaria e l'intesa stabilita verrebbe considerata come non avvenuta. Di un messaggio sostanzialmente analogo è stato incaricato Blondel da parte Briand il quale ha detto «avere per un anno intero fatto credito alla Romania ma che non intendeva ormai più prestarsi ad essere canzonato».

Misu ha aggiunto che a trionfare delle ultime esitazioni di Bratianu che ritiene nel fondo convinto essere suonata l'ora della Romania gioverebbe assai affrettare il più possibile la consegna del primo stock di armi e munizioni con formale impegno di ulteriori regolari rifornimenti, perché circa la sicurezza e la regolarità di tali rifornimenti Bratianu mostrasi specialmente diffidente. In via poi affatto privata e segreta Misu ha aggiunto che sapendo bene quanta importanza Bratianu annetta ad assicurarsi l'amicizia presente e futura dell'Italia una parola, la quale in tesi generale gli rinnovasse i precedenti affidamenti sul desiderio e sull'interesse dell'Italia di sviluppare sempre più le cordialità e l'intimità delle relazioni con la Romania e di assicurarle nei Balcani la posizione proponderante che le compete, eserciterebbe non poca influenza sull'animo del primo Ministro di cui fin da principio la base fondamentale della sua politica fu di regolare l'azione della Romania su quella dell'Italia.

Ho risposto che avrei riferito tutto ciò a V. E. pure osservando Bratianu non potere certo ignorare sentimenti di viva e cordiale simpatia per Romania dei quali in ogni circostanza R. Governo ha dato ripetuti attestati.

98

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1390/237. Bucarest, 11 luglio 1916, ore 9,45 (per. ore 12 del 15).

Ministro di Russia ha veduto ieri sera Bratianu in presenza di Diamandy. Diamandy ha cominciato col dire che Sazonov lo aveva incaricato di sostenere presso Bratianu la necessità che la Romania firmi subito una convenzione militare, salvo a determinare ulteriormente il momento della sua entrata in campagna analogamente a quanto era stato fatto a suo tempo tra Francia Inghilterra [e Russia]. Bratianu allora ha detto che era pronto a farlo; ministro di Russia però ha osservato che, dopo partenza di Diamandy da Pietrogrado, situazione era mutata e inoltre Sazonov aveva interpellato Alexejev il quale aveva sostenuto la necessità di una conclusione comprendente l'entrata in azione della Romania a data fissa. Bratianu pur riservandosi di riflettere non si è rivoltato contro tale clausola quanto sarebbe stato da attendersi. Discorso è poi caduto sulla Bulgaria e Diamandy ha ricordato impegno preso parecchi mesi fa dalla Russia di mandare in Dobrugia contro di essa 200 mila uomini àl che ministro di Russia ha replicato che allora invio di queste truppe poteva essere giustificato dalla presenza in Bulgaria e Macedonia di ingenti forze austro-tedesche, mentre attualmente tali forze non vi sono più e truppe russe quindi debbono essere impiegate più utilmente altrove. Bratianu ha riconosciuto ciò ed ha aggiunto che se non volesse entrare in azione avrebbe già due motivi di promesse non mantenute per tirarsi indietro ma che questa non è sua intenzione essendo ormai convinto guerra si avvia alla fine e causa degli Imperi centrali è perduta: egli è bensì convinto che guerra presenterà ancora delle difficoltà e potrà forse anche durare ancora un anno, ma è pronto a tutto, purché gli si assicuri munizionamento. A

questo punto il ministro di Russia ha informato Bratianu che primo treno di materiale da guerra da Arcangelo, che doveva mettere dodici giorni di viaggio (mio telegramma n. 232) (l) non ne metterà che 7 e sarà quindi a Jassy sabato prossimo ed ha aggiunto che a rigore, in conformità della dichiarazione Bratianu a Blondel (mio telegramma gabinetto segreto n. 225) (2), Romania dovrebbe mobilitare subito. Bratianu si è messo a ridere ed ha detto innanzi tutto che non era il carico del vapore Melbourne che gli importava ma bensì quello del vapore Bistritza che è ancora a Bordeaux e dei trasporti che lo seguiranno (mio telegramma gabinetto n. 173) (3). Che del resto la cosa essenziale è per lui non arrivo dei singoli invii di materiali di guerra ma bensì l'organizzazione regolare di servizi continuativi e trasporti dei materiali stessi. Indi ministro di Russia, avendo accennato incidentalmente alla necessità che la Romania dichiari guerra all'Austria-Ungheria, alla Germania e alla Bulgaria, Bratianu ha protestato intendendo limitarsi dichiarare guerra all'Austria-Ungheria ed in ogni caso non volerla dichiarare Germania. Ministro di Russia allora ha osservato che almeno avrebbe dovuto dichiarare guerra alla Bulgaria dal momento che chiede invio di truppe russe, se pure in numero limitato, contro di essa; Bratianu ha riconosciuto giustezza di tale osser

vazione ed ha consentito a tale dichiarazione di guerra. Egli ha detto poi che naturalmente verrebbero rotte le relazioni diplomatiche, commerciali colla Germania e che del resto questo ministro di Germania gli aveva lasciato intendere che Romania attaccando l'Austria-Ungheria e la Bulgaria avrebbe trovato dinnanzi a sé anche truppe germaniche. Bratianu ha detto anche essere in attesa di una risposta di Joffre alla sua domanda che in compenso mancato o diminuito soccorso russo in Dobrugia che truppe anglo-francesi prendessero offensiva da Salonicco contro i bulgari. Si è infine venuti a parlare del modo come Romania si sarebbe accordata con l'Intesa e ministro di Russia ha fatto la proposta (riferita nel mio telegramma gabinetto n. 234) (4) che si concludano due convenzioni separate ed ha lasciato intendere che avrebbe preferito limitarsi alla sola convenzione militare ma non vi ha insistito.

99

L'AMBASCIATORE A PARIGI, 'fiTTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1351/124. Parigi, 11 luglio 1916, ore 11,45 (per. ore 23,25).

Briand mi ha detto oggi che egli ha consenso inglese per prendere l'offensiva a Salonicco.

Egli dice che per indurre la Romania all'intervento, indipendentemente anche da quello che può pensare lo stesso Bratianu nel quale ha poca fiducia, è necessario non solo che continui l'avanzata russa in Bucovina e Galizia

ma che i romeni non abbiano a temere dai bulgari. Questo timore sparirà se l'esercito bulgaro sarà trattenuto in Macedonia per rispondere all'offensiva degli alleati movente da Salonicco. Briand mi ha detto che il giorno di tale offensiva non è lontano e che l'obiettivo del generale Sarrail sarà Monastir donde cercherebbe comunicare con gli italiani che sono a Berat e a Valona.

Briand mi ha soggiunto che Essad ha assicurato che, in caso di una avanzata degli alleati in Macedonia e Albania, sue truppe che ora sono in Italia potrebbero essere utilmente inviate in Albania per eccitare popolazioni alla rivolta contro gli austriaci e costituire bande che coadiuverebbero eserciti alleati. Briand mi ha detto che mancando a lui gli elementi per esprimere giudizio al riguardo si rimette a V. E. che meglio può giudicare se sia opportuno dar seguito all'idea di Essad (l).

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 67. (3) -T. gab. 1018/173 del 26 maggio, non pubblicato. (4) -Cfr. n. 94.
100

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1373/305. Pietrogrado, 11 luglio 1916, ore 16,10 (per. ore 13,45 del14).

Accordo politico russo-giapponese (2) è accompagnato da una dichiarazione precisante diritti ed interessi dei due Stati cui riferisconsi i due articoli pubblicati. Tale dichiarazione che rimarrà per ora segreta non contiene, a quanto mi si assicura, alcuna novità dal punto di vista territoriale (cessione da parte russa di Saghlien non fu neppure ventilata). Vi si riconoscono imprese industriali e commerciali giapponesi in Cina (ove i ricchissimi giacimenti di ferro sono del più grande interesse per il Giappone che ne manca completamente). Questione delle grandi linee ferroviarie unificatrici dei territori cinesi rimane impregiudicata. Vi si ammette raccordo con le linee cinesi chieste dalla Francia per i suoi possedimenti Estremo Oriente.

Dal punto di vista commerciale non si modifica principio porti aperti consacrato nell'Accordo economico russo-giapponese 1907, ma è evidente che di fatto la posizione commerciale del Giappone in Estremo Oriente risulterà predominante. Accordo russo-nipponico è favorevolmente accolto dal Governo britannico che del resto era messo al corrente dei negoziati. Siccome è noto, i rapporti anglo-giapponesi si erano da qualche tempo intiepiditi tanto che a un dato momento nell'autunno scorso sembrò che Gabinetto di Londra prestasse orecchio alle proposte di Juan-Shi-Kai per una entrata della Cina nell'orbita dell'Intesa ciò che avrebbe colpito non poco le aspirazioni giapponesi in quell'Impero. Da ottima fonte mi viene riferito ora che vi è luogo ad attendersi ad un futuro miglioramento di quei rapporti grazie alla quasi alleanza russo-giapponese, Russia potendo diventare ottima intermediaria nelle divergenze separanti Inghilterra e Giappone che sono principalmente di carattere economico, campo nel quale Russia può essere arbitra disinteressata.

(l} Ritrasmesso a Londra, P!etrogrado e al Comando Supremo con t. gab. 930 del 12 luglio, ore 12. Cfr. n. 110.

Accordo politico russo secondo mie informazioni, avrebbe infatti lasciato aperto adito e preparato terreno a intesa anglo-giapponese sia nell'annosa questione dello Yangtze sia in quelle generali delle imprese minerali e ferroviarie in Cina, ove l'esclusione della Germania aumenterà margine per accordi distributivi fra i successori.

Mi è stato però soggiunto che sino alla fine della guerra non sono prevedibili nuovi accordi anglo-giapponesi e continuerà semplicemente a funzionare esistente alleanza che scade fra cinque anni.

Per quanto concerne Italia, la quasi alleanza russo-giapponese non può avere che ripercussioni indirette ma esse sono importanti sebbene in diversa misura, sia nel campo politico che in quello economico. Riservandomi di trattare separatamente del primo (1), pel secondo osservo:

a) che Cina si presenta oramai come un enorme paese di sfruttamento ove per quanto potente venga esercitata l'energia giapponese e inglese vi resta pur tuttavia ampio posto alle iniziative industriali e commerciali di altre nazioni, fra cui l'Italia, che trovandosi nel gruppo delle potenze che stabiliranno sorte dell'Estremo Oriente non dovrebbe trascurare di assicurarsi, d'accordo con esse, vantaggi adeguati alla sua posizione. Il tempo per un lavoro preparatorio non mancherà, visto che assetto dei vari interessi in Estremo Oriente non potrà essere definitivo se non dopo regolamento di quelli britannici.

b) che Giappone il quale già lavorò a tutta possa per accaparrarsi mercato russo si varrà certo della accresciuta sua intimità con la Russia per ottenere il maggiore sviluppo delle sue esportazioni in questo paese ove per parecchie voci e particolarmente per la seta è e sarà sempre più nostro concorrente. Sarà questa una ragione di più per richiamare l'attem:ione delle sfere competenti in Italia sulla necessità di provvedere all'avvenire degli scambii commerciali con la Russia, scambii che dovrebbero venire sottratti al comodo ma troppo svantaggioso tramite estero cui finora soggiacerono e che del resto nei riguardi del tramite germanico diverranno difficili. Senza buone comunicazioni dirette per il Mar Nero e Mar Baltico e senza un trattamento speciale al nostro transito per l'Austria-Ungheria, sarà ben difficile di lottare con la concorrenza degli altri paesi su questi mercati che pur sarebbero per noi sorgenti di lauti guadagni.

(2) Cfr. n. 56.

101

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. 1377/308. Pietrogrado, 11 luglio 1916, ore 16,15 (per. ore 17,50 del 14).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 537 (3). Sazonov mi ha assicurato che nessuna conferenza si tiene né sta per tenersi a Londra né altrove per assegnare delimitare zona d'influenza in Turchia asia

tica fra Inghilterra, Russia e Francia. Egli non esclude che avvenimenti possono dare origine a disamine delle probabilità future da parte ambasciatori e ministri Affari Esteri, ma recisamente nega che da loro siano stati trattati

o si trattino quegli argomenti con lo scopo di arrivare presentemente a concrete soluzioni. Per quanto concerne la Russia egli disse che le sue aspirazioni riguardano la soluzione della questione Stretti e delle regioni orientali limitrofe della Turchia e non ha relazioni dirette con le aspirazioni manifestate dall'Italia. Avendo rilevato che tutte le questioni del vicino Oriente sono fra loro connesse ed interessano l'Italia come potenza mediterranea, come alleata e come non mai dissociata per lunghi anni dalle altre potenze nella trattazione degli affari ottomani, Sazonov non mi nascose che gli alleati sono costretti a considerare come speciale e separata la posizione dell'Italia, la quale non essendo in guerra con la Germania, non può trovarsi nello stesso grado di solidarietà esistente fra loro. Egli mi ha poi ripetuto con l'usata franchezza che, a suo parere di sincero amico del paese nostro, la mancata dichiarazione di guerra alla Germania crea intorno a noi un'atmosfera di diffidenza che non può non tornare dannosa ai nostri interessi. Sazonov ha poi risposto che, grazie alla mancata dichiarazione di guerra, Germania può procurarsi ampii rifornimenti che neutralizzano in gran parte il blocco con tanta fatica e difficoltà applicato dagli alleati.

Ho vivamente ribattuta questa asserzione, osservando fra l'altro che esistono commissioni internazionali che regolano i rifornimenti dei neutrali e che, anche senza ciò, i nostri divieti di esportazione sono molto estesi e severissimi.

Ma Sazonov non si è rimosso dalla sua affermazione ed ha anzi accennato alla possibilità che questa sia una delle ragioni per le quali non dichiariamo la guerra alla Germania ciò che naturalmente ho ribattuto in modo ancora più Vivace.

(l) Cfr. n. 107.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 8.

(3) Numero particolare di protocollo per Pietrogrado del t. gab. 913, per il quale cfr. n. 81, nota l.

102

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 926. Roma, 11 luglio 1916, ore 20.

(Meno Pietrogrado) -R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa quanto segue: « Parlandomi... » (come nel telegramma n. 1303/295) (1).

Ho risposto a Carlotti quanto segue:

(Solo Pietrogrado) -Telegramma di V. E. gabinetto n. 295.

(Per tutti) -Malgrado difficoltà attuali della situazione militare pel doppio fronte di combattimento Isonzo e Trentina, la perdurante minaccia dal lato svizzero, la scarsezza di nostre truppe di riserva e la deficienza del presidio di Valona di fronte a possibili attacchi del nemico, R. Governo, per fare atto di solidarietà con gli alleati, sarebbe pur disposto ad acconsentire all'in

vio di una brigata a Salonicco, quando avesse certezza che si effettuerà sollecitamente un energico movimento offensivo di quel corpo di occupazione contro gli austro-bulgari. Le condizioni nostre e la situazione generale non ci consentono di stornare anche un numero ridotto di uomini a solo scopo di dimostrazione politica. Il Comando Supremo, da me consultato, subordina pure il suo consenso al presupposto di tale offensiva, la quale risponderebbe pure al concetto dell'offensiva generale degli alleati su tutte le fronti. Dobbiamo però data la situazione generale, escludere fin da ora la possibilità di ogni ulteriore successivo invio di truppe al di là di una brigata.

Prego V. E. dar notizia di quanto precede a Sazonov, telegrafandomi (l). (Meno Piétrogrado) -Quanto precede per norma di linguaggio di V. E. (Solo Parigi) -Anche in relazione al suo rapporto n. 887 del 27 giugno (2) ed agli accenni fattile in passato, su questo argomento, da Briand, che a quanto è stato più volte riferito sarebbe favorevole ad una offensiva da Salonicco.

(l) Cfr. n. 55.

103

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. 1348/339. Zona di guerra, 11 luglio 1916, ore 20,10 (per. ore 20,55).

In seguito a quanto riferiscemi generale Porro (4) espongo riassunto a

V. E. il mio pensiero sulle tre questioni. Per Salonicco confermo opportunità invio brigata condizionato categorico impegno alleati agire offensivamente in quello scacchiere a breve distanza di tempo dall'arrivo della brigata.

Per la Svizzera ritengo opportuno procrastinare con trattative temporeggianti per completare nostre prime linee difesa, i cui lavori sono arretrati e richiedono del tempo. Qualora minaccia persistesse occorre prospettare agli alleati che tale minaccia ci tiene impegnata ingente somma di forze paralizzando nostra cooperazione offensiva verso Oriente. Anzi, al riguardo, gradirò conoscere giudizio V. E. su situazione per trarne norma circa l'opportunità di ordinare fra giorni movimento di numerose forze verso fronte Isonzo.

Per Germania non credo mutare mio parere precedentemente manifestato, tanto più che nostra dichiarazione di guerra, nella attuale situazione militare internazionale, non altererebbe sensibilmente equilibrio a nostro danno e quest'ultima sarebbe in ogni modo compensata da migliorata posizione diplomatica rispetto ai nostri alleati. Tutto ciò, prescindendo da eventuale futura ripercussione che stato di guerra con Germania potrebbe avere su questione equilibrio Svizzera, nella quale ipotesi conferma giudizio espresso mio foglio 308 del 6 corrente (5).

(l) -Per la risposta di Carlotti cfr. n. 132. (2) -Non rinvenuto.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 9,

(4) -Cfr. SONNINO, Diario, pp. 9-10. (5) -Cfr. n. 78.
104

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1349/125. Parigi, 11 luglio 1916, ore 20,45 (per. ore 23,55).

Briand mi ha parlato oggi della proposta Sazonov circa la Romania (l) e mi ha espresso suo avviso circa diversi punti indicati.

Mi ha detto che conviene pienamente nel primo, che vorrebbe eliminato il secondo rimettendosi a quanto era stato precedentemente promesso alla Romania.

Conviene pienamente nel numero 5 ritenendo una pericolosa complicazione ammettere i piccoli stati al patto di Londra. Crede che la prima parte del numero 6 difficilmente sarebbe accettata dalla Romania e si contenterebbe della seconda parte cioè la dichiarazione di guerra all'Austria e rottura relazioni diplomatiche ed economiche con potenze alleate dell'Austria.

Accetta numeri 9 e 10.

105

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. 1350/233. Londra, 11 luglio 1916, ore 21,36 (per. ore 4,50 del 12).

Telegrammi di V. E. gabinetto nn. 913 (3) e 916 (4).

Conoscendo per esperienza che col rivolgere a Grey domande ex-abrupto su argomenti di indole delicata lo si irrita e rischiasi di provocare una risposta incisivamente negativa precludentemi possibilità continuare discorso, ritenni opportuno prevenirlo con accenno fatto al suo capo di gabinetto circa l'oggetto dell'odierna mia visita. Ho trovato quindi Grey di ottimo umore e il colloquio a differenza di quello circa Costantinopoli si è svolto nella usata atmosfera di piacevole cordialità. In sostanza la risposta di Grey fu una edizione riveduta e corretta di quella precedente (5). Vi sono state infatti non solo a Londra ma anche in altre capitali conversazioni e scambi di vedute di cui le conclusioni fanno parte di quel numero di comunicazioni che gli alleati si riservano di farci quando noi saremo entrati in guerra con la Germania. Durante la conversazione di stamane con Grey ho avuto cura di far presente nel debito conto gl'interessi italiani in base ai noti accordi che Italia ha stipulato non solo con Inghilterra ma anche con Francia e Russia. Premesso che la mia domanda, giusta gli ordini di V. E., aveva carattere solo informativo, ho creduto beninteso a titolo personale di ricordare a Grey il particolare colloquio

del 25 marzo 1915 (mio telegramma gabinetto n. 79) (l) rilevando rifiuto da lui allora opposto ad una specificazione della eventuale nostra parte e motivi addotti che V. E., con spirito altamente conciliante, si compiacque accogliere. Ha replicato Grey che posteriormente, per quanto egli ricordava, era stato nell'atto dell'aprile stabilita la nostra spettanza di congrua parte proporzionata a quella degli altri contraenti. Ho osservato ciò stava bene ma a lui non poteva sfuggire l'enorme differenza intercedente fra una semplice disposizione generale ed una specificazione. A questo e ad altri argomenti da me invocati, Grey, con molta buona grazia, ha finito per rispondere li avrebbe fatti valere presso gli altri alleati.

Non ho creduto per ovvii motivi, che confido V. E. approverà, prendere posizione troppa rigida ponendomi sul terreno del rispetto delle stipulazioni pattuite; ho invece preferito di dare al mio linguaggio un carattere di amichevole esortazione che mi è sembrato abbia prodotta su Grey impressione piuttosto favorevole a giudicarla dalla sua risposta finale. Resta ora a vedere se le sue pratiche presso gli altri due alleati sortiranno il desiderato effetto.

Colloquio odierno mi impone tuttavia l'obbligo di attirare nuovamente l'attenzione di V. E. sulle considerazioni che a varie riprese e da ultimo col mio telegramma gabinetto n. 169 (2) mi son permesso di sottoporle. Osservo da ultimo che se le informazioni raccolte da Salvago sono esatte rimarrebbero ancora totalmente o parzialmente disponibili i vilayet di Aidin, Konia ed Adana, che sono quelli appunto da noi considerati come rientranti nella nostra zona d'influenza.

(l) Cfr. n. 92.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, c!t., n. 10.

(3) -Cfr. n. 81, nota l. (4) -Cfr. n. 88, nota 2. (5) -Cfr. serie V, vol. V, n. 855.
106

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Corfù, 11 luglio 1916.

La visita del sig. Pasic può dare un po' d'interesse a notizie dalla Corfù serba, che Le sottopongo in forma privata perché -da pochi giorni qua non ho in vero che impressioni personali e dei sentimenti difficilmente ponderabili.

De' quali, due mi han più colpito e nelle parole e nelle reticenze serbe:

l. -il timore vivissimo di una fortunata propaganda austriaca, e in Serbia e nei serbi profughi all'estero, a favore di un rassegnarsi al concetto di una razza serba che trovi sicurezza e benessere sotto al regime absburghese. Questa propaganda si esercita, per esempio, con pertinacia e successo sui serbi in Svizzera. (Fra parentesi i panjugoslavi di Ginevra si mostrerebbero più pratici e più patrioti se invece di combattere «l'imperialismo » italiano si dedicassero modestamente a neutralizzare fra i loro fratelli meno intellettuali questa propaganda). Sembra che anche dalla Macedonia e dall'Albania non pochi son i

serbi che disertano o abbandonano i loro posti ufficiosi per rientrare in Serbia. Fra costoro non son certo i meno quelli che son guadagnati all'Austria.

2. -L'altro sentimento che mi ha colpito è il generale e non nascosto desiderio che l'esercito serbo di Salonicco non abbia a correre troppi cimenti. !l popolo intero e l'esercito han dato in questi due anni prove tali di eroismo, che a un siffatto stato d'animo non si può dar che una spiegazione. Si teme -e del resto si dice -che se di quell'esercito dovesse in una prossima avanzata balcanica cadere una forte percentuale, l'avvenire della razza serba sarebbe anche più compromesso. Come ricostituire poi un popolo serbo?

Dal loro punto di vista c'è del vero. Ma dallo stesso punto di vista non sono pochi i pericoli morali di un'inazione militare.

Il principe Alessandro vive qui come se una sua andata a Salonicco non fosse neppure fra le previsioni di un prossimo avvenire. È vero che il generale Sarrail è probabilmente il primo a desiderare che rimanga qui.

(l) -Cfr. serie V, vol. III, n. 195. (2) -Cfr. serle V, vol. V, n. 882. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 7.
107

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1384/309. Pietrogrado, 12 luglio 1916, ore 10,05 (per. ore 11,50 del 14).

Seguito mio telegramma n. 305 (1).

Dal punto di vista politico accordo russo-giapponese avrà indiretta ma importante ripercussione sull'Italia nel senso che Russia dopo assicurata sua situazione in Estremo Oriente avrà mano più libera per spiegare sua attività nell'Oriente vicino ove è superfluo rilevare molteplicità nostri interessi mediterranei e continentali presenti e futuri.

Devesi notare:

l. -Che posizione della Russia si è già notevolmente affermata con i suoi successi militari in Asia minore, che elevano la sua speranza di chiudere una volta per sempre la sua partita con la Turchia e in primo luogo quella degli Stretti.

2. --Che in tale questione essa conta di trovare il consenso e l'accordo degli alleati grazie agli accordi con Parigi e Londra e di Racconigi. 3. --Che un importante avvenimento in favore delle sue aspirazioni si sta compiendo in Arabia. Il sollevamento dello Sceriffo della Mecca (2) che esteso e affermato potrebbe dare nelle mani dell'Inghilterra il controllo di fatto sulla potestà spirituale islamica e la facoltà di valersene (pure salvando le parvenze di indipendenza per lo Sceriffo) sopra un grande Impero mussulmano dalle Indie all'Egitto potrebbe in pari tempo sbarazzare la Russia dal Califfo di Costantinopoli e procurarle il possesso o il condominio di quella città che, spodestata religiosamente, potrebbe perdere la sua indipendenza senza sollevare le coscienze dei mussulmani e senza pericolo di coalizzarli per una reazione.

Tutte queste ragioni atte a incoraggiare speranze e attività della politica russa in Oriente hanno tanto maggior valore inquantoché la guerra sta creando largo margine ad accordi distributivi con l'Inghilterra e la Francia sia nella Turchia stessa che altrove ciò che evidentemente può agevolare eliminazione di alcune antiche prevenzioni (da parte specialmente della prima) contro l'aspirazione russa.

Controllo completo o parziale della Russia sugli Stretti implica sua presenza nel Mediterraneo. È questa una prospettiva che, sotto determinate condizioni, non può destare apprensioni da parte nostra e può anzi venire considerata con simpatia, ma se a quelle condizioni si vuole provvedere, conviene trattarne in tempo utile e in guisa che quella probabile eventualità non abbia a verificarsi senza nostro effettivo e compensato concorso.

Parmi pertanto che l'ora di trovar posto nei consigli degli alleati per discussioni di problemi che l'interessano così da vicino si approssimi per l'Italia cui voce in capitolo troverebbe certamente tanto migliore ascolto se, fosse anche in limitata misura, suo intervento militare sulle coste dell'Asia Minore e nei Balcani accompagnasse le sue trattative.

(l) -Cfr. n. 100. (2) -Cfr. n. 23.
108

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1358/225. Atene, 12 luglio 1916, ore 10,20 (per. ore 20,55).

Mi si conferma da fonte autorevole che i Principi Nicola ed Andrea hanno la missione di spiegare a Londra e a Pietrogrado (ignoro se anche a Parigi) ~he situazione del Re è resa difficile dal recente passo dell'Intesa e si renderebbe difficile se Venizelos torna con grande maggioranza. Essi debbono anche spiegare che Intesa ha la possibilità di vedere difesi i propri interessi in Grecia anche con altri Ministri che non Venizelos. È accertato che viaggio di andata in Danimarca si fa per la Germania. Per ciò però si mantiene il più grande riserbo se e con quale personaggio tedesco principi dovranno abboccarsi.

Negli ambienti venizelisti si considera questo viaggio come impudente e come atto ostile del Re contro il partito.

109

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A BORDEAUX, ROMANO AVEZZANA (l)

T. GAB. 932. Roma, 12 luglio 1916, ore 13.

Il signor Pietro Plamenac delegato del Governo Reale del Montenegro è venuto da me a perorare la causa delle popolazioni del Montenegro chiedendo

che il R. Governo permetta il rifornimento per mare delle provvigioni che fossero inviate dall'America o da altri. Non appare giusto egli diceva che quanto è permesso nei riguardi del Belgio, della Serbia, o della Polonia russa occupata alle truppe austro-tedesche non venga consentito pei montenegrini.

Ho risposto che lo stretto dovere di ogni potenza che occupi un territorio nemico è quello di curare il nutrimento della popolazione, e che il sistema che vedevo pur troppo introdotto riguardo alle regioni da lui citate ad esempio, aveva condotto a ciò, che appena occupata una regione le truppe austrotedesche si credevano autorizzate e quasi in dovere di spogliarla completamente di tutte le provviste alimentari, inviandole negli Imperi centrali, sicure come erano che all'alimentazione della popolazione avrebbero provveduto i neutri col permesso dei belligeranti. Ogni blocco a danno dell'avversario diventava assurdo se chi blocca si affretta poi a sostituire l'avversario nei suoi primari doveri di alimentazione delle popolazioni. La guerra era la guerra e non potevo rischiare di vedere prolungare la resistenza del nemico col togliere dalle sue spalle i pesi che gl'incombevano. Né poteva esservi garanzia di sorta che anche dopo aver provveduto alla effettiva distribuzione delle provviste importate alle popolazioni bisognose, l'esercito nemico, in ogni momento di ristrettezza e di bisogno proprio, non avrebbe accaparrate quelle provviste a proprio profitto. Se il Montenegro poteva ottenere aiuti dai neutri a traverso l'Impero austroungarico, così come l'ottenevano i serbi e i polacchi, io non ci avevo che vedere; ma non potevo consentire che l'approvvigionamento si facesse per via dell'Adriatico col concorso delle armi nostre.

Plamenac mi chiedeva se si sarebbe potuto in altro modo dare una mano per promuovere ed aiutare una rivolta montenegrina contro l'invasore. Ho risposto che in massima non avevo nulla in contrario ma che di questa partita doveva e poteva giudicare il solo Comando Supremo militare.

(l) Ed. !n SONNINO, Diario, c!t., pp. 14-15.

110

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

T. GAB. 934. Roma, 12 luglio 1916, ore 20.

Seguito mio telegramma n. 930 (l).

Prego V. E. esprimermi suo parere circa proposta di Essad. Dal punto di vista politico io non sono favorevole ad un suo concorso militare in Albania e ritengo preferibile egli sia lasciato per ora da parte (2).

(l) -Cfr. n. 99, nota l, p. 66. (2) -Per la risposta di Cadorna cfr. n. 119.
111

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. 935. Roma, 12 luglio 1916, ore 20,30.

(Meno Bucarest) -Ho telegrafato al R. ministro a Bucarest quanto segue: (Per tutti> -Giers mi informava che Sazonov propone agli alleati di dare istruzioni ai loro rappresentanti a Bucarest di comunicare collettivamente a Bratianu come risposta preliminare alle condizioni da lui esposte a Blondel (telegramma V. S. n. 225) (2) che le potenze sono pronte a concludere un accordo con la Romania, ma ciò soltanto se essa prende l'impegno di entrare in campagna entro un termine molto prossimo. Se il Governo romeno non trova che ciò sia possibile non ci rifiutiamo ad entrare nell'avvenire in discussione con lei riguardo alla sua entrata in guerra, ma la preveniamo che la nostra valutazione della sua cooperazione sarà messa in rapporto con le condizioni militari del momento. Ho risposto che avrei dato tali istruzioni al R. rappresentante a Bucarest. In secondo luogo Sazonov proponeva che le discussioni tra gli alleati intese a fissare le basi su cui si dovesse impiantare l'accordo con la Romania fossero concentrate a Pietrogrado. Una volta concordate queste basi le trattative per l'accordo sarebbero poi condotte a Bucarest dal ministro russo con l'appoggio dei suoi colleghi. Ho risposto che accettavo pienamente la prima parte cioè che si concentrassero a Pietrogrado le discussioni sulle basi da darsi all'accordo ma che, quanto alla seconda, avrei preferito che le trattative a Bucarest, conformemente alle basi preventivamente concordate, si conducessero dai rappresentanti degli alleati collettivamente, perché ritenevo che ciò avrebbe resa più facile una conclusione date le preoccupazioni di Bratianu nei riguardi della Russia. Naturalmente eccettuavo quanto riguardasse la convenzione militare che doveva negoziarsi direttamente tra gli Stati Maggiori russo e romeno. L'unico inconveniente che vedevo riguardo a Bucarest era la lunghezza del tempo che occorreva per la trasmissione di ogni telegramma da Bucarest a Roma e viceversa. In terzo luogo Sazonov proponeva che i Governi dessero istruzioni ai rappresentanti a Bucarest di tenere i colleghi al corrente dei passi che ciascuno di essi credesse di proporre al proprio Governo relativamente all'accordo da stringersi con la Romania. Ho risposto che avrei dato istruzioni in questo senso. Prego V. S. agire in conformità di quanto precede. (Meno Bucarest) -Quanto precede per opportuna norma di condotta di

V. E. il telegramma n. 225 di Bucarest summenzionato è stato comunicato a

V. E. col mio telegramma n. 918.

IO -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

(l) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., pp. 15-16. (2) -Cfr. n. 67.
112

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1396/239. Bucarest, 12 luglio 1916, ore 21,45 (per. ore 12 del 16).

Mio telegramma gabinetto n. 234 (l).

Ministro d'Inghilterra ha ricevuto già l'adesione al modus procedendi proposto da Sazonov per le trattative tra l'Intesa e la Romania ed è stato informato che anche la Francia vi consente.

Briand ha detto però all'Ambasciatore d'Inghilterra a Parigi di avere dato istruzioni a Blondel di dichiarare a Bratianu che Governo della Repubblica ritiene che Romania non può ritardare più oltre sua entrata in azione, e che poteva darsi che Blondel avesse già eseguito istruzioni. Però questo passo non era se non conforme al punto di vista degli altri Governi alleati e non era quindi in contraddizione col principio di non impiegare un'azione isolata.

113

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1360/234. Londra, 12 luglio 1916, ore 22,20 (per ore 3 del 13).

Telegrammi di V. E. nn. 918 (2) e 921 (3).

Grey non aveva ieri ancora avuto tempo di esaminare a fondo il promemoria russo. Come prima impressione, e riservandosi la sua opinione dopo più maturo esame, disse che vedeva bene la portata dell'osservazione di V. E. sui paragrafi secondo e terzo. Sempre in via preliminare e non definitiva aggiunse parergli si potrebbe forse girare difficoltà stabilendo che la Romania avrà entro limiti prescritti dall'accordo diritto ai territori occupati senza che occupazione debba essere compiuta dal solo esercito romeno. Circa partecipazione della Romania al patto di Londra, condividendo vedute di V. E, disse Grey converrebbe stabilire come principio generale che a quell'atto internazionale partecipano solo le quattro grandi Potenze e Giappone. Questa decisione di principio permetterebbe di declinare l'offerta del Portogallo ed eventualmente della Romania, senza ferirne suscettibilità.

A mio remissivo parere le condizioni piuttosto restrittive menzionate nel promemoria russo non mi sembrano di natura a facilitare il trionfo sulle tergiversazioni di cui travasi ampia conferma nella risposta evasiva e dilatoria di Bratianu le cui diffidenze, giova tenerlo presente, sono specialmente intese verso la Russia.

(l) -Cfr. n. 94. (2) -Cfr. n. 67, nota 3. (3) -Cfr. n. 92.
114

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1361/235. Londra, 12 luglio 1916, ore 22,20 (per. ore 6 del 13).

In una comunicazione direttami ieri dal Foreign Office a proposito di alcune esportazioni di bozzoli di seta dall'India per l'Italia ho rilevato il seguente passaggio:

«Governo di S. M. contempla con "grave preoccupazione" la continuata importazione di seta dall'Italia in Germania ».

Che io ricordi è la prima volta che vedo menzionato in un documento ufficiale esistenza di commercio fra l'Italia e la Germania dopo il divieto generale emanato con noto decreto luogotenenziale. A mio rimissivo parere converrebbe se possibile non lasciare passare tale asserzione senza esaurienti dichiarazioni nostre che ne dimostrino mancanza di fondamento. E su questo punto attenderò istruzioni che V. E. credesse eventualmente impartirmi.

Osservazione del Foreign Office va messa in raffronto con quanto da connazionali testimoni oculari mi è stato riferito circa continuato libero parlare che qui si fa di persistenti scambi commerciali itala-tedeschi specialmente di seta adibita alla costruzione di Zeppelin. Ciò contribuisce ad intensificare commenti e corroborare il sentimento ormai universale di meraviglia per la situazione nostra di fronte alla Germania.

Deputato Cabrini reduce dal convegno socialista a Leeds mi ha narrato che anche in quei circoli la domanda continuamente rivoltagli era perché Italia non sia in guerra con la Germania.

D'altra parte ho saputo che in un colloquio privato col dottor Borsa, redattore capo del Secolo, Grey dopo aver parlato delle cordiali relazioni italo-inglesi, del loro ancora maggiore sviluppo in avvenire e dopo aver debitamente rilevato l'importanza del nostro contributo alla causa comune accennò alla nota questione osservando essere questo Governo bensì edotto dei motivi determinanti il nostro contegno verso la Germania ma il popolo in generale non arriva ad afferrarli e prova meraviglia e rincrescimento nel vedere l'Italia sola fra tutti gli alleati non in guerra con la Germania. Nel senso medesimo ho saputo ebbe tempo fa ad esprimersi Asquith con un redattore dell'Idea Nazionale.

Esaminando in complesso le disposizioni generali di questa opinione pubblica entro e fuori del parlamento alla stregua dei fatti e senza illusioni parmi non esagerare venendo alla conclusione che oggi a differenza dell'anno scorso, malgrado le apparenze e malgrado l'innegabile attivissimo studio di questo Governo coadiuvato anche da una parte della stampa e in prima linea dal Times di fare apprezzare con ogni mezzo il valore dell'alleanza italiana, le simpatie reali del grosso pubblico persistono bensì ma si manifestano in misura non adeguata all'importanza del nostro sforzo militare ed economico a quello sempre più caldo ed intensamente tangibile dimostrato verso la Francia e la Russia. Su questo concorde stato d'animo popolare precipuamente originato dalla nota ~ausa reputo mio dovere attirare l'attenzione del R. Governo a titolo beninteso di semplice constatazione di fatto e per obbligo di coscienza.

115

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1362/236. Londra, 12 luglio 1916, ore 22,20 (per. ore 6 del 13).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 926 (l).

Nell'esprimermi testè il suo compiacimento per la decisione del R. Governo (subordinata alle indicate condizioni) Grey mi ha detto che, per motivi tecnici noti pure al generale Cadorna e specialmente per scarsezza del tonnellaggio disponibile, generale Robertson non ritiene che le truppe britanniche di Salonicco possano iniziare un'efficace offensiva prima di qualche mese. Questa decisione potrebbe tuttavia essere modificata nel caso in cui, [per] l'entrata in campo della Romania l'offensiva da Salonicco divenisse necessaria per alleviare la pressione bulgara contro Romania. Rimane però bene assodato che le truppe britanniche si muoverebbero dopo e non prima dell'effettiva entrata in campagna della Romania. Non intendiamo ha detto Grey, offrire a Bratianu un nuovo pretesto per «aspettare e vedere» e rinviare sua decisione all'esito dell'offensiva da Salonicco. In questo senso Governo britannico recentissimamente ha fatto comunicazione a quello francese.

Telegramma di V. E. mi ha fornito buona occasione per porre in rilievo importanza eventuale novella generosa affermazione di solidarietà italiana cogli alleati e per ribadire sempre a titolo personale le osservazioni e 1 rilievi fatti nel colloquio di ieri (mio telegramma gabinetto n. 233) (2).

116

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1419/240. Bucarest, 13 luglio 1916, ore 9,30 (per. ore 23,20 del 19).

Mi risulta che Ministro d'Austria Ungheria ha telegrafato a Vienna che l'Austria Ungheria deve attendersi ad essere attaccata dalla Romania da un momento all'altro.

Ministro di Germania ostenta una maggiore tranqulllità affermando che sono state prese tutte le misure per arrestare le varie offensive dell'Intesa, sicché la Romania non oserà impegnarsi in una guerra.

Ambedue sono stati ricevuti ieri l'altro da Bratianu.

È però innegabile che qui si va manifestando una crescente attività militare.

Nei circoli governativi si dice che la Romania prenderebbe, anche prima della proclamazione ufficiale della guerra, improvvisamente l'offensiva me

diante un colpo mano o contro Rustciuk o sui Carpazi. Questione di Rustciuk che dista da Bucarest meno di cinquanta chilometri in particolare preoccupa grandemente questi circoli dirigenti essendo notoria colà una stazione di Zeppelin e di aeroplani mentre qui manca un efficace servizio di difesa antiaerea. Quantunque si desideri come ho riferito ieri (mio telegramma gab. n. 237) (l) di entrare in guerra prima d'un mese, si cerca di essere pronti fra due settimane anche in vista della possibilità che gli Imperi centrali prendano il passo in avanti, attaccando essi per i primi, essendo ormai traspirato nel pubblico e nella stampa qualche cosa delle trattative in corso coll'Intesa e dei relativi preparativi militari. Del resto qui è impossibile tenere il segreto quando un argomento è trattato in Consiglio dei Ministri e dà luogo ad istruzioni alle autorità.

Per evitare malintesi però ripeto che le decisioni di questo Governo dipenderanno sempre dall'esito delle operazioni militari sulle principali fronti della guerra europea.

(l) -Cfr. n. 102. (2) -Cfr. n. 105.
117

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1371/237. Londra, 13 luglio 1916, ore 21,14 (per. ore 1,25 del 14).

Telegramma di V. E. n. 935 (2). Hardinge mi ha detto oggi che, esaminati i vari promemoria russi, Grey ha dato in massima assenso alle proposte di Sazonov.

Circa paragrafi due e tre, di cui nel telegramma di V. E. 921 (3), Grey, trovando giusto il rilievo di V. E., ha suggerito che la redazione ne venga modificata dicendo ad esempio che quando la Romania avesse con tutte le forze contribuito alla causa comune impiegando le truppe a seconda delle prescrizioni dello Stato Maggiore russo, avrebbe al momento della pace diritto ai territori spettantile nei limiti fissati dall'accordo anche se i medesimi non siano stati occupati dalle sole truppe romene. Con questo emendamento sembra a Grey si diminuirebbe la contradizione rilevata da V. E. tra i paragrafi due e tre.

La proposta di affidare i negoziati al ministro di Russia a Bucarest è stata accolta. Hardinge ha osservato al riguardo parergli tale procedura più sbrigativa di quella di un negoziato condotto collettivamente da quattro ministri. Parevagli inoltre che gli altri tre ministri, coll'appoggio dato dal collega russo nelle loro conversazioni con Bratianu e col tenersi al corrente reciprocamente di ogni passo, verrebbero praticamente a partecipare lo stesso a tutti i negoziati. Ho replicato che ciò era vero ma che l'emendamento suggerito da V. E. aveva un altro scopo assai più importante quello cioè di rimuovere il più grosso ostacolo, ossia la latente ma pur persistente diffidenza di Bratianu verso la Russia. Im

pressione complessiva !asciatami dall'intonazione linguaggio di Hardinge è che

qui siasi aderito a tutte le proposte per fare presto ma che la fiducia riposta nella serietà dei propositi di Bratianu rimanga soltanto relativa.

Cambon mi ha detto ritenere personalmente che l'accenno fatto da Sazonov ad eventuale ripresa di conversazioni incoraggia le tergiversazioni di Bratianu.

(l) -Cfr. n. 98, che è, però, dell'll. (2) -Cfr. n. 111. (3) -Cfr. n. 92.
118

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3339/44. Corfù, 13 luglio 1916, ore 22,30 (per. ore 5 del 14).

Ho presentato oggi credenziali Principe Reggente.

Dopo frasi consuete circa credenziali, ho aggiunto: « La mia missione si inizia dopo che una gloriosa fratellanza d'armi ha creato fra i due paesi quel legame supremo che è il sangue versato contro nemico comune. Mia azione ne sarà sempre inspirata, lieto di pensare che, se debbo oggi essere ricevuto !ungi dalla Serbia, giorno non tarderà in cui, rivendicate le indipendenze nazionali, potrò seguire S. E. il Re e V. A. sul territorio serbo in mezzo ad un popolo le cui sofferenze ed eroismo hanno inspirato un rispetto sì profondo e commosso a tutta Italia e, con Italia, a tutta Europa libera ~

Principe Reggente ha risposto ringraziandomi per le parole confortanti usate ed ha aggiunto: «Venendo dal rappresentante di un Paese che conobbe gli ostacoli dell'oppressore alla realizzazione dell'ideale nazionale, queste parole sono per me garanzia che il sacro prhcipio, per il quale scorre sangue serbo e degli alleati, vi troverà comprensivo, perfetto ed amichevole appoggio. Durante mia recente visita al Vostro Augusto Sovrano, potei vedere soldati italiani all'opera e conservo ancora profonda impressione della loro resistenza, coraggio e patriottismo. Condivido quindi pienamente Vostra convinzione, che la causa della giustizia e del diritto, uguale per i piccoli come per i grandi, trionferà alla fine sulla forza che vuole brutalmente imporre la sua volontà e ostacolare progresso e naturale sviluppo dei popoli~.

119

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1372/362. Comando Supremo, 14 luglio 1916, ore 1 (per. ore 1,30).

Rispondo al suo telegramma di gabinetto n. 930 (l) e 934 (2). Generale Piacentini che ha sicura conoscenza dell'ambiente e che ho voluto interpellare al riguardo, segnalami che Essad pascià non dispone di alcun seguito

e sua presenza sarebbe deleteria in Albania dalla quale è necessario egli rimanga lontano e sempre. Generale Piacentini soggiunge che qualora occorra opera militare da Valona, non mancherà concorso di capi a noi devoti stringendo le fila dell'azione politico-militare che già svolge il comandante di Valona. Condividendo pienamente siffatto apprezzamento, trovomi concorde con V. E. nel ritenere che non convenga utilizzare opera di Essad pascià in Albania dove ha lasciato profonde tracce di insanabile rancore (1).

(l) -Cfr. n. 99, nota l, p. 66. (2) -Cfr. n. 110.
120

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (2)

T. GAB. 949. Roma, 14 luglio 1916, ore 13.

Barrère mi chiedeva se, nel caso di una offensiva partente da Salonicco, si potesse da Valona fare qualche movimento o dimostrazione in appoggio.

Ho risposto che vista la situazione generale nostra non credevo che ci fosse tale possibilità, e si potesse assumere tale impegno, ma che a ogni modo non ero competente a giudicarne, e avrei riferita la domanda al Supremo Comando militare. Riconfermavo quanto avevo dichiarato a Pietrogrado, che avremmo consentito a mandare una brigata a Salonicco quando avessimo la certezza che un'offensiva si farebbe realmente di là contro i bulgari. Le notizie però da Londra dimostravano nel Governo inglese molta esitazione riguardo a tale offensiva (3).

(Solo Comando Supremo) --Prego V. E. mettermi in grado di rispondere al Governo francese per quanto riguarda una nostra azione da Valona ( 3).

121

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1386/311. Pietrogrado, 14 luglio 1916, ore 14,50 (per. ore 12,10 del 15).

Miei colleghi d'Inghilterra e Francia, pur non avendo finora precisa risposta dei loro Governi circa comunicazione da fare alla Romania, hanno tuttavia elementi sufficienti per affermare che proposta russa è in massima accolta sia a Londra che a Parigi.

Intenzione di quei due Governi di non rendere Romania partecipe della dichiarazione di Londra è comune con quella del Governo russo.

Così pure quella di portare il termine più breve possibile.

Quanto ai limiti « precedentemente stabiliti » della occupazione romena Neratov mi ha detto trattarsi di quelli del maggio 1915 (l) e quanto alle riserve del punto terzo egli ha detto che la deroga al principio dell'occupazione effettiva dei territori compresi entro detti limiti si intende commisurata alla distrazione di forze che su domanda del Comando russo Romania dovesse fare da quel territorio.

Egli ha aggiunto che naturalmente quel punto verrà precisato nella eventuale convenzione militare.

(l) -Ritrasmesso a Londra, Parigi e Pietrogrado con t. gab. 950 del 14 luglio, ore 21, con l'aggiunta della seguente istruzione per Tit toni «Prego V. E. esprimersi con Briand in conformità di quanto precede ». (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 16-17. (3) -Cfr. n. 115. (4) -Per la risposta di Cadorna cfr. n. 138.
122

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1418/241. Bucarest, 14 luglio 1916, ore 15,20 (per. ore 3 del 20).

Mio telegramma gabinetto n. 237 (2). Ho veduto stamane Bratianu al quale ho chiesto se vi fosse qualche cosa di nuovo.

Egli mi ha risposto che attendeva la risposta dell'Intesa alle sue domande e mi ha confermato di essere deciso ad entrare in azione. Ha però osservato che vi sono due condizioni essenziali e cioè: in primo luogo la regolare fornitura del materiale di guerra ed il suo trasporto in Romania ed in secondo luogo la questione della Bulgaria. In quanto al materiale di guerra egli dice di non poter tener conto per mobilizzare del treno annunziato per domani perché il materiale trasportato dal Melbourne pur essendo utilissimo non è quello che gli è indispensabile. Per la mobilizzazione occorre che i Governi francesi ed inglese forniscano il materiale da guerra che occorre e Io trasportino via Arcangelo coi piroscafi romeni o con piroscafi propri ove i primi non siano, come non saranno, sufficienti e che il Governo russo non solo trasporti per ferrovia il primo carico, ma dimostri di aver organizzato un trasporto regolare dei carichi successivi per tutta la durata della guerra.

In quanto alla Bulgaria, Bratianu sostiene che la mobilitazione romena deve essere preceduta dall'inizio dell'offensiva da Salonicco.

Egli dice che i bulgari sostengono che Sarrail non è in grado di prendere l'offensiva perché dispone, tutto compreso, di solo trecentomila uomini, mentre l'Intesa afferma ne abbia più di quattrocentomila.

Bratianu ha concluso che egli prende tutte le misure per essere pronto (3).

(l) -Cfr. sf'r!e V, vol. III, n. 534. (2) -Cfr. n. 98. (3) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 990 del 20 luglio, ore 17,30.
123

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SALVAGO RAGGI

T. GAB. 954. Roma, 14 luglio 1916, ore 21.

Ad evitare inconvenienti segnalati nella Nota al Ministero Colonie comunicata a V. E. col mio telegramma

(Per Londra) -per posta gabinetto n. 922 (l)

(Per Cairo) -gabinetto n. 919 (2), sarà proposto a questo Ambasciatore d'Inghilterra di aggiungere allo schema di accordo italo-inglese per Senussi come preambolo il periodo: «senza pregiudizio delle questioni da regolarsi nella determinazione del confine tra Egitto e Cirenaica, questioni nelle quali rimane impregiudicata l'attuale posizione delle due parti contraenti».

Qualora tale proposta non fosse accolta e l'insistenza su questo punto potesse compromettere la conclusione del progettato accordo Ministero delle Colonie (che in considerazione carattere tecnico coloniale della questione Senussi conduce trattative con questo Ambasciatore d'Inghilterra), formulerà la nostra riserva per la questione di confine fra Egitto (l) e Cirenaica in un separato scambio di note.

124

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. 1380/128. Parigi, 14 luglio 1916, ore 21 (per. ore 1 del 15).

Telegrammi di V. E. nn. 672 e 681 (4).

Briand stamane a proposito degli interessi e delle aspirazioni delle potenze alleat'e in Asia Minore mi ha rinnovato assicurazioni formali (5) che, all'infuori della conversazione del 1914 circa Costantinopoli, non v'è stato altro accordo fra Francia, Russia e Inghilterra.

Posteriormente, quando in Inghilterra fu concepito il disegno di una offensiva ad Alessandretta, la Francia, nel manifestare il suo dissenso, affermò i suoi diritti e le sue pretese in Siria cui Inghilterra non oppose obiezione alcuna. Ma la cosa rimase nei termini vaghi e generici di una conversazione.

Briand si rende conto perfettamente delle preoccupazioni italiane per gli interessi dell'Italia in Asia Minore e mi ha, in via strettamente confidenziale ma francamente ed esplicitamente, detto che, senza attendere le discussioni che prima o dopo dovranno avere luogo tra le quattro potenze, egli sarebbe lietissimo di poter avere meco una conversazione riservatissima per esaminare insieme in tutti i dettagli gli interessi francesi e italiani e convenire tra noi una ripartizione di zone che, una volta convenuta, non dovrebbe essere subordinata ad altro che all'accordo generale tra le quattro potenze.

Briand mi disse che le zone d'interessi italiani e francesi trovandosi a contatto gli apparirebbe naturalissimo che una conversazione a due precedesse quella a quattro.

Ho risposto a Briand che io personalmente ero del suo avviso e anzi lo ringraziavo, ma che mi riservavo chiedere a V. E. le necessarie istruzioni per iniziare con lui le conversazioni desiderate e per essere posto in grado di dargli tutte le precisioni circa le nostre domande in Asia Minore (l).

Briand si è mostrato lietissimo della comunicazione da me fattagli della decisione del R. Governo circa l'invio di una brigata a Salonicco e ancora più lieto della condizione posta di subordinare l'invio all'offensiva (2), poiché essendo nostro intervento colà desiderato molto dalla Francia egli si varrà della condizione da noi posta come un nuovo argomento per vincere le ultime esitazioni inglesi.

Avendo io chiesto se egli era veramente sicuro che gli inglesi avrebbero aderito a prendere l'offensiva a Salonicco egli mi ha replicato che aveva una promessa formale nel caso in cui tale intervento fosse desiderato dalla Romania e si verificasse; ora di ciò non credeva paterne dubitare. Senonché, quanto in opposto hanno comunicato a V. E. (telegramma di V. E. gabinetto n. 637) (3), mi dimostra che tra Briand e il Governo inglese sussiste ancora un equivoco, perché Briand considera giustamente l'offensiva da Salonicco come un mezzo per determinare l'intervento della Romania, mentre gli inglesi non vogliono prendere l'offensiva se prima la Romania non entri in campagna, pretesa questa che, unita ad alcune di quelle della proposta Sazonov che sono esagerate o inopportune, minaccia per la seconda volta di mandare a monte l'intervento romeno nel momento in cui l'Austria, stretta da Russia e Italia, non potrebbe fronteggiarlo.

Briand dice molto giustamente che l'Intesa ha avuto una volta nelle sue mani il mezzo per porre termine alla guerra nei Balcani e se lo è lasciato sfuggire: ora ha nuovamente nelle sue mani questo mezzo e cioè l'offensiva da Salonicco col conseguente intervento romeno, e, se lo lasciasse sfuggire ancora, sarebbe veramente imperdonabile; e a che ciò non avvenga Briand consacra ora tutta la sua attività ed energia. Egli mi ha inoltre con grande calore pregato di chiedere a V. E. che, sempre mantenendo inflessibile la condizione dell'offensiva, l'Italia mandi a Salonicco non una brigata ma una divi

sione, perché l'invio di una brigata in più, mentre non rappresenterebbe per l'Italia un'apprezzabile diminuzione di forze sul suo fronte, corrisponderebbe meglio alla precisione degli interessi italiani in Oriente.

Convinto della giustezza di questa osservazione mi permetto appoggiare vivamente presso V. E. la domanda di Briand.

In ultimo, Briand mi ha parlato della dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania e mi ha detto nel modo più esplicito che certamente questo farebbe piacere alla Francia e che egli ritiene che un giorno o l'altro noi dovremo addivenirvi per necessità di cose. Però Francia, pienamente soddisfatta della solidarietà morale e materiale dell'Italia verso l'Intesa ormai manifestatasi in tutte le possibili forme, considera la questione di esclusiva competenza dell'Italia e si astiene dal rivolgere all'Italia qualsiasi domanda o da esprimere qualsiasi desiderio.

Governo inglese ha assunto per proprio conto al riguardo un'attitudine più accentuata, ma questo lo riguarda esclusivamente.

(l) -Cfr. n. 90, nota l, p. 57. (2) -Cfr. n. 90. (3) -Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., n. 12. (4) -Numeri particolari di protocollo per Parigi del t. gab. 913 per Il quale cfr. n. 81, nota l, e del t. gab. 916 per Il quale cfr. n. 88, nota 2. (5) -Con t. gab. 1357/126 del 12 luglio, ore 21,20, Tittoni aveva comunicato: «Circa ripartizione interessi anglo-francesi In Asia minore nuove assicurazioni mi sono state date da Margerle che nessun accordo nè discussione è avvenuta fra l due Governi e quello russo all'Infuori dello scambio d'idee del 1914, di cui già informai V. E., relativo a Costantinopoli». (l) -Sonnino non inviò alcuna istruzione in proposito. (2) -Cfr. n. 120. (3) -Numero particolare di protocollo per Parigi del t. gab. 868 del 28 giugno, ore 20, che ritrasmetteva a Parigi, Pietrogrado e Bucarest 11 t. gab. 1268/216 da Londra, non pubblicato, circa i dubbi degli ambienti politici inglesi nei riguardi di una probabile entrata in guerra della Romania.
125

IL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1392/242. Bucarest, 14 luglio 1916, ore 21,40 (per. ore 6,45 del 16).

Nella conversazione avuta stamane con Bratianu questi mi ha detto, a mia richiesta, di non aver nessuna notizia positiva intorno a disordini in Bulgaria od almeno nelle regioni di essa prossime alla Romania (mio telegramma n. 397) (l). Gli risulta tuttavia per seri indizi di un malcontento crescente nel vicino regno. Tali indizi sarebbero in primo luogo il contegno della popolazione bulgara nelle provincie ora annesse; contegno finora provocante ed ora remissivo con frequenti accenni alla maggior prudenza e previdenza manifestate dalla Romania in confronto alla Bulgaria ed in secondo luogo alle diserzioni, divenute più numerose da una quindicina [di giorni], di soldati bulgari. Da ciò Bratianu ha preso argomento per parlarmi dell'assetto della Bulgaria. Egli mi ha detto a tale riguardo che, se entra nelle idee dell'Intesa di separare la responsabilità del Re e del Governo bulgaro da quella del popolo bulgaro e quindi di garantire a quest'ultimo a guerra finita adeguati territori comprendenti ad esempio Monastir, l'entrata in azione a fianco dell'Intesa della Romania potrebbe fornire a quest'ultima il modo di... (2) per assicurare se non il concorso effettivo almeno [la neutralità] e l'inazione della Bulgaria.

Due difficoltà si presentano per la Romania ad entrare in quest'ordine d'idee colla Bulgaria o cogli elementi bulgari che ad essa sarebbero presumibilmente più favorevoli; cioè, il pericolo per non dire la certezza, d'essere denunziata alla Germania da un lato, e dall'altro il pericolo di far cosa sgradita alla Russia.

Bratianu infatti dice d'ignorare quali siano le vedute russe circa il futuro assetto della Bulgaria e vuole evitare di urtare la Russia nel momento appunto in cui si accinge, secondo egli afferma, ad entrare in campagna al suo fianco. Bratianu si è quindi dilungato intorno ai vantaggi che presenterebbe per l'ulteriore corso della guerra, nell'interesse dell'Intesa, atteggiamento a quest'ultima favorevole od almeno non ostile della Bulgaria, ed ha insistito sull'utilità per la pace europea che nessun Stato balcanico sia distrutto.

L'insistenza del Presidente del Consiglio su tale argomento con me è probabilmente in relazione al seguente brano di lettera del Nostro Augusto Sovrano al Re di Romania comunicatomi telegramma di gabinetto n. 1835 del 21 dicembre u.s. (l):

«Sarebbe particolarmente grato a S. M. il Re conoscere quali sono le vedute della Romania circa il suo speciale interesse all'equilibrio della penisola balcanica in caso di notevoli ingrandimenti della Bulgaria ».

Dal canto mio ho lasciato cadere il discorso !imitandomi ad accennare all'interesse generico dell'Italia che nessun popolo sia schiacciato e che ciascuno abbia il suo normale e legittimo sviluppo nazionale senza neppure impegnarmi a riferire al R. Governo quello che Bratianu mi ha detto.

Prego mantenere segreto su quanto precede.

(l) -T. 3342/397 del 12 lugllo, ore 2, non pubblicato. (2) -Gruppo indecifra.to.
126

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1405/244. Bucarest, 15 luglio 1916, ore 14,15 (per. ore 21,20 del 16).

Telegramma di V. E. n. 921 (2).

Le acquisizioni territoriali da garantirsi alla Romania in compenso della sua entrata in azione, risultano dalla comunicazione fatta un anno fa dai Ministri dell'Intesa a Bratianu e sono le seguenti (mio telegramma gabinetto

n. 321 del 15 luglio 1915) (3): « Les Puissances alliées sont d'accord pour assurer à la Roumanie l'acquisition de la Boucovine jusqu'au Pruth, du territoire de Marmarosch jusqu'à la Theiss et de tout le Banat ».

127

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1394/227. Atene, 15 luglio 1916, ore 15,30 (per. ore 19,15).

Giornata di ieri, festa nazionale greca, ha dato luogo in Atene a grandissima manifestazione di francofilia. Una processione di migliaia di persone sfilò

davanti legazione di Franca, si ebbero discorsi entusiastici e alla sera in pressoché tutti i teatri rappresentazioni di gala.

Sopratutto dopo articolo del Temps del 2 luglio, qui giunto avantieri e di cui V. E. avrà senza dubbio conoscenza, nel quale si accusa apertamente Re Costantino di malafede e germanofilia e si asserisce che l'azione del 21 giugno (l) non fu sufficiente e converrà quanto prima riprenderla, è impossibile non dare a questa manifestazione francofila un grande significato di politica anche interna. Non v'è dubbio che francofilo oggi significa qui non solo parteggiare per Venizelos ma anche aspirare alla Repubblica. Ho già accennato col mio rapporto n. 259 (2) al fatto che elemento militare di questa legazione di Francia è malcontento di quanto è stato fatto e si prepara con tutti i mezzi possibili ad una energica azione elettorale sia pure, se sarà il caso, abbandonando Venizelos ed appoggiandosi su Gunaris. Ora mi giunse notizia che addetto navale francese ha chiesto autorizzazione al Governo francese di imporre al Governo ellenico durante il periodo elettorale l'allontanamento di tutti gli agenti germanici e la cattura in campi di concentramento di oltre trecento greci. Ignoro se Governo francese approvi questi metodi e se essi riesciranno. Certo si è che addetto navale francese sembra risoluto ad andare sino al termine nella via della intromissione nella politica greca.

Greci che gridano oggi per la strada viva la Francia, non possono ignorare che, così facendo, si mettono interamente in mano ad essa, lasciandosi da essa condurre a svolgimenti e rivoluzioni nella loro vita nazionale di cui né essi stessi né nessuno è ora in grado di prevedere risultati finali.

(1) -Cfr. serle V, vol. V, n. 219. (2) -Cfr. n. 92. (3) -Cfr. serie V, vol. IV, n. 431.
128

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 967. Roma, 15 luglio 1916, ore 21. (Meno Bucarest) -Ho telegrafato al R. Ministro a Bucarest quanto segue:

(Per tutti) -Questo Ambasciatore di Russia mi ha rilasciato il seguente promemoria: «Le potenze alleate non fanno, sembra, obiezioni alle basi che abbiamo proposte per un possibile accordo con la Romania. Sarebbe desiderabile, per evitare ogni ritardo nella elaborazione del progetto d'accordo, lasciar ai rappresentanti delle potenze a Bucarest la decisione nelle questioni secondarie dopo intesa unanime fra di noi 1>,

Ho detto a Giers che consentivo nella proposta del Governo russo cui si allude nel promemoria che precede. Avverto V. S. che, essendosi dimostrate Russia, Inghilterra e Francia contrarie all'accessione della Romania alla di

chiarazione di Londra, V. S. vorrà anche per questo punto dimostrare il suo accordo con i colleghi in forma più esplicita di quella risultante dalle istruzioni contenute nel mio telegramma n. 908 (l).

(l) -Cfr. n. 18. (2) -Non rinvenuto.
129

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1408/245. Bucarest, 15 luglio 1916, ore 21,55 (per. ore 1 del 18).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 921 (2).

Izvolskij ha telegrafato a questo Ministro di Russia osservazioni di Briand alle proposte russe. Esse concordano sostanzialmente con quelle dell'E. V. Briand però, pur non facendone una conditio sine qua non, insiste perché la Romania dichiari la guerra anche alla Germania affinché « non si ripeta la situazione equivoca dell'Italia».

D'altra parte il Generale Alexejev ha telegrafato a questo addetto militare di Russia che a rigore non insisterebbe sull'impiego dell'e:ercito romeno fuori dei territori a cui la Romania aspira o sulla limitazione dell'acquisto da parte di essa ai soli territori che essa avrà occupato.

D'altro lato, circa insistenza di Bratianu per un'offensiva da Salonicco, questo ministro di Francia è stato informato da Briand che Sarrail avrà un contegno aggressivo di fronte ai bulgari per impedir loro di spostare forze verso la Romania. Sarrail dal suo lato dichiara che potrà prendere l'offensiva dopo, e non prima come vorrebbe Bratianu che fosse, l'entrata in azione. Siccome questione della Bulgaria è, come l'E. V. avrà rilevato dai miei telegrammi (3), essenziale per Bratianu, sarebbe opportuno che ad evitare ogni malinteso noi fossimo informati della reale situazione a Salonicco e cioè della possibilità o meno che quelle truppe anglo-francesi prendano l'offensiva.

130

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE (4)

T. 1785. Roma, 15 luglio 1916, ore 22.

(Meno Washington) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Washington quanto segue:

(Per tutti) Rodd mi chiedeva se eravamo disposti ad appoggiare le osservazioni fatte dal suo Governo a Washington relativamente al trattamento da farsi ai sommergibili che si presentavano sotto la veste di navi mercantili.

Ho risposto che mi parevano giuste tutte le ragioni esposte nel promemoria comunicatomi (1), relativamente alla necessità di non considerare applicabili ai sommergibili tutte le regole di diritto internazionale marittimo fin qui ammesse universalmente per le navi mercantili ordinarie. Ma mi sembrava oggi molto difficile formulare le nuove regole da sostituirsi. Per fare ciò occorrerebbe concertarsi tra gli alleati discutendo a fondo i problemi che si presentavano nei riguardi del nuovo mezzo di navigazione. Che intanto approvavo il concetto che si cercasse di concertare con gli Stati Uniti qualche modus vivendi provvisorio che tutelasse per la durata della guErra gli interessi maggiori degli alleati. Che in questo senso non avevo obiezioni a dare istruzioni a V. E. di associarsi ai passi che facessero gli alleati.

Prego V. E. agire in conformità di quanto precede.

(l) -Cfr. n. 75. (2) -Cfr. n. 92. (3) -Cfr. n. 125. (4) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 17.
131

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3351/183. Beverly Farms, l15] luglio 1916, ore ... (per. ore 1,40 del 16).

Mio telegramma n. 176 (2).

Wilson ha accettato proposta di Carranza affidare soluzione delle difficoltà esistenti ad una Commissione mista di americani e messicani. Questa Commissione che si comporrebbe di tre delegati di ciascuna parte, dovrebbe riunirsi in una località degli Stati Uniti durante prossimo agosto. Continua intanto graduale ritiro delle truppe americane la cui linea anteriore di 350 miglia è ridotta oggi a circa 100 miglia mentre Carranza persegue con effettivo rigore le bande di Villa. Questo Governo ha tolto pure embargo sui generi alimentari destinati Messico.

132

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1406/313. Pietrogrado, 16 luglio 1916, ore 12 (per. ore 20,45).

Telegramma di V. E. n. 546 (3).

Sazonov ha accolto con soddisfazione la comunicazione da me fattagli del telegramma suddetto ma ha tosto rilevato che date le circostanze occorrerebbe un più numeroso contingente di nostre forze, invio di una sola brigata essendo insufficiente per determinare, insieme ai novemila uomini che la Russia invierà

prossimamente a Salonicco, un'efficace offensiva da quel fronte. Quanto alla condizione che quel corpo d'occupazione passi sollecitamente ad una energica offensiva, Sazonov mi ha dichiarato che egli è partigiano convinto non meno di Alexejev di tale offensiva ma che il deciderla non dipende dalla Russia soltanto (la quale anzi non ha avuto fino ad ora che una parte indiretta per quanto riguarda il fronte di Salonicco) ma bensì dalla Francia e dall'Inghilterra le cui intenzioni non sono ancora definite. In conclusione Sazonov ritiene che il concorso militare cui condiscenderebbe l'Italia non sia sufficiente e che condizione di una «sollecita, energica offensiva » debba essere discussa anche con Francia e Inghilterra. Da informazioni particolari da altre fonti mi risulta poi che Sarrail giudica indispensabile per una efficace offensiva, l'invio di almeno due altri corpi d'armata ed un considerevole aumento dell'artiglieria da montagna. L'Inghilterra ha provveduto a quanto mi viene riferito all'invio dell'artiglieria richiesta ma è tuttora esitante circa un ulteriore invio di uomini mentre ritiene avere già fornito sua parte di contingente nella misura compatibile coi suoi interni bisogni.

(l) -S.l tratta di un progetto del promemoria In da-ta 18 luglio 1916 presentato Il giorno seguente a Washlngton. (2) -Cfr. n. 87. (3) -Numero particolare di protocollo per Pietrogrado del n. 102.
133

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1398/314. Pietrogrado, 16 luglio 1916, ore 12 (per. ore 1,30 del 17).

Sazonov mi ha detto che per affrettare le pratiche con la Romania, Ministero Imperiale formulerà sollecitamente il testo della comunicazione da farsi a Bratianu e lo sottoporrà all'approvazione dei tre Gabinetti alleati.

Caposaldo dell'eventuale accordo rimane sempre l'entrata in guerra della Romania entro il più breve termine possibile. Alexejev ammetterebbe come ultima data il 25 luglio (7 agosto).

134

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1402/240. Londra, 16 luglio 1916, ore 14,54 (per. ore 19,20).

Stamane sono partiti Ministro del Tesoro e generale Dallolio, entrambi, soddisfatti delle accoglienze ricevute e del risultato della loro visita. LL. EE. furono da me presentate ieri a S. M. il Re che li ricevette con marcata deferenza e cordialità.

Tanto Mac Kenna quanto Grey, coi quali Ministro del Tesoro ha avuto occasione di intrattenersi più a lungo, mi hanno manifestato loro sentimenti di rispetto, fiducia e vivissime simpatie per S. E. Disse Mac Kenna a prescindere dal suo naturale desiderio di rendere servizio all'Italia alleata gli sarebbe riuscito caro di adoperarsi nei limiti del possibile non fosse altro che per fare cosa gradita a S. E. Carcano del quale si è professato sincero ammiratore e col quale si augura. di aver sempre a trattare personalmente in eventuali future occasioni. Dal canto suo Grey mi ha detto che era stato assai lieto di fare la conoscenza di un così eminente uomo di Stato e di personaggio così affabile, leale, simpaticissimo. Abbiamo, aggiunse sorridendo, parlato liberamente di tutto persino delle note questioni attinenti la Germania.

Lloyd George ha dimostrato uguale cordialità, premura, simpatia al generale Dallolio.

In conclusione mi è grato poterè sottoporre a V. E. l'impressione mia che prima visita a Londra dei rappresentanti Governo di S. M. possa considerarsi come un successo.

135

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1401/241. Londra, 16 Zuglio 1916, ore 20,50 (per. ore 1,35 del 17).

Congedati che ebbe Ministro del Tesoro e generale Dallolio il Re mi intrattenne ieri ancora per qualche minuto. Compiacquesi per visita Londra dei rappresentanti del R. Governo ed alluse all'impressione favorevolissima lasciatagli dal Ministro del Tesoro che disse «avergli inspirato subito grande simpatia». S. M. volle poi che io assicurassi lui e V. E. che, tanto per questione finanziaria quanto per munizioni e per tutto il resto, Governo britannico è felicissimo di rendere servizio agli alleati beninteso nei limiti del possibile. Oggi dei quotidiani cinque milioni sterline spesi per guerra un milione e mezzo è rappresentato dalle anticipazioni alle colonie ed agli alleati. Cinque milioni ritengonsi limite massimo delle spese giornaliere. Governo britannico non potrebbe sorpassarlo senza esporre se stesso e per conseguenza gli alleati ad essere «travolti addirittura».

Senza entrare in particolari e con la naturale discrezione accennò vagamente S. M. alle ingenti domande russe e alle riluttanze del Governo francese ad accrescere le tassazioni che qui hanno invece assunto ingenti proporzioni cioè del 42% sui redditi più larghi. Colsi l'occasione a rappresentare a S. M. che anche in Italia si è tassato senza pietà e che sacrifici sopportati del nostro paese commisuratamente alla potenzialità nazionale sono forse anche più gravi, nostre spese di guerra già avvicinandosi verso la cifra di un miliardo mensile. E del resto Inghilterra anticipa bensì, ma a suo tempo sarà rimborsata mentre noi e gli altri tale rimborso dovremo affrontare con nuovi e più gravi sacrifici.

Dopo di che S. M. presemi le due mani con accento familiare, amichevolissimo mi fece sorridendo: « e così, quando dichiarate la guerra ai tedeschi? ».

«Non ho voluto per delicatezza rivolgere al vostro Ministro simile domanda che egli avrebbe forse trovato indiscreta, ma con Voi naturalmente parlo con maggiore libertà».

Risposi in generale coi soliti argomenti: minaccia Svizzera, necessità provvedere alla difesa di quella frontiera, ecc., stato di guerra esistere praticamente sotto ogni aspetto, il proclamarlo rappresentare mera formalità, ecc.

Il -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

Replicò Sua Maestà che non volc:_. che le sue parole venissero fraintese quasi che egli, suo Governo ed un numero necessariamente ristretto di persone bene informate non si rendano conto di queste difficoltà e meno ancora che non comprendano e non apprezzino al loro altissimo valore grande, seria importanza degli sforzi militari dell'Italia e suo prezioso contributo alla causa comune. Regolamento della nostra situazione verso Germania assai importavagli, prima e soprattutto per l'effetto che produrrebbe con l'eliminare lo stupore, i raffronti ed i commenti generali e sempre crescenti facilmente constatabili anche in superficiali fugaci contatti con britannici nel Regno Unito non meno che nelle colonie. Avendo io riconosciuto esistenza di un tale stato d'animo popolare che mi faceva l'effetto di una ossessione collettiva determinata da ragioni meramente sentimentali, rispose Sua Maestà che appunto per tale origine sentimentale rimontare la corrente, spiegare e persuadere diventava una impresa oltremodo ardua. «Io » concluse, «penso non solo al presente, ma anche più al futuro e parlo di tutto questo per quella grande sollecitudine che sapete bene che ho nel consolidamento progressivo dei rapporti cordiali non fra i due Governi, ma fra i due popoli>>.

Sua Maestà pose termine all'udienza con calorosi rallegramenti per progressivo sempre più confortante, promettente svolgimento delle nostre operazioni e con la manifestazione di speranze per una prossima vigorosa azione sull'Isonzo, di simpatico rincrescimento per la perdita dell'Impetuoso, di convinzione in un lontano sfacelo degli austriaci mostratisi in fatto di brutalità degni discepoli dei tedeschi, di fiducia assoluta nella comune vittoria finale che però non sembragli probabile raggiungere entro l'anno corrente. Degli argomenti principali di questo mio supplementare colloquio ragguagliai subito Ministro del Tesoro.

136

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. GAB. 979. Roma, 17 luglio 1916, ore 20,10.

Barrère mi ha comunicato il desiderio del suo Governo che l'Italia concorra alla spedizione di Salonicco con una divisione anziché con una brigata e che .:!iò avrebbe facilitato quel movimento offensivo cui il Governo francese era favorevole.

Ho risposto che la questione era essenzialmente militare e che il Governo per dare una risposta doveva prima sentire il Comando Supremo relativamente alla possibilità di elevare il contingente di una brigata già consentito in massima nel supposto di una sollecita avanzata offensiva. Non mi pareva però che vista la varietà delle fronti cui dovevamo già provvedere, e la permanente possibilità ad un attacco nemico contro Valona fosse probabile un nostro assentimento (2).

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, clt., p. 18. (2) -Per la risposta di Cadorna cfr. n. 138.
137

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1411/61. Stoccolma, 18 luglio 1916, ore 17,40 (per. ore 1,40 del 19).

Principe Nicola di Grecia giunto qua ieri sera dalla Germania riparte stasera per la Russia. Mio collega di Russia che l'ha veduto, ha impressione che a Pietrogrado non si sia prevenuti di quella visita la quale avrebbe per iscopo di ottenere dallo Zar un mutamento dell'attitudine dell'Intesa verso la Grecia.

S. A. ha protestato innanzi tutto i sentimenti amichevoli del Re Costantino, della Famiglia Reale e del Governo ellenico per l'Intesa; si è lamentato dei procedimenti dei rappresentanti diplomatici• e militari dell'Intesa (ed in particolar modo del ministro di Francia) in Grecia; ha deplorato la fiducia che l'Intesa ripone in Venizelos, il quale sarebbe animato da tendenze repubblicane e preparerebbe la rovina della dinastia. Principe Nicola ha aggiunto in via strettamente confidenziale, che la posizione degli alleati a Solonicco è debole perché il loro esercito è una accozzaglia di truppe eterogenee in cui non ci sono di buono che cinquantamila francesi: i serbi stanchi della lunga lotta sentendosi vicino alla loro patria sarebbero inclini a disertare, ciò che obbliga il Comando in Capo a misure preventive e repressive esemplari.

138

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1414/2569. Comando Supremo, 19 luglio 1916, ore 8 (per. ore 8,50).

Risposta al telegramma di gabinetto n. 979/40 (l).

Sarebbe mio vivo desiderio poter aderire alla richiesta dell'ambasciatore di Francia, da V. E. comunicatami.

Però, esigenze attuali e possibili del nostro teatro della guerra che V. E. conosce e necessità di prevedere eventuali rinforzi Valona, non consentono ulteriori distrazioni di forze.

Prego soprattutto considerare che divisione richiesta per Salonicco dovrebbe essere completa di servizi e di artiglieria da campagna, mentre di quest'ultima abbiamo grande scarsità, tanto che le sedici nuove brigate di fanteria, formate nel corrente anno, si sono dovute costituire senza corrispondenti aumenti di artiglieria da campagna.

Sono di parere, perciò, che nostro concorso a Salonicco debba essere limitato ad una sola brigata, e ciò a titolo di semplice rappresentanza della nostra bandiera non già nell'intento di prestare all'offensiva degli alleati, da quella base d'operazione, effettivamente forte cooperazione che non ci sarebbe possibile di dare dopo concorso già portato di artiglieria in Albania (2).

(l) -Cfr. n. 136. (2) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 983 del 19 lug!lo, ore 20.
139

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1423/318. Pietrogrado, 19 luglio 1916, ore 12 (per. ore 15,50 del 10).

Dopo constatato consenso di massima dei gabinetti di Parigi Londra Roma alla comunicazione da farsi a Bratianu e dopo introdottevi modificazioni nel senso da essi desiderato, Neratov ne ha redatto il testo definitivo che verrà telegrafato oggi o domani ai tre gabinetti con preghiera ai medesimi di impartire ai rispettivi rappresentanti in Bucarest istruzioni di associarsi, sia verbalmente, sia mediante nota identica al passo del ministro di Russia. A quest'ultimo verrà simultaneamente telegrafato detto testo con istruzioni di presentarlo non appena suoi colleghi siano autorizzati ad associarsi alla comunicazione. Testo consta di solo cinque punti.

Il primo contiene proposte alternative di dichiarare guerra anche alla Germania oppure soltanto all'Austria alla Bulgaria e alla Turchia rompendo le relazioni diplomatiche ed economiche con tutti gli Stati nemici.

Il secondo reca la condizione che esercito romeno combatta contro tutti i nemici. (Questa clausola è specialmente pel caso in cui romeni si imbattano in truppe germaniche mescolate con austriache).

Il terzo promette acquisto alla conclusione della pace dei territori specificati nel punto quarto che Romania avrà occupato con le proprie armi. Ciò non esclude che esercito romeno abbia a prestare concorso altrove.

Il punto quarto enumera in dettaglio territori promessi che sono quelli dei negoziati del maggio 1915.

Il quinto chiede che Romania si ir:::.pegni a entrare in azione entro il 25 luglio (7 agosto). Si dichiara infine che se Romania non può impegnarsi fin d'ora a entrare in azione entro quel termine le potenze si considereranno sciolte dalle proposte surriferite.

140

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3389/511. Pietrogrado, 19 luglio 1916, ore 12 (per. ore 17 del 20).

Confermo notizia prossima pubblicazione di un solenne atto Imperiale che, sanzionando promesse precedentemente fatte ai polacchi, chiarirà e determinerà regime di autonomia che sarà prossimamente accordato.

Ho motivo di ritenere che Sazonov ha molto contribuito a questa decisione dell'Imperatore, la cui opportunità è resa tanto maggiore dai maneggi lusingatori a cui Austria e Germania non cessano di ricorrere per accaparrarsi opinione favorevole polacchi.

141

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1425/319. Pietrogrado, 19 luglio 1916, ore 13 (per. ore 16,50 del 20).

Constami che prima di partire per la Finlandia, Sazonov ha ricevuto il signor Giurie, deputato boemo al Parlamento nazionale viennese e membro del... (l) di Praga, il quale gli espose il piano del suo gruppo per creazione di uno Stato ceco indipendente. Sazonov ha accolto con cortese benevolenza le dichiarazioni ed i progetti di Giurie, ma non lo ha incoraggiato !asciandogli invece comprendere che la posizione geografica della Boemia pesa grandemente su questa e rende difficile realizzazione delle aspirazioni dei patrioti boemi.

142

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 985. Roma, 19 luglio 1916, ore 18,30.

Questo ambasciatore di Russia mi ha comunicato il testo del progetto di convenzione da concludersi tra le potenze e la Romania per l'entrata di questa ultima in guerra. Tale progetto sarà presentato dal ministro di Russia a Bratianu quando Poklevskij saprà dai suoi colleghi che i Governi d'Italia, Francia ed Inghilterra sono pronti a firmarlo. Dopo avvenuta la consegna del testo a Bratianu i ministri d'Italia, Francia ed Inghilterra dovranno dichiarare a Bratianu tale decisione del loro rispettivo Governo. Se suoi colleghi di Francia e Inghilterra riceveranno analoghe istruzioni autorizzo V. S. a manifestare assentimento del R. Governo prima a Poklevskij e poi a Bratianu.

143

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1421/74. Corfù, 19 luglio 1916, ore 20 (per ore 23,20).

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che non da Pasic né da Ristic ma da altra fonte era giunta al Governo serbo la voce che a Roma si tratterrebbe ora l'intervento Romania e me ne chiedeva.

Ho risposto che ignoravo.

Ministro continuando tuttavia su quell'ipotesi diceva che in tal caso era certo il ritorno del Governo serbo entro poche settimane su un lembo almeno del suo territorio e che ciò, anche se la riconquista totale fosse poi lenta, sarebbe

prezioso ora che agenti austriaci tentano di seminare scoraggiamento e lo stesso esercito serbo a Salonicco è inondato di foglietti annunzianti ai serbi che sono traditi dalla Russia colla Bulgaria con cui ha accordi segreti.

Ministro concludeva che almeno sarebbe necessario alla Serbia la presenza a Salonicco di un solo pur minimo contingente russo.

Riferisco ad ogni buon fine quanto precede soprattutto perché sintomo di un penoso stato di spirito, forse differente da quello che Pasic costì cerchi di far apparire basandosi sul fatto della ricostituzione di un nuovo esercito.

(l) Gruppo lndecifrato.

144

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1433/250. Bucarest, 19 luglio 1916, ore 22 (per. ore 7,30 del 21).

Ministro di Russia ha ricevuto da Pietrogrado un memorandum contenente il testo del progetto della convenzione per la cooperazione della Romania coll'Intesa da comunicarsi a Bratianu appena gli altri tre colleghi dell'Intesa abbiano ricevuto istruzioni analoghe.

Testo contiene il termine fisso 7 agosto prossimo per l'entrata in campagna della Romania. Esso contiene inoltre un articolo 3 relativo alle acquisizioni territoriali da riconoscere alla Romania ed all'impiego dell'esercito romeno anche tuori di tali territori di cui V. E. constata l'illogicità nel suo telegramma gabinetto n. 921 (l).

Enumerazione dei territori in questione è fatta in modo preciso e corrisponde tn tutto a quello riportato nel mio telegramma gabinetto segreto n. 321 in data 15 luglio anno scorso (2); solamente contiene una clausola a favore dei serbi del Banato che l'anno scorso fu abbandonata in seguito all'opposizione di Bratianu e che certamente Bratianu respingerà anche ora. Memorandum conclude coll'avvertimento che se la Romania non entra in azione subito, l'Intesa si riserva [decidere] ulteriormente, secondo la situazione militare del momento, intorno alle condizioni della sua collaborazione coll'Intesa. Ministro di Russia ha ordine di presentare il memorandum a Bratianu possibilmente domani ma in mancanza di istruzioni analoghe al ministro d'Inghilterra, ministro di Francia ed a me, si limiterà frattanto a fare stasera o domani a Bratianu la comunicazione di cui telegramma di V. E. gabinetto n. 935 (3), la quale permette almeno sapere se Bratianu accetta un termine fisso e prossimo per l'entrata in campagna.

Circa Salonicco ministro di Francia è autorizzato a dichiarare a Bratianu

che Sarrail è pronto a prendere offensiva non appena la Romania entri in

guerra, concordando la propria azione contro le truppe bulgare con quella del

l'esercito romeno.

(l) -Cfr. n. 92. (2) -Cfr. serie V. vol. IV, n. 431. (3) -Cfr. n. 111.
145

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1431/252. Bucarest, 19 luglio 1916, ore 22 (per ore 7,30 del 21).

Mio telegramma gabinetto n. 250 (l).

Istruzioni Alexejev a questo Adde'.;•o militare di Russia per la convenzione militare, sembrano più ragionevoli di quelle del Ministro degli Affari Esteri russo a Poklevskij.

Tatarinov infatti è autorizzato a rinunziare alla cooperazione delle truppe romene fuori dei territori cui aspira la Romania. Del resto circa la cooperazione truppe russe colle romene Alexejev usa a quest'ultime ogni possibile riguardo. Circa l'invio di truppe russe in Dobrugia Alexejev sembra disposto giungere fino ad un corpo d'armata composto di due divisioni di fanteria ed una di cavalleria.

Nei pressi di Reni i russi tengono pronto il materiale di costruzione di un ponte militare.

146

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1434/321. Pietrogrado, 20 luglio 1916, ore 12 (per. ore 10 del 21).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi comunica il testo definitivo della comunicazione da farsi alla Romania. Poiché esso contiene qualche modificazione al precedente progetto lo riproduco qui appresso ad ogni buon fine:

« Art. l. -La Roumanie s'engage à déclarer simultanément la guerre à toutes les Puissances qui se trouvent en guerre avec les Puissances alliées. Art. 2. -La Roumanie s'cngage ò. employer toutes ses forces armées à combattre tous les ennemis des alliés.

Art. 3. -La Roumanie acquérra par le traité de paix dans les limites précisés par l'art. 4éme du présent accord les territoires qu'elle aura conquis sur l'Autriche-Hongrie par la force de ses armes. Il est toutefois entendu que l'action de l'armée roumaine ne se limitera pas à ces territoires et sera portée en dehors de leurs limites si les intéréts de la cause commune des alliés l'exigent.

Art. 4. -Les limites des territoires mentionnés à l'article précédent sont fixés comme suit, etc. etc. Art. 5. -L'entrée en guerre de la Roumanie devra avoir lieu au plus tard le 25 juillet (7 aoùt). Art. 6. -Une convention militaire entre la Russie et la Roumanie sera conclue immédiatement ».

Segue la dichiarazione che le Potenze non si considereranno più legate dalla proposta suddetta se Romania non creda di poter impegnarsi fin da ora a entrare in guerra entro il 25 luglio (7 agosto).

(l) Cfr. n. 144.

147

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO BELGA A LE HAVRE, CARIGNANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1428/36. Le Havre, 20 luglio 1916, ore 20,30 (per. ore 22,40).

Mi riferisco miei telegrammi nn. 29 (l) e 34 (2). Solo ora ho potuto vedere il Ministro degli Affari Esteri al suo ritorno da Londra.

Egli si mostrò soddisfatto della visit::t e mi ha detto che la sua idea di sostituire alla neutralizzazione del Belgio l'indipendenza politica ed economica sotto la garanzia della Francia e Gran Bretagna, ha trovato buona accoglienza. Belgio non contrarrebbe però alleanza.

Ho saputo d'altra parte che uguale accoglienza vi ha fatto Governo francese il quale completerebbe forse il progetto di garanzia con un corollario militare.

148

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI

T. GAB. 994. Roma, 20 luglio 1916, ore 21.

Seguito al mio telegramma gabinetto n. 983 (3).

Prego v. E. esprimersi con cotesto Governo in conformità di quanto precede circa l'impossibilità di partecipare eventualmente alla spedizione di Salonicco con forze superiori ad una brigata.

149

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1430/129. Parigi, 20 luglio 1916, ore 21 (per. ore 23,20).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 723 (4). Briand sempre più infervorato per l'offensiva di Salonicco mi ha rinnovato premure vivissime perché venga da noi inviata una divisione invece di

{2) Cfr. n. 74. {3) Cfr. n. 138, nota 2. (-4) Numero particolare di protocollo per Parigi del t. gab. 983, per il quale cfr. n. 138, nota 2.

una brigata. Brland ha ancora una vJl~a persistentemente [insistito] sull'importanza del nostri interessi in Oriente dicendo che una nostra maggiore cooperazione a Salonicco altro non sarebbe che una affermazione più energica degli interessi stessi. Ha poi soggiunto che Joffre insisterà personalmente e con speciale premura presso Cadorna.

Ciò posto io ho creduto bene non dirgli quanto Cadorna ha telegrafato a V.E.

Se la sola obiezione da vincere fosse quella di non poter dare ad una divisione la corrispondente artiglieria di campagna si potrebbe forse chiedere alla Francia di darla.

(1) -Cfr. n. 74, nota 1.
150

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1445/253. Bucarest, 20 luglio 1916, ore 21,40 (per. ore 11,45 del 22).

Mio telegramma gabinetto n. 250 (1).

Bratianu a cui Ministro di Russia ha fatto ieri sera la comunicazione di cui telegramma di V. E. n. 935 (2) ha, secondo Poklevskij mi comunica, risposto che per lui la data dell'entrata in azione, purché non sia anteriore alla fine del corrente mese di luglio vecchio stile, non ha grande importanza giacché da questa epoca in poi egli è pronto.

Quello che a lui importa è che le quattro condizioni da lui poste (mio telegramma gabinetto n. 225) (3) siano accettate.

Egli riconosce che le prime tre si sono verificate atteso che la situazione militare degli alleati seguita ad essere buona, russi avanzano sempre in Bucovina ed in Galizia e se materiale di guerra già giunto non è proprio quello che più a lui occorre, la Distritza e l'altro piroscafo romeno hanno tuttavia lasciato Bordeaux ed egli si contenterà di sapere che il relativo carico è stato posto in vagoni alla volta della Romania.

Rimane la quarta condizione che egli aveva formulato a Parigi in questi termini e per la quale non ha ricevuto alcuna risposta: «Generale Sarrail prenderebbe l'offensiva da Salonicco dieci giorni prima della data dell'entrata in campagna della Romania in modo da impedire ogni azione bulgara durante la mobilitazione romena». Bratianu ha aggiunto avergli il Ministro di Germania dichiarato che i bulgari hanno sotto le armi un milione d'uomini, ecc.

Ministro di Russia ha preannunziato a Bratianu le istruzioni ricevute dal Ministro di Francia al riguardo (mio telegramma gabinetto n. 250) e che Blondel in persona gli ha subito dopo confermato. Blondel anzi ha telegrafato poi a Parigi chiedendo se ed in quali condizioni l'offensiva di Sarrail potrebbe precedere l'entrata in azione della Romania.

In conclusione Bratianu pure mostrandovisi piuttosto restio non ha opposto un reciso rifiuto alla fissazione d'un termine immutabile per l'entrata in azione.

Egli ha però insistito perché si discutano subito convenzione politica e militare per la quale ultima addetto militare russo sarà da lui ricevuto domattina.

Nel corso della conversazione Ministro di Russia ha detto a Bratianu di temere che, se non accetta un termine fisso e prossimo, ministri dell'Intesa saranno incaricati di notificargli ritiro delle anteriori concessioni e che il generale Alexejev ha telegrafato a colonnello Tatarinov che se Romania non entra in azione per il 25 di luglio corrente vecchio stile egli si riserva di ritirare o spostare le sue truppe di Bucovina e di Galizia giacché per i russi non sono questi i punti principali ma bensì Kovel ove occorre loro concentrare ogni sforzo. Bratianu sarebbe stato molto impressionato da queste due dichiarazioni e specialmente dalla seconda. Stasera vedrò io Bratianu (1).

(l) -Cfr. n. 144. (2) -Cfr. n. 111. (3) -Cfr. n. 67.
151

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1446/254. Bucarest, 20 luglio 1916, ore 21,40 (per. ore 12,35 del 22).

Mio telegramma gabinetto n. 253 (2). Ho appoggiato vivamente presso Bratianu passo di Poklevskij ed egli mi ha confermato sostanzialmente quanto avevo dichiarato a quest'ultimo.

Bratianu mi ha detto che se dopo entrata in azione dell'Italia e fino ad ora aveva considerato nell'interesse della Romania ritardare la sua partecipazione alla guerra ora ritiene dover rompere gl'indugi e quindi è pronto ad iniziare ostilità alla fine di luglio od ai primi di agosto vecchio stile. Però egli intende di essere garantito dalla parte dei bulgari. Se russi mancando all'impegno preso precedentemente non vogliono più mandare 200.000 uomini ma solo una cinquantina di migliaia egli ha assolutamente bisogno che Sarrail prenda l'offensiva da Salonicco facendo il possibile, sino a che Romania entra in azione, perché i bulgari non possano disturbare mobilitazione romena. Ciò nonostante egli dovrà lasciare dalla parte dei bulgari non meno di 150.000 uomini coi 50.000 russi e ciò sarà appena sufficiente per una frontiera d'un migliaio di chilometri. Bratianu mi ha detto poi che i bulgari hanno chiuso da tre settimane ogni comunicazione colla Romania per la via di Rutsciuk la quale è stata armata con cannoni pesanti. Su tale questione della preventiva offensiva da Salonicco Bratianu mi ha dichiarato che sarà irremovibile. Ha soggiunto quindi che se Intesa avesse bene compreso i suoi interessi avrebbe mandato altri quattro o cinquecentomila uomini a Salonicco in

modo da fare del teatro balcanico che è il punto debole degli Imperi centrali e dei loro alleati una fronte principale di attacco.

Secondo le dichiarazioni di Bratianu esercito romeno mobilizzato conterebbe 560 a 600.000 combattenti ed il corpo d'invasione in Transilvania 300.000 combattenti.

Egli ha concluso che condizione assoluta di successo per la Romania è di poter in un solo slancio superare zona montagnosa scendendo nella pianura ungherese. Perciò appunto è per essa questione vitale di non essere impegnata a fondo dalla parte della Bulgaria.

(l) -Cfr. n. 151. (2) -Cfr. n. 150.
152

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1440/255. Bucarest, 20 luglio 1916, ore 21,40 (per. ore 6 del 22).

Bratianu è tornato sulla questione del nostro trattato coll'Intesa ed io mi sono espresso con lui nei termini dei telegrammi di V. E. gabinetto nn. 900 e 908 (1). Non posso nascondere che Bratianu ha preso le mie dichiarazioni piuttosto male e dopo aver recriminato sul passato mi ha detto di aver sperato che si sarebbe potuto avere tra i due paesi una collaborazione intima che fosse andata al di là della guerra attuale ma di esser dolente constatare che il contegno del R. Governo a suo riguardo è più diffidente di quello degli altri stati dell'Intesa. Infatti due di questi (credo siano Francia ed Inghilterra) gli hanno dichiarato di aver informato l'Italia che non si opponevano a che questa gli comunicasse il suo trattato coll'Intesa.

Bratianu ha insistito sul fatto che egli non vuole sapere quali territori ci sono stati promessi ma solo in quale forma sia stato redatto il nostro trattato e quali garanzie ci siano state date per la sua esecuzione. Io naturalmente secondo le istruzioni di V. E. gli ho detto che la garanzia è la buona fede dei contraenti ma egli non ne è sembrato molto persuaso.

153

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (2)

T. GAB. 1000. Roma, 21 luglio 1916, ore 17,30.

Giers mi informa riservatamente che Plamenac si è mostrato desideroso di far muovere possibilmente qualche movimento di ribellione contro gli austriaci nel Montenegro, e vorrebbe inviare a questo scopo laggiù il già capitano del porto di Antivari. Vorrebbe che noi lo sbarcassimo sopra un punto della costa; e anche che dopo qualche giorno lo andassimo a riprendere.

Ho risposto che non potevo che ripetere quanto avevo già detto genericamente in proposito allo stesso Plamenac; che in tutta questa faccenda non potevo non andar d'intesa col Comando Supremo, che era solo in condizioni di giudicare della praticità di simili tentativi. Che naturalmente il Comando non poteva assumersi nessuna responsabilità effettiva sulla esecuzione di siffatti progetti rivoluzionari; ma che aveva il diritto di esserne informato, per vietarli ove li considerasse inopportuni o dannosi.

Plamenac doveva quindi rivolgersi alle autorità militari che fino allo sbarcare il suo messo sulla costa montenegrina o albanese potevo capire che vi si consentisse; che però mi pareva assolutamente da escludersi la promessa di rimbarco a data fissa potendo essa contenere molti pericoli e insidie (1).

(l) -Cfr. nn. 69 e 75. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 19.
154

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (2)

T. GAB. 1001. Roma, 21 luglio 1916, ore 17,30. (Meno Parigi) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Parigi quanto segue:

(Per tutti) -Barrère è tornato ad insistere in nome di Briand sull'invio per parte nostra di una divisione anziché di una brigata a Salonicco; e ciò per rendere più facile una offensiva, richiesta da stringenti ragioni politiche.

Ho risposto che l'opinione del Comando era contraria a tale aumento del nostro contingente, spiegandogliene i motivi.

Barrère mi ha pregato di riproporre la questione al Comando; al che ho dsposto che avrei informato il medesimo delle insistenze di Briand, che mi erano pure state telegrafate da V. E. (3).

155

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1006. Roma, 21 luglio 1916, ore 21.

Ministero della Marina, convinto che sommergibili austro-tedeschi riescono con opportune segnalazioni dal litorale albanese fra Aspri-Ruga e Capo Kefali eludere vigilanza esercitata dalle nostre crociere e trovandosi nella impossibilità di aumentare la vigilanza costiera per assoluta mancanza di mezzi, ha proposto di estendere occupazione del nostro fronte sud di Valona fino alla catena dei monti che finisce al mare precisamente al sud di Porto Palermo.

Io ho sconsigliato operazione facendo rilevare che una estensione a sud del nostro fronte in Albania mentre accrescerebbe fortemente la ostilità greca verso di noi non sarebbe conciliabile con la ristrettezza dei nostri effettivi a Valona.

Comando Supremo, pur convenendo che limitate forze di Valona non consentirebbero procedere occupazione diretta di Porto Palermo, propone spingere occupazione dal nodo Bogunica sino alle pendici del Kalarat che comandano Porto Palermo in modo da tenere la rada sotto il fuoco di qualche pezzo d'artiglieria opportunamente portato sulle pendici medesime. R. Marina con un distaccamento di sbarco occuperebbe la rada e si collegherebbe coll'occupazione di Kalarat mediante la mulattiera da migliorarsi. In tal modo il distaccamento potrèbbe essere vettovagliato anche da terra e se attaccato da forze superiori eventualmente ripiegare sul Kalarat sotto la protezione dell'artiglieria.

Prego V. S. farmi conoscere suo parere su conseguenze immediate o prossime di una simile mossa (l).

(l) -Per la risposta d! Cadorna cfr. n. 178. (2) -Ed., in SONNINO, Diario, c!t., p. 19. (3) -Cfr. n. 149.
156

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1451/256. Bucarest, 21 luglio 1916, ore 21,35.

Telegramma di V. E. gabinetto n. 985 (2). Telegramma identico dei quattro ministri in seguito a comunicazione fatta a Bratianu dal Ministro di Russia:

«Mon collègue russe vient de communiquer à M. Bratianu texte mémorandum que Vous m'avez autorisé appuyer. Président du Conseil des Ministres lui a répondu qu'il était prét à conclure les arrangements projetés et à fixer entrée action de la Roumanie au plus tard au premier aoùt vieux style pourvu que accord se fasse sur les diverses conditions envisagées.

M. Bratianu s'est reservé examiner à fond le projet de convention que lui soumettait mon collègue mais il a rormulé sur le champ observations suivantes: Au sujet de l'article premier M. Bratianu a dit qu'il n'avait intention de déclarer guerre qu'à l'Autriche-Hongrie, guerre avec nos autres ennemis devant, selon lui, se déclancher fatalement d'elle méme. A observation de mon collègue que peut étre les alliés le libéreraient de l'obligation de déclarer la guerre à l'Allemagne à la condition qu'il la déclare à nos autres ennemis et qu'il rompe toutes les relations diplomatiques et économiques et les échanges commerciaux avec l'Allemagne, M. Bratianu a répondu qu'il ne voulait commettre aucun acte ostile vis-à-vis de l'Allemagne et que d'ailleurs aucun échange commerciai ne pourrait plus pratiquement avoir lieu entre ce pays et la Roumanie.

Au sujet de l'art. 4 M. Bratianu a exprimé le désir de voir cet article préciser que la paix ne serait pas signée sans que la Roumanie ait obtenu les frontières qui lui seront reconnues.

Au sujet de l'art. 4 M. Bratianu insiste pour que le tracé qu'il affirme lui avoir été promis l'an dernier ne soit pas modifié et notamment pour que la Tisza serve de frontière à la Roumanie depuis la source jusqu'à sa sortie du Maramoures.

Il ne veut pas prendre engagement en ce qui concerne usage langue et exercice droits des Serbes qui résideraient dans le Banat ».

En ce qui concerne la Convention militaire M. Bratianu a fait observer à M. Poklewsky que le projet qui lui avait été pr~senté la veille par l'attaché militaire russe était incomplet et qu'en dehors de plusieurs questions de détail il ne faisait aucune allusion au ravitaillement en munitions par la France et l'Angleterre ni à l'offensive de l'armée de Salonique. Mon collègue lui ayant fait observer que ces deux derniers point n'étaient pas à proprement parler du ressort de l'affaire roumaine-russe, M. Bratianu a dit que ses préférences étaient pour que l'accord militaire soit signé par les quatre Puissances, mais qu'en défaut de cette procédure il croyait indispensable conclure une convention militaire avec les trois autres alliés ou tout au moins avec la France et l'Angleterre, convention qui se rapporterait spécialement à la fourniture des munitions et au détail de l'offensive de l'armée de Salonique. Sur ce dernier point Président a fait comprendre au Ministre de Russie qu'il désirait vivement que l'offensive du Général Sarrail piìt se déclancher environ dix jours avant l'entrée en action de l'armée roumaine, qu'elle soit continuée et qu'elle ait pour objectif la recostitution de la Serbie.

Enfin le Président a déclaré qu'il comptait laisser sur la frontière bulgare cent cinquante milles hommes en plus des troupes russes et d'une réserve roumaine de cinquante milles hommes ».

(l) -Per la riSposta di De Bosdari cfr. n. 173. (2) -Cfr. n. 142.
157

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1473/257. Bucarest, 21 luglio 1916, ore 21,35 (per. ore 10,25 del 26).

Mio telegramma gabinetto n. 256 (l).

Credo opportuno riferire affinché codesto Ministero possa farsi un'idea quanto più possibile esatta che Bratianu nel separarsi dal ministro di Russia lo ha abbracciato dicendo essere lieto che ormai la grande decisione sia presa. Lo stesso ha fatto Diamandy il quale è andato subito dopo a vedere Poklevskij a cui ha espresso la convinzione che ogni difficoltà di dettaglio sarà presto eliminata e Romania non tarderà ad entrare in guerra. Addetto militare russo è stato informato che Alexejev consente a cedere fine luglio vecchio stile alla

Romania 35.000 fucili con 25.000.000 di cartucce e 400 mitragliatrici. Governo britannico accoglie tutte le domande romene per materiale di guerra. Briand ha telegrafato a Blondel che Sarrail prenderà l'offensiva da Salonicco qualche giorno prima dell'entrata in azione della Romania e che tutto è pronto per firmare con colonnello Rudeano la convenzione militare anglo-francese-romena per tale offensiva e per il munizionamento.

Bratianu però dichiara aver incaricato Rudeano [stabilire] solamente programma minimo ma non concludere.

(l) Cfr. n. 156.

158

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1444/244. Londra, 21 luglio 1916, ore 21,53 (per. ore 2,10 del 22).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 990 (1).

Oggi ho constatato al Foreign Office una nota più ottimista circa il risultato delle trattative con Romania. Le ultime domande di Bratianu sono trovate in massima giuste e ragionevoli. A quanto egli ha detto al Ministro d'Inghilterra il Governo romeno non subordinerebbe la sua entrata in campagna all'esito dell'offensiva da Salonicco contro i bulgari; chiederebbe soltanto che le operazioni militari di quella fronte precedano di qualche giorno l'inizio delle ostilità da parte romena, desiderio questo cui mi è sembrato qui siasi disposti a dare soddisfazione.

Quanto alle intenzioni di questo Governo circa l'azione degli alleati da Salonicco mi è parso capire essa dovrebbe avere piuttosto carattere di azione dimostrativa mirante a trattenere le truppe bulgare ed alleviare così la pressione contro la Romania.

159

IL MINISTRO DEGT_.T ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A W ASHINGTON, MACCHI DI CELLERE (2)

T. 1806. Roma, 21 luglio 1916, ore 24.

Questo Ambasciatore d'Inghilterra ha chiesto il nostro assentimento alla risposta proposta da Grey alla nota americana del 9 luglio riguardante l'alimentazione della Polonia russa.

Grey vorrebbe la garanzia che il nemico s'impegna a lasciare nel paese tutti gli alimenti di produzione locale.

Non bastando questi si permetterebbe dagli alleati il passaggio delle quantità ripetute necessario supplemento, che venissero spedite dai neutri. Grey ritiene che gli imperi Centrali non accetteranno questa regola, e che intanto la sua proclamazione per parte degli alleati attirerebbe loro la simpatia degli americani.

Ho risposto a Rodd che da parte mia avrei preferito non proclamare tale massima per quanto potesse avere applicazione nell'Adriatico, tenendomi fermo al principio che spetta alla potenza occupante un territorio di curarvi l'alimentazione delle popolazioni.

La nota americana non essendo stata fin qui comunicata al Governo italiano si poteva anche !asciarlo fuori dalla risposta, tanto più che noi non ci entravamo affatto nella alimentazione della Polonia che ora passionava sovratutto gli americani.

(l) -Cfr. n. 122, nota 3. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 20-21.
160

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3400/191. Beverly Farms, [21] luglio 1916, ore ... (per. ore 11 del 22).

Wilson ha diretto lettera personale ai Sovrani Inghilterra, Germania, Russia, Austria-Ungheria e al Presidente francese, proponendo loro di riprendere in considerazione questione dei soccorsi alle popolazioni bisognose della Polonia e offrendo buoni uffici di questo Governo per concretare un piano che garantisca finale destinazione dei soccorsi.

Questo tema fu già trattato inutilmente dal Dipartimento di Stato coi Governi interessati (l). Alla iniziativa odierna Wilson si è indotto per ragioni elettorali, sospintovi da organizzazioni politiche polacco-americane e da altri elementi simpatizzanti.

161

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1011/164. Roma, 22 luglio 1916, ore 13.

Secondo informazioni comunicatemi in via riservata, Briand avrebbe, conferendo col Principe Andrea di Grecia, dichiarato che gli alleati intendevano che le elezioni greche avvenissero in piena libertà. Che se le elezioni riuscissero a favore di Venizelos il Re dovesse chiamarlo al Governo: se invece le elezioni gli riuscivano contrarie, il Re nominasse pure altri, ma con esclusione

di Skuludis e Gunaris. Che vi era stato un tempo in cui essi speravano molto sul concorso della Grecia nella guerra a loro fianco, ma che il momento era passato. Quest'ultima dichiarazione avrebbe molto impressionato il Principe.

(l) C!r. n. 159.

162

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1449/234. Atene, 22 Zuglio 1916, ore 14 (per. ore 23,20).

Re Costantino ha avuto da greci tornati recentemente dall'Italia ed anche dal Maresciallo Corte che vi ha fatto un breve soggiorno, notizia che opinione pubblica vi è quanto mai montata contro la Grecia e contro lui personalmente che viene sovente vilipeso e deriso.

Parlando con persona di mia fiducia che me lo ha riferito S. M. si è mostrata di ciò dolente ed irritato. Nello stesso colloquio ha dipinto la propria situazione come penosa e difficile all'estremo.

Ha invettivato i Ministri dell'Intesa per i loro intrighi con Venizelos e li ha accusati di voler giungere fino ad una rottura colla Grecia per meglio impossessarsi del paese. Di me ha detto che mi tenevo estraneo a tali intrighi venizelisti ma che non lo facevo per rispetto al Sovrano ma unicamente perché non consideravo il ritorno al potere di Venizelos come utile agli intenti della politica italiana che S. M. non si è astenuta di qualificare come subdola e sleale.

Ha insistito sul suo argomento favorito del conflitto d'interessi fra Italia, Francia e Inghilterra nel Mediterraneo asserendo che interessi delle tre potenze non erano che esteriori e formali.

Ha violentemente criticato la pubblicazione recente del ministro di Russia (mio rapporto n. 259) (l) esprimendo sua meraviglia e sdegno che un Ministro estero qui accreditato si permetta pubblicamente di criticare l'attitudine del Sovrano. Contro il ministro di Francia ha ripetuto le solite insolenze piazzaiuole.

In complesso egli è apparso in questo colloquio completamente disorientato e depresso.

163

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1448/327. Pietrogrado, 22 luglio 1916, ore 20,50 (2).

Constami che serii dissensi sono sorti in seno al Gabinetto circa la questione polacca e circa il contenuto del testo che dovrebbe venire prossima

12 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

mente promulgato per definire il regime dell'autonomia della Polonia. Divergenza si sarebbe accentuata particolarmente fra Stiirmer e Sazonov. Alto personaggio, generalmente informatissimo, mi ha assicurato oggi che Sazonov ha già rassegnato sue dimissioni e che Imperatore le ha accettate.

Assumerebbe direzione Ministero degli Affari Esteri Presidente del Consiglio, signor Stiirmer.

Pubblicazione dei relativi decreti sarebbe imminente.

Neratov mi ha sostanzialmente confermato la notizia aggiungendo che in ogni caso la partenza di Sazonov non significherebbe il minimo mutamento di indirizzo nella politica estera della Russia.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Manca l'indicazione della data e dell'ora d'arrivo.
164

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO EGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. RR. Corfù, 22 luglio 1916.

So il rispetto che debbo al Suo tempo. Ma più vedo e sento, qui, anche da personalità militari straniere, più ritengo dover mio venir a sottoporLe, in via privata, alcuni elementi e considerazioni circa l'Albania meridionale. Son considerazioni che si sono imposte a me mio malgrado, malgrado cioè l'istintiva diffidenza del diplomatico di mestiere verso i programmi che non sognano che annessioni ovunque.

Più che svolgere, accenno colla massima brevità:

l. -Fu e rimane nostro dogma che Valona è per noi questione vitale. Ma il concetto «Valona » poteva prima della guerra essere ristretto alla baia e a Saseno. La rivoluzione effettuatasi nella tecnica della guerra navale obbliga a dare alla formula «Valona » il significato di tutto quanto occorre per rendere Valona sicura. So che con questo aggettivo i militari usano andar lontani. Ma non è certo esagerato il dire che Valona, ora che conosciamo cosa si può trar dai sommergibili, non servirebbe che a imbottigliare la nostra armata se, per esempio, il lago di Butrinto -di fronte a Corfù -che con pochi lavori può divenire una Biserta, fosse in mani non nostre o non «albanesi».

2. -Dai rapporti di Janina di cui ho ricevuto copie, dalle notizie degli informatori, chiaro appare che le autorità greche, in tutta la parte dell'Albania ove fu ammesso il loro installarsi, son tuttora fra le più ostili all'Intesa. Dico espressamente l'Intesa e non l'Italia perché se i francesi credessero poter disinteressarsi del ricostituirsi dei quadri dei « battaglioni sacri » epiroti, non lo posson certo per il contrabbando del rame, per il passaggio della posta austro-bulgara da Argirocastro e Koritza, ecc., il tutto favorito, spesso anzi organizzato dai funzionari greci.

3. --Con un'abile propaganda di stampa, specie da Parigi -il Temps in prima linea -si era quasi abituata l'opinione, e forse i gabinetti, a credere che i distretti albanesi or occupati dai greci son fatalmente destinati all'Ellade, e che, se non greci, diverrebbero irredenti. La verità è che fuor di una decina di persone non si aspira da Chimara e San~i Quaranta a Koritza che a vivere tranquilli, senza nuove burocrazie che aggiungan nuove concussioni alle antiche, e tanto meglio se il «viver tranquilli ~ sia dovuto a una grande potenza, qualunque essa sia, purché spanda sussidi e pensioni nel paese. Come in tutta l'Albania, non altro è l'ideale politico. 4. --Ammettiamo tuttavia che a noi possa, ai negoziati della pace, convenire di largheggiare, consentendo la cessione alla Grecia dei territori albanesi or da essa occupati, salve sempre radicali correzioni di confine che le necessità militari ci dettino. Ma che valore avrà il nostro largheggiare -e di fronte alle altre grandi potenze e ad Atene stessa -se quel territorio acquista ora un carattere più greco dello stesso Regno ellenico, perché in Grecia non si sopportano gli atti di ostilità all'Intesa che fingiamo di ignorare a Santi Quaranta e Argirocastro e a Koritza? 5. --Occupare dunque; tanto più che l'esercito di Valona non ha più a Nord che un fragile velo di nemici. Ma per occupar d'accordo cogli alleati, non converrà provar loro al più presto la necessità di un'azione che, sopprimendo contrabbando e altre mene ostili, rileghi quasi Valona agli eserciti di Salonicco; provarlo, cioè, prima che un possibile trionfo elettorale di Venizelos allarghi le divergenze di vedute fra Roma e Parigi su una Grecia che, venizeiista, sarebbe, sotto certi lati, per noi anche più pericolosa? 6. --Che gli agenti degli alleati in Grecia non darebbero ai loro governi avvisi contrari, rilevo dal rapporto Bosdari n. 225 del 9 giugno (l) in cui è detto che i tre consoli di Janina e i tre ministri di Atene opinano concordi che a sopprimere il contrabbando dall'Epiro greco nell'Albania occorre chiudere la frontiera con un adeguato numero di posti militari. L'occupazione non sarebbe che una siffata operazione, appena più in grande, con conseguente automatico allontanamento degli elementi ostili, cioè del personale amministrativo e militare ellenico.

Ho finito: ché non è affar mio toccare se il collegamento di eserciti che si potrebbe ottenere da Valona a Salonicco non aumenterebbe il valore internazionale della nostra occupazione di Valona, apparsa finora un esclusivo affare italiano, mentre rimarrebbe ugualmente lontana l'eventualità di nostri effettivi conflitti armati colla Bulgaria. Mi permetto solo aggiungere che eviteremmo fors'anche che il ricostituito esercito serbo finisca esso per avanzarsi verso quella parte dell'Albania, eventualità che non è del tutto da escludere e che può aver qualche inconveniente per noi.

(l) Da Archivio Sonnino, MontespertoU. Ed. !n SoNNINO, Carteggio, clt., n. 13.

(l) Non pubblicato.

165

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1456/75. Corfù, 23 luglio 1916, ore 13,30 (per. ore 23,35).

Permettomi di attirare attenzione di V. E. sul telegramma odierno n. 369 del generale Marro allo Stato Maggiore Roma (1).

Occupazione di Koritza da parte serba può, se permanente, trarre seco la necessità per i franco-serbi di occupare Santi Quaranta che ne diverrebbe lo sbocco naturale. Quindi non soltanto mi sembrano urgenti i provvedimenti di dettaglio che Marro invoca e che comunque non possono essere che utilissimi ma, a giudicare da qui, il momento sembra opportuno per l'apparsa delle nostre forze militari nel territorio albanese occupato dai greci perché percorreremmo

o integreremmo l'azione franco-serba e perché ne verrebbe nell'Albania meridionale una nuova situazione che sarebbe vantaggiosissima per noi anche se qualcuno di quei territori dovesse poi tornare ellenico.

Osservo che, come appare dal rapporto di Bosdari n. 225 del 9 giugno (2), le legazioni alleate di Atene stimano concordi quel solo mezzo atto a sopprimere contrabbando.

Circa Albania meridionale diressi ieri a V. E. lettera particolare (3) il cui argomento mi sembra reso di maggiore urgenza dall'annunziata occupazione.

166

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1452/133. Parigi, 23 luglio 1916, ore 15,40 (per. ore ·17,25).

Nel pomeriggio di ieri Joffre ha inviato una lettera riservatissima ai capi delle missioni militari russa, inglese, italiana e serba invitandole ad una riunione per stamane per discutere la convenzione militare con la Romania. Alla riunione è intervenuto per la Romania il colonnello Rudeano che è qui da molti mesi come agente segreto di Bratianu. Joffre ha dato innanzitutto lettura dello schema di convenzione politica tra la Romania e l'Intesa e di convenzione militare fra la Romania e la Russia dicendo che doveva essere firmata oggi a Bucarest. Rudeano ha detto riteneva probabile la firma delle dette convenzioni ma non ne era sicuro. Quindi Joffre ha dato lettura di una convenzione militare che regolerebbe i rapporti fra la Romania e l'armata di Salonicco che dovrebbe entrare in campagna insieme all'esercito romeno. Rudeano ha osservato che questa convenzione non aveva ragione d'essere se non come complemento delle convenzioni politica e militare delle quali sl atten

deva la firma a Bucarest. Pertanto egli non poteva firmare senza speciale autorizzazione di Bratianu al quale avrebbe subito telegrafato.

In seguito a ciò lo schema di convenzione è stato considerato come un processo verbale che dovrà trasformarsi in convenzione quando Rudeano sarà autorizzato a firmare ed è stato firmato da Joffre e Roques per la Francia. Robertson per l'Inghilterra, Gilinski per la Russia, Breganze per l'Italia e ... (l) per la Serbia. Mi riservo di indagare perché Joffre per tentare tale riunione non ha atteso, come sarebbe sembrato più logico e opportuno, la notizia della firma delle convenzioni di Bucarest (2).

(l) -Cfr. n. 174. (2) -Non pubblicato. (3) -Cfr. n. 164.
167

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1457/329. Pietrogrado, 23 luglio 1916, ore 15,45 (per. ore 9,45 del 24).

Ministro di Russia a Bucarest telegrafa che Bratianu si è riservato rispondere definitivamente alle note proposte martedì 25 corrente ma che dal suo linguaggio è però risultato chiaro il proposito della Romania di entrare sollecitamente in azione.

Bratianu disse che l'entrata in azione non potrebbe aver luogo prima del 14 agosto. In questo, vista la poca differenza col termine proposto, Russia è disposta a convenire. Egli ha poi fatto qualche riserva circa i limiti territoriali indicati nel punto quarto specialmente per quanto riguarda la frontiera della Tisza e circa i diritti da accordarsi ai serbi nel Banato. Russia non ammette però modificazioni al tracciato indicato e ai diritti per salvaguardare serbi nel Banato, né intende quindi accogliere la riserva di Bratianu. Bratianu ha infine domandato che alleati non concludano la pace prima che Romania non abbia occupato territorii che rivendica.

Governo russo si propone rispondere che tale garanzia, possibile in altri tempi, non può essere data formalmente nelle attuali circostanze. Quanto alla convenzione militare, Bratianu ha espresso desiderio che vi partecipino l'Inghilterra e la Francia e che in essa sia conglobata la questione dell'offensiva da Salonicco che, secondo sua domanda, dovrebbe precedere di dieci giorni l'entrata in azione della Romania. Convenzione militare, specialmente per l'offensiva da Salonicco, si sta dibattendo a Parigi fra Briand e Rudeano, addetto militare di Romania, ma da quanto mi fu detto oggi non vi sarebbe in causa Italia contrariamente a quanto era stato ieri accennato. Se ne adduce per motivo che Italia non ha contingenti a Salonicco e non ha questione militare da regolare con Romania per entrata azione di quest'ultima. A mio remissivo parere questione del nostro intervento a Salonicco nella misura consentita dalle esigenze militari meriterebbe essere risolta sollecitamente (3).

(l) -Gruppo lndeclfrato. (2) -Rltrasmesso a Londra, Pletrogrado e Bucarest con t. gab. 1015 del 24 luglio, ore 11,30. (3) -Ritrasmesso al Comando Supremo con t. gab. 1016 del 24 luglio, ore 11,45.
168

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1455/134. Parigi, 23 luglio 1916, ore 21 (per. ore 23,35).

Facendo seguito al mio telegramma n. 133 (1).

Lahovary mi ha detto che la riunione odierna ha avuto luogo coll'intesa di Bratianu non per firmare qui una convenzione militare separata da quella che sarà firmata a Bucarest ma per concretare i termini della cooperazione dell'armata di Salonicco e dei suoi rapporti coll'esercito romeno. Quindi il verbale di oggi, se sarà accettato da Bratianu, come questo ministro di Romania crede, farà parte della Convenzione militare di Bucarest. Lahovary non ha più alcun dubbio circa l'intervento romeno. Egli loda molto Briand che colla sua chiara visione e colla sua energia ha risolto la questione delle munizioni e l'entrata in azione dell'armata di Salonicco. Da quando Brland è al potere si avverte nella politica inglese e russa l'influenza della Francia che fu nulla negli ultimi sei mesi di Delcassé. Rudeano però è meno esplicito di Lahovary e, pur dichiarando essere favorevole personalmente all'intervento, si astenne dal far precisioni e dal dire nulla circa ciò che farà Bratianu (2).

169

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1453/135. Parigi, 23 luglio 1916, ore 21 (per. ore 0,10 del 24).

Faccio seguito al mio telegramma n. 134 (3).

Ecco sunto convenzione discussa stamane:

1° -Progetto convenzione discussa presentemente parte dal presupposto che il Governo romeno si sia impegnato a entrare in campagna il 25 luglio vecchio stile e quindi stabilisce che il 18 luglio vecchio stile l'armata di Salonicco aprirà le ostilità contro i bulgari;

2° -Romania si impegnerebbe a operare con centocinquantamila uomini a sud del Danubio;

3° -Le forze romene armate di Salonicco cercherebbero di operare il loro congiungimento;

4° e 5° -I comandanti dei due eserciti devono procedere d'accordo: vi sarà in Francia accreditamento di missione militare;

6° -Francia e Inghilterra si impegnano a fornire le munizioni nella proporzione già promessa. Inoltre faranno il possibile per supplire agli ulteriori bisogni di materiali di guerra e munizioni che risultassero durante operazioni;

7° -Nessun armistizio se non d'accordo;

8° -Quanto sopra farà parte integrale della convenzione di Bucarest. Rudeano ha firmato anch'egli. Però mentre tutti hanno approvato senza riserve, Rudeano e Gilinski hanno detto che mancando d'istruzioni accettavano il progetto ad referendum.

(l) -Cfr. n. 166. (2) -Ritrasmesso insieme al n. 166. a Londra, P!etrogrado e Bucarest con t. 101.5 del 24 luglio, ore 11,30. (3) -Cfr. n. 168.
170

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1458/193. Beverly Farms, [23] luglio 1916, ore ... (per. ore 4 del 24).

Quando feci ieri al signor Polk la comunicazione di cui al mio telegramma

n. 192 (1), egli usciva dal Consiglio dei Ministri ed era visibilmente agitato. Ascoltò con deferenza e con interesse le mie parole ma appena ebbi finito mi fece un violento sfogo personale contro l'Inghilterra per la pubblicazione della sua lista nera che mi disse preoccupava Governo degli Stati Uniti più dei sottomarini e che per il modo stesso della sua divulgazione aveva messo questo Governo nel più grave imbarazzo. Aggiunse che ditte americane assolutamente innocenti ne soffrono danni di milioni e che indignazione pubblica era tale che se Germania avesse ripreso guerra dei sottomarini la grande maggioranza degli americani lo avrebbe considerato come un meritato castigo per l'Inghilterra. Cercai calmarlo dicendogli che se errori di dettaglio erano stati commessi, ero convinto che il Governo inglese li avrebbe riparati volentieri; non potere negare d'altronde che lo stesso Governo aveva mostrato sempre riluttanza a misure estreme provvedendo soltanto in seguito a constatazioni di continui gravi abusi; che del resto passata la prima violenta esplosione provocata sopratutto dalle ditte colpite, era da augurarsi che la situazione apparisse meno seria che a prima vista. Ma egli mi rispose al contrario che le cose peggioravano ogni giorno e ricapitolò le varie questioni aperte con l'Inghilterra rabbonendosi soltanto quando ad un suo accenno alla censura inglese gli rammentai che anche qui erano state aperte lettere dirette ad alcune Ambasciate.

Ho ritenuto dover riferire quanto precede confidenzialmente al mio collega inglese il quale mi ha confidato a sua volta trovarvi egli la conferma di sue recenti informazioni segrete e sicure secondo le quali Wilson in questi ultimi giorni allo scopo di assicurarsi per la campagna elettorale appoggio dell'alta banca israelita interamente asservita alla Germania, avrebbe mutato bandiera al punto da sostituire il suo fido consigliere House col noto avvocato Untermyer la cui influenza è somma in quell'ambiente finanziario che per versare danaro reclama

..

fra le altre cose una campagna anti-inglese. Di ciò si è avuto la prima manifestazione nel Consiglio dei Ministri di ieri caratterizzata da violenti invettive contro l'Inghilterra e dal linguaggio odierno dell'organo personale di Wilson che movendo dalla lista nera preannunzia un rifiorire di vigorose note a Londra su tutte le questioni pendenti quella compresa del blocco.

Ambasciatore d'Inghilterra mi ha detto che per il momento almeno non intende consigliare al suo Governo nessuna arrendevolezza. Ritengo sia nel giusto perché il giuoco di Wilson non sfuggirà agli avversari politici e che se egli spingesse le cose troppo oltre provocherebbe generale reazione, da parte degli immensi interessi e del preponderante sentimento qui vincolati alla causa degli alleati.

(l) T. 3411/192 gab. del 22 luglio, non pubblicato: riferiva circa una comunicazione verbale a Polk relativa a sottomarini tedeschi.

171

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. GAB. 1017. Roma, 24 luglio 1916, ore 11,50.

Mio telegramma n. 1016 (2).

Pare oramai quasi assicurata la entrata in campagna della Romania pel 14 agosto, preceduta di una diecina di giorni dalla offensiva da Salonicco. Urgerebbe quindi disporre per l'invio della promessa brigata, quando anche non si voglia consentire ad elevare il nostro contingente fino ad una divisione. Gradirei dall'E. V. qualche assicurazione in proposito (3).

172

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1461/330. Pietrogrado, 24 luglio 1916, ore 13,50 (per. ore 6,50 del 25).

Mio telegramma di ieri gabinetto n. 329 (4).

Nella comunicazione verbale fatta ieri Neratov dimenticò riferirmi che fra le osservazioni formulate da Bratianu relativamente al memorandum degli alleati figurava l'intenzione della Romania di non dichiarare guerra che alla sola Austria-Ungheria.

Nel darmi notizia di questo punto importante Neratov mi ha comunicato oggi anche risposta che Governo russo si propone di dare e che è del seguente tenore: La variante proposta per l'articolo 1° del memorandum deve costituire il limite delle nostre concessioni (dichiarare guerra all'Austria, Bulgaria e Turchia rompendo relazioni diplomatiche ed economiche con tutti gli Stati nemici degli alleati).

(-4) Cfr. n. 167.

D'altronde, se Romania non volesse dichiarare guerra alla Bulgaria, le sue istanze perché alleati affrettino loro offensiva da Salonicco sarebbero fuori luogo, Poklevskij dovrà dichiarare a Bratianu che Governo Imperiale spera che convenzione sarà firmata il 25 corrente.

(l) Ed. In SoNNINO, Carteggio, clt., n. 14.

(2) -Cfr. n. 167, nota 3. (3) -Per la risposta cfr. n. 177.
173

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1460/235. Atene, 24 luglio 1916, ore 14 (per. ore 17,10).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 163 (1).

Dati i precedenti non vedrei inconvenienti a che siano occupate pendici Kalarat e punta Palermo. Certo ciò creerà malumore in Grecia ma non maggiore di quello che provoca nostra immaginaria azione. Mi sembrerebbe opportuno che una volta avvenuta anzidetta occupazione io facessi al Governo ellenico una breve comunicazione scritta indicando semplicemente che quell'occupazione ebbe luogo per la difesa della costa dagli atti a noi ostili, difesa cui le autorità locali si erano dimostrate incapaci o non desiderose di provvedere.

V. E. si renderà conto che colle occupazioni già fatte e con quelle da farsi ora la regione di Kimara resta completamente isolata. Converrà quindi che le nostre autorità militari e navali si preoccupino del rifornimento di quella regione.

174

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1019. Roma, 24 luglio 1916, ore 18.

Generale Marro telegrafa quanto segue: « Koritza è stata occupata da un battaglione serbo rinforzato da distaccamento di truppe francesi. Data la vicinanza delle truppe bulgare e la importanza della zona, non è da escludere che la modesta forza serba vada successivamente crescendo; atti vari tra cui la nomina di un console serbo a Koritza dimostrano il desiderio dei serbi di non disinteressarsi di quanto sta avvenendo in Albania. Cresciuta importanza di Koritza aumenterà quella della base di Santi Quaranta donde parte la strada più facile e più comoda per approvvigionare zona Koritza. Poiché sembrami che gli avvenimenti sempre più ci consiglino di non essere assenti a Santi Quaranta, rinnovo la proposta che sia colà inviato un abile agente italiano come rappresentante della commissione interalleata per il razionamento; detto nostro agente potrà lavorare in unione al signor Bosio (agente francese che già trovasi sul posto); propongo anche che nave da guerra Ammiraglio Magnaghi con mezzi propri, ossia con le barche a vapore e con quelle altre che la R. Marina credesse

opportuno mettere a loro disposizione, [partecipi] in unione alle navi francesi ad un servizio di controllo delle navi greche che vanno e vengono da Santi Quaranta: ciò indipendentemente da quelle maggiori azioni (come la occupazione) che si credesse opportuno fare d'accordo con alleati. Simili atti da parte nostra più che vantaggi materiali ne porterebbero dei morali: affermare di fronte agli epiroti, ai greci, agli alleati che abbiamo intenzione di difendere gl'interessi che più degli altri abbiamo nell'Albania meridionale. Ripeto quanto ebbi già a dire: cioè che una avanzata degli alleati nell'Albania meridionale non troverebbe la minima difficoltà. La occupazione di Koritza da parte de' serbi avrà ripercussioni in Albania sia perché Koritza è città eminentemente albanese, sia perché molti degli emigrati da Koritza fanno parte dei comitati albanesi residenti in America; comitati che danno alla Patria affetti e danaro. Generale francese Baumann, comandante truppe francesi a Corfù, mi ha detto essere sua intenzione inviare un ufficiale in Albania per prendere contatto coi rappresentanti che la Francia ha in quel paese e mi ha chiesto di facilitargli la cosa. Detto ufficiale sarà il tenente di vascello Roqueplo che partirà giovedì prossimo da Santi Quaranta. Ho telegrafato il tutto a Vincenzo proponendogli di trovarsi egli stesso oppure suo rappresentante con automobile a Santi Quaranta per accompagnare il tenente di vascello a Koritza, Giannina od altrove se sarà opportuno. Ho creduto con ciò di tenermi nelle direttive datemi da S. E. Sonnino cioè fare in modo che ogni atto che si compie in Albania meridionale sia informato a preventivo accordo tra noi e gli alleati>>.

(l) Numero particolare dl protocollo per Atene del n. 155.

175

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1463/247. Londra, 24 luglio 1916, ore 21 (per. ore 0,15 del 25).

Dal linguaggio di Hardinge e di altri alti funzionari del Foreign Office ho facilmente capito che caduta di Sazonov è stata qui una sorpresa nullamente gradita. Hardinge mi ~a detto che ebbe solo quattro giorni fa primo sentore del ritiro. Non lo crede dovuto agli addotti motivi di salute ma semplicemente ad uno dei soliti intrighi del partito reazionario dove i vittoriosi progressi delle armi russe fa rialzare la testa. Non ritiene che la scomparsa di Sazonov possa avere qualsiasi influenza diretta sull'orientazione della politica estera russa nei riguardi della guerra, imperatore avendo dato positivo categorico affidamento circa mantenimento suoi irrevocabili propositi. Indirettamente, però, il ritiro di Sazonov potrebbe esercitare ripercussione nociva in quanto egli strenuamente favoriva una larga autonomia e le istituzioni liberali in Polonia, mentre i reazionari, malgrado le promesse del Granduca, ne vagheggiano in cuore loro l'asoorbimento e la riduzione pura e semplice in una provincia russa.

Concludeva Hardinge: Sazonov malgrado i suoi difetti era un personaggio meritevole se non di illimitata certo di larga fiducia. Ho notato nell'insieme del linguaggio di Hardinge una intonazione alquanto meno aprioristicamente russofila di quella di Nicolson.

176

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A BORDEAUX, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 109/44. Bordeaux, 24 luglio 1916 (1).

Il mio collega di Serbia, discorrendo dell'azione che il Re del Montenegro ed il suo Primo Ministro vanno spiegando, direttamente in Inghilterra ed in Francia, ed indirettamente in Russia, per ottenere che il Montenegro sia posto sullo stesso piede degli altri alleati, mi ha confessato che questa agitazione era vista assai di mal occhio dal suo Governo.

La questione montenegrina toccava la Serbia nel vivo, al punto che ne modificherebbe in avvenire i rapporti con quelle potenze che avrebbero ostacolato i suoi disegni. L'ultima concessione che la Serbia poteva fare era quella di non opporsi alla reintegrazione del Montenegro ed alla restaurazione della sua Dinastia, a condizione, però, che si trovasse una formula la quale togliesse a quello Stato ogni possibilità di fare una politica indipendente ed in opposizione con la politica della Serbia. Questo punto di vista era stato sottoposto da Pasic a Pietroburgo, Londra e Parigi e nelle tre capitali il Presidente del Consiglio serbo aveva ricevuto promesse rassicuranti in questo senso. Ma egli temeva che in Italia non si tenesse conto sufficientemente delle conseguenze che una politica di opposizione alla Serbia riguardo al Montenegro avrebbe nelle future relazioni fra i due Stati. La questione gli pareva di tale gravità da meritare tutta l'attenzione del R. Governo. A questo riguardo egli dissentiva dal modo di vedere del signor Pasic, il quale, considerando anch'esso che la questione montenegrina poteva costituire un elemento grave di dissidio fra l'Italia e la Serbia, tendeva a lasciarla in sospeso, confidando, com'ebbi a scrivere in una lettera particolare del decorso giugno (2), che il tempo l'avrebbe risolta, per forza di cose, in favore della Serbia.

Prima che il signor Pasic si recasse a Roma egli aveva insistito presso rli lui con parecchi rapporti perché parlando con V. E., definisse questa questione che l'agitazione del Re Nicola e dei montenegrini cercava di tener viva e che era comune interesse dell'Italia e della Serbia di eliminare.

D'altra parte il signor Radovic, parlandomi del lavorio che i serbi fanno contro il Montenegro, mi diceva che è sua opinione che quando il Governo serbo dice di non opporsi alla reintegrazione del Montenegro sotto determinate condizioni, trae in inganno gli alleati. Egli ritiene che i serbi mirino sempre a sopprimerlo e che, data l'importanza che essi annettono alla questione montenegrina, non sarebbe sorpreso se, pronunciandosi un'avanzata vittoriosa degli alleati da Salonicco, l'esercito serbo, giunto a Scopje, anziché proseguire verso la Serbia, si diriga verso il Montenegro per occuparlo e porre le potenze di fronte ad un fatto compiuto.

(l) -Manca l'Indicazione della data d'arrivo. (2) -Non rinvenuta.
177

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. RR. P. 397 G. M. Comando supremo, 24 luglio 1916.

Si sono oggi da me presentati i due capi delle missioni militari francese e russa, e in nome dei generali Joffre cd Alexejev, mi hanno rivolto un caloroso appello perché il contingente delle truppe italiane destinato a Salonicco raggiunga la forza di una divisione.

Mi hanno essi prospettato come una determinazione nostra in questo senso farebbe certamente cadere le ultime esitazioni della Rumenia che, rassicurata contro ogni pericolo bulgaro dalla prossima nostra offensiva da Salonicco, deciderebbe senz'altro l'intervento al nostro fianco.

In tal guisa l'offensiva degli alleati in Oriente, per la quale anche il generale Robertson, conscio della grande ripercussione che avrà l'entrata in azione della Rumenia, assicura l'incondizionata partecipazione delle truppe inglesi, assumerà un'importanza capitale e delle più decisive.

Né è ingiustificata la previsione che, dapprima, i nostri comuni sforzi da Salonicco, in un successivo tempo la vigorosa spinta degli eserciti russo e rumeno sul Danubio, determinino, con la disfatta delle truppe bulgare, una situazione delle più compromesse per gli Imperi centrali.

Di fronte a questo quadro, quale essenzialmente risulta a causa del mutato contegno della Rumenia, ho creduto mio obbligo, anche per non intaccare con un atteggiamento poco conciliante quei rapporti di concorde e salda cooperazione ormai felicemente instaurati fra le potenze dell'Intesa, di non opporre un aprioristico diniego alle vivissime insistenze rivoltemi in nome delle più alte personalità militari alleate.

E pertanto, ripreso in esame il problema sulla base dei nuovi elementi di fatto sopraggiunti, sarei venuto nella determinazione di esaudire il desiderio così autorevolmente espresso e di inviare una divisione a Salonicco nella sicura fiducia che questa nuova sottrazione di forze al nostro scacchiere principale ci sarà largamente compensata dai risultati del comune sforzo degli alleati verso un obiettivo che delineasi ora come dei più redditizi e promettenti.

Attendo di conoscere il pensiero di V. E. per le conseguenti comunicazioni ai due generali Joffre e Alexejev che farei solo in risposta alle note indirizzatemi, riservando, come è giusto, le partecipazioni diplomatiche a codesto ministero.

Prego V. E. di compiacersi rispondermi telegraficamente al fine di poter dare prontamente le necessarie disposizioni esecutive (2).

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. In SoNNINO, Carteggio, c!t., n. 15. (2) -Cfr. n. 161, nota 3.
178

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1464/2602. Comando Supremo, 25 luglio 1916, ore 0,15 (per. ore 6,45).

Rispondo al suo telegramma di gabinetto n. 1000/43 del 21 luglio (1).

A mio avviso movimento insurrezionale nel Montenegro se organizzato seriamente non potrebbe che giovare ai fini militari perché potrebbe richiamare od almeno fissare forze austriache in quel territorio. Non posso però pronuntiarmi né sulla praticità del tentativo, dipendendo essa dalla serietà della orgaLlizzazione sulla quale non ho elementi per giudicare, né sulla questione dell'imbarco e del rimbarco che riguarda R. Marina. Qualora tentativo presentasse probabilità di seria riuscita, credo che converrebbe accordare agli insorti oltre al vettovagliamento anche qualche sussidio di armi e munizioni, ecc.

179

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3433/523. Pietrogrado, 25 luglio 1916, ore 12 (per. ore 10,20 del 26). Odierni giornali pubblicano decreti imperiali coi quali:: 0 ) Vengono accettate dimissioni di Sazonov per ragioni di salute. 2°) Viene nominato Ministro Affari Esteri signor Sturmer, che rimane Presidente del Consiglio ma abbandona Ministero dell'Interno. 3°) Viene nominato Ministro dell'Interno attuale Ministro della Giustizia signor Kvostov. 4°) Viene nominato Ministro Giustizia senatore Macarov.

Non è finora comparso alcun decreto per Ministro Agricoltura, Naumof, confermansi sue dimissioni.

180

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1469/248. Londra, 25 luglio 1916, ore 14,58 (per. ore 17,45).

Ministro di Romania è venuto a vedermi testè. Mi ha confidenzialmente narrato aver ieri d'ordine del suo Governo dichiarato a lord Crewe:

l. che la Romania intende dichiarare guerra alla sola Austria-Ungheria;

2. -che richiesta del prestito di 40 milioni di sterline servirà a fronteggiare le spese per il munizionamento ma anche per altri pagamenti all'estero; 3. -che l'Inghilterra qualora la Romania entri in guerra acquisterà tutto il raccolto di quest'anno ai prezzi dell'anno; 4. -circa la convenzione militare e la discussione di Parigi, Bratianu ha ripetuto qui telegramma inviato a Lahovary nel senso indicato secondo telegramma Tittoni (gabinetto n. 134 (l) -Telegramma di V. E. gabinetto

n. 697) (2).

Circa primi tre punti indicati lord Crewe si è riservato di dare una risposta dopo la decisione del Consiglio dei Ministri. Sua Signoria ha detto che non credeva che questo Governo avrebbe fatto della dichiarazione di guerra alla Germania una condizione sine qua non, avrebbe però vivamente insistito per la dichiarazione di guerra alla Bulgaria.

Misu ha concluso che credeva che ormai Bratianu sia realmente deciso alla guerra, ma ad ogni buon fine si proponeva telegrafargli oggi nuovamente per rappresentargli urgenza firmare accordo definitivo.

Secondo Misu entrata in guerra Romania dovrebbe aver luogo verso il 14 agosto prossimo.

(l) Cfr. n. 153.

181

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1025. Roma, 25 luglio 1916, ore 19,30.

Per aderire vive insistenze degli alleati, in considerazione dei benefici che da questa adesione possono a noi e a loro derivare nei Balcani, R. Governo è disposto ad inviare non più una brigata, ma una divisione a Salonicco.

(Per Pietrogrado): V. E. potrà dare di ciò riservata notizia a codesto Governo.

(Per Parigi e Londra): Ci preoccupano però difficoltà del vettovagliamento delle nostre truppe così aumentate. Nel dare quindi a codesto Governo riservata notizia della nostra decisione, prego V. E. rappresentare opportunità che nostre autorità militari, nel prendere con gli alleati accordi circa l'anzidetta truppa, possano trovare largo ed efficace concorso per quanto riguarda il tonnellaggio necessario al suo vettovagliamento (3).

V. -E. prendere con l comandi alleati diretti accordi tenendoml cortesemente al corrente della loro conclusione ed effettuazione ». Per la risposta di Cadorna cfr. n. 225.
(l) -Cfr. n. 168. (2) -Numero particolare di protocollo per Londra del t. gab. 1015, per Il quale cfr. n. 168, nota 2. (3) -Nel comunicare a Cadorna Il presente telegramma con t. gab. 1024 partito alla stessa ora, Sonnino aggiunse la seguente istruzione: «Cima l'!nvio dell'anzidetta divisione prego
182

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3429/481. Parigi, 25 luglio .1916, ore 20,50 (per. ore 0,15 del 26).

Dalle informazioni telegrafate da Paléologue non dovrebbesi escludere che ritiro Sazonov sia stato motivato principalmente dalle sue condizioni di salute che da lungo tempo gli consigliavano riposo. Paléologue accenna anche a questioni di politica interna e dissensi nel Gabinetto circa politica verso polacchi. Imperatore e Sazonov avrebbero voluto profittare della nuova avanzata delle truppe russe per pubblicazione proclama imperiale favorevole aspirazioni Polonia, ma partito reazionario è riuscito imporsi. Stampa francese seguendo parola d'ordine del Governo, mostra credere che nulla è cambiato nella politica russa. Invece impressione nell'opinione pubblica francese è stata cattiva. Si teme che crisi significhi predominio della reazione ed intransigenza religiosa e che da un lato peggiorino rapporti del Governo colla Duma e dall'altro si riprendano in Galizia metodi funesti del Santo Sinodo. Si teme altresì che trattative con Romania possano diventare meno facili, però questo apprezzamento e questo timore sono valutati sull'esperienza passata e su presunzioni mancando notizie certe all'infuori di quelle molto generiche mandate da Paléologue.

183

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1481/259. Bucarest, 25 luglio 1916, ore 21,10 (per. ore 16 del 27).

Mio telegramma gabinetto n. 256 (1).

Blondel ha ricevuto un telegramma con cui Briand l'informa che il Governo francese trova eque le domande di Bratianu ed è pronto ad accettarle. Briand ha telegrafato quindi a Roma, Londra e Pietrogrado declinando ogni responsabilità per il caso in cui, in seguito alle tergiversazioni dell'Intesa, non si riuscisse a mettersi d'accordo con la Romania. Con altro telegramma Blondel è informato essere stata firmata domenica a Parigi una convenzione militare anglo-francese-romena dai delegati militari inglese e francese e dal colonnello Rudeano per la fornitura del materiale da guerra e per l'offensiva da Salonicco. Ciò parrebbe in contraddizione con quanto aveva affermato Bratianu e cioè che Rudeano era autorizzato a trattare ma non a concludere.

Ministro di Russia ha dal suo lato ricevuto un telegramma da Neratov quasi completamente contrario alle domande di Bratianu. Riassumo queste seguendo l'ordine degli argomenti svolti nel telegramma identico segnalato in principio:

lo -Governo russo accetta lo agosto vecchio stile purché l'accetti generale Alexejev;

2° -Governo russo non intende recedere dalle sue esigenze minime che la Romania dichiari guerra all'Austria-Ungheria, Bulgaria, Turchia e rompa ogni relazione diplomatica ed economica colla Germania.

3° -Governo russo non ammette che l'acquisto dei territori attribuito alla Romania debba costituire una conditio sine qua non della conclusione della pace. Se nell'ottobre del 1914 esso si era dichiarato disposto ad accettare tale clausola, l'aveva fatto perché allora non conosceva l'esagerata estensione delle pretese romene. Del resto da allora sono trascorsi due anni di guerra sanguinosa grazie ai quali probabilità per Intesa di concludere una pace sollecita ed a condizioni favorevoli sono molto aumentate mentre pretese romene sono di natura tale da allontanare la conclusione della pace;

4° -Governo russo sostiene che il tracciato riprodotto nel suo promemoria è stato già accettato da Diamandy con una nota del 12 maggio 1915 (l) secondo la quale sorgente della Tisza doveva rimanere alla Russia. Questa anzi fa prova di grande longanimità e benevolenza non prevalendosi della migliorata situazione militare per ritirare parte delle concessioni militari da essa fatte in un momento in cui intera Bucovina era caduta nelle mani dell'Austria-Ungheria. Circa questione della parte del Banato di fronte a Belgrado, sembra esservi un malinteso giacché Bratianu non si oppone alle riserve d'ordine militare (né tenervi truppe né costruirvi fortificazioni) come sembra credersi a Pietrogrado ma solo alle condizioni d'ordine politico;

6° -Circa offensiva da Salonicco Governo russo non si pronunzia trattandosi di argomento che riguarda Francia e Inghilterra. Stasera Poklevskij vedrà Bratianu per esporgli quanto sopra e ri'cevere risposta al promemoria russo.

Re Ferdinando è tornato in città da Sinaja e Bratianu ha chiamato qui e convocato presso lui Presidente della Camera che egli di solito incarica della relazione dei documenti diplomatici di particolare importanza.

(l) Cfr. n. 156.

184

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3461/418. Bucarest, 25 luglio 1916, ore 21,15 (per. ore 3 del 28).

Dimiss'ioni di Sazonov hanno destato qui viva emozione. Bratianu e Diamandy ne sono grandemente impressionati e spaventati, temendo Russia assuma un contegno più energico di fronte Romania. Poklevskij considera propria situazione molto scossa in seguito dimissioni Sazonov.

(l) Cfr. serie V, vol. III, nn. 680 e 681..

185

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1480/331. Pietrogrado, 26 luglio 1916, ore 12 (per. ore 10,10 del 27).

Notizia del suo esonero dalla direzione degli Affari Esteri è giunta a Sazonov del tutto inattesa.

Poiché giorni innanzi trovandosi al Quartiere Generale egli non aveva avuto il benché minimo sentore della sua prossima sostituzione.

Era noto, però, che le sue tendenze temperate si trovavano da lungo tempo in contrasto con quelle dei conservatori della maggioranza del Gabinetto. Questi, a quanto si afferma, sarebbero riusciti a influire sull'animo dell'Imperatore in occasione del progetto liberale patrocinato da Sazonov per l'autonomia della Polonia. In ciò starebbe, secondo l'opinione dei circoli politici meglio informati, la vera causa del suo allontanamento.

Sttirmer si è affrettato di far conoscere ai miei colleghi ed a me per mezzo di Neratov che nulla sarà cambiato nella politica estera della Russia la quale riposa su basi inalterabili indipendentemente dalle persone che vi si trovano al potere.

Mio collega d'Inghilterra ha telegrafato a suo Governo in tal senso insistendo particolarmente sulla incrollabile volontà del Sovrano di mantenere con Inghilterra le più intime relazioni e di continuare la guerra sino alla vittoria ma non ha celato il suo rincrescimento profondo per la perdita di un così fervente assertore dell'amicizia anglo-russa quale è stato Sazonov. Paléologue parimenti ha informato suo Governo della dichiarazione di Stilrmer pur manifestando qualche apprensione sull'indirizzo che egli sarà per seguire nonché sulla ripercussione che avrà all'estero, compresavi la Romania, la caduta di Sazonov.

Per parte mia sono inclino a ritenere che effettivamente la sostituzione di Sazonov sia dovuta a ragioni di politica interna e che nessun mutamento di rilievo si verificherà nella politica estera russa di cui sono garanti la parola dell'Imperatore, la volontà popolare, lo spirito dell'esercito e la forza delle circostanze.

186

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI.

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1475/236. Atene, 26 luglio 1916, ore 14,30 (per. ore 17,40).

Telegramma di V.E. gabinetto n. 165 (1).

Osservo: 1° -Occupazione serba nella regione nord di Koritza (non della città) fu sempre da noi desiderata e consigliata come quella che avrebbe contribuito

13 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

a tagliare le comunicazioni fra la Grecia e gli austro-tedeschi. Non è il caso dunque per ora a meno di vedere ambizioni nell'iniziativa serba.

Nello stesso spirito e nello stesso scopo è desiderabile che l'occupazione si estenda fino a nord di Premeti a meno naturalmente che non ci decidiamo a tarlo noi da Valona.

2° -Nomina vice-console serbo Koritza fu fatta per desiderio nostro al fine di avere da colà informazioni militari non avendo allora ancora potuto aver un nostro proprio agente (telegramma Mombelli allo Stato Maggiore

n. 689) (1). 3° -Proposta nomina nostro proprio agente commerciale a Santi Quaranta già fu fatta da me mio telegramma n. 370, mio rapporto n. 225 (2). 4° -Invio ufficiali francesi a Koritza come risulta chiaramente da conversazione avuta ieri da questo R. addetto militare coll'Addetto navale francese non avrà luogo più. 5° -Sforza parla di una «estensione delle nostre forze militari nel territorio albanese occupato dai greci». Nel mio rapporto n. 225 citato da Sforza io parlo semplicemente di «chiusura della frontiera con adeguato numero di posti militari». Occupazione di tutto o parte del territorio albanese ora tenuto dai greci ed in modo speciale di Santi Quaranta -giacché se ho bene inteso a nulla di meno di ciò ammonta la proposta Sforza-Marra -è problema di tale importanza e complessità che non mi sentirei in grado di esprimere il mio parere senza una conoscenza della condizione militare e politica più completa di quella che io possiedo. Considerazioni esposte da Marra e da Sforza, forse con adeguata conoscenza dei precedenti della questione, non mi parrebbero però probanti allo scopo e pel momento almeno non sembrerebbe sufficiente addivenire alla occupazione di che telegramma di V. E. gabinetto n. 1006 (3), mio telegramma n. 235 (4). Potrò riesaminarla più ampiamente questione sollevata nel telegramma cui

ho l'onore di rispondere se V. E. vorrà fornirmi gli elementi di giudizio che mi mancano ( 5).

(l) Non rinvenuto nel registro dei telegrammi di gabinetto in partenza, ritrasmetteva ad Atene i nn. 165 e 174.

187

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1474/76. Corfù, 26 luglio 1916, ore 15,20 (per. ore 7,40 del 27).

Pasic nella nostra prima conversazione mi si è detto molto soddisfatto dei suoi colloqui con v. E. (6). Ma se la difficoltà di intenderlo non mi ha

ingannato, parvemi più una soddisfazione per riconosciuti essenziali interessi comuni e quindi per reciproche constatazioni della necessità di una feconda intesa che non per aver ottenuto scambio di idee positive sulle basi dell'assetto futuro.

Circa azione militare Oriente Pasic mi disse questa non potevasi iniziare che sulla certezza del successo e che occorreva ancora artiglieria ed una divisione la quale sarebbe britannica o portoghese se impossibile britannica.

Senza chiederne direttamente feci cenno dell'occupazione serba di Koritza, ma Pasic mi rispose solo che l'aveva appreso qui.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicati. (3) -Cfr. n. 155. (4) -Cfr. n. 173. (5) -Nel ritrasmettere Il presente telegramma a Corfù e al Comando Supremo con t. gab. 1034 del 27 luglio, ore 20, Sonnino aggiunse quanto segue: «Non ritengo sia Il caso per ora di dar seguito all'Idea di una nostra eventuale occupazione di Santi Quaranta, a meno che si tratti di semplicemente unirsi con una rappresentanza militare ad una occupazione degli alleati». (6) -Cfr. serie V, vol. V, n. 611, nota l.
188

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1487/260. Bucarest, 26 luglio 1916, ore 16,30 (per. ore 6,40 del 28).

Mio telegramma gabinetto n. 259 (1). Bratianu ha rimesso ieri a Poklevskij il seguente progetto di convenzione tra Romania e Intesa:

«l. -France, Grande Bretagne, Italie et Russie garantissent l'intégrité territoriale du Royaume de Roumanie dans toute l'étendue de ses frontières actuelles.

2. --Roumanie s'engage à déclarer la guerre et attaquer l'Autriche-Hongrie avec toutes ses forces et dans les conditions stipulées par la Convention militaire ci annexée. 3. --France, Grande Bretagne, Italie et Russie reconnaissent à la Roumanie le droit d'annexer les territoires de la Monarchie Austro-Hongroise stipulés et délimités à l'article quatre. 4. --Délimitation des territoires de la Monarchie Austro-Hongroise reconnus à la Roumanie: la ligne de délimitation à partir de la frontière roumaine actuelle suit la Theiss du Danube jusqu'à la confluence avec la Theiss elle remonte ensuite la Theiss de cette rivière jusqu'au village Algyo au dessus de Szegedim. Se dirige ensuite vers le nord-est, décrit une petite courbe à trois kilomètres à l'ouest du village Bekessanson et du village Oroshaza d'où elle continue en ligne droite dans la direction de nord jusqu'à trois kilomètres à l'ouest de la confluence de Crisch.

Elle poursuit dans la direction du nord-est passant à six kilomètres de Qebreczin et à quatre kilomètres au nord de la confluence de la Theiss et du Sommeesch en aval du village Varosnameny.

Elle rencontre ensuite la Theiss, de la Theiss jusqu'à mont de sa confluence avec le Gliceso près du village Trebusa, suit la ligne de séparation des eaux de la Theiss et du Visso par les points Nesczul 01868 -Zerban 01795 -Popelvan 01940 -Bendereasca 01547 -Mezipotcki 01716 -Nieniska 01820 -Corbu 01700 -Stog 01655 et long la frontière Galicie-Hongrie et Galicie-Boukovine pour atteindre le Pruth à la confluence avec la Ceremosa.

La ligne descend la Theiss du Pruth jusqu'à la frontière roumaine actuelle.

5. -France, Grande Bretagne, Italie et Russie s'engagent à ne pas conclure de paix séparées ou la paix générale sans que tous les territoires de la Monarchie Austro-Hongroise reconnus à la Roumanie et délimités à l'article 4° soient annexés à la Couronne de Roumanie.

De son còté Roumanle s'engage à ne pas conclure de paix séparée avec l'Autriche-Hongrie que simultanément et conjointe avec la France, la Grande Bretagne, l'Italie et la Russie.

6. --Roumanie s'engage à ne pas élever des fortifications en face de Belgrade dans une zone à déterminer ultérieurement et de ne tenir dans cette zone que les forces armées nécessaires au service de poli:ce. 7. --Gouvernement roumain s'engage à indemniser les serbes du Banat qui abandonnant leurs propriétés voudraient émigrer dans l'espace de deux ans à partir de la conclusion de la paix. 8. --Roumanie au mème titre que la France, Grande Bretagne, Italie et Russie jouira des mèmes droits pour tout ce qui a trait aux pourparlers, armistices, préliminaires de paix, conférences, protocole!J et aux indemnités je guerre. 9. --Les Puissances contractant s'engagent à garder le secret de la présente convention jusqu'à la conclusion de la paix générale ~.

(l) Cfr. n. 183

189

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. 1031. Roma, 26 luglio 1916, ore 20.30.

Giers mi riferiva delle obiezioni mosse da Bratianu e delle intenzioni del Governo russo sulle risposte da dargli:

l. -Data dell'entrata in guerra ritardata al 14 agosto. II Governo russo sembrava disposto ad accettare (2).

2. -Che la Romania dichiari guerra alla sola Austria-Ungheria. Il Governo russo insisterebbe come minimum uguale dichiarazione di guerra alla Bulgaria e alla Turchia.

3. -Che la pace non potesse concludersi prima che si potessero assicurare alla Romania tutte le provincie promesse.

Il Governo russo non ritiene poter prendere tale impegno; sta alla Romania adoperarsi energicamente per assicurarsi tali conquiste.

4. -Bratianu disse che si decurtava ora qualcosa nell'alto corso della Theiss dalle promesse fattegli l'anno scorso sul mantenimento delle quali insiste.

Il Governo russo risponde che esso non ha mai consentito di più, e con nota del 12 maggio 1915 Diamandy aveva rinunziato alle maggiori esigenze messe innanzi. Inoltre osservasi che nel 1915 chiedevasi alla Romania di cedere alla Bulgaria Dobric e Balcic.

5. -Bratianu non vorrebbe consentire le garanzie chieste per nazionali serbi nel Banato. Il Governo russo risponde che non può rinunziarvi, e che vi ha sempre insistito anche in passato.

Il Governo russo vorrebbe aggiungere la dichiarazione a Bratianu che se non accetta subito le condizioni offerte esse potranno da ora in poi restringersi anziché allargarsi.

Bratianu avrebbe promesso di dare una risposta definitiva martedì 25.

Giers chiedeva la mia opinione.

Ho risposto che approvavo le risposte come prospettatemi pei numeri, l, 2, 4, 5, che però quanto al n. 3 osservavo che per attenuare l'effetto che un rifiuto reciso potesse fare sull'opinione pubblica romena, occorrerebbe trovare qualche frase che desse qualche affidamento morale che gli alleati faranno ogni sforzo per assicurare alla Romania tali ingrandimenti.

Quanto precede per norma di linguaggio e di condotta di V. E. (V. S.).

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 21-22. (2) -A questo punto nel Dia.rio è presente la seguente frase; «Io dissi che approvavo».
190

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1483/262. Bucarest, 26 lugzto 1916, ore 21 (per. ore 5,30 del 28).

Credo opportuno avvertire constarmi in via confidenziale che il Re di Romania nutre viva apprensione circa contegno della Bulgaria nel caso dell'entrata in campagna della Romania a fianco dell'Intesa. S. M. ritiene che la Bulgaria disponga di forze molto maggiori di quelle dell'Intesa e sia provvista di artiglieria pesante mentre Romania ne difetta. S. M. è stata pure informata che l'esercito bulgaro è stato rinforzato da truppe tedesche e lo sarà anche da un contingente turco.

Anche in considerazione di ciò sarebbe prudente addivenire il più presto possibile alla firma della Convenzione colla Romania senza discutere le condizioni poste da Bratianu.

Prego mantenere segreto su quanto precede (1).

(l) Ritrasrnesso a Londra, Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1036 del 28 luglio, ore 18.

191

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1485/264. Bucarest, 26 luglio 1916, ore 21 (per. ore 7,50 del 28).

In relazione al mio telegramma gabinetto n. 259 (l) ed al telegramma di

V. E. gabinetto n. 1015 (2) avverto che Bratianu ha dichiarato ieri sera al Ministro di Russia di non aver autorizzato Rudeano a chiedere nulla e che in ogni caso nel progetto discusso a Parigi vr e una parte per lui assolutamente inaccettabile ed è l'offensiva romena contro la Bulgaria (3).

192

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1486/265. Bucarest, 26 luglio 1916, ore 21 (per. ore 1,35 del 28).

Mio telegramma gabinetto n. 260 (4).

Nel consegnare a Poklevskij il suo progetto di convenzione Bratianu ha

dichiarato quanto segue:

Nulla osta articolo due: Egli è sicuro di riunire unanimità dei suffragi

dei suoi connazionali per la guerra dell'unità nazionale contro l'Austria-Un

gheria. Per gli altri tre Stati preferisce lasciare che prendano essi l'iniziativa

della dichiarazione di guerra tanto più che ciò non muterà gran che lo stato

delle cose per l'Intesa, giacché egli si impegna ad interrompere ogni comu

nicazione con essi chiudendo le rispettive frontiere. Poklevskij ha impressione

che Bratianu giungerebbe fino a prendere impegno scritto a tale riguardo, se

paratamente però dalla Convenzione. Del resto Bratianu ha aggiunto che

Bussche gli ha già più volte lasciato presentire che dichiarando guerra al

l'Austria-Ungheria, Romania si troverebbe di fronte anche alla Germania.

Coll'articolo 4° Bratianu riconosce e accetta rinunzia fatta da Diamandy

alle sorgenti della Tisza. Gli articoli 5° e 8° confermano ben noto punto di

vista di Bratianu di aver piena garanzia per l'acquisizione dei territori a cui

aspira e di partecipare alla conferenza della pace.

Articoli 6° e 7° non sono che riproduzione testuale di quanto Romania e

Russia avevano accettato lo scorso anno per la zona del Banato prossimo a

Belgrado. Bratianu ha concluso di essere pronto a firmare la convenzione il

più presto possibile. Egli propone per tale firma o il 28 corrente o il 1° o 2

agosto perché tra il 28 luglio e il 1° agosto dovrà assentarsi come è solito a

fare ogni settimana da Bucarest per non sollevare sospetti tra gli austro-te

deschi. Questi del resto sono allarmatissimi tanto è vero che Bussche e Czemin sono tornati da Sinaja sono già stati ricevuti da Bratianu e saranno ricevuti stesera anche da Re Ferdinando. Poklevskij dice di essersi formato la convinzione che [Bratianu] non intenda cavillare ma sia deciso a entrare in azione. Ciò sarebbe confermato dalle misure militari che si vanno prendendo di giorno in giorno tanto che si afferma essere già stati dati gli ordini ai differenti comandi di corpo d'armata per la mobilitazione che dovrebbe essere fatta il 25 corrente vecchio stile. Beninteso in pratica maggior parte delle relative operazioni sono già in corso fin da ora. Pure ieri generale Iliesco ha consegnato all'Addetto militare russo il controprogetto romeno di convenzione militare sulle note basi d'offensiva a fondo contro l'Austria-Ungheria e di difensiva al fronte bulgaro. Convenzibne entra nei più minuti particolari. Bratianu l'ha fatta preparare come se dovesse essere firmata da tutti e quattro gli addetti militari dell'Intesa ma è pronto a firmarla quando che sia col solo addetto militare russo, salvo a concludere una convenzione supplementare coll'Inghilterra e colla Francia se questo sistema viene preferito.

Generale Alexejev si è mostrato molto propenso a secondare tutte le domande romene di materiale di guerra: così ha promesso cento locomotive e 1500 vagoni ed un ingegnere russo è qui per concordare provvedimenti necessari in vista delle riparazioni del materiale ferroviario mobile romeno avariato.

(l) -Cfr. ·n. 183. (2) -Cfr. n. 166, nota 2, p, 111. (3) -Ritrasmesso a Londra, Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1038 del 28 luglio, ore 18. (4) -Cfr. n. 188.
193

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1488/267. Bucarest, 27 luglio 1916, ore 21,15 (per. ore 3,05 del 29). Mio telegramma gabinetto n. 260 (l).

Debbo richiamare l'attenzione dell'E. V. sull'articolo l o che evidentemente è ispirato a diffidenza verso la Russia e suggerito dall'esperienza del 1877 in cui questa potenza tolse alla Romania alleata le quattro provincie della Bessarabia. Questo articolo trova riscontro in una serie di meticolose disposizioni della convenzione militare subordinando il passaggio delle truppe russe a speciale notificazione ed autorizzazione e salvaguardando in ogni eventualità i diritti delle autorità militari romene.

194

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3473/535. Pietrogrado, 28 luglio 1916, ore 12,35 (per. ore 14,35 del 29).

Giornale odierno riporta che Presidente della Duma ha visitato ieri Sttirmer e ha avuto con lui lungo colloquio. Dopo questa visita Presidente Duma

ha dichiarato alla stampa che politica estera russa non subirà in seguito alla presente crisi mutamenti di sorta, che dopo viaggio parlamentari russi in Inghilterra, Francia e Italia, ogni malinteso era stato dissipato, che pesi della guerra sono egualmente ripartiti fra tutti gli alleati e che ogni voce di pace è fantastica.

(l) Cfr. n. 188.

195

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1492/252. Londra, 28 luglio 1916, ore 21,25 (per. ore 0,35 del 29).

È qui da tre giorni, ospite della Regina Alessandra, il Principe Andrea di Grecia. Secondo che mi è stato detto oggi da Hardinge, S. A. R. si affatica a dimostrare che Venizelos è un agitatore un rivoluzionario senza seguito in Grecia dove del resto l'opinione pubblica è interamente favorevole agli Alleati, ecc.

Ad una osservazione da me fattagli a titolo meramente personale nel senso che non convenga per molteplici ovvie considerazioni fomentare in Grecia agitazione anti-monarchica, ha replicato Hardinge condividere egli pienamente mio parere. Ha aggiunto Sua Signoria che Governo francese mostra invece tendenze e disposizione a spingere le cose se necessario agli estremi. Fortunatamente però vedute di Venizelos checché affermi in contrario Corte greca, non sono né rivoluzionarie né anti-monarchiche. Al che ho osservato che in tali condizioni Re di Grecia saggiamente opererebbe nel proprio interesse a mettere da parte le sue antipatie personali ed assicurare alla monarchia ed al paese i servizi di un uomo indubbiamente superiore mentre pur troppo finora

S. M. mostra voler fare proprio il contrario. In questa osservazione Hardinge ha consentito.

196

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1511/269. Bucarest, 28 luglio 1916, ore 22,20 (per. ore 7,45 del 1° agosto).

Sono andato a vedere Bratianu per appoggiare il passo dei miei colleghi in favore della sollecita conclusione dell'accordo coll'Intesa. Bratianu mi ha risposto che egli era ormai pronto a firmare ed attendeva decisione delle potenze.

Quello che a lui più importa è che l'offensiva da Salonicco avvenga il più presto possibile e sia spinta preventivamente. Bratianu insiste perché tale offensiva preceda di almeno dieci giorni l'entrata della Romania ed osserva essere l'inazione delle truppe del generale Sarrail che permette ai nemici dell'Intesa di accumulare forze alla frontiera romena così dalla parte dei Carpazi come da quella della Bulgaria. Bratianu afferma che truppe turche composte probabilmente di due divisioni sotto il comando di Pertew pascià, sono ìn cammino verso Cartew e che truppe austro-ungariche e tedesche si trovano già ed arrivano giornalmente lungo la frontiera romena mentre bulgari ammassano forze che vanno ritirando dalla Macedonia.

Bratianu ha quindi preso argomento da un articolo, telegrafatogli da Ghika, dell'an. Raimondo sul Messaggero il quale porrebbe invio d'un distaccamento italiano a Salonicco in relazione coll'entrata in azione della Romania, per deplorare che Italia non partecipi con un centinaio di migliaia di uomini alla spedizione di Salonicco. Egli crede che la partecipazione sarebbe più utile anche agli interessi italiani ed al successo finale che non persistenza ad impegnare tutte le nostre forze alla frontiera itala-austriaca ove risultati veramente decisivi sono tanto difficili. Bratianu afferma che in tal modo noi ci assicureremmo il posto che ci spetta nei Balcani ed in caso di successo potremmo collaborare colle truppe romene nelle pianure d'Ungheria. Presidente del Consiglio giudica una tale azione paragonabile a quella compiuta dal conte di Cavour colla spedizione di Crimea.

Siccome Bratianu mi ha chiesto di riferire all'E. V. quanto precede lo faccio col presente telegramma senza mettervi nulla di mio.

Venendo ad un argomento più pratico e modesto Bratianu mi ha incaricato di manifestare a V. E. il suo vivissimo desiderio che anche l'Italia, pur non essendovi direttamente interessata, partecipi alla Convenzione militare tra la Romania e l'Intesa.

È opportuno avvertire che Bratianu nell'esprimere speranza che questo suo desiderio venisse accolto, ha ricordato con mal celato rincrescimento che tutte le sue precedenti richieste erano state respinte dal R. Governo. Naturalmente ignorando io intenzioni del R. Governo mi sono mantenuto a tale riguardo nella più 1completa riserva, !imitandomi ad assicurare Bratianu che ne avrei subito riferito all'.E. V.

197

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1513/270. Bucarest, 28 luglio 1916, ore 21,55 (per. ore 19,10 del 1° agosto).

Telegramma di V. E. n. 921 (l).

Izvolskij ha telegrafato a questo Ministro di Russia in altro modo di Briand alle proposte russe. Esse concordano sostanzialmente con quelle dell'E. V. Briand, però, pur non facendone una conditio sine qua non, insiste perché Romania dichiari guerra anche alla Germania affinché «non si ripeta la situazione equivoca dell'Italia».

D'altra parte generale Alexejev ha telegrafato a questo addetto militare di Russia che a rigore non insisterebbe sull'impiego delle truppe romene fuori dei territori a cui Romania aspira o sulla limitazione dell'acquisto da parte di essa ai soli territori che essa avrà occupato. D'altro lato circa insistenza di Bratianu per un'offensiva da Salonicco questo Ministro di Francia è stato informato da Brland che Sarrail avrà un contegno aggressivo di fronte bulgari tale da impedire loro di spostare forze verso la Romania. Sarrail dal suo lato dichiara che potrà prendere l'offensiva dopo e non prima come vorrebbe Bratianu che la Romania fosse entrata in azione.

Siccome questione della Bulgaria è, come l'E. V. avrà rilevato dal miel telegrammi, essenziale per Bratianu, sarebbe bene che ad evitare ogni malinteso noi fossimo informati della reale situazione a Salonicco e cioè della possibilità o meno che quelle truppe anglo-franco-serbe prendano l'offensiva.

(l) Cfr. n. 92.

198

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1505/272. Bucarest, 28 luglio 1916, ore 22,20 {per. ore 14,20 del 31).

Ho chiesto a Bratianu notizie intorno all'udienza reale dei ministri d'Austria-Ungheria e di Germania ed ai suoi ripetuti colloqui con essi. Cosl col Re Ferdinando come col Presidente del Consiglio, i due ministri si sono mostrati molto impressionati delle voci che corrono all'estero circa un accordo tra la Romania e l'Intesa. Sembra tuttavia che la dichiarazione del Re Ferdinando che egli non ne sapeva nulla, li abbia relativamente rassicurati. Si tratta tuttavia di una tranquillità molto relativa né potrebbe essere altrimenti dati evidenti preparativi militari e indiscrezioni personaggi romeni che più avrebbero dovuto essere tenuti al riserbo.

199

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1510/335. Pietrogrado, 29 luglio 1916, ore 11,30 {per. ore 12 del 31).

Sommario delle controproposte rimesse da Bratianu a Poklewskij il 12 corrente:

« l. -Les Puissances garantissent l'intégrité territoriale du Royaume roumain dans toute l'étendue de ses frontières actuelles.

2. --La Roumanie s'engage à déclarer la guerre et à attaquer l'AutricheHongrie avec toutes ses forces et aux conditions stipulées par la convention militaire. 3. --Les Puissances reconnaissent à la Roumanie le droit d'annexer les territoires de la monarchie austro-hongroise stipulés et délimités à l'article quatre. 4. --Délimitation des territoires austro-hongrois qui doivent revenir à la Roumanie (La ligne entre l'embouchure du Visso et la frontière de Galicie doit etre vérifiée sur une carte). 5. --Les Puissances s'engagent à ne pas conclure de paix séparée sans que tous les territoires de la monarchie austro-hongroise reconnus à la Roumanie et délimités à l'article quatre soient annexés à la Couronne de la Roumanie.

De son còté la Roumanie s'engage à ne pas conclure de paix séparée avec l'Autriche-Hongrie que simultanément et conjointement avec Puissances.

6. --La Roumanie s'engage à ne pas élever de fortifications en face de Belgrade dans une zone à déterminer ultérieurement et de ne tenlr dans cette zone que des forces nécessaires au service de police. Le Gouvernement de Roumanie s'engage à indemniser les serbes de la région du Banat qui abandonnant leur propriété voudraient émigrer dans l'espace de deux ans à partir de la conclusion de la paix. 7. - 8. --La Roumanie au meme titre que les Puissances jouira des memes droits pour tout ce qui a trait aux pourparlers, armistices, préliminaires de negociations de paix, conférences, protocol et aux indemnités de guerre.

9. -Les Puissances contractant s'engagent à garder le secret de la présente convention jusqu'à la conclusion de la paix générale.

Sembra manchi l'articolo 7.

Furono chieste spiegazioni a Poklevsky. Manca finora telegramma annunziato da Poklevsky che rende conto del suo colloquio con Bratianu. Fino a che questo non giunga, Neratov non intende pronunziarsi definitivamente in merito controproposte surriferite. Egli è però convinto che il mezzo più efficace per determinare la Romania all'entrata in azione per la nota data, è che le tre potenze stipulanti compattamente concordi mantengano ferme loro proposte da accogliersi o da lasciarsi, senza aprire adito a discussioni e prestarsi alla consueta tattica dilatoria di Bratianu. Neratov ammetterebbe soltanto di fornire al gabinetto di Bucarest delle note esplicative sui punti 4° e 6° che riguardano le questioni di dettaglio.

Progetto di convenzione militare è stato telegrafato ad Alexejev ma, a quanto è stato dichiarato a Paléologue, a me ed a Lindley (in assenza di Buchanan), essa non è qui peranco giunta.

L'impressione generale di Neratov è che Bratianu cerca ottenere qualche cosa di più delle proposte presentategli, ma che in principio sia già disposto all'entrata in azione alla data richiesta.

200

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1494/237. Atene, 29 luglio 1916, ore 15 (per. ore 18,40).

Ministro d'Inghilterra mi ha detto che fra i Gabinetti di Londra, Parigi, Pietrogrado si sta studiando una dichiarazione delle tre Potenze nel senso che il popolo greco è bensì libero di scegliere nelle prossime elezioni rappresentanti che più gli piacciono, ma che le potenze garanti sono egualmente libere di trattarli come amici o nemici a seconda scelta che farà {1).

201

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1495/139. Parigi, 29 luglio 1916, ore 21,10 (per. ore 1,30 del 30).

Telegrammi di V. E. nn. 749 (2), 752 (3) e 754 (4).

Oggi ho avuto una conversazione con Briand e Cambon circa l'intervento romeno. L'accordo con la Russia sarebbe completo su tutti i punti, salvo che su due importantissimi:

1° -Questione territoriale; Russia pur mantenendo la promessa fatta l'anno scorso alla Romania, vorrebbe riprendere per ragioni strategiche una enclave a sud-ovest di Czernovitz.

2° -Circa dichiarazione di guerra alla Bulgaria, la Romania, come anche

V. E. mi ha telegrafato, non vuole saperne.

Briand vorrebbe che la Russia cedesse sul punto primo e la Romania sul secondo. Egli osserva giustamente che l'impegno per gli acquisti territoriali della Romania fu preso non dalla sola Russia, ma da tutte le Potenze alleate d'accordo con [la Romania] e quindi dev'essere mantenuto tanto più che si tratta di una limitata zona di territorio montuoso e spopolato e che ragioni strategiche addotte dalla Russia non sono serie.

Quanto al secondo punto Briand osserva giustamente che se la Romania non dichiarasse guerra alla Bulgaria, la offensiva da Salonicco e l'invio di

50.000 russi in Dobrugia non avrebbero scopo.

Briand pertanto ha telegrafato oggi stesso a Paléologue che, pur lasciando che la Russia tratti da sola con la Romania per tutti gli alleati come ne ha espresso il desiderio, faccia però amichevoli pressioni sul Governo russo per persuaderlo ad abbandonare l'insostenibile pretesa circa l'enclave della Buco

vina offrendo l'abbandono di tale pretesa in corrispettivo alla Romania per

la sua dichiarazione di guerra alla Bulgaria.

Briand ha telegrafato stasera all'incaricato d'affari francese a Londra perché preghi Grey di dare conformi istruzioni all'ambasciatore d'Inghilterra a Pietrogrado e sarà grato a V. E. se vorrà telegrafare stesse istruzioni a Carlotti. Questo ministro di Romania e Rudeano favorevoli alla dichiarazione di guerra alla Bulgaria appoggiano vivamente presso Bratianu il punto di vista francese.

(l) -Rltrasmesso a Londra, Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1044 del 30 luglio, ore 12. (2) -Numero particolare di protocollo per Parigi del n. 189. (3) -Numero particolare di protocollo per Parigi del t. gab. 1036, per il quale cfr. n. 190, nota l. (4) -Numero particolare di protocollo per Parigi del t. gab. 1038, per il quale cfr. n. 191, r.Aa 3.
202

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1503/338. Pietrogrado, 30 luglio 1916, ore 12 (per. ore 13,25 del 31).

Controprogetto romeno (l) per la convenzione militare non è stato considerato ammissibile da Alexejev principalmente perché, stante ambiguità delle espressioni usate, non si comprende se Romania accetta termini del 1°-14 agosto per entrare in azione o per mobilitazione. In questo secondo caso Alexejev si considererebbe disimpegnato da tutte le sue proposte.

Controprogetto per la convenzione politica è come già lo telegrafai a

V. E. considerato inammissibile da Neratov. La conversazione di Poklevskij con Bratianu finalmente pervenuta a conoscenza di Neratov non ha fatto che confermatlo nell'idea che alle Potenze conviene di non allontanarsi dai termini della proposta fatta alla Romania. Domani sarà stabilito tenore della risposta che Poklevskij dovrà dare a Bratianu.

203

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1045. Roma, 30 luglio 1916, ore 18.

(Meno Parigi) -R. Ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue: <<Oggi avuto... » (come nel telegramma n. 1495/139) (2).

(Solo Parigi) -Telegramma di V. E. n. 139.

(Meno Pietrogrado -Ho telegrafato al R. ambasciatore a Pietrogrado quanto segue:

(Per tutti) -Visto la grande importanza di una pronta partecipazione della Romania sono di avviso che non ci convenga insistere su esigenze minori. Concordo in massima con quanto propugna Briand e prego V. E. appoggiare la sua proposta.

Credo tuttavia fare le seguenti osservazioni che potrebbero facilitare ulteriormente il raggiungimento dello scopo.

Per quanto riguarda l'articolo 2 del progetto redatto da Bratianu si potrebbe forse, in via di transazione, anche non insistere sulla dichiarazione di guerra «immediata » alla Bulgaria, fissando che essa non possa tardare oltre un dato termine (ad esempio un _mese) dalla rottura con l'Austria.

Per quanto riguarda l'articolo 8 su cui l'Inghilterra ha mosso obiezioni, parmi si potrebbe tirar via. Con tale articolo non si dà infatti come sembra supporre il Governo britannico, un privilegio alla Romania sopra il Belgio e la Serbia. Nulla infatti opporrebbe la stretta dizione dell'articolo perché Belgio e Serbia potessero ricevere una indennità di guerra senza che l'abbia la Romania la quale viene ivi equiparata saltato alle quattro potenze maggiori».

(Meno Pietrogrado) -Quanto precede per norma di linguaggio e di condotta di V. E.

(l) -Cfr. n. 199. (2) -Cfr. n. 201
204

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI

T. GAB. 1046. Roma, 30 luglio 1916, ore 17,50.

Dispaccio n. 3656/1019 del 21 luglio (l) e mio telegramma gabinetto

n. 950 (2).

Sconsiglio nettamente l'invio di Essad e dei suoi a Salonicco, ritenendo oggi la loro presenza laggiù nei riguardi albanesi più dannosa che utile alla causa degli alleati, ed atta piuttosto a creare malintesi nei rapporti tra gli alleati stessi, tendenza che risulta da tutto il contegno di Essad in questi ultimi mesi verso l'Italia. Se Briand insiste per tale invio, come risulterebbe da una recente comunicazione fatta da questa Ambasciata di Francia, non mi ci oppongo formalmente, benché lo ritenga un errore; e in tal caso R. Governo permetterà che albanesi e funzionari di Essad si rechino da Ponza a Salonicco, ma non s'impegna a provvedere esso stesso al trasporto.

Prego comunicare quanto precede a Briand.

205

L'AMBASèiATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1509/140. Parigi, 31 luglio 1916, ore 15,20 (per. ore 0,50 del1° agosto).

Telegramma di V. E. n. 757 (3). Ho veduto Briand 1l quale aveva ricevuto da Bucarest il testo del progetto di convenzione rimesso da Bratianu al Ministro di Russia. Briand mi ha detto

che questione territoriale quale si poneva nell'ultima conversazione avuta meco e della quale fu oggetto mio telegramma gabinetto n. 139 (l) non esiste piu avendo Bratianu dichiarato di rinunziare alle sorgenti della Tisza. Briand mi ha soggiunto che dopo aver esaminato attentamente le proposte di Bratianu e, ritenendo che data capitale importanza dell'intervento romeno occorre dimostrare la maggiore condiscendenza possibile e non ripetere l'errore dello scorso anno nel quale detto intervento si sarebbe ottenut9 se la Russia avesse in tempo opportuno fatto concessioni, ha telegrafato all'Incaricato d'Affari di Francia a Londra ed all'Ambasciatore di Francia a Pietrogrado perché si adoperino affinché la convenzione colla Romania sia firmata al più presto possibile sulle seguenti basi:

1° -Accettazione dei numeri l, 3, 4, 6, 7, 8, 9; 2° -Quanto al n. 2 Briand opina che debbano rinnovare vive premure su Bratianu per indurlo alla dichiarazione di guerra alla Bulgaria. Però se Bratianu non volesse saperne a nessun costo convenzione dovrebbe egualmente essere firmata essendo egli convinto che guerra tra Romania e Bulgaria arriverà per forza di cose. Beninteso Bratianu dovrebbe impegnarsi nel modo più esplicito alla rigorosa chiusura della frontiera bulgara; 3° -Quanto al n. 5 Briand ritiene inammissibile il testo romeno ma ritiene anche inammissibile la pretesa russa di non dar nulla alla Romania. Egli propone di sostiuire al n. 5 la formula del patto di Londra circa l'impegno reciproco di non far pace separata ovvero di accettare il testo romeno del n. 5 subordinando l'impegno del primo comma alla condizione che anche le altre potenze abbiano la possibilità di realizzare mediante la pace le loro aspirazioni nazionali. Briand sarebbe grato a V. E. se volesse telegrafare al R. Ambasciatore Londra e Pietrogrado di appoggiare suo punto di vista che egli ritiene pienamente corrispondente agli interessi italiani.

(1) -Non rinvenuto. (2) -Cfr. n. 119, nota 1, p. 81. (3) -Numero particolare di protocollo per Parigi del n. 203.
206

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T. GAB. 1053. Roma, 31 luglio 1916, ore 21.

Giers mi comunicava che Sttirmer ritiene miglior consiglio per giungere ad una conclusione nelle trattative con la Romania, che le quattro potenze rigettino in blocco le domande formulate da Bratianu, ed insistano nel mantenere il testo delle loro prime proposte. Egli ammette di introdurvi due modificazioni; con la prima si concede alla Romania qualche maggior tratto di terreno nella determinazione dei nuovi acquisti; con la seconda si propone di precisare meglio le garanzie pei serbi nei territori ceduti, chiedendo che la

Romania s'impegni «a indennizzare i serbi che volessero espatriare entro il

termine di 2 o 3 anni dalla conclusione della pace, e ad assicurare agli altri il mantenimento dei diritti che attualmente posseggono quanto all'uso della loro lingua l).

Sturmer scarta in modo assoluto tanto l'equiparamento della Romania alle quattro Potenze, come chiesto da Bratianu nei suoi articoli 5 e 8, quanto la limitazione della dichiarazione di guerra alla sola Austria-Ungheria.

Ho risposto che per rassicurare Bratianu, preoccupato di un possibile attacco dei bulgari durante il periodo della mobilitazione rumena, avevo suggerito che si concedesse un termine fisso entro cui la dichiarazione di guerra alla Bulgaria dovesse seguire alla rottura con l'Austria-Ungheria. Siffatto termine poteva anche essere di soli 10 giorni, cioè pari al periodo in cui si era disposti a far precedere l'offensiva da Salonicco ad ogni attacco rumeno contro i bulgari. Bastava perciò che l'offensiva da Salonicco coincidesse con la dichiarazione di guerra della Romania all'Austria-Ungheria.

Ad ogni modo questo mio suggerimento era dettato dal solo desiderio che si potesse arrivare ad una sollecita conclusione dei negoziati; che per giungere a ciò ritenevo necessario che uno solo tra gli alleati, dopo sentiti i vari suggerimenti, trattasse e decidesse definitivamente; e che per parte mia avrei accettate ormai in genere tutte le proposte Sttirmer od altre che venissero parimenti accettate dagli alleati.

Prego V. E. di uniformare il suo contegno a quanto sopra.

(l) Cfr. n. 201.

(2) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 22-23.

207

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1507/253. Londra, 31 luglio 1916, ore 21,20 (per. ore 1,30 del 1° agosto). Telegramma di V.E. n. 713(1).

Grey ignorava difficoltà sollevata dalla Russia e di cui punto primo telegramma di Tittoni (2).

Ha al riguardo alquanto seccamente osservato che se si comincia a ritornare sulle condizioni convenute si rischia di protrarre indefinitamente trattative e magari anche peggio.

Sua Signoria ha aggiunto che Governo britannico, ritenendo non solo per ragioni militari ma anche nell'intento di impedire rifornimenti ai nemici di alcuni articoli provenienti dalla Romania, annette al pari di V. E. speciale importanza alla immediata conclusione di questo negoziato e ritiene quindi dover passare sopra a minori esigenze. Governo britannico, per quanto lo concerne, é disposto a contentarsi della dichiarazione di guerra alla sola Austria a con

dizione beninteso che la Romania si impegni a rompere le relazioni economiche con altri tre nemici. Mancando però dichiarazione di guerra alla Bulgaria, è ovvio che azione militare da Salonicco dovrebbe limitarsi semplicemente all'obiettivo di alleviare l'eventuale pressione bulgara contro la Romania non essendovi più alcun motivo di spingere l'azione a fondo per operare congiungimento fra truppe alleate e truppe romene attraverso il territorio bulgaro. Governo britannico ha, bensì, circa domanda indennità, comunicato ai Gabinetti alleati sue obiezioni ma non vi insisterà se essi pensano diversamente. Obiezioni erano determinate dall'osservazione del Comitato Supremo di guerra che aveva considerato tale domanda d'indennità da parte della Romania non entrata nemmeno ancora in guerra unjair rispetto non solo alla Serbia ed al Belgio ma anche alla Francia alla Russia e all'Italia tutte tre sebbene in proporzioni diverse danneggiate dalla invasione nemica nei loro rispettivi territori.

(l) -Numero particolare di protocollo del n. 203. (2) -Cfr. n. 201.
208

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1536/273. Bucarest, 31 luglio 1916, ore 21,35 (per. ore 0,20 del 4 agosto).

Ministro di Russia ha ricevuto un telegramma con cui Stilrmer dichiara in generale inaccettabili controproposte di Bratianu e lo incarica di insistere, quando i colleghi dell'Intesa abbiano ricevuto analoghe istruzioni, sulle condizioni del primo memorandum russo (mio telegramma gabinetto n. 250) (U meno qualche concessione sugli articoli 5 e 7 delle controproposte.

Telegramma conclude che se Bratianu non accetta tutte le concessioni fatte alla Romania comprese quelle territoriali debbonsi ritenere ritirate. Colleghi di Francia ed io manchiamo di istruzioni. Ministro d'Inghilterra ha istruzioni generiche di appoggiare passo del Ministro di Russia sotto ogni rispetto. A mio avviso ci si perde a discutere inutilmente le singole proposte di Bratianu, mentre occorrerebbe innazitutto discutere una questione pregiudiziale ed è quella dell'offensiva romena contro la Bulgaria. Ora questa offensiva è rite nuta conditio sine qua non tanto dai francesi quanto dagli inglesi per l'offensiva da Salonicco, mentre Bratianu ha detto e ripetuto ai miei colleghi ed a me di non poter fare altro che tenersi sulla difensiva dalla parte della Bulgaria (mio telegramma gabinetto n. 254) (2). Anzi questo reciso rifiuto è stato confermato stamane all'addetto militare russo dal generale Iliesco il quale gli ha detto di non potere assumere responsabilità d'un'offensiva simultanea sulla fronte austro-ungarica e su quella bulgara e di preferire dimettersi piuttosto che esporsi a tale cimento. Ricordo che offensiva da Salonicco deve, secondo

(l} Cfr. n. 144. (2} Cfr. n. 151.

14 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

Bratìanu, precedere di diecì giorni entrata in azione della Romania e che quindi difficilmente può più essere questione di tale entrata in azione per il lo agosto vecchio stlle.

In ogni modo io, personalmente, e, salvo ad eseguire ordini che mi verranno dati, sarei contrario alla conclusione minatoria del telegramma russo giacché intimazioni di questo genere sono per lo meno inutili quando non si è sicuri che le circostanze non costringeranno presto o tardi a tornarvi sopra e d'altra parte non si è in condizioni tali da appoggiarle con argomenti decisivi. Quello poi che sembra più illogico è che mentre si hanno, sia pure a ragione, tante difficoltà per accettare le proposte di questo Governo, generale Alexejev telegrafa che gli austro-tedeschi stanno preparando una armata per la Bucovina e che quindi entrata in campagna della Romania sarebbe utilissima in questo momento. Aggiungo incidentalmente che il generale Alexejev è pronto ad aggiungere una terza divisione di fanteria alle due divisioni di fanteria e alle divisioni di cavalleria promesse. Una però di queste divisioni sarebbe su quattro reggimenti di cui uno incompleto. Effettivi di questa divisione essendo ridotti, non supererebbero complessivamente 50.000 uomini.

209

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

D. s. N. [Roma,] 31 luglio 1916.

Rispondo al dispaccio dell'E. V. n. 10806 senza data (2), in cui l'E. V. esprime il desiderio che io promuova un'azione comune delle potenze alleate intesa ad ottenere l'immediato sgombro dell'Epiro da parte della Grecia fino ai confini stabiliti dalla conferenza di Londra.

Non ritengo che una nostra iniziativa in questo senso possa oggi avere alcuna probabilità di riuscita, visto il contegno attualmente assunto dai nostri tre alleati di fronte alla situazione interna greca, e alle prossime elezioni generali. Le tre potenze, mosse dal desiderio di avere la Grecia alleata nella presente guerra, hanno preso parte Cassai troppo secondo il mio avviso) a favore del partito venezelista, e l'opposizione capitanata da Venizelos è la più calda fautrice delle aspirazioni greche sull'Epiro settentrionale. Fu sotto il governo di Venizelos che l'occupazione di quelle province ebbe luogo. Non è certo alla vigilia delle elezioni -che, secondo il desiderio e le speranze dei nostri alleati, dovrebbero riportare al governo quell'uomo politico -che potremmo indurii a sfidare tutto il sentimento nazionalista ellenico con un ordine imperioso di ritorno dei greci entro i loro vecchi confini. Richiamo l'attenzione della E. V. sul fatto che la domanda della smobilitazione greca fu soltanto da noi espressamente estesa a tutto il territorio dell'ultima occupazione epirota.

Non ritengo perciò possibile il prendere oggi nel senso surriferito una iniziativa che, non avendo alcuna probabilità di buon successo, riescirebbe dannosa agli scopi stessi verso cui sarebbe intesa. Ciò non toglie che ove si ritengano necessarie, agli intenti della causa generale, alcune mosse o occupazioni militari, che mirino a interrompere ogni comunicazione tra l'Epiro e i greci da un lato e i bulgari o austriaci dall'altro, esse non abbiano ad eseguirsi, sia di concerto con i comandi degli alleati, sia da soli, ove si abbiano a Valona forze sufficienti per bastare a questo e insieme alla eventuale difesa dei territori da noi già posseduti.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, clt., n. 16. (2) -Non rinvenuto.
210

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1516/339. Pietrogrado, 1° agosto 1916, ore 12

(per. ore 12,05 del 2).

Odierno stato dei negoziati con Romania è il seguente:

Convenzione politica.

Sturmer manderà oggi un telegramma a Roma-Parigi-Londra esponendo che a suo avviso il controprogetto di Bratianu (l) è inaccettabile principalmente perché non si può ammettere che Potenze si impegnino a non concludere pace prima che la Romania abbia conquistato territori che rivendica e perché non si può derogare alla condizione che Romania effettui quella conquista con la forza delle sue armi. Ministro Affari Esteri sostiene l'opportunità di rigettare in blocco la controproposta e insistere presso Bratianu per l'accettazione della proposta sulla quale le potenze si sono ormai accordate. Russia dal canto suo è però disposta a fare due concessioni:

lo -di accettare il principio romeno che la linea spartiacque determini la frontiera dalla Galizia alla confluenza del Viso nella Tisza. La linea precisa verrà poi tracciata da una commissione mista;

2° -di non menzionare i diritti nazionali dei serbi che Romania dovrà salvaguardare nel Banato, purché attuale situazione non venga peggiorata. In conclusione Sturmer si propone per parte sua di dichiarare a Bratianu che qualora Romania non entrasse in azione il 1-14 agosto le potenze si considererebbero svincolate dalla loro proposta.

Convenzione militare.

Idea di una convenzione unica non è stata accettata da Alexejev secondo il quale dovrebbe esservene una fra Russia e Romania e un'altra fra Romania, Inghilterra, Francia e Italia (ove queste lo desiderino) riflettente l'offensiva

da Salonicco e la questione dei rifornimenti militari alla Romania. Alla convenzione progettata a Parigi (di cui telegramma di V. E. n. 598) (l) Bratianu ha formulato obiezioni dicendo:

1° -che Romania intende mantenersi sulla difensiva sul Danubio, e 2° -che l'inizio dell'offensiva da Salonicco deve aver luogo dieci giorni e non già sette prima dell'entrata in azione della Romania. Non astante quanto precede qui si continua ad affermare che per moltf indizi è ormai chiaro aver Romania compreso suo grande interesse di accettare proposta delle Potenze e di entrare al più presto in azione.

(l) Cfr. n. 199.

211

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1515/255. Londra, 1° agosto 1916, ore 15,10 (per. ore 21,20).

Dopo colloquio di cui mio telegramma gabinetto n. 233 (1), non avevo più conferito con Grey, che, nuovamente indisposto, fu assente quasi tre settimane.

Ritornato venerdì scorso, mi pregò di andarlo a vedere ieri. Disse la sua situazione essere molto delicata. Quale che possa essere sua opinione personale non trattasi meno di questione interessante altri due comuni alleati. CiO stante sembra a Crey la migliore e più pratica soluzione sarebbe che R. Governo sollevasse ufficiale e contemporanea la questione nelle tre capitali alleate esprimendo desiderio di addivenire alla discussione ed al regolamento della questione attinente alla sorte futura dell'Asia Minore. Personalmente Grey consiglierebbe però di rinviare tal passo al momento in cui nostra rottura definitiva con Germania sarà divenuta un fatto compiuto.

Dal canto mio ripetei a Grey quanto gli avevo detto nel primo colloquio: istruzioni di V. E. non oltrepassavano semplicemente domanda di informazioni circa veridicità notizia a noi giuntaci; osservazione da me già rivoltagli aveva avuto qundi carattere esclusivamente peraonale e confidenziale valendomi della maggiore libertà di linguaggio da tale fatto consentitomi, non gli avevo dissimulato e non gli dissimulavo sorpresa e rincrescimento per persistente reticenza. Intuivo ora non essere essa da attribuirsi all'Inghilterra ma non per questo riuscivo a spiegarmela, specie poi quando la ponevo a raffronto colla premura e la buona volontà del R. Governo nell'aderire con nuovi sacrifici imposti alle valorose nostre truppe, alle continuate e sempre maggiori insistenze rivolteci per invio prima di una brigata e poi di una divisione a Salo

nicco. In tale circostanza una spontanea dichiarazione degli alleati sul tenore delle conversazioni scambiate circa questione avente per Italia primordiale importanza indipendentemente affatto dalle nostre relazioni colla Germania mi sarebbe parsa un atto di doveroso riguardo di cui ero spiacente constatare la perdurante omissione.

Grey si strinse nelle spalle e rilevato che Inghilterra non aveva fatto alcuna insistenza per nostra partecipazione all'azione a Salonicco, aggiunse erasi, per quanto gli riusciva possibile, studiato di fornirmi elementi di giudizio ed apprezzamenti sulla situazione. Colloquio ebbe carattere personale e confidenziale e cordialissimo. Dal tenore linguaggio di Grey, da altri indizi in questo frattempo raccolti a ottima sorgente, crederei non essere lontano dal vero ritenendo:

1° -che malgrado dichiarazione di Margerie (telegramma di V. E. gabinetto n. 1027) (1) se si può considerare esatta inesistenza di accordo vero e proprio non è meno esatta conclusione che fra Londra, Parigi e Pietrogrado si è conversato e forse pure discusso sui rispettivi desiderata in Asia Minore. Questo fatto, già lealmente ammesso da Grey, mi fu pure in via confidenziale confermato da altra fonte autorevole;

2° -che Grey (e mi risulta pure Hardinge) avendo benissimo afferrato il fondamento delle mie personali osservazioni deve delle medesime aver resi edotti i Gabinetti alleati, senza riuscire però a convincerli della necessità di uscire senz'altro dalle riserve finora serbate.

Se ostacoli originano da Russia da Francia o da entrambe non mi è stato possibile sapere e non posseggo elementi in proposito per congetturare.

(l) Cfr. n. 105.

212

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1512/142. Parigi, 1° agosto 1916, ore 15,25 (per. ore 18,10)

Telegramma di V. E. n. 767 (2).

Izwolskij ha fatto a Briand una comuni:cazione analoga a quella che Giers ha fatto a V. E. Briand ha mantenuto il suo punto di vista e ha detto a Izwolskij che considerava un grave errore il contegno intransigente di Sturmer; che considerava di sommo interesse che la Romania entrasse in campagna subito, prima che l'Austria potesse preparare un'efficace difesa e quindi occorreva fare alla Romania le maggiori concessioni e non ripetere l'errore dell'anno scorso quando si poteva avere l'intervento romeno e non si ebbe per non avere saputo fare a tempo opportuno le concessioni. Come già telegrafai ieri a

V. -E. (l), Briand ritiene che l'Italia abbia, insieme a tutti gli alleati, l'interesse di finir presto la guerra e abbia insieme alla Francia interesse a favorire Romania. [Spera] quindi che V. E. voglia esprimersi coll'Ambasciatore di Russia nello stesso senso e ispirare gli stessi concetti per il linguaggio del R. Ambasciatore a Londra e del R. Ambasciatore a Pietrogrado (2).
(l) -Ritrasmetteva a Londra, Pietrogrado e Il Ca\ro il t. gab. 1470/137, del 25 luglio, da Parigi con il quale Tittoni comunicava avergli detto Margerie di «non aver conoscenza di una conferenza a Londra per la delimitazione delle zone d'influenza in Turchia asiatica fra Inghilterra, Russia e Francia». (2) -Numero particolare di protocollo per Parigi del n. 206.
213

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1056. Roma, 1° agosto 1916, ore 21.

(Meno Parigi, per tutti) -Prego V. E. agire in conformità di quanto prewolskij... » (come nel telegramma n. 142) (3).

Ho risposto a Tittoni quanto segue:

(Solo Parigi) -Telegramma di V. E. gabinetto n. 142.

(Per tutti) -Viste le risposte già da me date a Giers (vedi mio telegramma n. 1053 (4) non posso oggi mutare intonazione. Ho già dichiarato che visto il grande e urgente interesse di stringere sollecitamente l'accordo con la Romania sono disposto accettare qualunque testo che riunisca i consensi dei tre alleati, ripeto oggi queste istruzioni al R. rappresentante a Bucarest.

(Meno Parigi, per tutti) -Prego V. E. agire in conformità di quanto precede.

214

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1518/144. Parigi, 2 agosto 1916, ore 14,55 (per. ore 18,25).

Telegramma di V.E. n. 769 (5).

Se bastasse soltanto consenso dei tre alleati non vi sarebbero difficoltà ma essenziale è che questo consenso si formuli su di un testo che sia accettato da Romania.

Briand ritiene, e secondo me giustamente, che Romania non può avventurar.:>i ai rischi e sacrifizi dl una guerra senza garanzia di sortirne in modo che alle Potenze alleate non sia possibile far pace lasciando Romania completamente da parte. Dopo doloroso esempio della Bessarabia, nè Bratianu

(-4) Cfr. n. 206.

nè alcun uomo di Stato romeno potrebbe esporre proprio paese ad una simile sorpresa. Ciò Briand vorrebbe far comprendere alla Russia e per farglielo comprendere conta sul nostro concorso.

(l) -Cfr. n. 205. (2) -Per la risposta cfr. n. 213. (3) -Cfr. n. 212. (5) -Numero particolare di protocollo per Parigi del n. 213.
215

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1526/146. Parigi, 2 agosto 1916, ore 14,45 (per. ore 23,40).

Mio telegramma n. 140 (l).

Formula aggiuntiva all'articolo 5, che io dissi a V. E. essere proposta da Briand, fu concordata tra Briand e Grey e gli Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra l'hanno presentata insieme a Pietrogrado. Ancora non è giunta risposta. Poiché V. E. dichiarò a Giers che si rimetteva a quanto sarebbe stato concordato dalla Russia coll'Inghilterra e colla Francia, ora che V. E. sa che non è stato concordato nulla e che Grey e Briand, come mi è stato confermato stasera da Margerie e Izvolskij, insistono sulla proposta, parmi che V. E potrebbe appoggiarla per sollecitare una conclusione il cui ritardo è pregiudizievole alla causa dell'Intesa e per conseguenza anche a noi. Ripeto poi che il nostro [intervento] in questa questione vitalissima che può essere decisiva per la durata della guerra, riuscirebbe a Briand particolarmente gradito.

216

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1527/256. Londra, 2 agosto 1916, ore 15,05 (per. ore 19,22).

La prospettiva di una partecipazione romena alle discussioni di pace in situazione analoga a quella delle quattro potenze mi spinge a sottomettere a

V. E. la subordinata opinione, già da tempo in me radicatasi, sulla opportunità, anzi necessità, di un previo scambio di vedute fra le quattro potenze mirante a raggiungere circa la soluzione di tutti i problemi balcanici un accordo concreto e definitivo, le conclusioni del quale dovrebbero essere al momento della pace imposte ai vari balcanici contendenti.

Questo suggerimento è determinato non solo da considerazioni di vantaggi generali quanto e soprattutto da motivi attinenti alla tutela degli speciali interessi italiani. Dati gli insaziabili appetiti, gli insanabili dissensi dei vari Stati balcanici, le loro arti sopraffine nell'intri:go e nell'assicurarsi una protezione dai rispettivi patroni e dopo l'esperienza personale avuta nelle laboriosissime trattative di Londra per la pace balcanica nel 1913, mi sembrerebbe sotto ogni aspetto raccomandabile evitare ripetizione dall'indegna commedia nei futuri negoziati di pace. Sulle difficoltà del problema basterà io accenni alle verosimili

ingiuste pretese bulgare di conservare territori strappati alla Serbia, alla non meno ingiusta pretesa serba di disputare alla Bulgaria anche la famosa « zona non contestata», alla recondita contrarietà romena a qualsiasi ingrandimento territoriale bulgaro, ecc.

Per quanto concerne noi direttamente, sembrami atto di elementare prudenza il premunirei nel corso di complicatissime discussioni con potenze maggiori e coi balcanici contro il pericolo non escludibile di una eventuale proposta transazionale che ad un momento dato potrebbe spuntare a titolo di via di uscita da situazione inestricabile; siffatta proposta potrebbe porci in serio imbarazzo qualora con lo scopo lodevole di facilitare conciliazione generale ed affrettare la conclusione della pace si risolvesse in pratica in un sacrificio di qualche nostra aspirazione territoriale a titolo di compenso ad uno Stato balcanico per eventuale concessione impostagli a favore di un altro.

Un esame della complessa questione se avesse luogo fra i quattro Gabinetti interessati in una conferenza tenuta in tempo utile, senza fretta all'infuori di ingerenze ed intrighi degli interessati, agevolerebbe l'indispensabile accordo tra le quattro Potenze maggiori permettendo loro di presentarsi ai negoziati di pace con decisioni maturate e concordate, dinanzi alle quali non rimarrebbe agli avidi ed agitati balcanici che di inchinarsi.

In queste mie vedute, che a titolo personale e puramente accademico ho manifestato a Grey e Hardinge ho trovato entrambi in masisma consenzienti. Nell'accennare al ritiro di Sazonov, Grey lasciò, per quanto in modo vago, intravvedere una certa tale quale propensione ad orizzontarsi prima sulle disposizioni e tendenze prevalenti in Russia in seguito ai mutamenti ministeriali. Circa i quali mi parve intravvedere in lui un sentimento, se non di preoccupazione, di alquanta incertezza. A proposito della Bulgaria e del fondamento sulle aspirazioni alla conservazione della «zona non contestata» osservò Sua Signoria che sulle disposizioni della Russia circa questo punto potrebbe forse esercitare influenza il destino futuro del Re.

Da parte mia non mancai di insistere nuovamente sul fermo mio convincimento ripetutamente da anni manifestatogli e cioè che il problema balcanico non va considerato come rientrante precipuamente nel campo degli interessi russi ma come una questione avente importanza e carattere europeo involgente per giunta essenziali interessi italiani. Mi sarebbe caro conoscere su quanto precede il pensiero di V. E. dal quale trarrei norma per regolarmi se ritornare sull'argomento ovvero !asciarlo cadere (l).

(l) Cfr. n. 205.

217

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3518/339. Pietrogrado, 2 agosto 1916, ore 15,20 (per. ore 10 del 3).

Sturmer è venuto ieri sera farmi sua prima visita quale Ministro Affari Esteri. Astenendosi da ogni accenno alle origini della crisi di Gabinetto e alla

politica interna, egli mi ha ripetutamente dichiarato suo fermo proposito di mantenere direttive ormai consolidate della politica estera russa e condurre a fondo la guerra sino alla fine, in conformità volontà del Sovrano, dell'intera nazione e interesse supremo della Russia e degli alleati, che sono inseparabili da una futura pace fruttuosa e durevole. Egli sa bene compito non facile nè probabilmente breve, ma Russia cosciente delle sue forze inesauribili e unite e pienamente fiduciosa in quelle degli alleati, può considerare l'avvenire con perfetta serenità, sicura del trionfo e del premio adeguato ai suoi sacrifici. Parlando dell'Italia, Sttirmer disse che Russia apprezza in tutta la sua grande misura valore del suo concorso grazie al quale ingenti forze nemiche sono trattenute, logorate sulla nostra fronte, ove il soldato italiano, da oltre un anno compie prodigi di ardimento, abnegazione indefessa, tenacia, lottando con le più ardue difficoltà opposte dagli uomini e dalla natura. Nel significare al mio interlocutore compiacimento per le sue parole, colsi occasione per dichiarare come eloquente testimonianza dei parlamentari russi reduci dalla nostra fronte, avesse vivamente interessato e impressionato opinione pubblica ed espressi lusinga che anche, per quanto dipende dal Parlamento, venga infervorato nel comune interesse il popolare riconoscimento della grande portata della nostra guerra e della simultaneità delle operazioni, oltre a quella russa, che già era stata feconda di felice risultato. Signor Sttirmer convenne pienamente su tale comune interesse e ascoltò con attenzione e compiacimento spiegazioni che io gli diedi delle ultime nostre operazioni coronate dalla brillante e importante conquista del Cimone. Nel congedarsi Sturmer ha rievocato altro nostro colloquio nel quale egli disse io avevo già avuto occasione di convincermi delle sue amichevoli disposizioni verso nostro Paese e mi ha assicurato che esse sono immutabili. Gli ho risposto assicurandolo piena reciprocità tali sentimenti da parte R. Governo, come da parte mia personale di cui era superfluo dare le prove.

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 233.

218

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1541/275. Bucarest, 2 agosto 1916, ore 16,20 (per. ore 17,50 del 4).

Addetto militare russo comunica al R. addetto militare che il generale Alexejev consente a che convenzione militare sia firmata da tutti e quattro gli addetti militari dell'Intesa. Addetti militari di Francia e di Inghilterra hanno già relativa autorizzazione. Se il R. Governo consente prego telegrafarmi d'urgenza autorizzazione anche per R. addetto militare giacché Governo romeno insiste perché firma abbia luogo il più presto possibile. Però avverto accordo circa i termini della convenzione militare non è ancora interamente raggiunto (1).

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 234

219

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1520/257. Londra, 2 agosto 1916, ore 20,41 (per. ore 0,50 del 3).

Grey mi diceva avant'ieri che da tutte le fonti le notizie non sono buone, ma ottime. Di ciò indizio confortante scorgesi nella inesattezza sempre maggiore dei bollettini tedeschi ed austriaci.

Discorrendo della durata ulteriore della guerra, io gli comunicavo la mia personale impressione sulla più che scarsa probabilità di pace prima della prossima estate e gli ricordavo l'opinione manifestatami da Kitchencr nell'ultimo colloquio meco ai primi di maggio scorso.

Replicò Grey ricordava anch'egli siffatto pronostico del Maresciallo che, però, proprio alla vigilia del suo fatale) viaggio, ebbe alquanto a modificarlo, non escludendo la possibilità di serie aperture di pace alla fine dell'anno corrente.

220

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1519/258. Londra, 2 agosto 1916, ore 20,41 (per. ore 0,50 del 3).

Autorevole e specialmente competente persona mi diceva oggi che il ritiro di Sazonov, che chiaramente indica le tendenze della nota camarilla reazionaria oggi trionfante, ha prodotto in tutta la Russia impressione disastrosa. Stiirmrr non ha esperienza alcuna degli affari non solo esteri, ma anche interni; è un semplice !strumento ligio ai voleri di quei signori. Né maggior prestigio ed autorità hanno gli altri Ministri. A parere dell'interlocutore questo Gabinetto non potrà durare a lungo perché incompetente ed impopolare.

Per quanto concerne però la vigorosa prosecuzione guerra ad oltranza in perfetto accordo con alleati e mantenimento del regime costituzionale non vi sarebbe, giusta l'interlocutore, alcun motivo di nutrire il benché menomo dubbio. Su queste due decisioni l'Imperatore è irremovibile e capace di resistere a qualsiasi intrigo o pressione.

221

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1551/276. Bucarest, 3 agosto 1916, ore 8,45 (per. ore 2,45 del 6).

Ministro di Russia ha veduto ieri Bratianu il quale gli ha ripetuto di non poter in nessun caso prendere l'offensiva contro la Bulgaria. Bratianu, confermando quanto ho riferito col mio telegramma gabinetto n. 273 (l), ha

dichiarato che, se anch'egli personalmente vi consentisse, non sarebbe poi in grado di farlo giacché i suoi collaboratori militari vi si opporrebbero e preferirebbero dimettersi piuttosto che seguirlo in questa via.

Circa la dichiarazione di guerra alla Bulgaria, Bratianu ha confermato il suo ben noto punto di vista in forma privata avergli Derussi telegrafato che una autorevole personalità del partito governativo gli aveva detto che la Bulgaria non è vincolata che con la sola Germania e quindi non vi sarebbe alcuna necessità che essa si mette::;se in guerra con la Romania se questa si limitasse ad attaccare l'Austria-Ungheria. Anzi quest'uomo di Stato avrebbe osservato che un accordo bulgaro-romeno sarebbe possibile se Romania si impegnasse a non lasciare passare per il proprio territorio le truppe russe destinate ad attaccare la Bulgaria. Bratianu ha raccomandato a Derussi di mantenersi nella più stretta riserva a tale riguardo. Derussi riferisce che negli ambienti politici russofili si ritiene possibile un accordo così colla Romania come colla Russia sulla base del riconoscimento degli acquisti territoriali fatti dalla Bulgaria ma si crede che tale accordo potrebbe farsi senza eliminare il Re ed il suo attuale Governo. Bratianu ha detto a Poklevskij che quando la Romania fosse entrata in gucr_-a contro l'Austria-Ungheria e non avesse quindi da temere indiscrezioni potrebbe, se ciò convenisse all'Intesa, farsi intermediario per un accordo colla Bulgaria che egli vorrebbe spingere contro la Turchia.

Poklevskij ha telegrafato a Pietrogrado per chiedere cosa se ne pensasse colà. Del resto Poklevskij ha ricevuto un telegramma con cui Sturmer l'informa che la Russia non insiste più sulla àichiarazione di guerra alla Bulgaria ed alla Turchia. Se, quindi, come pare, gli anglo-francesi non insistono neppure essi né sulla dichiarazione di guerra né sull'offensiva romena contro la Bulgaria e se ciò nonostante consentono a fare l'offensiva di Salonicco dieci giorni prima dell'entrata in azione della Romania, non dovrebbe esservi più difficoltà per giungere ad un accordo.

Che poi quello scelto sia il modo migliore per sfruttare l'entrata in campagna della Romania e specialmente che in tal modo la Romania non cm ra gravi rischi è un'altra questione. Procurerò di vedere domani o domani l'altro Bratianu e, telegraferò quello che egli sarà per dirmi (1).

(l) Cfr. n. 208.

222

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1531/344. Pietrogrado, 3 agosto 1916, ore 10,30 (per. ore 21). Informazioni di ottima e sicura fonte confermano che Principe Nicola di Grecia era incaricato di rassicurare le alte sfere di Corte e governative in Russia delle buone disposizioni della Grecia verso l'Intesa e dimostrare che

questa può avere ogni soddisfazione, indipendentemente dal ritorno al potere di Venizelos, al quale anzi non si dovrebbe fare credenza a cagione delle sue

mire anti-dinastiche. S. A. R. che si è recato al Quartiere Generale presso l'Imperatore ed attualmente trovasi a Kiev presso l'Imperatrice Madre sua zia, non ha però ottenuto ascolto ed ha ricevuto risposta analoga a quelle che suo fratello ebbe recentemente a Parigi e Londra e che in sostanza suonarono un richiamo allo spirito costituzionale della Corona in Grecia, una retrospettiva lagnanza per la condotta del Gabinetto Skuludis e una affermazione che potenze nulla possono mutare nel loro programma rispetto alla Grecia. Principe Nicola non ha veduto finora né Sazonov né Stiirmer.

(l) Cfr. n. 235.

223

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1528/345. Pietrogrado, 3 agosto 1916, ore 10,30 (per. ore 2,30 del 4).

Mi è sembrato opportuno richiamare l'attenzione di Neratov sull'atteggiamento di Bratianu rispetto alla convenzione militare discussa a Parigi, e gli ho manifestato la mia impressione personale che Bratianu ricusi di dichiarare guerra alla Bulgaria non già per il motivo da lui addotto che guerra nazionale è invocata dall'opinione pubblica romena esclusivamente contro l'AustriaUngheria, ma perché effettivamente egli sia preoccupato delle forze di cui Bulgaria può disporre e intenda premunirsene, ma non attaccare. Osservai che in tal caso l'insistere perché la Romania dichiari guerra alla Bulgaria potrebbe mettere in forse tutto il negoziato visto che contro la paura mal si lotta con compensi per lauti che essi siano e gli ricordai che l'Inghilterra sembra disposta ad ammettere che la Romania non dichiari guerra alla Bulgaria. Dopo non breve discussione Neratov finì per dichiararmi che tutto dipendeva ora dalla Convenzione militare la quale in conformità al desiderio di Bratianu sarà unica e non più duplice come era stato stabilito. Silenzio potrà consentire all'omissione della dichiarazione di guerra alla Bulgaria qualora Romania si impegni a rompere completamente i rapporti con essa, a chiudere la sua frontiera, a permettere ed agevolare il passaggio truppe russe che si recassero a combattere la Bulgaria, ecc. L'approvazione del contenuto della Convenzione militare, che dovrebbe contemplare anche le operazioni romene nei Carpazi, Neratov mi ha detto dipende da quella dell'accordo politico e fino a che la prima non sia stipulata egli insiste per il rigetto delle controproposte di Bratianu. Avendogli chiesto se nell'ipotesi favorevole egli non ammetterebbe qualche concessione alle domande di Bratianu egli mi ha risposto per parte sua non sarebbe alieno dall'accettare l'articolo l 0 , relativo alla garanzia delle grandi potenze dell'integrità territoriale della Romania. Gli ha chiesto se sarebbe disposto ad accogliere l'impegno per le potenze di non far pace se prima la Romania non ha realizzato tutte le sue aspirazioni con la formula suggerita dall'Inghilterra «purché le potenze abbiano realizzato tutte le loro aspirazioni». Ma su questo punto Neratov non volle pronunziarsi ma mi lasciò comprendere sua ritrosia ad abbandonare il primitivo rifiuto.

In conclusione Governo russo attribuisce importanza capitale alla Convenzione militare che si sta trattando a Bucarest ed a Parigi e le [eventuali] concessioni si fanno da essa dipendere. Neratov persiste a ritenere che Bratianu sia convinto della opportunità di non perdere l'attuale momento per entrare in azione e si mostra nonostante tutto ottimista.

224

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1065. Roma, 3 agosto 1916, ore 11.

(Per Parigi) -Telegramma di V. E. n. 144 (1).

(Meno Parigi) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Pietrogrado quanto segue:

(Per tutti) -Considerata la somma importanza di assicurare la sollecita cooperazione della Romania, V. E. vorrà adoperarsi presso Sttirmer perché faccia qualche ulteriore concessione di fronte alle domande Bratianu. Prego appoggiare azione Grey e Briand perché di fronte a domanda Bratianu n. 5, si ammetta, se non assoluta garanzia di tutti gli acquisti promessi, prima di concludere pace, almeno quella condizionata ad un uguale raggiungimento delle rispettive loro aspirazioni per parte delle quattro potenze.

225

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1525/2648. Comando Supremo, 3 agosto 1916, ore 11,15 (per. ore 12,05).

Riferimento suo telegramma gabinetto n. 1024/48 (2), informo che generale Joffre, con comunicazione in data 1° corrente, mi ha dato assicurazione avere interessato suo Governo circa concorso che Marina e alleati debbono fornire per tonnellaggio necessario ai rifornimenti della nostra divisione che sbarcherà a Salonicco.

226

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1535/240. Atene, 3 agosto 1916, ore 14,50 (per. ore 20,15).

Non riterrei esatto quanto Margerie disse al R. Ambasciatore a Parigi (3J. Guillemin mi ha fatto vedere testo redatto al Quai d'Orsay in seguito al suggerimento venuto da Londra della dichiarazione da farsi qui.

Detto testo non è di gradimento di Guillemin e di Elliot i quali telegrafano ai loro Governi di rinunziare alla dichiarazione o di modificarla radicalmente. Interpellato da essi sul mio modo di vedere, dissi, a titolo personale, che la dichiarazione divisata mi sembra inopportuna al momento presente. Quanto disse Elliot tempo fa ai giornali che cioè popolo greco era libero di scegliere a suo modo i suoi rappresentanti mi sembra ampiamente sufficiente a lasciare che ognuno interpreti a suo modo quella dichiarazione.

Grecia sa benissimo che se futuro Governo adotterà attitudine contraria Intesa dovrà fare conti con essa.

(l) -Cfr. n. 214. (2) -Cfr. n. 181, nota 3. (3) -Con t. gab. 1514/143 del 1° agosto, ritrasmesso ad Atene con t. gab. 1057 del 2 agosto, Tittoni aveva comunicato quanto segue: « Margerle mi ha detto che non trattasi di una dichia~azione collettiva ma di istruzioni ai rappresentanti francese, inglese e russo, circa loro atteggiamento nelle prossime elezioni».
227

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. U. 1549/279. Bucarest, 3 agosto 1916, ore 21 {per. ore 5,45 del 6).

Miei colleghi di Francia e di Inghilterra, d'accordo col Ministro di Russia, telegrafano ai rispettivi Governi che se le potenze giungono ad un accordo di massima circa la convenzione colla Romania, sarebbe opportuno che noi fossimo autorizzati a cambiare qui ed a firmare senza chiedere altre istruzioni, ciò allo scopo di evitare altro ritardo che farebbe rinviare ancora la data dell'entrata in azione della Romania. Mi associo alla proposta dei colleghi pregando V. E. impartirmi d'urgenza le sue istruzioni (1).

228

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1537/260. Londra, 4 agosto 1916, ore 8,30 (per. ore 14).

Giorni sono ebbi occasione d'incontrarmi con un alto funzionario di questo Ministero delle Indie. Da lui seppi essere qui giunte buone notizie sull'insurrezione degli arabi che procede in modo soddisfacente ed incontra il favore di questo Governo che, siccome è noto, annette primaria importanza a veder stabilito in tutta l'Arabia un regime di assoluta indipendenza non solo religiosa ma anche politica. A riguardo di tale delicatissima questione, circa la quale ho veduto in articolo della nostra stampa ed anche in due pro-memoria del Ministero delle Colonie esposta e caldeggiata una soluzione non conforme agli intervenuti accordi, credo importante ricordare ad ogni buon fine una osservazione fattami nell'inverno 1913-14 da Nicolson e da me riferita verbalmente al marchese di San Giuliano durante il mio soggiorno a Roma nell'aprile 1914. Avendo io accennato alle voci a quell'epoca di sovente circolanti di aspirazioni tedesche sulle isole Farsan, rispose Nicolson in modo molto

esplicito non attribuire egli veridicità a notizia simile «nessuno potendo ignorare che l'occupazione di quelle isole da parte di qualsiasi potenza che non fosse la Turchia sarebbe considerata come un casus belli da parte dell'Inghilterra J>.

Medesima osservazione nei termini medesimi mi venne poco dopo lo scoppio della guerra ripetuta da Nicolson in una conversazione privata non ricordo bene a quale proposito.

(l) Sonnino rispose con t. gab. 1083 del 6 agosto, ore 21: « Autorizzo V. S. a firmare qualunque atto che riunisca il consenso del tre alleati».

229

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1538/261. Londra, 4 agosto 1916, ore 8,31 (per. ore 11,40).

Un corrispondente di un nostro giornale mi ha riferito aver in un autorevole circolo politico constatato alquanta sorpresa per mancanza di qualsiasi indicazione da parte nostra alla restituzione della visita di Asquith. A me, salvo qualche domanda da parte di persona non importante, nessun accenno venne fatto da Grey o da altri e naturalmente io giusta istruzioni verbali di

V. E. mi sono astenuto da qualsiasi menzione dell'argomento. Il momento attuale sarebbe poco propizio; la sessione parlamentare volge al termine, i Ministri sono tutti stanchi e desiderosi di tranquillità. Epoca meglio indicata sarebbe a mio avviso prima quindicina di ottobre alla riapertura del Parlamento. Ignoro se V. E. ha discorso dell'argomento con Rodd e quale impressione ha eventualmente tratto sui desideri di questo Governo. Qualora Presidente del Consiglio approvasse l'epoca da me suggerita, sarebbe forse bene che io ne dicessi una parola a Grey per accertare se tale epoca converrebbe al Governo britannico. Per ovvi motivi che non sfuggiranno certo a V. E. e per l'effetto sull'opinione pubblica britannica non sarebbe a mio remissivo parere consigliabile rinviare troppo restituzione.

230

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1539/262. Londra, 4 agosto 1916, ore 8,31 (per. ore 12).

Lord Northcliffe, accompagnato da Steed, si recherà verso il 10 corrente al nostro fronte donde verso il 17 o il 18 proseguirà per Roma. Non ho bisogno di additare a V. E. l'importante posizione di questo molto intelligente, energico e vanitoso personaggio e l'influenza che per mezzo del gruppo dei giornali posseduti egli può esercitare su questa opinione pubblica.

È doveroso riconoscere che in ogni circostanza, compresa la guerra libica, lord Northcliffe ha costantemente e tangibilmente dimostrato sue simpatie per il nostro Paese.

Riterrei quindi sia nostro interesse mandarlo via contento e pertanto permettomi sperare che V. E. e Presidente del Consiglio consentiranno a ricever lo. Quanto a Steed è da augurarsi che eventuali autorevoli osservazioni di

V. E. potrebbero forse avere il benefico risultato di calmare alquanto sua jugoslavomania. Steed non mi ha nascosto stamane suo vivo desiderio di essere da Lei ricevuto.

231

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1540/263. Londra, 4 agosto 1916, ore 8,31 (per. ore 11,05).

Da fonte sicura mi venne ieri confermata perdurante contrarietà del generale Robertson e del Governo britannico a dare all'eventuale azione militare da Salonicco una portata oltrepassante il noto obiettivo di semplice alleviamento della pressione bulgara sulla Romania.

Stante le difficoltà del terreno ed i poderosi preparativi difensivi, questo Stato Maggiore considera una azione a fondo come impresa assai ardua e tale da non potersi con probabilità di successo iniziare senza una riserva molto più considerevole di quella disponibile in uomini, artiglieria e munizioni. Su tale argomento mi risulta in modo sicuro che S. M. il Re in privato colloquio con personaggio di fiducia ebbe a rilevare che, dopo insuccesso di Gallipoli e di Kutel Amara, Inghilterra non può rischiarne un terzo a Salonicco.

232

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1543/346. Pietrogrado, 4 agosto 1916, ore 10 (per. ore 13,25 del 5).

Ho ricevuto simultaneamente ier sera telegrammi di V. E. gabinetto nn. 604 e 614 (l) dopo aver avuto nella giornata il colloquio con Neratov che ho rife~ rito a V. E. col mio telegramma gabinetto n. 345 (2). In detto colloquio come negli altri precedenti mi ero quindi attenuto al principio generale di eliminare per quanto possibile ogni appiglio ad ulteriori esitazioni di Bratianu dopo essermi previamente accordato coi colleghi d'Inghilterra e Francia. Sapendo che questi, giusta loro ultime istruzioni, avrebbero esposto opinione che si rinunzi

a che Romania dichiari guerra alla Bulgaria ed alla Turchia mi è venuto op

portuno, stante l'urgenza, di non frapporre indugio di adoperarmi analoga

mente presso Neratov perché Russia pure vi rinunziassse.

Mi consta che ieri stesso Neratov ha chiesto ad Alexejev suo parere in proposito e che generale si è mostrato disposto a rinunziare alla dichiarazione di guerra alla Bulgaria da parte Romania purché questa accetti le condizioni seguenti:

0 ) Completa rottura relazioni politiche ed economiche con la Bulgaria e la Turchia. 2°) Chiusura della frontiera. 3°) Misure contro le mene degli agitatori nemici in Romania.

4°) Concorso romeno in tutte le operazioni e misure che alleati credano necessario compiere o suggerire in Romania rispetto ai bulgari ed ai turchi.

La quarta condizione considerata come la più importante è posta specialmente per agevolare il passaggio dei russi in Dobrugia per via di terra fluviale e marittima ciò che richiederà impiego di porti (Costanza), della ferrovia, della flottiglia danubiana, forse il concorso di truppe (non però combattenti) e l'occupazione di qualche punto strategico.

In seguito alla risposta di Alexejev, Neratov si propone di telegrafare a Roma, Parigi e Londra il consenso della Russia a rinunziare alla dichiarazione di guerra alla Bulgaria ed alla Turchia, da parte del Governo romeno sotto le su menzionate condizioni, il formulare le quali in modo preciso sarebbe lasciato ai rappresentanti delle quattro potenze a Bucarest. Quanto al resto, secondo il pensiero di Neratov, si dovrebbe attenersi al progettato schema delle controproposte romene, salvo ad ammettere poi qualche modificazione dopo stipulata la convenzione militare. Oggi ho intrattenuto Neratov in base al contenuto dei precitati telegrammi di V. E. e specialmente sull'opportunità:

1°) Di attenuare il rifiuto a impegnarsi a non concludere la pace prima che la Romania abbia realizzato le sue aspirazioni; 2°) Della parità di trattamento della Romania colle grandi Potenze tultimo capoverso del telegramma di V. E. n. 614), e 3°) di largheggiare nella questione delle delimitazioni della frontiera romena.

Neratov mi ha risposto circa primo punto che garanzia per l'ingrandimento della Romania travasi già nella promessa fattale di assicurarglielo nella futura pace e che tale affidamento morale implica l'ottima volontà degli alleati per far sì che la Romania ottenga realizzazione delle sue aspirazioni. Circa secondo punto egli ha osservato che Francia e Inghilterra stesse non intendòno transigere e che egli pure non saprebbe riconoscere alla Romania il diritto di trattare di tutte le questioni su pari piede delle grandi potenze. Quanto al terzo punto egli ha messo in evidenza le nuove concessioni introdotte nell'articolo 4° della replica alle controproposte di Bratianu che rappresentano una transazione ampia e non oltrepassabile fra le esigenze romene e le giuste

15 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

rivendicazioni russe. Quelle concessioni sono state fatte all'infuori delle sollecitazioni degli alleati e Romania, come sperabile, dovrebbe, quando le conoscerà, dichiararsene soddisfatta.

(l) -Numeri particolari di protocollo per Pletrogrado del nn. 213 e 224. (2) -Cfr. n. 223.
233

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1071. Roma, 4 agosto 1916, ore 20.

(Meno Londra) -R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «La prospettiva... » (come nel telegramma gabinetto n. 1527/256) (1).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) -Telegramma di V. E. n. 256.

(Per tutti) -Consento sulla opportunità delle considerazioni e della proposta prospettate da V. E. Non conviene però che noi ci facciamo iniziatori di una conferenza del genere, perché ciò potrebbe provocare nuove osservazioni sul non essere noi ancora in guerra con la Germania. Ma se Grey è in massima consenziente, V. E. potrebbe favorire una sua iniziativa. Ad ogni modo è necessario non perdere occasione per chiarire per conto nostro quali sono le idee ed i propositi dei nostri alleati sia circa la penisola balcanica sia circa l'Asia Minore.

234

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AGLI AMBASCIATORI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1077. Roma, 5 agosto 1916, ore 10.

(Meno Bucarest) -R. Ministro a Bucarest telegrafa in data 2 agosto quanto segue: «Addetto militare russo... » (come nel telegramma gabinetto

n. 1541/275) (2).

Ho risposto a Fasciotti quanto segue:

(Solo Bucarest) -Telegramma di V. S. n. 275.

(Per tutti) -Se nulla osta per parte del Comando Supremo dal quale Ferigo potrà avere dirette istruzioni R. addetto militare è autorizzato dal R. Governo a firmare eventualmente convenzione militare con Romania insieme ai suoi colleghi di Russia, Francia e Inghilterra (3).

(l) -Cfr. n. 216. (2) -Cfr. n. 218. (3) -Cadorna rispose con t. gab. 1547/2661 del 6 agosto, ore 0,20, quanto segue: «Informo avere telegrafato addetto militare Bucarest tenente colonnello Ferigo autorizzandolo firmare convenzione militare, regolando propria condotta su quella suoi colleghi di Russia, Francia e Inghilterra».
235

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. u. 1565/282. Bucarest, 5 agosto 1916, ore 15,30 (per. ore 21,55 dell'B).

Bratianu mi ha detto che in seguito al ritardo frapposto dalle potenze alla conclusione della convenzione diplomatica con la Romania, malgrado che si sia ormai d'accordo sui termini della Convenzione militare di cui telegraferò oggi stesso testo (1), non si può parlare più dell'entrata in campagna della Romania per il 14 corr.:mte. Non volendo egli d'altra parte lasciarsi trascinare alla guerra senza avere firmato prima la convenzione diplomatica sospenderà oggi stesso tutti i movimenti di truppe verso la frontiera e specialmente verso la frontiera bulgara ove sarebbero stati già riuniti oltre 100.000 soldati.

236

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3557/585. Londra, 5 agosto 1916, ore 21,23 (per. ore 1,45 del 6).

Imponentissime pubbliche manifestazioni di ieri dimostrano sempre più indomito proposito britannico di lottare ad oltranza, coscienza ardue difficoltà ancora da superare, spirito di sacrificio, fiducia assoluta nella vittoria trionfale permettente conseguimento integrale noti intenti. Avversione contro Germania sulle prime superficiale limitatissima, poscia lenta progressiva generale, irresistibile può affermarsi oggi estesa implacabile addirittura a tutte le classi sociali a cominciare da quella operaia. A questo risultato al pari del mirabile consolidamento compagine Impero, hanno precipuamente contribuito il metodo feroce di guerra tedesco, atrocità commesse contro popolazioni civili facendo Belgio colonia e l'assassinio del capitano Friatt. Questi sentimenti chiaramente trasparivano dal contegno del pubblico nell'imponentissima adunanza popolare di ieri sera, dall'accoglienza fatta ai discorsi del primo Ministro ed altri oratori compresi rappresentanti Paesi oltremare.

Della popolarizzazione dell'odio generale contro vero nemico, eloquente indizio scorsi nella omissione assoluta di qualsiasi accenno agli alleati della Germania. Derby, Asquith, Bonar Law parlarono della alleata Italia in termini correttissimi intenzionalmente miranti a rilevarne posizione nell'alleanza esattamente conforme a quella Francia, Russia.

Applausi del pubblico a nostro indirizzo nutriti, non paragonabili tuttavia per intensità d'entusiasmo a quelli diretti alla Russia e soprattutto alla Francia.

Contegno del pubblico ieri sera mi ha innanzi tutto fornito tangibile occasione di constatare esattezza delle osservazioni sottoposte a V. E. con telegramma gabinetto n. 235 (2).

(l) -Cfr. n. 237. (2) -Cfr. n. 114.
237

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1568/283. Bucarest, 5 agosto 1916, ore 22 (per. ore 11,30 del 9).

In relazione ai miei telegrammi gabinetto nn. 275 (1) e 282 (2), trascrivo progetto di convenzione militare tra la Romania e l'Intesa, con preghiera comunicarlo anche a S. E. il generale Cadorna a nome del R. addetto militare il quale non dispone di un cifrario in francese, e farmi conoscere intenzioni in proposito del R. Governo:

Art. 1. -Pour faire suite au traité d'alliance conclu le . . . . . entre la Roumanie, la France, la Grande Bretagne, l'Italie et la Russie, la Roumanie s'engage, en mobilisant toutes les forces de terre et de mer, à attaquer l'Autriche-Hongrie au nord-est le. . . . . (dix jours après l'offensive de Salonique). Les opérations offensives de l'armée roumaine commenceront le jour méme de la déclaration de guerre.

Art. 2. -Dès la signature de la présente convention et pendant la durée de la mobilisation et de la concentration de l'armée roumaine, l'armée russe s'engage à agir d'une manière positive particulièrement énergique sur tout le front autrichien dans le but d'assurer les opérations roumaines susmentionnées. Cette action sera spécialement offensive et vigoureuse en Boucovine où les troupes russes doivent tout au moins garder leurs positions ainsi que leurs effectifs actuels. A partir de . . . . . la flotte russe devra assurer la sécurité du port de Constanza, empécher tout débarquement de troupes teutoniques sur les còtes roumaines et toute incursion sur le Danube en amont des Bouches de ce fleuve. De son còté la Roumanie reconnaitra à la flotte russe de la Mer Noire le droit d'utiliser le port de guerre de Constanza, et de prendre les mesures nécessaires contre la flotte des sousmarins ennemis.

Les navires de guerre russes qui se serviront du Danube tant pour garder les rives que pour prèter concours à l'armée et ainsi que la flotte roumaine, seront sous les ordres du Commandement en Chef des armées roumaines et coopéreront sur ce fleuve avec l'escadre des moniteurs roumains. Les détails de cette coopération seront établis conformément aux articles de la présente convention.

Aux lieu de trois la Russie s'engage au moment de la mobilisation de l'armée roumaine d'envoyer en Dobrugia deux divisions d'infanterie et une division de cavallerie pour coopérer avec l'armée roumaine contre l'armée bulgare.

Les alliés s'engagent à faire précéder au moins de dix jours par une offensive affirmée à Salonique l'entrée en guerre de la Roumanie afin de faciliter la mobilisation et la concentration de toutes les forces militaires roumaines.

Si au cours des opérations militaires les Puissances alliées après entente entre les Etats Majors respectifs étaient amenées à augmenter leur appoint militaire coopérant avec l'armée roumaine, cette augmentation de forces ne modifiera en rien les stipulations des conventions conclues.

Art. 4. -France, Grande Bretagne, Italie et Russie s'engagent à fournir à la Roumanie munitions et matériel de guerre qui seront transpor~és par des bateaux roumains ou alliés par la Russie.

Ces livraisons et transports doivent ètre exécutés de façon à assurer l'arrivée en Roumanie d'une façon aussi continue que possible d'un minimum de trois cents tonnes par jour, calculés sur un mois de transports.

Au cas où les alliés auront à leur disposition de nouvelles voies d'accès facilitant le transit des munitions Roumanie pourra en bénéficier.

Art. 5. -Les alliés s'engagent également à fournir à la Roumanie dans la limite du possible les chevaux, caucciù, médicaments, articles de subsistance et d'équipement qu'elle demanderait dans les quantités et catégories qui seront fixées de commun accord.

Art. 6. -Les alliés mettront à la disposition de la Roumanie le personnel technique nécessaire à la fabrication dans le pays des ... (l) et du matériel de guerre.

Art. 7. -Dès la conclusion de la convention les Etats Majors des armées roumaines russes ainsi que l'Etat Major de l'armée de Salonique se mettront d'accord pour établir les modalités de leur coopération.

L'accord pendant les opérations militaires des roumains russes ou tout changement division et supplément en vue d'une liaison permanente s'établira aux quartiers généraux respectifs ainsi qu'il serait dit ci-dessous.

Art. 8. -Les opérations des armées alliées n'impliquent pas la subordination d'une des dispositions ou modifications dues à la situation générale aux nécessités exigées par le but poursuivi et par la camaraderie d'armes.

Art. 9. -En principe les troupes royales roumaines et les troupes impériales russes conserveront leurs commandements propres, leurs zones d'opérations distinctes et une complète indépendance dans la conduite des opérations. La ligne de démarcation entre les deux armées passera de Dornavatra par la Bistritza et les vallées des rivières Chaio et Sanesch Debrdreozen. Le but principal de l'action roumaine en tant que la situation militaire au sud du Danube le permette... Cl) dans la direction de Budapest.

Troupes russes prevues à l'article trois, destinées à coopérer avec les troupes roumaines, seront sous le commandement en chef de l'Armée roumaine. Au cas où le contingent des troupes russes opérant au sud du Danube serait considérablement augmenté de manière à etre de force égale, supérieure des troupes roumaines avec lesquelles il coopère, ce contingent pourra former à la sortie du territoire roumain une armée indépendante qui sera placée sous le commandement suprème russe.

Dans ce cas cette armée agissante hors du territoire roumain devra avoir une zone d'opérations: et sera conduite d'après les directives du Commandement suprème russe tout en se conformant entièrement aux plans des deux quartiers généraux sur I es bases établies ci -dessus.

Si en vue du but poursuivi, des opérations militaires avec des forces combinées roumaines russes devaient avoir lieu, le commandement de ces forces serait indiqué par la zone respective d'opérations. Tous Ies ordres et instructions seront rédigés en roumain et en russe.

Art. 10. -En principe, dans le territoire occupé par l'armée de l'une des parties contractantes, Ies armées de l'autre partie contractante ne pourront y pénétrer que si l'intérèt seulement et le but commun le réclamerait et avec le consentement écrit et prl"alable pour chaque cas particulier.

Art. 11. -Chaque fois que, au cours d'une opération, Ies armées alliées se trouveront dans la nécessité pour le transport des troupes, provisions et fournitures militaires· à propos d'user d'une ou de plusieures voies ferrées sur le territoire de l'état allié, l'utilisation sera établie pour chaque cas particulier par Ies délégués des Grands Quartiers Généraux alliés. L'administration des transports et l'appuyement avec les ressources locales incomberont dans tous les cas aux autorités locales.

Art. 12. -Les prisonniers, le butin de guerre et les trophées s'il en a... (l) par l'une des armées lui appartiendront.

Le butin de guerre pris dans les combats en commun et sur le mème champ de bataille sera partagé proportionnellement aux effectifs qui y auront pris part. Toutefois afin de faciliter l'approvisionnement de l'armée roumaine le commandement impérial cédera à celle-ci le materie! de guerre et les munitions compris dans ce butin mixte dont elle aurait un besoin urgent.

Art. 13. -Pour coordonner cette action des armées roumaines russes et alliées et pour atteindre plus surement les buts pratiques, un représentant de l'armée roumaine aidé d'un certain nombre d'officiers adjoints doit se trouver aux quartiers généraux russe et alliés au moment de l'ouverture des opérations militaires roumaines. De mème les représentants des armées russes et alliées et Ieurs adjoints doivent se trouver aux quartier général de l'armée roumaine.

Les quartiers généraux des armées coopérantes doivent se renseigner mutuellement en temps utile sur Ies conjectures militaires, la répartition des forces autrichiennes, marche des opérations.

Art. 14. -Si au cours des opérations il survenait des situations exigeantes la prise de mesures nouvelles et soulevantes des questions non prévues dans la présente convention, toutes ces questions seront traitées dans chaque quartier général avec le délégué de l'armée alliée mais ne deviendront définitives qu'après un accord des commandements en chef.

Art. 15. -Pour pouvoir prendre à temps les... (l) au commencement des opérations, les Parties contractantes devront s'entendre sur le plan de l'action militaire avant le jour de l'... (l) par l'armée roumaine.

Art. 16. -La question des armistices sera décidée de commun accord par les commandements suprèmes des ... (l) coopérantes.

Art. 17. -La présente convention demeurera en vigueur du jour de la signature jusqu'à la paix générale ».

(l) -Cfr. n. 218. (2) -Cfr. n. 235.

(l) Gruppo indecifrato.

(l) Gruppo indec!frato.

238

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1575/286. Bucarest, 5 agosto 1916, ore 22 (per. ore 16,45 del 9).

Bratianu nel dire quanto ho riferito d'urgenza col mio telegramma odierno gabinetto n. 282 (l) si è lamentato vivamente del ritardo posto dalla Quadruplice ad approvare la convenzione diplomatica mentre la discussione circa la convenzione militare sembra aver condotto ormai ad un pieno accordo. Condizioni della convenzione militare che erano rimaste controverse erano le seguenti:

1° -Offensiva contro la Bulgaria;

2° -Comando truppe russe in territorio romeno;

3° -Data dell'entrata in azione della Romania.

Circa prima condizione Comando Supremo russo si è convinto che era inutile rinunziare a priori con una dichiarazione di guerra precipitata alla possibilità, sia pure vaga, di staccare la Bulgaria dagli Imperi Centrali e vi ha rinunziato, mentre d'altro lato le forze romene-russe sulla fronte bulgara non sono tali da consentire offensiva. Circa la seconda, il punto controverso, era il comando delle truppe russe destinate ad agire contro la Bulgaria quando il loro numero superasse quello delle truppe romene sulla stessa fronte e Bratianu considera come accettato il punto di vista romeno, che cioè in tale eventualità le truppe romene formino una armata separata con comando autonomo solo quando fossero uscite dal territorio romeno.

Circa la terza condizione è accettato il punto di vista romeno che l'entrata in campagna della Romania dovrebbe prodursi dieci giorni dopo l'offensiva da Salonicco. Bratianu dice di non spiegarsi come possa presentare difficoltà la convenzione diplomatica dal momento che si è caduti d'accordo circa le clausole della convenzione militare che avrebbe dovuto essere più controversa dal momento che Briand gli fa dichiarare essere intervento romeno importantissimo in

questo momento. Per quanto non gli sia stata data alcuna risposta positiva gli è parso di capire ormai che i punti in discussione sono tre:

lo -Riconoscimento dei diritti serbi nel Banato;

2° -Garanzia acquisti territoriali da riconoscersi alla Romania;

3° -Intervento della Romania al Congresso della pace.

Circa il primo punto egli dichiara di non poter accettare che le condizioni dei serbi del Banato vengano regolate in una convenzione internazionale, perché ciò significherebbe lasciare porta aperta alle ingerenze delle potenze estere ed in particolare della Russia negli affari interni romeni. Ora egli non potrà mai ammettere ciò perché non intende vincolare la politica avvenire della Romania che deve essere indipendente da tutti specialmente dalla Russia.

Dei punti secondo e terzo egli fa una conditio sine qua non della partecipazione della Romania a fianco dell'Intesa e si meraviglia che la Russia vi si opponga, mentre lo stesso Sazonov gli aveva proposto spontaneamente fin dall'anno scorso e l'impegno che non si sarebbe fatta pace senza che la Romania avesse ottenuto i territori riconosciutile e la partecipazione della Romania al Congresso della pace. Linguaggio di Bratianu è stato molto fermo e ne ho tratta la convinzione che se noi desideriamo che la Romania entri in guerra in questo momento non abbiamo a fare altro che cedere senza inutili e non dignitosi mercanteggiamenti.

(l) -Gtùppo indecifrato. (2) -Cfr. n. 235.
239

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1554/350. Pietrogrado, 6 agosto 1916, ore 11,25 (per. ore 18,50).

Ho veduto Sazonov reduce dalla Finlandia. Egli mi ha confermato che motivo delle sue dimissioni fu il disaccordo sorto fra lui e la maggioranza del Gabinetto su questione di politica interna, ma non mi fu difficile [capire] che nella crisi egli travede anche effetti di influenze personali. Egli mostrasi del resto sereno e lieto di potere finalmente riposarsi e ristorare la sua salute. Innumerevoli sono state le testimonianze di simpatia e rimpianti pervenutigli dall'estero e più dall'interno. Oltremodo affettuosa la lettera particolare con cui l'Imperatore gli comunica che « con animo esulcerato » è obbligato a separarsi da lui per serbare compatta la solidale corporazione del Gabinetto ed esprime la sua viva, inalterabile gratitudine per gli eminenti servizi resi.

Nella lettera non manca però un fugace accenno a qualche errore commesso nella politica balcanica. Re d'Inghilterra ha conferito a Sazonov il Gran Cordone dell'Ordine del Bagno, onorificenza che durante la guerra non fu ancora concessa a civili e Grey gli ha scritto che «non trova parole per significargli il suo profondo rincrescimento>>. Indi, dopo ricordato il comune lavoro, gli fa professione di ammirazione e amicizia in termini calorosissimi, augurandosi ch'egli ricuperi prontamente le sue forze con una frase che per la forma e postura non lascia dubbio sul suo significato interlineare. Dall'in

terno Sazonov ha ricevuto un volume di telegrammi e lettere esprimenti elogi e riconoscenza per opera sua insieme al rammarico per il suo allontanamento. Vi figura la firma di presidenti di molte Amministrazioni provinciali e comunali, di università, di istituti, di numerosissimi deputati.

Sazonov non lascerà pubblicare alcuno di tali documenti che sono noti soltanto ad una ristretta cerchia di amici. Essi fanno fede della grande popolarità dell'ex Ministro alla quale ha molto contribuito la reputazione fattagli dalla Duma e del resto giustificata, di sincero liberalismo. In fatto di politica estera, oltre ravvicinamento all'Inghilterra e allo sviluppo dell'alleanza con la Francia, gli è attribuito ad alto merito il suo vivacissimo antigermanesimo che sebbene ormai esteso a tutte le classi sociali costituisce però sempre, anche nei riguardi interni, uno dei capi saldi del programma liberale. Partenza di Sazonov, come già quella di Polivanov, ha prodotto seria impressione nei banchi del blocco alla Duma ma non v'ha luogo ad aspettarsi, stante anche l'assenza dei deputati, che si manifesti per ora una agitazione parlamentare di malcontento significante l'evoluzione in senso conservatore così evidentemente accentuata dalla recente crisi di Gabinetto.

240

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1553/66. Stoccolma, 6 agosto 1916, ore 14,30 (per. ore 2,15 del 7).

In un recente colloquio dopo aver esposto dettagliatamente a questo Ministro degli Affari Esteri tutte le obiezioni che mi erano suggerite dagli ultimi provvedimenti svedesi per la così detta difesa della neutralità, gli ho detto che da qualche giorno io mi dovevo domandare se il Governo svedese non avesse assunto qualche impegno ad osservare di fronte alla Germania una neutralità benevola. Egli mi ha risposto nessun impegno di tal genere esiste e la smentita può essere esatta nel senso che non è intervenuto d'altro canto atto formale. Ma non è improbabile che Hammarskjold fin dal suo misterioso viaggio a Berlino nella primavera dell'anno scorso abbia preso con il Governo Imperiale accordi verbali che forse il Ministro degli Affari Esteri ignora. Certo è che anche in questi circoli politici democratici si sospetta e si teme qualche cosa di simile. Un ex-Ministro dell'ultimo Ministero liberale mi ha confermato, con una certa preoccupazione, che l'opposizione democratica si trova in una posizione delicata, potendo essere accusata dagli avversari di prendere le parti degli stranieri contro il Governo del proprio paese. Ciò corrobora quanto ho precedentemente riferito a V. E. circa l'opportunità che coi nostri alleati noi facciamo una aperta protesta contro l'attitudine del Governo svedese se non vogliamo che questo si asservisca sempre più alla Germania. A scanso di equivoci tengo però a precisare che, mentre ritengo Hammarskjèild voglia rendere alla Germania tutti i servizi che una neutralità eccessivamente benevola può comportare, non credo nè egli, nè nessun altro fattore competente pensi ad avventurare la Svezia in una guerra a cui popolo svedese è decisamente refrattario. Senza timore di serie complicazioni l'azione dei Governi alleati dovrebbe tendersi quindi ad arrestare la condiscendenza verso Berlino e sotto tale punto di vista è più che mai necessario. In questi giorni la flotta tedesca, dopo aver attaccato i piroscafi finlandesi che fanno servizio colla Svezia attraverso il golfo di Botnia, ha anche aggredito e silurato quelle svedesi che fanno lo stesso servizio. Commissione svedese di Stato per l'assicurazione contro rischi di guerra ha deciso di non assicurare più i piroscafi che navigano fra la Svezia e la Finlandia ed ha dato così l'ultimo colpo alla navigazione fra i due paesi, coronando opera della flotta tedesca alle cui violenze questo Governo rimane passivo mentre la stampa (che ne rappresenta pensiero) si sforza di trovare attenuanti per esse.

241

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1598/288. Bucarest, 6 agosto 1916, ore 17,30 (per. ore 20 dell'11).

Non posso fare a meno di riferire all'E. V. che Bratianu continua a lamentarsi della nostra indifferenza verso la Romania che consideriamo come una parente povera di cui ci vergogniamo, mentre egli si fa un merito di aver insistito perché anche noi firmassimo convenzione militare e lascia intendere che i nostri alleati cercavano escluderci da tale atto.

Risalendo al passato, egli dice che abbiamo avuto torto di impegnarci coll'Intesa ed entrare in guerra senza esserci messi d'accordo colla Romania come egli ci aveva insistentemente chiesto di fare. Del resto egli ringrazia Dio che non abbiamo accolto le sue proposte che altrimenti egli non sa quello che sarebbe avvenuto del suo paese in quest'anno di guerra. Poi si lamenta della nostra opposizione alla sua domanda, accolta dagli altri alleati, di conoscere la forma se non il fondo del nostro trattato coll'Intesa. Infine Bratianu ha l'aria di trovare che non facciamo abbastanza per spingere i nostri alleati ad accettare le sue domande circa convenzione diplomatica.

Bratianu dice di non spiegarsi questo nostro contegno: egli suppone che se ci siamo impegnati in una guerra come questa non l'abbiamo fatto solo per la conquista del Trentina che avremmo potuto ottenere anche senza guerra. Noto di passaggio che Bratianu non parlò delle altre regioni a cui aspiriamo probabilmente perché ne considera problematico acquisto da parte nostra. Bratianu ritiene che la nostra guerra abbia principalmente un carattere imperialista e costituisca affermazione del nostro prestigio nel mondo quale grande potenza. Così stando le cose come poss.iamo noi, egli osserva, in vista del presente ed anche più dell'avvenire disinteressarci della Romania e dei Balcani? Credo mio dovere richiamare attenzione del R. Governo su quanto precede in vista della parte che la Romania è destinata a rappresentare nella presente guerra e a guerra finita nella politica europea.

Quando attuale crisi europea sarà risolta, la Romania cercherà un orientamento che non sarà certo nè quello del passato nè per intero quello della presente guerra. Forse allora non sarà indifferente all'Italia che la Romania si rivolga verso di essa anziché verso altri e forse non sarà possibile determinare allora un orientamento che non fosse stato preparato fin da ora.

242

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1569/289. Bucarest, 6 agosto 1916, ore 17,35 (per. ore 17,10 del 9).

Majoresco torna domattina qui ed ha chiesto udienza al Re Ferdinando. Egli si trovava in un luogo di cura in Austria-Ungheria ed è stato richiamato con lettera di Marghiloman rimessagli a mezzo della polizia austro-ungarica a Vienna. Majoresco ha avuto una lunga conversazione coll'ambasciatore di Gennania Tschirschky interpolata da un colloquio tra quest'ultimo e n barone Burian. Majoresco torna qui colla seguente proposta degli Imperi Centrali.

1° -Neutralità definitiva della Romania; 2° -Cessione alla Romania della Bucovina e rettifica di confine nel Banato e rettifica del confine della Transilvania verso Kronstadt senza però comprendervi quest'ultima città; riforme in Transilvania.

Ministro di Germania considera questa come l'ultima probabilità di impedire l'entrata in azione della Romania a fianco dell'Intesa. In seguito ad una conversazione tra Re Ferdinando ed un partigiano di Marghiloman n Ministro di Germania si è convinto di non poter contare neppure più sul Re.

Prego mantenere segreto su quanto precede.

243

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1555/11433. Comando Supremo, 6 agosto 1916, ore 23,40 (per. ore 0,50 del 7).

In base direttive da me inviate, generale Bandini con telegramma di ieri avverte di avere concordato con l'ammiraglio Millo, delegato dal Comando delle forze navali, la linea generale d'azione per l'occupazione di porto Palermo nella seconda quindicina agosto. Generale Bandini fa presente che con l'occupazione di monte Kalarat rendesi necessario lo sgombero di Kimara da parte presidio greco.

Perciò prego V. E. indicarmi se saranno fatte pratiche diplomatiche per ottenere lo sgombero delle truppe greche di Kimara e eventualmente di Kalarat villaggio, ovvero se dovranno seguirsi le modalità delle precedenti occupazioni effettuate nel mese di aprile dal generale Piacentini a monte Bogunica e a monte Kundrevica cioè senza preventive comunicazioni al Governo greco. Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 471/8 dell'8 aprile (1).

244

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1553/353. Pietrogrado, 7 agosto 1916, ore 11 (per. ore 7,25 dell'B).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 614 (2).

Non ho mancato di rivolgere a Stiirmer vive raccomandazioni perché non indugi a fare in una sola volta tutte le possibili concessioni alla Romania anziché accordarle in varie volte, ciò che mal si accorderebbe con la tesi da noi sostenuta dell'urgenza che la Romania entri in azione. Gli ho fatto pure discretamente rilevare che, data la situazione speciale in cui trovasi nel presente negoziato la Russia, l'opinione europea farebbe ricader particolarmente su Pietrogrado la responsabilità in un interposto intervento romeno. Stiirmer mi ha risposto ritenere di essere giunto all'estremo limite delle concessioni dipendenti dalla Russia, poiché transazione si era stabilita su tutti i punti salvo che sul quinto e ottavo pei quali anche le altre potenze facevano riserve. Del resto, egli ha soggiunto, la situazione è ora aggravata dalle esigenze di Bratianu che vuole l'inizio dell'offensiva da Salonicco dieci giorni prima dell'entrata in guerra della Romania senza che questa cooperi dal canto suo contro bulgari. Sta ai francesi e agli inglesi il decidere se possono accettare tale condizione che sembra nuova intenzione di Bratianu di ritardare l'intervento romeno. Per parte russa ogni possibile concessione è stata fatta ma, se il termine stabilito trascorrerà senza che la Romania si sia mossa, noi ci considereremmo sciolti da ogni nostra proposta. Ho intrattenuto a lungo anche Neratov, dimostrandogli l'urgenza di porre fine al negoziato e transigere, quindi, anche sui punti quinto e ottavo sulla base dei suggerimenti franco-inglesi. Egli mi ha risposto in termini analoghi a quelli di Stiirmer ma nella fine del nostro lungo colloquio mi è sembrato inclinasse ad ammettere il punto quinto (impegno potenze relativo alla conclusione pace) con l'aggiunta anglofrancese e con l'esplicita dichiarazione che la Romania acquisterà territorio preferibilmente con le sue armi, e il punto ottavo (parità della Romania con le quattro potenze) non già in blocco ma specificando atti di cui Romania sarebbe partecipe. Preoccupazione principale di Stiirmer come di Neratov è che Romania, dopo assicuratasi che abbia i vantaggi mediante la convenzione, intraprenda poi fiaccamente la guerra, aspettando i risultati dell'azione degli alleati e non recando loro un sensibile aiuto. Ho con ogni mezzo cercato di dissipare simile prevenzione che però è qui radicata anche fuori delle sfere,

dimostrando che Romania s'impegna anche con una Convenzione militare che precisa misure militari del suo intervento, sostenendo che anche la Romania ha interesse a finire presto la guerra e osservando che la posizione geografica della Romania conferisce già da sola una immensa importanza alla sua entrata in guerra. A proposito della convenzione militare Neratov mi ha detto essa trovasi già a buon punto e che l'accordo, dopo appianate lievi differenze, può considerarsi raggiunto.

(l) -Cfr. Serie V. vol. V. n. 683. Il presente telegramma fu ritrasmesso a De Bosdari (t. gab. 1086 del 7 agosto, ore 20), con l'aggiunta della seguente postilla: «Prego V. S. comunicarmi suo pensiero su quanto precede». Per la risposta di De Bosdarl cfr. n. 249. (2) -Numero particolare di protocollo per Pietrogrado del n. 224.
245

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. 1088. Roma, 7 agosto 1916, ore 21.

Giers ha ricevuto telegrammi da Sturmer in cui questi dichiara non poter assolutamente accogliere i numeri 5 e 8 delle domande formulate da Bratianu. Assente all'incontro al n. l, garanzia del territorio attuale; n. 2 dichiarazione di guerra alla sola Austria-Ungheria; e n. 3 enumerante i territori promessi intorno ai quali ormai c'era accordo.

Ho risposto che per parte mia accettavo qualunque base pur di concludere; e non avevo osservazioni da fare.

246

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. GAB. 1094. Roma, 8 agosto 1916, ore 21.

Ristic mi comunicava che il Comando Supremo serbo si è rivolto a Paste per chiedere al R. Governo per suo mezzo che le truppe italiane di Valona prendano parte alle operazioni sul fronte di Salonicco quando cominceranno. Il comando serbo è certo che la cooperazione italiana contribuirà notevolmente alla riuscita delle operazioni.

Ho risposto che non ero in grado di dare alcun giudizio sulla possibilità di una qualsiasi cooperazione del corpo di Valona alle dette operazioni, all'infuori di quanto potessero fare le truppe di cui avevamo disposto l'invio a Salonicco; ma che avrei comunicata la domanda al nostro Comando Supremo pregandolo di mettersi a contatto diretto col Comando serbo per qualunque intesa gli paresse opportuno di prendere (2).

(l) -Ed. in SoNNINo, Diario, cit. p. 24. (2) -Per la risposta di Cadorna cfr. n. 261.
247

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA (l)

T. 1883. Roma, 8 agosto 1916, ore 22.

Ristic mi chiedeva quali fossero le disposizioni del R. Govero relativamente ai nostri prigionieri austriaci di origine serba, che chiedessero di essere liberati per assumere servizio nell'esercito serbo. Alcune note di tali individui gli erano state comunicate dalle nostre autorità militari. Gli ho risposto che in massima ero contrario a tali liberazioni, salvo qualche particolare caso dove militassero ragioni personali eccezionalissime.

Di fronte a recenti ripetute minaccie dell'Austria-Ungheria, non potevamo, per far beneficare l'esercito serbo di poche centinaia di combattenti che sarebbero essi pure vincolati dal fatto che le loro famiglie si trovavano nelle mani del nemico, esporre a dure rappresaglie la massa dei prigionieri italiani in Austria.

Avevo sempre raccomandato alle R. autorità militari e dell'Interno di tenere possibilmente separati tra loro i prigionieri di diversa nazionalità.

Ristic ha dichiarato di essersi reso personalmente conto del buon trattamento di cui godevano i prigionieri in Italia, e non ha contestato la ragionevolezza della nostra decisione.

Quanto precede per opportuna notizia di V. S.

248

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1567/354. Pietrogrado, 9 agosto 1916, ore 10,30 (per. ore 15,35).

Risultato ulteriori nostre trattative presso Stiirmer è che controprogetto di Bratianu può dirsi oramai sostanzialmente accettato dalla Russia. Infatti non si fanno più obiezioni al punto primo; il secondo, concernente guerra all'Austria, è accettato con la condizione relativa alla rottura con gli altri Stati ed al passaggio dei russi in Romania. Il terzo è ammesso senz'altro; il quarto riguardante la delimitazione non contiene che lievi modificazioni cui si è convinti Bratianu non farà obiezioni. Il quinto pure è accolto nel senso che potenze si impegnano a non concludere pace senza che i territorii «conquistati con le armi » dalla Romania o dagli alleati (Bucovina) e compresi nel punto quarto le siano annessi, mentre per quelli non conquistati ma semplicemente compresi nella delimitazione del punto quarto si impegnano ad annetterli alla Romania compatibilmente colla situazione esistente al momento della pace. I punti sesto e settimo sono accettati e questione dei privilegi dei serbi riman

data a plU tardi senza entrare nell'accordo presente. Quanto all'articolo ottavo la Russia riconosce alla Romania il diritto di intervenire allo stesso titolo delle altre potenze in tutte le questioni che saranno sottoposte all'esame della Conferenza. È superfluo aggiungere che punto nono e ultimo è accettato. Russia chiede che accordo politico e convenzione militare siano firmati prima del 14 agosto, ma ammette che termine dell'entrata in guerra sia prorogato di alcuni giorni, probabilmente fino ad una settimana. Convenzione militare per quanto concerne Russia e Romania sembra ormai pronta per la firma delle potenze alleate ma rimane da regolare la questione importante dell'offensiva da Salonicco 10 giorni prima dell'entrata in azione della Romania contro l'AustriaUngheria. Sul modo nel quale tale esigenza di Bratianu è stata considerata a Parigi e Londra nè questo Ministero nè questi miei colleghi di Francia ed Inghilterra hanno fino ad ora notizie.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, Cit., pp. 24-25.

249

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1576/245. Atene, 9 agosto 1916, ore 15 (per. ore 19,10).

Personale per il Ministro -Telegramma di V. E. gabinetto n. 173 (1).

Vista la relativamente buona risposta pervenuta per la nostra occupazione di Bugonica e Kundrevitza ed anche la circostanza che i nostri alleati continuano ad occupare territorio ellenico sem:a menomo preavviso al Governo ellenico, come è accaduto in questi ultimi giorni di Serres e Florina, sarei d'avviso di applicare lo stesso sistema per la divisata occupazione di Kalarat e di porto Palermo facendo trovare il Governo greco davanti il fatto compiuto.

Alle truppe greche di Kimara e Kalarat si potrà notificare che esse abbiano ad abbandonare le loro guarnigioni e !asciarne loro il tempo. Non mi sembrerebbe logico prevedere da parte di esse qualsiasi resistenza armata; tuttavia sarà bene premunirsi per tale poco verosimile caso.

Avvenuta l'occupazione, potrò, ove V. E. mi ci autorizzi, fare al Governo ellenico una comunicazione nei seguenti termini: « D'ordre de son Gouvernement le soussigné Ministre d'Italie a l'honneur d'informer le Gouvernement Royal ellenique que le Commandement du corps d'occupation de Valona s'est trouvé dans la nécessité d'occuper le sommet de Kalarat ainsi que Punta Palermo afin de pourvoir à la surveillance de la cote entre Aspri Ruga et le cap Kephali d'où de fréquentes signalations sont faites aux submersibles de nos ennemis.

Ces occupations, ainsi que les précédentes déjà faites à Roungonitza et à Kundrevitza, ont un caractère purement militaire et provisoire et ne modifient en rien le statut de ces régions tel qu'il résulte des acts internationals en vigueur.

Le Gouvernement Royal espère que le Gouvernement Royal ellenique voudra bien les accepter dans cet esprit». Attendo istruzioni di V. E. al riguardo (l).

(l) Numero particolare di protocollo per Atene del t. gab. 1086, per il quale cfr. n. 243, nota l, p. 166.

250

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1572/266. Londra, 9 agosto 1916, ore 20 (per. ore 0,25 del 10).

Avantieri parlandomi dell'eterno negoziato con la Romania, Hardinge mi ripetè in modo molto preciso che questo Governo mantiene inalterate le decisioni determinate da motivi tecnici, che cioè l'azione militare da Salonicco non deve in alcun modo oltrepassare i limiti già noti e trasformarsi in una offensiva a fondo. Circa il negoziato stesso ho saputo oggi che sono state da qui rinnovate a Pietrogrado vivissime istanze di facilitarne ed affrettarne la conclusione in vista della primaria importanza che per tutti gli alleati presenta in questo momento l'entrata in azione della Romania.

Dalle conversazioni avute con varie persone, anche non aventi carattere ufficiale, constato non essersi qui ancora dissipata la sgradita impressione cagionata dal subitaneo ritiro di Sazonov.

251

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1097. Roma, 9 agosto 1916, ore 21,30.

Rise.rvatissimo per Leti solo. Decifri Ella stes.,sa.

Questo ambasciatore di Russia mi ha diretto una lettera (2) nella quale dichiara che il Governo russo, quanto all'art. 6 concernente l'ammissione della Romania alla Conferenza della pace, accetta questo punto solo alla condizione che la Francia l'Inghilterra e l'Italia promettano di non introdurre alla detta conferenza alcuna questione senza un preventivo accordo con la Russia. Da parte sua il Governo Imperiale si dichiara pronto a prendere un simile impegno a titolo di reciprocità.

Ho risposto a Giers per iscritto che accetto la proposta del signor Stiirmer aggiungendo per maggior precisione dopo le parole « non introdurre » anche le parole «e non ammettere a discussione», e ciò in considerazione del caso che nuove questioni fossero «introdotte » alla conferenza stessa da altre potenze all'infuori dell'Inghilterra della Francia della Russia e dell'Italia.

In questo senso dò la promessa per quanto riguarda il R. Governo. Prego V. E. accertare presso codesto Governo se resta concordata l'aggiunta da me proposta e a cui subordina il mio assenso all'accordo (1).

(l) -Ritrasmesso a Cadorna con t. gab. 1099 del 10 agosto, ore 13. (2) -Cfr. SONNINO, Diario, Ci·t. 9 agosto, pp. 25-26.
252

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1098. Roma, 9 agosto 1916, ore 20.

(Meno Bucarest) -Ho telegrafato al R. Ministro a Bucarest quanto segue.

(Per tutti) -Giers mi ha comunicato l'ultimo progetto di accordo che Poklevskij è stato incaricato di consegnare al Governo romeno, chiedendomi se consentivo a telegrafare alla S. V. di aderirvi. Esso al n. 1° ammette la garanzia del territorio attuale romeno; nel 2° esige l'unica dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria, rompendo solo i rapporti con gli altri nemici degli alleati; 3° riconosce il diritto romeno di annettersi i territori di cui al

n. 4; nel n. 5 prende impegni di non fare paci separate senza che i territori di cui al n. 4 che siano occupati dagli alleati o dai romeni restino acquisiti alla Romania; riguardo agli altri territori non ancora occupati le potenze garantiscono l'annessione alla Romania in quanto i resultati generali della guerra lo permettano; n. 6 la Romania godrà degli stessi diritti di tutti gli alleati per quanto ha tratto alle questioni che saranno sottoposte alla Conferenza della pace; 7° impegno del segreto fino alla conclusione della pace.

Ho risposto che accettavo tali proposte.

Quanto alla domanda di Bratianu di far precedere di 10 giorni l'offensiva da Salonicco ad ogni mossa dei romeni, il Governo russo riteneva che fosse questione da decidersi specialmente dai Governi francese ed inglese più direttamente impegnati sul fronte di Salonicco.

Giers mi informava inoltre che il Governo russo teneva ferma la data del 14 agosto nuovo stile come il termine entro il quale la Romania doveva impegnarsi, sotto pena che passata quella data le potenze non si consideravano più tenute affatto alle condizioni già offerte.

Ho risposto che non avevo gran fiducia in questo genere di minatorie; ma che a ogni modo e a risparmio di tempo, lasciavo, riguardo ad ogni questione di fissazione di date, completa libertà di decisione al Governo russo, sulla scorta delle notizie che ricevesse da Bucarest.

V. S. vorrà conformare la sua azione a quanto precede.

16 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

(l) Tittoni rispose con t. gab. 1593/148 del 12 agosto, ore 0,15: «Questo governo accetta proposte di v. E. "· Per la risposta del governo britannico cfr. n. 258.

253

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1599/290. Bucarest, 9 agosto 1916, ore 21,30 (per. ore 3,50 del 12).

Oggi Ministro di Russia mi ha partecipato un nuovo testo di convenzione da proporre a Bratianu che spedisco per corriere di gabinetto, essendo già stato sottoposto a V. E. da Giers (l). Tanto io, in base al telegramma di V. E. gabinetto n. 1083 (2), quanto i miei colleghi d'Inghilterra e di Russia, essendoci considerati autorizzati di accettare tale testo, Poklevskij stamane ha chiesto di essere ricevuto da Bratianu (3) a cui lo comunicherà aggiungendo, secondo le istruzioni di Stiirmer, che la firma della convenzione diplomatica e militare dovrebbe avere luogo non più tardi del 14 corrente e l'entrata in azione della Romania entro sette giorni da questa data.

Per quanto il nuovo progetto russo mi sembri equo e tale da dare piena soddisfazione alle legittime domande della Romania dubito che Bratianu l'accetti tale quale. In ogni caso sono sicuro che egli non accetterà assolutamente la data proposta per l'entrata in campagna della Romania giacché egli insiste perché intervento romeno si verifichi dieci giorni dopo l'inizio dell'offensiva da Salonicco. Ora nulla permette, per quanto giova credere qui, di fissare nè questa data nè l'importanza dell'offensiva stessa ed anzi si afferma che, anche coi rinforzi italiani e russi, un'offensiva a fondo da Salonicco è impossibile almeno pel momento.

D'altro lato il Comando Supremo russo rifiuta di includere nella convenzione militare da firmarsi qui l'articolo 3, relativo appunto all'offensiva da Salonicco, sostenendo che tale offensiva non riguarda Russia. Infine Governo britannico sembra contrario all'offensiva stessa e non ha confermato a questo addetto militare d'Inghilterra l'autorizzazione di firmare.

254

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1597/291. Bucarest, 9 agosto 1916, ore 21,30 (per. ore 3,50 del 12j.

Mio telegramma gabinetto n. 290 (4).

Poklevskij ha veduto stasera stessa Bratianu il quale ha accolto malissimo due articoli 5 e 6 relativi alla garanzia per gli acquisti territoriali ed alla partecipazione della Romania alle trattative di pace. Secondo il suo solito Bra

tianu ha parlato di scoraggiamento, di delusioni, di dimissioni, ecc. Ha poi avanzato il dubbio che ci sia sotto il proposito di fare una pace con la Germania e con l'Ungheria. Il mio subordinato parere è che al punto in cui siamo è necessario che le potenze, se non vogliono compromettere il loro prestigio, dovrebbero tenere fermo sul fondamento delle loro cosi eque proposte salvo ammettere quei cambiamenti di parole che pur non modificando la sostanza fossero tali da dissipare se possibile i sospetti di Bratianu (l).

(l) -Cfr. n. 252. (2) -Cfr. n. 227, nota l. (3) -Cfr. n. 254. (4) -Cfr. n. 253.
255

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1596/356. Pietrogrado, 10 agosto 1916, ore 0,15 (per. ore 4,45 del 12).

Ho intrattenuto Buchanan della voce riprodotta nel Bollettino segreto di questo Stato Maggiore, giusta la quale la Germania si disporrebbe ad intraprendere nella prima metà di questo mese grande azione offensiva per terra e per mare sulla fronte settentrionale con obiettivo Pietrogrado, trascinando a concorrervi anche la Svezia, e gli ho chiesto se aveva notizie in proposito. Egli mi ha risposto che analoga voce gli era pervenuta da Stoccolma ma che vi prestava al pari di me scarsa fede, pur ammettendo che la Germania cercherà di inferire un grave colpo alla Russia sulla Dvina.

Quanto alla Svezia egli mi ha confermato che rapporti russo-svedesi sono sempre perfetti non ostante le polemiche per isole Aland seguitino a Stoccolma.

Egli ha notato che non altrettanto può dirsi pei rapporti anglo-svedesi, vista irritazione prodotta in Inghilterra dalle eccessive importazioni svedesi in Germania che in parte paralizzano l'efficacia del blocco.

256

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1581/394 (2). Pietrogrado, 10 agosto 1916, ore 15 (per. ore 10 dell'11).

Stiirmer ha telegrafato a Roma, Parigi, Londra, quanto riassuntivamente ho preannunziato a V. E. col mio telegramma n. 354 (3). Successivamente egli ha introdotto qualche ulteriore modificazione di forma nella risposta al con

t. -gab. 1114 del 12 agosto, ore 20, aggiunse quanto segue: «Anch'lo sono d'avviso, pur rlmettendoml sempre alla decisione del Governo russo, che allo stato attuale delle cose convenga tener fermo il controprogetto presentato a Bratianu ».

troprogetto di Bratianu. Egli ha ridotto le condizioni già controproposte per il punto secondo ed ha eliminato nel punto quinto la dizione « conquistati con le armi». Nell'articolo 8° ha però sostituito la dizione «allo stesso titolo delle altre potenze» con «allo stesso titolo di tutti gli alleati», non volendo ammettere che la Romania possa venire privilegiata di fronte agli altri Stati entrati in guerra prima di lei come il Belgio o la Serbia.

A questo proposito mi consta che Stlirmer ha intenzione di chiedere a Francia, Italia, Inghilterra di volersi concertare previamente con Russia circa rispettiva presentazione delle questioni alla futura conferenza.

(l) -Sonnino, nel ritrasmettere il presente telegramma a Parigi, Londra e P!etrogrado con (2) -Numero di protocollo particolare errato. Attraverso l'esame della corrispondenza regolare !n arrivo non è stato possibile Identificare 11 numero esatto. (3) -Cfr. n. 248.
257

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1602/293. Bucarest, 10 agosto 1916, ore 20,50 (per. ore 16,05 del 12).

Mio telegramma gabinetto n. 291 (1).

Mi sono recato stasera da Bratianu per appoggiare il passo di Poklevskij. Egli mi ha detto che non può assolutamente accettare seguente passo dell'articolo 4 del progetto russo: «Su tutto il percorso dalla quota Stog fino alla confluenza della Tisza e del Viso frontiera sarà definitivamente stabilita ulteriormente da una commissione di delimitazione mista russo-romena che terrà conto degli interessi economici delle popolazioni locali».

A vendo ceduto nella questione della sorgente della Tisza, si crede in diritto di aver soddisfazione su questo punto non potendo ammettere che, basandosi su pretesi interessi economtci, un grande Stato come la Russia, possa incunearsi nel futuro territorio romeno. Non sembra neppure accettare articolo 6 relativo alle trattative di pace. Ma ciò che respinge assolutamente e recisamente è l'articolo 5 concernente la garanzia per qualunque altro acquisto territoriale della Romania poiché egli dice che la forma da lui proposta era puramente e semplicemente quella offertagli da Sazonov lo scorso anno. Il suo ragionamento è questo: le altre potenze dell'Intesa fanno guerra per motivi d'ordine vario tra i quali le aspirazioni ad un ingrandimento territoriale non costituiscono neppure il principale. Così l'Inghilterra si batte per opporsi all'egemonia politica e commerciale della Germania, la Francia per la propria esistenza, la Russia per non rinunziare alla sua posizione di protettrice dello slavismo e per la sua stessa qualità di grande potenza europea, Belgio per la sua esistenza come Stato indipendente, ecc. La stessa Italia fa guerra certo più per ragioni imperialistiche che non per la conquista delle rocce del Carso, del Trentina, dell'Istria e della Dalmazia. Invece la Romania non fa guerra che per un solo scopo, la conquista territoriale. Infatti da alcuni almeno dei fini che la guerra ha per gli altri essa non può attendersi se non dei danni: ad esempio dalla mainmise della Russia sui Dardanelli. Romania naturalmente sì

rende conto dell'importanza delle sue aspirazioni e del fatto che esse non sono realizzabili se non in quanto la guerra sia spinta fino alle sue ultime conseguenze e l'Austria-Ungheria cessi d'esistere come grande potenza. Essa deve quindi esigere una formula che ponga come condizione assoluta della conclusione della pace tale integrale realizzazione. Se così non fosse due ipotesi potrebbero verificarsi: crede che i sacrifici saranno per la Romania gravi, come ritiene che l'intervento di essa nella guerra potrà avere una influenza decisiva. Chiede quindi un compenso adeguato al rischio che corre ed al vantaggio che può arrecare agli alleati. Intanto egli ha già loro procurato il vantaggio di alleggerire il fronte di Salonicco sicché si sarebbe giunti all'assurdo che l'armata di Sarrail invece di aiutare la Romania ne è stata aiutata. Incidentalmente Bratianu ha osservato a tale proposito che per non essere attaccato egli si troverà nella necessità di smobilizzare se non si giungerà sollecitamente ad un accordo. Bratianu si è poi lamentato degli alleati che l'abbandonano completamente alla Russia, osservando che questo è un brutto inizio che gli fa temere di avere anche in seguito a trattare non con tutte le grandi potenze, ma con la sola Russia colla quale ha innumerevoli divergenze d'interessi e di aspirazioni. Non ho mancato di opporre a queste argomentazioni tutte le ragioni che mi parevano militassero in favore delle proposte russe od almeno d'una qualsiasi formula transazionale, ma Bratianu è rimasto irremovibile. Egli mi ha detto solo che, pur mantenendo la sua formula tale quale era, beninteso che a seconda dell'andamento della guerra egli discuterebbe seguenti due punti:

lo -che l'Ungheria la quale, come anche di questi giorni ha per bocca di Tisza dichiarato, non vuole in nessun caso rinunziare alla Transilvania che considera come una parte vitale dello Stato, diriga tutti i suoi sforzi contro la Romania cercando schiacciarla senza curarsi delle conseguenze che ne potrebbero derivare sulle altre fronti come ha fatto Austria-Ungheria con l'Italia nel Trentina. In tal caso Romania presa tra due fuochi sarebbe esposta ai pericoli di un'invasione come quella del Belgio e della Serbia senza neppure avere in vista, quale compenso, l'unità nazionale;

2° -che l'Ungheria passato il primo momento d'indignazione influisca sull'Austria per indurla a fare insieme ad essa i sacrifici necessari per la conclusione di una pace separata. In tal caso si giungerebbe all'assurdo che la Romania colla propria entrata in guerra avrebbe precipitato la conclusione della pace e abbattute quindi le proprie aspirazioni nazionali.

Bratianu ha continuato affermando di essere convinto che la guerra è giunta alla sua fase risolutiva e che questa fase si svolge in senso favorevole all'Intesa, ma non ritiene però che l'esito finale sia imminente né che si possa raggiungerlo senza sacrifici; è anzi convinto che il comune interesse e la situazione del momento caso per caso [consigli ciò]... che la Romania dovrebbe fare.

Bratianu ha concluso che la sua politica è stata finora non una politica d'astensione ma di aspettativa in vista dell'entrata in azione a fianco dell'Intesa, che il momento di uscire da questa aspettativa è giunto e che se non si firma convenzione quale egli l'ha proposta, a lui non rimane, non volendo sacrificare gli interessi del proprio paese, se non sacrificare se stesso, passando 11 potere ad altri che mutino politica da lui seguita di aspettativa in una politica d'astensione oppure che si adattino a condizioni che egli reputa inaccettabili.

Ogni commento a tale ragionamento è superfluo tanto più che questo mio collega di Russia mi comunica aver ricevuto in questo momento da Pietrogrado un telegramma con istruzioni di dare ormai alle trattative con Bratianu un carattere finale.

Se adunque, come pare, si dovrà accettare integralmente la convenzione proposta da Bratianu, rimane da chiedersi se per dignità delle grandi potenze ed in vista dalle loro future relazioni con la Romania in particolare e colle piccole potenze in generale non sarebbe stato meglio incominciare anziché finire col cedere (1) .

(l) Cfr. n. 254.

258

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 1108. Roma, 11 agosto 1916, ore 18,15.

Mio telegramma n. 1097 (3).

Rodd m'informa che Grey accetta, oltre la proposta russa riguardo necessità preventivo accordo delle quattro potenze per introdurre questioni nella Conferenza della pace, anche l'aggiunta mia. Egli vorrebbe inoltre comprendere in questo speciale concerto il Giappone.

Rispondo che non mi oppongo in modo assoluto, ma che temo che la parificazione completa del Giappone alle quattro potenze europee implicherebbe molte lungaggini e qualche complicazione. Comunque mi rimetto in proposito per risparmio di tempo alle decisioni della Russia, cui dovrebbe eventualmente spettare di fare la comunicazione al Giappone, avendo essa presa la prima iniziativa di questo concerto.

259

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1110. Roma, 11 agosto 1916, ore 20,30.

Questa Ambasciata britannica mi ha comunicato 11 sunto di una conversazione che Grey ha avuto con il Ministro rumeno a Londra circa la conven

zione da concludersi fra gli alleati e la Romania, convenzione che Grey ritiene equamente vantaggiosa per la Romania ed alla quale egli incita la Romania ad aderire. Grey ha chiesto se concordavo con quanto egli aveva esposto.

Ho risposto che non avevo obiezioni a ciò che egli aveva detto a Misu. Confermavo, però, quanto ho già dichiarato per parte mia, che cioè, essendo intervenuto l'accordo sui punti fondamentali, ritengo preferibile lasciare alla Russia la cura delle ulteriori trattative o spiegazioni, e che accettavo quelle soluzioni che saranno concordate a Bucarest dai quattro rappresentanti delle potenze alleate.

(l) -Nel ritrasmettere il presente telegramma a Londra, Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1124 del 13 agosto, ore 18, Sonnino aggiunse la seguente post!lla anche per Bucarest: «Mia opinione è che convenga egualmente tener fermo contro progetto già concordato dalle quattro potenze ». (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 26. (3) -Cfr. n. 251.
260

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1582/11781. Comando Supremo, 11 agosto 1916, ore 21,10 (per. ore 2,40 del 12).

Risposta n. 1099 (1).

Per quanto concerne parte militare nostra occupazione porto Palermo e monte Kalarat, nulla ho da apporre a soluzione proposta da nostro Ministro Atene per ottenere sgombro del presidio greco di Kalarat villaggio e Chimara.

Ne informo per opportuna norma nostro Comandante truppe di occupazione Valona.

261

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1592/2686. Comando Supremo, 11 agosto 1916, ore 21,15 (per. ore 1,35 del 12).

Risposta al suo telegramma di gabinetto n. 1094/52 (2).

Azione da Valona contemporanea all'offensiva degli alleati da Salonicco non potrà consistere che in una modesta operazione a breve raggio nella immediata vicinanza della piazza e ciò per evidenti ragioni dovute alle limitate forze. Su tale argomento già avvenuta l'intesa col generale Joffre cui com'è noto fanno capo accordi fra alti Comandi alleati. Truppe alleate a Salonicco dipendono dal generale Sarrail; perciò non è opportuno che intervengano accordi diretti tra il Comando Supremo italiano e quello serbo. Nel senso sopra detto risponderò al Comando Supremo serbo se mi facesse pervenire comunicazione al riguardo.

O) Cfr. n. 249, nota l, p. 170.

(2) Cfr. n. 246.

262

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

T. 1901. Roma, 11 agosto 1916, ore 22.

Da telegrammi di colonnello Mombelli comunicatimi da questo Comando di Stato Maggiore e del console di Janina che ho comunicati a V. E. (1), apparisce che appoggiano consiglio espresso dall'addetto navale francese chiusura frontiera Spiro verso Albania doversi effettuare mediante truppe italiane preferibilmente che da soli serbi.

Lascio interamente V. E. giudizio intorno alla praticabilità di tale impresa, non avendo obiezioni da fare dal punto di vista internazionale. Gradirò di conoscere il pensiero di V. E. così per quanto precede come pel mio telegramma n. 1094 (2).

263

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1620/298. Bucarest, 12 agosto 1916, ore 21,30 (per. ore 19,20 del 14).

Bratianu ha ricevuto stamane Poklevskij a cui ha rimesso un controprogetto i cui articoli 1°, 3° e 7°, sono identici a quelli del progetto russo a cui si riferiscono il mio telegramma gabinetto n. 290 (3) e. quello di V. E. gabinetto n. 1098 ( 4). Indico le modificazioni degli altri articoli in confronto del progetto russo rimesso a V. E. da Giers:

Art. 2° -Parte relativa alla dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria è identica; quella invece concernente gli altri Stati nemici dell'Intesa è così modificato: «Roumanìe s'engage également à cesser dès la declaration de guerre toutes les relations économiques et les échanges commerciaux avec tous les ennemis des alliés ».

Art. 4° -È identico fino al primo punto colla sola differenza che il nome che precede quota 01655 è rettificato; esso è Stog e non Tog, come probabilmente per un errore di cifra era nel progetto russo. Il terzo periodo ed i seguenti sono così modificati: «De là elle suivra la ligne de partage des eaux de la Theiss et du Viso pour atteindre la Tisza au village de Trebusa en amont de l'endroit où elle s'unit au Viso. A partir de ce point elle descendra le thalweg de la Tisza jusqu'à quatre kilomètres en aval de son confluent avec le Szamos en laissant le village de Vasarosnameny à la Roumanie. Elle continuera ensuite dans la direction sud sud-est jusqu'à un point à six kilo

mètres à l'est de la ville de Debreczen. De ce point elle atteindra le Crisch à trois kilomètres en aval de la réunion de ses deux affluents (le Crisch blanc èt le Crisch rapide) elle joindra ensuite la Tisza à la hauteur du village Algyo

J.U nord du village de Szegedinen passant à l'ouest des villages de Oroshaza èt de Bekessamson à trois kilomètres duquel elle fera une petite courbe. A partir de Algyo la ligne descendra le thalweg de la Tisza jusqu'à la frontière actuelle de la Roumanie ». Gli ultimi due periodi dell'articolo relativo al territorio del Banato di fronte a Belgrado ed ai serbi rimane immutato.

Comunico il testo proposto da Bratianu per gli articoli 5o e 6" col mio telegramma gabinetto n. 299 (l) che cifro coll'H-26 senza farlo precedere da alcuna speciale indicazione in conformità delle istruzioni contenute nel telegramma di V. E. gabinetto n. 1105 (2).

(l) -Non pubbllcatl. (2) -Cfr. n. 246. Per la r!spoata di Cadorna cfr. n. 268. (3) -Cfr. n. 253. (4) -Cfr. n. 252.
264

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1638/300. Bucarest, 12 agosto 1916, ore 21,30 (per. ore 20,45 del 15).

Miei telegrammi gabinetto nn. 298 (3) e 299 (4).

Nel rimettere a Poklevsky nuovo progetto di convenzione Bratianu gli ha chiesto se credeva che potesse essere accettato perché da ciò dipendeva attuazione di provvedimenti militari che egli credeva di poter prendere di fronte alle misure adottate dai vicini della Romania.

Ministro di Russia ha risposto di non poter pronunziarsi circa accoglienza che il suo Governo farà al controprogetto Bratianu, ma che in quanto ai provvedimenti d'ordine militare dal momento che avevano carattere precauzionale gli consigliava di prenderli in ogni caso.

Al suo ritorno dalla casa del Presidente del Consiglio Poklevskij ha trovato alla [legazione] una lettera con cui Sturmer accettava formula del precedente progetto Bratianu per l'articolo 5° e in quanto all'articolo 6° si rimetteva alla formula che fosse stata concordata tra Bratianu ed i Ministri

(l} Con t. gab. 1105 del 10 agosto. ore 19,30, Sonnino aveva richiamato l'a,ttenzione di Fasciotti sul pericolo che i nemici potessero scoprire il nuovo cifrario H-26. (2} T. gab. 1621/299 in pari data e ora di partenza del presente. Il testo proposto era il seguente:«Art. 5. -Roumanie d'une part, France, Grande Bretagne, Italie et Russie d'autre part s'èngagent à ne pas conclure de paix séparée et d'armistice que conjointement et simultanément.

Russie, France, Orande Bretagne et Italie s'engagent également à ce qu'au traité de paix les territoires de la Monarchie Austro-Hongroise stipulés à l'article quatre soient annexés à la couronne de Roumanie.

Art. 6. -Roumanie jouira des memes droits que ses alliés pour tout ce qui a trait aux prél!minaires, aux négociations de pa!x ainsi qu'à la discussion de questiona qui seront soumises aux décisions de la conférence de la paix ».

(3} Cfr. n. 263.

(4} Cfr. n. 263, nota l, p. 179.

dell'Intesa qui accreditati. Sttirmer tuttavia osservava doversi tener presente, nel concretare tale formula, da un lato che la situazione di tutte le quattro grandi potenze alleate non è identica sicché si possono avere negoziati in cui non tutte e quattro siano ugualmente interessate e dall'altro che gli affidamenti da darsi alla Romania per i negoziati di pace dovevano riguardare le trattative colle potenze nemiche o comunque estranee all'Intesa e non quelle tra le quattro grandi potenze alleate.

Poklevskij è allora tornato da Bratianu per cercare di ottenere qualche altra concessione, beninteso senza acrennare a questa ultima osservazione di Sturmer, ma non è riuscito ad attenerne che un accenno alla possibilità che l'offensiva romena segua di soli otto giorni anziché di dieci l'offensiva da Salonicco.

Riunitici nuovamente tutti e quattro i Ministri dell'Intesa alla legazione di Russia siamo giunti alle seguenti due eonclusioni:

1° -Che la formula adottata da Bratianu nel controprogetto odierno per l'articolo 5° è preferibile a quella del primo progetto romeno e che quindi è meglio attenersi alla formula odierna;

2° -Che la formula dell'articolo 6° del controprogetto odierno è preferibile a quella prima contemplata come riguardante trattative tra l'Intesa ed l nemici o i neutri e non quelle tra i vari Stati delrintesa e quindi potrebbe essere accettata, pure mantenendosi nello spirito delle istruzioni di Sturmer. Che ad ogni modo accennare nelle conversazioni con Bratianu alle riserve di Sturmer significherebbe semplicemente suggerire a Bratianu di porre nella convenzione aggiunte che escludono interpretazione da noi desiderata.

Miei colleghi di Francia, Inghilterra ed io siamo unanimi nel raccomandare che si accetti il controprogetto romeno senz'altra discussione e lo si firmi senza perdere tempo. Poklevskij per la sua delicata posizione personale si astiene dal pronunziarsi. Se Ministri di Russia e Inghilterra ricevono le necessarie istruzioni, firma potrebbe avere luogo mercoledì 16 corrente giacché Ministro di Francia ed io (telegramma di V. E. gabinetto n. 1083) (l) siamo già autorizzati.

Credo utile infine avvertire avere Bratianu dichiarato a Poklevskij che la designazione dei territori da attribuire alla Romania di cui all'articolo 4° del controprogetto romeno non implica nessuna maggior estensione in confronto del progetto russo, ma solo una maggiore precisione e che se nell'articolo 2° egli non parla della rottura delle relazioni diplomatiche cogli Stati nemici dell'Intesa a cui non dichiara la guerra, si tratta solo di una questione di parole perché si propone di riunire i loro cittadini in campi di concentramento già designati e prendere altre disposizioni che condurranno inevitabilmente alla rottura completa. Del resto egli ha aggiunto avergli anche in questi giorni ripetuto Ministro di Germania che si ingannano coloro i quali credono che attaccando l'Austria-Ungheria, Romania non si troverà di fronte alla Germania.

(l) Cfr. n. 227, nota l.

265

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1113. Roma, 13 agosto 1916, ore 10.

(Per Parigi) -Telegramma di V. E. n. 148 (l). (Per Londra e Pietrogrado) -R. Ambasciatore a Parigi telegrafa che Governo francese accetta proposte di cui al mio telegramma gabinetto n. 1097 (2).

(Per tutti) -Giers comunica che Stiirmer accetta egualmente la mia aggiunta. Questa essendo stata già accettata dal Governo inglese (mio telegramma gabinetto n. 1108) (3) resta inteso che l'aggiunta è accettata da tutti.

266

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1610/361. Pietrogrado, 13 agosto 1916, ore 10,30 (per. ore 18,10).

Principe Nicola di Grecia, reduce dalle sue visite all'Imperatore e Imperatrice madre, è venuto a vedermi ieri. S. A. Reale mi ha detto di essere incaricato dal Re suo fratello di chiarire presso la Corte ed il Governo russo le disposizioni da cui sono animati Re, Governo e popolo ellenici verso le potenze dell'Intesa e dimostrare quanti erronei apprezzamenti esse recherebbero sulla Grecia ove ne ritenessero scemata la tradizionale amicizia a loro riguardo. In scondo luogo S. A. Reale ha avuto incarico di dichiarare solennemente a nome del Re che nessun accordo esiste tra Grecia e Bulgaria.

Il principe si è poi dilungato nello sviluppo apologistico della politica del Re la quale come egli disse ha mirato unicamente a salvaguardare gli interessi e il decoro del Paese. Apologia si è poi tramutata in recriminazioni verso le potenze dell'Intesa e particolarmente a carico della Francia pel modo col quale esse intervennero nelle questioni interne della Grecia. Anche Romania non fu risparmiata per aver dato soltanto una risposta evasiva ogni qualvolta Grecia cercò di conoscere sue intenzioni riguardo ai bulgari per eventualmente porsi d'accordo col Gabinetto Bucarest. Quanto all'Italia egli disse che il suo intervento a Corfù e il suo atteggiamento circa l'Epiro nuocevano in particolar modo alla conservazione di fiduciosi rapporti fra i due Paesi.

Ho risposto al principe Nicola che le dichiarazioni da lui fatte a nome del Re giungevano opportune e sarebbero apprezzate al loro valore dalle potenze cui erano indirizzate poiché come egli ben sapeva non mancavano dubbi sulle disposizioni della Grecia ed era interesse di quest'ultima dissiparli con la pa-

O) Cfr. n. 251, nota l, p. 171.

(-3) Cfr. n. 258.

rola e coi fatti. Per quanto concerne l'Italia gli feci osservare che le malevoli insinuazioni di qualche giornale del suo paese non dovrebbero trovare credito nelle sfere dirigenti le quali hanno il modo di conoscere appieno la dirittura e la correttezza della nostra politica, ma che egli non poteva dimenticare come vicinanza del nemico a Valona ci imponesse di prendere precauzioni militari e come la Grecia nella sua neutralità benevola dovrebbe agevolarci anziché ostacolare! tale compito. La missione del principe Nicola ha avuto qui risultato analogo a quello della missione del principe Andrea a Parigi e Londra. In sostanza gli fu lasciato comprendere che potenze garanti non rinunziano al controllo sulla Grecia e si riservano di giudicarla nell'opera più che nelle parole. La missione dei due principi appare veramente qui sintomo del mutato apprezzamento che si farebbe in Grecia sulle sorti della guerra.

(2) -Cfr. n. 251.
267

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI

T. GAB. 1121. Roma, 13 agosto 1916, ore 12.

Mio telegramma gabinetto n. 1046 (1).

Questo Consigliere dell'Ambasciata di Francia è venuto a dirmi che Governo francese sapendo che Governo italiano non si opponeva formalmente all'invio di Essad e dei suoi a Salonicco pur ritenendolo un errore, era venuto nella decisione di dar corso al provvedimento. A tal uopo Governo francese pregava disporre perché competenti autorità di Napoli e Ponza lasciassero che albanesi ivi residenti imbarcassero a bordo di un piroscafo francese che giungerà a Napoli giorno 15.

Ho risposto avrei comunicato richiesta ai Ministeri competenti perché prendessero opportuni provvedimenti non senza far rilevare al Consigliere dell'Ambasciata che io mantenevo fermo il mio punto di vista che cioè la presenza di Essad e dei suoi a Salonicco era oggi più dannosa che utile alla causa degli alleati ed atta piuttosto a creare malintesi nei rapporti tra gli alleati stessi.

268

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1612/11909. Comando Supremo, 14 agosto 1916, ore 12 (per. ore 13,25).

Rispondo telegramma n. 1901 dell'll corrente (2). Come l'ho rappresentato a V. E. maggiore ostacolo ad una nostra azione tendente ad interrompere le comunicazioni fra gli Imperi Centrali e la Grecia

consiste nel pericolo di avere alle spalle delle nostre truppe operanti l'elemento greco infido e favoreggiante per i nostri nemici.

Poiché però le autorità militari francesi insistono per nostro concorso nell'alto Epiro, mi parrebbe il momento attuale propizio per richiedere al Governo francese azione diplomatica da me caldeggiata con fogli 10.806 del 29 luglio e

10.916 del 30 (1). Per altro, tenuto conto dell'impegno preso di agire dimostrativamente da Valona in concorso coll'offensiva degli alleati da Salonicco, ho invitato generale Bandini a esaminare possibilità di compiere operazioni verso sud-est il che potrebbe forse consentire di raggiungere anche lo scopo di intercettare le comunicazioni fra Imperi Centrali e Grecia, sebbene le scarse forze del presidio nostro non lasciano prevedere un'azione a grande raggio specialmente se dovremo cautelarci da presenza Grecia in Epiro. Riferendomi al telegramma di gabinetto n. 1034 del 28 luglio (2) [concordo] con V. E. che non conviene nell'attuale situazione impegnarsi nella occupazione di Santi Quaranta a meno che si tratti di unirei con una rappresentanza ad una azione collettiva degli alleati.

(l) -Cfr. n. 204. (2) -Cfr. n. 262.
269

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1622/364. Pietrogrado, 14 agosto 1916, ore 15 (per. ore 6,24 del 15).

Ministro di Russia a Bucarest avendo telegrafato la riluttanza di Bratianu ad accettare il punto quinto (impegno di non concludere pace separata) del memorandum russo miei colleghi ed io ci siamo adoperati perché Sturmer sostituisse redazione di detto punto con quella del contro-progetto romeno.

Sttirmer con non poche esitazioni ha finito per accogliere nostro suggerimento e ci ha testé mandato seguente promemoria segreto:

« Ministère des Affaires Etrangères a l'honneur d'informer l'Ambassade d'Italie que dans le cas où le Ministre de Russie à Bucarest aurait la conviction de l'impossibilité de faire accepter par le Gouvernement Roumain l'article 5 du projet russe de la convention politique il est autorisé à accepter d'accord avec ses collègues la rédaction roumaine du méme article à la condition que les conventions politique et militaire soient immédiatement signées.

Le Ministère des Affaires Etrangères Impérial est d'avis que les quatre Ministres à Bucarest doivent étre invités à considérer cette instruction comme absolument secrète ».

(1) -Non pubblicati. (2) -Cfr. n. 186, nota 5, p. 124.
270

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1129. Roma, 14 agosto 1916, ore 20.

Mio telegramma gabinetto n. 1128 (2).

Giers mi comunicava che Sttirmer ha telegrafato a Poklevskij di firmare subito, e simultaneamente alla convenzione militare, la convenzione politica secondo ultima redazione romena proposta da Bratianu. Sttirmer aggiunge che il Governo Imperiale è convinto che le concessioni enormi e i sacrifizi che fa per la riuscita della causa comune in seguito alle istanze dei suoi alleati, saranno prese nella debita considerazione e che, nel caso che risultasse la necessità d'interpretare in avvenire qualche obbligazione che non risultasse abbastanza chiara, i Governi alleati non si rifiuteranno a sostenere il punto di vista russo.

Ho risposto che apprezzando i sacrifici fatti dalla Russia, il R. Governo metterà la migliore volontà per procedere d'accordo con lei nella risoluzione di tutte le questioni dubbie o non chiare della convenzione.

271

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1617/270. Londra, 14 agosto 1916, ore 22,02 (per. ore... (3) del 15).

Telegramma di V.E. n. 1124 (4).

Hardinge mi ha detto che [secondo] Governo britannico, in vista dell'evidente precipua importanza di assicurare senza ulteriore indugio l'entrata della Romania, non è il caso di mettere a repentaglio negoziati già cosi laboriosi per una questione di forma. Governo britannico ha deciso quindi di accettare circa articolo 5° redazione di Bratianu ed ha autorizzato Barclay a firmare la convenzione politica e militare beninteso si omnes.

Dal punto di vista delle conseguenze pratiche, ha osservato Hardinge, l'importanza della questione è affatto secondaria: se difatti, come è da ritenere,

vinceremo noi alleati, Romania otterrà naturalmente tutti interi i territori promessile; se per disgrazia vincessero i nemici, né formule russe né quelle di Bratianu farebbero conseguire alla Russia alcun che. Governo francese condivide il punto di vista britannico che qui sperasi sarà accettato pure da V. E. e dalla Russia.

(l) -Ed. In SONNINO, Diario, clt., pp. 27-28. (2) -Con t. gab. 1128, !n pari data e ora del presente, indirizzato anche a Londra, Parigi e Pietrogrado, Sonnino aveva comunicato a Fasciotti quanto segue: «Autorizzo V. s. firmare quella Convenzione po!lt!ca che venga accettata da Poklevsk!j si omnes ». (3) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo. (4) -Cfr. n. 257, nota l, p. 176.
272

IL MINISTRO DELL'INTERNO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Fiuggi, 14 agosto 1916.

Per quanto sia assai probabile che le notizie che io ti comunico con la presente ti siano d'altronde note, pur tuttavia credo sempre per me un debito di segnalarti ogni cosa che alla politica estera sia attinente.

Come tu sai, è qui l'ambasciatore degli Stati Uniti, che ha avuto con me più di un colloquio. Che egli sia ispirato a sentimenti di molta simpatia per l'Italia, ebbi già occasione di dirti: quel che invece importa rilevare è un suo apprezzamento relativo ai recenti provvedimenti in attuazione dei deliberati della conferenza di Parigi (2). Premetto che, in genere, l'ambasciatore mi ha detto che l'opinione pubblica degli Stati Uniti è venuta modificandosi, in questi ultimi tempi, tutta in danno dell'Inghilterra e a favore della Germania; al quale mutamento egli attribuisce per causa determinante la durezza con cui l'Inghilterra ha escluso ogni ipotesi di concessione sul tema commerciale, !addove la Germania ha sostanzialmente ceduto a Wilson sulla questione ardente dei sommergibili (3). L'opinione pubblica americana avrebbe confrontato l'atteggiamento dei due paesi, e questo confronto non sarebbe riuscito a favore dell'Inghilterra.

Da un punto di vista ancora più specifico, l'ambasciatore dichiara che n suo governo non può non fare le più ampie riserve sulla famosa «lista nera», in quanto questa comprenda nomi di ditte americane. Il concetto per se stesso è chiaro: quando si tratta di distinguere il cittadino o l'azienda neutrale dalla nemica, il criterio prevalente non può essere che formale; di guisa che se formalmente la ditta o azienda è americana, il governo americano non può, senza riserve, consentire che sia considerata come nemica sulla base di una valutazione di interessi che può essere erronea, ecc. ecc.

Questa è la parte essenziale del discorso, la quale importava che io ti comunicassi.

(l) Ed. !n SONNINO, Carteggio, c!t., n. 19.

(2) -Cfr. serle V, vol. V, n. 935. (3) -Cfr. n. 130.
273

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1640/301. Bucarest, 15 agosto 1916, ore 17,30 (per. ore 17 del 16).

Stiirmer ha approvato controprogetto di Bratianu di cui ai miei telegrammi gabinetto nn. 298 e 299 (1). Anche il Ministro d'Inghilterra ha ricevuto autorizzazione necessaria per la firma della convenzione diplomatica. Ministro di Francia ed io (telegramma di V. E. gabinetto n. 1083) (2) avendo già poteri necessari, Poklevskij, ha veduto stamane Bratianu con cui ha stabilito che la firma abbia luogo giovedì 17 corrente. Anche i quattro addetti militari hanno le necessarie autorizzazioni, sicché la firma della convenzione militare dovrebbe aver luogo contemporaneamente. Pare che Bratianu si contenti di otto giorni dopo l'inizio dell'offensiva da Salonicco per entrare in campagna. Quindi dichiarazione di guerra della Romania all'Austria-Ungheria potrebbe aver luogo il 28 corrente. Mobilitazione e concentrazione sono qui spinte per quanto possibile con la massima energia.

274

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1641/302. Bucarest, 15 agosto 1916, ore 21 (per. ore 18,20 del 16). Mio telegramma gabinetto n. 295 (3).

Bratianu ha dichiarato al mio collega di Russia che les avances di Radoslavoff a Derussi prendono sempre maggiore consistenza. Avendo il tenente colonnello Masow, addetto militare di Germania, dichiarato al Ministro di Romania che se la Romania fosse entrata in azione avrebbe dovuto fare i conti coll'esercito bulgaro, Ministro di Romania si recò dal Presidente del Consiglio per chiedergli spiegazioni in proposito. Radoslavoff rispose che la Bulgaria aveva conservato sufficiente indipendenza dalla Germania per poter decidere dei propri destini e che, se le si dessero affidamenti per il mantenimento della dinastia e per la conservazione della Macedonia, essa non aveva alcuna ragione per impegnarsi in una nuova guerra.

D'altro lato Sturmer ha telegrafato a Poklevskij che la Russia non intende prendere l'iniziativa di trattative colla Bulgaria, ma non sarebbe aliena dal

prendere in esame proposte che questa fosse per fare o indirettamente o pel tramite della Romania. Non diverso sarebbe punto di vista di Briand (1).

(l) -Cfr. n. 263. (2) -Cfr. n. 227, nota l. (3) -T. gab. 1608/295 dell'll agosto, ore 9, non pubblicato: riferiva circa le Insistenza d! Radoslavoff presso Derussi per un accordo bulgaro-romeno.
275

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1130. Roma, 15 agosto 1916, ore 21,15.

Con nota 29 luglio il Comando Supremo m'informava che l'addetto militare nostro a Corfù ed i suoi colleghi avevano espresso il desiderio che l'Italia provvedesse a sbarrare l'unica comunicazione rimasta agli Imperi Centrali colla Grecia dopo l'occupazione di Koritza e cioè quella che da Giannina per Melisopetra e Clisura prosegue per Berat e Durazzo con diramazioni da Petrani verso Lescovic. Aggiungeva il Comando Supremo che, per suo conto, il provvedimento suggerito non sembrava opportuno finché l'Epiro restava occupato da truppe greche e proponeva che il Governo italiano promovesse invece un'azione comune delle potenze alleate intesa ad ottenere l'immediato sgombero dell'Epiro da parte della Grecia fino ai confini stabiliti dalla Conferenza di Londra.

Risposi al Comando Supremo che a mio avviso una nostra iniziativa nel senso suggerito dal Comando Supremo non aveva oggi alcuna probabilità di riuscita visto il contegno attualmente assunto dai nostri tre alleati di fronte alla situazione interna della Grecia e alle prossime elezioni generali. Le tre potenze, mosse dal desiderio di avere la Grecia alleata nella presente guerra, avevano preso parte, a mio avviso troppo viva, a favore del partito venizelista. L'opposizione capitanata da Venizelos era la più calda fautrice delle aspirazioni greche sull'Epiro settentrionale. L'occupazione di quelle provincie aveva avuto luogo sotto il Governo di Venizelos e non era certo alla vigilia delle elezioni che, secondo il desiderio e le speranze dei nostri alleati, dovrebbero riportare al governo quell'uomo politico, che potremmo indurii a sfidare tutto il sentimento nazionalista ellenico con un ordine imperioso di ritorno dei greci entro i loro vecchi confini. Concludevo la mia risposta dichiarando non ritenere perciò pos:>ibile prendere oggi una iniziativa che non avendo alcuna probabilità di buon successo riescirebbe dannosa agli scopi stessi verso cui sarebbe intesa. Ciò non toglieva che ove si ritenessero necessarie agli intenti della causa generale alcune mosse o occupazioni militari che mirino ad interrompere ogni comunicazione tra l'Epiro ed i greci da un lato e i bulgari o austriaci dall'altro, esse non abbiano ad eseguirsi sia di concerto con i Comandi degli alleati sia da soli ove si abbiano a Valona forze sufficienti per bastare a questo ed insieme alla eventuale difesa dei territori da noi già posseduti.

Dal canto suo il Comando Supremo mi ha telegrafato quanto segue:

<<Come ho rappresentato a V. E. ... ~ (come nel telegramma gabinetto

n. 1612) (2).

17 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

Prego S. V. voler esaminare quanto precede e farmi conoscere se Ella crede possibile che ad iniziativa dell'Italia le potenze alleate svolgano costi con successo un'azione intesa ad ottenere sgombero dell'Epiro nei limiti della conferenza di Londra (1).

(l) -Rltrasmesso a Londra, Parigi e Pletrogrado con t. gab. 1145 del 17 agosto, ore 20. (2) -Cfr. n. 268.
276

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1625/152. Parigi, 15 agosto 1916, ore 23,50 (per. ore 2 del 16).

Lahovary mi ha detto che a Bucarest si attribuisce all'Italia riserva fatta circa territori rivendicati dalla Romania non occupati dagli alleati alla conclusione della pace la cui formula poco gradita risulta proposta dall'Italia. Bratianu ha pur manifestato a Lahovary la sua penosa sorpresa e delusione vedendosi per la terza volta nel corso dei gravi avvenimenti attuali mancargli da parte dell'Italia l'appoggio fraterno e particolarmente intimo sul quale Romania credeva di poter fare sicuro affidamento. Bratianu si riferisce evidentemente alle nostre trattative di Londra senza far partecipare la Romania e infine al mancato appoggio nell'ultima fase delle recenti trattative ora già appianate. Parmi convenga dissipare malinteso colla Romania dovendo intimi rapporti con essa costituire una delle basi nostra politica. Noi abbiamo interesse che Romania sia ingrandita e Bulgaria non molto diminuita; del pari dobbiamo vigilare Serbia e Grecia senza che ciò generi asprezza con esse. Ora nei Balcani noi siamo impopolari mentre Francia raccoglie larga messe di popolarità. Lo stesso avviene in Romania dove dobbiamo impedire che si volga contro l'Italia malcontento che dovrebbe essere contro Russia (2).

277

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1645/275. Atene, 16 agosto 1916, ore 15,30 (per. ore 18,45).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1130 (3).

Se il Governo presenterà ai Gabinetti alleati proposta dell'evacuazione da parte della Grecia dell'Epiro settentrionale e ritorno ai confini del Protocollo di Firenze come condizione sine qua non per la chiusura della frontiera epirota con truppe italiane suppongo che non sarà possibile ottenere l'adesione dei Gabinetti. Reputo che, caso mai, pratiche si facessero a Parigi, Londra, Pietro

grado, anziché qui giacché i miei colleghi non mancherebbero certamente di

prevenire e consultare Venizelos circa aperture che io facessi loro al riguardo

e Venizelos riuscirebbe probabilmente a distoglierli dal fare proposte.

Senonché a mio avviso sarebbe superfluo anzi pericoloso, a cagione delle complicazioni e dei ritardi vista la da noi più volte asserita urgenza della chiusura della frontiera epirota (vedi miei telegrammi nn. 395, 398 e gabinetto nn. 246, 250, ecc.) (1), di affacciare ora quella esigenza e ritengo che la chiusura della frontiera potrà farsi da noi senza timore che le scarse forze greche riducentisi in tutto l'Epiro a pochi battaglioni sul piede di pace possano o vogliano a noi opporsi con la forza. Quanto al modo migliore dal punto di vista militare di ottenere questa chiusura di frontiera e, in modo speciale, al piano proposto dal generale Marra (del quale anche dopo consultato Mombelli non riesco a capire l'efficienza) non è naturalmente di mia competenza il pronunziarmi. Mombelli trattò la questione col suo rapporto n. 840/4091 citato nel precitato mio telegramma n. 398 (1). In linea .generale mi permetto pregare V. E. di esaminare se questo continuo intervento del generale Marra nelle questioni dell'Epiro, che evidentemente non sono di sua competenza, possa considerarsi utile e non invece causare molte contraddizioni e confusioni.

Bramerei che dette questioni continuino ad essere, come pel passato, di esclusiva competenza di questa R. Legazione senza che l'equivoca presenza a Corfù della Serbia arrechi mutamenti che non posso considerare che come dannosi ad un sistematico e bene ordinato lavoro (2).

(l) -Per la risposta di De Bosdari cfr. n. 277. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 279. (3) -Cfr. n. 275.
278

IL MINISTRO EGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI (3)

T. GAB. 1138. Roma, 16 agosto 1916, ore 17.

Mio telegramma gabinetto n. 1121 (4).

Barrère nel riferirmi ier l'altro le ragioni di ordine militare per cui Briand aveva creduto di valersi anche del concorso di Essad e dei suoi gregari per l'offensiva da Salonicco, e malgrado dei consigli contrari da me dati, dichiarava per conto di Briand di tener molto a che il R. Governo si convincesse che nessun altro pensiero o proposito di natura politica avesse mosso il Governo francese in questa faccenda, avendo esso ogni desiderio di procedere in perfetta intesa con noi.

Ho risposto che prendevo atto con piacere di queste dichiarazioni, di cui non mettevo affatto in dubbio la sincerità.

(l) -Non pubblicati. (2) -Sonnino rispose con t. gab. 1153 del 18 agosto, ore 20: «Trovo giuste considerazioni della S. V. e ritengo sconslgl!ab\le il promuovere ora un'azione diplomatica Intesa ad ottenere sgombero dell'Alto Epiro "· (3) -Ed. in SONNINO, Diario, clt., p. 27. (4) -Cfr. n. 267.
279

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1139. Roma, 16 agosto 1916, ore 18,30.

(Per Bucarest) -Il R. Ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue: «Lahovary mi ha detto... » fino alle parole «già appianata» (come nel telegramma da Parigi n. 1625/152) (1).

Ho risposto quanto segue:

(Per Parigi) -Telegramma di V. E. n. 152.

(Per tutti) -È assolutamente infondata supposizione fatta da Lahovary

o da Bratianu che attribuisce Italia riserve chieste nell'articolo 5. R. Governo si è dichiarato pronto ad accettare tutto quanto accettassero gli altri contraenti, mettendo sempre per parte sua ogni migliore volontà per riavvicinare e conciliare le opinioni in contrasto.

Italia tiene moltissimo alle relazioni più amichevoli ed intime con la Romania e ne ha sempre data la prova. Governo romeno, all'incontro, mantenendo suo rappresentante a Roma completamente all'oscuro di ogni questione, rende anche più difficile contatti frequenti e spiegazioni (2).

280

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (3)

T. RR. S. N. [Roma,] 16 agosto 1916, ore 18,50.

Firma Bucarest fissata pel 17. Dichiarazione guerra pel 28. Occorre mantenere assoluto segreto anche coi colleghi. Tutto ciò ci obbligherà fatalmente sollecitare note decisioni.

281

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1685/41. Berna, 16 agosto 1916 (per. il 20).

Da qualche giorno corrono qui, con sempre maggiori insistenze, voci di una prossima nostra dichiarazione di guerra alla Germania. Me ne fu fatta pure allusione, ma in via privata, al Palazzo Federale.

MI credo in dovere di segnalare a V. E. l'impressione prodotta nell'ambiente locale da queste notizie alle qoali si attribuisce un certo valore, anche nel cosi detto mondo ufficiale, non ostante le formali smentite che il Ministro de Pianta non si è stancato e non si stanca di dare così per iscritto come verbalmente.

L'effetto prodotto da tali voci nell'opinione pubblica è più che altro di stupore. Del nuovo gesto che faremmo oggi a mente riposata, dopo quindici mesi di guerra, non si vedrebbe qui invero la ragione, nè si scorgerebbe il fatto nuovo che ne comprovi la necessità. Dopo un lungo e paziente lavorio, giungemmo finalmente a far comprendere in questi ambienti, nè la cosa fu cosi facile, la ragione della nostra dichiarazione di neutralità del 1914, che da principio era stata interpretata dai più come un nero tradimento. Dopo altra preparazione di meno intensa difficoltà, gli svizzeri si piegarono pure a capire come l'Italia abbia potuto nel 1915 portar le armi contro la nemica ereditaria. Nulla, o quasi nulla, fu fatto invece sino ad oggi per spiegare le ragioni del nostro terzo passo eventuale. Ma oltre questo passo di doloroso stupore, una eventuale dichiarazione di guerra che partisse da noi contro la Germania, ci alienerebbe pure quel favore di cui abbiamo cominciato a fruire da qualche tempo, così per la nostra condotta più calma e più serena di quella degli altri Alleati, come per la nostra stessa attitudine di attesa verso la Germania; attitudine che incontra le simpatie e l'approvazione della maggioranza la quale vedrebbe naturalmente con dolore un aggravamento della reciproca situazione attuale.

Una delle personalità svizzere più eminenti colla quale ebbi oggi un lungo colloquio sulla situazione politica generale, mi ha accennato pure a questo importante problema, che è qui seguito con ansiosa attenzione. Egli mi ha detto che la rottura completa dell'Italia colla Germania sarebbe qui considerata come la più grave calamità per la Svizzera. Ma egli si augurava nell'interesse della Svizzera stessa e dei due stessi contendenti, che l'Italia e la Germania proseguissero nella linea di condotta tenuta sin qui, senza cedere alle pressioni di chi vuol trovare il proprio utile nel lanciare l'uno contro l'altro due grandi paesi che, a pace conclusa, dovranno fatalmente essere legati l'uno all'altro.

Riferisco obbiettivamente quanto ho osservato ed ho sentito, pregando

V. E. di voler darmi quelle istruzioni che crederà del caso per un'eventuale campagna nella stampa e per mia norma di linguaggio (1).

(l) -Cfr. n. 276. (2) -Per le risposte di Tittoni e Fasciottl cfr. nn. 297 e 303. (3) -Da ArchWio Sonnino, Montespertoli. Ed. ln SONNINO, Carteggio, cit., n. 20.
282

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1655/303. Bucarest, 17 agosto 1916, ore 20,05 (per. ore 10,15 del 19).

Stamane sono state firmate convenzioni politica e militare. Offensiva da Salonicco rimane fissata per il 20 corrente e la dichiarazione di guerra della

Romania all'Austria-Ungheria per il 28 successivo. Prego comunicare quanto precede a S. E. generale Cadorna a nome del R. addetto militare. Tanto io quanto i miei colleghi spediamo questa comunicazione col corriere russo ad Ungheni perché sia telegrafata di colà, Bratianu avendo manifestato desiderio che non si telegrafi di qui. Ministro di Germania ha chiesto udienza al Re di Romania e si parla di un ultimatum tedesco.

(l) Sonnino, com'è ovvio, non rispose.

283

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1148. Roma, 17 agosto 1916, ore 20,30.

(Per tutti meno Pietrogrado) -Ad esclusiva e personale sua conoscenza Le comunico il seguente telegramma da me diretto al R. Ambasciatore a Pietro grado.

(Per tutti) -Si moltiplicano i segni che dimostrano disposizione anche dello stesso Governo bulgaro, oltreché dei partiti interni, di venire a patti con gli alleati, sia mediante intromissione romena, sia altrimenti, pur di salvare il possesso della Macedonia e la permanenza della dinastia. Da qualche tempo si parla ostentatamente del partito Boris. Evidentemente si ritiene che Russia non potrebbe accettare alcuna trattativa che non partisse dal presupposto di un allontanamento dal trono di Re Ferdinando; e si spera poterla contentare con una semplice abdicazione. È certo che i vantaggi di un'intesa con la Bulgaria sarebbero oggi enormi, poiché si metterebbe fuori combattimento la Turchia; si aprirebbero liberi gli accessi commerciali e militari per la Russia e si renderebbe assai più agevole la rlconquista della Serbia.

Converrebbe tastare il terreno a Pietrogrado, se Imperatore si contenterebbe magari, come base di trattative, della imposizione, oltreché dell'abdicazione del Re attuale, anche dell'impegno assoluto per parte dello stesso Ferdinando e del suo successore Boris come pure del Governo bulgaro che Ferdinando non possa più vita natura! durante rientrare in Bulgaria.

Il pericolo che potrebbe provenire da qualunque nostra iniziativa in tale questione è che gli alleati, prendendo pretesto dalla necessità di compensare la Serbia per rilascio della Macedonia ai bulgari, chiedessero il nostro consentimento a promettere alla Serbia la Croazia ed altro; al che per molte ragioni non ci conviene di vincolarci, a parte anche la imprudenza per la Quadruplice stessa di eliminare fin da ora ogni possibilità di accordi eventuali con l'Ungheria.

Chiedo l'avviso di V. E. su tutto ciò e sulla possibilità di tastare il terreno sulla questione del Re Ferdinando (2).

(l) Ed. !n SONNINO, Carteggio, c!t., n. 21.

(2) Per la risposta d! Carlott! cfr. nn. 299 e 336.

284

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

T. GAB. 1149. Roma, 17 agosto 1916, ore 21.

Mio telegramma gabinetto n. 1143 (1).

R. Ministro in Atene telegrafa (2) che il sollevare la questione dello sgombero dell'alto Epiro sarebbe pericoloso a cagione anche delle complicazioni e dei ritardi che comporterebbe la chiusura della frontiera epirota, la cui soluzione è stata più volte dichiarata urgente. R. Ministro ritiene che la chiusura della frontiera potrà farsi da noi ;;enza timore che le scarse forze greche riducentisi in tutto l'Epiro a pochi battaglioni sul piede di pace possano o vogliano a noi opporsi colla forza.

Prego V. E. farmi conoscere le sue decisioni circa la chiusura della frontiera epirota.

A completa intelligenza della questione aggiungo che questo Ambasciatore di Francia è venuto oggi a dirmi che n generale Sarrail dichiara che, dal punto di vista della necessità degli approvvigionamenti, egli prova qualche difficoltà nell'occupare alla frontiera lo spazio tra Premeti e Koritza. Sarran suggerisce che questa parte della frontiera sia occupata dalle truppe italiane. Avendo chiesto al signor Barrère, se si trattava di una occupazione da farsi da Valona oppure dalle truppe della divisione inviata a Salonicco, egli mi disse che n telegramma da lui ricevuto non parlava affatto di truppe di Valona e quindi egli supponeva, ma non ne era sicuro, si trattasse di occupazione da farsi con le truppe della divisione inviata a Salonicco (3).

285

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1651/277. Londra, 17 agosto 1916, ore 21,50 (per. ore 8,45 del18).

In recenti colloqui familiari sul problema balcanico e sull'eventuale sua soluzione, Benckendorff mi diceva che per quanto concerne l'assetto della Bulgaria, sembrava a lui personalmente che non poca influenza potrebbe esercitare la sorte del Re Ferdinando.

Una eventuale abdicazione di Sua Maestà in favore del figlio, a parere del collega, contribuirebbe efficacemente a semplificare la questione determinando una decisione più favorevole alla Bulgaria. Aggiungeva S. E. risultargli che nel Re e nel Governo britannico le simpatie per la persona del Re Ferdinando sono più che scarse.

Su questo punto inclinerei a ritenere esatta l'impressione di Benckendorff. Del Re Ferdinando ho in passato sentito parlare Grey in termini non certo benevoli. Quanto a Re Giorgio riferii già l'anno scorso a V. E. il linguaggio violentissimo adoperato discorrendo meco sul conto del reale congiunto (l).

(l) -Con t. 1143 del 16 agosto, ore 20,45, Sonnino aveva espresso U proprio punto di vista clrca un'eventuale azione delle potenze intesa a ottenere lo sgombero dell'Alto Epiro, da lui giudicata non opportuna. (2) -Cfr. n. 277. (3) -Per la risposta dl Cadoma cfr. n. 287.
286

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1654/305. Bucarest, 17 agosto 1916, ore 22 (per .ore 5,25 del 19).

Mio telegramma gabinetto n. 303 (2).

Re Ferdinando è partito stasera per Sinaia sospendendo tutte le udienze, quindi non potrà ricevere il Ministro di Germania fino a sabato al più presto. Ministro di Germania si rende conto ormai della gravità della situazione ma ostenta grande fiducia nei bulgari. Egli afferma che essi sono completamente nelle mani di Mackensen 11 quale può a suo piacere trattenerli o scagliarli contro la Romania. Alcuni autorevoli membri di questi circoli tedeschi invece sospettano che i bulgari possano voltarsi verso l'Intesa. Derussi è qui arrivato

"'$ :~ ''1'-'

stasera.

• i..;

287

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1653/12255. Comando Supremo, 18 agosto 1916, ore 21,40 (per. ore 23,45).

Rispondo al telegramma n. 1149/59 di V. E. 17 del corrente (3).

Sono perfettamente d'accordo col nostro Ministro in Atene che truppe greche non possono costituire un ostacolo alla nostra azione tendente alla chiusura completa di tutta la frontiera epirota. Ma elementari misure di precauzione consigliano di far trovare ovunque siano truppe greche forze nostre superiori per evitare ogni contestazione poiché sarebbe grave per il nostro prestigio dover cedere anche solo temporaneamente di fronte all'arbitrio di un qualunque comandante greco di zona. Nell'attuale situazione dell'Albania il massimo concorso che può dare Valona è quello definito nel mio telegramma

n. 12192 del 17 corrente (4) pure non escludendo che per circostanze favorevoli avvenire o modificandosi situazione dell'Albania come appare da qualche sintomo di cui occorre però conferma si possa allargare maggiormente nostra

azione in Epiro. Ma pel momento ciò non è possibile senza indebolire la difesa di Valona di dove non possono essere sottratte maggiori forze di quelle stabilite dal generale Bandini per operazioni verso Tepeleni-Clisura [e] verso Porto Palermo. Concludendo, siccome il principale ostacolo ad ogni nostra azione è costituita dalla presenza delle truppe greche non per la loro intrinseca resistenza ma per le forze che per precauzione devonsi impiegare e che Valona non può fornire, così, se generale San·ail ha tanto interesse di veder chiuso il confine epirota da truppe italiane, conviene indurlo a fare pressione sul Governo greco perché sgomberi l'Epiro. Quanto ad un impiego in Epiro delle nostre truppe sbarcate a Salonicco ritengo la cosa più che improbabile da escludersi poiché con ciò non verrebbero risolte le difficoltà degli approvvigionamenti cui accenna generale Sarrail a Ministro Barrère.

(l) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1151 del 18 agosto, ore 20. (2) -Cfr. 282. (3) -Cfr. n. 284. (4) -T. gab. 1646/12192 del 17 agosto, ore 13,10, non pubblicato: riferiva che il generale Bandini era favorevole ad un'azione militare italiana verso Tepeleni-Clisura con lo scopo dl intercettare le comunicazioni fra la Grecia e gli Imperi Central1.
288

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S.R. 1658/377. Pietrogrado, 19 agosto 1916, ore 10,50 (per. ore 20,45).

Secondo riservate informazioni da Bucarest Radoslavoff ha lasciato comprendere a Derussi che Bulgaria osserverebbe la neutralità verso la Romania in caso di conflitto austro-romeno a condizione del mantenimento della dinastia di Coburgo e di conservare gli acquisti in Macedonia. Predette informazioni non menzionano invece della condizione che non siano lasciate entrare truppe russe in territorio romeno. Qui si ritiene probabile che Governo bulgaro cerchi di sfruttare l'apprensione romena di un conflitto con la Bulgaria per assaggiare mediante il Governo romeno le intenzioni degli alleati.

Stiirmer col quale mi sono intrattenuto sull'argomento si è mostrato assai diffidente verso i tentativi di Sofia a Bucarest intesi ad aprire una conversazione in proposito.

289

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1673/378. Pietrogrado, 19 agosto 1916, ore 10,50 (per. ore 0,05 del 20).

Principe Nicola di Grecia che doveva partire domenica scorsa ha rimandato il suo viaggio di qualche giorno.

Egli si è recato una seconda volta da Stiirmer e lo ha reiteratamente assicurato delle ottime disposizioni del Re Costantino verso l'Intesa accertandolo che queste continuerebbero indipendentemente da qualsiasi Ministero S. M. chiamasse al potere. In sostanza il Principe ha insistito perché l'Intesa non appoggi Venizelos il cui avvento rappresenterebbe un pericolo per la dinastia. St11rmer gli ha risposto nel senso che la Russia è interamente solidale coi suoi alleati in quanto riguarda la Grecia, ma che ciò non deve essere punto un motivo di preoccupazione per il Re al quale sono ben note le loro disposizioni. Mi consta che Sturmer ha poi comunicato a Demidov il suo colloquio col Principe, aggiungendo che nella forma delle sue comunicazioni sarà sempre desiderabile tener presente suscettibilità del Presidente del Consiglio.

290

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1672/281. Londra, 19 agosto 1916, ore 15,35 (per. ore 20,45).

Ringraziando V. E. per il telegramma di gabinetto n. 1148 (l), vorrei permettermi di rappresentarLe opportunità di dire una parola a Grey. Per vari ovii motivi ed in vista specialmente delle tendenze sovente qui dimostrate a favore della Bulgaria, non sarebbe male intendersi con questo Governo verosimilmente forse già direttamente o indirettamente presentito dai bulgari. Quanto alla Macedonia credo converrà spiegarci. Se si parla della nota « zona non contestata» l'intesa non dovrebbe essere impossibile, subordinata beninteso alla eliminazione del Re Ferdinando. Se invece i bulgari pretendessero conservare integralmente territori occupati in Macedonia e nella convenzione del 1912 attribuiti alla Serbia, temo che ogni possibilità di accordo verrebbe preclusa perché contro tale al postutto ingiusta pretesa difficilmente parmi potrebbe questo Governo consentire senza attirarsi critiche e recriminazioni entro e fuori il Parlamento. Sono queste semplici impressioni mie personali. Quanto alla questione dei compensi resta su questi sempre da esaminare la possibilità di facilitare ai bulgari l'evacuazione dei territori macedoni spettanti alla Serbla assegnando loro l'agognata Kavala.

Attenderò ordini di V. E. prima di parlare a Grey col quale eventuale mio linguaggio avrebbe carattere semplicemente interrogativo (2).

291

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. U. 1158. Roma, 19 agosto 1916, ore 18,30.

Precedenza assoluta.

Prego far pervenire al più presto al Suo Alto destino seguente telegramma che S. M. il Re dirige al Re Ferdinando di Romania: «Mi giunge ora notizia

che è stata firmata la Convenzione che unisce la Romania all'Italia ed ai suoi alleati nella guerra che si sta combattendo. Desidero inviarti immediatamente le mie cordiali felicitazioni ed esprimerti il mio vivo compiacimento per questa decisione che pone a fianco gli eserciti romeno ed italiano per lo scopo comune delle rivendicazioni nazionali. Mentre la cooperazione romena rafforza la mia fiducia nella comune vittoria definitiva, sono certo che la fratellanza delle armi rinsalderà con vincoli ancor più forti e durevoli l'amicizia tradizionale tra i due Paesi » (l).

(1) -Cfr. n. 283. (2) -Sonnino rispose con t. gab. 1167 del 20 agosto, ore 19, quanto segue: «V. E. può In forma interrogativa e di conversazione parlarne a Grey, Parlando di Macedonia s'Intenderebbe "zona non contestata". Non ritengo utile accennare a Kavala ».
292

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. 1670/158. Parigi, 19 agosto 1916, ore 21,25 (per. ore 0,30 del 20).

Briand oggi, premettendo che mi parlava non come ministro ma come amico, mi ha detto che egli aveva molto influito perché in Francia non fosse data alcuna importanza alla questione puramente di forma della dichiarazione di guerra alla Germania da parte dell'Italia e che, difendendo vivacemente l'Italia che aveva portato agli alleati tutta la sua solidarietà e tutto il suo concorso, aveva fatto accettare la sua tesi dalla Camera e dal Senato, dove le sue parole di omaggio all'Italia erano sta'te vivamente applaudite. Gli sembrava però che gli avvenimenti conducessero necessariamente, nell'interesse dell'Italia e non per far piacere ad altri, alla dichiarazione di guerra e che quindi fosse per l'Italia giunto il momento se non di fare tale dichiarazione per lo meno di considerarne eventualità.

Briand ha aggiunto poi parole di omaggio per la politica itailana e di riguardo per l'Italia, non volendo che il senso delle sue parole, le quali non contengono nemmeno un semplice suggerimento ma esprimono soltanto l'impressione di un osservatore imparziale degli avvenimenti, potesse essere frainteso.

293

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 1667/159. Parigi, 19 agosto 1916, ore 21,25 (per. ore 3,30 del 20).

Telegrammi di V. E. gabinetto nn. 1145 (3), 1148 (4) e 1151 (5).

Briand è entrato egli stesso in discorso circa questione della Bulgaria. Egli conviene pienamente che, eliminato Re Ferdinando e fatta alla Serbia in Mace

donia la parte che ad essa non è possibile negare, convenga trattare bene Bulgaria in guisa che non esca dalla guerra troppo diminuita, con irritazione, con risentimento e con propositi di rivincita. Però egli crede che sarebbe gravissimo errore il trattare troppo presto con essa. Occorre che truppe russe giungano in Dobrugia a termini della convenzione di Bucarest e gli alleati prendano l'offensiva da Salonicco in guisa che Bulgaria abbia l'impressione del pericolo gravissimo che correrebbe a rimanere più a lungo con gli Imperi Centrali. Secondo Briand dovranno farsi concessioni alla Bulgaria, ma questo dovrà apparire come un effetto della generosità degli alleati.

Qualunque trattativa colla Bulgaria prima che il Governo non si veda perduto sarebbe un errore (1).

(1) -Per la. risposta d1 Re Ferdinando cfr. n. 331. (2) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 23. (3) -Cfr. n. 274, nota 1, p. 187. (4) -Cfr. n. 283. (5) -Cfr. n. 285, nota l, p. 194.
294

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1662/160. Parigi, 19 agosto 1916, ore 21,25 (per. ore 0,30 del 20). Telegramma di V. E. n. 1148 (2).

Io credo che la questione dell'assegnazione della Croazia alla Serbia sarà certamente posta il giorno della conclusione della pace e noi dovremo essere pronti per questa eventualità. È mio avviso che noi dovremmo cominciare col rifiutare categoricamente ma terminare poi col dare il nostro consenso facendocelo pagare bene.

Innanzitutto noi dovremmo tenere fermo che Fiume non fosse assegnata alla Croazia, ma lasciato come sbocco nell'Adriatico all'Ungheria e dovremmo anche insistere per la conservazione del Montenegro. Ciò ammesso dovremmo chiedere come corrispettivo del nostro consenso Cattaro ed il Lovcen. In tal modo con Valona, Cattaro, Pola e le Isole, potremmo veramente dirci padroni dell'Adriatico e non preoccuparci di un maggiore o minore aumento territoriale della Serbia.

295

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1697/379. Pietrogrado, 20 agosto 1916, ore 10,30 (per. ore 12,10 del 22).

Ho motivo di ritenere che protratto soggiorno del Principe Nicola di Grecia a Pietrogrado non sia estraneo alla possibilità da lui prospettata di un'entrata

(l} Ritrasmesso a Londra, P!etrogrado e Bucarest con t. gab. 1165 del 20 agosto, ore 19.

in campagna della Grecia accanto all'Intesa qualora Romania movesse guerra all'Austria ed alla Bulgaria. A me egli disse che in caso di conflitto «romenobulgaro » Grecia esaminerebbe l'opportunità di prendervi parte e ritengo che in analogo senso si sia espresso coi miei colleghi di Inghilterra e di Francia, i quali avrebbero osservato il più grande riserbo nelle loro risposte evasive.

(2) Cfr. n. 283.

296

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1680/161. Parigi, 20 agosto 1916, ore 15,45 (per. ore 16,40).

Principe Andrea di Grecia è in procinto di ripartire. Ha conferito con Poincaré e Briand e tema unico della sua conversazione sono stati lamenti contro la propaganda francese in Grecia a favore di Venizelos. A Poincaré ha detto che Re Costantino avrebbe voluto intendersi direttamente con lui. Poincaré ha risposto che secondo costituzione egli non può agire all'infuori del Governo. Pare che anche a Pietrogrado il Principe Nicola abbia proposto la corrispondenza diretta tra lo Czar e Re Costantino all'infuori del Ministro di Russia ad Atene. Però la corrispondenza diretta di Re Costantino tanto con lo Czar quanto con Poincaré avrebbe avuto per tema esclusivo quello delle prossime elezioni in Grecia delle quali il Re di Grecia più che della situazione internazionale si mostrerebbe ora preoccupato.

297

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1683/165. Parigi, 20 agosto 1916, ore 15,45 (per. ore 19,45).

Telegramma di gabinetto n. 1139 (l).

Ho parlato a Lahovary nel senso indicato da V. E. Egli è rimasto persuaso del proposito del Governo italiano di avere rapporti intimi e amichevoli con la Romania, ciò che risponde alle tradizioni e agli interessi dei due Paesi. Mi ha soggunto che Bratianu, deciso nell'animo suo a dichiarare la guerra all'Austria quando fosse il momento opportuno, ha dovuto durante lunghi mesi adoperarsi in modo da far credere alla Germania e all'Austria che mai la Romania sarebbe uscita dalla neutralità. L'abile Bratianu è riuscito completamente nel suo intento, ma perché il suo giuoco non fosse scoperto ha dovuto fino agli ultimi momenti mantenere il segreto anche coi rappresentanti della Romania all'estero. Del resto, mi ha soggiunto Lahovary, anche prima della guerra il Governo romeno aveva la non buona abitudine di tenere poco al corrente

i suoi rappresentanti all'estero. In questa circostanza però egli riconosce che Bratianu sapendo che la più piccola indiscrezione avrebbe potuto compromettere gravemente il suo Paese ha fatto bene a non fidarsi di nessuno.

(l) Cfr. n. 279.

298

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1698/380. Pietrogrado, 21 agosto 1916, ore 10,40 (per. ore 19,45 del 23).

Neratov mi ha riferito che questo Ministro di Grecia, parlando dell'eventuale entrata in azione della Romania, gli ha accennato alla possibilità di una partecipazione della Grecia in caso di un nuovo conflitto balcanico. Linguaggio del Principe Nicola con miei colleghi di Francia e Inghilterra è stato in questo argomento assai riservato.

Secondo altre mie confidenziali informazioni il Principe sarebbe grandemente impressionato dalle insistenti voci di un prossimo intervento romeno al quale dapprima non credeva e non avrebbe nascosto sua opinione che Grecia non potrebbe rimanervi indifferente siccome del resto in esplicito modo egli si è meco espresso nell'alludere al caso di un conflitto bulgaro-romeno (mio telegramma n. 379) (l).

299

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1699/381. Pietrogrado, 21 agosto 1916, ore 10,40 (per. ore 20,35 del 23).

Eventualità di tentativi di riavvieiname'nto all'Intesa da parte Bulgaria (2) non ha formato finora oggetto di scambi di idee fra le potenze se non in modo superficiale stante l'assenza di dati positivi che confortino tale ipotesi.

Per ora, a quanto so, la Francia è ferma nel concetto che innanzi tutto Bulgaria debba sentire il peso della forza degli alleati, penetrarsi dei pericoli del suo isolamento e riconoscere che unico scampo per lei è un radicale mutamento della sua condotta Inghilterra, nonostante la bulgarofilia di non pochi dei suoi uomini politici e le note opinioni di alcuni suoi rappresentanti diplomatici, è oggi solidale con la Francia in tale suo modo di considerare la questione e vi inclina parimenti la Russia.

A questo proposito Neratov mi ha detto che, fino a quando attuale Gabinetto bulgaro si trova al potere, una qualsivoglia apertura con Sofia è pres

soché impossibile e che il proposto segno di risipiscenza bulgara dovrebbe essere un cambiamento ministeriale. In secondo luogo la Bulgaria non potrebbe pretendere ingrandimenti territoriali a danno della Serbia. Egli ha altresi accennato ma senza insistervi alle parole di Radoslavoff a Derussi circa le garanzie per la dinastia bulgara interpretandole nel senso che Re Ferdinando si rassegnasse a cedere la Corona al Principe Boris, interpretazione questa che a vero dire mi sembra per lo meno dubbia. Ad ogni modo Neratov ritiene che un mutamento della politica bulgara non possa verificarsi se non in seguito al risorgere del prestigio delle armi alleate nei Balcani ed alla diminuita pressione austro-tedesca e che perciò debbasi in primo luogo prender tempo a restaurare il primo e paralizzare la seconda.

(l) -Cfr. n. 295. (2) -Cfr. n. 283.
300

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1707/260. Atene, 21 agosto 1916, ore 14,30 (per. ore... (l) del 22).

In un velenoso articolo di cui invio per posta una traduzione integrale Venizelos ha fra l'altro scritto le frasi seguenti:

«Anima nazionale percepisce d'istinto la differenza essenziale che esiste fra la presenza anglo-francese a Salonicco e quella degli italiani. Inghilterra e Francia sono potenze protettrici e potenze garanti della Grecia; in nessuna parte loro interessi sono in opposizione cogli interessi greci: al contrario queste due potenze hanno visto con soddisfazione e nel loro interesse Grecia ingrandirsi in forza e in potenza se colla sua attitudine Grecia non avesse destato n formidabile sospetto che un giorno essa avrebbe potuto trovarsi a fianco dei loro nemici. Mentre al contrario l'Italia, contrariamente all'opinione comune esistente in Grecia sull'utilità e necessità di conciliare gli interessi italo-greci in conflitto, non ha ordinariamente mostrato di giudicare desiderabile e possibile un tale assunto. Egli è perciò che le truppe italiane di Salonicco hanno provocato un sentimento profondo di dolore e di timore che la loro presenza in quella città non costituisca un giorno un pericolo per gli interessi greci ».

Da molto tempo sono venuto segnalando a V. E. l'attitudine anti-italiana che viene assumendo Venizelos ed il suo partito.

Con questo articolo Venizelos getta la maschera per verità assai a lungo tenuta, e pone la questione con una chiarezza di cui dobbiamo essere contenti. Senonché, visto che i miei colleghi continuano a tenersi a contatto con lui, a prenderne direttive ed a fornirgli informazioni ed anche, a quanto mi viene riferito, a favorire le elezioni del suo partito, sembra ormai indispensabile portare francamente ed energicamente la questione davanti ai Gabinetti alleati e chiedere loro con quale diritto il loro protettore si fa lecito d'insinuare sospetti calunniosi contro le intenzioni dell'Italia e proseguire una politica di intrighi per scindere interessi italiani da quelli degli alleati.

Se con un atto energico non poniamo termine a queste tendenze che, nonostante miei ripetuti avvertimenti, non hanno durato che troppo, andiamo incontro, visto il più che probabile ritorno di Venizelos al potere ad attriti e difficoltà senza fine. In conseguenza, avendo io con ogni mezzo possibile prevenuto a più riprese il mio Governo, dovrò declinare ogni responsabilità.

Oltre passo presso Gabinetti alleati mi sembrerebbe da consigliare una efficace campagna di stampa presso di noi (1).

(l) Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.

301

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. U. 1169. Roma, 21 agosto 1916, ore 18.

Precedenza assoluta.

Prego V. S. far pervenire a Bratianu seguente mio telegramma: «In occasione della firma della Convenzione politico-militare tengo ad esprimerle il mio vivo compiacimento per i nuovi più saldi vincoli che si sono creati fra Italia e Romania ed il fermo convincimento che mercé la salda cooperazione degli eserciti alleati sarà possibile ad entrambi raggiungere il soddisfacimento dei rispettivi ideali nazionali>>.

302

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1709/315. Bucarest, 22 agosto 1916, ore 21,15 (per. ore 24 del 23).

Bratianu mi ha confermato che verrà tenuto un Consiglio della Corona per decidere guerra all'Austria ed approvare mobilitazione generale. Questo Consiglio della Corona avrà luogo domenica mattina 28 corrente e precederà di un'ora pubblicazione del decreto di mobilitazione. Consiglio avrà lo scopo di mettere al coperto la responsabilità del Sovrano. Vi prenderanno parte oltre tutti i membri del Governo attuale ed ai Presidenti dei due rami del Parlamento e cioè in complesso almeno undici liberali, gli ex Presidenti del Consiglio Majoresco, Carp e Rosetti ed i Capi del partito Marghiloman (e cioè quattro partigiani più o meno palesi degli Imperi Centrali) ed i due Capi del partito conservatore fusionato Filippesco e Take Jonesco con almeno due loro partigiani scelti tra gli ex Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati. Quindi il Consiglio della Corona conterebbe almeno quindici interventisti contro quattro neutralisti. In ogni caso quale che sia il numero dei partecipanti al Consiglio della Corona, la maggioranza per la guerra è assicurata.

Re Ferdinando è deciso a formare un Gabinetto nazionale per la guerra. Bratianu, contrariamente a quanto mi ha detto altra volta, sembra, secondo linguaggio che mi ha tenuto stamane, essersi adattato a questa idea, che è certo la più savia, date le difficoltà della guerra e la necessità di mantenere l'opinione pubblica compatta e concorde intorno al Governo in cosi grave circostanza. Difficoltà è di mettere insieme in uno stesso Gabinetto, Marghiloman, ehe è chiamato dai liberali e dai conservatori interventisti «il traditore :. e Filippesco che nei suoi giornali chiama i tre fratell Bratianu «i ladri» con Bratianu Take Jonesco e gli altri. Un Gabinetto nazionale presieduto da Bratianu colla partecipazione di Take Jonesco, Maioresco e di un partigiano di Filippesco oltre ad alcune figure di secondo ordine di ciascun partito, sarebbe invece possibilissimo. In conclusione la riunione del Consiglio della Corona è certa, mentre la formazione Gabinetto nazionale è solo probabile.

(l) Per la risposta dl Sonnino cfr. n. 314.

303

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1721/316. Bucarest, 22 agosto 1916, ore 21,15 (per. ore 20 del 24).

Telegramma di V. E. n. 1139 (1).

Bratianu mi ha detto di aver fatto pervenire a V. E. per altro tramite che non fosse quello di questa legazione l'espressione del suo rincrescimento per il contegno dell'Italia verso la Romania. Ciò mi ha fornito occasione di smentire recisamente che riserva di cui all'art. cinque fosse dovuta all'Italia, osservando che già da tempo io era stato autorizzato dalla E. V. di firmare la Convenzione nel testo che avesse riunito l'adesione delle altre grandi potenze.

Bratianu ha replicato essergli stato detto da uno di questi Ministri dell'Intesa che la formula propostagli per l'articolo cinque era stata suggerita dall'Italia ed era conforme a quella che l'Italia aveva accettata per sé stessa.

Ad ogni modo Bratianu si è dimostrato molto lieto e riconoscente dei sentimenti dell'E. V. manifestati col telegramma citato in principio e che io gli ho ripetuti.

Bratianu dice di non voler fare certo degli intrighi tra noi ed i nostri alleati coi quali tutti desidera vivere nel miglior accordo. Osservò tuttavia non dover essere nell'interesse dell'Italia che si verifichi di nuovo ora, nel nuovo gruppo di potenze di cui l'Italia e la Romania fanno parte, inconveniente da noi tante volte deplorato in passato e cioè che per giungere a Bucarest si debba passare in avvenire per Pietrogrado o per Parigi come in passato ci lamentavamo che si dovesse passare per Vienna o Berlino. Bratianu dice che egli è convinto della necessità per la Romania di contare sull'Italia, tanto più che a guerra finita Italia e Romania avranno numerosi interessi comuni da sostenere.

18 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

Se V. E. mi permettesse di esprimere il mio parere, sarei d'avviso che ormai, dal momento che la Romania è divenuta alleata nostra e dei nostri alleati, sarebbe il caso di non occuparsi più del passato e cercare solamente di procedere nel miglior accordo per l'avvenire. Per giungere a questo risultato sarebbe utile tener conto di due elementi: uno di sostanza e l'altro di forma. Quello di sostanza riguarda le varie questioni internazionali che saranno per presentarsi ed a cui non potremo dare una soluzione conforme ai desideri della Romania se non in quanto tale soluzione corrisponda in primo luogo agli interessi dell'Italia. Quello di forma consiste nel manifestare, mediante un assiduo scambio d'idee colla nostra alleata e con quegli altri atti riguardo che si manifestassero opportuni, il conto in cui noi teniamo l'amicizia romena, il che mi sembra noi potremo fare con soddisfazione almeno d'amor proprio di questo Governo e senza danno per i nostri interessi. Altrimenti, come con ragione osservava Bratianu, la nuova alleanza colla Romania diverrà per l'Italia quella che era l'antica: un onere senza corrispondenti vantaggi.

In quanto a codesto Ministro di Romania l'E. V. non si meravigli se egli non è al corrente dell'andamento degli affari: Ghika appartiene per famiglia, se non anche personalmente, al partito conservatore, il che sarebbe già di per sé solo sufficiente perché Bratianu lo tenesse all'oscuro di tutto. Ma vi è in più una questione di massima ed è che il Governo romeno, chiunque ne sia a capo, è solito di trattare gli affari qui coi Ministri accreditati presso la Corte romena e non a mezzo dei propri rappresentanti all'estero. Mi basta citare Beldiman a Berlino e Maurocordato a Vienna i quali non sanno certamente nulla di quello che avviene. In quanto allo stesso Lahovary V. E. avrà rilevato dalla corrispondenza dei RR. Ambasciatori a Parigi e Londra, oltre che dalla mia, quanto volte il suo linguaggio si sia trovato in contraddizione col contegno di questo Governo. Lo stesso può dirsi più o meno di tutti gli altri Ministri di Romania i quali solo in casi eccezionali e salutari vengono incaricati di trattare affari di qualche importanza.

(l) Cfr. n. 279.

304

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1690/284. Londra, 22 agosto 1916, ore 21,18 (per. ore 4 del 23).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1167 (1).

Grey cui parlai ieri nella forma interrogativa prescrittami mi manifestò vedute sostanzialmente analoghe a quelle di Briand (telegramma di V. E. gabinetto n. 1165) (2). Disse che, data l'indiscutibile importanza di staccare la Bulgaria dagli Imperi Centrali, il « chiuder la porta » ad ogni negoziato con essa aprioristicamente sarebbe grave errore. Ancora più grave errore costituirebbe tuttavia il mostrare premura e iniziare conversazioni prima che i bulgari,

convinti di aver sbagliato, dimostrino non a parole ma coi fatti concreti il fermo concreto proposito di riavvicinarsi a noi. Circa le concessioni territoriali pare a Grey che limite massimo dovrebbe essere zona «non contestata » non potendo, senza cadere nell'assurdo e senza commettere un atto ingiusto verso la Serbia, pensare a concedere oggi alla Bulgaria più di quanto era stato promesso l'anno scorso. Circa la sorte personale del Re parvemi in complesso scorgere tendenza di mantenerla in seconda linea. Al riguardo ricordava Grey che Sazonov aveva l'anno scorso nel modo più assoluto dichiarato che in nessun caso e per nessun motivo avrebbe consentito a trattare ulteriormente col Re Ferdinando. Nell'aggiungere che egli ignorava se suaccennate vedute di Sazonov siano condivise dal suo successore, osservò Grey che per le nostre trattative speciali converrebbe tener conto delle disposizioni personali dell'Imperatore di Russia.

(l) -Cfr. n. 290, nota 2. (2) -Cfr. n. 293, nota l, p. 198.
305

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1688/286. Londra, 22 agosto 1916, ore 21,18 (per. ore 3 del 23).

Grey mi ha dato ieri buone notizie della finalmente avvenuta firma della nota convenzione con Romania, circa la quale è stato convenuto di mantenere il segreto assoluto. È questo il primo successo diplomatico riportato dagli alleati e per la sua importanza e le conseguenze che ne possono derivare gli sembra che siavi sufficiente motivo di rallegrarsi.

306

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1692/149. Cristiania, 22 agosto 1916, ore 22 (per. ore 4 del 23).

Questi Ministri d'Inghilterra e di Francia hanno ricevuto stamane istruzioni telegrafiche di rimettere immediatamente al Governo norvegese un memorandum circostanziato con cui i Governi alleati chiedono agli Stati neutrali che i sottomarini siano esclusi dai benefici delle regole del diritto delle genti applicate sino ad ora circa ammissione e soggiorno delle navi da guerra o di commercio nelle acque, rade o porti neutrali e che qualsiasi sottomarino dei belligeranti che sia penetrato in un porto neutrale sia trattenuto. Al passo collettivo compiuto questo pomeriggio si è associato Ministro di Russia.

Mentre dalla comunicazione ufficiale pervenuta ai miei colleghi britannico e francese risultava che tale azione è stata decisa d'accordo fra tutti gli alleati e che essa era da svolgere in loro nome collettivo, in assenza di istruzioni sia generali che specifiche non ho creduto di poter aderire all'insistente invito da essi rivoltomi di unirmi a loro.

307

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. RR. 1696/42. Berna, 22 agosto 1916, ore 22,15 (per. ore 6 del 23).

Riassumo qui brevemente due lunghi colloqui avuti ieri sera e stamane coll'ecclesiastico ungherese professor Torok Janos conosciuto personalmente, a quanto egli afferma, dall'E. V. dal quale sarebbe stato ricevuto l'ultima volta il 24 maggio dell'anno scorso alla vigilia della sua partenza da Roma (2). Egli è venuto a vedermi per incarico del signor Lodovico Beck e del conte Karolyi per tentare di riannodare quelle trattative tra il partito ungherese ed il nostro Governo che furono allora bruscamente interrotte.

Trasmetto qui presso nel suo testo originale le proposte che ho pregato il Torok di fare per iscritto a scanso di equivoci. II Torok dovrebbe partire al più tardi il 28 corrente da Zurigo per Vienna dove ha appuntamento con il Karolyi ed il Batthyany. Egli prega V. E. di volersi compiacere di fargli conoscere telegraficamente al più presto per mezzo mio se è tuttora possibile una base per nuove trattative. Se risposta del R. Governo fosse favorevole, egli, che è naturalmente un semplice modesto emissario, cederebbe il posto a quei tre capi del partito di cui uno o due possibilmente verrebbero in Svizzera ad abboccarsi con i nostri rappresentanti. Resta inteso che se pel 28 sera non avrà da me risposta, ciò vorrà dire che Governo di S. M. non crede a proposito di potere al momento attuale riannodare trattative al riguardo.

Impressione prodottami dall'emissario ungherese e dal passo fatto presso di noi a nome del partito nazionale è buona: non credo ad un tranello che ci sarebbe teso, ma reputo che il vero movente di questo gesto, ed il Torok lo ha del resto lasciato apparire, non sia già la vantata simpatia per noi né la troppo tardiva avversione alla Germania, ma bensì lo spettro dell'intervento romeno ed il timore di perdere la Transilvania. Al paese che in questo momento, mentre le azioni degli imperi centrali sono in ribasso, le garantisse il possesso di quel territorio, l'Ungheria, se è vero che il Torok interpreta i sentimenti della maggioranza, si legherebbe a fìlo doppio.

Sarò grato a V. E. telegrafarmi al più presto possibile (3).

Segue testo: «Ce que je désire recommander à l'attention de V. E. est ce qui suit: Cette guerre n'est pas une cause hongroise. Ils n'y participent qu'à contre-coeur sous la pression des circonstances. Quant au coté du sentiment V. E. connait certainement l'antagonisme séculaire et l'adversion traditionnelle qui séparent l'Hongrie de l'Autriche et de l'Allemagne. Quant'à l'aspect réel de la guerre nous savons fort bien que c'est une guerre allemande dans laquelle la Hongrie ne peut que perdre. On veut faire de la Hongrie une étape du «Drang nach Osten » allemand. Ce projet est la mort de la future Hongrie parce-que la communauté

organique avec l'Allemagne, l'union douanière et surtout la Mittel Europe ne pourront avoir que des effets sur l'industrie hongroise jeune ou naissante sur lesquelles il est inutile d'insister. Par contre les aspirations de l'Italie ne lèsent pas et ne peuvent pas léser les vrais intéréts de la Hongrie tandis-que la Hongrie qui a démontré dans la guerre sa force économique et en matériel humain pourra porter un concours éfficace et précieux a l'Italie. Donc pour les hommes politiques qui défendent les intéréts de la Hongrie honnétement et avec clairvoyance l'alliance avec l'Italle est sympathique et comme cette guerre est poursuivie de la part hongroise à contre-coeur si l'alliance est jugée sous un oeil favorable de la part de l'Italie elle ne pourra trouver des obstacles de la part hongroise après la guerre. Naturellement il ne dépend pas de nous s'il peut déjà en étre question ou non pendant la durée de la guerre. L'initiative est faite.

Voilà la situation pour autant que cette guerre n'est pas cause hongroise. Mais elle deviendrait cause hongroise dès le moment que le premier soldat roumain ait mis le piE:d sur la terre hongroise.

Nous avons un seui ennemi à part Ies Allemands-Autrichiens, c'est les Roumains. Comme le comte Karolyi a dit au Parlement hongrois il trouva non des hommes mais des tigres prétes à défendre Ieurs petits.

Voilà ce que nous tenons à dire et maintenant nous devons Iaisser à V. E. et à son Gouvernement ce qu'il jugera bon y répondre ».

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 24.

(2) -Cfr. S. SONNINO, Diario 1914-1916, a cura di P. Pastorelll, Bari, Laterza, 1972, pp. 116-117. (3) -Sonnino risp,:,s: con t. gab. 1182 del 23 agosto, ore 21: «Non è U caso dl dare alcuna risposta».
308

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1715/319. Bucarest, 23 agosto 1916, ore 8,35 (per. ore 23,35 del 24).

Telegramma di V. E. n. 1165 (l).

Generale Alexejev ha telegrafato anche egli al colonnello Tatarinov che non si può parlare d'una intesa colla Bulgaria che non abbia per base allontanamento del Re Ferdinando.

In queste condizioni ogni accordo deve essere considerato almeno nelle attuali circostanze impossibile. Infatti Derussi riferisce avergli uomini politici bulgari del partito russofilo, come ad esempio Teodoroff, dichiarato che Re Ferdinando, piuttosto che abdicare, trascinerebbe la Bulgaria alla rovina.

309

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1708/575 (2). Pietrogrado, 23 agosto 1916, ore 10 (per. ore 22).

Principe Nicola di Grecia è partito ieri dopo di aver avuto una seconda intervista con Sturmer, nella quale gli ha dichiarato nuovamente che Grecia non

si schiererà mai contro l'Intesa e che disposizioni del Re verso quella sono immutabilmente amichevoli. S. A. R. ha raccomandato intanto a Stiirmer di influire sulla stampa russa perché moderi suo linguaggio verso la Grecia e l'ha pregato di intercedere presso Governo francese perché accordi forniture di munizioni all'esercito greco. StUrmer mi ha detto che alla prima domanda era disposto acconsentire, che per la seconda Ambasciatore di Francia, da lui poc'anzi ricevuto, aveva declinato di prenderla in considerazione. Giusta affermazione di Stiirmer, Principe non gli ha parlato del possibile intervento della Grecia. Stiirmer mi ha però soggiunto non ritenere improbabile velleità di guerra della Grecia inspirata entrare in azione in seguito all'esempio della Romania e per ragioni d'ordine interno. Dal linguaggio del Ministro circa tale eventualità mi è sembrato comprendere che egli non ne faccia gran caso e non abbia la benché menoma intenzione di incoraggiare Grecia in questa via.

(l) -Cfr. n. 293, nota 1, pp. 198. (2) -Partito come telegramma ordinario, è stato protocollato in arrivo nella serie di gabinetto.
310

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1703/383. Pietrogrado, 23 agosto 1916, ore 10,15

(per. ore 22,45).

Non si è qui alieni dal credere che improvvisa offensiva bulgara, coincidente per data con quella stabilita dagli alleati, sia stata promessa dagli austrogermanici nella speranza di portare un forte colpo su quel fronte, farvi sospendere la contro-offensiva, rendere così disponibili delle forze bulgare per minacciare il fronte romeno, impressionare Romania e mantenerla nelle sue esitazioni. Stiirmer che condivide queste supposizioni osserva però giustamente che se poteva esservi qualche dubbio sulla portata dell'offensiva degli alleati non è sussistente invece sulla loro potenza difensiva e che quanto alla Romania essa chiede in sostanza che sia impegnato il maggior numero possibile di forze bulgare ciò che appunto deve verificarsi grazie alla loro offensiva.

In conclusione Stiirmer crede che l'offensiva bulgara non possa recare alcuna modificazione alla attuazione di quanto è convenuto.

311

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1175. Roma, 23 agosto 1916, ore 20.

Questo Ambasciatore di Russia mi ha detto che suo Governo accetta, se Italia e Francia l'accettano ed è pronto a fare una comunicazione apposita al Giappone, a titolo di reciprocità da parte del Giappone, la proposta inglese così formulata: «Le Gouvernement du Japon devra ~tre consulte sur toute formule nouvelle qui n'étant pas limitée à des questions européennes ou de l'Orient rapproché, pourrait affeder les intérets du Japon ».

Prego V. E. comunicare a codesto Governo che accetto proposta britannica si omnes.

312

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1712/384. Pietrogrado, 24 agosto 1916, ore 10,45 (per. ore 14).

Essendo informato in via riservata che contrariamente all'annunzio dato alla stampa il Principe Nicola di Grecia trovasi tuttora a Pavlask, ho chiesto a Neratov se aveva di ciò cognizione e quale interpretazione vi desse. Egli mi ha risposto che credeva il Principe già partito il 20 corrente, ma che evidentemente l'aver soprasseduto all'ultimo momento al suo viaggio doveva dipendere da disposizioni comunicategli da Atene e riguardanti la situazione politica nei Balcani. Neratov crede che l'entrata in azione della Romania di cui qui si parla insistentemente come di cosa prossima produce molta impressione sul Gabinetto ellenico e che Re Costantino desidera perciò trattenere a Pietrogrado il Principe Nicola per eventuali conversazioni pel tramite dell'alta parentela. Anche Neratov è personalmente poco incline a far caso dell'intervento ellenico.

313

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (1)

T. GAB. 1189. Roma, 24 agosto 1916, ore 19,30.

Barrère m'informa che l'Inghilterra propone di ammettere che il Portogallo si associ con le quattro potenze nella presentazione ai Governi neutri del memoriale relativo ai sottomarini (2) e chiede se il R. Governo vi consente.

Ho risposto che se gli altri tutti consentivano io non facevo obiezioni; ma che non mi nascondevo che con queste continue concessioni di forma agli Stati piccoli si creavano precedenti pericolosi per la definizione di altre questioni più gravi.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 28.

(2) Cfr. n. 306.

314

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 1190. Roma, 24 agosto 1916, ore 21.

(Solo Atene) -Telegramma di V. S. n. 260 (1).

(Meno Atene) -R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue: «In un velenoso articolo... » sino a «responsabilità» (come nel telegramma da Atene numero 1707 /260).

Ho risposto a De Bosdari quanto segue: (Per tutti) -Convengo nella giustezza di quanto V. S. espone e telegrafo istruzioni ai RR. Ambasciatori a Parigi, Londra e Pietrogrado. (Meno Atene) -Prego V. E. fare un passo opportuno presso codesto Ministro degli Affari Esteri nel senso accennato dal R. Ministro ad Atene e telegrafarmi (2).

315

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. 1958. Roma, 24 agosto 1916, ore 23,30.

Mio telegramma n. 1915 (3).

Governo francese informa di aver dato istruzioni a codesto Ambasciatore di Francia di dichiarare al signor Hoffmann, dopo presentazione della dichiarazione collettiva, che potenze alleate, persuase che Governo Federale osserverà in avvenire scrupolosamente impegni, non solo continueranno convenuto approvvigionamento ma si adopereranno per soddisfare bisogni Svizzera qualora Germania arrestasse esportazioni necessarie alla sua esistenza economica. Autorizzo V. S. associarsi anche a queste dichiarazioni.

316

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI

T. GAB. 1193/30. Roma, 25 agosto 1916, ore 13,30.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Le comunico il testo di una dichiarazione che V. S. dovrà presentare per iscritto a cotesto Governo appena avrà ricevuto un mio telegramma che Le indicherà la data della presentazione.

«Les actes d'hostilité de la part du Gouvernement Allemand, à l'égard de l'Italie, se succèdent avec une fréquence croissante. Il suffit de mentionner les fournitures réitérées d'armes et d'instruments de guerre terrestre et maritime faites par l'Allemagne à l' Autriche-Hongrie, la participation non interrompue d'officiers et de soldats et matelots allemands aux différentes opérations de guerre dirigées contre l'Italie. Ce n'est que grace à l'assistance qui lui a été ainsi prodiguée par l'Allemagne, sous les formes les plus diverses, que l'Autriche-Hongrie a pù récemment concentrer contre l'Italie son plus vaste effort.

Il faut ajouter: La remise faite par le Gouvernement Allemand à notre ennemi de prisonniers italiens évadés des champs de concentration austrohongrois et réfugiés en territoire allemand; l'invitation adressée aux Etablissement de crédits et aux banquiers allemands, sur l'initiative du Département Impérial des Affaires Etrangères, d'avoir à considérer tout sujet italien comme un étranger ennemi et de surseoir à tout payement qui pourrait lui etre du; la suspension du payement aux ouvriers italiens des pensions qui leur reviennent par suite de dispositions formelles de la loi allemande. Ce sont là autant d'éléments révélateurs des véritables dispositions, systématiquement hostiles, que nourrit le Gouvernement Impérial à l'égard de l'Italie.

Un tel état de choses ne saurait étre ultérieurement toléré de la part du Gouvernement Royal. Il aggrave, au détriment exclusif de l'Italie, le contraste profond entre la situation de fait et la situation de droit, qui résulte déjà du fait de l'alliance de l'Italie et de l'Allemagne avec deux groupes d'Etats en guerre entre eux.

Pour les raisons ci-dessus énumérées le Gouvernement Italien déclare, au nom de S. M. le Roi, que l'Italie se considère à partir du 28 Aoùt courant en état de guerre avec l'Allemagne et prie le Gouvernement Fédéral Suisse de vouloir porter ce qui précède à la connaissance du Gouvernement Impérial Allemand ».

Prego V. S. segnar ricevuta di questo telegramma appena Le pervenga (l).

(l) -Cfr. n. 300. (2) -Per le risposte dl Tlttonl, Imperlall e Carlottl cfr., rispettivamente, 1 nn. 321, 340 e 357. (3) -Con t. 1915 del 17 agosto, ore 17, non pubblicato, Sonnino aveva comunicato avergli 11 delegato Italiano della Commissione d! Parlgl trasmesso 11 testo colà redatto della dichiarazione collettiva da presentarsi al Governo svizzero.
317

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1724/265. Atene, 25 agosto 1916, ore 13,45 (per. ore 0,25 del 26).

Ricevuto telegramma di V. E. n. 1187 (2). Attendo per fare comunicazione al Governo greco di ricevere la notizia che siano avvenute anche le altre operazioni. Giornali commentano brevemente la notizia nostra discesa. Nea Imera non attribuisce importanza alla cosa perché promontorio Palermo comunica con l'interno solo con mulattiera. Dice che lo scopo dell'occupazione è quello di meglio sorvegliare Adriatico da quel punto importante. Nea Ellas,

venizelista, constata che è perduta anche Kimara. Occupazione Kimara è il preludio della nuova espansione dell'Italia in Epiro e sulla costa di fronte a Corfù. È comprensibile l'avanzata italiana dal momento che si è lasciati entrare i bulgari in Macedonia. Scrip dice che la discesa italiani è la prova che il territorio di Kimara è stato aggiudicato all'Italia. Probabilmente italiani si sono assicurati anche il possesso Corfù. Venizelos avrebbe di tutto ciò manifestato stupore ed indignazione.

(l) -Pauluccl comunicò d! aver ricevuto il presente telegramma con t. gab. 1741/43 del 25 agosto, ore 7,20. (2) -Con t. 1187 del 24 agosto, ore 19,45, Sonnino aveva comunicato a De Bosdar! l'avvenuta occupaz.!one d! porto Palermo.
318

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1725/266. Atene, 25 agosto 1916, ore 13,45 (per. ore 22,10).

Miei colleghi di Francia, Inghilterra, Russia hanno fatto ieri dei passi presso Zaimis notificandogli alcune gravi informazioni che sarebbero loro pervenute. A bordo delle navi austriache e tedesche internate in Grecia sarebbero state portate armi. Cavalleria tedesca sarebbe stata vista nei pressi di Larissa. Ufficiali tedeschi sarebbero giunti Atene. Vi sarebbero stati complotti per arrestare il Ministro d'Inghilterra ed il Ministro di Francia.

Hanno chiesto al Presidente del Consiglio quali misure Grecia intendeva prendere per salvaguardare la propria neutralità contro ulteriore invasione dei nostri nemici. Zaimis dopo consultazione col Capo di Stato Maggiore ha formalmente smentito tutte le affermazioni ed ha aggiunto essere stato autorizzato a negoziare col Ministro di Germania una linea oltre la quale i bulgarotedeschi si impegnano a non discendere purché naturalmente alleati si impegnino del pari a rispettare quella linea.

Questa proposta non è parsa soddisfacente ai miei colleghi i quali hanno minacciato di proporre ai loro Governi di riprendere misure coercitive facendo tornare flotta al Pireo e chiedendo destituzione del Capo di Stato Maggiore che essi sospettano di connivenza coi bulgaro-tedeschi.

319

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1737/267. Atene, 25 agosto 1916, ore 13,50 (per. ore 13,55 del 26).

Si annunziano per domenica gravi dimostrazioni venizeliste ed antivenizeliste in occasione dell'invasione del territorio greco da parte dei bulgari. Attitudine di Venizelos appare esitante ancora; tuttavia non è da escludersi che un movimento popolare possa ricondurlo al potere negli attuali frangenti. Sembra a questo miri l'azione dei miei colleghi i quali ormai si rendono conto che sopratutto dopo la perdita dei collegi della Macedonia e albanesi, fallita la via legale e regolare delle elezioni per portare Venizelos al potere, non resta dunque che la via rivoluzionaria la quale, pure contrariamente alle intenzioni dei loro Governi, essi mi sembrano intenzionati di segUire. Dubito assai che 11 ritorno di Venizelos cosi ottenuto possa giovare alla causa dell'Intesa. Ma qui oramai da tempo non si fa più la politica dell'Intesa ma solo ed esclusivamente quella del partito venizelista anche a costo di separarsi con ciò da noi.

Occorre quindi senza indugi ed esitazioni intensificare nostra azione nell'Epiro salvaguardandoci in ogni modo dagli intrighi di Venizelos il cui prossimo ritorno al potere in un giorno o nell'altro mi sembra oramai fatale.

320

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3735/289. San Sebastiano, 25 agosto 1916, ore 19,45 (per. ore 3,15 del 26).

Corre nuovamente da qualche giorno qui voce singolare in relazione alla nota presentata dal Governo francese al Governo spagnuolo come a tutti i neutri intorno agli abusi germanici nei dipartimenti occupati e dei quali ritengo che V. E. possiederà già il testo. Si ripete con insistenza che Governo spagnuolo trarrà occasione da questa nota per prendere, pur senza uscire dalla neutralità, un atteggiamento più benevolo agli alleati. Giornali germanofili già protestano contro insidia tesa alla Spagna, mentre un giornale liberale di qua pubblica un preteso resoconto del Consiglio dei Ministri tenuto qui il 23 nel quale la quasi unanimità dei ministri si sarebbe dicharata propensa ad appoggiare la domanda francese di una inchiesta. Ministro di Stato mi smentì stamane quelle voci e anche Ambasciata di Francia le ritiene infondate. Il passo fatto dal Governo francese non ha infatti maggiore importanza di altri analoghi fatti in passato e intorno ai quali non si è fatto tanto rumore. D'altra parte alcuni indizi mi fanno ritenere che il Governo spagnuolo vorrebbe realmente, pur conservando la sua neutralità, dare qualche prova di buon volere agli alleati, ciò probabilmente per creare qualche diritto da far valere a tempo opportuno. Ma data mutabilità di propositi che caratterizza la politica spagnuola, non bisogna fare soverchio assegnamento su quelle buone intenzioni.

321

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1731/171. Parigi, 25 agosto 1916, ore 21 (per. ore 0,30 del 26).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1190 (1).

Ho parlato con Briand tornato dopo tre giorni di [assenza] da Calais dove si era recato con Ribot per prendere accordi con Mac Kenna circa la

questione dei cambi e dei pagamenti all'estero. Briand è rimasto grandemente sorpreso delle manifestazioni di Venizelos ostili all'Italia che attribuisce esclusivamente a ragioni di tattica interna. Mi ha assicurato che telegraferà subito a Guillemin che avverta subito Venizelos della perfetta solidarietà che regna tra la Francia, l'Inghilterra e l'Italia e che 11 suo tentativo di separarne la causa è inconsulto e non può che produrre spiacevoli conseguenze. Briand mi ha detto che Guillemin si è troppo pubblicamente compromesso con Venizelos e che egli lo aveva avvertito di appoggiarlo ma in modo discreto e non appariscente (l).

(l) Cfr. n. 314.

322

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1730/292. Londra, 25 agosto 1916, ore 21,50 (per. ore 2,35 del 26).

A proposito dell'offensiva bulgara in Macedonia, diceva ieri Grey non essere impossibile che sia stata voluta dai tedeschi come l'ultimo tentativo per produrre impressione a Bucarest e distogliere Romania dall'intervento a favore alleati. Grey ritiene però che a quest'ora le finali decisioni rumene siano già note ai nostri nemici.

Ritornando a parlarmi della Bulgaria, Grey ripeté che, per quanto incresciosa possa riuscire prospettiva di eventuali trattative e di concessioni territoriali ai bulgari, egli era più che mai convinto che il chiudere la porta sarebbe gravissimo errore.

Del più o meno già trapelato segreto circa Romania ebbi tangibile prova avantieri da domanda rivoltami dai Ministri Svezia e Danimarca entrambi affermanti che la firma della convenzione era un fatto compiuto. Superfluo aggiungere che io mi dichiarai ignaro di tutto. Ministro di Romania che vidi avantieri era raggiante. Mi disse aver ottenuto dall'Inghilterra oltre che il prestito di un miliardo anche l'acquisto dell'intero raccolto di quest'anno.

323

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A BORDEAUX, ROMANO A VEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. PER CORRIERE 1761/45. Bordeaux, 25 agosto 1916 (per. il 28).

Mi risulta che fra il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro di Serbia vi sia stato uno scambio di vedute per una fusione dei due Stati

serbo e montenegrino. Per conciliare gl'interessi delle due dinastie si verrebbe all'abdicazione dei Sovrani attuali con l'assunzione al regno del Principe Alessandro dichiarando erede al trono il Principe Danilo od altro Principe della famiglia Petrovic.

Il Re ha aderito a questo progetto, che, se attuato, i serbi non tarderebbero a violare, probabilmente perché lo ritiene destinato a cadere; ma la sua discussione ed accettazione in massima da parte del Governo, conferma quanto esponevo nella mia lettera particolare del 20 corrente (l) e che cioè uno stato montenegrino rimarrà nell'orbita slava e sfuggirà sempre alla nostra influenza a meno che non sia ricostituito con elementi in maggioranza (2) ... e con una costituzione che pevmetta ad essi di prevalere nel Governo (3).

(l) Rltrasmesso a Londra, Pletrogrado e Atene con t. gab. 1205 del 26 agosto, ore 20.

324

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1748/326. Bucarest, 26 agosto 1916, ore 4,25 (per. ore 18,50 del 27).

Telegramma di V. E. n. 1169 (4). Bratianu è stato sensibilissimo al telegramma di V. E. a cui risponde nei termini seguenti:

«Je remercie vivement V. E. pour les sentiments qu'Elle témoigne à la Rouman~e. V. E. a pu constater que dès le début de la guerre nous n'avons rien négligé en vue d'établir entre nos deux pays l'unité d'action que nous indiquent notre origine comme nos sentiments et nos grands intérets présents et futurs.

La Roumanie est heureuse de coopérer avec les Alliés à cette grandeur qui doit assurer à nos peuples leur développement normal et raffermir leur parfalte solidarité d'intérets et leur entière confiance réciproque ».

Nel rimettermi questo telegramma Bratianu mi ha detto di confidare che il R. Governo considererà la Romania non come un insieme di sette od otto milioni di anime riunite in un punto qualsiasi della carta geografica ma come un popolo che può e deve avere comuni col popolo italiano sentimenti ed interessi.

Egli ritiene che la guerra aumenterà la solidarietà d'interessi tra l'Italia e la Romania ed egli personalmente si propone di fare tutto quanto starà in lui per rinsaldare i rapporti che uniscono i due Paesi.

Ha concluso esprimendo fiducia nella benevolenza dell'E. V.

(l) -Non rinvenuta. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Bucarest e Corfù con t. gab. 1228 del 29 agosto, ore 12. (4) -Cfr. n. 301.
325

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1772/329. Bucarest, 26 agosto 1916, ore 8,35 (per. ore... (l) del 19).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1165 (2).

Bratianu mi ha parlato stamane nel modo più serio della Bulgaria chiedendo di richiamare la particolare benevola attenzione dell'E. V. sulle considerazioni da lui espostemi e che qui riproduco. Bratianu dice che chi è direttamente ed immediato interessato in una questione può pronunziarsi intorno ad essa con più chiaroveggenza che non chi ne è lontano. Ora in questa condizione appunto si trova il Governo romeno di fronte ai Governi dell'Intesa per quel che riguarda la questione bulgara: secondo Bratianu sarebbe un imperdonabile errore quello di parlare di punizione e di altre simili sentimentalità quando si tratta d'argomento di cosi vitale importanza qual'è quello del contegno della Bulgaria di fronte all'Intesa: occorre invece vedere fin dove si può ragionevolmente giungere per cercare di assicurare la neutralità e forse anche il concorso della Bulgaria: ciò deve essere fatto subito approfittando dell'impressione che non possono non fare a Sofia l'entrata in azione della Romania ed un'energica contemporanea offensiva da Salonicco.

Passato questo momento non crede che se ne presenterebbe un altro ugualmente favorevole ed in ogni caso tutto sarebbe da principiare con ben minore probabilità di successo. Ora per poter tentare un riavvicinamento colla Bulgaria due condizioni sarebbero indispensabili: dare affidamenti per il mantenimento sul trono del Re Ferdinando ed assicurare alla Bulgaria una conveniente sistemazione territoriale in Macedonia ed in Tracia. In quanto a Re Ferdinando, Bratianu dice di non capire perché ci si dovrebbe intestare a buttarlo giù: rimasto sul trono dopo il cambiamento della politica estera che era stata opera sua, egli perderebbe ogni prestigio e non sarebbe quindi più temibile mentre comunque andassero le cose non si potrebbe rifiutare alla Bulgaria, se si volesse una pace durevole, territorii della Macedonia e della Tracia che ragionevolmente le spettano. Bratianu naturalmente non garantisce la riuscita d'un simile tentativo ma sostiene che vale la spesa di farlo e domanda per esso pare l'appoggio dell'E. V. sembrandogli che l'Italia abbia in tale questione interessi identici a quelli della Romania (3).

326

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1742/385. Pietrogrado, 26 agosto 1916, ore 10,30 {per. ore 18).

Ministro di Grecia venuto a trovarmi mi ha intrattenuto delle sue interessate preoccupazioni per l'intervento della Romania da lui ritenuto certo e

prossimo. A suo dire l'intervento romeno creerà una situazione nuova pel Vicino Oriente e Grecia non potrà rimanere indifferente di fronte ad un conflitto «balcanico » da cui dipenderà l'assetto della penisola per regolamento del quale la Grecia dovrebbe assicurarsi fin da ora voce in capitolo. Panas sembrava temere che altri stati, non esclusa la Bulgaria, potessero venire avvantaggiati a spese della Grecia assente o in ogni modo con spostamento dell'equilibrio balcanico a suo pregiudizio.

A titolo intervento ellenico alle questioni d'oriente egli citava, inoltre, esistenza di numerosa popolazione di razza greca in Asia Minore ed a Costantinopoli e accennava al conto nel quale le potenze e in primo luogo Russia dovrebbero tenere questa ragione etnica. Sue preoccupazioni non riguardano insomma esclusivamente i Balcani. Analogo linguaggio ha tenuto Panas con Neratov e coi miei colleghi di Inghilterra e Francia e non credo andare errato nel presumere che egli cerchi indagare quale importanza annetterebbero le potenze all'intervento della Grecia e se sarebbero disposte a iniziative e offerte per attenerlo. Ho motivo di credere che sue caute indagini non mai tradotte in dirette interrogazioni siano rimaste infruttuose.

Del resto, secondo la mia impressione, Panas vorrebbe bensì che potessero ricominciare le conversazioni col suo Governo e si avanzassero proposte ma non ha in vista per ora intervento della Grecia. Egli deve pensare che Bulgaria, ove fosse ridotta a mali passi, cercherebbe di avvicinarsi all'Intesa e che ciò sarebbe pericoloso per la Grecia se questa non avesse frattanto ripreso miglior contatto con gli alleati.

Perciò egli stima che da un lato convenga alla Grecia di attendere l'esito delle operazioni sulla fronte di Salonicco e dall'altro propiziarsi gli alleati colla semplice prospettiva della propria cooperazione.

(l) -Manca l'lndicazione dell'ora d'arrivo. (2) -Cfr. n. 293, nota l, p. 198. (3) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 341.
327

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. 1968. Roma, 27 agosto 1916, ore 13,40.

In seguito agli atti sistematicamente ostili succedentisi con crescente frequenza ed esplicantisi con effettiva partecipazione bellica e con provvedimenti economici d'ogni forma a danno dell'Italia da parte della Germania, il R. Governo non ritenendo tollerabile uno stato di cose che aggrava lo stridente contrasto tra situazione di fatto e di diritto già risultante dalla alleanza dell'Italia e della Germania con due gruppi di Stati in guerra tra loro, ha notificato al Governo germanico, a mezzo del Governo svizzero, che, a datare dal giorno 28 corrente, l'Italia si considera in stato di guerra con la Germania.

Prego V. E. comunicare quanto precede a codesto Governo ed ai consolati dipendenti.

328

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1758/271. Atene, 27 agosto 1916, ore 14 (per. ore 21).

Ministro di Francia ha avuto istruzioni recarsi dal Re Costantino e dichiarargli che se nostri nemici avanzano verso Larissa ed Atene, S. M. sarà considerata dal Governo come personalmente responsabile della cosa.

Istruzioni del Ministro di Francia portano che sarebbe desiderabile che questo passo presso il Sovrano ellenico fosse fatto da tutte le potenze dell'Entente, se per altro questa collaborazione si può ottenere subito.

Interrogato dal mio collega, ho risposto non aver tuttora da V. E. istruzioni su questo punto (l).

Navi francesi ed inglesi sono già pronte a Mudros. Sarrail si dichiara disposto inviare qui cinquemila uomini. Mi sembra che Governo francese energicamente spinto da questa legazione di Francia e soprattutto dall'addetto navale, sia di nuovo determinato a precipitare gli avvenimenti qui.

329

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3794/454. Bucarest, 27 agosto 1916, ore 17,15 (per. ore 5,50 del 31).

Consiglio della Corona ha avuto luogo stamane ed ha durato tre ore. Re Ferdinando l'ha aperto annunciando che dopo matura riflessione aveva deciso dichiarare guerra all'Austria Ungheria schierandosi a fianco dell'Intesa.

S. M. ha fatto brevemente la storia delle trattative colla Intesa ed ha concluso che aveva riunito i principali uomini politici del paese per cercare metterli d'accordo in un momento così grave per la nazione. Alla obiezione di Carp che era inutile convocare intervenuti se decisione era stata già presa ed era irrevocabile, S. M. ha replicato che certo oramai non si poteva più tornare indietro ma che era nell'interesse nazionale dare al momento attuale all'estero impressione concordia di tutti i principali uomini politici. Nel corso della sua allocuzione che ha impressionato vivamente presenti S. M. ha detto di non potere nascondere potenze belligeranti aver dovuto vincere se stesso giacché sentimenti e tradizioni l'avrebbero condotto per un'altra via; ma che se ciononostante egli aveva dovuto convincersi che la vittoria, l'interesse e l'avvenire del paese erano dalla parte da lui scelta, ciò doveva provare quanto grandi fossero argomenti a favore della guerra. S. M. ha quindi dato la parola a Carp come più anziano ma l'ex Presidente del Consiglio ha insistito perché

prima di lui parlassero il Capo del Governo ed i Capi dei partiti militanti. Ha quindi presa la parola Bratianu svolgendo anch'egli come già Re Ferdinando argomenti a favore della guerra.

Secondo oratore è stato Take Jonescu, il quale ha insistito nella stessa nota bellicosa. Primo oratore contrario alla guerra è stato Marghiloman che ha fatto presente pericolo di egemo~ia russa alle foci del Danubio e nei Dardanelli e la minaccia di Hindeburg. A tale argomento ha replicato Filippesco meravigliandosi che si potesse ancora discutere dell'entrata in azione della Romania appunto a fianco dell'Intesa. Tale entrata in azione era stata già decisa fin da quando Romania aveva concluso con la Russia accordo del lo ottobre 1914. Questo accordo era stato comunicato dal Capo del Governo ai vari capi partiti i quali (ed in prima linea Marghiloman) l'avevano approvato incondizionatamente accettando quindi implicitamente inevitabile conseguenza della guerra a fianco dell'Intesa. Quarto oratore è venuto Carp che in una violenta diatriba ha qualificato vittoria dell'Intesa come rovina della Romania ed ha concluso di augurare sconfitta dell'esercito romeno giacché solamente vittoria degli Imperi centrali può salvare Romania. Nel corso di questa diatriba Carp ha detto si andava incontro alla distruzione della dinastia per ritornare al regime dei Fanariotti elettivi e che la dinastia rinnegava la sua origine quale Hohenzollern. Take Jonescu ha presa quindi nuovamente la parola per replicare che il Re Ferdinando col suo contegno poneva su basi granitiche incrollabili dinastia che con questa guerra cessa di essere straniera per divenire unicamente romena.

Maioresco, che ha quindi parlato contro la guerra, ha insistito sui pericoli della guerra, sulle condizioni dello spirito pubblico che vi è contrario e sui sentimenti dei transilvani che sono interamente devoti alla dinastia d'Asburgo e non vogliono annessione alla Romania. Rosetti infine ha detto che i piccoli Stati debbono astenersi dal partecipare alle guerre tra le grandi potenze. A favore della guerra hanno poi parlato Pherekide e Costanti'nesco. Bratianu ha preso quindi ancora una volta la parola dichiarando che gli interessi e l'onore impongono alla Romania prendere le armi per l'unificazione nazionale, che le probabilità di vittoria sono dalla parte Intesa, ma che in ogni caso Re Romania dovrebbe ora come Re Carlo Alberto nel 1848 sfoderare la spada per la causa nazionale se anche dovesse condurre ad una nuova Novara. La storica seduta è stata tolta con un ultimo appello del Re Ferdinando alla concordia e con una invocazione all'aiuto divino.

(l) Cfr. n. 330.

330 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1219. Roma, 28 agosto 1916, ore 11,50.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue: (Per tutti) -Questa Ambasciata britannica mi ha comunicato che Grey propone un passo da farsi presso il Re di Grecia dai rappresentanti delle

19 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

potenze alleate. Si tratterebbe di chiedere assicurazioni precise e categoriche al Re che la Grecia si opporrà all'avanzata bulgaro-germanica su Larissa o Atene; se non si ottenesse risposta soddisfacente ciò proverebbe complicità greco-bulgara, e poiché le potenze non possono ammettere l'arrivo di forze nemiche a Larissa e ad Atene, esse si troverebbero obbligate ad agire con la massima energia. A tale proposito sono già state prese tutte le disposizioni necessarie.

Autorizzo V. E. ad associarsi si omnes al passo di cui si tratta (l).

331

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1795/337. Bucarest, 28 agosto 1916, ore 12 (per. ore 8 del 31).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1158 (2).

Re di Romania risponde nei termini seguenti a S. M. il Re:

«A S. M. le Roi d'Italie.

Je te remercie du fond du coeur pour la chaleureuse dépeche que tu m'as envoyée à l'occasion de la signature des conventions qui unissent la Roumanie à l'Italie et à ses alliés.

La réalisation de notre but commun, les aspirations nationales de nos deux pays, mettent a còté l'une de l'autre l'armée italienne et mon armée et renforcent par des liens encore plus solides et durables l'amitié traditionnelle de nos deux Pays. La victoire commune et définitive consacre la confraternité des armes comme est déjà consacrée la confraternité de naissance.

Je profite de cette occasion pour te réitérer l'expression de mes sentiments d'affection et de cordiale amitié. Ferdinand ». Bratianu, nel rimettermi questo telegramma, mi ha incaricato di far pervenire al Nostro Augusto Sovrano i suoi rispettosi ossequi.

Memore dell'interesse di cui S. M. il Re ha sempre dato prova verso la Romania nonché della benevolenza dimostrata al colonnello Rudeano quando fu costì l'anno scorso ed a lui stesso quando ebbe l'onore di essere presentato a S. M. nel 1910, Bratianu esprime speranza che il Governo di S. M. si degnerà di avere a cuore anche in avvenire l'esistenza di sempre più intimi rapporti tra i due Stati.

Bratianu è felice di constatare che le relazioni personali tra i due Sovrani e delle due Famiglie Reali siano di natura tale da rinsaldare i vincoli tra i popoli fratelli.

Egli mi ha poi comunicato che a delegato dello Stato Maggiore romeno al Comando Supremo italiano VBrrà destinato il generale Perticari per il quale Nostro Augusto Sovrano ha dimostrato in passato tanta benevolenza e che prega di considerare con uguale sentimento anche in avvenire.

Dal mio lato aggiungo che il ritardo frapposto dal Re di Romania a rispondere al telegramma di S. M. il Re è dipeso da uno scrupolo d'ordine costituzionale in vista del Consiglio della Corona di ieri.

(l) -Per la risposta di De Bosdari cfr. n. 337. (2) -Cfr. n. 291.
332

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1766/274. Atene, 28 agosto 1916, ore 14,50 (per. ore 22,10).

Ieri ha avuto luogo una manifestazione venizelista con intervento di circa ventimila persone in gran parte provenienti dal Pireo. Venizelos ha pronunziato un discorso che invio per posta (1). In esso sono gravi provocazioni al Re che Venizelos accusa «non solamente di aver creduto alla vittoria tedesca ma di averla desiderata sperando si dovesse in seguito a ciò concentrare il potere governativo abolendo di fatto regime liberale'>.

Ha detto che la politica dello Stato Maggiore ha reso l'esercito incapace di combattere anche se il partito liberale dovesse considerare come necessaria l'uscita della neutralità.

Ha chiesto che il Gabinetto Zaimis sia trasformato in Gabinetto politico. In tal caso partito liberale è pronto ad accordargli sua fiducia. Alle potenze dell'Entente sia accordata quella neutralità benevola che esse chiedono. Riferisco in altro telegramma circa frasi pronunciate da Venizelos intorno all'Epiro settentrionale (2).

333

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1773/275. Atene, 28 agosto 1916, ore 13,45 (per. ore 10,30 del 29).

Seguito mio telegramma n. 274 (3).

Nel suo discorso di ieri Venizelos dopo aver, con parole roventi, stigmatizzato la condiscendenza del Re e dello Stato Maggiore nel lasciare entrare i bulgari nella Macedonia greca abbandonando loro anche cannoni e munizioni da guerra, ha concluso: «vedere come sia anche l'Epiro settentrionale posto di nuovo in pericolo».

Con ciò Venizelos pone in una stessa linea l'invasione bulgara e l'occupazione italiana.

Mi sembra possibile non rilevare energicamente questa nuova provocazione

di Venizelos contro di noi.

Siccome, nonostante istruzioni che V. E. provocò, ho pochissima fiducia

nelle azioni dei miei colleghi, sembrerebbe opportuno, in vista sopratutto a

quanto ho riferito a V. E. col mio telegramma n. 270 (1), che dichiarassimo per

conto nostro a Zaimis che non permetteremo elezioni nell'Epiro settentrionale.

Dette elezioni che assai probabilmente avrebbero carattere assolutamente ve

nizelista sarebbero certamente fonte di difficoltà per la nostra occupazione.

Se V. E. mi ci autorizza potrei quindi fare a Zaimis una comunicazione del

tenore seguente:

«D'ordre de son Gouvernement le soussigné Ministre Italie en présence des

bruits qui courent dans la presse que des élections politiques auraient lieu dans

l'Epire Septentrional en mème temps que dans le royaume de Grèce déclare au

Gouvernement royal hellénique qu'il envisage les élections camme un danger

pour l'ordre étant donnée l'occupation militaire que l'Italie a été amenée à

faire de certaines parties de cette région.

Il sera donc nécessaire empècher ces élections mème, le cas échéant, par

la force».

Attendo le istruzioni che piaccia all'E. V. inviarmi (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. n. 333. (3) -Cfr. n. 332.
334

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. 1227. Roma, 28 agosto 1916, ore 21,40.

La nostra dichiarazione di guerra alla Germania (4) deve togliere agli Alleati qualunque pretesto di riserva nel comunicarci gli accordi intervenuti e le loro intenzioni circa le questioni degli Stretti e del prossimo Oriente nelle quali l'Italia è grandemente interessata.

Richiamando i miei passati telegrammi su questo soggetto (5), prego V. E. voler interessare codesto Governo ad entrare in conversazioni con noi, designando, se ciò parrà loro opportuno, la capitale in cui si potranno utilmente concentrare i colloqui.

Informo riservatamente V. E. che poiché Grey più volte si schermi dal risponderei accennando ad iniziative avute da Briand a questo proposito, presenterebbe forse dei vantaggi concentrare presso Briand le conversazioni, che desi

(-4) Cfr. n. 327.

deriamo franche e cordiali, e nelle quali contiamo sull'equo atteggiamento di tutti i nostri alleati nel riconoscimento dei nostri legittimi diritti ed interessi di fronte alla nostra situazione nel Mediterraneo ed allo sforzo, che abbiamo compiuto e stiamo compiendo, per la vittoria comune Cl).

(l) -T. gab. 1775/270 del 27 agosto, ore 14, non pubblicato: «riferiva circa la richiesta dei ministri di Francia, Russia e Inghilterra di «posporre la protesta relativa alle elezioni a quando sarà effettivamente pubblicato il decreto relativo>>. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 342.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 27.

(5) -Cfr. serle V, vol. V, nn. 800, 870 e 887.
335

L'ONOREVOLE SALANDRA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 28 agosto 1916.

Ora che la guerra alla Germania è dichiarata e che quindi non ci si può opporre il solito jin de non recevoir io insisto su quanto ti scrissi da Varese (3) e poi ti ridissi ieri l'altro: cioè che ci occorre conoscere i patti interceduti fra gli alleati circa la sorte eventuale dell'Impero turco: Costantinopoli; gli Stretti; l'Asia Minore, etc.

Ho fra le mie carte un appunto di tuo pugno in cui sono trascritti i patti di Londra dell'aprile 1915. L'art. 9 riconosce il nostro interesse nell'equilibrio del Mediterraneo e il nostro privilegio sulla zona di Adalia, ma in termini vaghi e come una assicurazione di massima. Mi pare venuto il tempo di concretare e, possibilmente, di ampliare: tanto più se grossi acquisti territoriali degli alleati romperanno a nostro danno l'equilibrio del Mediterraneo. Né ci deve trattenere dal chiedere il più possibile la considerazione -d'altronde giusta -che tu mi facesti: non aver noi forze per abbracciare molto. Poiché è inevitabile che la pace richieda compensazioni e transazioni d'ogni genere, sarà bene avere in ipotesi anche più di quanto ci occorre, per negoziare e transigere.

L'urgenza d'intavolare questa conversazione si desume anche dalla probabilità che fra breve il settore balcanico ed, in genere, orientale della grande guerra ridiventi il più interessante: il solo forse in cui si potranno determinare avvenimenti risolutivi; mentre negli altri settori è a temere che la cattiva stagione sopraggiunga prima che lo statu qua logorante per tutti sia notevolmente modificato.

Scusami se insisto, non per ragioni subiettive di amor proprio e di responsabilità, ma perché mi pare che le accennate questioni siano di primaria importanza per la preparazione della pace, a cui bisogna pure pensare quando non ci è altra guerra da dichiarare.

P. S. Leggo nel Piccolo che alla Stampa di Torino la censura ha soppresso un articolo politico-diplomatico circa la guerra alla Germania. Sarebbe interessante leggerlo. La bozza censurata si può avere dal prefetto di Torino. Se l'hai, ti prego mandarmela a leggere. Te la restituirò subito.

(l) -Per le risposte di Tittoni e Imperiali cfr., rispettivamente, i nn. 346 e 355. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit.. n. 26. (3) -Jn una lettera del primi di agosto. non rinvenuta, per il cui contenuto cfr. Il diario di Salandra, a cura di G. B. Gifuni, Milano, 1969, p. 53.
336

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 1785/389. Pietrogrado, 29 agosto 1916, ore 10 (per. ore 18,57).

Rispondo al telegramma di V. E. (l) che mi è pervenuto cinque giorni dopo l'invio del mio telegramma gabinetto n. 381 (2).

Questo Governo si trova in condizioni di apprezzare più d'ogni altro i vantaggi enormi di una eventuale cooperazione della Bulgaria all'Intesa ma dovendo tener conto oltre che delle ragioni morali comuni agli alleati anche dell'avversione profonda di questa opinione pubblica contro Re Ferdinando non potrebbe a meno di porre fra le condizioni la sua abdicazione e perpetuo suo allontanamento dalla Bulgaria ed il passaggio della corona al Principe Boris di cui lo Czar è padrino. Qui si crede che Re Ferdinando ambiziosissimo, in età non avanzata, e fidente quale è nella propria consumata abilità non si indurrebbe al ritiro se non astrettovi dal premere di estrema necessità che soltanto le armi potrebbero provocare. Non dubito ciò sia fattibile ma quale spazio di tempo dovrà richiedere una piena vittoria sopra un nemico innegabilmente fortissimo non privo di aiuti dai suoi alleati ed esperto a valersi di un terreno irto di difficoltà? Non vale forse la pena di esaminare se vi sia qualche altro mezzo concomitante alle armi per affrettare la separata pace colla Bulgaria? A mio remissivo parere o ve alle Potenze dell'Entente bastasse «offerta » di abdicazione da parte di Re Ferdinando con la simultanea formazione di un Gabinetto di affari pronto ad accettarne condizioni, esse potrebbero lasciare che dell'effettivo allontanamento del Re si incarichi poi la stessa nazione bulgara ciò che si verificherebbe secondo ogni probabilità se le potenze appagandosi di quella offerta senza esigerne l'immediata esecuzione ottenessero però in ricambio il ripristino della situazione territoriale quale

ante bellum.

Data l'immensa ambizione personale del Re, la lusinga di poter protrarre

l'acquiescenza dell'Intesa e in definitiva di conservare il trono non manche

rebbe di influire sulle decisioni molto più che egli potrebbe giustificarle di

nanzi al popolo bulgaro, sia con l'abbandono in cui lo lasciassero austro-te

deschi nell'ora del pericolo, sia con l'estremo suo bisogno di pace sia infine

con... (3) delle circostanze. Ma anche nella per lui peggiore ipotesi nel caso

cioè che non gli riesca di placare neppure per il momento il malcontento dei

nazionalisti la sua offerta di abdicazione gli agevolerebbe pur sempre una

partenza anodina e la rinunzia alla Macedonia risparmierebbe a suo figlio il

compito di iniziare il regno con un atto così impopolare.

Quanto alle potenze esse salvaguarderebbero loro dignità, avrebbero mezzo

di ridare alla Serbia territori che così ardentemente rivendica e conseguirebbe

per mano altrui medesimi effetti da esse desiderati. A facilitarli esse potrebbero lasciare sperare agli aderenti del Principe Boris che suo avvento al trono sarebbe accompagnato da a·cquisti importanti come la Valle della Meste con Kavala (che Venizelos era già disposto a cedere) e linea Enos Midia dopo la sconfitta dei turchi.

Per quanto concerne più specialmente l'Italia il mio subordinato parere è che se vogliamo assopire le nostre divergenze coi serbi sull'Adriatico e attenuare la loro agitazione per la Yugoslavia non bastino le dimostrazioni dei nostri diritti, la comunanza di alcuni grandi interessi e nemmeno l'eventuale comprensione da parte dei nostri alleati e che invece la migliore nostra garanzia starebbe nello impegnare il più possibile l'attività dei serbi nelle questioni dell'interno balcanico, nell'indirizzare la loro politica economica verso l'Egeo, nell'inorientarli. Riacquisto della Macedonia che sarebbe ben !ungi dall'aumentare la forza della Serbia contribuirebbe validamente a questo scopo e noi potremmo appoggiarlo e forse anche servircene di condizione [utile] per appianare le nostre divergenze con la Serbia e per assicurarci altresì sul suo territorio le facilitazioni indispensabili alla nostra futura penetrazione economica attraverso l Balcani.

(l) -Cfr. n. 283. (2) -Cfr. n. 299. (3) -Gruppo indec!frato.
337

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1782/278. Atene, 29 agosto 1916, ore 13,40 (per. ore 22,30).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1219 (l) -Mio telegramma gabinetto

n. 276 (2).

Re Costantino non sarà ancora in grado ricevere Ministro di Francia per due o tre giorni. Del resto Ministro di Francia non è più d'opinione di visitare il Re ed ha proposto al suo Governo che si rinunzi a questa visita. Difatti Zaimis, in nome di S. M. il Re, ha detto perentoriamente a questi Ministri di Francia e Inghilterra che, in seguito alla nota del 21 giugno (3) in cui si dichiarava che l'Intesa non voleva fare uscire la Grecia dalla neutralità e d'altra parte si esigeva smobilitazione dell'esercito greco, Grecia non può in qualsiasi evenienza che serbare la sua neutralità assoluta. Qualunque adunque possa essere l'avanzata dei nemici dell'Intesa in territorio greco e qualunque siano le misure che Intesa voglia prendere per opporsi a questa avanzata, la Grecia non ha che da restare spettatrice. Questa risposta è perentoria ed il Re non potrebbe che ripeterla.

Mi sembra chiaro che, in seguito a questa risposta, generale Sarrail stia preparando corpo di spedizione per prendere possesso della capitale. Suppongo

che meglio che da me, V. E. sarà informata dal comandante del nostro Corpo di spedizione in Macedonia. In ogni caso se lo sbarco al Pireo e l'occupazione della capitale avrà luogo, mi sembra indispensabile per ogni evenienza che insieme alle altre navi partecipanti al Pireo, ve ne sia una nostra come fu fatto nel giugno.

(l) -Cfr. n. 330. (2) -Con t. gab. 1775/276 In pari data e ora del presente De Bosdarl aveva comunicato che Re Costantino non aveva potuto ricevere Il ministro di Francia per motivi di salute. (3) -Cfr. n. 11.
338

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1774/295. Londra, 29 agosto 1916, ore 15,48 (per. ore 19,50).

Cambon considerava interessante e sintomatico il cauto assaggio tentato per tramite romeno dal Re di Bulgaria sulle basi della conservazione Macedonia e mantenimento sul trono della sua persona e dinastia. Questi assaggi sembrano al collega chiaro indizio di dubbio incipiente nell'animo di S. M. sulla vittoria degli Imperi Centrali e di conseguente prudente avviamento ad eventuale proficuo cambiamento di fronte. Alla obiezione da me mossagli sul prevedibile rifiuto russo di trattare col Re e sulla conseguente paralisi iniziale di eventuali trattative replicò il collega che, per potere orientarsi sulle vere disposizioni del Governo bulgaro, occorre attendere ancora ed esaminare l'impressione che produrrà sui bulgari la presenza di truppe russe in Dobrugia. Quella impressione potrebbe essere assai intensa e provocare in Bulgaria così grave fermento da indurre il Governo a prendere radicali decisioni indipendentemente da ogni considerazione degli interessi personali del Re.

Comunque, concludeva il collega, l'essenziale per gli alleati è di non commettere gli errori dell'anno scorso precipitandosi a discorrere coi bulgari dei quali val meglio attendere con calma le offerte concrete determinate da totale resipiscenza.

339

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1777/296. Londra, 29 agosto 1916, ore 15,48 (per. ore 19,15).

Grey mi ha pregato di insistere presso V. E. sul profondo compiacimento inspirato al Governo ed a tutta intera la nazione britannica dalla decisione del Governo di S. M. della dichiarazione di guerra alla Germania. Ha spontaneamente aggiunto che si sarebbe subito adoperato per attivare questione dell'Asia Minore. Per quanto nostra partecipazione alle operazioni a Salonicco avesse già in certo modo preparato questo pubblico, improvvisa notizia dello stato di guerra italo-tedesca ha recato soddisfazione anzi sollievo generale, sentimento di cui vedonsi chiare manifestazioni nel linguaggio concorde della stampa.

340

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1778/297. Londra, 29 aaosto 1916, ore 15,48 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1190 (1).

Grey a cui ho dato lettura dell'articolo di Venizelos, accompagnandolo con insistenti osservazioni nel senso prescrlttomi. mi ha espresso il suo vivissimo rincrescimento. Ha aggiunto che avrebbe subito telegrafato ad Elliot perché faccia intendere a Venizelos la sconventenza e l'inopportunità di un contegno mirante a scindere e contrapporre lntenzton1 ed interessi che sono unici e comuni per tutti gli alleati.

341

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T. GAB. 1232. Roma, 29 agosto 1916, ore 18.

Telegramma di V. S. n. 329 (3).

Non può essere messa ln dubbio da nessuno la grande importanza che avrebbe per gli alleati l'accordarsi con la Bulgaria; e per parte mia sarei disposto a largheggiare nelle con<lizionl. Non posso però separare in nulla la mia azione da quella dei Governi aneatt, e !a maggiore difficoltà Pratica si incon

trerebbe probabilmente nel Governo imperiale russo, che non può non essere gravemente offeso della condotta seguita verso di lui dallo Stato bulgaro che deve sovrattutto alla Russia la sua esistenza. Dubito che lo zar Nicola consentirebbe trattare con Re Ferdinando. A ogni modo non è possibile rendersi conto fino a che punto i Governi alleati sarebbero disposti a far concessioni alla Bulgaria, sia nella questione del sovrano, o della dinastia, sia in quella di riconoscimento di territori da lei violentemente occupati, se non si ha dinanzi una proposta certa e precisa, con la sicurezza che la sua accettazione per parte degli alleati assicurerebbe senz'altro la secessione della Bulgaria dagli Imperi Centrali. Finché si sta nella sfera nebulosa delle probabilità non c'è da sperare che nessuna iniziativa possa sortire un risultato utile.

(l) -Cfr. n. 314. (2) -Ed. !n SoNNINO, Carteggio, cit., n. 28. (3) -Cfr. n. 325.
342

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 1983. Roma, 29 agosto 1916, ore 22,30.

(Solo Atene). Telegramma V. E. n. 275 (1).

(Meno Atene). R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue: «Nel suo discorso di ieri...» come telegramma 1773/275 sino a «contro di noi». Prego V. E. rilevare presso codesto Governo atteggiamento di Venizelos. (Solo Atene): interessati i RR. Ambasciatori a Parigi, Londra, Pietrogrado a rilevare ai rispettivi Governi l'atteggiamento di Venizelos. Circa la questione delle elezioni in Epiro mi riservo di inviarLe eventualmente istruzioni.

343

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 2015/581 A. Berna, 29 agosto 1916 (2).

Il testo della comunicazione che io era incaricato di fare, a nome del Governo di S. M., a quello federale (3), perché facesse conoscere a Berlino che dal 28 corrente l'Italia si considerava in istato di guerra colla Germania, fu da me letto e rimesso alle 11,30 ant. di sabato (26) al Capo del Dipartimento Politico, colla viva raccomandazione di telegrafarlo d'urgenza alla Legazione Svizzera. Ebbi con il Consigliere Hoffmann un breve colloquio di commento e a mezzogiorno presi da lui commiato.

Il Capo del Dipartimento Politico, dopo aver messo al corrente dell'importante notizia i suoi colleghi, dette ordine di spedire subito al Ministro Claparède il testo da me rimessogli. Per non perdere tempo, la comunicazione fu telegrafata in tre volte, la prima parte verso le 2 pom. e le seguenti a breve intervallo l'una dall'altra. Alle 7 la Legazione di Berlino avvisava il Dipartimento di aver ricevuto il testo completo, avvertendolo in pari tempo che il passo sarebbe stato fatto la sera stessa. Fu invero alle 11 pom. che il Ministro della Confederazione si recò alla Wilhelmstrasse a presentare ufficialmente la dichiarazione, che, nell'assenza del Jagow e dello Zimmermann, fu ricevuta da un segretario.

Quando, nel presentare la nota al signor Hoffmann, io gli dissi che si trattava della nostra dichiarazione di guerra alla Germania, il Capo del Dipartimento non poté reprimere un senso di doloroso stupore. Il mio interlocutore,

prima che io cominciassi la lettura del documento, mi dichiarò francamente che la cosa gli giungeva inaspettata. Nell'ultimo colloquio da lui avuto la settimana scorsa col signor Pianta, prima che questi andasse a Reichenau, il Ministro gli aveva riferito quanto io, ansioso ad ogni buon conto di preparare il terreno, aveva creduto di dire al mio collega a titolo privato, che cioè tutto portava a credere che l'Italia, nei suoi rapporti colla Germania, sarebbe presto uscita dalla difficile posizione tenuta per ben quindici mesi. Ma il signor De Pianta, nel riferire le mie idee, aveva avuto cura di aggiungere al suo Capo essere egli convinto del contrario e che l'Italia avrebbe lasciato alla Germania la cura di dichiararci essa la guerra. Finita la lettura del documento, il signor Hoffmann, con quella scrupolosa riserva che Io qualifica, si guardò bene dal pronunziarsi in materia, limitandosi ad un semplice: «C'est douleureux », dopo i commenti da me fatti sulle ragioni enumerate dal Governo del Re per spiegare il perché di questo passo estremo. Egli tenne solo ad aggiungere che, naturalmente, il nuovo stato di cose non cambiava menomamente i rapporti cordiali esistenti fra la Svizzera e l'Italia.

Il Consigliere Motta, col quale ebbi più tardi un lungo e amichevole colloquio, mi disse invece che la cosa non lo aveva punto stupito. Dopo la notizia dell'invio d'un nostro contingente a Salonicco, egli trovava la conseguenza assai logica, in vista pure della circostanza che la guerra non sarebbe finita così presto. È certo che i nostri alleati, nonostante la leale condotta dell'Italia, dovevano esser turbati da una lacuna che si prestava a sfavorevoli interpretazioni: era stato meglio, concludeva il Motta, «finirla con una finzione».

Il rappresentante del Canton Ticino che mi facea sentir così nel suo lin~ guaggio una nota differente da quella che io avevo indovinato nella laconica interiezione del suo collega della Svizzera tedesca, non mi nascose poi, rispondendo ad una mia domanda, che era naturale che i cantoni di razza germanica non avrebbero interpretato con soverchia benevolenza il nostro gesto. Fortunatamente però esso veniva in buon punto, in un momento cioè nel quale eran colà diminuite assaissimo le prevenzioni a nostro riguardo, mentre vi si faceva strada invece un senso di rispettosa simpatia per noi, simpatia che avea salde radici nella opinione corrente del pubblico svizzero che, fra le Potenze dell'Intesa, quella che considerava con maggiore equanimità 1 bisogni della Confederazione fosse l'Italia. E a tal proposito il Motta mi accennò a certi preziosi carichi di petrolio e benzina acquistati recentemente dalla Svizzera in Rumenia e che la dichiarazione di guerra di quella Potenza all'Austria-Ungheria immobilizzava sul posto. Approfittai delle istruzioni impartitemi da V. E. col telegramma del 25 corrente n. 1958 (l) per dire al Consigliere Motta che i Governi dell'Intesa avrebbero fatto del loro meglio per provvedere la Svizzera di ciò che la Confederazione non avrebbe potuto avere dall'ostilità degli imperi centrali.

L'accenno alla Romania mi dà l'occasione di aggiungere che l'entrata in guerra di questo Paese ha servito a stornare un po' dal nostro capo quegli strali che la stampa di certa parte della Svizzera germanica ci avrebbe altrimenti in larga parte destinati.

Il linguaggio dei giornali svizzeri, senza parlare di quelli del cantoni francesi di cui è facile indovinare l'estrema soddisfazione, appare meno ostile di quello che ci saremmo potuti immaginare. Le note dominanti sono quelle della meraviglia e del dolore pel nostro passo, sentimenti questi cui mi ero già permesso di accennare nel mfo telegramma gabinetto n. 41 del 16 corrente (l).

Mi si dice che gli umori dell'esercito, o, meglio, di certa parte dello Stato Maggiore, si siano ravvivati contro di noi in seguito alla nostra dichiarazione di guerra alla Germania, ma si tratta di cosa di poco momento, di atteggiamenti individuali che, come mi diceva il Motta, non possono avere alcuna influenza sull'opinione pubblica e sul Governo.

In conclusione nulla o quasi nulla vi ha qui di mutato nei rapporti della Svizzera coll'Italia, dopo l'importante passo da me fatto il 26 corrente.

(l) -Cfr. n. 333. (2) -Manca l'indlcazlone della data d'arrivo. (3) -Cfr. n. 316.

(l) Cfr. n. 315.

344

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1789/280. Atene, 30 agosto 1916, ore 14 (per. ore 3 del 31).

Mio telegramma n. 278 (2).

Ministro di Francia non è stato ancora ricevuto dal Re. Elliot mi ha detto che ha istruzioni di vedere il Re solo se risposta della Germania relativamente al limite oltre il quale le due parti belligeranti non dovrebbero andare (mio telegramma n. 266) (3) non sia soddisfacente. Ministro di Russia non mi ha detto nulla e fa il misterioso. Non credo che con questa diversità di istruzioni e di umori sarà possibile concretare l'udienza collettiva dal Re Costantino che Grey sembra desiderare. Ad ogni modo, se i miei colleghi insieme o alla spicciolata vedranno il Re, io farò altrettanto dicendo a S. M. che noi ci rendiamo solidali colle potenze alleate.

Notizie della salute del Re sono abbastanza contraddittorie. Effettivamente ha subito una operazione non senza qualche gravità, ma convalescenza, breve

o lunga che sia, sarà certamente sfruttata per ritardare il più possibile le udienze ebdomadarie.

345

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3793/296. San Sebastiano, 30 agosto 1916, ore 19,45 (per. ore 4,45 del 31).

Nostra dichiarazione di guerra alla Germania non produsse qui molta impressione considerandola generalmente come un fatto inevitabile e da lungo tempo preveduto.

Commenti della stampa imparziale sono piuttosto benevoli; la germanofila tace finora.

È invece commentatissima dichiarazione di guerra della Romania della quale si dubitò fino all'ultimo momento. So da buona fonte che l'Ambasciatore d'Austria Ungheria anche in questi ultimi giorni ha affermato al conte Romanones che mai la Romania muoverebbe guerra agli altri Imperi Centrali.

(l) -Cfr. n. 281. (2) -Cfr. n. 337. (3) -Cfr. n. 318.
346

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 1791/177. Parigi, 30 agosto 1916, ore 20,50 (per. ore 1,10 del 31).

Telegramma di V. E. n. 1227 (2).

Briand concorda pienamente con V. E. Egli propone che gli ambasciatori di Francia e d'Italia a Londra e a Pietrogrado si concertino per rappresentare ai Governi inglese e russo l'opportunità di iniziare subito le conversazioni con l'Italia circa questione degli Stretti e dell'Asia Minore e concentrare tali conversazioni a Parigi. Se V. E. è anche di questo avviso Briand telegraferà immediatamente agli Ambasciatori di Francia perché prendano al riguardo gli opportuni concerti coi loro colleghi italiani ( 3).

347

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1790/178. Parigi, 30 agosto 1916, ore 20,50 (per. ore 2 del 31).

Briand, felicitandosi per la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania che ha avuto dapertutto favorevolissima accoglienza, mi ha detto che Governo italiano ha fatto benissimo ad attendere il momento opportuno quando, mediante l'intervento della Romania, poteva essere sicura l'adesione unanime dell'opinione pubblica italiana. Egli è lieto di essersi adoperato efficacemente presso suoi concittadini perché questione fosse considerata di esclusiva pertinenza dell'Italia e perché nelle attuali condizioni mediante suggerimenti non si fosse turbata sua piena indipendenza e libertà di decisione.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 31.

(2) -Cfr. n. 334. (3) -Sonnino rispose ritrasmettendo a Londra e Pietrogrado il presente telegramma (t. gab. 1237 del 31 agosto, ore 1), con l'aggiunta della seguente istruzione: «Accolgo proposta di Briand e prego V. E. agire in conseguenza». Tittoni rispose con t. gab. 1819/181 del 2 settembre: « Briand ha telegrafato ne·i termini convenuti agli ambasciatori di Francia a Londra e Pietrogrado». Per le risposte di Imperiali e Carlotti cfr. nn. 363 e 37&
348

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1788/180. Parigi, 30 agosto 1916, ore 20,30 (per. ore 2 del 31).

Ho ricevuto testé visita del Re di Montenegro. Egli mi ha annunziato che partiva per l'Italia per recarsi Racconigi da S. M. la Regina, ma dopo sarebbe suo desiderio recarsi da S. M. il Re e in mezzo nostri soldati alla fronte. È entrato egli stesso a parlare di voci corse in questi giorni di sue trattative con la Serbia: le ha escluse in modo assoluto dichiarando che da tempo non ha più coi serbi rapporti di sorta. Ha detto che toccherà alle potenze di decidere quello che spetterà al Montenegro e quello che spetterà alla Serbia e dopo firmato questa dovrà stare a casa sua. Mi ha consegnato una carta nella quale sarebbero riassunte sue aspirazioni. La invio a V. E. a mezzo del corriere di gabinetto. Si è !agnato dei serbi con parole aspre giungendo a dire che egli deve guardarsi da assassini serbi che sono venuti in Francia per attentare alla sua vita. Ha parlato lungamente per dimostrare l'interesse dell'Italia alla ricostituzione del Montenegro pregandomi far ciò presente a

V. E. Mi ha detto infine che un suo generale ha capitanato la ribellione contro gli austriaci ai quali ha ripreso maggiori distretti conquistando anche cannoni, mitragliatrici e munizioni. Egli vorrebbe tornare al Montenegro tra i suoi che combattono e spera nell'aiuto dell'Italia.

349

IL CONSOLE A SALONICCO, DOLFINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3801/84. Salonicco, 30 agosto 1916, ore 21,45 (per. ore 11 del 31).

Da ieri correva voce in città Re fosse fuggito da Atene e che rivoluzione fosse stata proclamata. Tale notizia insieme a quella dell'intervento Romania indusse capi partito venizelista precipitare avvenimenti. Una compagnia gendarmi cretesi diede oggi a mezzogiorno segnale rivolta, la quale era già stata preparata in tutti i suoi particolari con programma comunicato ai giornali in antecedenza. Venne pubblicato proclama invitante popolo, esercito appoggiare movimento che ha scopo di prestare tutto il suo appoggio agli alleati per cacciare il nemico della Macedonia e ristabilire sovranità del popolo.

A capo movimento, il quale si propone anche proclamare mobilitazione generale in Macedonia, si trova tenente colonnello Zimbrakaki cretese e tenente colonnello artiglieria Mazaraki. Per ora hanno aderito gendarmeria cretese in numero di circa 500 ed un centinaio volontari; il comandante delle truppe regolari, colonnello Tricupis, ha rifiutato riunirsi agli insorti. Tenente colonnello Zimbrakaki, seguito da gendarmeria cretese e volontari, ha percorso vie centrali e si è recato al quartier generale ad acclamare generale Sarrail il quale si è fatto alla finestra a ringraziare; popolazione ha assistito indifferente all'avvenimento. Movimento è opera esclusiva di pochi venizelisti i quali godono appoggio celata cooperazione dei francesi. Ho telegrafato quanto precede alla R. Legazione.

350

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 626/419. Copenaghen, 30 agosto 1916 (1).

La dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania non giunse qui inattesa. Le crescenti divergenze fra i due Governi, i vari comunicati ufficiali nostri e tedeschi sull'argomento ed alcuni telegrammi qui giunti da Berlino la facevano prevedere.

Quasi tutti i giornali si limitarono pertanto a comunicare la notizia senza farla seguire da alcun commento, o tutto al più osservando che la dichiarazione non faceva che consacrare uno stato di fatto latente, che già esisteva.

Il Politiken riferisce che in occasione della presa di Gorizia furono fatti prigionieri dei soldati tedeschi nelle file austro-ungariche, che ufficiali ed ingegneri tedeschi stanno preparando la difesa di Trieste ed osserva che ciò ed il fatto che le truppe italiane inviate a Salonicco possono trovarsi di fronte alle tedesche ha forse indotto il Governo italiano alla dichiarazione di guerra.

Uno o due giornali riproducono il sunto di una nota che il R. Ministro in Berna avrebbe diretta al Governo svizzero per spiegare le ragioni della nostra dichiarazione di guerra.

Ma, a parte ciò, nessun commento né favorevole né contrario. Più la guerra si prolunga, più la lotta fra i due gruppi belligeranti si accanisce e più i giornali danesi, forse in seguito alle continue raccomandazioni governative, divengono obiettivi e si astengono dal manifestare opinioni o simpatie.

351

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3809/582. Pietrogrado, 31 agosto 1916, ore 10,15 (per. ore 17,40).

Ho ricevuto nel pomeriggio telegramma di V. E. n. 1968 (2) e mi sono àffrettato comunicarne contenuto a Sturmer. Egli ne era già informato e ml ha espresso la vivissima sua soddisfazione che, come egli disse, sarà condi

visa da tutta opinione pubblica in Russia per decisione presa dal R. Governo di considerarsi in stato di guerra con la Germania, completamente assimilando così anche nella forma situazione dell'Italia a quella degli alleati.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Cfr. n. 327.
352

IL CONSOLE A SALONICCO, DOLFINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3825/85. Salonicco, 31 agosto 1916, ore 10,30 (per. ore 9,10 del 1° settembre).

Mio telegramma n. 84 (l).

Insorti hanno formato un Comitato difesa nazionale e nella notte si sono impadroniti degli uffici di polizia e depositi automobili siti nei centri maggiori. Nelle prime ore del mattino una ventina di gendarmi appostati presso caserma retrostante alla sede comando corpo d'armata greco venne a con

flitto con un gruppo di soldati regolari usciti dalla caserma stessa: vi sono stati un morto, pochi feriti. Verso l'alba reparti truppe francesi con cannoni mitragliatrici hanno circondato la caserma greca. Generale Sarrail ha personalmente trattato di fronte caserma con ufficiali greci delle truppe fedeli per indurii rinunciare ogni opposizione; il tentativo rimase dapprima senza risultato, poi, a mezzogiorno, truppe greche della forza di un battaglione si sono arrese; furono disarmate e dalla caserma... (2) sotto la scorta di truppe francesi.

Popolazione continua mantenersi indifferente.

353

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1803/282. Atene, 31 agosto 1916, ore 15 (per. ore 23).

Parlandomi intervento della Romania, Zaimis mi ha detto che quell'avvenimento potrebbe obbligare Grecia prendere qualche importante decisione; senonché, il presente Gabinetto essendo col mandato ben limitato e ben determinato di eseguire domande delle potenze garanti, non poteva assumere la responsabilità di una simile risoluzione. Era quindi assolutamente necessario di procedere senza perdita di tempo alle elezioni in guisa che egli Zaimis od altro Presidente del Consiglio, sorretto da un Parlamento regolarmente eletto potesse coprire costituzionalmente la responsabilità del Re in ciò che si decida di fare. Elliot mi ha confermato questo punto di vista anche a lui esposto da Zaimis e mi ha detto che in tali condizioni una proroga delle elezioni non

era più possibile. Nel frattempo da molti altri credesi certo che l'attuale Governo ed il Re non perderanno tempo, investigando intenzioni delle potenze dell'Entente sulle condizioni che esse sono disposte di fare alla Grecia per un suo intervento. Occorrerà quindi fin da ora vigilare sugli scambi di idee che la Grecia procurasse di iniziare a Parigi, Londra e Pietrogrado forse lasciando fuori l'Italia che essa si ostinerebbe in tal negoziato a considerare come rivale e non come possibile alleata.

Elliot mi ha assicurato che ogni idea di sbarco di truppe ad Atene è stata per il momento abbandonata, essendosi in seguito all'azione in Macedonia allontanato il pericolo di un'avanzata germanico-bulgara su Larissa ed Atene.

(l) -Cfr. n. 349. (2) -Gruppi lndec!fratl.
354

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1242. Roma, 31 agosto 1916, ore 20,15.

(Solo Pietrogrado) -Mio telegramma n. 1175 (2). (Per tutti) -Barrère mi domandava la mia opinione riguardo alla proposta del Governo russo di fare a Tokio la seguente dichiarazione:

« Il Governo giapponese dovrà essere consultato sopra ogni formula nuova che, non essendo limitata a questioni europee o interessanti il vicino Oriente, possono toccare gl'interessi del Giappone».

Ciò in relazione con l'accordo della Quadruplice di cui nel mio telegramma

n. 1097 (3). Il Governo francese accetterebbe questa formula. Ho risposto che ero disposto ad accettarla si omnes e che in questo senso

avrei dato istruzioni a Tokio. Che però, come avevo già manifestato all'Ambasciatore Giers, che me ne aveva pure parlato, il mio parere era che il miglior partito fosse di non fare simile dichiarazione al Giappone, ma di attenersi invece di fatto al metodo in essa indicato quando si fosse arrivati alle trattative di pace. Il Governo giapponese essere molto suscettibile sulla questione della perfetta sua parità di condizioni con le altre potenze, e la proposta dichiarazione potrebbe fargli un'impressione incresciosa considerandola esso non come una cortesia, in quanto il Giappone venga compreso in ogni trattativa riguardante l'Estremo Oriente, ma come un atto inteso specialmente ad escluderlo da tutte le questioni europee o interessanti il vicino Oriente.

20 - Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

(l) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., p. 29. (2) -Cfr. n. 311. (3) -Cfr. n. 251.
355

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1805/302. Londra, 31 aoosto 1916, ore 23,18 (per. ore 10,20 del 1° settembre).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1227 (l).

Come riferii col mio telegramma gabinetto n. 296 (2), Grey spontaneamente mi disse che avrebbe subito provveduto a stir up comunicazione dovutaci relativamente Asia Minore. È quindi da ritenersi che predetta comunicazione non dovrebbe tardare e da parte mia non mancherò di adoperarmi attivamente a tal fine.

Per quanto concerne la proposta di concentrare discussione in una od altra capitale preferibilmente a Parigi, vorrei permettermi di rappresentare a V. E. che per proposte attinenti alla procedura e alla sede delle discussioni sarebbe forse utile attendere che la comunicazione fosse un fatto compiuto, lasciando magari ad altri ogni accenno a designazione di capitale. Per quanto Grey sia la persona meno suscettibile di questo mondo ed anche in massima poco favorevole a riunioni specialmente a Londra, non è meno vero che, avendo noi finora iniziato ogni discussione qui è scelto questo Governo come intermediario per gli accordi conclusi con gli alleati, il lasciar intendere ora la nostra propensione per Parigi potrebbe produrre impressione non gradita su questo Governo col quale per raggiungere interamente nostro scopo dobbiamo pure direttamente intenderei. Gioverà in tale ordine di idee che io ricordi conversazione fra le altre avute a casa mia con Grey il 1° febbraio 1915 circa Smirne (mio telegramma gabinetto n. 29) (3).

Ignoro se Grey abbia modificato vedute allora manifestatemi, ma in ogni caso resta sempre il fatto incontestabile degli interessi speciali del Governo britannico quale protettore dei diritti acquisiti di una sua compagnia privata, interessi per giunta riservati nell'accordo dell'aprile. Potrebbe pertanto essere utile per noi discutere separatamente con Governo britannico delle nostre esigenze involgenti interessi suoi come analogamente gioverà discutere a Parigi l'altra parte circa la quale è indispensabile intesa con Francia. Esaurite queste discussioni separate e sistemati gli interessi speciali itala-inglesi ed itala-francesi, la questione della sede della riunione delle quattro potenze per l'assestamento generale definitivo non solo delle ripartite assegnazioni territoriali o zone d'influenza, ma anche di tutte le altre importanti questioni connesse, avrà importanza secondaria e nullamente lesiva dei nostri interessi. Per questa ragione, la procedura consigliabile e più vantaggiosa per noi sarebbe, a mio remissivo parere, la seguente: non appena ricevuta comunicazione dovutaci dagli alleati, formare senza menomo indugio le nostre domande ed iniziare con Francia, Inghilterra e, se necessario, con Russia, discussioni

separate relative ai reciproci interessi diretti e comunque non indicando alcuna preferenza qualora si voglia concentrare la discussione generale. In vista poi della incerta situazione greca, di un possibile avvento di Venizelos ed anche per considerazioni generali attinenti a maggiore identità di interessi italainglesi nel Mediterraneo, mi parrebbe sotto ogni aspetto consigliabile, seguendo il sistema sinora seguito, di comunicare senza altro le nostre domande a Grey a titolo confidenziale e personale. Questa preliminare comunicazione a Grey mi pare tanto più raccomandabile ed urgente in quanto è importante per noi aver preso già posizione in caso di eventuali conversazioni con la Grecia. Grey è assente fino alla metà della prossima settimana, ma per mezzo di Hardinge o del suo Capo dJ Gabinetto, io ho mezzo di fargli pervenire qualunque comunicazione. Rilevo da ultimo, per debito di esattezza, che la riluttanza di Grey ad informare! delle note conversazioni, è originata non da difetto di buona volontà, ma unicamente dalla necessità di ottemperare alle condizioni imposte dalla Francia, che volle prima attendere la liquidazione della nostra situazione verso la Germania (1).

(l) -Cfr. n. 334. (2) -Cfr. n. 339. (3) -Cfr. serle V. vol. II, n. 754.
356

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 2758/351. Beverly Farms, 31 agosto 1916 (per. il 6 ottobre).

Ebbi l'onore di ricevere il mattino del 28 corrente il telegramma di V. E.

n. 1968 (2) con l'annuncio dello stato di guerra fra l'Italia e la Germania e il telegramma senza numero nel quale era riportato il testo, diramato dall'Agenzia Stejani, della comunicazione che il R. Ministro in Berna aveva fatto in proposito, in nome del Governo del Re, al Governo federale svizzero (3). In conformità delle istruzioni impartitemi portai subito telegraficamente il contenuto del primo dei menzionati telegrammi a conoscenza non soltanto dei RR. Consolati dipendenti e del Consolato in Montreal, bensì pure delle R.R. Legazioni in Messico, Panama, Avana e Guatemala. Diressi inoltre, senza ritardo, al Segretario di Stato la nota qui unita in copia, a redigere la quale, come vedrà V. E., oltre alle considerazioni racchiuse nel citato telegramma n. 1968, mi son giovato pure dei fatti menzionati nella comunicazione trasmessa dal R. Governo al Governo svizzero.

La simultaneità della nostra dichiarazione di guerra alla Germania colla dichiarazione di guerra della Rumania all'Austria-Ungheria ha indotto la maggioranza della stampa americana a fondere in un sol commento entrambi gli avvenimenti considerandoli connessi e rivelandone tutta l'importanza politica e militare. Unisco, ad esempio di ciò, un editorial dell'autorevole Boston Transcript. Quelli, fra i giornali, che si sono intrattenuti più specialmente del

fatto itala-tedesco hanno ricapitolato le nostre relazioni coll'Impero germanico risalendo sino al periodo anteriore all'inizio delle ostilità europee, ed hanno ricostruito le fasi delle relazioni medesime dall'epoca della nostra neutralità ad oggi non omettendo di riprodurre, a titolo di cronaca retrospettiva, i commenti che la precedente mancanza di una dichiarazione di guerra fra i due paesi aveva suscitato negli organi di pubblicità e nell'opinione pubblica delle varie nazioni. Fra gli editorials apparsi in questo senso mi onoro acchiudere quello pubblicato sul New York Tribune (1).

Lo stato di guerra itala-germanico è stato accolto del resto con palese favore da quell'immensa maggioranza di americani che inneggiano in cuore loro al trionfo degli alleati e che in una nostra più ampia partecipazione alla guerra vedono un maggiore ed efficace contributo al successo finale.

(l) -Per la risposta dl Sonnino cfr. n. 361. (2) -Cfr. n. 327. (3) -Cfr. n. 316.
357

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1816/391 Pietrogrado, 1° settembre 1916, ore 10,40 (per. ore 9,30 del 2). Telegramma di V. E. n. 219 (2).

In conformità delle istruzioni di V. E. non ho mancato richiamare attenzione di Stiirmer sulla opportunità che Ministri dell'Intesa trovantisi in maggior contatto con Venizelos gli facciano sentire come il suo non amichevole contegno verso l'Italia tocchi tutti gli alleati coi quali essa procede in intima e costante solidarietà. Lessi il passo dell'articolo di Venizelos relativo al nostro sbarco a Salonicco e osservai quanto ingiustificati e dannosi per comune politica seguita in Grecia dagli alleati fossero i sospetti sollevati a nostro riguardo da quell'uomo politico e come sarebbe desiderabile che venisse contenuto ogni tentativo di propaganda anti-italiana che non può giovare che alla causa dei nostri nemici.

Stiirmer mi ha risposto che conveniva nella giustezza delle nostre lagnanze e che si sarebbe affrettato a dare in tal senso istruzioni a Demidov.

358

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1808/284. Atene, 1° settembre 1916, ore 13,45 (per. ore 21,40).

Ministro di Francia ha visto il Re. Pressoché incidentalmente (essendo oramai domanda sorpassata dagli avvenimenti) gli ha chiesto in che modo

ed in quali limiti S. M. intenda opporsi ad una ulteriore avanzata germanicobulgara in territorio greco. Il Re ha ripetuto quanto già ci aveva fatto dire da Zaimis (mio telegramma n. 278) (1), che cioè, avendo potenze notificato che non intendevano che la Grecia uscisse dalla neutralità ed avendola esse d'altra parte obbligata a smobilizzare, egli al momento non poteva fare nulla. Certamente l'entrata in campagna della Romania rappresenta per la Grecia un elemento nuovo della massima importanza ma per prendere la deliberazione che esso comporta era necessario affrettare le ·elezioni affinché la Camera potesse prendere mature deliberazioni dopo la consultazione del popolo.

Resto del colloquio passò colle solite ingiurie ed invettive che non mette conto riferire.

Venizelos vista ormai la mala parata per lui e rendendosi bene conto che il suo ultimo discorso ha reso la sua posizione assai difficile cerca con ogni mezzo di opporsi alle elezioni e mandarle a monte.

Suo intento sarebbe ora di forzare le potenze garanti a condurlo al potere senza elezioni e senza la Camera. A tal uopo egli attacca ora Zaimis facendo dire dai suoi organi che nelle attuali circostanze procrastinare le decisioni della Grecia è un suicidio.

Noto con soddisfazione nei miei colleghi una certa stanchezza e disgusto per l'attitudine di Venizelos. Alle sue pretese di determinare l'azione della Grecia senza il Parlamento Elliot ha risposto che gli faceva specie di udire simili proposte dal capo del partito liberale. Mi risulta però che Ministro di Francia gli ha parlato già nel senso delle istruzioni pervenutegli da Parigi (telegramma di V. E. gabinetto n. 1205) (2).

Accomiatandosi però Ministro di Francia non mi disse nulla di ciò forse per tema di dovermi dare ragione.

(l) -Non si pubblica. (2) -Numero particolare di protocollo per Pietrogrado del n. 314.
359

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1810/303. Londra, 1° settembre 1916, ore 15,10 (per. ore 18).

Mio telegramma gabinetto n. 302 (3).

Nel colloquio di ieri rappresentai ad Hardinge la necessità urgente di affrettare la nota comunicazione circa l'Asia Minore. Rispose Sua Signoria tale essere l'intenzione di Grey che se ne occuperà personalmente appena tornato a Londra. Scomparsa oramai la difficoltà sollevata da altri si tratta semplicemente di prendere previ opportuni accordi con Parigi e Pietrogrado. Aggiunse Hardinge che tanto Grey quanto lui sapevano bene il grande interesse personalmente da me preso alla questione e mi esortava ad avere ancora un poco di pazienza e poteva assicurarmi che it will be all right.

Avendo io malgrado ciò rinnovato insistenze Hardinge osservò che non vedeva il motivo di speciale urgenza e mi chiese il perché della mia premura. Ed io schiettamente gli dissi che non volevo che nel frattempo si avesse [a giungere] con gli uni o con gli altri a impegni che potessero dimostrarsi lesivi degli interessi italiani.

Su questo punto, rispose testualmente Hardinge, non dovete nutrire alcuna apprensione. Quando pure per avventura si verificasse tale eventualità, I will make a point che voi siate su tutti previamente consultati.

(l) -Cfr. n. 337. (2) -Cfr. n. 321, nota l, p. 214. (3) -Cfr. n. 355.
360

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 3840/215. Stoccolma, 1° settembre 1916, ore 19,40 (per. ore 5 del 2).

Nella seconda metà di questo mese (probabilmente a partire dal 19) avrà luogo in Cristiania un convegno dei Presidenti del Consiglio e dei Ministri degli affari Esteri dei tre Stati scandinavi. Tale riunione era già stata decisa in massima nella conferenza di Copenaghen del marzo scorso ed avrebbe dovuto aver luogo qualche settimana prima se non fosse sopravvenuta crisi interna danese. Tutto porta a credere che, come i precedenti convegni interscandinavi, non assumerà particolare importanza politica, ma darà soltanto occasione ad uno scambio di idee e di cortesie fra le personalità dirigenti dei tre Stati.

361

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI (l)

T. GAB. 1250. Roma, 1° settembre 1916, ore 21,30.

(Solo Parigi) -Il R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «Telegramma di V. E. gabinetto n. 1227 -Come riferii... ~ (telegramma

n. 1805/302) (2). Ho telegrafato ad Imperiali quanto segue: (Solo Londra) -Suo telegramma gabinetto n. 302. (Per tutti) -L'accettazione della proposta di Briand quale risulta dal

mio telegramma di ieri n. 1237 (3), non deve in alcun modo significare un'intenzione da parte nostra di discostarsi dalla politica costantemente seguita di fiducioso accordo con l'Inghilterra per tutte le questioni attinenti al Mediterraneo.

(-2) Cfr. n. 355. (-3) Cfr. n. 346, nota 3.

Si tratta di pura forma di procedura, essendo sembrato conveniente accogliere la proposta Briand come quella che assicura la maggiore speditezza. Infatti, di fronte al precipitare degli avvenimenti in Grecia, urge sopratutto non perdere tempo ed urge impedire qualsiasi compromissione dei nostri interessi nei riguardi della Grecia. E poiché alla Francia viene in certo modo lasciata l'iniziativa della politica verso la Grecia, è appunto necessario agire a quello scopo presso Briand. Ciò spiega a sufficienza l'opportunità del modus procedendi adottato, ma lascio a V. E. di provvedere affinché sia assolutamente eliminata dall'arrivo di Grey l'impressione accennata da V. E.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., n. 32.

362

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1814/285. Atene, 1° settembre 1916, ore 22 (per. ore 3,40 del 2).

Oggi sono giunte al Pireo squadre francese e inglese forti di circa trentasette unità. A quanto mi risulta non vi sono truppe da sbarco. In relazione a tale arrivo Ministro di Francia ha ricevuto ordine d'intendersi cogli altri Ministri delle potenze garanti per presentare una nota in cui si chiede al Governo ellenico il controllo dei servizi radiotelegrafici della Grecia e l'allontanamento dalla Grecia del barone Schenk e di altri agenti della propaganda tedesca. Nelle istruzioni del Ministro di Francia è detto chiaramente che Inghilterra non ha dato suo consenso ad uno sbarco truppe. Ministri d'Inghilterra e Russia non hanno istruzioni e ne chiedono. Sarò grato a V. E. di telegrafarmi d'urgenza se debbo unirmi a questo passo. Sembrerebbe che esso non concerna materia di competenza speciale delle potenze garanti (1).

363

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1811/304. Londra, 1" settembre 1916, ore 22,27 (per. ore 3 del 2).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1237 (2).

Sarà mia cura di eseguire ordine di V. E. Essendosi però già verificato il caso che Cambon o non ha ricevuto. o non ha eseguito le istruzioni preannunziate Briand, permettomi soltanto pregare V. E. autorizzarmi ad attendere che egli venga per primo a parlarmi delle istruzioni impartitegli ed a concertarsi meco sul linguaggio da tenersi con Grey (3).

(-2) Cfr. n. 346, nota 3.

( 3) Cfr. n. 388.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 365.
364

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1815/305. Londra, 1° settembre 1916, ore 22,27 (per. ore 3 del 2).

Nel lagnarmi lunedì con Grey di Venizelos gli confessai a titolo personale mia incapacità ad afferrare vantaggi derivanti all'alleanza ed anche direttamente all'Inghilterra dalla politica di supina acquiescenza ai voleri ùi quell'astuto e turbolento personaggio. Data la situazione assolutamente antagonistica creatasi fra Sovrano e Venizelos e pur riconoscendo pienamente i gravi errori commessi dal Re, mi chiedevo se le difficoltà per indurlo a resipiscenza erano diminuite od accresciute dal quasi illimitato appoggio dato dai Ministri di Francia e d'Inghilterra ad un uomo politico a torto od a ragione considerato dal Sovrano come implacabile nemico. A questa osservazione Grey si limitò a rispondere con un accenno al debito di riconoscenza e lealtà verso Venizelos, unica persona autorevole greca dimostratasi sincera amica dell'Intesa.

Ritornato ieri sull'argomento con Hardinge (telegramma di V. E. n. 1983) (l) gli chiesi, prescindendo da qualsiasi considerazione attinente ai miei speciali gravami contro Venizelos, se gli pareva possibile approvare il linguaggio da lui adoperato verso il suo Sovrano nella recente concione. Di questo passo, osservai, si arriva presto alla rivoluzione e forse alla repubblica e, volendo pure mettere da parte importantissime considerazioni interessanti i paesi retti a monarchia, rimaneva sempre da tener presente, guardando al futuro, che una repubblica ellenica può forse convenire alla Francia di cui sarebbe mancipia ma dubitavo potesse convenire all'Inghilterra. Hardinge con massima franchezza ed in via affatto personale mi condivideva in tutto e per tutto mio parere e considerava esagerata ed inopportuna questa accentuata politica filo-venizelista di cui Governo francese è stato principale propugnatore.

'Questi suoi sentimenti, aggiunse, non aver dissimilato ad Elliot in una

lunga lettera particolare scrittagli. Impressione !asciatami dal linguaggio di

Hardinge è che qui, accortisi finalmente dell'errore commesso, ci si stia ora

adoperando per calmare e rattenere gli ardori francesi. Questa impressione

è stata confermata oggi da qualche accenno fatto da Benckendorff ad alcune

confidenze da lui in questo senso raccolte ieri da lord Crewe.

Alle considerazioni suesposte, che mi sembrano militare potentemente con

tro evidenti tentativi francesi di provocare una rivoluzione in Grecia, credo

aggiungerne un'altra di non minore importanza e cioè l'impressione disastrosa

che una tale eventualità produrrebbe in Russia. Quivi, non giova dissimularlo,

spira oggi forte vento reazionario. Secondo mi narrava Cambon, Sazonov è

stato alla lettera licenziato in seguito a forte pressione dell'Imperatrice so

billata da Sturmer e compagni che lo hanno dipinto come un vero rivoluzio

nario. Con disposizioni simili prevalenti attualmente alla Corte russa una

rivoluzione greca potrebbe avere per conseguenza di consolidare successo del

l'elemento reazionario rappresentato a torto o a ragione da Sturmer, sospettato di non nutrire verso la Germania con irreconciliabile animo l'avversione del suo predecessore. Mi risulta al riguardo che qui ha prodotto sgradita impressione il noto articolo anti-inglese di Bulatzel non tanto per articolo stesso, quanto pel fatto dell'averne la rigorosa censura russa autorizzato la pubblicazione.

(l) Cfr. n. 342.

365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1252. Roma, 2 settembre 1916, ore 10,30.

Telegramma di V. S. n. 285 (1).

R. nave Libia ha avuto ordine di recarsi al Pireo. A tale proposito ho fatto al Ministero della Marina comunicazione seguente:

~:A conferma delle comunicazioni verbali, rimane inteso che R. nave Libia potrà avvicinarsi, partendo da Brindisi, alle acque alleate per partecipare con esse ad eventuali dimostrazioni in acque greche, fermo restando che, pur agendo con esse, nostra nave non parteciperà ad atti ostili, come bombardamenti che esse iniziassero, non intendendo noi intervenire in questioni costituzionali interne della Grecia. R. nave potrà tuttavia se necessario, e come fu già richiesto a codesto Ministero, partecipare a sbarchi di propri reparti ad esclusiva tutela della R. legazione e dei R. sudditi in Grecia».

Circa passo presso codesto Governo per controllo servizi radiotelegrafici della Grecia e allontanamento del barone Schenk ed altri agenti della propaganda tedesca autorizzo V. S. unirsi suoi colleghi si omnes.

366

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1820/396. Pietrogrado, 2 settembre 1916, ore 10,30 (per. ore 16).

Nel reiterarmi le sue espressioni di soddisfazione per la nostra dichiarazione di guerra alla Germania Sturmer mi ha domandato quali conseguenze immediate ne fossero a mio avviso per derivare. Cogliendo l'occasione impensata fornitami dal mio interlocutore gli ho risposto che fra i risultati che ci lusinghiamo di vedere verificarsi sarà il completo svanire di quelle non giustificate reticenze di linguaggio che gli alleati hanno finora osservato a nostro riguardo per quanto concerne i loro accordi orientali. Gli feci rilevare a quali e quante questioni noi siamo interessati in Oriente sia di fatto e di diritto che per la

nostra situazione geografica, per la nost.ra politica tradizionale e per la parte che noi prendiamo alla guerra. Rammentai, infine, che il suo predecessore, rendendosi conto di tutto ciò e riconoscendo in pari tempo l'importanza per la futura nuova politica della Russia di procedere in pieno accordo con l'Italia, mi aveva lasciato comprendere che, una volta assimilata anche nella forma la nostra guerra a quella degli alleati, non sarebbe più sussistita alcuna obiezione a che i loro patti e vedute ci venissero comunicati.

Sttirmer mi ha risposto che per parte sua non aveva alcuna obiezione da muovere in proposito ma che, non trattandosi di questione unilaterale, il consenso delle altre parti gli sembrava indispensabile. Gli chiesi se ciò stante egli fosse disposto a mettersi d'accordo coi Gabinetti di Parigi e di Londra per sollecitare la comunicazione in parola. Sttirmer mi rispose affermativamente.

Oggi poco dopo ricevuto il telegramma di V. E. n. 1227 (l) ho intrattenuto anche Neratov dello stesso argomento esponendogli l'opinione che per semplificare delle conversazioni sarebbe opportuno assegnare loro una unica sede.

Neratov mi ha confermato quanto mi aveva detto Stiirmer aggiungendo che stava per prendere le necessarie disposizioni per un'intesa a tale riguardo con Parigi e Londra. Quanto alla sede, egli sembrò fare distinzione fra comunicazioni e negoziati, lasciando comprendere che per questi ultimi i tempi non sarebbero maturi mentre per le prime, stante natura differente degli argomenti trattati fra le tre potenze, ciascun Gabinetto interessato avrebbe potuto dar seguito con note o con qualsivoglia altro mezzo informativo (2).

(l) Cfr. n. 362.

367

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. 1818/287. Atene, 2 settembre 1916, ore 15,40 (per. ore 18).

Col mio telegramma di ieri n. 285 (3), ho riferito a v. E. intorno alle istruzioni ricevute da questo Ministro di Francia. Per altro egli stesso mi ha detto che considera quelle istruzioni come insufficienti e che egli si adopera in ogni modo per giungere allo sbarco di truppe al Pireo. Quale ne sia lo scopo è ben chiaro. Questo Ministro di Francia da r.1csi e mesi prosegue nell'intento di una completa presa di possesso della Grecia. Ormai vi è riuscito a Salonicco dove sventola la bandiera francese e dove le truppe greche o si uniscono al generale Sarrail o sono fatte progioniere. Lo stesso avverrà fatalmente ad Atene a meno che le altre potenze alleate non pongano energicamente un termine all'invadenza francese.

Ministro di Francia sparge la voce che nella sua ultima udienza dal Re Costantino, questi gli ha fatto comprendere che egli desidera lo sbarco fran

(-3) Cfr. n. 362.

cese al Pireo per giustificare davanti alla Germania l'intervento greco di cui sembra ormai che S. M. sia divenuto partigiano. Atto della Romania e soprattutto timore che ne derivi una pace separata della Bulgaria, sembrerebbe in sostanza aver avuto qui l'efficacia voluta ed anche i gunaristi non osano più dichiarare neutralità assoluta.

Quanto precede asserisco, però con ogni dovuta riserva rammentando che questa opinione pubblica, in mille modi fuorviata e falsata, si manifesta sempre in modo abbastanza incerto.

Conviene tener conto delle immense difficoltà derivanti dalle anormali condizioni del Govarno e dalla smobilitazione, condizione, che imposta dalla nota del 21 giugno ha evidentis<timamente reso intervento della Grecia assai più difficile.

(l) -Cfr. n. 334. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 371.
368

IL MINISTRO DEGLI BSTERI, SONNINO,

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI,

E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1264. Roma, 2 settembre 1916, ore 21.

Generale Marro telegrafa quanto segue: «Qui è giunta notizia che Essad pascià con approvazione generale Sarrail muoverà da Salonicco con qualche centinaio d'armati per entrare nell'Albania meridionale. Notizia ha allarmato gli albanesi qui residenti che temono Essad pascià sia per esser causa di discordie albanesi piuttosto che centro riunione forze.

In Albania meridionale si sta delineando una grande corrente favorevole a noi. Un capo onesto, influente potrebbe a momento opportuno riunire oltre diecimila uomini che rappresenterebbero, se non una forza militare, l'affermazione del principio di indipendenza dai piccoli Stati della penisola balcanica che nelle cose di Albania vogliono ingerirsi. Essad pascià manca rettitudine, di prestigio, di capacità per far ciò.

Greci, ma specialmente serbi sono favorevoli Essad pascià considerandolo come elemento dissolvente e facile a comprare. Alla nostra causa Essad pascià non può portare che danni.

Qualora simili idee fossero condivise dal Governo italiano e si volesse paralizzare azione di Essad pascià, credo che via migliore da seguire sarebbe via Atene sul comandante Roquefeuil il capo di servizio politico, le cui decisioni (per volere del Presidente del Consiglio dei Ministri Briand) sono rispettate anche dal generale Sarrail ».

(Meno Parigi). Nel comunicare quanto precede al R. Ambasciatore a Parigi ho aggiunto quanto segue:

(Per tutti). Si cominciano così a verificare gli inconvenienti che io prevedevo ed avevo segnalato a codesto Governo. Ho intanto incaricato De Bo::;dari di agire in conformità del suggerimento del generale Marro, ma prego

V. E. parlare della cosa anche con Briand (1). (Solo Atene). Prego V. S. agire in conformità di quanto precede (2).

369

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1826/289. Atene, 2 settembre 1916, ore 23,30 (per. ore 7,55 del 3).

Comunicato il testo della nota rimessa oggi dai Ministri di Francia e Inghilterra:

«D'ordre de leurs Gouvernements les soussignés Ministres de France et d'Angleterre ont l'honneur de porter ce qui suit à la connaissance du Gouvernement hellénique:

l. -Les deux Gouvernements alliés sachant de source certaine que leurs ennemis sont renseignés de diverses façons et notamment par les télégraphes helléniques réclament le contròle des postes et des télégraphes avec et sans fils.

2. -Les agents ennemis [suspectes] de corruption et espionnage devront quitter immédiatement la Grèce et ne plus y rentrer jusqu'à la fin des hostilités. Sanctions nécessaires seront prises contre sujets helléniques qui se seraient rendus complices des faits de corruption et espionnage visés plus haut ».

370

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1823/290. Atene, 2 settembre 1916 (3).

Secondo istruzioni contenute nel suo telegramma n. 1252 (4) mi sono recato dai miei colleghi francese ed inglese per dire loro che ero autorizzato ad unirmi al loro passo. Senonché appresi che essi avevano già circa un'ora fa (senza prevenirmi) rimesso la nota di cui invio testo col mio telegramma

n. 289 (5). Altro non mi resta dunque da fare che dichiarare a Zaimis che aderisco alla nota dei miei colleghi. Ciò peraltro farò solamente se lo farà anche Demidov finora privo d'istruzioni (6).

(l) -Per la risposta di Tittoni cfr. n. 379. (2) -Per la risposta di De Bosdari cfr. n. 390. (3) -Manca l'inùicazione dell'ora di partenza e di arrivo. (4) -Cfr. n. 365. (5) -Cfr. n. 369. (6) -Sonnino con t. gab. 1265 del 3 settembre, ore 10,50 rispose a De Bosdari approvando la sua adesione alla nota e rit.'asmise il presente telegramma a Parigi, Londra e Pietrogradoaggiungendo quanto segue: <<Prego far notare a codesto governo che non siamo stati prevenuti dell'invio delle squadre anglo-francesi al Plreo e che avremmo preferito che, prima di presentare Ia loro nota, Elliot e Ouillemin ne avessero informato De Bosdari ». ·
371

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1269. Roma, 3 settembre 1916, ore 13,30.

(Meno Pietrogrado). Il R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa quanto segue: «Nel reiterarmi... » (come nel telegramma da Pietrogrado n. 1820/396 (1).

Ho risposto a Carlotti quanto segue:

(Solo Pietrogrado). Telegramma di V. E. n. 396.

(Per tutti). Quello che a noi interessa conoscere subito sono intanto gli accordi eventualmente già intervenuti fra i nostri alleati circa gli Stretti e l'Asia Minore, o il punto in cui sono giunti a tal proposito i loro negoziati. È naturale che le nostre conversazioni debbono avere questa prima base e svolgersi in relazione ad essa.

Prego V. E. adoperarsi attivamente in questo senso.

372

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A BORDEAUX, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1828/46. Bordeaux, 4 settembre 1916, ore 4 (per. ore 6).

Radovic mi ha comunicato ufficiosamente progetto di cui al mio telegramma n. 45 (2) per l'unione degli Stati serbo e montenegrino.

Egli ha riassunto le ragioni della sua proposta in una lettera al Re e in un pro-memoria per S. M. la Regina di cui mi farà tenere copia per comunicarla a V.E.

La proposta è appoggiata solidalmente da tutto il Gabinetto e la pubblicità datale negli ambienti serbi e montenegrini pongono il Re in una situazione difficile poiché egli resta anche più isolato e se si oppone al progetto si espone ad essere additato al fanatismo dei nazionalisti come l'unico ostacolo al raggiungimento degli ideali serbi.

A questa considerazione debbo attribuire l'adesione data dal Sovrano in massima alla proposta (3).

(l) -Cfr. n. 366. (2) -Cfr. 323. (3) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado e Corfù con t. gab. 127i del 4 settembre, ore 20.
373

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1834/397. Pietrogrado, 4 settembre 1916, ore 11 (per. ore 14,05).

Ho ricevuto il telegramma di V. E. 1237 (l) e oggi stesso ho intrattenuto Neratov della proposta Briand insistendo sulla opportunità di darvi seguito. Neratov attende i ragguagli che l'ambasciata imperiale a Londra sarà per inviargli in proposito. Egli mi ha confermato che una volta ottenuto il consenso di Parigi e di Londra, Russia è pronta fare le desiderate comunicazioni all'Italia. Non ha alcuna difficoltà a che esse abbiano luogo a Parigi e desidera soltanto che il concentrarvi le conversazioni non assuma carattere di conferenza, sia perché questa sarebbe a suo avviso prematura, sia perché altri potrebbero domandare di prendervi parte.

374

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1833/398. Pietrogrado, 4 settembre 1916, ore 11 (per. ore 16).

Ministro di Grecia ha notificato oggi a Neratov la dissoluzione della Camera ellenica, la ·fissazione delle elezioni al 12 ottobre, la riunione della nuova assemblea ai primi giorni di novembre.

Neratov, che al pari di V. E. avrebbe ammesso il rinvio di un mese, cui Zaimis sembrava pensare, non ha mosso però alcuna ot>tezlone visto che ormai il decreto reale è pubblicato.

La situazione in Grecia appare a Neratov molto oscura e tale da non permettere previsioni. Egli non ha ancora notizie ufficiali della rivolta militare e ignora in qual modo siano procedute le cose circa chiamata della squadra a Salonicco. Corre voce in questi circoli politici che il Re del Montenegro abbia abdicato.

375

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1841/306. Londra, 4 settembre 1916, ore 20,48 (per. ore 1 del 5!.

Telegramma riservato di V. E. gabinetto n. 1265 (2). Hardinge mi diceva testè che Elliot e Governo britannico sono recisamente contrari a uno sbarco di truppe del quale del resto non si ravviserebbe nem

meno la necessita visto che Governo ell::nico ha ottemperato a tutte le domande rivoltegli. Flotta inglese ha ordine di non sbarcare. Hardinge però non mi ha dissimulato la sua seria preoccupazione per un qualsiasi incidente provocato forse ad arte che potrebbe da un momento all'altro mettere i Governi di fronte ad un fatto compiuto e pertanto ha aggiunto che sperava fervidamente di sapere presto la squadra partita.

Nel corso della conversazione di oggi con chiarezza anche maggiore di giovedì scorso (mio telegramma gabinetto n. 305) (l) Hardinge mi ha fatto capire la sua personale disapprovazione dei recentissimi episodi di politica a riguardo della Grecia, politica impostata dalla Francia per fini suoi particolari non certo corrispondenti agli interessi generali dell'alleanza. Ad una mia naturale domanda diretta a conoscere il perché della quiescenza inglese, ha risposto Sua Signoria con una eloquente stretta di spalle.

A proposito del deplorevolissimo fatto di Salonicco e specialmente del disarmo ed internamento di truppe fedeli al Sovrano ed obbedienti agli ordini del Governo legale ho raccolto un giudizio molto severo sul conto del generale Sarrail il che Hardinge ha definito una persona «impossibile».

Sfogo confidenzialissimo di Hardinge col quale mie relazioni personali vanno prendendo piega molto simpatica e cordiale va considerato come strettamente personale e come, tale lo riferisco a V. E. Hardinge era oggi reduce da Windsor dove attualmente travasi il Re.

(l) -Cfr. n. 346, nota 3. (2) -Cfr. n. 370, nota 6.
376

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1837/308. Londra, 4 settembre 1916, ore 20,48 (per. ore 0,25 del 5).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1242 (2). Hardinge mi ha detto non aver questo Governo preso ancora una decisione circa comunicazione al Giappone. Egli ha trovato molto giusta l'os:.;ervazione di V. E. e mi ha pregato di enunciarla in un promemoria che vuole inviare a Grey.

377

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3877/558. Berna, 4 settembre 1916, ore 21,05 (per. ore 24).

Consigliere federale Hoffmann mi ha chiesto oggi a proposito voce corsa di internamento italiani in Germania, voce che egli assicura che è fondata, se non fosse possibile uno scambio fra i tedeschi attualmente in Italia ed i

nostri nazionali rimasti nell'Impero germanico. Gli· ho risposto che mi sarei reso subito interprete presso R. Governo della sua generosa idea, ma che io dubitavo, data sproporzione del numero a nostro favore, sproporzione non compensata dalla qualità dei sudditi tedeschi rimasti in Italia, che la Germania accettasse scambio.

Mia osservazione fatta a titolo privato era mossa dal segreto pensiero di conoscere se proposta del Consigliere Hoffmann, invece di essere spontanea, fosse stata suggerita da Berlino, ciò che non è il caso avendomi il Consigliere Hoffmann subito risposto che io avevo forse ragione e che Germania probabilmente non avrebbe acconsentito. Ad ogni modo, concludeva, si potrebbe tentare.

(l) -Cfr. n. 364. (2) -Cfr. n. 354.
378

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1846/294. Atene, 5 settembre 1916, ore 13 (per. ore 16,45).

Membri di questa legazione di Francia vanno ripetendo chiaramente che tutto quello che è stato fatto non basta e che ad allontanare definitivamente l'influenza germanica dalla Grecia conviene sbarcare truppe delle potenze alleate nella capitale. Ciò è in relazione col divisamento da me tante volte segnalato a V. E. e con tanta costanza proseguito dalla Francia della intera presa di possesso della Grecia. Ignorasi esattamente dove siano le truppe che risulta in modo sicuro avere il generale Sarrail imbarcato a Salonicco in numero di circa diecimila in vista di tali operazioni. Si crede siano a Milo. Siccome tale sbarco può avvenire da un momento all'altro senza maggior preavviso a noi di quello che precedette l'arrivo della squadra alleata, così sarò grato a V.E. telegrafarmi d'urgenza se nel caso di sbarco gli anglo-francesi possono ordinare al comandante della Libia, giunta ieri, di sbarcare contemporaneamente i 60 uomini che egli mi ha detto aver disponibili (1). Il caso non mi sembra contemplato nelle istruzioni ricevute da esso comandante ed a me comunicate da

V. E. col Suo telegramma n. 1252 (2).

379

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1843/183. Parigi, 5 settembre 1916, ore 21 (per. ore 0,50 del 6). Telegramma di gabinetto n. 1264 (3).

Briand ha trasmesso al generale Sarrail osservazioni del generale Marro circa Essad pascià richiamando su di esse in special modo la sua attenzione.

R. nave Libia>>.

(-3) Cfr. 368.

Noh ha potuto dargli ordini tassativi avendo Sarrail pieni poteri per tutto ciò che riguarda l'azione militare.

Sarebbe pertanto opportuno che generale Cadorna, sia direttamente, sia a mezzo del generale Petitti, insistesse presso Sarrail nel senso desiderato dal generale Marro (l).

(l) Sonnino rispose con t. gab. 1280 del 6 settembre, ore 13,20, quanto segue: <<In caso sbarco anglo-francese V. S. potrà ordinare contemporaneo sbarco 60 uomini disponibili della

(2) -Cfr. 365.
380

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. RR. 3781/2001. Londra, 5 settembre 1916 (2).

Qualche settimana fa mi fu riferito che lord Cromer aveva accettato la presidenza onoraria di una lega jugo-slava qui costituitasi.

Senza indugio credetti attirare sulla notizia l'attenzione del Capo di Gabinetto del Visconte Grey of Fallodon. Al signor Drummond feci osservare che se la notizia era esatta, e veniva divulgata, l'impressione sull'opinione pubblica italiana non sarebbe stata certo gradita, data l'alta personalità e la meritata notorietà di lord Cromer. Aggiunsi che nel segnalargli la cosa io credevo rendere un servizio allo stesso Governo britannico. Al quale, vincolato già come è dagli accordi dell'aprile 1915, tutta questa mutue agnazione promossa dagli jugo-slavi e favorita da certe persone afflitte da morbosa cecità, non possono certo riuscire piacevoli i rinnovati tentativi miranti ad eccitare l'opinione pubblica inglese, per vedere riaperte questioni oramai g1a regolate In modo definitivo ed irrevocabile.

Riconoscendo appieno il fondamento delle mie osservazioni, il signor Drummond, che del fatto segnalatogli era affatto ignaro, mi promise avrebbe subito fatto eseguire opportune investigazioni per conoscere il vero stato di cose, ed eventualmente provocato pure da lord Grey una lettera nel senso da me desiderato.

Lunedì scorso il signor Drummond confermò l'esattezza della notizia da me segnalatagli, mi lesse la lettera di lord Cromer in risposta a quella di lord Grey, ed a mia domanda, me ne lasciò copia, che accludo al presente (3).

Ringraziato il signor Drummond per il suo cortese intervento e preso atto delle dichiarazioni di lord Cromer, non nascosi, avrei, per i motivi già espostigli, assai preferito che il nobile lord si fosse tenuto estraneo a queste agitazioni dei jugo-slavi. I quali, malgrado la purità apparente delle intenzioni manifestate da lord Cromer, mirano in realtà a raggiungere scopi in contraddizione stridente con interessi italiani, già regolati e virtualmente acquisiti in base ai noti accordi.

(-3) Vedi allegato.

21 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

ALLEGATO.

CROME A GREY

L. P. Ardgowan Greenock, 26 agosto 1916.

I fear it is too late for me to retire from the honorary presidency of the Jugo Slave League as I have already accepted but I can very positively assure the Italian Ambassador that the League has been formed with no sort of intention to adopt an hostile attitude towards rtaly. On the contrary those with whom I am associated most earnestly desire to work in harmony with the Italians and so far as it lies in my power I shall certainly do my best to discourage anything which would be at ali calculated to excite Italian suspicions or wound Italian susceptibilities. I may also mention that I am Vice-President of an Italian League whose object it is to encourage by ali possible means friendly relations between this country and rtaly.

(l) -Cfr. n. 385. (2) -Manca l'indicazione della data di arrivo.
381

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1857/400. Pietrogrado, 6 settembre 1916, ore 10 (per. ore 9,45 del 7).

Principe Nicola di Grecia si è adoperato a persuadere Buchanan e Paléologue della opportunità che i rispettivi Governi richiamino da Atene Elliot e Guillemin. S. A. R. ha inoltre fatto nuovamente rilevare a entrambi che Venizelos costituisce un pericolo per la dinastia greca. Miei colleghi gli hanno risposto giustificando condotta di Elliot e Guillemin e facendo apologia di Venizelos. A quanto mi viene riferito dal collega di Inghilterra principe Andrea ha fatto a Londra analogo passo presso Hardinge, il quale ha detto a proposito della sua visita che « il principe presentatosi in qualità di accusatore fu trattato come accusato».

Questione dell'intervento greco fu appena sfiorata dal principe Nicola che accennò alla possibilità che esso si verifichi soltanto nel caso in cui la Grecia non dovesse entrare in guerra che con gli Stati balcanici. Non vi fu luogo pertanto ad aperture da parte sua circa condizioni che Grecia chiederebbe per intervenire né i due summenzionati Ambasciatori gliene fecero cenno.

Anche Neratov mi ha detto che sulla questione dell'intervento e quindi delle condizioni di esso non vi fu alcun scambio di idee col principe Nicola. Tanto Neratov che Buchanan non si dimostrarono del resto tanto desiderosi di quell'intervento. Neratov vi attribuisce una qualche importanza soltanto per l'effetto che potrebbe produrre in Bulgaria.

Quanto agli avvenimenti che si svolgono in Grecia, Neratov si è limitato a

constatare meco la difficile posizione del Re e dei Ministri di Germania e

Austria-Ungheria in Atene. Le tre esigenze di occupare le stazioni ferroviarie,

di sequestrare le navi tedesche e allontanare Schenk e altri propagandisti, ac

compagnate dalla dimostrazione navale (a quanto sembra fu accolta lietamente

dalla popolazione), pongono infatti la Corona in un imbarazzo dal quale diffi

cilmente Germania e Austria potrebbero sottrarla. D'altro canto movimenti

di rivolta di Salonicco sembrerebbero destinati a estendersi e necessità di tro

vare una soluzione diventa per il Re sempre più urgente. Qui si è assunta frattanto attitudine di semplice attesa.

382

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1854/297. Atene, 6 settembre 1916, ore 14 (per. ore 23,40).

In seguito all'accordo fra questo Governo e legazioni di Francia e Inghilterra sembra si sia avviata la regolare esecuzione delle tre domande contenute nella nota anglo-francese (l):

2°) Sono più o meno cessati gli arresti e gli atti arbitrari della polizia segreta anglo-francese. Agenti nemici, in numero di circa 60, indicati nella lista rimessa a Zaimis da questi Ministri di Francia e a1 mgnuterra verranno domani sera imbarcati sopra battelli greci e sotto scona greca conuottl a Kavala.

3°) I greci che le legazioni di Francia e di Inghilterra designeranno come colpevoli di avere aiutato la propaganda nemica, verranno giudicati da tribunali greci.

Confermo che questo Ministro di Francia trova assolutamente inadeguata la moderata soluzione di cui sopra, e spinge suo Governo ad ottenere migliori garanzie che la propaganda tedesca non rinasca qui sotto altre forme.

Per conto mio non posso a meno di considerare che finché saranno risparmiati la Regina Sofia, Streit, consigliere intimo del Re, ed altri tre o quattro personaggi altolocati, in stretto contatto con questa legazione di Germania, non si potrà sperare cessi in Grecia l'influenza tedesca.

l 0 ) Non sarà, per ora almeno, esercitato nessun controllo effettivo dei telegrafi e radiotelegrafi greci. Essi continueranno a funzionare come prima ma sotto la responsabilità di Zaimis che essl non servano per comumcaztoni cifrate delle legazioni nemiche. Zaimis però ha ottenuto 11 permesso di poter comunicare in cifra con le proprie Legazioni anche in Paesi nemici. Difatti sono partiti in questi ultimi giorni numerosi radiotelegrammi soprattutto per Sofia e Berlino.

383

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1851/298. Atene, 6 settembre 1916, ore 12,10 (per. ore 21,40).

Telegramma di V. E. n. 1265 (2). Previo accordo con Demidov che ha ricevuto le istruzioni all'uopo ho oggi rimesso a Zaimis seguente nota verbale: «D'ordre de son Gouvernement le Ministre Italie a l'honneur d'informer

S. E. M. Zaimis, Président du Conseil des Ministres, Ministre des Affaires

Etrangères du Royaume de Grèce, quc l'Italie donne son adhésion aux trois demandes contenues dans la note des Légations de France et de Grande Eretagne adressée au Ministère des Affaires Etrangères ellénique en date du 2 Septembre ».

(l) -Cfr. n. 369. (2) -Cfr. n. 370, nota 6.
384

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1283. Roma, 6 settembre 1916, ore 18.

Questa Ambasciata britannica mi ha informato che, in seguito alle obiezioni da me fatte (mio telegramma n. 1242 (1), Grey ha telegrafato all'Ambasciatore britannico a Tokio se non convenga meglio sospendere la dichiarazione consaputa. Ho risposto opinare che convenga non farne nulla restando inteso tra le quattro potenze che esse conformeranno nella realtà il loro contegno alle intenzioni espresse nella dichiarazione stessa (2).

385

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

T. GAB. 1284. Roma, 6 settembre 1916, ore 17.

Il R. Ambasciatore a Parigi, al quale inviai istruzioni in conformità al contenuto del telegramma n. 473 in data 1° settembre del generale Marro (3), mi telegrafa che Briand ha trasmesso al generale Sarrail osservazioni circa Essad pascià richiamando su di esse in ispecial modo la sua attenzione (4). Sembrerebbe però opportuno che, se V. E. concorda su quanto propone Marro,

o a mezzo di Joffre o del generale Petitti, insistesse presso Sarrail nel senso desiderato ( 5) .

386

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1855/301. Atene, 6 settembre 1916, ore 19 (per. ore 10,10 del 7).

Stamane ho parlato a lungo con Zaimis. Gli ho domandato che cosa vi sia di vero nelle voci correnti che il suo Gabinetto avesse cambiato di carattere e

da Gabinetto d'affari fosse divenuto Gabinetto politico coll'appoggio dei due capi partito Venizelos e Gunaris. Zaimis mi ha detto: «Il mio seguita ad essere Gabinetto d'affari, però, per la forza delle cose, mi trovo costretto ad occuparmi un poco di politica». Presi la palla al balzo e gli chiesi se questo suo occuparsi di politica volesse dire come mi veniva riferito che egli avesse cominciato a '>Ondare alcuni Gabinetti ed in modo speciale quello francese intorno alle loro disposizioni nel caso di uscita dalla Grecia dalla neutralità. Zaimis ha risposto che si trattava per ora di conversazioni private e che egli aveva soprattutto voluto sentir l'opinione al riguardo dei rappresentanti greci all'estero. Incidentalmente mi ha detto Romanos aveva già riferito che Tittoni era decisamente favorevole all'uscita della Grecia. A titolo personale gli ho detto che se egli voleva svolgere una tale azione politica conveniva che in essa dimostrasse apertamente fiducia nell'Italia. A torto si è voluto rappresentarci dai nostri nemici, e forse da qualche amico, fino ad oggi come irriducibilmente contrari agli interessi della Grecia. Se una cosa poteva creare in Italia una corrente forse irriduttibile contro la Grecia ciò sarebbe stato appunto il sospetto che la Grecia volesse fare una politica di intrighi contro di noi, cercando vanamente di escluderci dal regolamento di questioni che come potenza adriatica e mediterranea più ci interessano. Non cadesse egli nell'errore di Venizelos di voler considerare antica triplice intesa come in opposizione all'Italia che era sopraggiunta a trasformarla in quadruplice. Ero certo che se avesse avuto fiducia in noi non avrebbe avuto motivi di pentirsene.

Rispetto alla questione delle elezioni Zaimis mi ha fatto chiaramente intendere che, pur senza fissare nulla e senza veruna nuova data, tutto sarebbe stato lasciato per il momento indeterminato e sospeso.

(l) -Cfr. n. 354. (2) -Imperiali rispose con t. gab. 1861/312 del 7 settembre, ore 10,25: <<Circa la nota comunicazione a Tokio, Hardinge mi ha detto oggi essersi, tutto compreso, ritenuto preferibile il lasciare cadere la cosa ». (3) -Cfr. n. 368. (4) -Cfr. n. 379. (5) -Cadorna rispose con t. gab. 1894 del 9 settembre, ore 17,10 quanto segue: «Ho provveduto a rimettere al capo missione francese per il generale Joffre la memoria riassumente tutte le osservazioni circa Essad pasclà ».
387

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1285. Roma, 6 settembre 1916, ore 20.

Miei telegrammi nn. 1228 e 1271 (1). Per il caso si effettuasse l'unione della Serbia e del Montenegro è evidente che la situazione adriatica varierebbe da quella esistente e tenuta da noi in considerazione ai tempi del negoziato di Londra prima del nostro intervento. Sarebbe invero tra altro ben diversa la efficienza e la situazione di Cattaro, ancorché dichiarata neutralizzata, se in mano del Montenegro o di una Serbia fortemente ingrandita. Occorrerà pertanto che con il debito tatto

V. E. colga l'occasione di prospettare l'eventualità a cotesto Governo, saggiandone gli atteggiamenti, ed avanzando, eventualmente, ogni nostra maggiore riserva.

(l) Cfr. n. 323, nota 3, p. 215 e n. 372, nota 3.

388

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1852/310. Londra, 6 settembre 1916, ore 20,58 (per. ore 0,40 del 7).

Mio telegramma gabinetto n. 309 (l).

Cambon non essendosi fatto vivo, sono stato oggi da lord Crewe al quale ho fatto presente, riassumendo situazione, necessità di non differire nota comunicazione dovutaci circa Asia Mirore. Sua Signoria mi ha detto che terminato ormai scambio di vedute con Parigi e Pietrogrado vertente principalmente su questione di forma, poteva annunziarmi che «adeguata» comunicazione ci sarebbe fatta prossimamente. Benché non ne fosse ancora perfettamente sicuro, riteneva Sua Signoria avrebbe luogo a Roma pel tramite dei tre Ambasciatori alleati, tale procedura sembrava a lui più regolare ed anche più deferente.

Ho detto che le questioni di forma e di procedura mi parevano accessorie. Essenziale era che il Governo del Re, siccome ha diritto di aspettarsi, sia messo al più presto e nel modo più esauriente al corrente di quanto venne discusso e convenuto fra gli alleati circa le questioni rappresentanti per l'Italia interessi primordiali.

Lord Crewe mi ha senza reticenze ma in via confidenziale e personale confessato che, in pieno accordo con Grey, egli sino dal primo mio accenno di due mesi fa manifestò avviso che comunicazioni dovessero essere fatte subito, ma contro tale avviso furono elevate note difficoltà. Su questo punto ho già ragguagliato V. E.

389

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1878/403. Pietrogrado, 7 settembre 1916, ore 11 (per. ore 17,55 dell'B).

Telegramma di V. E. n. 1242 (2).

Al giungere di detto telegramma ho comunicato a Neratov che V. E. era disposto ad accettare si omnes la formula della dichiarazione da farsi a Tokio ma ho fatto presenti le osservazioni dell'E. V. rilevando a questo proposito opportunità di aver riguardo alle suscettibilità del Giappone. Ho motivo di credere che Governo russo abbia riconosciuto tale opportunità. Oggi Neratov

256 mi ha informato che questa formula è stata abbandonata e che Russia intend& invece proporre di notificare semplicemente al Governo giapponese l'accordo passato fra le quattro potenze in occasione delle convenzioni stipulate con la Romania.

Formula sarà probabilmente concretata oggi e sarà concepita nei termini più cortesi.

(l) -T. gab. 1842/309 del 4 settembre, ore 20,48, non pubblicato, con il quale Imperiali riferiva non avergli ancora Cambon comunicato nulla circa le istruzioni impartitegli da Brland. (2) -Cfr. n. 354.
390

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1866/302. Atene, 7 settembre 1916, ore 13,40 (per. ore 21,25).

Per mezzo del R. addetto navale che si tiene in contatto assiduo col comandante Roquefeuil ho fatto dire a quest'ultimo che era giunta notizia al R. Governo (l) che Essad si prepara a passare nell'Albania meridionale e che da tempo Sarrail asseconda tale proposito; che noi chiedevamo a lui di voler verificare, se possibile, l'esattezza dell'informazione e, se essa era vera, di far dire a Sarrail che in questo momento l'andata di Essad nell'Albania meridionale non ci conveniva.

Roquefeuil ha scritto tosto in tal senso a Sarrail.

Mi riservo di fare conoscere la risposta che mi giungerà.

391

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1868/303. Atene, 7 settembre 1916, ore 13,40 (per. ore 7,15 dell'B).

Ieri Ammiraglio francese ha notificato al Ministro di Francia che, avendo constatato che nella notte precedente erano stati trasmessi numerosi radiotelegrammi in cifra ed avendo egli dal Governo francese ordine perentorio di opporsi a ciò, avrebbe, se questa pratica non cessasse tosto, preso misure necessarie.

In seguito a ciò il Ministro di Inghilterra si è recato da Zaimis, il quale ha accettato senza discussioni questa nuova esigenza. Essa sembrerebbe in contraddizione con quanto era stato fissato dapprima che cioè il Governo ellenico si riservava il diritto di telegrafare o radiotelegrafare in cifra colle pro

prie legazioni anche in paesi nemici dell'Intesa (mio telegramma gabinetto

n. 297) (l) ma ormai non si è più a contare i soprusi francesi.

Gli espulsi austro-tedeschi partiranno oggi in numero di 60 per Kavala su nave greca. Fra di essi sono numerosi agenti commerciali la cui partecipazione alla propaganda politica tedesca era per lo meno dubbia. Certamente Inghilterra e Francia con queste espulsioni fanno, fra le altre cose, anche un buon affare spazzando la piazza dal commercio tedesco che l'aveva [occupataJ e sostituendovisi.

È gran peccato che il commercio italiano non sembri preparato a profittare nemmeno in piccola misura di tale stato di cose.

(l) Cfr. n. 368.

392

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1289. Roma, 7 settembre 1916, ore 13,45.

Rodd mi comunicava riservatamente che il ministro di Grecia a Londra si era presentato in questi giorni a Grey, esponendogli per conto di Zaimis che il Re Costantino consentiva che la Grecia prendesse ormai parte alla guerra insieme con gli alleati; ma che questo le era reso difficile dalla situazione finanziaria e anche militare per effetto dell'avvenuta smobilitazione e dell'isolamento dei due corpi a Seres. Chiedeva quali fossero i mezzi che potessero fornirgli gli alleati e quali le disposizioni loro a suo riguardo. Teneva intanto molto al segreto.

Grey riteneva doversi rispondere che si sarebbero prestati i mezzi finanziari e i rifornimenti necessari, e che gli alleati avrebbero considerato favorevolmente gl'interessi e la causa della Grecia, ma che era necessario che essa entrasse entro breve tempo in conflitto contro i bulgari.

Grey fa rilevare l'utilità che possono portare agli alleati le navi elleniche da guerra e mercantili.

Ho risposto che riconoscevo essere difficile per gli alleati respingere l'offerta del Re Costantino, e che accettandone il concorso vi era il vantaggio di evitare le incresciose questioni dinastiche che sarebbero sorte perdurando la situazione attuale. Ma non conveniva nascondersi che l'alleanza greca, che ormai poteva militarmente servire a poco, avrebbe d'altra parte reso più difficile qualunque eventualità di sistemazione separata con la Bulgaria, la quale teneva al porto di Kavala quanto alla Macedonia.

Si poteva quindi accettare l'offerta della Grecia, ma senza fare promesse per attirarla.

{2) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 30-31.

(l) Cfr. n. 382.

393

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1290. Roma, 7 settembre 1916, ore 19,20.

Giers mi riferisce il seguente testo della comunicazione che Sturmer proporrebbe di fare al Giappone, e sul quale chiede le mie impressioni:

« Les Gouvernements de Russie, de France, Britannique et d'Italie, ayant conclu une Convention avec le Gouvernement de Roumanie au sujet de son accession à l'Alliance, ont reconnu à la Roumanie le droit de participer à la future conférence de la paix. Les quatre cabinets se sont en meme temps engagés réciproquement à n'introduire et à n'admettre à la dite conférence aucune formule sans accord préalable entre eux. Le Gouvernement Impérial du Japon, n'étant pas signataire de la Convention conclue per la Russie, la France, l'Angleterre et l'Italie avec la Roumanie, l'Ambassade de ... a été chargée de donner connaissance au Cabinet de Tokio de l'accord susvisé à titre amicai et confidentiel ».

Ho risposto che consigliavo, per non urtare le suscettibilità del Giappone, di sopprimere puramente e semplicemente il secondo periodo dalle parole: «Les qua tre cabinets... » fino alle parole «préalable entre eux »; insomma non comunicherei al Giappone nulla che riguardi l'intesa segreta avvenuta tra le quattro Potenze. Inoltre e all'infuori di ogni dichiarazione da farsi al Giappone proponevo che le quattro Potenze restassero intese tra loro sulla seguente formula:

«Les quatre Puissances restent d'accord entre elles que pour toutes les questions qui toucheraient. à l'Extrème Orient elles n'introduiront ni laisseront introduire à la Conférence de la paix aucune proposition sans un accord préalable entre elles et le Japon. Cette entente ne ferait pas l'objet d'une communication au Japon ».

Giers mi chiese che cosa consigliavo di rispondere nel caso che il Giappone chiedesse di sua iniziativa come gli alleati si sarebbero regolati alla Conferenza.

Ho risposto che in tal caso si rispondesse semplicemente che se il Giappone aveva da proporre durante la Conferenza qualche questione che lo interessasse se ne sarebbe discusso dietro sua domanda tra i cinque alleati, lui compreso, prima di introdurla alla Conferenza, e che egualmente avrebbero proceduto a suo riguardo le quattro potenze per tutte le questioni che potessero toccare i suoi interessi.

(1) Ed. in SoNNINO, Diario, cit., pp. 31-32.

394

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1872/307. Atene, 7 settembre 1916, ore 19,30 (per. ore 10,45 dell'B).

In un telegramma già comunicato da Mombelli allo Stato Maggiore, tenente colonnello Gilbert telegrafa quanto segue:

«Essad è tuttora Salonicco dove si va installando come un capo di Governo. Sono giunti alcuni Ministri albanesi. È molto probabile che egli non si muova verso l'Albania prima che le truppe alleate vi siano giunte».

Tali informazioni sarebbero in contraddizione con quelle inviate a V. E. da Marro ignoro su che basi (telegramma V. E. gabinetto n. 1264) (l). Tuttavia seguito mia pratica con l'addetto navale francese di che mio telegramma n. 302 (2).

395

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1889/350. Bucarest, 7 settembre 1916, ore 20,05 (per. ore 17,10 del 9).

È bene che il R. Governo non si faccia illusioni sulla gravità della situazione in Romania. A mio avviso, se russi non inviano qui d'urgenza ingenti rinforzi e se romeni non riescono a portare sollecitamente la maggiore parte delle loro forze sulla fronte bulgara, Romania subirà la stessa sorte del Belgio della Serbia e del Montenegro.

In quanto ai romeni è pure indispensabile un immediato cambiamento nel comando dello Stato Maggiore personificato nel generale Iliesco il quale è autore delle disposizioni, responsabile del piano sbagliato della campagna.

Impressione che si ha qui ora è semplicemente di scoraggiamento e di disorganizzazione.

È da augurarsi che si tratti di una situazione transitoria.

Insieme al comando dello Stato Maggiore romeno responsabili dell'attuale situazione sono l'ex Ministro di Francia, Blondel, che ha inteso a provocare ad ogni costo l'entrata in azione della Romania accettandone ciecamente le pretese ed i piani anticipatamente più assurdi cd il Ministro e l'addetto militare russi i quali si sono lasciati influenzare da considerazioni di carriera ed hanno illuso Governo Imperiale, che pure avrebbe dovuto subire più di tutti gli altri alleati le conseguenze di una sconfitta, sul vero stato delle cose.

V. E. immagini che l'addetto militare russo che prima di venire qui era in Bulgaria assicurava fino a pochi giorni fa che i bulgari non avrebbero attaccato: ora i bulgari non solo hanno attaccato ma si accaniscono più che su di ogni altro sui soldati russi.

Del resto tutto quanto riferisco più su non è che riassunto, disgraziatamente confermato dai fatti, dei telegrammi che ho da due anni in qua spediti a codesto Ministero su questo argomento.

(l) -Cfr. n. 368. (2) -Cfr. n. 390.
396

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1860/311. Londra, 7 settembre 1916, ore 22,23 (per. ore 1,20 dell'B).

Mio telegramma n. 303 (l).

Hardinge mi ha detto oggi avere ora questo Governo presentato a Parigi e a Pietrogrado formale proposta che la comunicazione per Asia Minore abbia luogo a Roma. Da Hardinge nel corso della conversazione ho pure appreso che il Governo francese non ha proposto la concentrazione a Parigi ma ha lasciato

ai due alleati la scelta della capitale (2).

397

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. S. PER CORRIERE 1913/48. Berna, 7 settembre 1916 (per. il 10).

Non tenendo conto del fin de non recevoir opposto alle pratiche tentate dal Dr. Torock (4), mi si è oggi presentato il Dr. Holl6 Gabor, figlio del deputato Holl6, uno dei capi del partito Karolyi. Egli mi ha supplicato di ascoltarlo e di trasmettere a V. E. sotto il vincolo del più stretto segreto, quanto segue:

Il partito Karolyi non si fa più nessuna illusione sull'esito della lotta fra i due grandi gruppi delle Potenze europee. L'Ungheria apre un po' tardi gli occhi, accorgendosi d'essere stata ingannata. Se la Germania riuscisse vittoriosa della lotta, la indipendenza magiara sarebbe finita, l'elemento tedesco avrebbe creato il sopravvento al di qua e al di là della Leitha. L'Ungheria è pronta ai più grandi sacrifici, anche alla cessione della Transilvania alla Romania, e di parte dell'antico territorio alla Russia e all'Italia, pur di avere la pace, e assicurare l'indipendenza del nucleo magiaro. Meglio più piccoli ma veramente liberi. Il popolo ungherese che un anno fa era pieno ancora di megalomania, è interamente dalla parte del partito guidato dal Karolyi, dal Batthyany e dall'Hallo. Questo partito ha larghe aderenze in ogni ceto e molte anche nella ufficialità, stanca della tirannia germanica. Purtroppo la stampa è quasi tutta ancora nelle mani degli israeliti che sono per il Governo, ma il partito nazionalista si farebbe forte colla

sua azione sul popolo e principalmente coi meetings (che le autorità prive adesso d'ogni prestigio non saprebbero e potrebbero proibire) di far capire su chi ridonda la responsabilità di questa guerra che ha rovinato il paese e che lo conduce per forza allo smembramento. L'Ungheria sa di aver perduto la partita e, per quanto le costi, pagherà. Tanto il Batthyàny quanto il Kàrolyi, ricchissimi proprietari fondiari, non possono venire in Svizzera a parlare della cosa ed esporre delle proposte pratiche, positive, ma se il principio generale fosse accolto dall'Italia, dalla Russia e dalla Romania, il deputato Hollò, a rischio della sua vita, verrebbe qui a trattare la cosa coi delegati delle Potenze alleate. Il signor Hollò figlio, ha chiuso la sua lunga esposizione dicendomi testualmente: «L'Ungheria muore per propria colpa, noi ci raccomandiamo soprattutto all'Italia di non ucciderei, ma in nome dell'antica amicizia fra i due paesi, di salvarci, facendoci pure scontare, come meritiamo, le nostre colpe. Vengo a nome della parte più sana della popolazione: ascoltateci, ma non respingete tassativamente senza discussione il nostro desiderio. Mio padre ed i suoi colleghi aspettano ansiosamente il verdetto del Governo italiano e dei suoi alleati».

Mi sono limitato a fargli comprendere che questi passi mi sembravano molto tardivi ma che non avrei mancato di far conoscere a V. E. il desiderio del partito Kàrolyi, riesternato a così breve distanza, desiderio che è un serio sintomo della gravissima situazione del regno magiaro (l).

(l) -Cfr. n. 359. (2) -Rltrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1294 dell'B settembre, ore 20.

(3) Ed. In SONNINO, Carteggio, cit., n. 33.

(4) Cfr. n. 307, nota 3.

398

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1879/404. Pietrogrado, 8 settembre 1916, ore 11,15 (per. ore 17,45).

Neratov mi ha informato di aver ricevuto per il tramite di questa Ambasciata di Francia comunicazione con la quale Briand fa conoscere essere pronto a far parte all'Italia dell'intesa intervenuta fra Russia Inghilterra e Francia circa Stretti ed Asia Minore e propone al Governo Imperiale di formularne l'esposizione e di concertare la comunicazione da fare in proposito al Governo italiano. Neratov mi ha detto che in seguito alle richieste da me fatte a tale riguardo egli si era rivolto ai Gabinetti di Parigi e Londra anche per il tramite di questi Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra per far note nostre domande e chiedere loro il consenso ad aderirvi. Egli ha soggiunto che il consenso di Briand, è ora pienamente acquisito e non si può dubitare che quello di Grey non abbia tosto a seguire anche se sua formale risposta non è ancora pervenuta, sicché Governo russo disponesi a redigere l'esposizione su menzionata che sarà pronta fra qualche giorno (2).

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 411. (2) -Ritrasmesso a Londra e Parigi con t. gab. 1298 del 9 settembre, ore 18.
399

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1885/315. Londra, 8 settembre 1916, ore 21,30 (per. ore 2,40 del 9).

Senza accennare apertamente all'argomento di cui telegramma di V. E. gabinetto n. 1285 (1), il che mi riservo fare alla prima occasione direttamente con Grey, ho chiesto ieri in via personale ad Hardinge se egli era al corrente di voci circolanti circa l'eventuale unione del Montenegro alla Serbia e che cosa ne pensava. Premesso che nulla sapeva circa l'argomento sul quale avrebbe egli piuttosto potuto chiedere informazioni a me, ha detto Hardinge essere pur ,troppo innegabile che il Re del Montenegro ha tenuto. durante tutta la guerra una condotta molto equivoca. Sembrargli inoltre il Montenegro un paese privo di risorse e quindi non in grado di mantenersi per proprio conto. Ho risposto parermi al contrario che il Montenegro cogli ingrandimenti già ottenuti e quelli riservatigli in futuro possa benissimo vivere e prosperare in perfetto ordine. Questo era del resto il concetto prevalente all'epoca in cui furono stipulati i nostri accordi la conclusione dei quali subì perfino notevoli ritardi a causa delle stipulazioni che Russia volle introdurvi a tutela dei diritti del Montenegro del quale a quell'epoca nessuno pensava alla scomparsa e tutti invece desideravano l'ingrandimento. Ripetutomi che della questione era egli ignaro e che dei particolari del nostro negoziato aveva nozione solo sommaria, Hardinge mi ha chiesto se, a parte ovvie considerazioni familiari, soluzione in un senso o nell'altro aveva per noi interesse politico.

Ho risposto subito in modo affermativo e senza parlare in specie di Cattaro, ho rilevato parermi di piena evidenza che aver di fronte a noi in Adriatico due paesi indipendenti era molto diverso dall'averne uno solo fortemente ingrandito. A questo punto è rimasta la conversazione privata e preliminare che riprenderò con Grey nel senso prescrittomi da V. E.

400

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. 1884/186. Parigi, 8 settembre 1916, ore 21,50 (per. ore 0,25 del 9).

Briand mi ha detto che Sturmer avrebbe voluto che al Governo italiano si fosse comunicato soltanto un sunto degli accordi tra Russia, Inghilterra e Francia ma egli ha risposto insistendo perché sia comunicato il testo completo. Attende la risposta definitiva da Londra e Pietrogrado e dice che sarà sicuramente favorevole. Mi ha detto che Grey e Sti.irmer erano caduti in equivoco ritenendo che

le trattative circa la zona da assegnarsi all'Italia dovessero avere luogo mediante riunione a Parigi di una speciale conferenza e avevano formulato delle obiezioni. Briand ha risposto che non si tratta affatto di conferenza, ma soltanto di evitare la confusione della discussione contemporanea a Parigi, Pietrogrado e Londra delle domande italiane sotto punti di vista diversi. Egli, facendosi qui il centro della conversazione, si manterrebbe in comunicazione costante con Grey e Stiirmer. A queste sue considerazioni non è stata data ancora risposta. Egli mi ha detto che nell'accordo fra le tre potenze si ebbe cura di non pregiudicare le aspirazioni italiane per la zona di Adalia quali risultavano dalle comunicazioni fatte a Londra nel 1914 (1). Gli ho risposto che la situazione si presentava allora diversa, che non fu fatta alcuna delimitazione, e che la zona italiana dev'essere costituita in modo da avere in sé gli elementi di una vita economica indipendente. Briand mi ha risposto che appunto si trattava ora di delimitare, discutendo i dettagli con le intenzioni più amichevoli (2).

(l) Cfr. n. 387.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 34.

401

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1896/410. Pietrogrado, 9 settembre 1916, ore 10 (per. ore 17,10).

Benckendorff ha telegrafato oggi a questo Ministro degli affari esteri formale consenso dell'Inghilterra alla comunicazione da farsi all'Italia circa intesa delle tre potenze per l'Asia Minore e gli Stretti. Neratov mi ha ripetuto che sta redigendo l'esposizione di detta intesa che, una volta approvata aa Francia e Inghilterra, verrà consegnata a V. E.

402

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1897/411. Pietrogrado, 9 settembre 1916, ore 10 (per. ore 17,10).

Giusta notizie di questo Ministero degli Affari Esteri, Zaimis ha consultato Gunaris, Venizelos, Rallis e gli uomini politici i quali unanimamente si sarebbero espressi favorevolmente per l'intervento della Grecia con la Intesa. Zaimis avrebbe poi interpellato Ministri d'Inghilterra e Francia per sapere se:

1° -sarebbero disposti a fornire i mezzi pecuniari indispensabili per l'entrata in campagna;

2° -se fornirebbero munizioni e materiale da guerra.

Ministri hanno trasmesso tali domande ai loro Governi.

Hardinge nel parlare di quanto precede a Benckendorff ha partecipato

che Inghilterra nulla ha da obiettare all'intervento e potrebbe prendere parte

all'aiuto finanziario, che la questione del munizionamento non può essere però risolta che dalla Francia; in ogni modo dovrebbesi fissare la data alla quale Grecia entrerà in azione. Quanto alla situazione interna sembra che Venizelos sarebbe disposto ad appoggiare Zaimis se questo si risolverà per la politica d'intervento.

(l) -Cfr. serie V, vol. I, nn. 201 e 223. (2) -Ritrasmesso a Londra e Pletrogrado con t. gab. 1301 del 9 settembre, ore 20.
403

L'AMBASCIATORE A PIETROG RADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1911/412. Pietrogrado, 9 settembre 1916, ore 10,30 (per. ore 10 dell'11).

A quanto mi ha detto il collega di Francia, Venizelos avrebbe dichiarato che egli non sarebbe entrato in scena che qualora il Gabinetto Zaimis non volgesse la sua politica all'intervento a fianco dell'Intesa mentre nel caso affermativo egli avrebbe prestato tutto il suo appoggio all'attuale Governo. Stiirmer mi ha confermato questa notizia aggiungendo che sebbene non fossero ancora note le intenzioni del Re, sembrava che un'atmosfera favorevole all'azione si andasse creando in Grecia e che Venizelos attenuasse la sua agitazione tanto che egli non avrebbe sollevato alcuna obiezione al rinvio delle elezioni.

Stiirmer mi ha però ripetuto di non aver ricevuto né di qui né da Atene alcuna domanda da parte greca circa le disposizioni della Russia nel caso di un intervento ellenico.

Ad ogni buon fine mi è sembrato il caso di rammentare al Ministro che quando, con una politica ormai da tutti ritenuta sbagliata, l'Intesa profuse premurose offerte alla Grecia trattavasi di indurla ad aiutare la Serbia e la situazione degli alleati nei Balcani non era certamente quella d'oggi. Queste due considerazioni dovrebbero tenersi presenti nell'esaminare le eventuali richieste greche; a proposito di queste osservai che se la Grecia avanzasse la domanda di garanzia dello statu quo territoriale anteriore alla guerra, converrebbe procedere cautamente nell'accettarla e ciò a prescindere dalla situazione già pregiudicata che la Grecia ha lasciato creare per opera dei bulgari. Resta infatti a giudicare se, in vista di un eventuale nuovo assetto di cose, le potenze non abbiano interesse a conservare la libera facoltà di assegnazione territoriale, valendosene ai loro scopi e conformemente alle circostanze attualmente imprevedibili che lo svolgersi degli avvenimenti sarà per produrre. Stiirmer non si è pronunziato ma mi è sembrato notare che egli non fosse indifferente a tali considerazioni. Neratov, presente al colloquio, ha rilevato che Venizelos si era dichiarato in altri tempi disposto alla cessione di Kavala alla Bulgaria.

404

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI

T. GAB. 1309. Roma, 9 settembre 1916, ore 20,20.

Rodd mi ha riferito proposta Grey di dar notizia sommaria degli accordi intervenuti fra Governo britannico ed italiano nei riguardi Senusso. Ho risposto, dopo aver sentito collega Colonie, consentire pienamente, richiamando anzi attenzione Grey se non converrebbe egli prendesse iniziativa allargare accordi in modo da comprendervi Francia per quanto può riguardarla (1).

405

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1899/316. Londra, 9 settembre 1916, ore 21 (per. ore 23,35).

Dall'assieme di vari colloqui recenti ebbi impressione esistesse divergenza tra Londra e Parigi circa il contenuto della nota comunicazione per l'Asia Minore. Fu per questo che nel colloquio con lord Crewe di mercoledì (mio telegramma gabinetto n. 310 (2) insistei specialmente su comunicazione completa integrale. La divergenza mi fu esplicitamente confermata giovedì da Hardinge che riconoscendo il fondamento dei miei insistentissimi rilievi mi disse tanto a lord Crewe quanto a lui Grey, parere che la comunicazione doveva essere esauriente. I tre alleati dissero, debbono minutamente informare il quarto di tutto quanto fu tra loro detto e convenuto. Tali vedute sono state approvate da Grey, che stava ieri, quando entrai da lui, redigendo un memorandum responsivo ad altro francese. Grey mi confidò che Governo francese aveva proposto che la comunicazione avesse luogo sotto forma di un succinto promemoria informativo da elaborarsi dagli Ambasciatori a Roma. Questa proposta non venne da lui accettata perché egli intende che la comunicazione sia per giungere accompagnata da tutti quei documenti riferentisi alle avvenute conversazioni. Nel confermarmi stamane quanto precede, Grey ha aggiunto preghiera personale a V. E. di volere considerare queste informazioni come strettamente confidenziali. Ieri incontrai Cambon al Foreign Office: si sfiorarono vari argomenti di attualità, ma non una parola egli disse della questione dell'Asia Minore. Silenzio collega mi pare abbia ancora una volta giustificato osservazione sottoposta a V. E. col mio telegramma gabinetto n. 304 ( 3).

406

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1904/161. Cristiania, 9 settembre 1916, ore 23,45 (per. ore 5 del 10).

Ho [saputo] da fonte sicura che nel prossimo convegno di Cristiania, Ministri scandinavi sosterranno fra l'altro, in base all'ordine del giorno analogo dell'ultimo congresso interparlamentare di Stoccolma, la necessità dell'attuazione del progetto di diramare un invito a tutti gli Stati neutrali europei ed agli Stati

Uniti dell'America del Nord di riunirsi in una conferenza onde accordarsi circa i mezzi atti ad assicurare all'indomani della pace la durata di questa, la ristorazione del diritto delle genti e la protezione degli interessi comuni.

(l) -Per la risposta di Imperiali cfr. 418. (2) -Cfr. n. 388. (3) -Cfr. n. 363.
407

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 9 settembre 1916.

Credo opportuno di comunicarti in copia l'unita lettera del signor Angelo Diana, concernente i noti giacimenti di litantrace del vilayet di Adana ed 11 ..!otone che colà si produce (2).

P. S. La questione degli Stretti e di Costantinopoli non può praticamente prendersi in esame prima di conoscere le intese già intervenute al riguardo fra i nostri alleati. La questione interessa l'Italia come potenza mediterranea e nella sua soluzione dobbiamo partecipare a pari condizione con la Francia e l'Inghilterra sotto pena di grave nostra menomazione. Ma se, come è sperabile, gli alleati non sono venuti ancora ad una soluzione definitiva, il negoziato offrirà a noi utilissimo mezzo di azione nel giuoco dei contrastanti interessi degli alleati medesimi. Per quel che riguarda il patto di Racconigi è da tener presente il telegramma da Parigi in data 28 febbraio 1915, n. 384 (3).

408

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1940/355. Bucarest, 10 settembre 1916, ore 14,30 (per. ore 8,10 del14).

Ieri Ministro degli Affari Esteri è venuto da me per pregarmi di chiedere al R. Governo che si verifichi offensiva generale prevista nella convenzione tra la Romania e l'Intesa. Egli ha pure accennato all'opportunità che le truppe italiane le quali risultassero disponibili in seguito al mal tempo sulle Alpi vengano inviate a Salonicco.

Mi sono limitato a rispondere che avrei riferito quanto precede all'E. V.

409

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 1934/414. Pietrogrado, 11 settembre 1916, ore 10,30 (per. ore 16 del13).

Neratov confermandomi le sue precedenti dichiarazioni (4) mi ha detto che la comunicazione relativa all'accordo anglo-francese-russo sarà fatta a V. E. in

(-4) Cfr. n. 401.

22 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

forma identica dai tre Governi. Alcuni di detti accordi, come ad esempio quello franco-russo per la Siria, sono stipulati fra due delle potenze mentre il terzo vi diede la sua adesione: essi verranno però tutti coordinati ed esposti in un unica nota.

Non ho mancato di pregare Neratov di sollecitare la redazione della espozione che si era assunto ed egli mi ha assicurato che l'avrebbe comunicata al più presto ai Gabinetti di Londra e Parigi. Ritengo che essa conterrà gli accordi per la Persia.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 35. (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. serle V, vol. Il, n. 881.
410

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1915/315. Atene, 11 settembre 1916, ore 14 (per. ore 18,50).

In questo momento Zaimis si reca dal Re presentare dimissioni. Egli ha detto che non può più resistere agli intrighi dei venizelisti e gunaristi contro di lui nonostante promessogli appoggio. Giorni fa però mi ha fatto intendere che anche attitudine delle potenze dell'Entente e specialmente della Francia lo spingono potentemente ad andarsene.

411

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI (l)

T. GAB. 1314. Roma, 11 settembre 1916, ore 20,20.

Telegramma di V. S. n. 48 (2).

V. S. può dire all'Hollò che se il popolo ungherese dimostrerà coi fatti di riconoscere gli errori di chi provocò la guerra subendone le conseguenze, l'Italia pur procedendo nella questione magiara di piena intesa con i suoi alleati, non sarà immemore dell'antica amicizia fra i due paesi.

412

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1919/320. Londra, 11 settembre 1916, ore 21 (per. ore 1 del 12J.

Telegramma di V. E. n. 1301 (3). Grey ha cominciato oggi per dirmi che venerdì ed avantieri era incorso in un equivoco. Peregrina proposta del <<succinto» memorandum emanava

effettivamente da Stiirmer, ma Briand l'aveva approvata comunicandogliela col promemoria al quale egli stava rispondendo venerdì. Grey ha aggiunto che ciò non gli impediva di confermarmi il punto di vista già manifestatomi che manteneva integralmente.

Circa l'intenzione di Briand di fare centro a Parigi delle discussioni con noi, Grey mi ha parlato in termini assai vaghi dicendo che non aveva bene presente quando Briand aveva manifestato tale intenzione e quale fosse la portata pratica della sua proposta. Sul resto del colloquio che ebbe carattere assolutamente personale riferirò domani (1).

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, cit., n. 36.

(2) -Cfr. n. 397. (l) -Cfr. n. 400, nota 2, p. 264.
413

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI MINISTRI A STOCCOLMA, TOMMASINI, E A CRISTIANIA, MONTAGNA

T. 2051. Roma, 11 settembre 1916, ore 23.

La R. legazione in Copenaghen telegrafa quanto segue:

« Giornali pubblicano annunzio ufficiale Conferenza Cristiania 19 corrente.

Secondo informazioni riservate attendibili nessun avvenimento o nuovo argomento da trattare avrebbe originato tale Conferenza. Essa sarebbe stata decisa per dare soddisfazione alla Norvegia e sarebbe continuazione precedenti Malmo e Copenaghen l>.

414

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNIN0, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AI MINISTRI A BUCAREST, FASCIOTTI, E PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA (2)

T. GAB. 1321. Roma, 12 settembre 1916, ore 21.

Ristic mi comunica la seguente circolare diretta da Pasic ai rappresentanti serbi presso gli alleati:

«A l'occasion des visites rendues à LL. EE. les Ministres des Affaires Etrangères des Pays amis et alliés pour exprimer toute la gratitude de la Serbie pour les secours que leurs pays lui ont apportés, j'avais eu l'honneur d'apprendre Ies points de vue et les sentiments bienveillants des Gouvernements respectifs en ce qui concerne nos revendications nationales, notre délimitation des frontières avec les pays voisins, ainsi que leur bienveillante disposition à favoriser notre unité nationale.

Pourtant l'accord intervenu entre nos amis et alliés et la Roumanie, se rapportant aussi à la délimitation de l'élément seròe avec l'élément roumain, ainsi qu'à la défense et la protection de Belgrade, s'est effectué non seulement sans notre participation mais méme sans notre avis et à notre insu.

Or après ce procèdé, des nouvelles de différents còtés nous arrivent nous annonçant que la Bulgarie fait des essais pour entrer en contact avec nos alliés et entamer avec eux les négociations en vue d'une paix séparée dans le but de se préserver du chàtiment mérité et en négociant avec les Puissances pour faire oublier sa politique de trahison.

Nous connaissons bien la politique bulgare et la savons capable de tout, mais ce qui nous a causé des surprises et en méme temps ce qui nous a fortement commotionnés ce sont certaines informations qui nous apprennent qu'il y ait certains représentants de nos alliés qui pensent qu'on pourrait accepter les offres de la Bulgarie.

Dans ce but et en considération de ce qui précède, nous nous adressons, dès maintenant, à nos amis et alliés en leur demandant de bien vouloir déterminer par un accord préalable et écrit, intervenu entre nos amis et alliés et nous, les futures frontièrcs entre la Bulgarie et la Serbie, et les prions de munir un d'eux, par exemple le Gouvernement de la République française du plein pouvoir pour entamer les négociations avec le Gouvernement Royal de Serbie sur la future délimitation des frontières entre la Serbie et la Bulgarie. Car seulement dans ces conditions nous serons en état de porter les responsabilités des conséquences qui pourraient s'en suivre et couper court aux menées ourdies contre la politique suivie par la Serbie et qui s'appuie, pleine de confiance, sur celle des Puissances de la Quadruple Entente>>.

Ho risposto che avrei esaminato di concerto con gli alleati le proposte del Governo serbo. Che intanto la mia impressione personale e non ufficiale era che tutto questo fosse intempestivo, essendo questo il momento di concentrare tutte le nostre energie nel batterci contro il nemico anziché cercare nuova materia di divisione tra gli alleati per la precisa soluzione teorica di problemi che forse non si sarebbero mai praticamente presentati. Finora le voci di pace separata della Bulgaria apparivano essere state propagate dai nemici quando sembrava prossima l'entrata in guerra della Romania per addormentare la vigilanza dei romeni dal lato della Dobrugia, e rendere cosi più facile e proficuo l'attacco dei bulgari che si stava preparando.

(l) -Cfr. n. 417. (2) -Ed. In SONNINO, Diario, clt., pp. 33-35.
415

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. RR. 1927/192. Parigi, 12 settembre 1916, ore 21 (per. ore 2 del 13).

Essendo caduto ammalato non potei ieri recarmi da Briand che domenica non era a Parigi. Obbligato anche oggi a stare in letto, ho chiesto a Briand di

270 mandarmi Margerie al quale ho fatto rilevare discordanza tra quanto Briand aveva dichiarato a me e quanto Hardinge aveva detto a Imperiali (telegramma di V. E. n. 1294) (l) e Neratov aveva detto a Carlotti (telegramma di V. E.

n. 1298) (2). Quanto al primo punto Margerie mi ha risposto che Briand aveva telegrafato a Cambon Paolo nei termini con me convenuti, ma che questi aveva re

plicato che non riteneva far menzione a Grey del luogo da scegliersi per le conversazioni per non fornire suscettibilità, avendo Grey ricevuto a Londra nostra prima apertura nel 1914 circa Adalia. Innanzi alla obiezione di Cambon,

Briand non aveva insistito.

Quanto al secondo punto, mi ha risposto che non devesi tener conto delle dichiarazioni di Neratov a Carlotti perché Briand ha energicamente insistito per la comunicazione del testo completo e, salvo ulteriore definitiva comunicazione, può dirsi intanto che accordo tra Parigi, Londra e Pietrogrado può ritenersi quasi certo sulla comunicazione del testo da farsi da Grey all'Ambasciatore d'Italia, iniziando in seguito le conversazioni per precisare la determinazione della zona spettante all'Italia in Asia Minore. Temo però che in questo punto ci attenda una non grata sorpresa. Margerie mi ha detto che accordo tra Inghilterra Francia e Russia per l'Asia Minore ci sarà comunicato, ma a titolo di semplice notizia, dovendo tale accordo ritenersi immutabile e quindi non soggetto a discussioni di sorta. D'altro lato, informazioni riservate delle quali non posso garantire esattezza, ma che credo attendibili, mi fanno ritenere che nell'accordo citato le tre potenze nostre alleate si sarebbero fatte la parte del leone lasciando per noi il solo distretto di Adalia. Se ciò fosse vero, primo a trovarsi in contraddizione con dichiarazioni fatte a noi sarebbe Grey.

Infatti V. E. ricorderà che quando mi fu comunicato il testo delle proposte dell'Intesa alle quali noi subordinavamo il nostro intervento alla guerra, io feci osservare che in esso vi era una lacuna, perché vi mancava la determinazione della zona alla quale avevamo aspirazioni in Asia Minore (3). V. E. allora incaricò R. Ambasciatore a Londra di ottenere da Grey tale determinazione ( 4). Ma Grey declinò la discussione dicendo che non poteva discutere con noi un argomento di cui non aveva discusso con altri Governi fino allora (5). La sola legittima interpretazione di cui parole di Grey sono suscettibili, è che una volta intervenuti noi in guerra, avrebbe dovuto chiamarci a discutere quando avesse iniziato con gli altri la discussione. Invece la discussione e gli accordi hanno avuto luogo senza di noi, mentre alle nostre domande di schiarimento si rispondeva negandone l'esistenza. Tutto ciò non dimostra da parte dei nostri alleati i riguardi che avrebbero dovuto avere per l'Italia che ha recato loro così prezioso e cavalleresco aiuto.

Ma questioni di forma sarebbero trascurabili se non dovessero essere risoIute a nostro danno questioni di sostanza. Infatti il distretto di Adalia avrebbe grande importanza se fosse unito ai distretti di Adana, Aidin e Konia ed avrebbe importanza apprezzabile se fosse unito almeno ad uno di questi tre.

Ma se dall'accordo anglo-franco-russo dovesse risultare che a noi è lasciato il solo distretto di Adalia, questo non avrebbe economicamente che un valore negativo che si risolverebbe unicamente in un aggravio pel bilancio italiano.

Mi auguro che ciò non sarà, altrimenti nostro danno sarebbe evidente e grande la delusione del paese (l).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 38.

(l) -Cfr. n. 396, nota 2. (2) -Cfr. n. 398, nota 2. (3) -Cfr. serle V, vol. III, n. 172. (4) -Cfr. serie V, vol. III, n. 183. (5) -Cfr. serle V, vol. III, n. 195.
416

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T. GAB. 1322. Roma, 12 settembre 1916, ore 21,15.

Ghika mi riferisce che Bratianu si era allarmato delle notizie sull'impedimento che portava la cattiva stagione alla offensiva italiana e si raccomandava perché si esercitasse anche sul nostro fronte la maggiore pressione sul nemico. Già alcuni contingenti di truppe austro-ungariche erano giunte sul fronte romeno provenienti dal fronte nostro.

Ho risposto che rassicurasse pure Bratianu: che non era da escludersi che qualche contingente magiaro fosse stato dal Comando nemico rimandato in Ungheria scambiandolo con reggimenti boemi o slavi, e ciò per calmare gli animi a Budapest; e che il maltempo avesse pure ostacolato qualche progettato movimento; ma che era ferma intenzione del nostro Comando di mantenere la massima pressione possibile sul nemico.

417

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1926/321. Londra, 12 settembre 1916, ore 21,50 (per. ore 1,35 del 13).

Mio telegramma gabinetto n. 320 riservato (3).

Parlando con la mia abituale franchezza ed a titolo strettamente personale e privato dissi ieri a Grey che dopo la per me tuttora incomprensibile reticenza degli alleati sulle loro conversazioni ed intese circa Asia Minore, reticenza sulla quale gli avevo già a varie riprese manifestato la mia personale opinione, ero rimasto sorpreso e non piacevolmente per tante lungaggini e confabulazioni su di una questione così semplice e più ancora per il fatto dell'essersi anche pensato a discutere se ci si doveva o meno comunicare integralmente le conclusioni cui sono giunti gli alleati. Rispose Grey che per conto suo credeva già da tempo avermi lasciato intendere il suo avviso in proposito ed alle domande da me ri

voltegli riteneva aver sempre risposto con franchezza. Replicai non contestavo certo ciò e la mia fiducia in lui rimaneva sempre piena ed intera ma appunto per questo non volevo dissimulargli il mio pensiero. Proseguendo, dissi ero rimasto alla lettera « soffocato ~ nel rilevare l'osservazione di Briand che le tre potenze ebbero cura di non pregiudicare le aspirazioni italiane per la zona di Adalia «quali risultavano dalle comunicazioni fatte a Londra nel 1914 ~. Su quella zona dissi non si deve parlare di aspirazioni ma di interessi già acquisiti dall'Italia, sanzionati dalla convenzione italo-inglese del maggio 1914 e consacrati solennemente nell'accordo del 26 aprile. Quell'accordo è vero non delimita la futura zona di spettanza dell'Italia (e ciò per le difficoltà insormontabili da lui stesso allora sollevate) ma fissa però in modo esauriente incontestabile i due punti fondamentali e cioè che la parte spettante all'Italia dovrà essere presa nella regione « finitima >> alla provincia di Adalia e dovrà essere pure « équitable » ossia proporzionata alle zone attribuite agli altri tre alleati, salvo la riserva nella delimitazione degli interessi esistenti francesi e britannici. E qui ricordai il discorso con Cambon per trovare un vocabolo francese equivalente al «congruo » da noi adoperato nel nostro promemoria. Rispose Grey tutto ciò era perfettamente esatto ed aggiunse, di passata, che la Grecia non essendo entrata nell'alleanza, come a quell'epoca sembrava volesse fare, nessun impegno esisteva con essa.

Allargando la questione attirai con gran calore l'attenzione di Grey sui tre punti seguenti:

l. -che a differenza della Francia, Russia e Gran Bretagna forzate alla guerra, l'Italia era entrata in campo di sua piena volontà per tutelare ed assicurare in modo permanente gli interessi nazionali supremi e vitali nel Mediterraneo non meno che nell'Adriatico. Con questo alto fine da raggiungere il Governo ha potuto giustificare dinanzi alla nazione la gravissima decisione presa e i pesantissimi sacrifici di sangue e danaro impostigli. Se quindi, per una dannata ipotesi, che non volevo nemmeno contemplare, tutto questo cumulo di interessi risultasse a guerra finita insufficientemente tutelato, il paese chiederebbe severissimo conto al Governo ed avrebbe mille volte ragione.

2. -La soluzione definitiva delle questioni involgenti tali supremi interessi italiani, per l'influenza preponderante che esercita sui sentimenti e disposizioni più o meno cordiali del popolo italiano verso i suoi odierni alleati, non potrà non avere inevitabili ripercussioni sulle future direttive politiche del

R. Governo specie nei riguardi delle relazioni con la Francia le quali so bene quanto gli stiano a cuore come del resto stanno altrettanto a cuore a noi.

3. -Alleati in genere e Francia in ispecie, non possono e non devono mai dimenticare che se nell'agosto 1914 l'Italia avesse tenuto contegno di semplice vigilante riserva e non avesse sguarnito totalmente le sue frontiere occidentali dando cosi reale affidamento sul significato della sua neutralità, la Francia sarebbe stata costretta a tenere sulle Alpi un numero rilevante di truppe e in tal caso non vi sarebbe stata la vittoria della Marna, e l'intero programma di azione bellica tedesca avrebbe avuto rapido e trionfante svolgimento. Questa è pura verità ammessa e riconosciuta oggi da tutti in Francia e altrove ma che sarà bene tener sempre a mente nelle discussioni di tutte le questioni involgenti gli interessi italiani.

Conclusi che gli avevo secondo il solito aperto tutto l'animo mio confidando nella sua rettitudine e lealtà perché egli cooperi per quanto sta in lui a che ci si faccia trattamento equo e ragionevole cui per motivi legali e sentimentali abbiamo il diritto di aspettarci.

Grey mi stette molto attentamente ad ascoltare e prese pure qualche appunto dicendomi che lo faceva per sua personale memoria e non per il solito record di una conversazione che rimaneva meramente privata. Non credo aver errato facendo a Grey questo sfogo personale che mi è sembrato utile ed in ogni caso non nocivo in presenza delle osservazioni di Briand e soprattutto della massima disinvoltura colla quale egli ha parlato dell'intesa conclusa, dopo le ripetute enfatiche dichiarazioni in senso contrario sue e di Margerie.

Gradirei comunque per mia norma sapere se mio linguaggio incontri l'alta approvazione di V. E. (1).

(l) -Per la risposta d! Sonnino cfr. n. 424. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, c!t., pp. 35-36. (3) -Cfr. 412.
418

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1922/322. Londra, 12 settembre 1916, ore 21,50 (per. ore 0,30 del 13). Telegramma di V. E. n. 1309 (2).

Grey mi disse ieri in confidenza che la sua proposta era stata motivata da insistenti lagnanze di Cambon che sosteneva che anche la Francia era interessata nella questione.

Al che Grey aveva osservato accordo itala-inglese essere determinato dal fatto del trovarsi i due Paesi in guerra col Senusso. Non potei esimermi dal fare rilevare a Grey la differenza fra il premuroso consenso di V. E. e la reticenza altrui nella questione dell'Asia Minore.

419

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. 2058. Roma, 12 settembre 1916, ore 22.

Giers mi chiedeva la mia opinione sulla possibilità di esercitare una pressione anche sulle banche e sui banchieri dei paesi neutrali per tagliare i viveri, per così dire, agli Imperi Centrali anche dal lato finanziario ed economico; essere questo il progetto che si cominciava ad esaminare.

Ho risposto che non ne vedevo la possibilità pratica, dati i grandi bisogni che avevano gli alleati di rifornirsi sui mercati neutrali, e specialmente negli Stati Uniti; onde non mi parzva possibile neanche politicamente, dato che lo fosse tecnicamente, di esercitare una forte pressione sulle banche neutrali e di imporre loro le nostre esigenze, o qualcosa che sapesse di blocco finanziario a danno del nemico. Si poteva cercare di interrompere ogni transito di titoli, ~ questo si faceva già ora; ma anche ciò riesce in modo molto imperfetto.

(l) -Sonnino con t. gab. 1326 del 13 settembre, ore 20,20, rispose approvando interamente il linguaggio di Imperlali e trasmise il presente telegramma a Parigi e Pietrogrado. (2) -Cfr. n. 404. (3) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 35.
420

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1958/418. Pietrogrado, 12 settembre 1916, ore 22,35 (per. ore 20,45 del 14).

Ho chiesto a Sturmer se avesse cognizione di una proposta del Gabinetto montenegrino intesa ad unire Montenegro alla Serbia, a chiamare al trono Principe Alessandro di Serbia e dichiararne erede Principe Danilo od altro Principe della famiglia Petrovic, proposta alla quale Re Nicola avrebbe dato il suo consenso.

Il Ministro mi ha risposto che non aveva ricevuto in proposito alcuna comunicazione ufficiale, ma che non ignorava il progetto salvo in quanto riguardava la successione del Principe Danilo e il consenso del Re. Per la prima egli ha osservato che se il Principe Alessandro avesse in avvenire figliolanza sarebbe difficile privarlo del diritto successorio. Per il secondo ha rilevato che secondo le sue informazioni né Re Nicola né Re Pietro hanno finora manifestato il proposito di abdicare. Re Nicola starebbe per andare in Italia, se già non vi si è recato, per consultarsi sul progetto dei suoi Ministri. Sturmer ne concludeva che la questione è ancora !ungi da quello stadio di maturità che consente di discuterla su basi positive. Da lungo tempo non ho mancato per parte mia di esprimere francamente la personale opinione che una eventuale unione del Montenegro alla Serbia creerebbe sull'Adriatico una situazione nuova cui, fedeli al concetto che ispirò il nostro negoziato a Londra e in buona parte il nostro piano, abbiamo il dovere di interessarci. Sturmer non ha replicato mentre Neratov presente al colloquio, si è limitato ad affacciare fuggevolmente l'ipotesi che, nel caso di unione fra la Serbia ed il Montenegro, quest'ultimo potesse figurarvi conservando la propria dinastia a somiglianza, per esempio, di uno Stato germanico nella compagine dell'Impero.

Per quanto fugace, il breve accenno di Neratov è abbastanza significativo. A mio credere, le vedute della Russia, nonostante le presumibili pressioni serbe, .;;ono tuttora indeterminate circa l'unione dei due regni e propendono verso di essa in linea di principio ma non con progetti concreti.

Quanto a Re Nicola la sua popolarità si è certamente oscurata in Russia, ma i suoi detrattori da lungo tempo tacciono e l'eco delle accoglienze che S. M. trova in Francia, sebbene accolto con qualche sorriso d'ironia, penetra e si diffonde anche in grazia dell'alto parentato che non ha più di fronte a sé l'Insanabile opposizione di Sazonov. Non voglio dire con ciò che la palingenesi del Re Nicola in Russia sia vicina ma non vi ha dubbio che l'asprezza delle critiche di cui fu oggetto Re del Montenegro è venuta notevolmente scemando. Per quanto concerne i nostri interessi stimo che essi si riassumano in questi tre elementi:

lo la conservazione del Re Nicola sul trono del Montenegro;

2° -il dare al Montenegro condizioni territoriali che lo rendano vitale;

3° -Cattaro e Lovcen in mano dell'Italia (1).

421

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (2)

L. P. Roma, 12 settembre 1916.

Nella Stampa di oggi si enumera una serie di feste e solennità da aver luogo a Roma il 20 settembre con intervento dei membri del governo: scopertura lapide Battisti, e tante altre cose. Badiamo che in quel giorno le dimostrazioni si volgono facilmente contro il Vaticano, e tutti gli energumeni ne profittano per dire corna del Papa, ecc. ecc.

Sarebbe un vero guaio che accadesse ora nulla di simile; ma occorre stare attenti perché tra socialisti, neutralisti e che so io, sono molti gl'interessati a creare disordini.

Per parte mia preferirei andarmene al Romito.

422

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, PORRO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1931/13804. Comando Supremo, 13 settembre 1916, ore 11,55 (per. ore 12,40).

Ringrazio l'E. V. per comunicazione telegramma gabinetto n. 1322 del 12 corrente (3). A conforto di quanto V. E. espose al Ministro di Romania aggiungo che mentre è accertato l'arrivo sulla nostra fronte della sedicesima divisione che

recluta elementi divisioni honved che pure secondo la logica dovrebbero dalla nostra fronte essere destinati alla difesa del territorio ungherese. V. E. può confermare al Ministro di Romania che ultimati gli indispensabili preparativi ostacolati dal maltempo che ancora non si è rimesso al bello saranno riprese vigorosamente le operazioni.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 1349 del 15 settembre, ore 21, quanto segue: «Approvo considerazioni di V. E. circa nostri interess.i riguardo Montenegro. I tre elementi da V. E. contemplati non possono facilmente comularsl. Nel caso che l primi due non potessero conseguirai. converrebbe raggiungere almeno il terzo ». (2) -Da ACS, Carte Boselli, Ed., in SONNINO, Carteggio, cit., n. 37. (3) -Cfr. n. 416.
423

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1942/421. Pietrogrado, 13 settembre 1916, ore 12 (per. ore 16,50).

Sturmer mi ha detto essergli stata fatta oggi proposta dall'Ambasciata di Francia che la comunicazione relativa alle Intese anglo-franco-russe ci venga fatta a Londra visto che colà aveva avuto luogo il nostro negoziato ed ha soggiunto che per parte sua non aveva a ciò obiezioni sebbene la sua prima idea fosse come è noto di far quella comunicazione a Roma.

424

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1327. Roma, 13 settembre 1916, ore 21.

(Meno Parigi) -Il R. Ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue:

«Essendo caduto ammalato... » (come nel telegramma n. 192) (2).

(Solo Parigi) -Telegramma di V. E. n. 192. V. E.

(Meno Parigi) -Tittoni

(Per tutti) -ricorda opportunamente dichiarazioni di Grey anteriori alla nostra entrata in guerra. Esse risultano chiarissime dal telegramma in data 21 marzo 1915 di cui trascrivo qui appresso brano seguente: «Circa l'art. 9 Grey ha detto che tutto ben considerato egli non poteva in questo momento aderire al desiderio di entrare in discussione per specificare e concretare fin da ora la parte a noi spettante in Asia Minore. Ciò gli riuscirebbe impossibile visto che anche con la Francia e la Russia egli non ha ancora iniziato la discussione per le parti da distribuire rispettivamente ai tre Alleati. Siria, Palestina, Cilicia, Mesopotamia ha detto, sono tante regioni sulle quaii esistono aspirazioni ed

(2} Cfr. n. 415.

interessi degli uni e degli altri, ma tutto è vago ed impreciso. Se Italia diventa alleata è chiaro che dovrà partecipare anche essa a quelle discussioni quando verranno iniziate» (1). E successivamente Grey dichiarava (in data 25 marzo) che « con l'assicurare all'Italia la partecipazione alla discussione futura con gli alleati gli pareva di aver ampiamente tenuto conto dei suoi desideri ed interessi » (2).

Quando poi si trattò del nostro concorso a Salonicco Governo francese ci fece ragionamenti ed assicurazioni che confermano i passati affidamenti e riconoscevano l'importanza dei nostri interessi in Oriente. Cito seguente brano del telegramma.

(Solo Parigi) -di V. E.

(Meno Parigi) -del R. Ambasciatore a Parigi

(Per tutti) -in data 14 luglio 1916 (3): « Briand stamane a proposito delle aspirazioni delle potenze alleate in Asia Minore mi ha rinnovato assicurazioni formali che, all'infuori della conversazione del 1914, circa Costantinopoli non v'è stato altro accordo tra Francia, Russia e Inghilterra. Posteriormente quando in Inghilterra fu concepito il disegno di una offensiva ad Alessandretta, la Francia, nel manifestare il suo dissenso affermò i suoi diritti e le sue pretese in Siria cui Inghilterra non oppose obiezione alcuna. Ma la cosa rimase nei

termini vaghi e generici di una conversazione. Briand si rende completamente conto delle preoccupazioni italiane per gl'interessi dell'Italia in Asia Minore>>. È pertanto evidente che non possiamo assolutamente acquietarci alla parte che, secondo l'affermazione che voglio ritenere avventata e personale, di Margerie, noi dovremmo rappresentare nel concerto degli alleati, accettando a priori passivamente qualunque cosa fosse stata dalle tre potenze alleate concertata fra loro indipendentemente da ogni nostro concorso relativamente all'Asia Minore, e quindi in piena violazione delle esplicite promesse fatteci, come risulta dalle assicurazioni sopra ricordate. Basta appena accennare qui che sarebbe poi contrario ad ogni equità e proporzione il volerei restringere alla sola zona di Adalia. Mi riferisco a questo proposito a quanto bene osserva

(Solo Londra) -V. E. (suo telegramma n. 321) (4)

(Meno Londra) -Imperiali (mio telegramma n. 1326) (5)

(Per tutti) -l'impressione che farebbe in paese la notizia di tali fatti sarebbe indubbiamente disastrosa ed il Governo attuale ed io per primo non reggeremmo alla ostilità generale che si scatenerebbe contro di noi per esserci affidati alle dichiarazioni generiche dei Governi alleati, alla loro lealtà ed al loro senso jair play e di equità, impegnandoci volontariamente nella guerra al loro fianco.

Prego V. E. esprimersi di urgenza e con maggiore impegno con codesto Governo in conformità di quanto precede (6).

(-4) Cfr. n. 417.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, c!t., n. 39 (l) -Cfr. serie V, vol. III, n. 162. (2) -Cfr. serie V. vol. III, n. 195. (3) -Cfr. n. 124. (5) -Cfr. n. 417, nota l, p. 274. (6) -Per la risposta di Tittonl cfr. n. 429.

425

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1936/325. Londra, 13 settembre 1916, ore 21,53 {per. ore 3,30 del 14).

Hardinge era desolato per le dimissioni di Zaimis che sembrava a lui persona meglio indicata come Capo del Governo nelle difficili condizioni in cui versa la Grecia.

Hardinge è oltremodo preoccupato per le conseguenze del ritiro di Zaimis.

Egli teme che con un Governo debole, incapace di mantenere l'ordine in Grecia si troverà presto in istato caotico tale da rendere necessario lo sbarco qui deplorato e dai francesi invece desiderato. In via confidenziale ha aggiunto che solo grazie alle insistenti premure inglesi si è riusciti finora a ottenere che lo sbarco di marinai fosse limitato al ristretto numero necessario per la protezione della legazione.

426

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4006/609. Pietrogrado, 14 settembre 1916, ore 10,40 {per. ore 18,10 del 18).

Risultami che Consiglio dei Ministri si è pronunciato per promulgazione di un atto sovrano promettente regime autonomo alla Polonia ma alle seguenti condizioni:

1°) che atto Imperiale rimanga entro linee generali; il concretarne contenuto va riservato ad epoca ulteriore e con il concorso del Consiglio dell'Impero e della Duma;

2°) che atto venga emanato allorquando truppe russe riporranno piede su suolo etnicamente polacco.

Nei circoli del colo [sic] polacco notizia di questa decisione è trapelata e vi ha prodotto profondo disgusto. La forma del futuro atto che potrà prestarsi ad interpretazioni restrittive, e rinvio della promulgazione dimostrano, a loro dire, mutate disposizioni della Corona e risollevano dubbi sulla sincerità del Governo. Il colo polacco si preoccupa della ripercussione che questa politica del Governo russo potrà avere sui polacchi d'Austria e Germania. A quanto afferma esso, Austria farebbe balenare idea di una monarchia trialista austromagiaro-polacca e Germania quello di una Polonia indipendente da cui sarebbero bensì esclusi la Postenia e provincia di Suvalki, ma cui sarebbero segregate in compenso le ricche provincie non polacche di Zovno Vilna ecc. Siffatta prospettiva che perderebbe di valore di fronte a quella dell'unità che Russia può promettere, minaccia di aver presa sull'animo dei polacchi se Rusma nmane inerte e lascia sussistere loro diffidenze mentre non dilegua il dubbio che ardua riconquista della Polonia si effettui. Gli stessi propagandisti dell'autonomia e dell'unità, che operano in Francia e in !svizzera, sarebbero impotenti a frenare corrente austrofila dei loro compatrioti se non potessero contrapporvi un chiaro

P. soddisfacente programma proclamato dalla Russia.

Tali ed altre amare considerazioni vengono fatte dai parlamentari polacchi sulla nuova piega della politica russa nei riguardi della Polonia, provocando loro malcontento. È quindi insufficiente soluzione e cooperazione ma non è da escludere che almeno all'estero esso trovi aperti avversari.

427

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1951/321. Atene, 14 settembre 1916, ore 19 (per. ore 8 del 15).

Telegramma di gabinetto n. 1264 e miei telegrammi nn. 302-307 (1).

Addetto navale francese ha dato all'Addetto navale una risposta verbale piuttosto evasiva circa le domande da lui fattegli. Se ne è però potuto desumere che Sarrail ha ricevuto dal Governo francese ordine perentorio di aiutare Essad in una sua eventuale azione in Albania. Questa sembrerebbe non dover tardare e che sarà aiutata dai francesi. Essad tenderebbe a ritornare a Durazzo, impresa che sembrerebbe nelle attuali condizioni assai difficile ma che ad ogni modo avrebbe il vantaggio di aliontanarlo dall'Albania meridionale.

Se R. Governo desidera effettivamente allontanare Essad dall'Albania, altro mezzo non vedo che una forte pressione a Parigi. A Salonicco Sarrail e Fontenet che gli sta al lato tenderanno piuttosto che esagerare attenuare le istruzioni ricevute da Parigi. Che Roquefeuil possa e voglia agire in senso contrario sembra una singolare illusione del generale Marro. Non so veramente dove questi abbia preso la straordinaria affermazione che «le decisioni di Roquefeuil per voler del Presidente Briand sono rispettate anche da Sarrail ».

Roquefeuil è senza dubbio agente attivo ed intelligente ma di ordine del tutto secondario e caso mai può avere in Francia una certa influenza sull'Ammiragliato. Ma anche questa sua influenza non conviene esagerare. Marro non conosce affatto Roquefeuil e sa poco o nulla sulla sua attività. Non l'ha ancora visto che una volta sola a Corfù quando vi si recò recentemente coll'Addetto navale e credo che non gli parlasse più di dieci minuti (2).

{l) Cfr. nn. 368, 390 e 394.

(2) Nel ritrasmettere il presente telegramma a Tittoni con t. gab. 1340 del 15 settembre, ore 22,30, Sonnino aggiunse la seguente Istruzione: «Prego V. E. agire ef!icacemente perché Essad non sia Inviato in Albania e telegrafarm! ». Per la risposta cfr. n. 445.

428

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1949/322. Atene, 14 settembre 1916, ore 19 (per. ore 6,30 del 15).

Ho avuto stamane lungo e cordiale colloquio con Zaimis e gli ho espresso mio rincrescimento per le sue dimissioni che mi dichiarò irrevocabili. Per le dimissioni addusse motivi di salute ed inoltre che essendosi rese, in seguito ad avvenimenti politici più recenti, impossibili le elezioni egli non poteva continuare il suo mandato di Presidente di un Gabinetto d'affari. Mi fece però chiaramente intendere che sotto questo motivo apparente vi era il motivo reale, delle indebite pressioni esercitate su lui dal Ministro di Francia. Mi ha detto che Dimitracopulos aveva avuto mandato di formare il nuovo Ministero e che il suo primo passo sarebbe stato di recarsi dal Ministro d'Inghilterra a chiedergli se l'Intesa gli avrebbe accordato fiducia e se lo avrebbe lasciato vivere in pace.

Dimitracopulos non meno che Zaimis (mi ha detto questo ultimo) è partigiano convinto dell'Intesa ma conviene !asciargli tempo e modo di svolgere la sua azione.

Di molte altre cose importanti dettemi da Zaimis farò oggetto di prossimo rapporto (1).

429

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1954/196. Parigi, 14 settembre 1916, ore 21,50 (per ore 0,35 del 15).

Telegramma di V. E. nn. 1327 (2) e 1329 gabinetto (3). Quanto io adombrai nel mio telegramma gabinetto n. 192 <41 è molto opportunamente completato dagli esatti ricordi e giuste considerazioni di V. E. Nostra tesi è sacrosanta ed è necessario che, come V. E. desidera, venga da parte nostra immediatamente energicamente affermata. Però, ammaestrato da quanto è avvenuto, io non vorrei limitarmi ad una conversazione la quale potrebbe prestarsi a far continuare il voluto equivoco o a cambiare le carte in mano. Prego V. E. perciò volermi autorizzare a presentare una nota scritta temprata nella forma, ma chiarissima e fermissima nella sostanza(5). Tale nota io la presenterei ora a titolo strettamente confidenziale e amichevole ma con riserva

(-4) Cfr. n. 415.

di presentarla ufficialmente se non ci fosse data soddisfazione. Quanto all'avvenuto accordo anglo-franco-russo la cui [esistenza] è ormai evidente visto che deve essercene comunicato il testo, credo manifestare a V. E. riservatamente mio apprezzamento in proposito. Briand è manchevole nella forma perché ha negato l'esistenza delle trattative per tale accordo mentre lo stava conchiudendo e mentre [sapeva] che secondo il patto di Londra noi avremmo dovuto essere partecipi.

Quanto alla sostanza egli è in buona fede. Giunto al Ministero ignorando completamente questioni internazionali dell'epoca, si è dedicato a tutto ciò che si riferiva alla guerra, rimettendosi per il resto a quanto gli riferivano i suoi uffici. Egli quindi ha creduto in buona fede che l'Italia non volesse altro che Adalia. Invece i suoi uffici sono in piena mala fede perché, sapendo che l'Italia domandava e aveva diritto ad altro, hanno cercato d'eliminarla con un trucco poco leale. La lealtà e buona fede dell'Inghilterra e Russia non potrebbero essere giudicate meno severamente di quella della Francia e parmi che Grey non possa salvar la sua proverbiale riputazione di onestà se non esigendo l'adempimento di quanto egli formalmente ci ha promesso.

(l) -Cfr. 451. (2) -Cfr. n. 424. (3) -T. gab. 1329 del 13 settembre, non pubblicato: conteneva alcune ulteriori precisazionicirca H contegno degli alleati nei confronti dell'Italia relativamente alla questione dell'Asia minore. , (5) -La nota proposta da Tittoni, in seguito alle comunicazioni di Grey ad Imperiali e di Rodd a Sonnino (cfr. nn. 439 e 443), non venne presentata.
430

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1955/328. Londra, 14 settembre 1916, ore 21,53 (per. ore 1,10 del15).

In attesa del colloquio che avrò domani con Grey (l) giusta i due odierni telegrammi di V. E. (2) ebbi oggi confidenziale e privata conversazione con persona di piena fiducia di Grey ed al corrente di tutto. È superfluo che io mi dilunghi sul mio linguaggio conforme sostanzialmente a quello tenuto avantieri a Grey ma in termini assai più vibrati. Mi fu risposto non essere un momento solo ammissibile una violazione degli accordi solenni dell'aprile 1915. Sarebbe però difficilissimo raggiungere una intesa qualora la parte da noi reclamata corrispondesse alle ripetute indicazioni dell'Idea Nazionale di cui qui gli articoli sulla questione hanno cagionato alquanta apprensione. Ho replicato Idea Nazionale essere un giornale indipendente; non conoscere io intenzioni del Governo che verranno manifestate a suo tempo. Una sola cosa parevami potere per conto mio affermare e cioè che noi chiediamo rispetto accordo stipulante esplicitamente nostra parte dovere essere all'infuori della zona di Adalia e proporzionata a quella degli altri alleati. Nulla suppongo chiederemo di più, ma nulla di meno accetteremo.

Interlocutore mi ha detto non essere esatto che intese siano definitive essendo esse invece interamente contingenti alla costituzione o meno del noto Impero arabo, siccome risulterà dai documenti che ci verranno comunicati.

Ho risposto che tutto ciò non toglie che noi non potremmo mai dopo affidamenti ricevuti dare passiva acquiescenza a decisioni cui non abbiamo partecipato. Io non crederei che tali decisioni siano posteriori al l o agosto ma anche questo fatto risulterà dalla data dell'accordo che ci sarà presentato. Parlo naturalmente della questione dell'Asia Minore perché circa Costantinopoli e Stretti sarà già inteso essere anteriore alla nostra entrata in guerra.

(l) -Cfr. n. 435. (2) -Cfr. n. 424 e n. 429, nota 3.
431

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 1962/197. Parigi, 15 settembre 1916, ore 13 (per. ore 16,05).

Mio telegramma n. 196 (2).

Io vidi Margerie mentre ero in letto con febbre la quale non essendo cessata nei giorni seguenti mi ha impedito ripensare alla gravità della questione dell'Asia Minore. Oggi sono ancora in letto con febbre ma i telegrammi di V. E. (3) mi richiamano al gravissimo argomento. Gravissimo non solo per se stesso, ma pel fenomeno di cui è l'esponente e per il timore che deve farci nutrire per l'avvenire.

Infatti se [ciò accade] durante la guerra, mentre noi diamo così valido concorso agli alleati, concorso che per essi è indispensabile sia continuato con la maggiore efficacia fino alla fine, che cosa avverrà mai dopo la guerra? Se noi non ci affermiamo ora mantenendo energicamente la nostra assoluta eguaglianza con le altre tre potenze alleate passeremo senz'altro e senza rimedio in una posizione di inferiorità. È quindi opportunissimo il linguaggio che

V. E. ha prescritto a me ed a Imperiali di tenere. Però perché la nostra parola abbia tutta la sua piena efficacia parmi indispensabile che tanto qui quanto a Londra si sia fermamente persuasi che essa non è altro se non l'espressione degli irremovibili propositi di V. E. Mi permetto pertanto far considerare a V. E. l'opportunità parlando con Barrère e Rodd di renderli bene persuasi che l'Italia in nessun caso può né intende transigere su questo.

432

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1971/91. Corfù, 15 settembre 1916, ore 17 (per. ore 22,20).

Pasic ammalato ha incaricato il Direttore degli Affari Politici al Ministero degli Affari Esteri di comunicarmi alcuni schiarimenti circa la sua circolare ( 4) pregandomi di telegrafarlì a V. E. Nessuna difficoltà verso gli alleati

(-4) Cfr. n. 414.

23 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

l'avrebbe provocata; Pasic anzi protesta fiducia verso le quattro potenze e completa; ma, di fronte alle amarezze suscitate anche in seno alla Skupsctina dalle concessioni nel Banato alla Romania, Governo serbo si è ritenuto obbligato di prendere tutte le precauzioni in suo potere anche per propria giustificazione di fronte al Parlamento ed all'opinione pubblica; ed a questo scopo se non altro servirà la circolare. Insomma di fronte alla generale poco favorevole accoglienza che la circolare deve aver trovato il Governo serbo si vede obbligato d'informare i Gabinetti che se la circolare fu inviata ciò fu per potersene poi servire di fronte attacchi Skupsctina. Per parte mia ritengo però questo un caso in cui una poco ponderata azione governativa viene scusata con la pretesa necessità parlamentare. Nella conversazione che a titolo strettamente personale ha seguito il messaggio di Pasic ho domandato al Direttore degli Affari Politici che cosa dovevasi intendere all'ultima frase della circolare ove pare adombrato un pericolo se non una minaccia. Direttore degli Affari Politici mi ha detto che alludevasi solo ad una possibile caduta di Pasic ave Skupsctina gli desse voto contrario giacché Serbia decisa conservare al disopra di tutto le tradizioni della potenza suprema del Parlamento.

Chiesi poi sempre a titolo personale se non avessero temuto di ferire Pietrogrado proponendo il Governo francese come mandatario dei Gabinetti nello sperato negoziato e se non sembrasse loro pericoloso di ammettere quasi la possibilità che anche nell'eventualità di una pace separata bulgara la Serbia potesse essere danneggiata direttamente. Direttore degli Affari Politici mi rispose:

1° -che aveva proposto Parigi solo perché Parigi ha sovente migliori direttive nelle cose balcaniche;

2° -che quanto alle frontiere quello che occorre alla Serbia non è solo la garanzia dei suoi territori orientali ma una larga correzione strategica confini bulgari, tanto più che vicino alla frontiera le popolazioni appartenenti ora alla Bulgaria sono, così egli mi disse, in realtà serbe.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 40.

(2) -Cfr. n. 429. (3) -Cfr. n. 424 e n. 429, nota 3.
433

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 4009/165 GAB. (1). Cristiania, 15 settembre 1916, ore 19,40 (per. ore... del 16).

Telegramma di V. E. n. 2051 (2).

Nessun fatto specifico provoca convegno di Cristiania, già deciso dal marzo

ultimo scorso, ma è probabile che la Svezia, la quale lo ha voluto più di ogni

altro, vi farà dei nuovi tentativi per promuovere azione diplomatica solidale

scandinava contro inasprimento blocco britannico profittando forse di un

certo malcontento testè risorto in Norvegia per lo stesso motivo. Si può anche

prevedere che la tendenziosa corrente pacifista neutrale che in realtà serve la

causa tedesca proverà di valersi del convegno di Cristiania per provocare qualche

passo in favore delle mene.

Tutti noi ministri degli alleati ci adoperiamo concordemente e colla debita cautela per porre Governo norvegese in guardia contro tali intrighi (l).

(l) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato in arrivo nella serie ordinaria. (2) -Cfr. n. 413.
434

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA,

IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MI

NISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA (2)

T. GAB. 1339. Roma, 15 settembre 1916, ore 20,30.

Giers mi comunica la risposta data da Stiirmer al Ministro serbo che gli presentava la circolare Pasic (vedi mio telegramma n. 1321) (3). Sturmer trovava intempestiva la richiesta di una fissazione precisa degli eventuali futuri confini serbo-bulgari. Assicurava che potenze avrebbero a suo tempo considerata tutta la questione nel suo complesso con le migliori disposizioni verso la Serbia. Stiirmer però chiedeva ai tre governi alleati loro opinione se non convenisse invitare la Serbia ad esporre fin da ora i suoi desiderata, senza prendere essi alcun impegno.

Ho risposto che trovavo pericoloso un tale invito, che avrebbe alimentato illusioni dei serbi, prendendo questi per acquisite tutte le loro domande cui non venisse data subito risposta decisamente negativa. Le potenze conoscevano già dalle trattative dell'anno scorso, precedenti la rottura coi bulgari, le aspirazioni dei serbi. Oggi consigliavo di restare fermi al punto delle risposte ora date quasi uniformemente nelle quattro capitali, lasciando cadere per ora la questione. Ciò non implicava affatto che a suo tempo non dovessimo tutti tenere nel debito conto gl'interessi della Serbia.

435

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. u. R. 1966/330. Londra, 15 settembre 1916, ore 20,38 (per. ore 23).

Mio telegramma gabinetto n. 328 (4).

Come V. E. avrà potuto rilevare dai numerosi miei telegrammi precedenti, io ho di mia iniziativa ripetutamente intrattenuto Grey nel senso preciso delle giustissime osservazioni di Lei, sulle quali ho oggi nuovamente insistito.

Prendendo oggi le mosse dalla inconcepibile dichiarazione di Margerie (5), ho detto a Sua Signoria che temevo fosse sorto un grosso pericoloso malinteso che mi pareva sotto ogni aspetto desiderabile chiarire al più presto.

(-4) Cfr. n. 430.

In risposta Grey ha riassunto così le sue vedute:

Egli considera l'Intesa corsa fra l'Inghilterra, Francia e Russia complementary e non supersiding dell'accordo già stipulato con noi. Il punto essenziale è che quell'accordo deve essere fedelmente rispettato. Per conseguenza o le intese anglo-franco-russe sono «corrispondenti contrattuali» coll'accordo medesimo o non lo sono. Se lo sono tutto sarà in regola. Se non lo sono bisognerà discutere perché lo divengano. Ogni apprezzamento in proposito sarà presto fatto da V. E. quando avrà conosciuto ed esaminato i documenti che furono già spediti a Rodd con istruzioni di comunicarli non appena suoi colleghi di Francia e Russia avranno ricevuto analoghe istruzioni.

In attesa pertanto degli apprezzamenti di V. E. ogni discussione gli parrebbe prematura.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Stoccolma e Copenaghen con t. 2076 del 16 settembre, ore 24. (2) -Ed. !n SONNINO, Diario, cit., p. 36. (3) -Cfr. n. 414. (5) -Cfr. n. 415.
436

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1963/332. Londra, 15 settembre 1916, ore 20,38 (per. ore 0,15 del 16).

Telegramma di V. E. n. 1321 (1).

Hardinge considera risposta di V. E. a Ristic abile ed opportuna. Si propone consultare alleati. A lui personalmente e salvo approvazione superiore sembra risposta dovrebbe essere presso a poco concepita così:

lo -Intesa colla Romania non concerne la Serbia.

2° -Voci di pace separata con Bulgaria sono inesistenti.

3° -Potenze si riservano a suo tempo di provvedere alla ricostituzione di tutta la Serbia ed esamineranno certamente con benevolenza le aspirazioni serbe, la delimitazione dei confini della futura Serbia verso Bulgaria è solo una parte della questione generale e pertanto le potenze non credono sia questo il momento di procedere a queste discussioni separate.

437

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1978/428. Pietrogrado, 16 settembre 1916, ore 11,30 (per. ore 15,40).

Telegramma di V. E. n. 1321 (1). Neratov che ha ricevuto uguale comunicazione da Spalaikovic e gli ha risposto che il Governo russo pur essendo costantemente animato dalle migliori

disposizioni verso la Serbia e quindi incline a considerare con favore le sue domande ritiene prematuro fissare fin d'ora delimitazione della frontiera serbobulgara che evidentemente dovrà dipendere dai futuri avvenimenti militari e politici. Neratov ha comunicato già a Giers questo punto di vista del Governo imperiale perché ne informi V. E.

(l) Cfr. n. 414.

438

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1980/327. Atene, 16 settembre 1916, ore 13 (per. ore 21,45).

Questo Ministro in Romania mi ha detto avere avuto ordine dal suo Governo di procurare in ogni modo di indurre la Grecia ad entrare nell'Intesa. A tale scopo egli ha visitato il Re ma lo ha trovato incerto e perplesso. È certo che all'indomani dell'entrata in campagna della Romania vi è stata anche nelle sfere di Corte una marcata tendenza a seguirne l'esempio. Ma la pressione violenta della Francia ed i modi inurbani del Ministro di Francia con Zaimis, la caduta di Turtukaia e Silistria abilmente sfruttate dalla stampa germanofila, la voce che i tedeschi avrebbero ristretto la fronte occidentale per avere quaranta divisioni disponibili per operare nei Balcani, sembra avere ristabilito quel sentimento di terrore del tedesco che ha sempre impedita l'effettuazione di tale progetto.

Re Cos,tantino sembra assalito da spavento delle mene rivoluzionarie dei venizelisti e di una possibile invasione della capitale da parte degli alleati. Mi si assicura si stiano costruendo opere di difesa intorno al castello di Tatoi sul quale in questi ultimi giorni hanno sorvolato aeroplani francesi. Fatto si è che l'accesso al parco è proibito a tutti.

Ministro di Romania discorrendo meco di quanto precede e rendendosi conto delle difficoltà per indurre il Re a prendere una deliberazione, mi ha chiesto se potevo collaborare con lui. Gli ho risposto evasivamente !asciandogli intendere che l'entrata in campagna della Grecia non era per noi di tale interesse che dovessi spendervi attorno molti sforzi.

439

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1981/333. Londra, 16 settembre 1916, ore 21,25 (per. ore 1,25 del 17).

Mio telegramma gabinetto n. 330 (l).

Ricevo da Hardinge lettera particolare in cui mi partecipa per incarico del Segretario di Stato che, dopo il mio colloquio di ieri, Grey ebbe dai Governi fran

cese e russo comunicazione nella quale lo si invita a comunicare a me il testo degli accordi intesi fra le tre potenze circa Costantinopoli e gli Stretti, nonché circa Turchia asiatica.

Grey sarà lieto di far ciò al più presto, non appena saranno pronti i documenti, il che avverrà probabilmente nei primi della settimana prossima. Grey mi fa sapere inoltre che qualora dopo la comunicazione dei documenti

V. E. lo desideri i tre Governi saranno pronti a procedere alla ulteriore definizione della sfera italiana contemplata nell'accordo concluso con l'Italia quando essa entrò in guerra.

(l) Cfr. n. 435.

440

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 1990/430. Pietrogrado, 17 settembre 1916, ore 11 (per. ore 19,10).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1327 (1). Ho motivo di supporre che Russia, Francia e Inghilterra non abbiano disposto nei loro accordi dei vilayets di Aidin e Konia. Zona francese comprende oltre alla Siria gran parte del vilayet di Adana fino al di là di Mersina, forse fino al Capo Anamur. Zona francese confinerebbe poi all'interno con la zona russa al pari di quella inglese che dal golfo Persico si estenderebbe fino alla Grande Armenia.

441

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1991/S.N. Atene, 17 settembre 1916, ore 19 (per. ore 22,50).

All'ultimo momento invece di Alexandropulos è stato nominato Ministro degli Affari Esteri Alessandro Carapanos ben noto come membro del Governo provvisorio di Zografos nell'Epiro autonomo.

Nuovo Presidente del Consiglio ha dichiarato ai giornali che il suo è un Gabinetto politico che osserverà neutralità benevola verso l'Intesa e che non sarà fatto prima di una visita ai Ministri dell'Intesa. Non v'è dubbio che il modo con cui si procede costituzione di questo gabinetto è in piena contraddizione colla lettera e lo spirito della nota 21 giugno accettata dalla Grecia. In conseguenza di ciò miei colleghi di Francia, Inghilterra, Russia chiedono ai loro Governi istruzioni se essi debbono riconoscere questo gabinetto e mettersi in rapporti ufficiali con esso. Salvo ordini contrari di V. E. seguirò loro esempio essendo evidentemente questa materia che concerne esclusivamente le Potenze garanti.

(l) Cfr. n. 424.

442

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL Mir-.'ISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1993/331. Atene, 17 settembre 1916, ore 19 (per. ore 21,45).

Ieri questo Ministro di Russia ebbe un colloquio con Re Costantino da cui sembra essere risultato chiaro che le velleità del Re di uscita dalla neutralità a fianco Intesa durate appena pochi giorni, oggi sono di nuovo assolutamente svanite. Re Costantino si è espresso con Demidov in termini violenti contro la politica della Francia e dell'Inghilterra e personalmente contro Elliot e Guillemin. Ha affermato esser ben !ungi dalla persuasione che l'Intesa debba riuscire vincitrice in questa guerra.

Questo Ministro d'Inghilterra parlandomi di questo colloquio che sembra aver distrutta l'illusione che egli si era fatta in questi ultimi giorni mi ha asserito che a suo parere altro non resta fare per l'Inghilterra che secondare la politica d'intervento voluta dalla Francia.

In conseguenza di tutto ciò non sono alieno dal ritenere imminente lo sbarco al Pireo delle truppe delle potenze alleate.

443

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (1)

T. GAB. 1372. Roma, 17 settembre 1916, ore 22,45.

(Meno Londra) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) -Rodd mi informava stamane che lord Grey si proponeva di fare a V. E. ai primi della entrante settimana, per conto anche della Francia e della Russia, le promesse comunicazioni relative alle intese intervenute tra le tre potenze riguardo agli Stretti e all'Asia Minore.

Ho risposto che avrei appreso con interesse tali comunicazioni lungamente annunziate ed attese, ma che non sapevo nascondermi che le ultime notizie ricevute riguardo ad esse avevano prodotto in me un senso di dolorosa sorpresa.

Da quando l'Italia era entrata in guerra con la Turchia al fianco degli alleati, avevo, di fronte alle varie voci che correvano, chiesto più volte se e quali accordi fossero stati discussi o convenuti tra gli alleati in ordine prima agli Stretti e poi all'Asia Minore. Mi si era sempre risposto, sotto varie forme, che nulla vi era di preciso o di deciso, specialmente per l'Asia Minore; tutto si sarebbe risoluto a suo tempo e di piena intesa comune e ogni maggiore notizia ci sarebbe fornita non appena ci fossimo messi a pari con gli altri nei riguardi

della guerra alla Germania. Appena dichiarata tale guerra tornai a chiedere di essere messo pienamente al corrente di tutto, ma da circa un mese ci si rimandava da Erode a Pilato, pretestando, ora che si voleva comunicare un sunto riassuntivo degli accordi diversi, ora invece il testo originale e completo dei medesimi, ora tutto questo doveva farsi a Parigi, poi a Roma, poi a Londra. Aspetterei di sentire finalmente da Grey di che cosa veramente si trattava. Ma intanto non potevo, dalle poche notizie ed osservazioni raccolte, non lamentarmi di alcune essenziali questioni così di forma, come di sostanza.

Comincio dalla questione di forma.

L'altro giorno Margerie diceva a Tittoni che si tratta di accordi già chiusi tra i tre alleati e che non sono mutabili; l'Italia ne avrebbe la pura comunicazione per sua notizia (1). Lamentatosi di ciò Imperiali a Grey, questi osservava che l'unica questione stava nell'esaminare se gli accordi presi tra i tre alleati erano in opposizione con l'art. 9 della convenzione di Londra, oppure no; e nel caso che no, nulla vi era da osservare, né poteva esservi materia di lamento da parte nostra (2). Ora a tutto questo io mi ribello. L'art. 9 era solo una indicazione delle regioni verso cui si volgevano le aspirazioni italiane, per mantenere quell'equilibrio mediterraneo, alla conservazione del quale le potenze riconoscevano il legittimo interesse dell'Italia. L'art. 9 non delimitava nulla. Lo stesso Grey si era opposto l'anno scorso a ogni precisa determinazione, dicendo che tutto si sarebbe discusso tra alleati sopra un piede di perfetta parità. A mio avviso non essere fair play, non essere leale né equo il patteggiare in tre soli sopra interessi che si riconoscevano comuni a tutti i soci e poi comunicare le cose come belle e decise al quarto alleato, dicendogli che non gli resta sostanzialmente che accettare quanto fu già fissato dagli altri. L'Italia è interessata quanto e più degli altri nelle questioni del Mediterraneo, nel quale si trova tutta racchiusa, e del vicino Oriente, vi è interessata anche più degli altri per la numerosa sua emigrazione. L'art. 9, come dicevo, riconosce questo suo interesse nell'equilibrio del Mediterraneo. E allora, come si giustifica un patto fatto a sua insaputa tra i suoi alleati, patto con cui tutto porta a credere che si modifichi profondamente un tale equilibrio?

Noi volevamo essere alleati, volevamo essere leali e cordiali amici dei nostri compagni d'arme; ma l'Italia non si sarebbe mai rassegnata a fare la parte di cliente, o di protetta di questa o quella potenza o gruppo di potenze. Mille volte meglio restare soli ed isolati. L'Italia avrebbe certamente continuato a condurre innanzi fino al termine la presente guerra con ogni maggiore energia, ma data la situazione che si mostrava di voler creare intorno a noi, l'avvenire appariva troppo oscuro; e di ciò mi dolevo amaramente.

Passando alla questione di sostanza, ancora non sapevo quanto al contenuto degli accordi avvenuti che quel tanto che è trasparso da parole incidentalmente pronunziate da Grey o da Briand nel corso delle loro varie conversazioni, ma questo tanto bastava per arguirne che siffatto contenuto nei riguardi dell'Italia non è in armonia né colle parole nè tanto meno con lo spirito dell'art. 9 della Convenzione di Londra.

Grey ha detto a V. E. essere stato nei detti accordi tenuto conto delle esigenze dell'Italia riguardo Adalia.

Ma l'art. 9 dice che l'Italia dovrà avere una parte congrua (équitable) in ragione di quanto venga assegnato agli altri « dans la région mediterranéenne (il testo italiano del nostro pro-memoria diceva <<nelle provincie mediterranee») avoisinant la province d'Adalia ». E con ciò si allude chiaramente a tutta la regione da Mersina a quel di Smirne col relativo hinterland di Adana, di Konia, di Aidin. E se allora, lo ripeto, non si definirono più esattamente le nostre richieste, fu solo perché Grey disse che tutto si sarebbe deciso più tardi tra gli alleati con perfetta eguaglianza, e d'accordo.

Io non posso accettare per conto del mio paese la parte che ci si vorrebbe far rappresentare d'inferiorità e di pupillaggio. Me ne vado piuttosto dal posto che occupo dicendo ai miei concittadini che condannino pure me perché ho mancato di prudenza e di accorgimento fidandomi nella lealtà, nella buona fede, nel senso di equità e anche nella chiarezza e larghezza di vedute dei governi alleati.

Non mi aspettavo tutto questo, e tanto meno da Grey, che avevo sempre cercato di fare centro di tutte le nostre più importanti trattative con gli alleati sia politiche, sia economiche, sia finanziarie.

Pregavo Rodd di scusare questo mio sfogo che derivava dall'amarezza con cui assistevo al crollo di tutto un sognato edificio di politica internazionale italiana nell'avvenire, fondato sopra una sincera associazione di amicizia, di cordiale collaborazione e di reciproco rispetto tra eguali.

Rodd mi assicurava che dalle stesse espressioni usate da Grey nel comunicargli la notizia da lui riferitami, doveva ritenere che gli accordi in questione di cui egli stesso era perfettamente all'oscuro, fossero ancora passibili di discussione e di accomodamenti.

Quanto precede per notizia di V. E.

(1) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 37-41.

(l) -Cfr. n. 415. (2) -Cfr. n. 435.
444

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI (l)

T. GAB. 1375. Roma, 17 settembre 1916, ore 19.

Rodd mi riferiva che Grey mi proponeva di comunicare alla Francia non solo una notizia sommaria degli accordi anglo-italiani pel Senusso ma il testo originale dei medesimi.

Ho risposto che non avevo niente in contrario; che io del resto avevo suggerito che Grey prendesse lui l'iniziativa di un invito alla Francia di associarsi a noi per un accordo a tre per le questioni riguardanti il Senusso, in confronto del quale la Francia, sia pure in grado minore, aveva anch'essa degli interessi da regolare.

(l) Ed., in SONNINO, Diario, cit., p. 41.

445

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1997/200. Parigi, 18 settembre 1916, ore 13,40 (per. ore 16,30).

Telegramma di V. E. n. 1340 (1).

Constatata la riluttanza di questo Ministero degli Affari Esteri ad interessarsi seriamente nella questione di Essad che probabilmente deve attribuirsi a insistenze contrarie alle nostre idee, provenienti da Salonicco e Atene, pregai questo Addetto militare di riferire confidenzialmente al generale Joffre una conversazione che egli avrebbe avuto con me e della quale il riassunto sarebbe il seguente: autorità militare del generale Sarrail non può estendersi al di là della Grecia, Macedonia, Bulgaria e Serbia. In Albania comanda il generale Bandini alla dipendenza diretta del generale C adorna; quindi se Essad entrasse in Albania per questo solo fatto si troverebbe posto agli ordini del generale Bandini il quale potrebbe ordinargli di fermarsi o tornare indietro e in caso di disobbedienza disarmarlo.

Addetto militare mi ha detto di aver, come una confidenza fatta a mia insaputa, riferito quanto precede al generale Joffre, che ne è impressionato e che gli disse ne avrebbe prevenuto Sarrail.

Tuttavia domani il Consigliere dell'Ambasciata si recherà da Margerie per rinnovare le premure.

446

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1380. Roma, 18 settembre 1916, ore 21.

L'incaricato d'Affari di Grecia mi notificava ieri la costituzione del nuovo Ministero e oggi mi esprimeva a voce i proponimenti di questo di continuare nella via seguita dal predecessore.

Ho risposto che non conoscevo ancora i modi di vedere, riguardo alla crisi, dei nostri alleati, più di noi interessati come potenze garanti negli svolgimenti interni della Grecia, e dal cui contegno non potevo dissociarmi. Che per parte mia avrei cercato sempre di evitare quanto più possibile gli attriti e di fare opera di conciliazione, convinto com'ero che i nostri due paesi, se pure avevano molti punti minori e temporanei di contrasto, nell'insieme e durevolmente avevano dei grandi e fondamentali interessi in comune.

L'Incaricato d'Affari mi leggeva alcuni brani di un dispaccio del suo Ministero al rappresentante ellenico a Parigi in data 8 settembre, in cui venivano

formulati vivi lamenti sul contegno poco corretto tenuto dal generale Sarrail durante i moti di Salonicco (1), moti di cui si era, artificiosamente ingrossata di molto la portata.

Ho chiesto se il nuovo Ministero si presentava con carattere politico oppure no, al che l'Incaricato d'Affari rispondeva che per ora, e finché non fosse meglio definita l'attitudine che a suo riguardo avrebbe tenuto l'Intesa, egli riteneva che il Ministero Kalogeropulos si dovesse considerare come apolitico.

(l) -Cfr. n. 427, nota 2. (2) -Ed., in SONNINO, Diario, cit., pp. 41-42.
447

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2005/201. Parigi, 18 settembre 1916, ore 21,05 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1372 (2).

Dichiarazioni di V. E. a Rodd sono degne di chi ha la responsabilità degli interessi internazionali d'Italia ed in ogni caso troverebbero il plauso e la solidarietà dell'Intero Paese. Ora bisogna attendere prosieguo degli avvenimenti. Però se dovessimo incontrare ancora esitazioni, incertezze od ostacoli, mi permetterò far considerare a V. E. l'opportunità che le parole dette da V. E. a Rodd vengano testualmente ripetute da Imperiali a Grey ed ove occorra anche da me e da Carlotti a Briand e a Stiirmer, importando sommamente che non possa sussistere l'equivoco della credenza dei nostri alleati di un'Italia rassegnata ad una parte subalterna.

Per ciò che riguarda la Francia da un complesso di indizi ho ragione di ritenere che intesa non sarà facile perché scopo del Governo francese nell'addivenire agli accordi segreti con la Russia e l'Inghilterra sarebbe stato principalmente quello di togliere a noi Mersina e Adana opponendo ai nostri reclami il fatto compiuto. Dichiarazioni di Margerie confermerebbero miei sospetti. Ad ogni modo la verità apparirà dalle comunicazioni che Grey farà ai primi dell'entrante settimana (3).

448

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2002/202. Parigi, 18 settembre 1916, ore 21 (per. ore 0,05 del 19).

Telegramma di V. E. n. 1340 (4) e mio telegramma n. 200 (5).

Castagneto ha parlato stamane a Margerie circa Essad.

Margerie ha raccomandato di ripetere a V. E., per diradare (sic) equivoco, che Governo francese si serve dell'opera di Essad esclusivamente a scopo militare e sotto la dipendenza completa del generale Sarrail. Offerta di Essad e seguaci è stata accettata senz'alcun accordo o compenso. Generale Sarrail sarà nuovamente informato delle legittime preoccupazioni del Governo italiano.

(l) -Cfr. nn. 349 e 352. (2) -Cfr. n. 443. (3) -Sonnino rispose con t. gab. 1385 del 19 settembre, ore 19,30, ritrasmettendo il presente telegramma a Londra e Pietrogrado, con l'aggiunta della seguente postilla: «Autorizzo V.E. a valersi se e quando lo ritenga opportuno del testo del mio telegramma n. 1372 per comunicazioni verbali a codesto governo». (4) -Cfr. n. 427, nota 2. (5) -Cfr. n. 445.
449

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2001/33!. Londra, 18 settembre 1916, ore 22,33 (per. ore 2,20 del 19). Telegramma di V. E. n. 1349 (l).

La combinazione escogitata dai Ministri montenegrini mi pare una mistificazione. Il Principe Alessandro di Serbia non sembra destinato a rimanere eternamente scapolo e se avrà figliuoli né lui né suo Governo consentirebbero mai al passaggio della corona a un Principe montenegrino. Su questo punto le osservazioni di Sttirmer sono giuste. Per quanto riguarda noi, nostro massimo sforzo deve svolgersi ad impedire a qualunque costo l'assorbimento sotto una forma

o nell'altra del Montenegro in una più grande Serbia e in conseguenza a fare il possibile perché Montenegro viva e si consolidi. Abbiamo a conseguire tale intento ineccepibile base giuridica nell'accordo dell'aprile (2). In altri termini è sommo interesse nostro che non venga nemmeno sollevata la questione, in caso diverso temo andremmo incontro a seri ostacoli e grosse complicazioni pel presente e pel futuro per ottenere il possesso di Cattaro e del Lovcen.

450

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. SS. 2006/335. Londra, 18 settembre 1916, ore 22,40 (per. ore 5 del 19).

Avantieri Loro Maestà ci invitarono a un pranzo di famiglia a Windsor. Il Re di ottimo umore nel vedermi scherzosamente disse che non mi avrebbe questa volta parlato come forse anche troppo aveva già fatto delle nostre relazioni colla Germania, decisione del R. Governo avendogli cagionato viva personale soddisfazione.

In un lungo colloquio dopo pranzo Sua Maestà mi intrattenne di varie questioni d'attualità. Cominciò dalla Grecia con un vero sfogo in termini molto risentiti. Causa precipua di tutti i mali disse Sua Maestà essere stato l'inesplicabile contegno di Elliot il quale per antiche reciproche antipatie esistenti tra

lui ed il Re, fattosi rimorchiare dall'agitato e turbolento Guillemin, è a poco a poco divenuto praticamente il wirepuller di Venizelos, ponendosi così in aperto antagonismo col Sovrano presso il quale era accreditato. Sua Maestà pose a raffronto tale contegno del suo Ministro con quello assai più corretto dei rappresentanti di Russia e d'Italia. Non contestava il Re l'intelligenza e le benemerenze di Venizelos ma dal momento che Re Costantino pei suoi motivi non voleva assolutamente saperne, elementare prudenza avrebbe dovuto consigliare ad Elliot di non farsene il paladino, di non imporglielo per forza e di cercare altre vie per indurre la Grecia a mutare condotta. Col sistema invece seguito si è giunti all'impossibile situazione attuale in presenza della quale alleati da un lato per assicurare vitali loro interessi contro le mene germaniche hanno dovuto procedere con metodo arbitrario (it has been high handed jrom the beginning to the end) mentre d'altro canto intrighi agitazioni francesi hanno fomentato la rivoluzione. Di essa sintomi significanti si ebbero nei « mostruosi » fatti di Salonicco la responsabilità dei quali attribuì al generale Sarrail. Comunque, continuò, ora sono intervenuto io, fortemente insistendo perché mio Governo chiedesse spiegazioni a Parigi sugli intendimenti della Francia, ricordando al Governo francese i legami di stretta parentela del Sovrano di Grecia con l'Imperatore di Russia e con me e lasciando bene intendere il fermo proposito inglese contrario a qualunque mutamento di regime in Grecia. Spiegazioni furono chieste lunedì scorso a Briand il quale ha dato a Bertie esaurienti affidamenti, dichiarando che quando pure in ultima analisi Re Costantino si decidesse liberamente ad abdicare, Francia si opporrebbe a qualsiasi tentativo di eliminare dal trono il legittimo successore riconoscendo il regime repubblicano non adatto alla Grecia. In conclusione, disse Sua Maestà, al punto in cui siamo giunti, egli ritiene sotto ogni aspetto desiderabile che gli sforzi degli alleati volgano nell'agevolare l'entrata in azione della Grecia a loro fianco. Collaborazione scarsa e non indispensabile dell'esercito greco riuscirebbe sempre utile ad assicurare le spalle all'esercito di Salonicco ed a crescere la pressione contro [Bulgaria] e conseguentemente causare influenza sui bulgari cordialmente detestati da ogni greco.

D'altra parte l'entrata della Grecia nell'alleanza presenterà il vantaggio indiscutibile di distruggere le numerose basi di rifornimenti di cui nei porti ed isole elleniche hanno finora disposto indisturbati i sottomarini germanici.

Circa Bulgaria, dopo aver come al solito coperto di vituperi Re Ferdinando divenuto ora il servitore umilissimo dell'Imperatore, che l'odia e disprezza, accennò Sua Maestà alle condizioni formulate nei recentissimi scandagli osservando per quanto riguarda lui l'Imperatore di Russia non vuole più saperne di trattare col Sovrano bulgaro, ma che il mantenimento della Dinastia non solleverebbe obiezioni da nessuna parte. Riguardo alla pretesa su tutta la Macedonia, disse il Re, costituirebbe essa un vero tradimento verso Serbia quindi accettando la Bulgaria alleata avrebbero commesso un'azione disonorevole. Avendo io rilevato l'importanza precipua nell'interesse generale degli alleati di una eliminazione della Bulgaria dal novero dei nostri nemici e la necessità evidente di cogliere ogni propizia occasione per facilitarla con opportune ed al postutto anche eque concessioni, replicò il Re che conveniva in massima e considerava tuttavia prudente di non precipitare ed attendere che la Bulgaria indichi prima in modo positivo decisione presa, mentre ora sua condotta verso la Romania denota intenzioni diametralmente opposte. Manifestatomi poi il vivissimo compiacimento per l'entrata della Romania e per i progressivi importanti successi sulle varie fronti non esclusa quella occidentale, disse il Re che, per quanto ormai sicurissimi trionfo finale, non voleva spingere l'ottimismo al punto di aspettare la pace entro questo anno. Del resto una pace prematura e non completa sarebbe per gli alleati e per l'Europa tutta un disastro peggiore della guerra perché ne preparerebbe fatalmente un'altra fra dieci anni. Nel tributare caldi elogi al valore dell'esercito francese e alla sagacia del suo duce supremo aggiunse Sua Maestà che durante la recente gita in Francia fu lieto di constatare che intrighi dei politicanti contro Joffre sono ormai cessati. P o incaré tuttavia astuto ed ambizioso ed amante di dominio come è si mischia più di quello che dovrebbe negli affari del Governo ciò che cagiona sovente seri inconvenienti. Ultimamente ancora avvenne che, mentre a Calais Asquith ed altri Ministri britannici avevano preso accordi definitivi con Briand su di una certa importante questione (non mi disse quale), Poincaré faceva nel frattempo convocare a Parigi un Consiglio di Ministri destreggiandosi sottomano perché venisse presa decisione contraria a quanto erasi concluso con Briand. Donde equivoci, confusioni e piuttosto acri domande di spiegazioni da parte

inglese.

Con me Sua Maestà accennò solo di passata ai recenti nostri successi ma discorrendo con mia moglie vi insistette a lungo e particolareggiatamente tributando dovuta ammirazione al valore delle truppe, alla sagacia del Comando ed esprimendo speciale compiacimento per essere l'armata vittoriosa al Comando del Duca d'Aosta a lui tanto caro.

Alla fine del lungo colloquio Sua Maestà colla cordiale sua benevolenza disse che aveva discorso di argomenti molto delicati coll'amico personale e non coll'Ambasciatore manifestandomi tutto il suo pensiero. Era quindi superfluo di raccomandarmi il mantenimento del più scrupoloso segreto. Analoga istante preghiera per ogni ragione permettomi rivolgere io a V. E.

Il linguaggio del Re sugli affari di Grecia ha pienamente confermato quanto ebbi già l'onore di riferire a V. E. circa l'influenza innegabile che sull'animo suo franco e leale, profittando pure delle sue intense affezioni familiari, hanno esercitato le insistenti querimonie del Principe Andrea che ha passato la settimana scorsa a Windsor.

(l) -Cfr. n. 420, nota l, p. 276. (2) -Si riferisce al patto di Londra del 26 aprile 1915.
451

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 2290/331. Atene, 18 settembre 1916 (1).

Gli avvenimenti si sono in questi ultimi giorni qui svolti con una tale rapidità da rendere difficile il seguirli, e soprattutto il percepire il tenue nesso

che li congiunge. Con molti successivi telegrammi mi sono argomentato di rappresentare a V. E. i punti :;alienti, ed ora vorrei esporre qualche idea generale sui medesimi sopratutto in relazione alle questioni che più ci interessano.

Non è dubbio, a mio credere, che le dimissioni del gabinetto Zaimis siano dovute alla politica della Intesa ed in modo speciale a quella della Francia. Che ad esse abbiano contribuito i modi inconcilianti e talora scortesi di questo Ministro di Francia è ritenuto da tutti coloro che conoscono la natura timida e delicata dello Zaimis, nulla affatto disposto a sopportare bruscherie di forma, sopratutto trattandosi di un compito così penoso ed anzi umiliante come quello che gli incombeva. Ma la vera ragione per la quale lo Zaimis ha dovuto andarsene è stato di nuovo una imposizione una prepotenza di Venizelos esercitata sui miei colleghi di Francia, di Gran Bretagna e di Russia. La situazione creata dalla nota del 21 giugno era e doveva essere assolutamente precaria e transitoria, e trovare la sua soluzione naturale in quelle elezioni generali a brevissima scadenza che costituivano per l'appunto una delle esigenze consegnate in detta nota. Ma, parte senza dubbio per l'occupazione bulgara di molte regioni della Macedonia greca, parte anche ed in proporzione non minore perché l'opinione pubblica greca si è stancata della politica fiacca e subdola di Venizelos, fatto sta che quell'uomo di stato che generalmente nei paesi dell'Europa si considera l'idolo della Grecia ed il suo rappresentante indiscusso, si dovette ben tosto accorgere che le elezioni avrebbero per lui rappresentato un fiasco solenne. Indi pressioni sui rappresentanti delle potenze garanti che le elezioni si ritardassero ad epoca indeterminata; e arrendevolezza assoluta di quei rappresentanti a questa singolare pretesa. Zaimis, visto che in tali circostanze la sua situazione anomala minacciava di prolungarsi all'infinito e d'altra parte la politica violenta e prepotente della Francia non permettendogli, anche se lo avesse desiderato, di svolgere lentamente la sua attività trasformando il suo gabinetto d'affari in un gabinetto politico, non vide davanti a sé altro espediente che quello di salvarsi colla fuga da una situazione cui tutta la sua arrendevolezza non era riescita a rendere sopportabile.

Venne poscia il rapido e singolare episodio Dimitracopulos. Quest'uomo politico, certo il meno noto ed il più meschino fra i non pochi che qui si arrogano il titolo di capo partito, concepì la strana idea di abboccarsi col decano dei ministri dell'Intesa prima di procedere alla formazione del proprio gabinetto; ma lo fece in un modo talmente incompleto e rifiutandosi con tanta tenacia di dare quelle franche spiegazioni che sole avrebbero potuto giustificare e rendere utile quel passo, da attirarsi dft sir Francis Elliot delle risposte tali che resero la situazione del futuro gabinetto insostenibile anche prima che fosse formato.

Tutti si domandavano che cosa verrebbe appresso; quando ad un tratto ecco che il re Costantino ha ricorso ad un uomo ancora men noto del Dimitracopulos, ad un avanzo del naufragato partito teotochista, il quale radunati in fretta i suoi pochi compagni di naufragio, aggiuntovi il Rufos venizelista rinnegato ed altre due o tre figure insignificanti, costituisce in fretta e furia un ministero che dapprima egli proclama politico per la semplice ragione che i suoi componenti appartengono quasi tutti a quella camera di cui l'Intesa ha chiesto ed ottenuto la dissoluzione; e poscia, pentito e spaventato che quella denominazione attiri su di lui le folgori dell'Intesa, si affretta a smentire, od almeno ad attenuare, quella denominazione ed a dichiarare che il nuovo gabinetto sarà in tutto e per tutto ossequiente alla nota del 21 agosto.

Parallelamente a questo caos ministeriale e parlamentare, si svolge un caos internazionale. Certo l'uscita in guerra della Romania aveva dato seriamente da riflettere al Re Costantino ed ai suoi consiglieri. Ma fu riflessione di pochi giorni e le influenze germaniche non certo cessate e nemmeno diminuite, qui pel fatto dell'allontanamento dalla Grecia del barone Schenk e di altri pochi agenti stranieri, sono pienamente riuscite a persuadere il Re Costantino della disfatta rumena nei Balcani, della inefficacia della rinnovata azione del generale Sarrail e del prossimo arrivo di sterminati contingenti germanici. Quindi confermato proposito del re di non dipartirsi dalla linea di neutralità fin qui seguita, e tutt'al più vaga conferma alle potenze dell'Intesa che questa neutralità sarà sotto il gabinetto Kalogeropulos altrettanto benevola che essa fu sotto il gabinetto Skuludis.

Tutta questa confusione combinata con fatti secondari come l'incidente certamente voluto e provocato della così detta aggressione alla legazione di Francia, danno alla Francia buon giuoco per proseguire la sua politica di intervento armato nelle cose della Grecia, politica non mai abbandonata attraverso a tutte le strane vicissitudini cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, e spinta vigorosamente non tanto dal Guillemin quanto dallo stuolo infinito di agenti politici e militari che hanno già da tempo invaso la Grecia. E siccome l'Inghilterra segue sempre in tutto e per tutto la politica francese da anni ed anni, così vediamo che dopo breve resistenza anche la diplomazia inglese si accinge davanti alle complicazioni inestricabili della situazione, ad adattarsi ad una linea di condotta che finora essa aveva proclamato, a chi voleva intenderlo, riescirle sommamente ostica ed antipatica.

Né conviene credere che la Francia si arresterà qui. Essa mira a nulla meno che a stabilire un vero e proprio protettorato francese sulla Grecia. In questi giorni, sotto futili pretesti, si è impadronita del servizio telegrafico e radiotelegrafico, e non nasconde la sua intenzione di volersi egualmente impadronire delle dogane, dell'amministrazione, di tutto. Questa tendenza salta agli occhi di qualunque intelligente osservatore; ma non me ne mancano anche prove positive, come ad esempio un rcc:mte rapporto del comandante Roquefeuil al ministro francese della marina nel quale quei piani vengono chiaramente e dettagliatamente proposti.

La forza di resistenza della Grecia contro queste invadenze francesi è naturalmente nulla, giacché la politica greca, a cominciare dal re ed a finire da Venizelos, è stata in questi ultimi tempi talmente incerta fiacca e subdola da togliere a questo stato anche le più essenziali ed elementari caratteristiche di uno stato indipendente. Il colmo della decadenza greca è stato senza dubbio arrecato dalla occupazione di Kavala da parte dei bulgari, della quale V. E. non ignora i particolari. Tutto ha contrìbuito in quel doloroso episodio per portare al colmo l'avvilimento della Grecia: promesse germaniche date solennemente dal Kaiser e solennemente violate dal piccolo Czar, dissidio nell'esercito greco, una parte della guarnigione di Kavala essendosi rifugiata su navi straniere per essere condotta lacera e famelica in patria a scegliere fra l'inazione e la rivoluzione, e l'altra essendosi resa a discrezione ai germano-bulgari e tradotta lontano dalla patria in prigionia di guerra, senza che la patria sia in guerra. Credo che pochi esempi dia la storia di una umiliazione più grande prodottasi dal non aver voluto né fare la guerra, né difendere la propria neutralità.

In tali condizioni di cose non è chi non comprenda che la Francia, data l'arrendevolezza tradizionale dell'Inghilterra e l'assenteismo completo nella Russia e poco meno che completo in noi, possa qua fare assolutamente tutto quello che le aggrada. Conviene a noi lasciare che le cose vadano per questa china? Conviene a noi permettere che la Francia si presenti un giorno alle trattative di pace, che un giorno o l'altro dovranno pure venire, con in mano il formidabile pegno di un'occupazione militare e civile della Grecia, da essa pressoché esclusivamente esercitato? È un grido di allarme che getto da molto tempo, ed è questo certamente il più importante, anzi il solo importante, fra i problemi che qui si agitano. Credo che il mio collega francese ed i suoi collaboratori si siano accorti delle mie preoccupazioni al riguardo, e che cerchino di buttarci l'offa medicata di una libertà assoluta nell'Epiro. Ritengo la manovra pericolosa per noi, ed il compenso offertoci dalla sorella latina come assolutamente inadeguato. So che parecchi consiglieri del R. Governo, alcuni appartenenti, ed altri no, al ramo di servizio che da me dipende, vanno spingendo all'occupazione completa dell'Epiro. Non voglio negare lode ai loro intenti patriottici, ma ritengo mio dovere di porre in guardia il R. Governo contro le insidie che quella azione può celare per noi. Se la conquista dell'Epiro, regione sterile fastidiosa ed inutile, dovesse un giorno essere posta in linea di conti per farci accettare il protettorato francese in Atene ed una spartizione dell'Asia Minore in cui all'ellenismo si volesse fare una parte esagerata ed ingiustificata, io credo che avremmo fatto un ben meschino affare, e che avremmo fatto meglio a tenerci al programma di Valona con un adeguato, ma ben limitato, hinterland.

La scomparsa ormai effettuata della Grecia dal novero dei paesi vitali e la sua entrata nel numero di quelli che restano campo aperto a tutte le rivalità delle grandi potenze, dona ai problemi da me qui sopra sommariamente accennati una rinnovata importanza, intorno a cui non sarà mai troppa la nostra attenzione.

(l) Manca !"indicazione della data d'arrivo.

452

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 4036/237. Stoccolma, 19 settembre 1916, ore 17,20 (per. ore 1,15 del 20).

Telegramma di V. E. n. 2076 (1). Le mie informazioni non confermerebbero che sia stata specialmente Svezia a volere convegno di Cristiania il quale sarebbe stato invece deciso già a Co

24 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

penaghen soprattutto per dare una soddisfazione alla Norvegia dopo le altre due riunioni scandinave in Svezia ed in Danimarca.

Per quanto riguarda Svezia non potrei nemmeno dire che le correnti pacifiste servano la causa tedesca poiché esse sono specialmente sostenute da uomini dei partiti democratici tutt'altro che germanofili. Del resto sembra escluso che a Cristiania si debba anche soltanto trattare di una iniziativa a favore pace. È probabile invece che si discorra ancora (come a Copenaghen) della vecchia idea fissa di Hammarskjold di un accordo fra i vari Stati neutrali per la difesa dei loro diritti mentre è più che problematico che le eventuali conversazioni portino a qualche cosa di concreto. In ogni modo anche se Danimarca e Norvegia dovessero per cortesia aderire ad una idea di tal genere, non potrebbe trattarsi se non di qualche affermazione platonica. Non solo Danimarca e Norvegia ma nemmeno Svezia possono al momento attuale pagarsi il lusso di fare una politica anti-inglese nella questione del blocco, senza contare che ogni azione collettiva dei paesi neutrali su questo terreno dipende essenzialmente dall'atteggiamento degli Stati Uniti i quali per ora si occupano precipuamente dell'elezione presidenziale. Anche questo Ministro degli Affari Esteri lo ha riconosciuto con me in una recente conversazione.

(l) Cfr. n. 433, nota l, p. 285.

453

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1390. Roma, 19 settembre 1916, ore 17,30.

Joffre insiste presso Cadorna perché si aumenti di una divisione nostro contingente militare a Salonicco.

A noi costerebbe nella presente situazione, a giudizio del Comando Supremo, un grandissimo sforzo e sacrificio il disporre anche di una sola brigata. Già partecipiamo alla guerra contro austro-bulgari oltreché con contingente a Salonicco anche con pressione delle R. truppe a Valona.

Né R. Governo di fronte al persistente contegno, altrettanto poco riguardoso che equo, verso di noi degli alleati riguardo ad Asia Minore potrebbe in alcun modo giustificare davanti al paese ulteriori sacrifici che l'obbligassero a trascurare nostre impellenti necessità di difesa e di lotta sui fronti nazionali. Aggiungasi che la condotta del Comaado Supremo a Salonicco che sembra volta molto più a mescolarsi delle faccende interne della Grecia che non alla guerra al nemico e al soccorso dei romeni, è poco atta a far mutare consiglio.

Prego V. E. informare i suoi discorsi a questi concetti pur rivestendoli naturalmente di forme meno dure e recise.

(l) Ed. In Sonnino, Carteggio, clt., n. 41.

454

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2013/336. Londra, 19 settembre 1916, ore 23,33 (per. ore 2,50 del 20).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1380 (1).

Hardinge mi diceva oggi essersi qui in consultazioni con Parigi dove si affaccerebbe la tendenza a non riconoscere nuovo Ministero ellenico che appare in realtà politico e germanofilo e conta fra i membri il Ministro dell'Interno distintosi per i suoi violenti attacchi contro l'Intesa specie contro Sarrail e la Francia. Ad una mia domanda se prevedeva ora probabilità di sbarco ha risposto a titolo personale mantener egli sua opinione in senso contrario, vedend9 bene gli inconvenienti e non i vantaggi pratici di siffatta decisione. In via confidenziale Hardinge mi ha narrato che principe Andrea venuto ieri a vederlo e premesse le solite assicurazioni sui sentimenti del Re, ecc., aveva insistito per la rimozione o almeno l'attenuazione delle misure di controllo radio-telegrafiche, ecc. Al che Hardinge rispose ricordando al principe che le

potenze alleate impegnate in una lotta per l'esistenza non possono tranquillamente acconciarsi a che la Grecia continui ad essere un focolare di intrighi e cospirazioni a loro danno, anzi per dire più esattamente una vera base nemica. Ricordata pure al principe la stretta perdurante intimità del Re con l'Addetto militare tedesco di cui si sono intercettati radiotelegrammi inviati al collega in Bulgaria nonché la recente consegna di Kavala ai bulgari, Hardinge non ha dissimulato a S. A. R. essere perduta ogni fiducia nel Re che, lungi dal mantenere professata neutralità, non cessa di dare prove tangibili dei suoi sentimenti è disposizioni accentuatamente germanofili.

455

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2051/435. Pietrogrado, 20 settembre 1916, ore 11 (per. ore 19,10 del 23).

Telegrammi di V. E. nn. 1327 e 1329 (2).

Non ho mancato di richiamare la più seria attenzione di Stiirmer e Neratov su quanto V. E. espone nei telegrammi suddetti e non ho loro dissimulato la penosa impressione in noi prodotta dalla discordanza fra le fatte dichiarazioni e la esistenza di accordi stabiliti all'infuori di noi. Concludendo ho sottolineato la dichiarazione di V. E. giusta la quale non potremmo mai accettare

passivamente quanto fosse stato fatto è.1lle tre potenze relativamente all'Asta Minore senza il nostro concorso ed eventualmente in opposizione ai nostri diritti e interessi. Sttirmer avendo quasi sempre ceduto la parola a Neratov, questi mi ha dichiarato che sta di fatto che le tre potenze si erano scambiate loro vedute circa la questione degli Stretti e dell'Asia Minore nel 1915 e 1916 e che, salvo alcuni particolari accessori tuttora non risolti, si erano trovate d'accordo, ma che ciò facendo non erano punto venute meno agli obblighi assunti verso l'Italia alla quale si riservavano di tutto comunicare tosto si fosse trovata sullo stesso loro piede di fronte alla Germania. Quanto alla Russia la sua sfera d'interesse in Asia Minore è cosi remota da quella degli interessi italiani da non far sorgere il dubbio circa la possibilità della loro divergenza. Replicai che non conoscendo il tenore e la forma delle intese non ero in grado pronunziarmi in merito ad esse né di giudicare il grado di reciproco impegno che esse comportavano per le tre potenze ma che sapevo invece benissimo l'alta importanza attribuita dal R. Governo e dal nostro Paese alla questione in causa e che non restavami quindi che formulare le più ampie riserve circa la soluzione cui le potenze fossero eventualmente arrivate.

Neratov mi ha risposto che comunicazioni di Grey, se non g1a fatte ieri, non potevano tardare e che in tale occasione Grey ci avrebbe fornito ogni desiderabile schiarimento atto a rassicur2.rci e dimostrarci che alleati non sono venuti meno ai riguardi dovuti all'Italia. Comunque sia di tutto ciò sono persuaso che l'atteggiamento assunto dal R. Governo non abbia mancato di produrre una salutare impressione all'impostazione dei prossimi negoziati.

(l) -Cfr. n. 446. (2) -Cfr. n. 424 e n. ·,z9, nota 3.
456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1395. Roma, 20 settembre 1916, ore 13.

L'Incaricato d'Affari di Francia mi riferiva ieri che Alexejev e Joffre insistevano sulla necessità di aumentare gli effettivi della spedizione di Salonicco; che la Francia avrebbe mandato ancora una brigata sua, ed inoltre avrebbe consentito che vi andasse pure una brigata russa che era destinata al fronte francese; onde, diceva l'Incaricato d'Affari, la Francia sostanzialmente contribuiva nuovamente con una intera divisione. Francia e Russia invocavano dall'Italia che mandasse a Salonicco una seconda divisione. E qui l'Incaricato d'Affari invocava le ragioni della comunanza di causa tra alleati e del grande interesse che aveva l'Italia nelle cose di Oriente.

Ho risposto che non ero in grado di dar2:li oggi una qualsiasi risposta sul merito, dovendo consultare i miei colleghi del !.!overno e le supreme autorità militari, che però vedevo tutto questo molto difficile, sapendo quanto grave era già stato per noi lo sforzo per riuscire a inviare a Salonicco una intera

divisione. Si era cominciato dapprima a chiederci una brigata; ottenuta questa, si era subito insistito per avere una divisione; e ora si ricominciava da capo. Occorreva tener presente che il nostro contributo nei Balcani non si restringeva alle sole truppe inviate a Salonicco, dovendosi mettere in conto anche quelle di Valona che tenevano a bada dal lato albanese gli austro-bulgari.

L'invio di altre truppe implicava il dover rinunziare ad altre utili operazioni nei fronti nostri, e ciò essere molto penoso per noi oltreché non giovare nemmeno alla causa comune.

Né in questo momento mi comm'.':->vevano oltremodo, pensando ai gravosi sacrifici che si chiedevano da noi, le calorose invocazioni alla comunanza degli interessi e gli eloquenti appelli alla solidarietà degli intenti delle quattro potenze nelle cose di Oriente, principii e sentimenti cui non sembrava davvero che i tre alleati avessero ispirato il loro contegno nei riguardi dell'Italia nelle discussioni e contingenze relative all'Asia Minore.

Non affidava nemmeno molto, per l'invio di nuove truppe che potevano essere tanto utili altrove il contegno del generale Sarrail, preoccupato sempre più che della condotta della guerra e del dare man forte ai romeni, delle questioni di politica interna della Grecia.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 42-43.

457

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1396. Roma, 20 settembre 1916, ore 13.

L'Incaricato d'Affari di Francia mi riferiva ieri il desiderio di Briand di avere l'opinione dei Governi alleati sul contegno comune da tenersi verso il nuovo Ministero ellenico. Osservava che esso si era formato in contrasto con le dichiarazioni del 21 giugno precedenti la costituzione del Gabinetto Zaimis e che tutta l'attitudine del Re seguitava a mostrarsi ostile alla Quadruplice.

Ho risposto che il mio consiglio era di temporeggiare evitando di spingere le cose all'estremo; di far intendere al Calogheropulos che la procedura seguita nella formazione del Ministero giustificava qualche dififdenza, ma che ci riservavamo di giudicarlo dai suoi atti.

Non vedevo ormai pericolo nell'indugiare a prendere risoluzioni estreme, dato anche che si dimostrassero poi necessarie, perché la Grecia non era oggi in condizioni di nuocere seriamente; e d'altra parte ritenevo pericoloso il provocare nuovi incidenti ed agitazioni che avrebbero implicate questioni di carattere dinastico. I moniti che gli alleati ritenessero oggi necessari avrebbero dovuto ad ogni modo rivolgersi al presidente del Consiglio, lasciando da parte ogni azione diretta sul Re Costantino, che già troppo si era sempre voluto tirare direttamente in ballo.

L'Incaricato d'Affari mi osservava che Calogheropulos non aveva affatto consultato i Ministri della Intesa prima di costit11i.re il suo Gabinetto; né aveva !atto loro visita dopo.

Ho replicato che tutto questo poteva dare bensì motivo di sospetto e giustificare un contegno riservato a suo riguardo; ma che oggi tutte le questioJ1 1 implicate erano troppo grosse perché le potenze dovessero determinare le lorn

decisioni sopra semplici questioni di forma e di protocollo.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, clt., pp. 43-44.

458

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2014/335. Atene, 20 settembre 1916, ore 13 (per. ore 16,50J.

Miei colleghi continuano asserire che sono senza istruzioni da parte dei loro Governi circa l'attitudine da assumere verso il Gabinetto greco. Cosicché continuiamo restare senza rapporti con esso. Sembra soprattutto che il Ministro degli Affari Esteri sia preoccupato della situazione e che minacci di dimettersi se la nostra visita ufficiale ritarderà ancora.

Il Gabinetto ha preso contatto coi rappresentanti delle potenze nemiche e affermasi che il Ministro di Germania gli abbia dato promessa che i militari resisi alla Bulgaria sotto il colonnello Hatzopulos saranno restituiti alla Grecia.

Continua esercitarsi azione francese per attivare volontari greci finora però con scarsi risultati non oltrepassando i due o tremila gli uomini che pure spendendo somme considerevoli, Francia ha potuto raggranellare qui a Salonicco.

Non si ha notizia che movimento secessionista delle Isole si sia esteso. Non manca però chi voglia asserire che esso riprenderà e si complicherà con un movimento rivoluzionario in tutto il Regno. Sembra però esista dissidio fra agenti francesi che vorrebbero ad ogni c::.sto spingere le cose all'estremo e Venizelos che, secondo le consuetudini sue, desidererebbe ancora traccheggiare lasciando aperta la porta alla conciliazione col Re Costantino.

459

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2029/205. Parigi, 21 settembre 1916, ore 20,51 (per. ore 23,35.)

Iersera de Nava ed Arlotta venuti a prendere congedo da me mi hanno riferito le loro conversazioni coi Ministri tecnici francesi delle quali daranno largo conto a V. E. appena arrivati a Roma. Mi hanno detto poi che ieri dopo colazione Briand li prese da parte e insisté vivamente presso loro perché Governo italiano inviasse un'altra divisione a Salonicco dicendo che Francia era disposta a lasciare nei Balcani mani libere all'Italia per far tutto ciò che ad essa convenisse meglio. De Nava ed Arlotta risposero che ne avrebbero parlato a me e riferito a V. E. De Nava mi disse che V. E. lo aveva messo al corrente delle difficoltà per l'Asia Minore e co~.1viene meco che una pronta soluzione dl quella questione debba avere precedenza su di ogni altra cosa.

Considerando che passo di Briand dimostrava che egli non si rendeva conto esatto della questione dell'Asia Minore valendomi della facoltà datami da V. E. con suoi telegrammi nn. 1385 (l) e 1373 (2), ho stamane mandato Ruspoli da Briand. Ruspoli gli ha risposto che de Nava ed Arlotta mi avevano riferito quanto Briand aveva detto loro circa invio di un'altra divisione a Salonicco. Che il

R. Ambasciatore non aveva incarico di far alcuna comunicazione al riguardo, però credeva utile in via strettamente confidenziale che Briand sapesse che egli riteneva assai poco probabile che il barone Sonnino prendesse in esame la domanda se prima la questione degli interessi italiani in Asia Minore in dipendenza dell'articolo 9 del Patto di Londra non avesse soddisfacente soluzione. Quando R. Ambasciatore a Londra presentò la proposta per l'intervento italiano espresse il desiderio che la zona spettante all'Italia in Asia Minore fosse determinata con confini certi. Gr.;y che parlava a nome degli alleati, disse che in quel momento questi non avevano ancora discusso tra loro la questione e che l'Italia quando il momento fosse venuto sarebbe stata chiamata a partecipare cogli altri alleati alle discussioni e decisioni. Invece con nostra sorpresa e dispiacere contrariamente alle promesse fatte, discussioni e accordi hanno avuto luogo senza di noi. Quando chiedemmo informazioni esprimendo il desiderio di discutere, Grey consigliò di dichiarare guerra alla Germania. Noi la dichiarammo ma non perciò sembra cambiata in nulla l'attitudine degli alleati a nostro riguardo. Dopo mesi malgrado le nostre insistenze non abbiamo potuto conoscere il testo dell'accordo degli alleati. La sola dichiarazione che abbiamo avuto è stata quella di Margerie che tale accordo ci sarebbe stato comunicato a titolo d'informazione ma non avremmo potuto discuterlo. Già l'inesplicabile ritardo della comunicazione dimostrava poca premura da parte degli alleati ma la pretesa affacciata da Margerie è assolutamente inaccettabile avendo noi in ogni caso incontestabile diritto di verificare se impegni assunti verso noi col patto di Londra sono stati mantenuti; tanto più noi avevamo ragione di dubitare che vi fosse un equivoco al riguardo. Infatti nelle conversazioni con l'Ambasciatore Briand parlò di Adalia e l'Ambasciatore fece osservare che non si trattava della sola Adalia, l'articolo 9 dell'Accordo di Londra assicurandoci una zona congrua in più di Adalia. Ora quale è questa zona? È essa veramente congrua, cioè corrispondente agli acquisti che fanno gli altri e al concorso che noi abbiamo portato alla guerra? Queste cose S. E. Sonnino desiderava fossero chiarite al più presto e Ambasciatore non riteneva che, prima che lo fossero, egli si sarebbe indotto a prendere altri impegni di qualsiasi natura e quindi nemmeno quello di un aumento di truppe italiane a Salonicco. Questo stato d'animo di S. E. Sonnino egli lo desumeva anche dalla comunicazione che gli era stata data di una conversazione da lui avuta con Ambasciatore d'Inghilterra a Roma (3) e della quale a sua volta credevamo dovere d'informare confidenzialmente Briand.

(-3) Cfr. n. 443.

Briand manifestò una certa sorpresa di fronte alla vivacità delle nostre lagnanze e delle nostre apprensioni assicurando che mai né la Francia né le alleate ebbero in animo di frustare l'Italia da quei compensi sui quali essa ha pienamente diritto. Sarebbe stato suo vivissimo desiderio che l'Italia partecipasse anche essa alle conversazioni ed accordi intervenuti. L'Italia non essendo però pronta e con ciò alludeva alla dichiarazione di guerra alla Germania non ancora avvenuta, gli alleati dovettero discutere fra loro ma fu sempre sua costante preoccupazione che si mantenessero salvi i diritti e le aspirazioni dell'Italia insistendo sempre in questo senso presso i negoziatori francesi.

Briand ha anche ricordato che un invito rivoltomi di precisare ed esporgli domande italiane (mio telegramma n. 128) (l) era rimasto senza risposta. Gli accordi presi tra alleati dovevano necessariamente condurre ad ulteriori negoziati con l'Italia da parte dell'Inghilterra e della Francia. Egli riconosceva che la zona riservata all'Italia non era stata delimitata dall'articolo 9 e che la delimitazione di essa debba essere oggetto di trattative fra i due Governi, che egli è pronto iniziare col maggiore spirito di giustizia, di larghezza e di comprensione degli interessi italiani nel Mediterraneo e in Asia Minore. La Francia disse non si mostrerà mai egoista di fronte Italia. Briand disse pure che il ritardo sulla comunicazione dell'accordo è dovuto unicamente al discorde parere degli alleati circa la comunicazione stessa ed il luogo, la Russia ad esempio aveva espresso desiderio che si comunicasse soltanto un sunto degli accordi, mentre Briand ha voluto che di tutti gli accordi ci fosse data integrale conoscenza. Tale comunicazione secondo Briand è stata già fatta a Roma o è imminente. Non occorre osservare che, malgrado le assicurazioni di buon volere di Briand, che io credo sicuro, di darci maggiore soddisfazione, sono da prevedersi contrasti e difficoltà non lievi nella delimitazione della nostra zona (2).

(l) -Cfr. n. 447, nota 3. (2) -Con t. gab. 1373 del 17 settembre, ore 18,25, Sonnino aveva dato istruzioni a Tittonl di soprassedere alla presentazione della nota circa l'Asia minore.
460

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. 1404. Roma, 21 settembre 1916, ore 21.

De Billy, Incaricato d'Affari di Francia, mi comunicava aver incarico da Briand di informarmi che il Governo francese aveva subito consentito a che si comunicasse all'Italia il testo degli avvenuti accordi relativi agli Stretti e all'Asia Minore; che lord Grey doveva fare in questi giorni tale comunicazione a Imperiali. Aggiungeva la preghiera di esprimermi le sue disposizioni amichevoli nei riguardi dell'Italia, e terminava «le baro n Sonnino peut compter sur la sympathie que nous apporterons dans notre action au sujet des affaires où sont engagés des intérèts italiens ».

Ho risposto che ringraziavo Briand d:;lle sue cortesi espressioni; e che aspettavo che il marchese Imperiali mi desse notizia degli accordi che Grey doveva riferirgli (l). Mi ero doluto e mi dolevo del fatto che gli accordi di cui si trattava e, specialmente quelli riguardanti l'Asia Minore che dovevano, secondo le assicurazioni avute, essere di data recente, non fossero stati discussi e, in parte, presi a quattro invece che a tre.

(l) -Cfr. n. 124. (2) -R!trasmesso a Londra e P!etrogrado con t. gab. 1412 del 22 settembre, ore 20. (3) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., pp. 44-45.
461

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. CONFIDENZIALE 1405. Roma, 21 settembre 1916, ore 21.

Questo Ambasciatore d'Inghilterra ml. ha fatto in lettera privata e personale la seguente comunicazione:

«Ho comunicato a lord Grey la sostanza di quello che V. E. mi disse domenica scorsa ed egli mi ha in risposta mandato un telegramma nel senso che segue:

Io ho promesso di comunicare il testo degli accordi intervenuti circa l'Asia Minore e Costantinopoli all'Ambasciatore italiano e nel fare ciò accompagnarlo con una dichiarazione che le tre potenze sono ora pronte, se l'Italia lo desidera, a procedere all'ulteriore definizione della sfera italiana che fu contemplata nell'accordo concluso con l'Italia al tempo in cui essa entrò in guerra. Io potrei intendere il sentimento del Ministro degli Affari Esteri se la comunicazione del testo non fosse accompagnata da questa assicurazione o se le Potenze non agissero in conformità al loro accordo con l'Italia o se esse cercassero di non tenere in considerazione gl'interessi italiani, oltre che i loro proprii. Ma questo non è il caso ora né lo sarà mai. Io sono pronto a dare spiegazioni all'Ambasciatore d'Italia del come sono stati fatti gli accordi e del perché la comunicazione di detti accordi all'Italia prima di ora presentava delle difficoltà e io spero che finché ciò non sarà avvenuto il barone Sonnino non giungerà a sfavorevoli conclusioni.

Nel darmi istruzioni di dire ciò a V. E., lord Grey aggiunge che egli sarebbe grandemente dolente se egli non riuscisse a soddisfare V. E. Egli inoltre ritiene che il mantenere una sana personale intesa con V. E. è essenzialissimo a quelle strette relazioni che egli desidera vedere mantenute con l'Italia su una base di perfetta fiducia e di completa uguaglianza, e similmente egli annette importanza al conservare strette personali relazioni con Imperiali».

Quanto precede per notizia e norma di V. E.

(l) Cfr. n. 469.

462

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2024/339. Londra, 21 settembre 1916, ore 22,10 (per. ore 4,10 del 22).

Telegramma di V. E. n. 1385 (l).

Era pure mia intenzione di pregare V. E. d'autorizzarmi a leggere a Grey il suo telegramma gabinetto n. 1372 (2). Dopo più matura riflessione, essendomi risultato che Rodd aveva fedelmente riferito, mi è parso preferibile lasciare Grey sotto l'impressione delle gravi e giustissime lagnanze da Lei direttamente formulate con la sua suprema autorità. In pari tempo però ho in colloquio con Hardinge e con altra persona di fiducia di Grey fortemente insistito sulla serietà della situazione creata dal contegno indubbiamente scorretto di tutti e tre gli alleati a nostro riguardo, sulla amarissima sorpresa e giustificatissima irritazione di V. E, sulla incrollabilità dei propositi da Lei manifestati, sulle gravi conseguenze che sotto ogni aspetto potrebbero derivarne, sulla conseguente imprescindibile necessità di rimediare al mal fatto. Di più posso assicurare V. E. che mi sarebbe stato impossibile fare e dire. Hardinge, come Grey, mi rispose che conveniva attendere che V. E. prendesse conoscenza dei documenti che verranno comunicati. L'altro interlocutore ripeté che ipotesi di una inesecuzione degli accordi non era ammissibile. Al che replicai che tale ipotesi non voleva contemplare naturalmente nemmeno io, ma il punto essenzialmente predominante della situazione e la base fondamentale dei nostri gravami è che in tesi generale in una questione di importanza notoriamente vitale per l'Italia i tre alleati abbiano creduto poter discutere e venire a conclusione senza avvertirci previamente, senza chiedere la nostra partecipazione e ciò in flagrante contraddizione con le assicurazioni esplicite datemi da Grey nel corso del negoziato, assicurazioni che indussero precipuamente V. E a non insistere in quella definizione della parte nostra alla quale Grey si rifiutò in modo così categorico di procedere allora. Quest'ultima circostanza e la speciale fiducia da noi riposta nel Governo britannico costituivano un motivo di lagnanza anche più diretto verso di esso. Conclusi che non presumevo spiegare al Governo britannico quali sono i suoi interessi nazionali ma mi pareva per un cumulo di evidenti considerazioni che un accurato esame della situazione mediterranea dovrebbe persuadere l'Inghilterra del vac1taggio incontestabile che guardando al futuro presenta per essa il conservare una solida amicizia in un'Italia soddisfatta per aver finalmente acquistato in quel mare una situazione corrispondente alla sua posizione di grande potenza mediterranea i cui interessi al mantenimento dell'equilibrio di quel mare sono notoriamente convergenti con quelli britannici.

Per quanto concerne Mersina e Adana, pur non avendo alcun indizio, i miei ricordi di Costantinopoli circa attività e cumulo interessi francesi preesistenti in quella regione mi indurrebbero in massima a condividere apprensione di Tittoni.

(l) -Cfr. n. 447, nota 3. (2) -Cfr. n. 443.
463

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. 2027/340. Londra, 21 settembre 1916, ore 22,10 (per. ore 6 del 22).

Oggi Grey desiderò vedermi. Ha cominciato per leggermi il telegramma di Rodd che molto accuratamente riferiva il colloquio di cui telegramma di V. E.

n. 1372 (2), nonché un telegramma da lui diretto all'Ambasciatore con una comunicazione d'indole personale per V. E.

Ha poi soggiunto che vedeva bene che la matassa si è arruffata e che tocca a lui di dipanarla ciò che è pronto a fare. Anzitutto importavagli spiegarmi come sono andate le cose. Verso la fine dell'inverno scorso, era [inutile] ora nascondermelo, erasi prodotto nei comuni alleati ed anche in Inghilterra un certo sentimento di accentuato rincrescimento per le nostre relazioni con la Germania. Spintovi da forti pressioni dei due Governi, egli si decise a discorrere in proposito con V. E. a Parigi. Rimasta però immutata la situazione, avvenne che pel tramite dell'alto commissario in Egitto, lo sceriffo della Mecca fece sapere che era pronto a iniziare un movimento rivoluzionario contro la Turchia subordinatamente però a certe promesse di assegnazioni territoriali fra le quali eravi una parte della Siria. Inghilterra avendo da lungo tempo anteriore alla guerra assicurato la Francia che le sue note aspirazioni in Siria non sarebbero state ostacolate, si rendeva necessario chiedere alla Francia se e quale parte Nord della Siria, era essa disposta a lasciare al futuro regno arabo. Governo francese rispose mettendo avanti le sue condizioni. Contemporaneamente la Russia cominciando ad estendere le sue conquiste in Armenia, diveniva pure opportuno chiederle fino a che punto intendeva arrivare. Da tutta questa complessa situazione derivò la necessità di procedere ad una discussione sull'Asia Minore.

Lord Crewe in quel momento a capo del Foreign Office rappresentò agli alleati essere venuto il momento di chiamare in causa l'Italia ma urtatosi a deciso rifiuto motivato sempre dalla nota causa, non insistette più oltre in vista pure dell'urgenza di venire ad una intesa per concordare la risposta allo sceriffo.

Conversazioni iniziate dapprima tra Londra Parigi furono poscia continuate a Pietrogrado per la parte che concerneva la Russia, rimanendo inteso che di tutto il convenuto che doveva rimanere assolutamente segreto, si sarebbe data comunicazione all'Italia dopo che essa, definita la sua situazione rispetto alla Germania, si fosse trovata in condizione di assoluta uguaglianza cogli altri alleati.

Terminata questa esposizione retrospettiva Grey ha proseguito che aveva stamane fatto chiamare Cambon e lettogli il precitato telegramma di Rodd, aveva attirato attenzione di lui sullo stato di animo di V. E. e sulla necessità di regolarizzare la situazione verso l'Italia. Egli mi ha poi spiegato sue vedute

personali in proposito. A scanso di eauivoci l'ho pregato di mettermele per iscritto. Ha consentito promettendo di comunicarmi più tardi il sunto di un telegramma che si proponeva di spedire a Parigi, Pietrogrado e a Rodd. Circa note comunicazioni ha detto che era in grado di esibirmi documenti segretissimi relativi a Costantinopoli e Stretti, e possibilmente me l'invierebbe questa sera, che non poteva ancora darmi quelli relativi all'Asia Minore, Cambon avendolo informato stamane non essere completa una carta illustrativa da comunicare a noi insieme agli altri documenti. Circa intese con la Russia, anteriori ai nostri accordi, ha osservato che fu necessario contentare il Governo Imperiale sia per imperiose considerazioni generali di opportunità nell'interesse dell'alleanza, sia per un sentimento di giustizia, non potendosi pretendere di strozzare quel vasto impero negandogli dopo tanti sacrifici il sospirato accesso al mare. Quell'intesa, ha aggiunto, va considerata come definitiva, egli spera vivamente che V. E. non vorrà sollevare al riguardo difficoltà che potrebbero generare gravi e pericolose complicazioni con Pietrogrado.

Per conto mio ho detto a Grey che, vedendolo esattamente informato dello stato d'animo di V. E., del quale traevo nuova conferma dal telegramma di gabinetto n. 1395 u> a1 cui gU ho dato integrale lettura, e dopo le giustissime lagnanze da Lei con tanta chiarezza e franchezza formulate, non mi permettevo di aggiungere verbo, credevo solo mio dovere prevenirlo senza inutili reticenze che questione è molto seria e che sua soluzione era destinata ad avere importantissima ripercussione nelle relazioni future dell'Italia non solo con la Francia ma anche con l'Inghilterra.

Egli doveva del resto nel linguaggio di V. E. a Rodd avere trovato piena conferma delle insistenti osservazioni da me ripetutamente rivoltegli fin dal mese di maggio. Su tutto quanto mi aveva detto avrei fedelmente riferito a

V. E. ma non volevo in merito esprimere, nemmeno a titolo pprsonale, opinione alcuna.

Telegraferò più tardi o domani non appena ricevuto il tPlegramma promessomi (2).

(l) Ed. In SoNNINO, Carteggio, clt., n. 43.

(2) Cfr. n. 443.

464

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. U. 2026/341. Londra, 21 settembre 1916, ore 23,40 (per. ore 4,30 del 22).

Mio telegramma gabinetto n. 340 (3).

Ricevo ora copia telegramma di Grey a Rodd. Premesso dichiarazioni generali già da me riferite circa comunicazione a Cambon e motivo ritardo comunicazione Asia Minore ecc. telegramma prosegue: (traduzione testuale) «Ho detto all'ambasciatore d'Italia che secondo l'opinione mia questione Asia Minore

non potrebbe essere completata fino a quando non sia definita sfera italiana e la questione divenga quindi l'oggetto di un accordo quadruplice. Ambasciatore avendomi chiesto se le sfere già concordate sarebbero o no sottoposte a discussione gli ho detto io potevo enunziare soltanto mia opinione personale e come io stesso consideravo la questione. Noi eravamo impegnati a riorganizzare alcune sfere russe francesi e non potevamo aprire una discussione per quanto concerne i nostri obblighi verso di loro, ma io non avrei chiesto l'appoggio dell'Italia ed il riconoscimento suo della sfera britannica sino a quando non avremo raggiunto un accordo con l'Italia a riguardo della sua sfera. Gli accordi coll'Italia sono quelli speciali conclusi quando essa entrò in guerra e quando aderì a quella del settembre 1914, e la fedele esecuzione di tali accordi non può nemmeno essere messa in questione. Comunico confidenzialmente all'Ambasciatore copia accordi Costantinopoli del marzo 1915 osservando che essi furono completati prima che l'Italia entrasse in guerra, che essi nulla contengono che concerna accordo posteriore coll'Italia o renda necessaria ulteriore discussione e che presumo essa non verrà sollevata».

I documenti relativi a predetto accordo non mi sono ancora pervenuti. A mio precedente telegramma aggiungo avermi Grey detto supponeva V. E. avrebbe dopo presa conoscenza dell'intese per Asia Minore manifestato le sue intenzioni circa la sfera italiana.

(l) -Cfr. n. 456. (2) -Cfr. n. 464 (3) -Cfr. n. 463.
465

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2037/338. Atene, 22 settembre 1916, ore 1,40 (per. ore 20,50).

Ministro di Francia, per cercare una via d'uscita alla situazione ministeriale in cui ci troviamo rispetto al Gabinetto ellenico, ha proposto al suo Governo che esso Gabinetto sia riconosciuto come politico previo però l'allontanamento di alcuni elementi di esso ed in modo speciale di Rufos che il Ministro di Francia considera come un nemico dell'Intesa. In realtà Rufos più che un nemico dell'Intesa è un nemico di Venizelos al cui partito egli appartenne e che poscia abbandonò (come egli stesso ebbe opportunità una volta di dirmi) allorquando si rese conto che Venizelos diveniva un rivoluzionario e un repubblicano. Cosicché nella proposta del Ministro di Francia conviene ravvisare esclusivamente un'altra manovra venizelista.

È certo che tutte le difficoltà della situazione attuale hanno la loro origine nel fatto che le potenze garanti dopo di aver colla nota del 21 giugno prett:so a breve scadenza le elezioni si sono ultimamente opposte a che le elezioni avessero luogo e ciò per far piacere a Venizelos che aveva compreso che nelle elezioni egli sarebbe stato irremissibilmente battuto. Tolta la possibilità delle elezioni la situazione è restata senza la sua naturale soluzione; né si vede in forza di quale principio Ministro di Francia possa battezzare come politico un Gabinetto cui sarà preclusa la via naturale per divenirlo ossia il voto parlamentare.

Suppongo difatti che le potenze garanti, pur impedendo la formazione di un nuovo Parlamento, non permetteranno la convocazione nel termine costituzionale del non ancora disciolto Parlamento da esse condannato come irregolarmente eletto.

466

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2030/206. Parigi, 22 settembre 1916, ore 21 (per. ore 24).

Telegrammi di V. E. gabinetto n. 1404 e 1405 (l).

Parmi che V. E. debba essere lieto di essersi spiegato francamente con Rodd e di avermi autorizzato a darne qui comunicazione. Era necessaria una scossa per destare Briand e Grey e ricordare loro l'esistenza degli interessi italiani. Sono certo che il contegno aswnto da V. E. avrà una salutare influenza sull'ulteriore andamento delle trattative.

467

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI. A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1414. Roma, 22 settembre 1916, ore 21,10.

Giers mi riferisce confidenzialmente .avere notizia che il Politis Segretaril' Generale degli Esteri ellenico avrebbe comunicato ai Ministri degli alleati in Atene che il Ministero Calogheropulos proporrà ai loro Governi per mezzo dei suoi rappresentanti: l. -di entrare la Grecia in guerra come loro alleata senza nessuno speciale accordo o condizione; 2. -di confidare che le potenze terranno conto alla fine della guerra dei desiderata ellenici, in quanto questi non investano territorii che non siano di nemici e non contrastino con gl'interessi delle altre potenze alleate, come per esempio il Dodecanneso, l'Albania meridionale, e il territorio di Doiran; 3. -di concretare al più presto una convenzione militare.

Venizelos dietro questo avrebbe fatto sapere che egli ammette soltanto la immediata entrata in guerra contro la Bulgaria senza altre dichiarazioni; altrimenti lascierà Atene per mettersi a capo della rivoluzione.

Alla domanda di Giers intorno alla mia opinione sul da farsi ho risposto che a me parevano ragionevoli e soddisfacenti le proposte del Ministero Calogheropulos, mettendo solo per condizione che agisse immediatamente. Essere questo il miglior modo di uscire da una situazione pericolosa ed assurda.

Prego mantenere segreto su quanto precede che Le comunico per sua norma

(l) -Cfr. nn. 460 e 461. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, Cit., pp. 45-46.
468

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2035/343. Londra, 22 settembre 1916, ore 22,39 (per. ore 4,50 del 23). Riservatissimo per Lei solo.

Da vari indizi avevo tratta vaga impressione che ritiro di Sazonov avesse steso un leggero velo sulle relazioni anglo-russe o quanto meno attenuata alquanto quell'assoluta intimità stabilitasi dal principio della guerra e progressivamente consolidatasi. Questa mia impressione è stata confermata dalla visione personalissima data a me da un comune amico di una lettera particolare di Buchanan. Il quale nel mostrare suo vivissimo rincrescimento per scomparsa di Sazonov aggiunge che mentre con lui sapeva di poter liberamente parlare di qualsiasi argomento sente ora che con Sturmer gli occorre «pesare ogni parola».

Aggiunge notizie recenti recavano Sttirmer aver ricevuto freddissime accoglienze dall'Imperatore al punto che cominciavano già a spargersi i soliti rumori di imminente disgrazia. Tali voci però Buchanan osserva non aver indizio alcuno permettendogli di considerare verosimili e temere esse rappresentino piuttosto un desiderio degli avver.;;ari politici di Stiirmer al quale come già riferii a V. E. attribuisconsi recondite simpatie germanofile basate precipuamente sulla identità di vedute in fatto di regime interno.

Debbo aggiungere però che qui a Corte e presso altissimi personaggi Governo continua a prevalere circa impossibilità di pace separata russo-germanica assoluta fiducia nelle ripetute formulate assicurazioni dell'Imperatore di mai separarsi dagli alleati fino alla vittoria. Per dovere di delicatezza mia verso personaggio amico prego V. E. volere considerare queste informazioni come strettamente personali.

469

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. ss. 2033/344. Londra, 22 settembre 1916, ore 22,39 (per. ore 4 del 23).

Mio telegramma gabinetto n. 341 (l). I documenti personali consegnatimi oggi da Grey relativi all'accordo colla Russia per Costantinopoli e gli Stretti sono: 1°) un telegramma circolare del 4 marzo 1915;

2°) una nota verbale responsiva consegnata da Paléologue a Sazonov il 12 aprile 1915;

3°) promemoria del Governo britannico del 12 marzo 1915 con un annesso

memorandum.

Riproduco il testo del telegramma russo:

«Le cours des derniers événements amène Sa Majesté l'Empereur Nicolas à penser que la question de Constantinople et des détroits doit etre résolue définitivement selon les aspirations séculaires de la Russie. Toute solution serait insuffisante et précaire si la ville de Constantinople, la rive occidentale du Bosphore, de la Mer de Marmara et des Dardanelles ainsi que la Thrace méridionale jusqu'à la ligne Enos-Midia n'étaient désormais incorporées à l'Empire. Les intérets spécialement de la France et de la Grande Bretagne dans les régions ci-dessus désignées seront scrupuleusement respectés. Le Gouvernement lmpérial se plait à espérer que les considérations ci-dessus seront accueillies avec sympathie par les deux Gouvernements alliés. Les dits Gouvernements alliés sont assurés de rencontrer auprès du Gouvernement Impérial la meme sympathie pour la réalisation des desseins qu'ils peuvent former en d'autres régions de l'Empire Ottoman comme ailleurs.

Le Gouvernement de la République donna son agrément à l'aide-mémoire russe remis par M. Iswolsky à M. Delcassé le 6 mars dernier et relatif à Constantinople et aux détroits à condition que la guerre sera poursuivie jusqu'à la victoire et que la France et la Grande Bretagne réalisent leur dessins en Orient comme ailleurs ainsi qu'il est dit dans l'aide-mémoire russe». Il promemoria britannico è conforme alla nota francese.

Nel memorandum annesso il governo britannico, premesso che la domanda del Governo russo accede considerevolmente i desiderata adombrati da Sazonov, mette in rilievo che l'Inghilterra non avrebbe potuto dare alla Russia maggiore prova di amicizia dell'accettazione integrale delle domande russe che involgono radicali mutamenti nella politica tradizionale britannica. Proseguendo il memorandum dice: «Dato il fatto che CosLantinopoli rimarrà sempre un entrepot commerciale per l'Europa sud-orientale e l'Asia Minore, Governo britannico domanderà che Russia quando ne verrà in possesso provveda ad un porto franco per merci in transito da e per i territori non russi. Governo britannico domanderà pure libertà commerciale pel transito delle navi attraverso gli Stretti».

Segue paragrafo che oggi non ha più valore perché riferentesi all'allora in corso operazioni Dardanelli; altro paragrafo accenna alla necessità di calmare apprensioni della Romania e della Bulgaria, nazioni di cui sperasi Russia farebbe il possibile per attrarne cooperazione. Promemoria rileva poi la necessità di prendere in considerazione ulteriormente tutta la questione dei futuri interessi francesi ed inglesi nella Turchia asiatica. Nel formulare suoi desiderata circa Impero Ottomano Governo britannico dovrà consultare il Governo francese e il russo. Tuttavia non appena sarà noto che Russia avrà Costantinopoli alla fine della guerra Grey desidererà poter annunziare di aver nel corso delle trattative stipulato che i luoghi santi musulmani e Arabia rimarranno « in ogni circostanza » sotto un dominio musulmano indipendente.

Grey non è ancora in grado di fare alcuna proposta definitiva circa i desiderata inglesi; ma uno dei punti dei medesimi sarà la revisione della parte dell'accordo anglo-russo del 1907 per la Persia in modo da riconoscere come zona inglese l'attuale zona ... (1).

Ultimo pamgrafo contempla il mantenimento del segreto fino al giorno in cui non sarà possibile dare agli Stati balcanici, specie alla Romania e alla Bulgaria, soddisfacenti assicurazioni circa loro aspirazione e situazione generale a rguardo dei territorii contigui alle frontiere da essi desiderate [e] fino a quando non sarà raggiunto un ulteriore progresso nell'accordo circa i desiderata anglo-francesi circa condizioni della pace finale. Grey prega V. E. considerare i documenti come assolutamente segreti.

Inutile aggiungere che tutto ciò che si riferisce alla Bulgaria è caduto. Ho osservato poi grande sacrificio fatto dall'Inghilterra si è dimostrato alla prova dei fatti per tutti gli alleati perché solo larghissime concessioni promesse alla Russia le ha impedito di prestare l'anno scorso dopo così terribile disfatta orecchi alle seducenti propo:;::: tedesche prospettanti se non totale certo parziale realizzazione delle sue aspirazioQni. Da queste osservazioni ha aggiunto Grey V. E. potrà rilevare la massima importanza nell'interesse di tutti gli alleati di non sollevare difficoltà. Grey ha in conclusione ripetuto che l'accordo anzidetto non menoma gli interessi speciali e i diretti italiani. Trasmetto documenti per prossimo corriere.

(l) Cfr. n. 464.

470

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2045/341. Atene, 23 settembre 1916, ore 18 (per. ore 22).

Questo Ministro d'Inghilterra mi ha dato lettura di un telegramma del suo Governo contenente le istruzioni mandate all'Ambasciatore d'Inghilterra a Parigi circa la risposta da dare alla Grecia a proposito delle recenti aperture per l'uscita dalla neutralità a fianco dell'Intesa.

Tale risposta dovrebbe farsi direttamente al Re Costantino e conterrebbe due condizioni:

1° -l'immediata dichiarazione di guerra alla Bulgaria senza porre condizioni di natura territoriale;

2° -la formazione di un Ministero nazionale composto di persone favorevoli alla Intesa per porre in esecuzione l'uscita dalla neutralità. Avvenuto l'accordo fra Parigi e Londra, Roma e Pietrogrado saranno consultate.

Mi sembrerebbe opportuno consigliare ai nostri alleati di non fare troppe difficoltà circa persone che dovrebbero costituire il nuovo Ministero e soprattutto non voler imporre ad ogni costo Venizelos.

25 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

(l) Gruppo indecifrato.

471

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A BORDEAUX, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2043/49. Parigi, 23 settembre 1916, ore 18,30 (per. ore 21,15).

Ho veduto Re Nicola il quale ponendo spontaneamente la conversazione sul soggetto della nota proposta fatta dal Radovic (l) mi ha detto che la considera il parto di una mente squilibrata. Egli mi ripeté invece gli argomenti di già conosciuti per i quali, secondo il suo parere, converrebbe all'Italia di ricostituire il Montenegro, ingrandendolo da un lato fino al Narenta e dall'altro fino al Mati e dando le opportune garanzie per la libera disposizione di Cattaro.

Ho trovato anche il Presidente del Consiglio montenegrino meno persuaso della bontà del suo progetto, poiché ha detto che, pure considerando come fatale la fusione serbo-montenegrina, egli era disposto a esaminare qualsiasi altra proposta che potesse riuscire di vantaggio alla dinasUa.

472

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1419. Roma, 23 settembre 1916, ore 20.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Questo Ambasciatore di Russia mi ha detto che il Ministro di Grecia a Pietrogrado, informando il Governo Imperiale della formazione del nuovo Ministero greco, dette assicurazioni delle disposizioni amichevoli del nuovo Governo verso le potenze dell'Intesa.

Il signor Stiirmer rispose di prendere atto di queste assicurazioni e di sperare che il nuovo Gabinetto seguirà i consigli dei rappresentanti dell'Intesa ad Atene e stabilirà di concerto con essi un programma generale; ma che in tutti i casi le potenze delrintesa conservano la loro libertà d'azione finché i Ministri greci non abbiano provato le loro buone disposizioni con dei «fatti>>. Il signor Stiirmer suppone che in queste condizioni si potrebbe riconoscere il Gabinetto attuale e dare conseguenti istruzioni ai nostri rappresentanti ad Atene. Stiirmer chiedeva il mio pensiero.

Ho risposto che tutto ciò corrispondeva pienamente a quanto io pensavo ed avevo già significato ad Atene e qui, e che quindi avrei confermato a V. s. istruzioni conformi a quanto precede.

Prego V. S. agire in conseguenza si omnes (2).

(l) -Cfr. n. 420. (2) -Per la risposta di De Bosdarl cfr. n. 482.
474

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4065/122. Copenaghen, 23 settembre 1916, ore 20,30 (per. ore 3 del 24).

Governo danese pubblica oggi comunicato ufficiale circa conferenza Cristiania.

In esso è detto che furono discusse parecchie questioni interessi comuni circa diritti e doveri come neutri dei tre Stati che desiderano continuare a conservare neutralità leale e imparziale.

Si attenderà collaborazione per tutelare gli interessi dei tre Stati come neutrali contro le violazioni commesse dai belligeranti, contro le difficoltà commerciali e contro le distruzioni e sequestri navi e carichi, contro le conseguenze della lista nera e contro lo spionaggio commerciale.

Si provvederà tutelare gli interessi commerciali dopo guerra.

Completo accordo fu raggiunto circa misure da prendere per tutelare neutralità in base convenzione dell'Aja. Per ora tre Governi ritengono escluso prendere alcuna iniziativa per fare da intermediari fra i belligeranti, sia da soli sia assieme altri neutrali.

Si è constatato desiderio di raggiungere collaborazione fra quanto più possibile neutrali per meglio tutelare gli interessi comuni ma esclusa ogni partigianeria.

Trasmetto all'E. V. per posta testo comunicato Cl) e mi riservo riferire ulteriormente appena avrò conferito questo Ministro degli Affari Esteri.

Aggiungo per ora che, secondo le notizie pervenute questo mio collega di Francia, tutto andamento della discussione sarebbe stato diretto dalla Svezia e che rapporti fra Svezia e Norvegia sarebbero risultati più cordiali e intimi che nelle due precedenti conferenze.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 1421. Roma, 23 settembre 1916, ore 21.

(Solo Parigi) -Telegramma di V. E. n. 205 (3).

(Meno Parigi) -Mio telegramma n. 1412 (4).

(Per tutti) -De Billy mi ripeteva le assicurazioni date da Briand a Ruspoli relativamente alle sue buone disposizioni di tenere il maggior conto pos

(-4) Cfr. n. 459, nota 2 p. 306.

sibile nelle deliberazioni definitive di Londra delle nostre aspirazioni ed interessi. Nella convenzione per Costantinopoli precedente alla nostra entrata in guerra era già accennato al consentimento della Russia a che si assegnassero alla Francia i territori dove aveva maggiori interessi e diritti tradizionali. La Francia aveva incontrato gravi sacrifici fino dal principio della guerra, combattendo nei Dardanelli, e l'opinione pubblica non avrebbe compreso che non avesse una parte degna nei compensi. Nell'accordo con l'Italia era stata designata la regione che sarebbe ad essa riservata.

Ho risposto che tornav o a ringraziare Briand delle sue buone disposizioni; che quello di cui mi lamentavo era cl1c si fossero fatte le parti di ciascuno a nostra insaputa e senza la nostra partecipazione alla discussione; che non conoscendo ancora con precisione i reparti fatti nelle varie convenzioni dovevo oggi fare in proposito ogni riserva; che riconoscevo i titoli speciali della Francia alla Siria vera e propria; ma che non si estendevano egualmente ad Adana e Mersina; che la convenzione di Londra indicava soltanto la direzione delle nostre aspirazioni, senza delimitare nulla, perché così aveva voluto Grey, dicendo poi si sarebbe fissato tutto di pieno accordo; che la proporzionalità dei compensi a ciascuna potenza doveva valutarsi considerando non una sola regione distintamente, ma l'insieme dei vantaggi che ogni potenza ritraeva da questa guerra; che in essa l'Italia era entrata volontariamente e non costretta, onde l'opinione pubblica da noi non avrebbe nemmeno capito che in caso di vittoria non se ne dovesse trarre vantaggi almeno proporzionali a quelli dei compagni d'arme.

(l) -Non pubblicato. (2) -Ed. !n SONNINO, Diario, c!t., pp. 46-47. (3) -Cfr. n. 459.
475

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2052/171. Cristiania, 24 settembre 1916, ore 0,45 (per. ore 10,15).

Il convegno dei Ministri scandinavi cominciato il 19 terminò ieri. Assolutamente nulla era trapelato sui suoi lavori sino ad oggi quando si è reso noto il comunicato ufficiale di chiusura divulgato dalle Agenzie telegrafiche. Mentre mi riservo di riferire appena possibile circa le impressioni generali la sostanza e la portata dell'azione e dei deliberati della conferenza, mi permetto qui richiamare la Sua attenzione sulle mie previsioni (mio telegramma n. 165) (l) confermato dal... (2). La intonazione ed il contenuto del comunicato lasciano intravvedere che il convegno è stato un successo politico morale per la Svezia in quanto che le sue tendenze vi avrebbero prevalso. Si direbbe d'altro canto che il Governo svedese abbia voluto co3ì rispondere al recente passo degli alleati a Stoccolma. Tuttavia è probabile che il Governo norvegese si lascierà persuadere di continuare nella pratica a dare prova di maggiore moderazione che non appaia dall'odierno proclama della pretesa solidarietà scandinava (3).

(l) -Cfr. n. 433. (2) -Gruppo lndeclfrato. (3) -Rltrasmesso a Londra, Parigi, Pletrogrado, Stoccolma e Copenaghen con t. gab. 1435 del 25 settembre, ore 20.
476

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2054/440. Pietrogrado, 24 settembre 1916, ore 11 (per. ore 17,30).

Stamane il Ministro di Grecia ha dichiarato a Sturmer che Ministero ellenico al suo arrivo al potere vuole far subito note le proprie disposizioni amichevoli verso le potenze dell'Intesa e assicurarle che per rinsaldare i rapporti è pronto ad addivenire con esse ad un accordo. Analoga comunicazione aveva fatto ieri sera a Neratov il principe Nicola il quale in pari tempo aveva espresso voto che le misure di controllo recentemente stabilite dagli alleati venissero abbandonate. Stiirmer è di avviso che non si respingano le profferte del nuovo Ministero e si formuli un programma da fargli poi accettare e applicare. Nel frattempo nessuna modificazione si introdurrebbe nelle misure di controllo e la squadra rimarrebbe nelle acque greche.

Sturmer telegrafa oggi in questo senso a Roma, Parigi Londra per chiedere pensiero in proposito dei Gabinetti alleati. Egli non si dissimula però che a Parigi ed anche a Londra si propenda per una politica di energica intimidazione.

477

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. GAB. 1430. Roma, 24 settembre 1916, ore 13,50.

Rispondo al dispaccio dell'E. V. n. 2773 in data 22 corrente (2). Ella mi t!hiede per poter decidere riguardo all'occupazione di altre località nell'Epiro settentrionale, di conoscere con precisione, secondo gl'intendimenti del Governo, gli scopi, il carattere ed i limiti delle occupazioni in parola.

Data la situazione generale della guerra e le prospettive della sistemazione finale che possa derivarne, anche nel supposto di una vittoria completa degli alleati, non è possibile fin da ora determinare con precisione quali possano essere gl'intendimenti definitivi nostri riguardo all'Epiro settentrionale, cioè a quella frazione dell'Epiro che formava parte [dello Stato] dell'Albania nel 1913; onde allo stato delle cose il carattere da darsi ad una occupazione non può oggi essere che provvisorio, salvo regolarsi poi secondo le circostanze. Non possiamo quindi escludere che, ove aumentassero di nuovo le forze nemiche, o crescessero le minaccie verso Valona (il cui mantenimento stabile come territorio nazionale consideriamo invece come una necessità assoluta e di primissima importanza) non risulti conveniente ritirarsi senz'altro dai territori della cui occupazione si tratterebbe ora, per la difficoltà o la inopportunità di mandarvi altri rinforzi.

Debbo pure aggiungere che per quanto in questo momento non si possa prendere una risoluzione definitiva riguardo all'invio o meno di altre R. truppe

a Salonicco (la Francia seguita ad insistere perché si mandi una divisione) dovendo tale decisione collegarsi con altre trattative in corso, e convenga oggi in ogni modo non dare in proposito una risposta agli alleati, le probabilità sono che si abbia ad arrivare a tale invio, onde non si può contare presentemente per le occupazioni temporanee in Epiro su quella brigata di cui fa cenno V. E.

Con tutto ciò una occupazione, anche nelle suaccennate condizioni, può presentare notevoli vantaggi: l. -nell'interesse della comune causa degli alleati, per impedire o ridurre il contrabbando che si fa tra la Grecia e l'Albania a favore del nemico; 2. -per interrompere, direi quasi, la prescrizione risultante dalla occupazione greca di quei territori agli effetti della loro assegnazione definitiva; 3. -per conservare ed accrescere i nostri titoli e diritti sulle regioni albanesi; 4. -per prevenire o controllare l'influenza e l'opera a noi pregiudicevoli di Essad; 5. -per facilitare l'organizzazione di commissioni e autorità locali albanesi favorevoli all'influenza italiana; 6. -per organizzare e assoldare bande albanesi contro il nemico; 7. -per avere, nel caso che le circostanze non ci volgessero contrarie, un pegno in mano da poter mantenere o magari cedere contro compensi.

Dato dunque il momento favorevole, vista la disgregazione completa dell'esercito greco, e per gli effetti utili che dalla nostra presenza possono derivare agli alleati malgrado gli ostacoli che opporremmo a Essad, una occupazione ancorché transitoria, in tutto o in parte, dei territori attribuiti all'Albania dalla Conferenza di Londra, e non oltre tali limiti, potrebb'essere consigliabile. Sta all'E. V. a decidere se in queste condizioni è militarmente eseguibile (1).

(l) Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., n. 45.

(2) Non rinvenuto.

478

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 1433. Roma, 24 settembre 1916, ore 21. (Meno Londra) -Ho telegrafato al R. ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) -Rodd mi comunicava avergli Grey telegrafato di aver detto a V. E. che a suo avviso la questione dell'Asia Minore non poteva ritenersi completata finché non fosse stata definita la sfera spettante all'Italia, diventando essa così il soggetto di un accordo a e;,uattro.

V. E. gli chiese se poteva essere soggetto a discussione anche quanto fosse già stato concordato, e Grey aveva risposto non poter esprimere che la sua opinione personale in proposito. Il Governo inglese era impegnato a riconoscere certe determinate domande russe e francesi, e per quanto riguardava le «sue» obbligazioni verso di loro, non poteva riaprire la discussione, ma il Governo

stesso non chiederebbe l'appoggio o il riconoscimento per parte dell'Italia della sfera britannica fintantoché esso non fosse giunto ad un accordo con l'Italia riguardo alla sfera da assegnarsi a lei. Grey aggiunse che gli accordi fatti con l'Italia furono quelli convenuti quando essa entrò nella guerra; l'Italia aveva aderito al patto del settembre 1914 e non poteva esservi questione alcuna che tali accordi dovessero essere fedelmente mantenuti.

(l) -Cfr. n. 492. (2) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., p. 47.
479

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4077/172. Cristiania, 25 settembre 1916, ore 0,20 (per. ore 10,40).

Ho da fonte sicura che la decisione circa invito alla conferenza dei neutri fu presa su proposta della Svezia. La questione sarà discussa ed il programma fissato a Stoccolma dai rappresentanti diplomatici norvegesi e danesi insieme al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Affari Esteri svedese. Terminati i lavori sarà eventualmente diramato invito ai Governi neutrali europei ed a Stati Uniti. Alle entrature già fatte per presentire opinione del neutri Governo svizzero si è dichiarato pronto a dare la sua adesione mentre Governo olandese non incline alla cosa ha fatto intendere che si riserva di decidere quando conoscerà il programma della conferenza.

480

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4089/208. Janina, 25 settembre 1916, ore 18,30 (per. ore 11,45 del 26).

Maggiore Katheni, modernista, ufficiale Stato Maggiore, è venuto qui da Atene il 22 corrente latore istruzioni di Venizelos per preparare anche in Epiro moto rivoluzionario contro Governo e Sovrano. Predetto Ufficiale si è già accordato con colonnello Mider, Capo Stato Maggiore 5° Corpo d'Armata, Maggi Micali, Capo Stato Maggiore 9• divisione, Cristides, Capo servizio sanitario e con maggiore Danglis tutti venizelisti. Ufficiali inferiori specialmente di fanteria, sono contrari movimento al pari colonnello Mavrojanni, comandante 14" divisione, fungente Comandante interinale questo Corpo d'Armata, e di Donarojanni e Sacheta rispettivamente maggiore e capitano Stato Maggiore 9" divisione. Si nutre fiducia ottenere ancora o poter comunque trascinare nel movimento anche tali ufficiali. Capitano artiglieria Papajeannu Comandante gruppo artiglieria da montagna (in totale quattro batterie) è favorevole movimento. ~he esso stesso sembra sarà incaricato porre in esecuzione, abolendo autorità civili e militari e costituendo una specie di Governo provvisorio. Deputati venizelistl Janina partecipano movimento.

Sabato 23 corrente tennero riunione segreta per stabilire modalità relative Amministrazione Civile. Stessi deputati saranno membri Comitato esecutivo ovvero Governo provvisorio. Moto rivoluzionario dovrebbe scoppiare tra una settimana. Previsioni in generale sono favorevoli sua riuscita. Comando Corpo d'Armata ha evidentemente chiaro sentore progetto, e da ieri pattuglie fanteria con baionetta in canna percorrono strade città. Una compagnia è rimasta consegnata.

Secondo notizie pervenute da Koritza quel partito venizelista intenderebbe effettuare moto rivoluzionario analogo. Esso però, [che] come sembra, conta sull'appoggio ufficiali e truppe greche, teme che autorità costituite ricorrano bulgari per impedire movimento. A tale riguardo tenente Mongeri, nostro Agente Consolare, telegrafa da Koritza in data :i.3 corrente che Ufficiale francese Condac, colà inviato da Generale Sarrail per servizio informazioni militari, parlando con un Deputato greco di quella città, l'informava dell'arrivo e occupazione di Koritza da parte truppe francesi nel caso popolazione facesse richiesta con istanza collettiva. Stesso deputato, rilevando utilità sollecitare arrivo Koritza truppe alleate, osservava che sar2bbe meglio inviare Koritza contingente italiano, avendo Italia maggiori interessi in quella regione.

Consta sicuramente che Ufficiale francese non comunicò ai suoi superiori brano conversazione suddetta concernente Italia. Capitano Gallian conferma da Argirocastro che guarnigione greca non opporrà nessuna resistenza nostra avanzata. Riferisce però che al momento ripiegamento ufficiali greci scioglierebbero reparti ordinando incendio. Personalmente non mi sembra probabile che Argirocastro sia distrutto, perché vi esistono circa 400 case di ortodossi e perché greci sperano poter riavere quella città anche se temporaneamente occupata da truppe italiane. Segnalo alla particolare attenzione di V. E. il suggerimento dato dall'ufficiale francese Condac per l'occupazione di Koritza da parte Francia come pure le prevedibili conseguenze di un moto rivoluzionario in Epiro per deporre le Autoriti greche e far causa comune Intesa, conseguenze che si tradurrebbero verosimilmente nel probabile arresto di qualsiasi nostra ulteriore avanzata nell'Epiro settentrionale. È evidente infatti che se tale moto, come appare certo, è organizzato d'accordo tra Venizelos ed i Ministri di Francia e Inghilterra in Atene (ne è un sintomo significativo il consiglio di Condac) queste potenze ostacoleranno nostra ulteriore avanzata. Sarebbe perciò urgente che lo stesso fosse effettuato nella corrente settimana, vale a dire prima scoppiassero gli eventuali moti rivoluzionari epiroti. Per quanto riguarda l'occupazione di Argirocastro, dalla quale le nostre truppe distano soltanto tre ore di cammino, mi permetto di rilevare che abbiamo assunto un impegno morale verso i musulm::ml della stessa città, i quali, nella fiducia della nostra occupazione, si sono già pubblicamente compromessi di fronte autorità greche.

È quindi da aspettarsi che le merlPsime eserciteranno crudeli rappresaglie contro musulmani costituenti quasi totalità della popolazione di Argirocastro una volta che sia definitivamente scomparsa la possibilità di una occupazione italiana.

Comunicato R. legazione (l).

(l) Nel ritrasmettere il presente telegramma al Comando Supremo con t. gab. 1453 del 26 settembre, ore 21 Sonnino aggiunse quanto segue: «Comunico quanto precede in relazione a corrispond!"nza scambiata recentemente (cfr. n. 477). e richiamando spedale attenzione per quanto riguarda prospettata urgenza di eventuale occupazione specie per Argirocastro >>.

481

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO. AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. 2110. Roma, 25 settembre 1916, ore 22.

L'incaricato d'affari ellenico mi ha comunicato che è sorto un nuovo incidente fra greci e bulgari. Già da quando i bulgari invasero Florina nel territorio greco, ZaYmis, il 25 agosto aveva reclamato che fosse lasciata libera una compagnia di fanteria greca che vi si trovava. Ora i bulgari evacuando Florina avevano disarmata quella compagnia e ricondottala prigioniera a Monastir.

Il Governo greco ha protestato a Berlino contro un simile atto di natura apertamente ostile, rilevando come fosse contrario alle promesse così della Germania come della Bulgaria al rispetto del territorio e della sovranità ellenica e degli interessi materiali e morali delle popolazioni, e reclamando che la compagnia in questione venisse rilasciata con armi e bagaglio; potendo ogni persistenza in tali atti ostili essere foriera di conseguenze gravi e incresciose.

482

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL :rviiNISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2078/346. Atene, 26 settembre 1916, ore 14 (per. ore 21,30).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1419 (2). Ho chiesto al mio collega di Russia se consentiva a collaborare con me per avviarci ad una ripresa di contatto col Governo ellenico tanto più che visto che i rappresentanti ellenici all'estero parlano di affari importanti coi Gabinetti presso i quali sono accreditati mi sembrava che la nostra situazione d'isolamento qui divenga assurda e ridicola da un punto di vista personale. Ho trovato Demidov disposto ad entrare in questo ordine di idee. Invece Ministro di Francia e Inghilterra sono assolutamente riluttanti ad entrare in rapporti col presente Gabinetto almeno finché ne sia allontanato Ruffo e qualchedun'altro. Cosicché prevedo che si continuerà ancora per qualche tempo nelle attuali condizioni di semi-rottura diplomatica.

(l) -Ed. In SONNINO, Diario, clt., p, 49. (2) -Cfr. n. 472.
483

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2080/208. Parigi, 26 settembre 1916, ore 20,30 (per. ore 23,50).

Telegramma di V.E. n. 1420 (1). Ho mandato Ruspoli da Margérie per significargli che il Governo italiano considera invio di Essad in Albania come un atto poco amichevole da parte del Governo francese. Margérie ha trovato la parola grave e dura. Ha detto che V. E. aveva espresso parere contrario all'andata di Essad a Salonicco ma aveva finito per lasciare mani libere al Governo francese. Ha lasciato intendere che linguaggio di V. E. con Barrère e de Billy era qui sembrato meno severo e deciso di quello da me adoperato, al che Ruspoli non ha mancato di replicare che io eseguivo le precise istruzioni di V. E. In conclusione Margerie ha detto che si telegraferà nuovamente a Sarrail facendogli considerare le ragioni addotte dal Governo italiano contro l'andata di Ef>sad in Albania. Il far considerare non vuole dire dare ordine e quindi come prima tutto è rimesso al beneplacito di Sarrail. Al riguardo è bene tener presente che da principio Briand non vedeva di buon occhio l'azione spiegata in Grecia da Sarrail d'accordo col Ministro di Francia e coll'Addetto navale ma poi ha finito per lasciare loro mano libera e ciò per due ragioni: l. -perché l'Inghilterra, irritata dall'attitudine di Re Costantino, ha finito per pronunziarsi anche essa in favore della «maniera forte» propugnata da Sarrail e Ministro di Francia;

2. -perché Parlamento e stampa francesi sono favorevoli a Sarrail e Guillemin. Mentre tutto il partito radicale socialista che è n maggior nucleo del Parlamento appoggia incondizionatamente Sarrail per ragione di politica interna tutti chauvinisti della destra del centro e della sinistra moderata approvano la politica di compressione e di ingerenza ad oltranza in Grecia. Io non ho elementi sufficienti per giudicare se l'entrata di Essad in Albania rechi veramente gravi danni ai nostri interessi e un grave turbamento nell'azione che stiamo spiegando da Valona. Però, se ciò fosse e sembrasse a V. E., io non mi fiderei molto dei consigli che il Governo francese può dare a Sarrail e al Ministro di Francia i quali hanno dimostrato di voler far ciò che credono e non tener gran conto dei consigli, ma farei agire Cadorna direttamente presso Sarrail avvertendo quest'ultimo che se malgrado contrario avviso del Governo italiano Essad persistesse a voler recarsi in Albania, è bene che egli sappia che nel momento in cui entrerà in Albania passerà alla dipendenza del generale italiano che comanda Valona ai cui ordini dovrà uniformarsi in tutto sotto pena, in caso di trasgressione, dell'applicazione del codice militare di guerra.

Per impiegare Essad e i suoi 800 soldati Sarrail potrebbe farli combattere contro bulgari e sulla frontiera macedone.

(l) Con t. gab. 1420 del 23 settembre, ore 21, non pubbl!cato, Sonnino aveva dato Istruzioni a Titton! d! comunicare al governo francese che !I governo !tal!ano non avrebbe considerato un atto am!cllevole l'invio d! Essad !n Albania.

484

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 2083/350. Londra, 26 settembre 1916, ore 21,58 (per. ore 3,30 del 27).

Nel corso della conversazione affatto privata ed accademica con un alto ed influente personaggio gli chiedevo guardando al futuro se non si provava qui qualche preoccupazione per la situazione di primaria importanza che acquisterà la Russia nel Mediterraneo in seguito alle fastosissime concessioni promessele con i noti accordi. Rispondeva il personaggio che indubbiamente la contemplazione del futuro offre ampie riflessioni ma prima del futuro occorre pensare al presente. E sotto questo rapporto si impone la considerazione che le concessioni promesse alla Russia costituiscono oggi uno dei principali assets della vittoria comune. Se, osservava egli, Inghilterra avesse continuato ad esitare invece di decidersi, come fece, a tagliare la testa al toro rassegnandosi a quello che Grey qualificava meco non una transazione ma una completa dedizione alle esigenze russe, vi sono novantanove probabilità su cento per ritenere che alla fine dell'estate 1915, dopo il terribile rovescio patito dalla Russia con tutte le influenze messe in azione dalla Germania, la Russia avrebbe finito per concludere una pace separata, ciò che avrebbe anche nei riguardi interni potuto fare in vista delle condizioni vantaggiose offerte e che contemplavano pure la possibilità di una intesa anche sulla questione dPgU Stretti. Oggi invece Russia sa bene che il separarsi dagli alleati implicherebbe la rinunzia all'assicurata realizzazione delle secolari aspirazioni cui Germania non potrebbe consentire totalmente.

Osservai a mia volta che la conseguenza naturale della nuova situazione che si verrà a creare nel Mediterraneo dovrebbe essere a mio avviso una unione sempre più intima fra l'Italia, l'InghilS()rra e la Francia basata sull'identità dell'interesse al mantenimento dell'equilibrio. Al che repricò interlocutore essere appunto il fine politico che deve Inghilterra prefiggersi. Per raggiungerlo rilevai io che la condizione indispensabile è però che le giuste sacrosante esigenze italiane pattuite nell'accordo abbiano intera adeguata soddisfazione. Su questo punto ebbi la medesima risposta datami da Grey, nel senso cioè che la fedele esecuzione dello stipulato accordo non può essere naturalmente posta nemmeno in discussione. Al riguardo della Russia raccolsi pure un altro accenno che credo bene segnalare e cioè la necessità di non dimenticare che una parte considerevole delle regioni da includere nella futura sfera russa è stata da quell'Impero effettivamente conquistata colle proprie armi e con non pochi sacrifici.

485

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 1028/323. Cristiania, 26 settembre 1916 (1).

Non sembrerà superflua un'esposizione sintetica ed ordinata delle tre fasi per cui si è svolta la terza e forse la più interessante conferenza degli Stati scandinavi. Procurerò di essere quanto più possibile obiettivo, sfrondando le notizie e le impressioni, nel primo momento tumultuarie ed incomplete, di tutto ciò che appare inutile e contraddittorio. Tratto inoltre la materia valendomi dei dati di fatto, delle osservazioni e degli elementi in generale tratti ed offerti dall'ambiente norvegese. Il resto non mi riguarda.

Già dal marzo scorso si sapeva che il prossimo Convegno dei Ministri scandinavi avrebbe avuto luogo a Cristiania. Fu così deciso in principio -ed era naturale -nella Conferenza di Copenaghen (9-11 marzo). Non venne fissata l'epoca. Si disse vagamente: nell'autunno di questo anno. La decisione avrebbe dovuto dipendere dal riconoscimento rispettivo delle parti dell'opportunità e della necessità di incontrarsi di nuovo. Si può dire, senza tema di errore, che la Norvegia, per quanto lusingata dalla soddisfazione della propria Conferenza, non è apparsa in generale ansiosa che essa avesse luogo ad ogni costo; per lo meno non aveva fretta. Se non ché un cumulo di circostanze straordinarie, nel creare a questo Paese una situazione ad un tempo critica e delicata, sembrerebbe avere indotto il Governo di Cristiania a cogliere l'occasione indicatagli da altra parte di realizzare un progetto che avrebbe potuto costituire un'arma per migliorare uno stato di cose grave e fortemente risentito. La Norvegia infatti da qualche mese si trova come presa fra due fuochi. Da una parte l'inasprimento del blocco britannico che la costringe a prendere delle misure sempre più restrittive contro l'esportazione, dall'altra le rappresaglie tedesche, che si concretano nelle continue e vaste distruzioni delle sue navi mercantili e nella minaccia di arrestare l'invio di alcune materie prime necessarie. (Ferro lavorato, prodotti chimici, materie coloranti, ecc.). Nel contrasto -e parrà strano -è contro l'Inghilterra che è diretto tutto il malcontento e, direbbesi, quasi una specie di spirito di rivolta. Per i norvegesi essa è la causa indiretta, ma sostanziale, delle brutalità tedesche contro la marina mercantile e contro gli interessi industriali.

Gli è con tale stato d'animo che la Norvegia è andata al Convegno di Cristiania. Lo si sapeva dai cugini di oriente, i quali si disponevano a profittarne. Lo si sapeva dai tedeschi, che nel frattempo raddoppiavano l'impiego delle loro violenze. Bisognava renderla più incline ad entrare nell'ordine d'idee degli avversari degli alleati, a collaborare per accrescere le difficoltà a questi su ogni terreno, specie su quello economico-politico.

Sin dai primissimi giorni di questo mese erasi qui saputo in via riservata

della progettata riunione della conferenza per la fine di settembre. Il Ministro

degli Affari Esteri lo confermò a me stesso. Poco dopo giunse, proveniente da

Copenaghen, la voce che contemporanu:.mente al Convegno dei Ministri si pensava di far incontrare a Cristiania i Capi degli Stati Maggiori dei tre Paesi scandinavi. Si attribuì l'idea alla Svezia. Non avrebbe avuto luogo che un semplice tentativo di proposta. La cosa non era per sé inverosimile. Era consentanea a quel piano di collaborazione scandinava anche sul terreno militare, patrocinato qui a Cristiania nell'ottobre 1915 dal prefetto svedese barone de Geer. La voce fu categoricamente smentita dal Ministro Norvegese degli Affari Esteri, il quale non mancò di far intendere che la Norvegia si sarebbe in ogni caso opposta in modo assoluto alla sua realizzazione.

Niun dubbio invece -ed il fatto lo ha provato -circa l'esattezza delle informazioni confidenziali da me riferite con telegramma n. 161 del 9 corr. (l) la questione dell'invito per una conferenza dei neutri. Qualche eco inesatta e non completa della importante decisione penetrata nel pubblico creò l'equivoco del1a probabile partecipazione dell'Olanda e della Svizzera al convegno di Cristiania. Il solo Attenpost la riportò: ma a prescindere dalle postume categoriche smentite del Ministro degli Affari Esteri a chi gliene chiese, la infondatezza era evidente. Il Convegno di Cristiania, la continuazione delle conferenze alìaloghe di Malmo e di Copenaghen, doveva avere carattere prettamente seandinavo.

L'erronea supposizione coincise appunto col primo annunzio pubblico di fonte privata circa il convegno indetto pel Hl corr. La conferma ufficiale, nella forma di un comunicato, non si fece attendere. La parte sostanziale della nota del Ministero degli Affari Esteri diceva: «L'incontro è una nuova espressione del desiderio dei tre Regni del nord di adoperarsi -nella osservanza di una neutralità leale ed imparziale -alla protezione dei proprii diritti ed interessi di Stati neutrali».

In generale la stampa norvegese accolse favorevolmente l'avviso della Conferenza. Gli organi di parte conservatrice con maggior calore, i liberali con qualche misura. In realtà, quale espressione del pubblico sentimento, si amava da essi tutti intravvedere nell'avvenimento l'opportunità per migliorare la situazione internazionale del Paese. Senonché, mentre i primi applaudivano quasi incondizionatamente ad una più stretta intesa con la Svezia, i secondi facevano delle riserve. Non complicazioni con iniziative irrealizzabili nei rapporti verso i belligeranti e sopratutto niente tentativi di mediazione fra questi. La prevenzione non era infondata. Si era, più che intuito, risaputo che le correnti pacifiste in ciascuno dei tre paesi, o pel tramite di essi, avrebbero procurato di approfittare dell'occasione per ottenere qualche risultato concreto. È noto che i Ministri degli Affari Esteri di Svezia e di Norvegia proprio in quei giorni erano fatti oggetto di premure e di sollecitazioni più o meno insistenti e palesi perché al Convegno di Cristiania si toccasse il tema della Pace. Qui si fece comprendere non essere del caso farsi illusioni in proposito: quello che si pensò e rispose altrove non è chiaro.

Già prima che avesse luogo l'incontro, le informazioni riservate raccolte a varie attendibili fonti e le conferme desunte dagli aspetti della situazione e dai commenti della stampa, mi permettevano di informare per telegrafo, a

grandi linee, anche se non organicamente, quali sarebbero stati alcuni fra i temi principali di cui il Convegno si sarebbe occupato: le questioni della mediazione per la pace (sebbene risolta negativamente), della resistenza al blocco commerciale degli Alleati, della convocazione della conferenza dei neutri.

Mi occuperò in un successivo rapporto (l) di quello che effettivamente avvenne e si concluse alla Conferenza di Cristiania.

(l) Manca l'ind!cazlone della data d'arrivo.

(l) Cfr. n. 406.

486

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2090/354. Londra, 27 settembre 1916, ore 15,28 (per. ore 18,30).

Avrei motivo di credere che Grey abbia chiesto ai Governi francese e russo di autorizzarlo ad accompagnare la nota comunicazione circa l'Asia Minore con una dichiarazione a nome loro conforme a quella che Grey per suo conto fece a me e Rodd ripeté a V. E. (mio telegramma di gabinetto n. 341 (2) e telegramma di V. E. n. 1433 (3) ). Si attenderebbe ora la risposta del Governo francese presso il quale Cambon, spintovi da Grey, ha caldamente appoggiata la proposta (4).

487

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (5)

T. GAB. 1466. Roma, 27 settembre 1916, ore 22.

Giers mi narrava che alla propostJ. inglese sul da farsi ad Atene, cioè richiedere: 1. -dichiarazione di guerra alla Bulgaria entro il mese corrente;

2. -costituzione di un nuovo Ministero composto di persone godenti la fiducia degli alleati, Briand avrebbe invece preferito che, senza esigere la immediata dichiarazione della guerra alla Bulgaria, si facesse rilevare che tale guerra esiste oggi di fatto e che la Grecia avrebbe interesse a regolarizzare la situazione. Quanto al Ministero, Briand sarebbe disposto limitare esigenza alla eliminazione dei Ministri più compromessi, lasciando magari Calogheropulos come Presidente. Briand vorrebbe inoltre si imponesse alla Grecia: l. -l'esecuzione di tutti i provvedimenti proposti dagli alleati; 2. -l'allontanamento di tutti i militari e di tutto il personale di polizia dalle località che verrebbero indicate; 3. -dislocazione delle truppe greche secondo il piano da combinarsi con gli Stati Maggiori degli alleati; 4. -dissoluzione delle leghe dei riservisti.

(-4) Ritrasmesso a Parigi e Pletrogrado con t. gab. 1468 del 28 settembre, ore 20.

Grey avrebbe opposto (26 settembrè) che la formula Briand aprirebbe la porta a troppe discussioni e malintesi. Grey insisterebbe sulla dichiarazione immediata della guerra alla Bulgaria, e sulla formazione di un nuovo Ministero che ispiri fiducia agli alleati.

Il Governo russo sarebbe disposto ad accettare le proposte Briand, osservando però che se i quattro punti enumerati venissero accettati dalla Grecia si potrebbe fare a meno di chiedere le modificazioni nel Ministero; quando questo poi mancasse in qualche modo, gli alleati potranno sempre chiederne la sostituzione.

Ho risposto che oramai la prima necessità, secondo me, era che si arrivasse presto ad una conclusione; altrimenti, mentre discutiamo, la situazione si muta ed ogni deliberazione presa non risponde più alle circostanze. Sono pronto ad accettare la proposta russa, ma se questa non viene subito accolta da tutti, anche quella inglese ove ci si limitasse alla dichiarazione di guerra alla Bulgaria e alla eliminazione di qualche Ministro più inviso agli alleati potrebbe riuscire la più spiccia e pratica.

(l) -Cfr. n. 489. (2) -Cfr. n. 464. (3) -Cfr. n. 478. (5) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 49-50.
488

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1467. Roma, 27 settembre 1916, ore 23.

(Per Parigi e Pietrogrado) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) -Fino al 16 settembre ci giungeva notizia da Londra e da Pietrogrado che gli alleati avrebbero apprestato i documenti per farci le comunicazioni riguardo agli accordi intervenuti per l'Asia Minore. Ci si annunciava eziandio che la comunicazione sarebbe avvenuta ai primi della settimana scorsa. Finora circa l'Asia Minore nulla abbiamo avuto. Il ritardo non trova giustificazione se effettivamente si dovevano soltanto apprestare documenti su questioni già concordate o disegnare una carta geografica; nasce quindi il dubbio che esso sia occasionato da nuove conversazioni che intervengano su questa materia fra gli alleati. Queste nuove conversazioni potrebbero volgere o per modificare, dopo le nostre rimostranze preliminari, intese che fossero intervenute a troppo nostro danno, o per presentarci un fatto compiuto riguardo alla Grecia. Per quanto ci si dichiara da più parti che intervento eventuale della Grecia dovrà avvenire senza condizioni di suoi accrescimenti territoriali, vi è ragione di dubitare che siano presi o si stiano per prendere impegni verso Venizelos, e che da questo dipendano i ritardi nelle comunicazioni promesse a noi. Prego quindi V. E. far sentire a Grey la nostra meraviglia per 11 ritardo, cercando appurare la verità (2).

(l) Ed. ln SONNINO, Carteggio, clt., n. 46.

(2) Per la risposta dl Imperlall cfr. n. 493.

489

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 1041/326. Cristiania, 27 settembre 1916 (l).

Faccio seguito al mio rapporto n. 1028/323 di ieri (2) per trattare quella che si può riguardare la seconda fase del recente avvenimento politico scandinavo. «Il fatto>> che si è svolto dal 19 al 22 corrente. Nulla era trapelato circa i lavori della Conferenza. I giornali si limitavano a fare la cronaca della giornata, diremo cosi, mondana dei ministri scandinavi e a registrare semplicemente nel tempo le successive riunioni che avevano luogo in una sala del Palazzo Reale. Nessun tentativo di rivelazioni o di previsioni, assenza di commenti, circa il prouabile contenuto dei colloqui. La stampa pubblicò il testo del brindisi con cui al pranzo del primo giorno il Re di Norvegia dette il benvenuto agli ospiti svedesi e danesi, né trovò materia in esso da porre in rilievo. Dal punto di vista politico, il Sovrano disse anche meno del poco che si conteneva nel breve comunicato ufficiale di annunzio del Convegno. In questo fu cenno al desiderio da parte dei tre Stati di mantenere la neutralità e di collaborare fra loro per la protezione dei diritti e dei doveri di neutri: nelle parole del Re non apparve che l'espressione del primo concetto, nel senso cioè solo di collaborazione basata sull'osservanza della neutralità.

Il silenzio della stampa norvegese cessò con la divulgazione del comunicato ufficiale di chiusura del Convegno, che apparve il 23 corrente. Essendo esso stato riprodotto da tutti i giornali scandinavi e trasmesso all'estero dalle agenzie telegrafiche, mi astenni dal riferirne il contenuto: tuttavia ne trasmetto (Ann. l) (3) qui una copia del testo in francese, che mi ha dato il Ministro degli Affari Esteri medesimo. Potrà servire di guida nella disamina critica che qui ne faccio.

Merita di essere notato l'inciso dell'esordio, laddove è detto che «la Conferenza ha trattato --conformemente al programma presentato dalla delegazione norvegese -varie quistioni ecc.». In altri termini si è voluto applicare al fatto l'etichetta norvegese, mentre non v'ha dubbio che la Svezia ha in realtà avuto la parte più importante nella formulazione delle proposte e nello svolgimento della discussione. Il testo norvegese di quel passaggio, modificato probabilmente ad hoc nella traduzione, appare più sincero e rispondente alla verità. Esso dice letteralmente: <<per la maggior parte conformemente al programma presentato dalla Norvegia>>. Il motivo della locuzione è ovvio: Dare all'atteggiamento della Norvegia l'apparenza del primato, di una ultra solidarietà con gli altri due Paesi, nella politica di collaborazione scandinava.

La nuova affermazione solenne della rispettiva osservanza di una neutralità leale ed imparziale era ovvia, tuttavia il plauso che ne è seguito da tutti

i canti ha fatto come sentire che si sia trattato di una importante concessione, di un grande fatto. Da parte della Norvegia evidentemente no. Essa ha dato una prova continuata e manifesta della sua correttezza e del suo fermo volere di non dipartirsi in nessun campo dalla sostanza e dalla forma della dichiarazione politica fatta al principio della guerra circa la sua condotta di fronte al conflitto europeo. Se dubbi si sono avuti, essi riguardano un altro degli Stati Scandinavi, se pure ultimamente esso abbia ritenuto più saggio di moderare le sue tendenze.

Non è necessario di ricorrere ad argomenti speculativi od a libere interpretazioni per constatare come nella sostanza, tutto il capoverso del comunicato relativo ad una «larga collaborazione » per fare argine alle difficoltà create ai neutri dalle Potenze belligeranti sul terreno della politica commerciale sia una puntata contro gli alleati, che vorrebbe lasciar intravvedere un'azione comune e solidale di resistenza alle misure ristrettive escogitate dall'Intesa ed in ispecie dall'Inghilterra. Né giova l'accenno alla distruzione delle navi e dei carichi -che concerne la Germania -ad attenuare l'impressione di quella patente parzialità. A torto -non accidentale -si considerano alla stessa stregua gli atti di pirateria dei tedeschi e gli atti di polizia marittima e di protezione dei diritti bellici degli alleati. Il colmo di tale premeditazione si rivela nella mancanza assoluta di qualsiasi accenno agli assassini che commettono i sommergibili delle Potenze Centrali nelle persone delle genti di mare. Si direbbe che la partigianeria ha fatto persino tacere negli scandinavi il senso del cuore. Peggio per essi che con ogni probabilità ne proveranno le conseguenze. La Germania continuerà imperturbata a distruggere navi norvegesi, poco curandosi della sorte degli equipaggi.

Non meno espressivo, nello stesso ordine di idee, appare il paragrafo seguente, laddove si parla dell'affiatamento dei tre Governi per combattere il cosidetto «spionaggio commerciale », il quale non è altro che l'organizzazione degli alleati nei paesi neutrali per difendersi contro le frodi e le violazioni di impegni di sleali commercianti e per reprimerle.

La decisione riguardante l'azione comune da svolgersi in vista delle lotte economiche che seguiranno la guerra ha pel momento un'importanza più teorica che pratica. Si ponga mente al contrasto di tendenze manifestatosi su quel campo nell'ultimo congresso interparlamentare di Stoccolma, ove non fu possibile di intendersi neppure sulla questione di principio della linea di condotta da seguirsi.

Nulla sembra possa dirsi riguardo al proposito di valersi delle norme di diritto convenzionale fissate dall'Aja per l'applicazione delle regole e per l'osservanza della propria neutralità. Appare, se inspirata ad un senso sano ed equilibrato, un'aspirazione legittima.

Opportuna, ed al tempo stesso inevitabile, in quanto ha servito a sbarazzare il terreno di un equivoco pericoloso, è stata la dichiarazione di rinunciare, ciascuno per sé ed in comune, a qualsiasi tentativo di mediazione di pace fra i belligeranti. Probabilmente trattasi qui pure di una concessione fatta dalla Svezia agli altri due Stati scandinavi. Fra i tre paesi, nel primo le correnti pacifiste sono state più attive ed hanno, a quanto sembra, incontrato, anche nelle sfere ufficiali, un terreno non assolutamente refrattario.

26 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

Per ciò che me ne consta, mi basti rammentare che i membri della Legazione di Svezia a Cristiania si sono da tempo fatti aperti banditori di pace, sulla presunzione che tutti i belligeranti indistintamente sono stanchi di lottare e che finiranno per ridursi in brandelli se non si arrestano a tempo. Mi basti accennare di sfuggita alla risposta, per lo meno benevola, che, secondo informazioni telegrafiche qui pervenute da Stoccolma (Vedasi Ann. II) (l) il Ministro Wallenberg avrebbe rivolto ad un Comitato pacifista che gli chiedeva di sottoporre la questione della mediazione al Convegno di Cristiania. Ed infine mi basti di ricordare l'intervento ufficioso di uomini di Stato svedesi nell'ultimo tentativo di pace separata fra la Germania e la Russia, fatto a Stoccolma nella scorsa estate. Si richiedeva coerenza. Esclusa la possibilità di vittoria per la Germania, bisognava salvarla forzando o secondando la conclusione di una pace affrettata! -Ora, almeno nel campo ufficiale scandinavo, si dovrebbe ritenere preclusa la via ad ogni ulteriore intrigo od ingerenza. Il lavorio occulto naturalmente rimase incontrollabile, ma non conta, non giova all'alimentazione di forti couenti di pubblico sentimento.

Il punto culminante del terzo Convegno scandinavo è costituito dall'iniziativa concordata fra i tre Governi di provocare la Conferenza dei neutri. L'idea non è nuova. Se n'è sentito parlare da un pezzo e specialmente come di un progetto caro al Governo di Stoccolma, o meglio al Capo di esso. Non sembrava che dovesse concretarsi. Il tentativo di porre alla testa del movimento gli Stati Uniti, se non erro, non ebbe fortuna. Per quanto concerne la Norvegia, mi risulta che essa non aveva mai considerato il progetto con simpatia. Ciononostante i patrocinatori non si sono scoraggiati ed ecco che il piano assume un aspetto concreto ed in apparente via di realizzazione nell'ultimo consesso scandinavo. Con quale successo nel campo pratico è da vedersi. Non pare certo che tutti gli Stati neutrali europei e gli Stati Uniti siano inclini a dare il loro concorso. La locuzione stessa del comunicato: ~ fra il più grande numero possibile di Stati neutrali » fa già per se stessa presentire l'eventuale difetto di unanimità. Intanto l'amor proprio della Svezia è soddisfatto!

Il vago preannunzio di altri incontri scandinavi, date le premesse, non poteva mancare. Dire che si realizzerà, è prematuro. Si possono avere dei dubbi. Dipenderà dagli effetti dell'ultimo Convegno. Tengasi tuttavia presente che oggimai ognuno dei tre Stati ha avuto la sua conferenza.

Il Convegno di Cristiania, considerato nel suo insieme, alla stregua del comunicato ufficiale e di quanto altro si è potuto conoscere ed intuire al suo riguardo, appare come un successo riportato dalla Svezia, che è riuscita a dare alle decisioni di esso l'impronta e la direttiva delle proprie tendenze politiche. Si è detto altresì che il Convegno in sostanza ha fatto capo ad un compromesso. Il concetto non è privo di fondamento. Ma non è superfluo l'aggiungere che, se compromesso vì fu, esso è stato raggiunto a profitto del maggior Stato scandinavo. Il che non può stupire. È avvenuto e avverrà ciò.

in misura maggiore o minore, sempre che i tre Paesi si troveranno d'accordo ed in contatto immediato col proposito di lavorare di conserva. È nell'interesse degli alleati e della Norvegia stessa che non si producano di tali ricorsi.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Cfr. n. 485. (3) -Non si pubblica ma cfr. n. 473.

(l) Non si pubblica.

490

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. uu. 4115/64. Asmara, 28 settembre 1916, ore 7,30 (per. ore 18,25).

Precedenza assoluta. Addis Abeba 27 settembre.

Stamane ebbe luogo solenne riunione al Ghebi imperiale alla quale parteciparono Abuna Mathios tutti i capi abissini presenti Addis Abeba. Abuna Mathios prosciolse capo e popolo abissino dal solenne giuramento di fedeltà da essi prestato a Ligg Jasu che venne dichiarato destituito da erede trono etiopico ed in sua vece venne nominata imperatrice di Etiopia Uizzeroza Zeoditu figlia di Menelik. Inoltre Degiac Tafari Makonnen venne nominato erede trono, ras e capo del Governo etiopico ricevendo consacrazione solenne. Tale decisione venne presa in seguito azione islamismo di Ligg Jasu.

Ad Addis Abeba regna per ora tranquillità e sicurezza. Mancano notizie da Harrar dove si trova Ligg Jasu e dove egli avrebbe dovuto essere arrestato. Ignorasi per ora quale atteggiamento assumerà negus Micael.

491

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1470. Roma, 28 settembre 1916, ore 21.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Rodd mi comunicava la dichiarazione, concertata tra i Governi inglese e francese, da farsi al Re di Grecia, chiedendo se aderisco. È la seguente:

«L'atteggiamento indefinito della Grecia circa la sua cooperazione ed entrata in guerra conduce a conseguenze che non sono per niente soddisfacenti e non può essere mantenuto più a lungo. Le proposte fatte dal Governo greco non sono soddisfacenti e emanano da un Gabinetto che non gode la fiducia degli alleati. Le potenze perciò domandano ora una garanzia a che sia dato

effetto alla politica raccomandata dal signor ZaYmis nel suo telegramma del 4 settembre (1). Questa garanzia, essenziale per incutere fiducia nella sincerità del Governo greco dopo i recenti avvenimenti, è il riconoscimento incondiziOnato non più tardi del 1° ottobre di uno stato di guerra colla Bulgaria. Esistono sufficienti ragioni per giustificare questo atto da parte della Grecia. Nello stesso tempo le potenze alleate chiedono, la nomina da parte del Re di un Governo nazionale composto di elementi loro amici per condurre innanzi questa politica.

Non può essere data come valida obiezione la impreparazione della Grecia, tanto più che la Bulgaria non può avanzare nel territorio greco oltre a quello che ha già fatto e non vi è bisogno di alcuna attiva partecipazione del Governo greco in guerra finché non sia pronto.

Nel fare questa comunicazione i Ministri delle potenze alleate dovrebbero nello stesso tempo assicurare il Re che i loro Governi non desiderano far nulla contro la costituzione monarchica della Grecia o contro la dinastia, che la pronta accettazione da parte di S. M. della politica proposta dalle potenze è la sua maggiore salvaguardia e condurrà all'unione di tutti i partiti in Grecia, a fermare il movimento rivoluzionario ed assicurare l'appoggio generale del suo trono ed a lui stesso. È passato il tempo della esitazione e l'unica via aperta per evitare maggiori pericoli e maggiori disordini sta nell'adottare una poìitica chiaramente definita».

Ho risposto che pur di venire ad una conclusione ero pronto a telegrafare al R. rappresentante in Atene di aderire si omnes.

La mia impressione era però che forma della dichiarazione fosse inutilmente dura e che convenisse attenuarla. L'avrei anche preferita più breve e con meno spiegazioni. Approvavo la domanda che la Grecia dichiarasse subito la guerra alla Bulgaria. Quanto alla richiesta di un nuovo Ministero, avrei preferito che ci si limitasse alla eliminazione dei Ministri più sospetti o invisi. L'imporre il mutamento del Presidente poteva cagionare inutili perditempi e Calogheropulos poteva personalmente rappresentare un meno peggio data la situazione. Né un terzo ignoto, perdurando il rifiuto di ZaYmis, presenterebbe maggiori garanzie. Consigliavo inoltre mantenere una forma riguardosa per il Re.

Trovavo poi inopportuno il richiedere la qualità di nazionale nel nuovo Gabinetto, inquantoché tale qualifica importava una coalizione di tutti o quasi tutti i partiti, onde in Grecia essa implicherebbe la entrata nel Ministero di rappresentanti di numerosi partiti germanofili o neutralisti.

Rodd osservava che la forma definitiva della dichiarazione avrebbe probabilmente dovuto essere concertata in Atene dai rappresentanti locali degli alleati.

Analoga comunicazione mi è stata fatta da Barrère, cui ho dato analoga risposta. Prego V. S. agire in conformità di quanto precede aderendo si omnes.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, clt., pp. 50-52.

(2) Cfr. n. 392.

492

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB 2103/825. Comando Supremo, 28 settembre 1916, ore 21,20 (per. ore 22,45).

In seguito telegramma di V. E. 1453 (l) ho interpellato generale Bandini il quale dichiara di essere in grado d'effettuare l'occupazione di Santi Quaranta ed Argirocastro facendo assegnamento sopra le sole sue forze e su limitato aumento di mezzi logistici che io sono in grado di accordare. Generale Bandini fa però notare che qualora gli avvenimenti avessero da rendere necessario il ritiro delle nostre truppe da località occupate l'abbandonare la popolazione specialmente musulmana alle vendette greche porterebbe un colpo irrimediabile alla loro fiducia in noi ed al nostro prestigio. Quanto sopra credo mio dovere riferire a V. E. prima di dar ordini definitivi al generale Bandini poiché non potrei autorizzare la progettata occupazione senza avere la preventiva certezza che nessuna considerazione d'ordine politico potrà intervenire a mutarne il carattere di assoluta provvisorietà e menomare la libertà del Comando Supremo di ritirare corrispondenti presidi qualora la situazione militare lo consigliasse. V. E. ha già meco largamente consentito in questo concetto col suo telegramma n. 1430 del 24 corrente (2). Prego però telegrafarmi se l'E. V. conferma senza restrizioni tale consenso anche dopo le considerazioni fatte dal generale Bandini e ciò per averne norma nell'autorizzare o meno il suddetto generale a procedere alle occupazioni onde trattasi (3).

493

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. 2101/356. Londra, 28 settembre 1916, ore 21,46 (per. ore 2,30 del 29).

Telegrammi di V. E. nn. 1467 (5) e 1464 (6). Grey mi ha detto oggi che cause del ritardo di cui è dolente sono due:

l o -Governo francese malgrado le sue pressanti insistenze ieri ancora personalmente rinnovate a Cambon non ha ancora inviato nota carta;

2° -In seguito alle lagnanze formulate da V. E. nella conversazione con Rodd (1), Grey ha rapresentato a Parigi e Pietrogrado la necessità di dissipare la penosa impressione giustamente in Lei prodotta dalle famose dichiarazioni di Margerie ed ha quindi formulato proposte di cui sostanzialmente mio telegramma gabinetto n. 354 (2) della quale posso ora dire che mi aveva in via strettamente confidenziale informato per notizia Hardinge.

Risposta di Parigi non è ancora giunta. Grey telegrafava a Bertie perché l'affretti. Da quanto precede egli spera che V. E. si convincerà che ritardo non offre campo ad alcuna interpretazione che possa riuscire a noi sgradita. A questo punto io gli ho senza reticenza rivolto la domanda per sapere se vi sono state o vi sono attualmente in corso conversazioni con Venizelos o col Governo ellenico implicanti affidamenti per eventuali assegnazioni territoriali, ciò che a me a priori sembrava assolutamente inverosimile per considerazioni che non potevano sfuggirgli. Grey mi ha dato risposta esplicitamente negativa aggiungendo che dopo le conversazioni del 1915 anteriori alla nostra entrata in guerra quando Venizelos era ministro, conversazioni di cui egli mi mise privatamente al corrente (mio telegramma gabinetto n. 29, 2 febbraio 1915) (3) non si è più parlato né con Venizelos né con altri Ministri ellenici di eventuali assegnazioni territoriali alla Grecia.

(l) -Cfr. n 480, nota l. (2) -Cfr. n. 477. (3) -Sonnino rispose con t. gab. 1472 del 29 settembre, ore 12,55, confermando il proprio parerefavorevole all'occupazione di Argirocastro e Santi Quaranta. Con t. gab. 2188/827 delle ore 19. Cadorna informò Sonnino di aver ordinato al generale Bandinl di procedere all'occupazione suddetta.

(4) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 47.

(5) -Cfr. n. 488. (6) -Con t. gab. 1464 del 27 settembre, ore 23, Sonnino aveva chiesto agli ambasciatori a Londra, Parigi e Pletrogrado di fare indagini circa eventuali affidamenti territoriali da parte dell'Intesa alla Grecia. Rispose il solo Imperla!! con il presente telegramma.
494

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. CONFIDENZIALE 2100/178. Cristiania, 28 settembre 1916, ore 22,30 (per. ore 4,50 del 29). Telegramma di V. E. n. 2121 (4).

Ho l'impressione che Hardinge si inspiri ad eccessivo ottimismo nel contare sulle disposizioni prettamente amichevoli della Norvegia. Nel Governo e nell'opinione pubblica norvegesi prevale da qualche tempo un marcato malcontento certamente non giustificato per le misure sempre più severe e necessarie del blocco. Devesi attribuire specialmente a ciò ed a pressioni tedesche sotto la forma di frequentissimi attacchi dei sommergibili contro navi norvegesi e di minaccie di rappresaglie sul terreno commerciale, se Norvegia si è lasciata attirare al Congresso di Cristiania nell'orbita della politica di resistenza della Svezia. Dal punto di vista della neutralità militare non è da temere un combattimento da parte della Norvegia; tuttavia pur continuando a battere senza temperamenti la linea di condotta tracciataci dall'Intesa a riguardo del blocco, occorre essere vigili ed agire con abilità per ricondurre la Norvegia alla ragione in ispecie evitando, se possibile, disparità di trattamento verso i tre Stati scandinavi (5).

(-2) Cfr. n. 486.
(l) -Cfr. n. 473 (3) -Cfr. serie V, vol. Il, n. 754. (4) -È la ritrasmissione a Parigi, Pietrogrado, Cop€naghen, Cristiania e Stoccolma del t. 4093/686 del 26 settembre, non pubblicato, con il quale Imperlali riferiva avergli detto Hardlnge«di contare sulle disposizioni prettamente amichevoli di Danimarca e Norvegia». (5) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 1474 del 29 settembre, ore 20.
495

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 1048/328. Cristiania, 28 settembre 1916 (1).

La stampa e l'opinione pubblica norvegesi si mostrarono quasi unanimemente soddisfatti del risultato del Convegno, quale appariva dai termini della nota ufficiale data alla pubblicità. La conferma solenne della intenzione dei tre Governi di mantenere una neutralità leale ed imparziale, la dichiarazione dei medesimi di volersi astenere dal compiere o secondare qualsiasi tentativo di mediazione per la pace, sembrano aver costituito il maggior motivo di compiacimento. E si comprende. La tendenza comune e prevalente in Norvegia si è manifestata sempre in quella direzione. In via subordinata, però, anche il proposito di collaborazione per resistere alle misure restrittive del commercio sarebbe stato accolto molto favorevolmente, sebbene non siano mancate le voci nel senso di non farsi troppe illusioni sulle conseguenze pratiche del piano. Le decisioni della Conferenza di Cristiania ed i passi eventuali che faranno i governi scandinavi in applicazione di quelle non varranno a far mutare la linea di condotta seguita dai belligeranti.

Si ha infine l'impressione che in generale l'opinione pubblica norvegese non sia riuscita a farsi un concetto esatto del carattere e degli scopi della progettata conferenza dei neutri. L'idea per essa è nuova. Seppe che se n'era trattato nell'ultima conferenza interparlamentare scandinava di Stoccolma, ma non parve annettervi importanza. A tale riguardo merita forse di essere notato che l'autorevole Giornale Norvegese del Commercio e della Navigazione nel porre in rilievo la decisione presa dai Ministri scandinavi di non occuparsi di pace, ha creduto di dover considerarla come momentanea, non potendo ammettere che, qualora in seguito l'uno o l'altro dei belligeranti lo richiedesse, si rifiutasse di porgere i buoni uffici per far cessare la sanguinosa lotta. Gli è in relazione a ciò, aggiunge il giornale, che la divisata conferenza dei neutri potrebbe essere di grande valore ed utilità. La supposizione non è inverosimile e va tenuta presente. Se ne potrebbe anzi ritrarre un segno dal fatto che, appunto nel comunicato ufficiale del Convegno di Cristiania, si parla del progetto di collaborazione subito dopo il tema -per quanto ripudiato -della mediazione di pace, e nello stesso paragrafo, come se si volesse che le due idee fossero in correlazione fra loro.

I periodici norvegesi hanno registrato con stupore i commenti e le critiche dei più importanti giornali di Francia e d'Inghilterra sul comunicato del Convegno. Si è cercato da alcuni di quelli di controbatterli, ma bisogna riconoscere con abbastanza moderazione. D'altro canto è d'uopo ritenere che non può far male agli alleati l'essersi fatto intendere anche per tal guisa che l'ultimo incontro scandinavo non ha prodotto in essi buona impressione. Sta il fatto che a soli pochi giorni di distanza dall'avvenimento, gli entusiasmi e le

enfasi del primo istante sono stati seguiti da prudente riserva. Si direbbe che i norvegesi temano che i sospetti ed il malcontento sorti dal Iato dell'Intesa non siano per giovare ai loro interessi, e che preferiscano non si parli più di un episodio nel quale essi sostanzialmente non hanno rappresentato la parte più brillante.

In quanto al modo di vedere ed all'atteggiamento del Governo norvegese, mi sembra essersi verificato un sensibile digradare di tono. L'ho intuito io stesso da una conversazione che ebbi ieri l'altro con questo Ministro degli Affari Esteri. Noto che sono stato l'ultimo fra i Ministri degli alleati ad intrattenerlo sul tema del Convegno di Cristiania. Ne parlammo a lungo e dettagliatamente. Tuttavia accennerò solo ad alcuni più importanti punti delle manifestazioni del mio interlocutore.

Il signor Ihlen mi confermò non essersi mai pensato di far partecipare l'Olanda e la Svizzera alla recente Conferenza scandinava. La voce corsa doversi al noto equivoco. Condottovi dalle mie domande, finì per confidarmi che si era preso a base di discussione il programma formulato dalla Norvegia, ma che anche gli altri presentarono delle proposte e che quella relativa alla Conferenza dei neutri venne avanzata dalla Svezia. Non mi negò che l'Olanda non si è, al contrario della Svizzera, mostrata incline a partecipare all'iniziativa. Prima di decidere sembra che essa voglia conoscerne il programma. Ritenere egli che gli Stati Uniti non vi vorranno intervenire. Del resto l'attuazione della formula, escogitata dalla Norvegia, del preliminare scambio di vedute a Stoccolma fra i vari rappresentanti dei neutri farebbe andare le cose a lungo, di modo che è probabile che non si giunga ad alcuna conclusione prima della fine della guerra. A questo proposito non m'è riuscito condurre il Ministro a precisare se le trattative che dovrebbero far capo al programma ed all'invito avranno luogo singolarmente fra il signor Wallenberg ed i rappresentanti diplomatici dei neutri o in riunioni plenarie. Ho però l'impressione che la seconda ipotesi sia la più probabile: allora la conferenza sarebbe virtualmente convocata; con quali partecipazioni però è da vedersi.

Nulla di nuovo ho potuto sapere dal mio interlocutore circa la materia di cui dovrebbero eventualmente occuparsi i neutri riuniti a Congresso. Si resta quindi per ora alla modesta e non sincera formula già annunciata: «collaborazione per la difesa degli interessi comuni».

Più esplicito egli fu nel dirmi delle varie petizioni presentate da pacifisti e sfuggi di rispondere alla mia richiesta di qualche cenno sostanziale alle probabili manifestazioni della progettata collaborazione per la difesa comune nel campo economico contro le violazioni delle Potenze belligeranti. L'argomento era troppo delicato e si comprende che il Ministro abbia tenuto alla riserva.

Con ogni probabilità assisteremo a delle proteste solidali sul tipo di quelle che seguirono al Convegno di Malmi:i.

In complesso, per quanto la Conferenza di Cristiania sia risultata la più importante delle tre riunioni scandinave durante la guerra, per quanto essa sia stata un successo morale-politico della Svezia, che procurerà di tra.me conseguenze nell'ordine della sua linea di condotta di fronte ad una delle parti belligeranti, è probabile che essa andrà perdendo il valore di interessante avvenimento politico che sembra aver avuto. L'influenza di essa è senza dubbio aggiogata e commisurata al corso della guerra. Il Governo norvegese se ne rende conto. L'hanno intuito i miei colleghi, è parso a me di sentirlo dalle varie espressioni di questo Ministro degli Affari Esteri, tendenti a limitare la sostanza e la portata dei deliberati di Cristiania. Ciò non pertanto sarebbe più desiderabile che, almeno per la durata del conflitto europeo, questi tentativi di collaborazione scandinava non avessero luogo. Il fattore principale e più forte di essi non ci è favorevole e quei conati si risolvono sempre, in minore o maggior misura, in situazioni ed atteggiamenti atti a creare delle difficoltà agli alleati.

(l) Manca l'Indicazione della data d'arrivo.

496

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2116/354. Atene, 29 settembre 1916, ore 14,10 (per. ore 17,25).

Questo Ministro di Francia ha procurato di indurci a consigliare ai nostri Governi di abbandonare l'idea di ogni e qualunque comunicazione al Governo ellenico ed a Re Costantino. Gli ho risposto che il lasciare tranquilla Grecia e permetterle di agire a sua scelta era stato sempre il mio programma costantemente approvato da V. E. e che non mi ero ritenuto dal disapprovare le .;;overchie ingerenze che soprattutto per iniziativa francese si erano commesse da oltre un anno.

Oggi però ci troviamo in presenza di un movimento insurrezionale. Il non eomunicare più col Governo ellenico e Re Costantino, il non dare alcuna risposta alle sue aperture mi sembrava un favorire il movimento insurrezionale venizelista e non credevo che R. Governo sarebbe facilmente entrato in questo ordine d'idee. Buttare del tutto la Grecia nella anarchia, spingerla verso la repubblica allo scopo solo di raccogliere penosamente qualche migliaio di volontari per l'esercito d'Oriente mi sembrava bruciare una casa per riscaldarsi le mani. Se volevamo disinteressarci della Grecia ufficiale uguale disinteresse avremmo dovuto dimostrare per la Grecia rivoluzionaria, visto che altrettanto scarso era l'aiuto che ci potevamo attendere dall'una e dall'altra parte.

497

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2109/212. Parigi, 29 settembre 1916, ore 20,30 (per. ore 0,10 del 30).

Nella conversazione avuta stamane con Briand ho trattato la questione dell'Asia Minore sostenendo energicamente il nostro punto di vista per l'applicazione leale dell'articolo 9 dell'accordo di Londra e i nostri diritti di discutere l'accordo stipulato, tra Francia Inghilterra e Russia, a nostra insaputa. Entranoo poi nel merito della questione gli ho detto che senza accennare a nomi di località, ciò che oggi sarebbe prematuro, gli facevo considerare che le trattative tra l'Italia e gli alleati non si basavano sulla disputa di qualche chilometro quadrato di territorio più o meno ma nella necessità assoluta che la zona promessa all'Italia con l'articolo 9 del Patto di Londra in più di Adalia avesse una reale importanza economica. A me per esempio sembra indispensabile che l'Italia abbia nella sua zona delle pianure fertili, irrigabili e coltivabili ed abbia anche una importante miniera di carbone. Sarebbe contrario allo spirito e alla lettera del Patto di Londra e ad ogni principio di equità che all'Italia fosse lasciata la zona montuosa e la Russia, l'Inghilterra, la Francia prendessero tutte le pianure coltivabili. E sarebbe poi addirittura enorme che Inghilterra Francia e Russia, che già hanno tanto carbone in casa loro, prendessero tutte le miniere dell'Asia Minore e l'Italia che non ne ha a casa propria ne restasse priva.

Briand, dopo avermi attentamente ascoltato, mi ha detto che dava grande peso alle mie considerazioni, che Margerie si era male espresso e che l'Italia aveva tutto il diritto di discutere l'accordo intervenuto fra le altre tre potenze. Questa dichiarazione di Briand dovrebbe dimostrare che egli ha già favorevolmente risposto alla domanda dell'Inghilterra (telegramma di V. E. gabinetto

n. 1468) (1). Briand poi mi ha pregato vivamente di rassicurare V. E. e dirLe che le domande dell'Italia saranno tenute nel massimo conto. Che nelle trattative sarà dimostrato lo spirito il più amichevole e conciliante e infine perché non nascano equivoci da parte di terzi si propone di trattare egli stesso esclusivamente e personalmente tutto ciò che riguarda le domande e gli interessi italiani per l'Asia Minore. Briand, dopo aver rinnovato le proteste della maggiore simpatia amicizia e riguardo per l'Italia e personalmente per V. E. e per me, mi ha detto egli, d'accordo pienamente con Presidente della Repubblica e con l'intero Governo, non ammette che tra Francia e Italia debba sorgere il minimo dissidio e che ad ogni costo tutto dovrà conciliarsi con soddisfazione reciproca per non compromettere la grande opera dell'unione dei due Paesi non solo durante la guerra, ma anche per un lungo avvenire.

498

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SERRA

T. GAB. 1481. Roma, 29 settembre 1916, ore 21.

D'accordo con Ministro delle Colonie avrei intenzione mandare a Gedda

R. interprete Bernabei che dato le sue relazioni di amicizia personale con

lo sceriffo, potrebbe mandarci di là utili informazioni. Prego V. E. manifestarmi suo pensiero in proposito (2).

(l) -Cfr. n. 486, nota 4. (2) -Per la risposta d! Imperlali cfr. n. 509.
499

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2112/358. Londra, 30 settembre 1916, ore 12,22 (per. ore 18,10).

V. E. avrà già avuto dalla stampa conoscenza dell'intervista di Lloyd George col giornalista americano. Al riguardo Hardinge mi diceva testé che in seguito a ripetute attendibili informazioni preannunzianti possibili tentativi pacifici suggeriti o almeno desiderati da Berlino si era ritenuto necessario di arrestarli a priori. Non ho creduto dissimulare ad Hardinge per quanto a titolo personale la mia sorpresa per l'omissione di qualsiasi accenno all'Italia da parte del Ministro della Guerra che aveva pur manifestato le vedute della Francia e della Russia in piena consonanza con quelle britanniche.

Tale omissione temevo potesse produrre non buona impressione sulla nostra opinione pubblica e provocare forse anche in altri Paesi commenti non rispondenti alla realtà della situazione. Hardinge mi ha confessato che nel leggere stamane l'intervista aveva subito notato e deplorato l'omissione da me lamentata. Ha aggiunto, beninteso sempre a titolo personale, che Lloyd George è piuttosto un «predicatore a braccia» anziché un uomo di Stato che pesi ogni parola rendendosi conto dell'effetto che anche le piccole sfumature possono produrre in tutti gli altri Paesi. Del resto le sue dichiarazioni erano dirette precipuamente oltre Oceano. Ho osservato che questo appunto sarebbe stato un motivo di più per non dimenticare l'Italia visto il numero rilevante di italiani abitanti negli Stati Uniti dell'America del Nord. Per via indiretta ho provveduto a che Lloyd George personalmente non ignori mio rilievo.

500

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2127/359. Atene, 30 settembre 1916, ore 14,30 (per. ore 17,30).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1470 (l) e mio telegramma n. 354 (2).

Elliot ha fatto sua la proposta del Ministro di Francia ed ha consigliato al proprio Governo di sospendere ogni comunicazione al Re Costantino e al Governo ellenico.

Questa controproposta, giungendo mentre fra i quattro Gabinetti si sta discutendo la proposta inglese, porterà la confusione al colmo. Ad ogni modo se accettata ci renderà del tutto partigiani della rivoluzione venizelista.

(l) -Cfr. n. 491. (2) -Cfr. n. 496.
501

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2119/360. Atene, 30 settembre 1916, ore 14,30 (per. ore 17,30).

Sembra assodato che le consultazioni che Re Costantino ha tenuto in questi giorni coi generali e cogli uomini di Stato rimastigli fedeli lo abbiano confermato nei suoi propositi neutralisti. I tedeschi ed anche Gunaris sono riusciti, sembra, a convincerlo che non meno di quindici divisioni tedesche sono pronte a precipitarsi sulla Grecia, nel caso in cui questa decidesse di uscire dalla neutralità. Ignoro e non posso sapere se Germania disponga effettivamente di tale contingente e voglia impiegarlo nei Balcani. Se ciò fosse vero l'esercito variopinto del generale Sarrail che ora basta appena a conservare equilibrio contro bulgari, non sarebbe certo in grado di salvar la Grecia. Date queste disposizioni del Re Costantino (le quali, così stando le cose, potrebbero essere certamente considerate come giustificate) non sarei del tutto alieno dall'associarmi alle proposte dei miei colleghi di Francia e Inghilterra (miei telegrammi nn. 354 e 359) (l) quantunque come già ho riferito a V. E. non si è da dissimularsi che il nostro prolungato ed ostinato silenzio in altro modo non si potrà accordare che come una nostra adesione al movimento insurrezionale venizelista.

502 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO, SERRA

T. GAB. 1486. Roma, 30 settembre 1916, ore 20.

Mio telegramma n. 1481 (2).

Essendo giunta notizia che Gedda è stata occupata da truppe miste inglesi ed egiziane ed è attualmente governata da Wilson pascià, intenderei disporre perché Bernabei si rechi sollecitamente colà.

503

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4146/698. Londra, 30 settembre 1916, ore 22,25 (per ore 5,45 del 1° ottobre).

Telegramma di V. E. n. 1474 (3).

Crowe, col quale discorrevo oggi dell'atteggiamento degli stati scandinavi in generale, e della Norvegia in particolare (4), confermava impressione ottimistica di Hardinge.

(-4) Cfr. n. 504.

È vero che in questo momento si agi:a questione piuttosto antipatica fra due Governi. In seguito a vive nressioni tedesche, Norvegia ha con flagrante violazione dell'accordo con l'Inghilterra, autorizzato esportazione in Germania della pirite non contenente rame. facendo così una distinzione non menzionata nell'accordo che contemplava divieto esportazione generale di qualsiasi genere di pirite non contente rame, facendo così una distinzione non menzionata nelsolforico, importa nessun genere di piriti, possa entrare in Germania. Ma anche tale controversia non sembra a Crowe di natura tale da avere serie ripercussioni sul contegno della Norvegia. Ciò tanto più poi in quanto, da recenti informazioni, parrebbe che conferenza non abbia avuto quel successo che si riprometteva Svezia dove si intravvederebbero tendenze a maggior calma nell'agitazione antibritannica.

(l) -Cfr. nn. 496 e 500. (2) -Cfr. n. 498. (3) -Cfr. n. 494, nota 5.
504

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 2125/361. Londra, 30 settembre 1916, ore 22,25 (per. ore 3,30 del 1° ottobre).

Mio telegramma n. 698 (l).

In via strettamente personale Crowe mi confidava oggi che, in seguito al successo molto relativo della Conferenza scandinava, indebolitasi alquanto la posizione di Hammarskjèild, comincierebbero a prevalere in Svezia tendenze più concilianti. Di questo mutamento si è avuto qui indizi da certe vaghe aperture venute da Stoccolma rilevanti desiderio del Governo svedese di venire ad un amichevole regolamento delle varie questioni esistenti tra due Stati. Qui si è risposto con grande circospezione lasciando bensì intravvedere disposizioni concilianti ma a condizione di previa positiva garanzia di seri propositi svedesi. In altri termini qui non si desidera trattare più oltre con Hammarskjèild di cui si continua a diffidare e lui governante non si avrebbe intenzione di addivenire a un vero e proprio accordo temendosi Hammarskjèild capace più o meno apertamente di violarlo alla prima occasione.

Crowe mi ha pregato caldamente far uso confidenziale di queste informazioni, una prematura indiscrezione potendo facilmente, data la grande delicatezza della questione, mandare a monte il piano conciliativo, paralizzando sforzo degli svedesi amici dell'alleanza con conseguenze ancora più serie nelle relazioni anglo-svedesi.

505

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2151/457. Pietrogrado, 1° ottobre 1916, ore 11 (per. ore 10 del 3).

Secondo informazioni riservate pervenute a questo Governo, Svezia sarebbe riuscita ad ottenere il consenso della Danimarca e della Norvegia al suo pro

{l) Cfr. n. 503.

getto di invitare Olanda, Svizzera, Stati Uniti dell'America del nord e Spagna a intervenire mediante i loro rispettivi rappresentanti a Stoccolma alla conferenza che Wallenberg aprirà in quella capitale per trattare degli interessi degli Stati neutrali. Quei quattro Governi avrebbero anzi di già accettato l'invito.

Resta a vedersi se oggetto di questa conferenza rimarrà limitato al campo economico, e se le cose arriveranno a sollecite conclusioni ma in ogni modo importanza del fatto non può disconoscersi (1).

506

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2149/458. Pietrogrado, 1° ottobre 1916, ore 11 (per. ore 3,40 del 3).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1467 (2).

Ho chiesto a Neratov perché non fossero stati ancora comunicati al R. ambasciatore a Londra gli accordi circa Asia Minore e gli ho detto che il ritardo incomprensibile poteva aprire l'adito a dubbi come quello per esempio che data situazione in Grecia si stesse concertando progetto per assegnazioni territoriali a quello Stato.

Neratov ha escluso nel modo più reciso e categorico che questo possa essere cagione dell'indugio ed ha soggiunto che questo debba piuttosto ricercarsi nel lavoro di completamento e concordanza di documenti. Cambon è incaricato della preparazione della carta e non l'ha ancora terminata. Vi sono inoltre lacune di redazione in alcuni documenti. A mia domanda Neratov rispose che gli accordi della Russia sono completi.

Non sono per parte mia alieno dal supporre che alcuni accordi anglo-francesi non siano peranco terminati.

507

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4149/110. Copenaghen, 1° ottobre 1916, ore 12,05 (per. ore 16,35).

Ambasciatore Stati Uniti in Berlino, essendo passato di qua per recarsi America, ho chiesto questo Ministro degli Stati Uniti notizie avute dal collega.

Premesso che l'Ambasciatore è piuttosto anti-tedesco, ma giudice imparziale, informazioni possono così. compendiarsi:

Germania fu virtualmente battuta il giorno in cui le fu preclusa la via di Parigi. Esercito è però ancora saldo e confida ottenere pace onorevole che salvi prestigio militarismo c sfere dirigenti. Mancanza alimenti è gravemente sentita, ma data organizzazione perfetta, sarà difficile affamare Germania, mentre disciplina e sommissione del popolo prevengono rivoluzione. È probabile un inasprimento della guerra sottomarini che condurrebbe a nuove complicazioni cogli Stati Uniti. Germania confida salvare Austria-Ungheria, ma ultimamente in Ungheria si sono sviluppati sentimenti anti-tedeschi facendosi risalire alla Germania colpa entrata in guerra della Romania. In ogni caso Germania combatterà fino all'ultimo. Questo Ministro degli Stati Uniti ebbe notizia da un cugino che a Fiume situazione sarebbe grave mancando ogni cosa.

(l) -Ritrasmesso a Londra, Parigi, Washington, Berna, Cristiania, Stoccolma e Copenaghen con t. gab. 1504 del 3 ottobre, ore 20. (2) -Cfr. n. 488.
508

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2132/100. Corfù, 1° ottobre 1916, ore 14,30 (per. ore 17,20).

Sapendo che fu solo la parola di V. E. che decise il Comando Supremo per l'occupazione di Santi Quaranta, Delvino, Argirocastro (1), mi permetto attirare attenzione su un punto essenziale per ottenere l'unanime cordiale acquiescenza delle popolazioni all'imminente operazione. Una raccomandazione di V. E. al Ministro della Guerra perché solleciti l'Intendenza a provvedere subito l'invio di grano e mais per quelle popolazioni potrebbe essere utilissima. Una delle loro principali cause di desiderio di mutare regime è la privazione imposta dal razionamento; occorre che all'arrivo delle nostre forze segua immediatamente la possibilità di acquistare grano mais a sufficienza. Con la vendita l'Intendenza rientrerebbe largamente nelle spese; denaro nell'Epiro non manca. Circa quantitativo Marro già informato largamente Valona. Nella mancanza d'arrivo di grano, mais, i pochi agitatori greci cercherebbero una prova della loro tesi impotenza economica dell'Italia.

Ancora a proposito dell'imminente occupazione V. E. giudicherà se non sia il caso d'informare Ministero della Guerra che l'Autorità Militare potrebbe trovare agente di fiducia e conoscenza lingua e regione nella persona del Vice

Console Melis ex Ufficiale Carabinieri Reali. Milazzo previo accordo meco per assicurare servizio Consolato, non avrebbe alcuna difficoltà.

(l) Cfr. n. 477.

509

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2136/362. Londra, 1° ottobre 1916, ore 24 (per. ore 5,40 del 2). Telegramma di V. E. n. 1481 (1).

Sono alquanto perplesso nell'esprimere il parere chiestomi da V. E. Fra le varie questioni involgenti possibili divergenze tra gli interessi italiani e britannici la sola, a mio avviso, che potrebbe eventualmente generare serie frizioni, è quella araba data la sua stretta connessione coi vitali interessi britannici in India. Dal proposito incrollabile di questo Governo circa l'indipendenza a qualunque costo dell'Arabia e Luoghi Santi ebbi una nuova conferma giorni sono. Grey nel leggermi il promemoria britannico comunicato alla Russia in occasione dell'accordo per Costantinopoli e Stretti rilevava l'esplicita dichiarazione circa l'Arabia. Dal canto mio rilevando un vago accenno da lui precedentemente fatto ad una certa eventuale subordinazione di alcune disposizioni dell'accordo per l'Asia Minore alla costituzione o meno del vagheggiato regno arabo osservavo che se tale regno non venisse in definitiva a costituirsi si renderebbe necessario riesaminare l'articolo del nostro accordo concernente l'Arabia. Rispose Grey recisamente che in qualunque caso Arabia e Luoghi Santi debbono rimanere indipendenti.

Aggiungerò pure per confidenze fatte da un deputato mio amico special"Tiente competente in questione musulmana ora di funzioni delicatissime al Ministero della Guerra e come tale a volte chiamato pure nel Comitato Supremo di guerra, che qui avevano prodotto curiosa impressione alcuni articoli dell'Idea Nazionale circa la sorte futura dello Yemen. Si era dapprima pensato pure a farlo commentare da qualche giornale ma poi erasi rinunziato per non accendere polemiche.

Ciò premesso se R. Governo ritiene necessario per i nostri interessi l'invio Bernabei a Gedda a me parrebbe forse consigliabile parlarne prima formalmente con questo Governo giustificando la missione ufficiale od officiosa con un motivo inoppugnabile. Non mi nascondo l'inconveniente di una risposta negativa a tale nostra amichevole domanda; ma, tra tale inconveniente e l'altro di difficoltà opposte allo sbarco di Bernabei a Gedda e magari di insistenti domande di richiamarlo col pericolo di alimentare sospetti e di provocare delicate controversie in questo momento specialmente inopportuno, il primo dei due partiti mi apparirebbe preferibile. Qualora V. E. consentisse in tale subordinato parere riterrei per ovvie ragioni meglio rispondente allo scopo Ella ne dicesse confidenzialmente una parola a Rodd con quelle opportune spiegazioni che riterrà potergli dare. Una domanda in tale forma avrebbe carattere più privato ed amichevole e permetterebbe forse più facilmente una contro replica in caso di risposta non soddisfacente. Attenderò comunque ulteriori ordini di V. E. prima di parlare qui.

A conforto nostra domanda sarebbe forse utile accertare se a Gedda o in altre località della costa araba ottomana vi siano attualmente o vi saranno prossimamente inviati agenti ufficiali od ufficiosi di altre Potenze alleate (l).

(l) Cfr. n. 498.

510

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 1495. Roma, 2 ottobre 1916, ore 12,55.

Telegramma di V. E. n. 362 (2).

Una mia conversazione con Rodd circa invio Bernabei a Gedda non porterebbe a niente di definitivo poiché Rodd dovrebbe riferirne a Grey correndosi così il rischio di avere una risposta già risultante specificatamente in documenti scritti. Invece una comunicazione fatta verbalmente da V. E. a Grey evita la forma definita di quanto è scritto e permette a V. E. di saggiare il pensiero di Grey prima di dare alla richiesta nostra un carattere per cui ci sarebbe spiacevole ricevere una negativa. Nel corso della Sua conversazione con Grey

V. E. vorrà rilevare che abbiamo avuto notizia che a Gedda si reca anche una importante missione francese che Salvago afferma essere composta di una cinquantina di ufficiali. L'invio di un nostro agente si riduce quindi a ben modesta cosa, né sapremmo spiegare un rifiuto qual'è quello prospettato da

V. E. tanto più che lo scopo dell'invio è soltanto quello che l'Italia, che ha tanti interessi nel Mar Rosso, non sia senza informazioni dirette dell'altra sponda. D'altronde V. E. può dare formale assicurazione a Grey che R. Governo è perfettamente e francamente d'accordo con Governo britannico nel volere che Arabia e Luoghi Santi rimangano assolutamente indipendenti.

511

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2166/462. Pietrogrado, 3 ottobre 1916, ore 9 (per. ore 21,25).

Neratov mi ha detto aver avuto confidenzialmente notizia che una persona di fiducia del Governo ungherese si sarebbe incontrata su territorio svizzero con un fiduciario italiano e gli avrebbe fatto aperture cui questo ultimo avrebbe risposto in senso favorevole ed assicurandolo che l'Italia non nutre animosità contro Ungheria.

L'ungherese si chiamerebbe Hollò e il colloquio avrebbe avuto luogo una quindicina di giorni fa. Neratov ha soggiunto che, stante l'interesse che anche la Russia porta alle questioni ungheresi, bramerebbe sapere se la notizia è

27 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

esatta e in caso affermativo quale sia il contenuto delle aperture. Gli ho risposto che nulla sapevo in proposito e che se si fosse trattato di aperture autentiche V. E. ne avrebbe già informato gli alleati, ma che comunque avrei riferito a V. E. voce da lui raccolta Cl).

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 510. (2) -Cfr. n. 509.
512

IL CONSOLE GENERALE A CORFù, MILAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2150/347. Corfù, 3 ottobre 1916, ore 10,30 (per. ore 11,25).

Notizia dello sbarco delle nostre truppe Santi Quaranta è stata accolta con grande giubilo dalla Colonia italiana e da numerosi albanesi qui dimoranti. Popolazione greca soprattutto mostrasi rassegnata intimidita.

Ho telegrafato quanto precede alla R. legazione.

513

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2155/363. Atene, 3 ottobre 1916, ore 14,30 (per. ore 16,35).

Movimento insurrezionale venizelista continua fiacco, incerto. Però Politis, acceso venizelista, mi assicurava che fra qualche giorno esso riprenderà con intensità. Ad Atene, egli mi ha detto, al Governo non resta più nessuno.

Debbo riservare mio giudizio nell'importanza del movimento giacché non ci vedo ancora chiaro. Persiste la credenza di trattarsi di una manovra tacitamente o esplicitamente concertata fra il Re e i venizelisti per menare il can per l'aia ed allontanare seppure possibile da parte delle due potenze alleate e soprattutto della Francia le misure estreme. Ma naturalmentP posso tuttora sbagliarmi.

514

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2164/217. Janina, 3 ottobre 1916, ore 15,20 (per. ore 0,15 del 4).

Occupazione di Santi Quaranta e Argirocastro avvenuta senza incidente alcuno. A Santi Quaranta sono stati sbarcati ieri due corrente reparti del reggimento cavalleria Lodi, del... (2) e mezza sezione automobilisti. Stamane deve

esser avvenuta occupazione di Delvino. Ad Argirocastro ieri stesso sono entrate due compagnie di alpini occupando la fortezza. Una nostra colonna scendendo da Argirocastro deve prendere contatto con le truppe sbarcate a Santi Quaranta che hanno subito proseguito in direzione di Delvino.

Guarnigioni greche si sono ritirate tranquillamente. Comandante distaccamento greco Santi Quaranta è colà rimasto per fare consegna farina non potuta ritirare a tempo. Personale uffici postale telegrafico e doganale greco di Santi Quaranta inviati Corfù. Sindaco Curcmeno rimasto in carica. Sono state invece mantenute in funzione autorità civile e polizia di Argirocastro. A mio avviso sarà opportuno però non appena possibile rinviare anche suddette autorità. Capitano Gallian, conoscendo oramai bene paese, potrebbe organizzare tutti i servizi civili predetta città. Popolazioni hanno accolto festosamente nostre truppe attese anche da cittadinanza Janina. Qui si è rassegnati alla perdita dell'Epiro settentrionale. Avvenimenti sono commentati assai scarsamente e senza irritazione.

Comando vo Corpo d'Armata riassunto da Generale Papulas (ritornato dal congedo) e Stato Maggiore relativo si sono trasferiti ieri ad Arta territorio della vecchia Grecia. In questo modo sono stati allontanati da Janina ufficiali venizelisti per evitare la loro partecipazione ad un eventuale moto rivoluzionario epirota in favore di Venizelos. In seguito ad invito del generale Papulas ufficiali del Corpo d'Armata hanno firmato indirizzo di devozione al Re. Ufficiali venizelisti non potendo rifiutare hanno firmato. Colonia italiana Epiro ha appreso con molto entusiasmo notizia della nostra occupazione.

Comunicato R. Legazione.

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 520. (2) -Gruppo indecifrato.
515

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2le3j366. Atene, 3 ottobre 1916, ore 18,45 (per. ore 4,40 del 4).

Ricevo in questo momento la nota seguente: «Governo ellenico è informato dalle sue autorità dell'Epiro che delle truppe italiane hanno occupato Argirocastro ed hanno sbarcato a Santi Quaranta.

Siccome Governo ellenico non ha ricevuto comunicazione alcuna circa il motivo che ha provocato tale misura e che d'altronde attende tuttora risposta alla sua nota verbale dell'uno settembre (mio telegramma n. 286) (1), esso prega di nuovo la legazione d'Italia di volergli fornire schiarimenti circa l'occupazione di Kimara Tepeleni Argirocastro Santi Quaranta».

Prego V. E. telegrafarmi se devo rispondere. Per mio conto, non avendo avuto ancora mai notizia che le nostre operazioni alla frontiera epirota sono

state compiute, considero durare tuttora sospenslva di cui è cenno nel mio telegramma n. 291 (1).

V. E. giudicherà se vista l'importanza delle nostre ultime occupazioni, delle quali a dire la verità non ho mai conosciuto nemmeno l'intenzione e che anche a me riescono del tutto inattese, non sia il caso di dare a questo Ministero qualche assicurazione verbale nel senso delle precedenti (2).

(l) T. gab. 1817/286 del lo settembre, ore 2,40, non pubblicato, con Il quale De Bosdari riferiva di aver ricevuto una nota dal ministero degli Esteri greco nella quale si comunicava che le truppe Italiane avevano occupato vart v1llaggi nella regione di Kimara e si chiedevano ragguagli circa queste occupazioni.

516

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2160/364. Londra, 3 ottobre 1916, ore 22,25 (per. ore 1,40 del 4).

Chiesi ieri ad Hardinge se era giunta risposta da Parigi e quando finalmente mi verranno fatte note comunicazioni circa Asia Minore le quali io caldamente gli rinnovavo la preghiera di affrettare. Rispose Hardinge che della questione si sta occupando personalmente e con speciale interesse Grey, malgrado un cumulo di affari importanti che assorbono attualmente sua attività. Conveniva quindi non dargli fretta e che non dovevo avere alcuna preoccupazione, perché tutto procederà regolarmente. Replicai tutto ciò stava bene, ma, d'altra parte, io constatavo che già da gran tempo V. E. attendeva comunicazioni, che avrebbe dovuto essere fatta da sei settimane, e che volevo sperare non abbia più a lungo a tardare. Riprese Hardinge che capiva bene il motivo delle mie insistenze e riteneva oramai comunicazione più o meno imminente ma che la causa del ritardo non poteva attribuirsi al Governo britannico.

517

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. PER CORRIERE 2275/366. Londra, 3 ottobre 1916 (per. il 13).

Mio telegramma gabinetto n. 358 (3).

Informazioni di sicura sorgente hanno confermato quanto ebbe a dire Hardinge. Intervista di Lloyd George fu ritenuta necessaria per tagliar corto ad attivissimi intensi maneggi tedeschi a Bruxelles, in Francia e negli Stati Uniti dell'America del nord, per provocare aperture di pace di cui sembra vadasi in Germania di giorno in giorno più accentuando la necessità.

Intervista ha incontrato il favore della grandissima maggioranza dell'opi

nione pubblica della quale ha indubbiamente rispecchiato a puntino i sentimenti implacabili contro la Germania di recente ancora più acuitisi anche nelle classi operaie.

Unica nota discordante è venuta dal solito gruppo degli estremi radicali e pacifisti ad oltranza ed è in parte da attribuirsi pure alla loro crescente antipatia per Lloyd George nel quale non hanno fiducia. Del resto anche le manifestazioni di rincrescimento di quei signori sono state moderatissime. Ad eccezione del Manchester Guardian che ha osato in forma blanda criticare Ministro della Guerra per avere prematuramente, bruscamente precluso ogni tentativo pacifico di Governo amico, gli altri giornali radicali si sono limitati a pubblicare intervista senza commenti. Come contrapposto alle succitate deplorevoli tendenze di questo esiguo gruppo radicale occorre, per debito di imparzialità, lamentare altre manifestazioni altrettanto insensate di una estrema frazione di conservatori nazionalisti che sognano imposizione alla Germania di inaccettabili condizioni quali lo smembramento territoriale a favore della Francia, la consegna integrale della flotta, la riduzione dell'esercito, la disintegrazione dell'Impero e magari anche il mutamento del regime dinastico in Prussia.

Contro queste inopportune manifestazioni che eccitano sempre più i già esacerbati animi del popolo e, per la ripercussione naturale prodotta in Germania, ne alimentano propositi di resistenza ad oltranza, ho accolto da varie persone assennate ed autorevoli lagnanze e deplorazioni contro il Governo che lascia la stampa sbizzarrirsi a suo talento e non osa agire con dovuta energia per guidare l'opinione pubblica e porla in guardia contro esagerate ed irrealizzabili pretese.

(l) -T. gab. 1829/291 del 3 settembre, ore 14, non pubblicato. con il quale De Bosdari comunicava di aver detto a Zaimis che non vi erano motivi di preoccuparsi dell'avanzata italiana nell'Epiro settentrionale, non avendo quest'ultima scopi politici ma solo militari e di repressione del contrabbando. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 519. (3) -Cfr. n. 499.
518

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ES'rERI, SONNINO

R. 2426/341. Atene, 3 ottobre 1916 (per. il 10).

Scrissi a V. E. il mio rapporto del 18 settembre u.s. n. 331 (l) al momento in cui si costituiva il ministero Kalogeropulos. Non ho da ritornare nei dettagli infiniti delle discussioni che fra i quattro gabinetti alleati ha fatto sorgere detto ministero, essendo essi ben noti a V. E. che vi prese parte preminente dando agli altri gabinetti dei consigli di moderazione e di conciliazione che da me discretamente fatti conoscere qui, furono grandemente apprezzati. A quanto mi risulta dalle comunicazioni che V. E. mi ha favorito, anche il signor Sturmer ha procurato di giungere ad un compromesso, ma fino a questo momento sembra che prevalga la intransigenza di Parigi e di Londra, e da ormai tre settimane il corpo diplomatico dell'Intesa, costituito da sette legazioni, si trova in presenza di un ministero che esso non riconosce e cui non parla. Ignoro quanto tempo durerà ancora questa situazione, che confesso ha del ridicolo. Non è possibile continuare indefinitamente nella pretesa da parte no

&tra (o per meglio dire dalle potenze garanti della Grecia, giacché seguendo le direttive di v. E. è stata mia cura costante ben mettere in chiaro con tutti che la responsabilità dell'attuale situazione appartiene soltanto ad esse), di sindacare i titoli di ogni singolo greco che verrà chiamato al potere. Non abbiamo a ciò la necessaria conoscem:a degli uomini, e, se anche l'avessimo, nessun ragionevole principio potrebbe indefinitamente giustificare questo nostro prolungato arbitrio. La nota del 21 giugno portava in se stessa la soluzione della situazione anormale che creavamo con l'esigere le elezioni. Rinunciatosi alle elezioni per far piacere a Venizelos che prevedeva la sua disfatta sicura, non si sa più dove si vada ed il paese è fatalmente stato tratto alla rivoluzione.

Difatti non erano trascorse due settimane dalla costituzione del ministero Kalogeropulos che Venizelos, tratto dalla sua l'ammiraglio Conduriotis, uomo fra i più rispettati ed ascoltati che vi siano in Grecia, salpava per i patri lidi cretesi e vi costituiva in fretta e furia un governo provvisorio, aggiungendosi a Venizelos e a Conduriotis anche il generale Danglis. Come telegrafavo stamane a V. E. (1.), è ancora prematuro il dire quale effettiva importanza avrà questo governo provvisorio. Circa i suoi intenti abbiamo il proclama da esso lanciato, di cui accludo una traduzione francese data dal Messager d'Athènes (2). Mi sembra che quel proclama si possa leggere in diversi modi. Certo, in via principalissima, vi appare la preoccupazione di non andare troppo presto né troppo lontano, e di conservarsi una via di uscita. Del resto non mi pare troppo audace l'affermare fin d'ora che il movimento rivoluzionario venizelista non è affatto popolare. Ha tratto, e trarrà forse ancora, un certo numero dei cosiddetti intellettuali; ma la massa del popolo, quella che se non fa certo occorre che secondi le rivoluzioni se queste debbono riuscire efficaci, resta tuttora indifferente ed inerte, e, nel suo amore di quieto vivere abilmente insinuatogli insieme all'idolatria per il re Costantino, non sente e non comprende lo scopo del movimento e spera, nella sua grande maggioranza, che le sarà permesso di tenersene lontano. Comunque peraltro debba alla fine riuscire la mossa di Venizelos, essa certo non potrà efficacemente servire a nessuno dei grandi scopi politici o militari dell'Intesa. Non è col disaggregare un paese, con lo scinderlo, col rendere i migliori uomini politici ed i migliori generali ed ammiragli ribelli e fe

difraghi che si trae un paese a divenire un alleato utile ed efficace; e se la

Grecia nel suo complesso anche prima della presente rivoluzione era e fu sem

pre da me considerata e rappresentata come un non valore, adesso non posso

che prevedere che scenderà vieppiù maggiormente. Che dire adunque, e come

giudicare l'azione della Francia che di questa rivoluzione è stata per mezzo dei

suoi organi diplomatici e militari di qui e di Salonicco, l'ispiratrice e la efficace

coadiutrice? Questo punto non fa dubbio per nessuno, e conviene che ne resti

ricordo per il giorno in cui si dovranno valutare le responsabilità degli errori

infiniti che l'Intesa ha commesso nei Balcani e nella Grecia. Venizelos ha lun

gamente esitato prima di lanciarsi nella via rivoluzionaria e, se le mie infor

mazioni sono esatte, accorsero incredibili pressioni, ed anche minaccie di ab

bandono, per indurlo a decidersi finalmente. La flotta francese venuta al Pireo sotto l'apparente pretesto di farla finita con l'organizzazione tedesca in Grecia, oggi è a piena ed intera disposizione del movimento venizelista. L'oro francese corre abbondantemente qui ed a Salonicco, agenti francesi usano di ogni mezzo di suggestione e di subordinazione per trarre alla rivoluzione il maggior numero possibile di ufficiali e di funzionari ellenici.

Se il movimento riuscirà, la Francia dovrà dire a se stessa di aver fatto, con immensi sforzi, un'opera assolutamente inutile per la causa comune in virtù di cui tante nazioni gettano senza contare il loro sangue ed il loro denaro. Se, come è più probabile, il movimento fallirà, non so che cosa potrà salvare la Francia dal ridicolo. E non mancano qui alcuni francesi di buona fede che, col senso sottilissimo del ridicolo che posseggono più di ogni altra nazionalità, cominciano a preoccuparsi di cadervi dentro senza ormai più possibile via di uscita.

Seguendo le direttive dell'E. V., io mi tengo scrupolosamente lontano da tutto, e faccio comprendere cui posso che l'Italia non intende assumere nessuna specie di responsabilità nell'azione di Venizelos.

(l) Cfr. n. 451.

(l) -Cfr. n. 513. (2) -Non si pubblica.
519 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1509. Roma, 4 ottobre 1916, ore 12,50.

(Solo Atene) -Telegrammi di V. E. nn. 366 e 217 del R. Console a Janina (1).

(Meno Atene) -R. Console a Janina telegrafa quanto segue: «Occupazione Santi Quaranta... » (come nel telegramma n. 217).

R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue: «Ricevo in questo momento... » (come nel telegramma 366 sino alla fine, senza frase: «delle quali a dire la verità non ho mai conosciuto nemmeno l'intenzione e che anche a me riescono del tutto inattese).

Ho risposto a Bosdari quanto segue: (Per tutti) -Operazioni in Alto E piro hanno scopo militare e di repressione di contrabbando. Manco io stesso di particolari e mi riserbo telegrafarle nuovamente appena ne avrò. Intanto se lo crede opportuno Ella potrà ripetere costà, in occasione di queste nuove operazioni, le dichiarazioni già fatte per la occupazione di Buconiza, Cudeniza, Kalarat e Porto Palermo, purché in forma da non pregiudicare la situazione attuale delle rappresentanze diplomatiche dell'Intesa verso il Ministero Kalogeropulos. Anche ai colleghi che chiedessero informazioni, V. S. potrà ripetere che la questione dell'Alto Epiro resta impregiudicata e sarà risolta dopo la guerra.

(l) Cfr. nn. 515 e 514.

520

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1510. Roma, 4 ottobre 1916, ore 13.

Telegramma di V. E. n. 462 (l).

Si presentò effettivamente ai primi di settembre a persona di nota fiducia in Svizzera una persona avente rapporti con uomini politici ungheresi dell'opposizione. Noi non abbiamo accettate le sue aperture rifiutandoci a qualunque discussione e gli abbiamo fatto conoscere che prima di ognl altra cosa occorreva il popolo ungherese dimostrasse coi fatti di riconoscere gli errori di chi provocò la guerra, che di questa guerra doveva subire le conseguenze, e che noi, nella questione magiara come nel resto, non potevamo procedere se non di piena intesa con i nostri alleati.

521

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. RR. 1519. Roma, 4 ottobre 1916, ore 21.

(Per Romano Avezzana) -Decifri Ella stessa.

Mio telegramma n. 1478 (2) mirava soltanto ad appurare voce, ma non a rimuovere un eventuale ostacolo francese ad una venuta della Famiglia Reale montenegrina in Italia, venuta che R. Governo considera per ragioni di ordine politico, come non desiderabile né opportuna.

Tanto per notizia esclusiva di V. S. e sua norma di condotta.

522

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1524. Roma, 4 ottobre 1916, ore 22,30.

Telegramma di V. E. n. 462 (3).

V. E. può dire confidenzialmente a Neratov che un primo sedicente emissario dell'opposizione ungherese si presentò alla R. legazione a Berna nell'agosto u. s. per aprire trattative in vista dell'intervento romeno sommamente temuto dall'Ungheria. Dichiarai non essere il caso di dare alcuna risposta.

Nonostante questo reciso diniego si presentò nel settembre, sempre alla R. legazione, un figlio del deputato Hollò. Sotto il vincolo del più stretto segreto comunicò a Paulucci quanto segue: «Il partito Karolyi... » (come nel telegramma in arrivo da Berna n. 1913 gabinetto sino a «coi delegati delle Potenze alleate») (l).

Sempre a mezzo della R. legazione e quindi non di apposito « fiduciario » gli fu data la risposta contenuta nel mio telegramma n. 1510 (2) cui faccio seguito.

(l) -Cfr. n. 511. (2) -Con t. gab. 1478/21 del 29 settembre, ore 21, Sonnino aveva dato istruzioni a Romano Avezzana di indagare quale fondamento avesse la voce di un'opposizione del governo francese al progetto della famiglia reale montenegrina di passare l'inverno in una località della riviera ligure. (3) -Cfr. n. 511.
523

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2220/387. Bucarest, 4 ottobre 1916, ore... (per. ore 14,10 dell'B).

Generale Alexejev ha fatto chiedere d'urgenza a questo Stato Maggiore d'inviare senza ritardo rinforzi in Transilvania. Stato Maggiore romeno ha quindi disposto immediato trasporto sulla fronte settentrionale di due divisioni, che vengono tolte dalla Dobrugia. Mi viene assicurato, però, essere questo il massimo sforzo che si possa fare. Coanda è stato inviato a rinnovare al Quartiere Generale russo con sempre maggiore insistenza la domanda di rinforzi. Uno dei due corpi d'armata russi dovrebbe essere sulle mosse per recarsi in Transilvania se pure non è partito: dell'altro non si sa ancora nulla e sembra che il Comando russo non si decida mandarlo. Di fronte al disordine nel servizio informazioni dell'esercito romeno è difficile precisare, anche con una certa approssimazione, le forze austro-tedesche che si trovano in Transilvania. Bratianu mi aveva parlato di 14 divisioni (mio telegramma gabinetto n. 376) (3) che dovrebbero essere portate a 20. Un ufficiale che ho visto or ora, e che se non per il suo grado almeno per la sua posizione, dovrebbe essere ben informato, mi ha detto essersi già fin da ora accertata presenza su quella fronte di 10 divisioni, delle quali 6 germaniche e 4 austroungariche.

Checché ne sia la cifra, certo è che l'importanza dell'offensiva austro-tedesca in Transilvania è riconosciuta, come risulta dalla richiesta del generale Alexejev, anche dallo Stato Maggiore russo, come l'importanza dell'offensiva bulgaro-germano-turca sulla fronte meridionale è dimostrata dalla caduta di Turtukaia e Silistria prima ed ora dall'accanita resistenza opposta alle forze russo-serbe-romene pur di tanto rinforzate in questi ultimi tempi.

Ora è inutile farsi illusioni: Romania non è in grado di tener testa sulle due fronti e, senza pronto invio di potenti rinforzi, è esposta all'invasione e forse anche al disastro (4).

(-4) Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 1554 del 9 ottobre, ore 13.
(l) -Cfr. n. 397. (2) -Cfr. n. 520. (3) -T. gab. s. 2097/376 del 26 settembre, ore 20,30, non pubblicato.
524

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2176/367. Londra, 5 ottobre 1916, ore 12,20 (per. ore 22,30).

Nel comunlearmi oggi il testo degli accordi per l'Asia Minore, Grey mi ha significato che il Governo francese si associa alla dichiarazione da lui già fatta a me e ripetuta da sir Rennel Rodd a V. E. (mio telegramma gabinetto

n. 341) (l). A scanso di equivoci riproduco testualmente i termini della dichiarazione francese di cui Grey mi ha fatto prendere copia:

«I limiti delle zone d'influenza delle tre potenze sono stati regolati dai loro accordi, ma esse non domandano all'Italia nè di riconoscere tali accordi nè di appoggiarne la realizzazione prima che quella potenza non abbia ricevuto le soddisfazioni che siamo disposti a procurarle nella sfera indicata nell'Accordo di Londra del 26 aprile 1915 ».

A mia domanda per sapere se alla predetta dichiarazione si associava anche la Russia, Grey ha risposto che non aveva interpellato in proposito il Governo Imperiale non vedendo la possibilità di dibattiti italo-russi stante le lontananze delle rispettive aspirazioni.

Grey ha aggiunto che il Governo francese aveva formulato anche un'altra osservazione che egli ha scartata giudicandola inutile.

Grey spera ora che V. E. dopo di aver esaminato i documenti sottopostiLe vorrà compiacersi, appena possibile, di far conoscere le intenzioni del R. Governo circa la parte dell'Italia nell'intento di giungere a completare definitivamente il quadruplo accordo.

I documenti consegnati sono sei. I numeri primo, secondo, terzo, riproducono documenti già comunicati a V. E. concernenti accordi con la Russia per Costantinopoli e gli Stretti, il quarto riproduce il testo dell'Intesa anglofrancese circa l'Asia Minore sotto forma di note scambiate in data del 9 e 16 maggio 1916. Il quinto riproduce il testo del memorandum dei Governo russo del 17 marzo 1916 concernente l'Asia Minore. Il sesto contiene il testo delle intese franco-russe sulla medesima questione in data 26 aprile 1916. Documenti sono lunghi per essere riassunti per telegrafo con sufficiente precisione. Avendo saputo che essi sono già in possesso di Rodd ho pregato Grey di autorizzarlo a comunicarli al più presto a V. E. ciò che egli ha promesso di fare. La carta in cui sono segnate a colore le zone francese e britannica nonché quelle internazionali (Palestina) insieme con l'esemplare dei vari documenti sarà spedita a V. E. a mezzo della valigia diplomatica inglese partente domani per Roma.

Nel ricordarmi che alle varie domande da me rivoltegli da maggio ad agosto egli aveva sempre detto di aver tenuto a mente i diritti dell'Italia, Grey ha attirato l'attenzione mia su seguente ultimo paragrafo della sua nota a Cambon del 16 maggio: «Vorrei anche rammentare a V. E. che la conclu

sione del presente accordo solleva per pratiche considerazioni la questione delle esigenze dell'Italia a prender parte in qualsiasi partizione o rassettamento della Turchia Asiatica secondo è formulato nell'articolo 9 dell'Accordo deÌ 26 aprile 1915 tra Italia ed Alleati~.

Da un esame sommario della carta comunicatami, rilevo che restano ancora interamente disponibili i vilayet di Hudaven, di Ghiar, Aidin, Konia, Angora, Castaxmvnix.

Zona francese come aveva riferito Carlotti; arriva fino a capo Anamur, includendo Siria e Cilicia con Mersina e Adana più territorio compreso tra Aladagh, Cesarea, Akdagh, Jldizdagh, Sara, Eghin e Charpout.

Zona inglese si compone della Mesopotamia e dei porti di Caiffa e Acri. Zona russa comprende: la regione di Erzerum, Trebisonda, Van e Bitlis fino ad un punto a determinarsi sul litorale del Mar Nero all'ovest di Trebisonda; sud di Van e Bitlis tra Mouch, Sirt, il Corso del Tigri, Dieziret, Jbn, Ornar, la linea delle creste di montagne dominanti Amadia e la regione di Mergavar.

Zona riservata all'eventuale Regno arabo o ad una Confederazione di Stati arabi è divisa in due parti: A e B.

Francia e Inghilterra si sono rispettivamente riservate il diritto di fornire consiglieri o funzionari esteri a domanda dello Stato o della Confederazione. Dalla carta non appare se questo stato o confederazione debba includere territorio dell'Arabia propriamente detta e dei Luoghi Santi.

Importa, parmi, bene precisare questo punto, chiaro essendo il nostro diritto a trovarci in situazione di perfetta uguaglianza a quella dell'Inghilterra e della Francia nella regione araba contemplata dall'articolo 12 del nostro Accordo.

(l) Cfr. n. 464.

525

IL MINISTHO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2181/372. Atene, 5 ottobre 1916, ore 14 (per. ore 15).

Il Gabinetto ha presentato sue dimissioni.

Ufficio Stampa ha pubblicato se~uente comunicato:

«Governo, non avendo potuto sino ad ora porsi in contatto coi rappresentanti delle Potenze dell'Entente ad Atene e ciò costituendo un ostacolo al regolamento delle questioni nazionali, esso ha pregato S. M. di accettare le sue dimissioni :t.

II motivo reale sembra però doversi ricercare nel dissidio dei membri del Gabinetto fra loro e con S. M. circa l'uscita della Grecia dalla neutralità. Difficile dire quale sarà la soluzione della crisi. Vennero chiamati a Palazzo Bramitracopalos, Zografos e Sculudis.

Qualunque sia per essere il futuro Ministero, mi sembrerebbe necessario trovare modo che noi ci mettessimo in contatto con esso giacché questa ridicola semi-rottura colla Grecia non può durare.

526

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. S. 4207/81 GAB. (1). Stoccolma, 5 ottobre 1916, ore 16,15 (per. ore 5,15 del 6).

Dissidio fra Hammarskjold e Wallenberg si inasprisce di giorno in giorno.

Hammarskjold ha da un Iato chiesto un congedo di otto giorni motivandolo con ragioni di salute in realtà insussistenti e dall'altro in una intervista accordata il 2 corrente al corrispondente dell'Associated Press pubblicata ieri, qui ed in America, ha riaffermato i principi della sua politica la quale ha avuto per risultato di ridurre la Svezia alla più grande penuria di derrate alimentari e delle materie prime necessarie alle sue industrie. Wallenberg ha proposto invece a questo Ministro d'Inghilterra di trattare con Governo britannico per concludere un accordo sulle basi seguenti: 1°) Svezia accetta di limitare le importazioni alle quantità necessarie al consumo interno e di impedire la riesportazione delle merci importate e dei loro prodotti; 2°) Svezia desidera fare senza difficoltà il suo commercio di esportazione normale del tempo anteriore alla guerra e procurerà di stabilire le esportazioni verso l'Inghilterra ed i suoi alleati che erano state deviate in Germania; 3°) Svezia accetta i principi già ammessi negli accordi per il cotone e per gli oli lubrificanti (vedere mio rapporto N. 210) (2); 4°) Transito da e per la Russia, continuerà sulle basi attuali; 5°) Ditte svedesi incluse nelle liste nere non riceveranno merci dall'Inghilterra e dai suoi alleati, ma le riceveranno dai paesi neutrali; 6°) Durante i negoziati Inghilterra lascerà passare circa 50 mila tonnellate di frumento destinate alla Commissione svedese dei viveri e Svezia lascerà passare 100 treni per settimana destinati alla Russia. Per i negoziati Governo svedese manderebbe a Londra i suoi delegati che sarebbero specialmente fiduciari di Wallenberg. Questi mi ha detto in via strettamente confidenziale che la sua politica ha approvazione del Re, di tutti i ministri all'infuori di Hammarskjold e della grande maggioranza del Parlamento e del Paese. Se Gabinetto di Londra accetta le sue proposte egli è sicuro di poterle far prevalere e mi è sembrato convinto che Hammarskjold, o immediatamente, o dopo un congedo più lungo, si ritirerà specialmente dopo essersi di nuovo compromesso colla recente intervista. Altrimenti egli stesso si ritirerà lasciando il campo libero ad Hammarskjold.

Ho da buona fonte che il più serio candidato alla eventuale successione di Hammarskjold sarebbe l'ex ministro liberale Hallener persona di alta autorità e Iegatissimo a Wallenberg il quale rimarrebbe arbitro assoluto della situazione.

(l) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato in arrivo nella serie ordinaria. (2) -Non pubblicato.
527

L'AMBASCIATORE ·A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2185/369. Londra, 5 ottobre 1916, ore 22,47 (per. ore 5,50 del 6).

Telegramma di V. E. n. 1504 (1).

Grey mi disse ieri che nella Conferenza scandinava la Svezia aveva insistito su necessità che l'Intesa tuteli gli interessi economici dei neutri. Rappresentanti Norvegia e Danimarca pur consentendo in principio avevano osservato che in pari tempo occorrerebbe pure occuparsi delle misure da adottarsi per troncare il continuato siluramento di navi neutrali con frequenti perdite di vite di sudditi neutrali. Questa obiezione, sembra, abbia tolto alla proposta svedese il carattere di pratica attualità. Quanto alle tendenze svedesi ad un mutamento di indirizzo ed alle voci di crisi ministeriale, osservava il Segretario di Stato la situazione potersi facilmente riassumere così: Hammarskjtild continua a credere nella vittoria degli Imperi Centrali mentre gli altri Ministri ed uomini politici non condividono più totalmente o parzialmente tale fiducia.

528

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. 2174. Roma, 6 ottobre 1916, ore 16,30.

(Meno Addis Abeba) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Addis Abeba quanto segue:

(Per tutti) -Questo Ambasciatore di Francia mi ha comunicato che il Ministro francese ad Addis Abeba consigliava di riconoscere sollecitamente il nuovo Governo abissino (3), dicendo di essere d'accordo in ciò coi colleghi alleati. Briand chiedeva le intenzioni del R. Governo.

Ho risposto che in massima sarei favorevole, purché la situazione in Etiopia fosse tale da presentare serie probabilità di durata. Non avere io ancora notizie sugli effetti probabili della andata di ras Micael a Addis Abeba. Appena le avessi avrei comunicato a Barrère il nostro pensiero sul riconoscimento del Governo della nuova Imperatrice.

Prego V. S. riferirmi d'urgenza intorno a quanto precede ( 4).

(-4) Colli comunicò solo il 16 ottobre (t. 4315/68 delle ore 10,30) le· seguenti notizie: «Colonia europea incolume, città ora relativamente calma in mano truppe governo etiopico. Ligg .Jasu fuggito Dessiè attraverso Aussa ».
(l) -Cfr. n. 505, nota l. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 53. (3) -Cfr. n. 490.
529

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4220/82 GAB. (1). Stoccolma, 6 ottobre 1916, ore 19,30 (per. ore 6 del 7).

Telegrammi di V. E. gabinetto nn. 1435 (2) e 1504 (3).

Tanto sul Convegno di Cristiania in generale, che sui progetti di collaborazione dei neutri in particolare, non posso che confermare le mie precedenti informazioni, della cui esattezza ho avuto in questi giorni nuove testimonianze e che collimano del resto perfettamente con quelle di Carrobio.

Osservo solo che per il momento è impossibile parlare di politica svedese, dato dissidio fra Hammarskjold e questo Ministro Affari Esteri. Soltanto nel caso molto inverosimile in cui Hammarskjold trionfasse su tutta la linea, la politica di Svezia e la sua azione per la collaborazione dei neutri potrebbe prendere una più spiccata intonazione antinglese, ma anche allora, quasi certamente, rimarrebbe senza seguito negli altri Stati neutrali.

530

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2216/372. Londra, 7 ottobre 1916, ore 23,09 (per. ore 2,50 dell'B).

Mio telegramma gabinetto n. 367 (4).

Chiesi ieri ad Hardinge per semplice informazione mia personale se regione Arabia e Luoghi Santi, di cui è stata già concordata indipendenza assoluta, farebbero o no parte del Regno arabo nel quale dai documenti comunicatici rilevava che Francia ed Inghilterra si erano riservati nella zona A e B privilegi speciali (priorità nelle intraprese e prestiti locali nomine di consiglieri e funzionari esteri). Hardinge rispose in senso affermativo aggiungendo però che quei privilegi erano esplicitamente limitati alle due zone predette e non si estendevano alla regione dell'Arabia e Luoghi Santi che debbono in qualunque caso rimanere indipendenti nel vero senso della parola. « Nella mia qualità di ex Viceré posso dire con massima franchezza che nessun Governo dell'India potrebbe mai consentire che in quelle regioni si stabilissero sfere d'influenza palesi o larvate da parte di qualsiasi potenza~. Al che risposi che circa indipendenza assoluta dell'Arabia e dei Luoghi Santi le vedute del R. Governo, come io aveva recentissimamente ripetuto a Grey, coincidevano appieno con quelle britanniche e del resto trattavasi di soluzione già decisa e stipulata nei nostri accordi. Ad una mia osservazione nel senso gli accordi comunicatici

(-4) Cfr. n. 524.

non contenevano alcuna disposizione sulla questione fondamentale, e c10e se sarà o no mantenuto l'Impero ottomano nella Turchia asiatica, rispose Hardinge queste ed altre connesse questioni accessorie essere ancora in sospeso. Rilevò tuttavia che la Russia in base al suo accordo colla Francia ha diritto di annessione della regione assegnatale e che del resto è stata da essa in buona parte conquistata. Hardinge accennò vagamente poi al numero considerevole di turchi abitanti nei vilayet di Hadaveendighiar e Kastamuni osservando che la sorte di tutti quei turchi costituiva problema meritevole di attento esame.

Colloquio ebbe naturalmente carattere privato avendo io bene spiegato ignorare totalmente pensiero del mio Governo che non potrà del resto manifestarlo. prima di aver preso conoscenza dei documenti ancora per via.

(l) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato In arrivo nella serle ordinaria. (2) -Cfr. n. 475, nota 3. (3) -Ctr. n. 505, nota l.
531

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2217/281. Beverly Farms, 7 ottobre 1916, ore ... (per. ore 3,50 dell'B).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1504/9 (l).

Credo potere escludere in modo assoluto che Governo degli Stati Uniti abbia aderito all'invito del Governo svedese e ritengo fermamente che esso non si dipartirà dalla lina di condotta seguita fin dal principio della guerra di respingere ogni domanda di azione collettiva volendo conservare completa libertà di azione in ogni caso tanto di fronte ai belligeranti quanto di fronte ai neutri.

Ciò non toglie, si comprende, che questo Governo veda con simpatia la sollevazione di altri Paesi neutrali contro quelle misure degli alleati che hanno formato oggetto di sue proteste.

532

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, PORRO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4233/15585. Comando Supremo, 8 ottobre 1916, ore 12,30 (per. ore 3,20 del 9).

Missione militare francese ha comunicato seguente telegramma generale Joffre:

«Col telegramma del 3 giugno scorso mi avete comunicato che trattative erano in corso tra il Quartier Generale italiano e suo Governo circa impiego volontari slavi prigionieri in Italia e nel Corpo spedizione Salonicco. Da allora non si ebbe più alcuna decisione. È ora urgente riprendere questione. L'esercito

serbo subisce ora perdite che non è possibile colmare. Suoi depositi sono vuoti. Soia maniera di alimentarli è ricorrere codesti prigionieri slavi. Vi prego insistere presso Gran Quartiere italiano, rilevando necessità mettere più breve termine disposizione dell'esercito serbo più gran numero possibile codesti prigionieri. Effettivamente non si tratta solo di volontari che sarebbero direttamente arruolati esercito serbo, ma anche semplici prigionieri non volontari che sarebbero messi quali lavoratori disposizione servizi retrovie esercito stesso. Detti uomini dovrebbero essere scelti senza limitazione numero, ordine e seguente preferenza. 1° jugoslavi; 2° Czechi e polacchi. Vi prego farmi conoscere appena possibile decisione Gran Quartiere Generale italiano sulla questione». Questo Comando in considerazione noto impiego fatto in Austria prigionieri russi ed anche italiani, alcuni dei quali impiegati lavori in Serbia, Albania riuscirono ad evadere, esprime parere favorevole Iato militare (l).

(l) Cfr. n. 505, nota l.

533

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

T. GAB. 1551. Roma, 8 ottobre 1916, ore 13,15.

Tenendo conto della opinione espressa da V. E. annunziaLe anche per conto del Presidente del Consiglio che R. Governo acconsente al pronto invio di una brigata a Salonicco, autorizzando V. E. a darne annunzio al generale Joffre se Io crede opportuno. Telegrafo decisione anche alle R. rappresentanze a Parigi, Londra, Pietrogrado e Bucarest, perché comunichino Governi raccomandando massima segretezza.

534

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2224/381. Atene, 8 ottobre 1916, ore 14,50 (per. ore 17,35).

Miei colleghi mi hanno pregato d'associarmi a loro per inviare a V. E. seguente telegramma identico:

« Bien que le Roi soit très probablement décidé à ne pas déclarer la guerre à la Bulgarie il ne l'a pas dit ouvertement et cette apparence d'hésitation est très préjudiciable à nos intérets car beaucoup de civils et de militaires attendent sa décision avant de prendre un parti. Il donne pour raison de son refus d'abandonner la neutralité malgré l'avis presque unanime de ses conseillers que les Puissances n'ont jamais répondu à ses propositions d'alliance. Dans ces conditions pour enlever au Roi ce prétexte et éclaircir la situation les Ministres alliés à Athènès suggèrent que les Gouvernements britannique et

français déclarent aux Ministres de Grèce accrédités auprès d'eux que les propositions présentées au nom de Sa Majesté sont inacceptables. A fin d'éviter toute apparence de pression, dont le Roi s'emparerait immédiatement, la réponse officielle devrait s'arreter là, mais on pourrait ajouter à titre personnel et officieux que si la Grèce estime qu'il est de son intéret de sortir de la neutralité, les Puissances alliées accueilliront avec sympathie sa décision et lui fourniront tout appui nécessaire à condition toutefois que la déclaration de guerre à la Bulgarie soit immédiate >>.

V. E. giudicherà se sia opportuno dare a Londra e a Parigi il suggerimento in questo senso nel concetto dei miei colleghi, dopo questa prova che probabilmente riuscirà vana, l'Intesa dovrebbe senza ulteriore esitazione e reticenze abbandonare la causa venizelista. Oltre le generali considerazioni da me tante volte esposte sull'attitudine di Venizelos e del suo partito verso l'Italia occorrerà tener presente che quel movimento ormai, a detta dei suoi più caldi fautori, si può considerare come mediocremente riuscito se non completamente mancato (l).

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 548.

535

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. 1555. Roma, 9 ottobre 1916, ore 11,50.

Sono in attesa della risposta di Grey che mi auguro favorevole. Annettiamo alla cosa grande importanza. Se non è possibile altrimenti manderemo Bernabei come «delegato al pellegrinaggio'>, titolo che ci risulta sarebbe stato dato al colonnello Wilson e al colonnello Bremmel.

Ministro delle Colonie intende infatti giovarsi di Bernabei per i preparativi necessari al nostro pellegrinaggio. Raccomando a V. E. massimo zelo per questa questione. Gradirò sollecito riscontro telegrafico (2).

536

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2242/394. Bucarest, 9 ottobre 1916, ore 14,20 (per. ore 1,30 dell'11).

Bratianu nel comunicarmi le notizie militari contenute nel mio telegramma n. 560 (3) mi ha detto che considera la situazione, se non addirittura già disperata, certo disperante.

28 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

Egli dice che l'inferiorità dell'artiglieria romena di fronte a quella nemica è tale da rendere piuttosto nocivo che utile l'intervento di questa ultima giacché essa è smontata prima di aver tirato un solo colpo il che demoralizza 1e truppe. Tale inferiorità dipende non solo dalla maggior portata dell'artiglieria tedesca ma anche dal miglior servizio d'informazione per regolare i tiri ;>atto oltre che a mezzo di velivoli mediante una fitta e predisposta rete di 3pionaggio. Truppe romene dove hanno ottenuto qualche successo sono state ridotte a battersi alla baionetta.

Bratianu aggiunge di essere stato informato che la Turchia manderà sulla fronte romena (senza poter precisare se su quella di Transilvania oppure quella di Dobrugia) alcune divisioni al comando del generale Liman von Sanders. Cosi la Germania avrà concentrato contro la Romania tre dei suoi migliori generali e cioè Mackensen, Falkenhayn e Liman, con truppe prese da altre fronti. Mentre l'Intesa starà ancora a discutere sul da farsi, la Romania sarà già stata schiacciata.

Bratianu ripete che la Romania non può resistere di fronte agli sforzi messi in opera dagli Imperi centrali contro di essa e che lo schiacciamento della Romania pregiudicherà grandemente gli interessi dell'Intesa allungando la fronte russa e ponendo a disposizione degli Imperi centrali un ricco granaio ed un non meno ricco deposito di combustibile liquido.

Ieri Bratianu ha telegrafato al colonnello Rudeano, che è a Parigi, di richiamare nel modo più insistente l'attenzione del Governo francese su quanto precede. Diamandy, partito tre giorni fa per Pietrogrado, ha le stesse istruzioni per il Governo russo il quale promette rinforzi ma solo fra quindici giorni ,mando forse sarà troppo tardi. Bratianu dice che è egli stesso personalmente responsabile della rovina del suo Paese per aver accettato d'entrare in azione 'l data fissa e per essersi fidato delle promesse dell'Intesa. Egli cercherà ora formare un Gabinetto nazionale il quale, egli afferma, che, nelle circostanze !n cui lo si formerà, sarà la consacrazione della sconfitta.

(l) -Con t. gab. 1558 del 10 ottobre, ore 6, Sonnino ritrasmise il presente telegramma a Parigi, Londra e Pietrogrado e rispose a De Bosdari quanto segue: «Non avrei difficoltà approvaredichiarazione. Quanto poi al da farsi dopo che passo riuscisse inutile, condivido opinione di V. S. del nessun interesse nostro di appoggiare movimento venizellsta contro Re Costantino». (2) -Per la risposta di Imperiali cfr. n. 545. (3) -T. 4249/560 del 9 ottobre, ore 14,20, non pubblicato: riferiva circa l'evacuazione di Kronstadt da parte dell'esercito romeno.
537

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 2250/475. Pietrogrado, 10 ottobre 1916, ore 4,12 (per. ore 11,30 dell'11).

Secondo impressione che riporto da caute indir~tte indagini non si può escludere che Inghilterra, Russia e Francia siano disposte in determinate circostanze ad ammettere assegnazioni territoriali in Asia Minore in favore della Grecia, assegnazioni che secondo ogni probabilità riguarderebbero il vilayet di Aidin e dello stesso suo capoluogo. Non è certo nel momento attuale che tali disposizioni potrebbero osservarsi ma rapporti della Grecia con le tre potenze potrebbero forse all'improvviso mutarsi.

Tanto più opportuno mi sembra quindi l'affermare sin d'ora le nostre aspirazioni od almeno il farsi assicurare che nessuna promessa verrebbe fatta alla Grecia od a Venizelos prima che sia concluso il quadruplice accordo che siamo alla vigilia di trattare.

538

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, PORRO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2231/15670. Comando Supremo, 10 ottobre 1916, ore 10,35

(per. ore 11,10).

Generale Bandini telegrafa che ieri 9 corrente è stata effettuata occupazione Klisura di sorpresa semm resistenza del presidio greco, che già preparavasi a sgombrare. Contemporaneamente un battaglione di bersaglieri con batteria da campagna da Argirocastro per Seperi scendeva su Premeti per concorrere all'occupazione della stretta di Brezani Klisura. Inviato da Klisura uno squadrone a Premeti per prendere notizia della colonna di bersaglieri.

539

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (l)

T. GAB. 1560. Roma, 10 ottobre 1916, ore 14.

Barrère mi chiedeva se non consentivo che convenisse preparare lo sbarco ad Atene mandandovi altre milizie a maggior tutela dell'ordine pubblico, e intimare alla Grecia l'immediato scioglimento delle società dei riservisti che sono manifestamente nemici dell'Intesa.

Ho risposto che consigliavo limitarsi oggi alla pura dichiarazione che era stata concertata dai rappresentanti inglese e francese (vedi mio telegramma

n. 1558) (2) e aspettare che Re e Governo greco rispondessero sia con la immediata dichiarazione di guerra alla Bulgaria sia con un diniego o con nuove lungaggini. Sarebbe venuto allora il momento di esaminare, quando la risposta non fosse soddisfacente, se conveniva intimare alla Grecia per la tutela delle truppe degli alleati alcune determinate misure imponendo magari un termine preciso per la esecuzione.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, clt., pp. 53-54.

(2) Cfr. n. 534, nota l.

540

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2262/396. Bucarest, 10 ottobre 1916, ore 15,15 (per. ore 10,25 del 12).

Presidente del Consiglio mi comunica che truppe romene di Transilvanla di fronte al crescere della pressione nemica hanno dovuto ritirarsi entro antica frontiera. Egli dice che senza un immediato soccorso russo l'esercito romeno non sarà in grado di tener testa al nemico specialmente se fosse attaccato anche dal Sud. In queste condizioni non gli rimarrebbe che ritirarsi in Moldavia. Così stando le cose e per calmare il pubblico che comincia a spaventarsi Bratianu conferma che tenta di formare un Gabinetto nazionale.

Take Jonesco con cui Bratianu ha già avuto un colloquio è profondamente demoralizzato. Marghiloman è più sollevato e sarà oggi ricevuto dal Re Ferdinando.

541

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2313/397. Bucarest, 10 ottobre 1916, ore 15,10 (per. ore 0,35 del 17).

Ministro degli Affari Esteri è venuto a vedermi ieri per segnalarmi difficile situazione in cui si trova Romania di fronte alla persistente e non vinta offensiva bulgara in Dobrugia ed alla pur ora iniziata con successo offensiva austroungarica in Transilvania. I bulgari hanno tentato finora senza successo di passare il Danubio a Corabia e gli austro-ungarici hanno costretto i romeni a ritirarsi da Sibin. Se V. E. riscontrerà queste località sopra una carta constaterà che l'Oltenia è minacciata.

Il signor Porumbaro dice che i bulgaro-austro-ungarici tendono ad occupare Bucarest e che l'inazione dell'Intesa agevola il raggiungimento di questo loro obbiettivo.

E perciò chiede che cosa fa Sarrail a Salonicco e conclude che, caduta Bucarest, ogni resistenza romena diviene impossibile.

Nel riferire a V. E. quanto precede confermo essere mio convincimento che. senza un pronto ed importante aiuto da parte dell'Intesa, la situazione della Romania è destinata fatalmente a divenire gravissima.

Benché il pubblico non conosca tutta la verità, l'impressione generale è lo scoraggiamento.

542

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2246/384. Atene, 10 ottobre 1916, ore 19,45 (per. ore 1,05 dell'11).

Sono stato stamane ricevuto dal Re Costantino. Mi ha detto che egli non può uscire dalla neutralità, se non gli danno precise garanzie di acquisti tet-ritoriali e il tempo necessario per riorganizzare l'esercito. Si sa che in questo lasso di tempo situazione potrebbe cambiare, è necessario !asciargli opzione di restare neutrale se le cose avessero preso piega contraria all'Intesa. In sostanza egli ritorna alle condizioni della nota Kalogeropulos.

Circa avanzata tedesca nella Macedonia, egli ha sorvolato e non ha voluto ammettere che essa avesse influenza sui suoi rinnovati propositi di neutralità. Mi ha detto che forze tedesche nei Balcani sarebbero venute, ma che crede che si sarebbero rivolte piuttosto contro la Romania che contro il generale Sarrail.

Si è doluto del procedimento della Francia e Inghilterra contro la Grecia. Ha detto sapere che Italia e Russia seguivano a malincuore. Ai procedimenti dell'Intesa e non alla propaganda germanica devesi che Grecia abbia perduto ogni desiderio accostarsi ad essa.

Venizelos ha ingannato i Ministri delle potenze protettrici facendo loro credere che la maggioranza del popolo fosse con lui.

Dalla parte di Venizelos mi è parso preoccuparsi poco o punto.

Si è !agnato che alcune delle nostre Autorità militari, invece di limitarsi ad una azione militare nell'Epiro, facciano propaganda politica. Ma le sue recriminazioni contro noi sono state piuttosto miti e mi è parso che egli fosse pieno di riconoscenza per l'Italia e per 11 suo rappresentante ad Atene per non esserci noi mischiati nel movimento venizelista.

In complesso mi è sembrato calmo e sereno e fermamente risoluto nel proseguire nella via tenuta fin qui.

543

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2299/398. Bucarest, 10 ottobre 1916, ore 20,30 (per. ore 17,10 del 15).

Mio telegramma gabinetto n. 397 (1).

Bratianu ha fatto ai miei colleghi dell'Intesa una comunicazione analoga a quella fatta a me (2). Solamente l'accenno alla ritirata in Moldavia non è

(-2) Cfr. n. 540.

parso così preciso al mio collega d'Inghilterra come a me; a Barclay sarebbe stata fatta parola di ritiro genericamente il che potrebbe interpretarsi come di ritiro dalla guerra e cioè di far pace separata.

Mio collega di Francia mi dice poi che una frase la quale poteva dar luogo ad una analoga interpretazionee si trovata anche nel telegramma di [BratianuJ a Rudeano di cui al mio telegramma Gabinetto n. 394 (1).

D'altra parte nella comunicazione fatta al Ministro di Francia l'attacco dal sud era più precisato che non in quella fatta a me giacché si parlava della costituzione, di cui Bratianu aveva avuto notizia, d'un nuovo esercito austrotedesco destinato a operare tale attacco.

(l) -Cfr. n. 541.
544

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. 2292/399. Bucarest, 10 ottobre 1916, ore 20,30 (per. ore 7,55 del 15).

Mio Telegramma di gabinetto n. 397 (2).

Formalità del Gabinetto Nazionale consisterebbero semplicemente, secondo idea di Bratianu, nella aggiunzione di alcuni Ministri senza portafoglio al Gabinetto attuale che, come è noto, è composto da una camarilla di turiferarii del Presidente del Consiglio. Dovrebbe entrare nel Gabinetto Take Jonesco (che è anch'egli ricevuto stasera dal Re Ferdinando) e Marghiloman. Take Jonesco insiste perché partecipi al Gabinetto anche Filippesco il quale però è quasi moribondo ed insiste pure per la sostituzione del generale Iliesco alla testa dello Stato Maggiore Generale, ma Bratianu finora vi si oppone. Quale capo di Stato Maggiore Generale parlasi sempre del generale Averesco il quale innegabilmente gode della fiducia dell'esercito e della maggior parte del Paese, ma Bratianu non ne vuole sentir parlare sia per non abbandonare Iliesco sia perché crede la presenza di Averesco indispensabile alla testa della seconda armata.

Se la competenza militare del generale Averesco sembra ai competenti indiscutibile io non oserei dare un giudizio altrettanto reciso circa il suo carattere. Oltre ai precedenti di carriera vi sono anche fatti recenti che debbono provocare dubbi a tale riguardo: ad esempio generale per aver intimamente conosciuto maresciallo Mackensen si è di questi giorni rivolto di propria iniziativa a lui per far cessare attacchi aerei con accenni alla colleganza ed antica amicizia per lo meno inopportuni.

Aggiungo che si è anche parlato di accenni fatti dallo stesso generale alla opportunità d'una pace separata, accenni che però egli ha smentito di aver fatto.

Mi risulta in modo confidenziale che in questo momento generale aspira essere non Capo di Stato Maggiore Generale ma addirittura Generalissimo ed

ave una tale eventualità che per ora sembra esclusa si verificasse precedenti su esposti dovrebbero preoccupare.

(l) -Cfr. n. 536. (2) -Cfr. n. 541.
545

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2243/379. Londra, 10 ottobre 1916, ore 21,50 (per. ore 6,45 dell'11).

V. E. può essere sicura che, secondo l'usato, mi sto occupando della questione di Gedda con attività e zelo corrispondenti all'importanza annessavi dal

R. Governo.

Ieri ancora rivolsi a Grey insistentissime premure che rinnovai oggi al suo Capo di Gabinetto. Mi è stato detto attendersi tuttora risposta dell'Autorità militare Egitto, cui venne telegrafato d'urgenza. Telegramma di V. E. Gabinetto

n. 1555 (l) mi è pervenuto ieri, dopo il mio colloquio con Grey, al quale quindi non potei far menzione del pellegrinaggio di cui ieri solo ebbi il primo sentore.

546

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1565. Roma, 10 ottobre 1916, ore 22.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Questo Incaricato d'Affari di Grecia mi ha detto che il suo Governo, a proposito delle ultime occupazioni italiane in Epiro, pregava il Governo italiano di fargli rimettere una dichiarazione scritta, come fu fatto la prima volta da V. S., in conformità di quanto Ella ora dichiarò verbalmente. È stato risposto all'Incaricato d'Affari che nella attuale situazione della Grecia e nella presente condizione dei suoi rapporti con le potenze alleate non crediamo di fare alcuna nuova comunicazione né verbale né scritta.

Comunico poi a V. S. che da informazioni pervenute dal Comando Supremo risulta che «ieri 9 ottobre... » fino a «colonna di bersaglieri» (come nel telegramma Gabinetto n. 2231/15670) (2).

Prima di fare qualsiasi comunicazione su quanto precede V. S. vorrà attendere che sia chiarito l'atteggiamento delle rappresentanze dell'Intesa verso il nuovo Ministero; ad ogni modo le nostre dichiarazioni su occupazioni nell'Al

bania meridionale non dovranno essere che verbali e non dovranno allontanarsi in alcun modo dal preciso testo seguente:

«Le occupazioni effettuate dagli italiani nell'Albania meridionale hanno lo scopo di assicurare la frontiera epirota contro il contrabbando ed il servizio di spionaggio austro-bulgaro. Il Governo italiano considera queste occupazioni come aventi carattere essenzialmente militare che non modifica in nulla la situazione di diritto della regione quale risulta dagli atti internazionali».

(l) -Cfr. n. 535. (2) -Cfr. n. 538.
547

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1568. Roma, 10 ottobre 1916, ore 22.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue: (Per tutti) -Rodd mi ha comunicato quanto è riassunto nel seguente pro-memoria: «Il Governo di S. M. britannica ha appreso dal suo addetto militare ad Atene che informazioni provenienti da varie fonti confermano la voce di una concentrazione di truppe greche e munizioni verso Larissa. Si dice che il Governo ha requisito i treni della ferrovia Atene Larissa e che ogni sera partono dei treni con delle munizioni. I depositi dell'arsenale di munizioni del Pireo e di Volo sono stati trasportati all'interno. Ordini sono stati dati perché si trovino pronti trenta treni merci di quattordici vagoni e perché si invii carbone ai depositi ferroviari del Nord. Si dice che tutto il grano in Tessaglia sia stato sequestrato ad uso dell'esercito. Secondo la voce corsa il Re, in determinate emergenze, si unirà all'esercito a Larissa. Questa informazione è confermata dall'Addetto Militare francese ed il Governo francese la considera come preoccupante perché se la concentrazione avesse luogo, la situazione militare delle forze degli alleati a Salonicco sarebbe seriamente minacciata. Il Governo francese ha quindi proposto, ed il Governo di S. M. britannica concorda, che le ferrovie della Grecia siano messe sotto la sorveglianza degli alleati e ciò allo scopo di impedire questa mossa. È stato proposto che il Governo francese inviti i Governi italiano e russo a dar istruzioni ai rispettivi rappresentanti in Atene di concertarsi coi colleghi d'Inghilterra e di Francia nel fare una domanda collettiva ad Atene per l'esercizio di questa sorveglianza nel modo che i Ministri alleati considereranno più utile. Il Governo di S. M. britannica è quindi d'avviso che le vedute dei Governi alleati su questo punto siano portate direttamente a conoscenza del Re, e ha dato istruzioni a sir Elliot di domandare a S. M. un'udienza allo scopo di esporgli l'informazione ricevuta e di domandare spiegazioni per un movimento che le potenze alleate, in vista della posizione delle loro forze operanti in Macedonia non possono lasciare passare inosservato.

II Ministro di S. M. Britannica ha ricevuto istruzioni di domandare al suo collega d'Italia e di Russia di unirsi al Ministro di Francia ed a lui stesso in questo passo ma, in vista dell'urgenza della questione qualora essi non lo potessero fare, egli è stato autorizzato di agire anche col solo signor Guillemin il quale, come è stato detto più sopra, riceverà istruzioni analoghe».

Ho risposto che, avendo già approvato quanto i rappresentanti degli alleati suggerivano ai Governi inglese e francese di dichiarare alla Grecia (mio telegramma n. 1558) (1), trovavo che una tale dichiarazione doveva essere fatta al più presto e prima di qualunque altra conferenza col Re o intimazione o minaccia, in guisa da dare tairly al Re stesso o al suo Ministero Lambros un modo dignitoso di entrare subito in guerra colla Bulgaria a fianco degli alleati. Se il nuovo Governo dopo una tale dichiarazione rifiutasse o tergiversasse, sarebbe allora il momento di imporgli quelle garanzie di sicurezza per le truppe alleate che ritenessimo convenienti.

Del resto le notizie segnalate nel pro-memoria anche se vere non provavano sufficientemente alcun pensiero di tradimento a favore degli Imperi centrali, potendo anche essere segno che il Re pensasse a entrare prossimamente in guerra dalla parte degli alleati, oppure che preparasse soltanto una difesa propria di fronte a un movimento insurrezionale.

548

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (2)

T. s. N. [Roma], 10 ottobre 1916, ore ...

Vostro telegramma n. 15585 (3).

R. governo non può aderire alla domanda comando supremo francese riguardante concessione nostri prigionieri slavi a disposizione dell'esercito serbo a Salonicco. Potremmo rilasciare singoli prigionieri disposti volontariamente arruolarsi esercito serbo, come abbiamo fatto in passato, su raccomandazioni individuali ambasciata russa.

Con la concessione di prigionieri slavi a disposizione dell'esercito serbo si provocherebbero e si renderebbero irreparabili le rappresaglie feroci dell'AustriaUngheria a carico prigionieri italiani non avendo noi più arma sufficiente in mano per loro difesa né potendo in nessun momento revocare o attenuare il già fatto.

Si inizierebbe inoltre un precedente di cessione di prigionieri da uno Stato all'altro che è contrario allo spirito della convenzione dell'Aja e che può dar luogo a tristissime ritorsioni.

Ammesso il principio di usare simile costrizione su prigionieri non arruolantisi volontariamente, non vi sarebbe più ragione di fare distinzione alcuna tra slavi e non slavi, e allora vi sarebbe da domandare perché i francesi o inglesi invece di rivolgersi a noi non mettono a disposizione dell'esercito serbo i prigionieri tedeschi o di altre nazionalità che hanno in mano loro.

Per a.ueste ragioni il R. governo non può assolutamente consentire le concessioni chieste dal generalissimo francese.

(l) -Cfr. n. 534, nota l. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. !n SoNNINO, Carteggio, clt., n. 50. (3) -Cfr. n. 532.
549

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI. E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1569. Roma, 11 ottobre 1916, ore 13.

R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue: «Stamane ha prestato giuramento nuovo Ministero. Nessuno dei componenti ha precedenti o personalità politica. Mi sembrerebbe necessario riceves

simo perentorie istruzioni metterei in relazione con esso :1>. Prego V. E. telegrafarmi atteggiamento di cotesto Governo (l).

550

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2311/402. Bucarest, 11 ottobre 1916, ore 15,10 (per. ore 2,30 del 17J.

Mio telegramma gabinetto n. 398 (2).

Ieri la Regina di Romania ha avuto un lungo colloquio con questo mio collega di Russia a cui ha dichiarato senza ambagi che qui va accentuandosi la corrente a favore d'una pace separata. Tale punto di vista viene giustificato col pretesto che l'Intesa non avrebbe mantenuto i suoi impegni e abbandonerebbe la Romania al momento del pericolo. S. M. ha dichiarato che essa personalmente vi si opporrebbe con tutte le sue forze ma che il miglior modo di fare svanire tali pericoli è quello di aiutare finché si è ancora in tempo:

S. M. ha aggiunto che in particolare la Russia agendo sollecitamente provvede innanzi tutto ai propri interessi giacché dopo l'invasione della Romania le truppe degli Imperi centrali minaccerebbero i territori russi.

551

L'AMBASCIATORE A LONDRA. IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2263/382. Londra, 11 ottobre 1916, ore 21,50 (per. ore 10,30 del 12).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1554 (3). Trovai ieri Hardinge seriamente preoccupato per la situazione militare della

Romania. Disse che occorre bene persuadersi della necessità assoluta di impedire un disastro che, a prescindere da ogni altra considerazione, costituirebbe un disonore per tutta la nostra alleanza. Benché egli non me l'avesse detto esplicitamente ebbi l'impressione che da qui debbano essere partite premurose sollecitazioni alla Russia per invio di rinforzi. Hardinge aveva l'aria tanto più contrariata in quanto sembrava egli fosse convinto che, con più sani criteri direttivi strategici da parte dei g,merali romeni, quest'increscfosa situazione avrebbe potuto essere facilmente evitata. In connessione con le operazioni della Romania chiesi quale era il vero stato di cose a Salonicco. Rispose che successi riportati nei bollettini pubblicati sono esatti ma l'avanzata si presenta lenta, difficile. Per venire a serie conclusioni con i bulgari questo Stato Maggiore considera, data la vastità della fronte e le difficoltà del terreno, indispensabile aumentare di otto divisioni almeno gli eserciti alleati a Salonicco. Questione forma ora oggetto di accurato esame da parte delle Autorità militari inglesi e francesi. Alle quali ultime, accennò di passata Sua Signoria, apparirebbe oltremodo desiderabile un per noi al postutto non impossibile ulteriore contributo di altre due divisioni. Risposi che, affatto profano come sono di questioni militari, non osavo esprimere pareri. Data però importanza delle nostre operazioni militari in corso e la quantità rilevante di truppe nemiche contro di noi ancora concentrate, non mi pare nello stato attuale delle cose cosa tanto semplice e facile distogliere altre due divisioni con relativa adeguata artiglieria, salmerie, ecc. Ciò a prescindere poi dalle grosse difficoltà e pericoli per trasporto di un così rilnvante contingente. Comunque, conclusi, era questa una semplice mia impressione personale che gli esprimevo in via accademica, solo giudice in merito essendo naturalmente R. Governo e generale Cadorna. Accenno fatto da Hardinge aveva carattere personale, non lo considero quindi come domanda cui va data risposta.

(l) -Imperiali rispose con t. gab. 2268/383 del 12 ottobre, ore 21,43: «Grey ritiene convenga riconoscere subito nuovo gabinetto greco. Ha dato istruzioni ad Elllot di agire in tale senso st omnes ». Per la risposta di Carlotti cfr. n. 569, mentre non risulta, dall'esame della corrispondenza telegrafica, che Tittonl abbia risposto. (2) -Cfr. n. 543. (3) -Cfr. n. 523, nota 4.
552

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1575. Roma, 11 ottobre 1916, ore 22.

(Solo Pietrogrado) -Telegramma di V. E. n. 475 (1).

(Meno Pietrogrado) -R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa quanto segue: «Riservatissimo -Secondo impressione ... » (come nel telegramma numero 475).

(Per tutti) -Non mi sono finora pervenuti i documenti concernenti gli accordi per l'Asia Minore che si annunciavano spediti per corriere il 5 corrente. Ad ogni modo in vista di quanto è riferito nel telegramma su riportato

Cl) Cfr. n. 537

(Parigi, Londra) suddetto (Carlotti) urge che noi abbiamo assicurazione che non si tratterà con la Grecia o con Venizelos di compensi in Asia Minore a nostra insaputa. Prego trovare modo di averne esplicita dichiarazione da codesto Governo.

Ricordo che avemmo già ripetuta dichiarazione che Grecia sarà invitata ad intervenire senza patti di compensi territoriali. Ciò è tanto più necessario perché, secondo le informazioni sommarie già pervenuteci, in Asia Minore è stato largamente disposto di territori finitimi a quello di Adalia, e, per i negoziati che si rendono così indispensabili, occorre non sottrarre la disponibilità di altri territori tuttora liberi che soli possono condurre ad un accordo con noi, per le soddisfazioni che ci spettano in virtù dell'accordo di Londra e della tenace intensificazione del nostro sforzo bellico (l).

553

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2265/471. Pietrogrado, 12 ottobre 1916, ore 10,30 (per. ore 14,55).

:É qui di passaggio il generale francese Berthelot che, giusta accordi presi con Bratianu, si reca in Romania per prestarvi suo concorso nelle operazioni militari. Egli è accompagnato da alcuni ufficiali di sua fiducia. Domani andrà al Quartiere Generale del Comando Supremo russo donde proseguirà per Bucarest. Alto Comando designerà Agente militare di Russia a Bucarest Tatarinov, che fu chiamato dall'Imperatore per riferire sulla situazione.

Berthelot non vuole pronunciarsi sul piano di guerra da consigliare alla Romania, volendosi prima render conto esatto della situazione, ma sostiene fin d'ora la necessità:

lo -di garantire la sicurezza della capitale; 2° -di aumentare le forze russe in Dobrugia. Egli sembra credere che preparare una solida difensiva verso la Transilvania sia per ora il miglior partito cui la Romania possa appigliarsi. La potente pressione di Brusilov sulla fronte di sud-ovest e quella dei russo-romeni dalla Dobrugia sono state frattanto tali da impedire al nemico di distaccare nuove forze considerevoli contro l'esercito romeno. Sull'andamento della guerra in Francia Berthelot manifesta ottimismo assoluto. L'avanzata procede sicura e tedeschi non sono più in grado di riprendere l'iniziativa delle operazioni. Berthelot a quanto mi disse Paléologue passa per uno dei più capaci ed energici generali francesi. Egli si è distinto anche nelle recenti fasi della guerra. Egli è noto anche per l'eroica resistenza opposta alle soverchianti forze tedesche a Soissons, a prezzo però di grandi sacrifici che a suo tempo impressionarono l'opinione pubblica.

(l) Per le risposte cfr. nn. 555, 556 e 569.

554

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2267/391. Atene, 12 ottobre 1916, ore 14,10 (per. ore 17).

Ministro di Francia ci ha intrattenuto ieri sulla questione del riconoscimento del Governo di Venizelos. A titolo personale gli ho detto che mi sembrava che per ora Venizelos dovesse contentarsi di quel riconoscimento di fatto che i Consoli di tutte le Potenze alleate gli avevano accordato nei vari luoghi dove era passato. Circa questione di principio, chiedere il riconoscimento ufficiale mi sembrava ben prematuro. Ragionevolmente, prima di fare ciò, Venizelos avrebbe dovuto dimostrarci coi fatti che il suo Governo è vitale ed ha ottenuto l'adesione di una gran parte del Paese. Per ora i risultati sembravano mediocri. Certamente nella vecchia Grecia movimento era assolutamente impopolare. Riconoscere oggi ufficialmente nuovo Governo sarebbe stato scindere in due la Grecia ed accrescere colla nota sanzione la confusione e il disordine.

Ritengo sicuro che Governo francese non tarderà a scandagliare al riguardo intenzione dei Gabinetti alleati (l).

555

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2272/222. Parigi, 12 ottobre 1916, ore 20,41 (per. ore 23,30).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1575 (2).

Nel corso della conversazione da me avuta oggi con Margerie gli ho chiesto se, in seguito alle note proposte del 1915 (3), nessun accenno fosse stato fatto alla Grecia o a Venizelos di possibili compensi in Asia Minore. Mi ha risposto che su questo punto egli poteva categoricamente affermarmi di no. Gli ho chiesto allora se potesse dare affidamento che in avvenire non si tratterà con Grecia o Venizelos senza noi. Margerie mi ha detto che, personalmente, mi dava, senza esitare, tale assicurazione; che però, trattandosi di argomenti così delicati, ne avrebbe parlato a Briand e mi avrebbe fatto conoscere la l>Ua risposta (4).

(-4) Cfr. n. 560.
(l) -Con t. gab. 1588 del 12 ottobre, ore 22, Sonnino ritrasmlse a Parigi, Londra e Pietrogrado il presente telegramma e rispose a De Bosdari quanto segue: «Approvo atteggiamento di V. S. e sue considerazioni che, secondo risulta dalla corrispondenza telegraflca, concordano finora con punto di vista britannico e russo. Ella potrà continuare nelle stesse dlrettive ». (2) -Cfr. n. 552. (3) -Cfr. serle V, vol. III, nn. 380, 403 e 455.
556

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2269/385. Londra, 12 ottobre 1916, ore 21,43 (per. ore 7,50 del 13).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1575 (1).

Come V. E. ricorderà fui dal lo settembre io che di mia iniziativa provocai da Hardinge l'esplicita dichiarazione giusta desiderata di V. E. (mio telegramma gabinetto n. 303) (2). Dichiarazione mi è stata rinnovata oggi da Grey che mi ha detto che poteva assicurare V. E. che egli non intravvede per il momento « prospettiva » di conversazioni colla Grecia circa assegnazioni territoriali in Asia Minore ma che in qualunque caso non intavolerebbe conversazioni simili senza previa consultazione con Lei. Grey ha aggiunto che di tali dichiarazioni fatte avrebbe oggi stesso informato Cambon e reso edotto anche Rodd. Non ho creduto parlare di Venizelos semtrandomi che una cosi esauriente dichiarazione debba escludere ogni restrizione mentak, il menzionarlo avrebbe potuto essere interpretato come implicante dubbio nella buona fede di Grey. Conversazione con Rodd del resto offrirà agio di chiarire anche questo punto. Nel corso brevissimo del colloquio come anche nel precedente non ho mancato di lasciar comprendere che assegnazione alla Francia di Adana e Mersina darà verosimilmente luogo a discussioni. Come ho oggi stesso assodato al Foreign Office piego contenente noti documenti fu affidato al corriere inglese che dovrebbe a quest'ora essere giunto a Roma. Per mia tranquillità sarò grato a V. E. telegrafarmi se piego le è pervenuto (3).

557

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2284/478. Pietrogrado, 13 ottobre 1916, ore 11,10 (per. ore 9,25 del 14).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1524 (4).

Neratov ringrazia sentitamente V. E. della cortese comunicazione e trova giustificata la risposta data alle aperture. Quanto a Karolyi ed al suo limitaw gruppo di aderenti egli dubita della loro influenza in Ungheria. Gli ho rammen

tato che nella primavera del 1914 conte Karolyi con una diecina di deputati

(-4) Cfr. n. 522.

voleva recarsi a Pietrogrado con lo scopo di fare dileguare malintesi fra l'Ungheria e la Russia e che in ogni caso le sue tendenze non sono di ieri e sembrano sincere per quanto a base delle sue ambizioni personali e del suo antagonismo con Tisza. Karolyi ha inoltre al suo attivo un elevatissimo censo ed un animo audace.

(l) -Cfr. n. 552. (2) -Cfr. n. 359. (3) -Sonnino telegrafò il 14 ottobre (t. gab. 1602 delle ore 22): «Documenti Asia Minore mi sono stati rimessi oggi 14 ».
558

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2282/481. Pietrogrado, 13 ottobre 1916, ore 11,10 (per. ore 9,25 del 14).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1558/892 (l).

Neratov osserva che Russia, a differenza della Francia e dell'Inghilterra, ha risposto all'apertura del Ministro ellenico dicendosi non aliena dall'esaminare le eventuali proposte del Re di Grecia. Egli mi ha detto però che qualora invitato ad associarsi alla comunicazione del Re Costantino Governo russo aderirebbe alla richiesta.

Neratov mi ha confermato che Francia e Inghilterra si sono messe d'accordo per uno sbarco di 300 marinai francesi e per il controllo delle ferravi~ elleniche.

559

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 4292/183. Cristiania, 13 ottobre 1916, ore 19,25 (per. ore... del 14).

Mi si assicura, in via confidenziale, che il Governo norvegese, a seguito di decisioni prese sotto l'influenza dell'agitazione provocata nel Paese dai recenti eccessi navali tedeschi, renderà fra breve noto, a mezzo comunicato ufficiale, 11 divieto di navigazione nelle acque territoriali e di entrata nei porti ai sommergibili stranieri. Governo medesimo adotterebbe inoltre nuove più severe misure restrittive circa esportazione del pesce e dei generi alimentari. Qualora ciò non bastasse ad indurre Governo tedesco rinunziare ai proditori attacchi contro navi mercantili norvegesi, si ricorrerà qui ad altri provvedimenti di rappresa· glia, fra cui divieto di esportazione del nichel che, come è noto, attualmente Germania può ottenere soltanto dalla Norvegia.

(l) Cfr. n. 534, nota l, p. 363.

560

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2281/223. Parigi, 13 ottobre 1916, ore 20,30 (per. ore 23,35).

Mio telegramma n. 222 (1).

Margerie mi informa avere parlato a Briand e potermi da parte sua [confermare] che, nel caso in cui trattative fossero iniziate con Grecia sulla questione Asia Minore, Governo francese stima, per quanto lo concerne, che Italia dovrà partecipare ai negoziati. Barrère ha avuto istruzioni di fare analoga comunicazione a V. E.

561

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2348/401. Bucarest, 14 ottobre 1916, ore 2,50 (per. ore 20,30 del 20).

Addetto militare russo ha proposto al generale Alexejev di chiedere al Governo romeno il trasporto della capitale a Jassy per evitare che l'ingerenza delle autorità civili faccia perdere anche più la testa allo stato Maggiore romeno. Casa Reale ha spedito ieri notte con treno speciale argenteria, valori e tutti i documenti di Stato a Jassy. Ministro degli Affari Esteri spedisce i propri documenti stanotte, secondo mi ha detto ieri il Ministro degli Affari Esteri, collo stesso treno con cui partono gli archivi politici della R. legazione. Delle legazioni dell'Intesa alcune mandano archivi a Jassy ed altre li distruggono. A mio avviso la situazione, valutata alla stregua delle forze militari ed in considerazione del prossimo arrivo di rinforzi russi, non dovrebbe essere considerata allarmante. Occorre però tener conto della poca resistenza finora presentata dall'esercito romeno e dell'incredibile demoralizzazione del Governo di tutte le autorità e delle classi dirigenti.

562

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2285/482. Pietrogrado, 14 ottobre 1916, ore 10,30 (per. ore 14,45).

Generale Belajev, già Capo dello Stato Maggiore russo, è stato destinato in qualità analoga a quella del generale Berthelot a risiedere presso il Comando romeno e cooperare con esso anche in vista di mantenere i più stretti contatti

e unità di azione fra le forze romene e russe. Egli è parimenti partito per Moghilov ove oggi sarà tenuto Consiglio col generale Alexejev con Coanda e ... (1).

A Moghilov sono pure arrivati l'altro ieri da Bucarest Diamandy e colonnello Angelescu, aiutante di campo del Re Ferdinando, di cui ha recato lettera autografa per lo Czar. A quanto si dice credo che questione principale che sarà trattata riguarderà aumento delle forze russe in Romania. A questo riguardo ho motivo di credere che in principio anche Alexejev sia propenso ad accordarlo non appena lo possa. Ma lo potrà prima di tre o quattro settimane? E se in questo spazio di tempo nuove forze austro-tedesche si addensano contro la Romania potrà questa tener loro fronte? Questo è il punto. Non converrebbe persuadere i romeni di organizzarsi difensivamente sino all'arrivo di rinforzi russi e fino al momento non lontano in cui sarà possibile la grande offensiva da Salonicco?

Quanto all'obbiettivo principale della nuova campagna balcanica nessuno dovrebbe ormai più mettere in dubbio che esso sia di battere i bulgari, di aprire la via di Salonicco, di tagliare fuori la Turchia dai suoi alleati e assicurare così alla Romania e alle forze di Sarrail la necessaria libertà d'azione. Ma a questo scopo tutti dovrebbero concorrere e simultaneamente.

Esiste su ciò pieno accordo fra tutti? È il secondo ma più importante punto da risolvere.

(l) Cfr. n. 555.

563

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4309/184. Cristiania, 14 ottobre 1916, ore 13,45 (per. ore 23,45).

Faccio seguito al mio telegramma 183 (2).

Con decreto reale in data ieri, reso pubblico a mezzo stampa e comunicato alla Legazione sotto forma di memorandum, Governo norvegese ha san.::ito seguenti norme:

È proibito ai sommergibili da guerra delle potenze belligeranti navigare e soggiornare nelle acque territoriali. Se violeranno tali disposizioni, si esporranno ad essere attaccati e affondati senza previo avviso dalle forze armate. Sarà tuttavia loro permesso penetrare nelle acque territoriali alla superficie, ed a bandiera levata, per salvataggio di uomini, avarie o tempesta, ma dovranno uscirne appena cessata ragione che ne giustifica entrata. Anche ai sommergibili di altre specie è vietato .penetrare o navigare nelle acque territoriali a meno non lo facciano di giorno in tempo chiaro alla superficie e con bandiera levata; tuttavia, a cagione difficoltà che si hanno per distinguere le differenti categorie di sottomarini, essi si esporranno ad essere danneggiati ed eventualmente affondati. Queste regole andranno in vigore a partire dal 20 corrente. Stampa è unanime nell'approvare decisione del Governo.

29 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

(l) -Gruppi indecifrati. (2) -Cfr. n. 559.
564

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2289/398. Atene, 14 ottobre 1916, ore 14,20 (per. ore 18).

Avendo tutti i miei colleghi deciso di riconoscere il Gabinetto Lambros ho creduto, sebbene non munito di speciali istruzioni di V. E., di poter uniformarmi al loro esempio. Ho quindi visitato ieri Presidente del Consiglio ed oggi visiterò Ministro degli Affari Esteri.

Lambros mi ha ricordato i suoi soggiorni in Italia ed ha parlato dei numerosi amici che vi possiede; in generale ha espresso simpatia per il nostro Paese.

Si è doluto, sebbene in forma moderata, della nostra occupazione dell'Epiro e specialmente di alcuni procedimenti scortesi dei nostri militari e mi ha promesso una memoria in argomento.

Mi ha confermato in modo positivo i propositi di neutralità di Re Costantino che a nessun costo si vuole mettere in guerra colla Germania.

Del movimento venizelista non mi ha mostrato aver timore. Egli mi ha detto che esso non ha fondamento nell'animo del popolo. Mi ha asserito che l'ultima azione dell'ammiraglio francese ha fatto perdere all'Intesa quel resto di simpatia che aveva ancora in Grecia. Grecia è costretta subire violenza ma nessuno può imporle di amare ed aiutare chi la opprime.

565

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2294/386. Londra, 14 ottobre 1916, ore 15,30 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1588 (1). Hardinge era ieri assente. Da informazioni private avrei motivo di credere che la questione del riconoscimento o meno Governo di Venizelos cominci formare oggetto di esame da parte di Grey, il quale avrebbe in proposito chiesto una relazione al competente dipartimento orientale. Se le mie informazioni sono esatte qui il riconoscimento ufficiale per varie ragioni apparirebbe inopportuno e si propenderebbe piuttosto a considerare Venizelos come capo di una frazione greca esplicitamente amica degli alleati e pertanto ad intrattenere col suo Governo semplici relazioni di fatto, limitatamente alle questioni attinenti alla guerra contro il comune nemico la Bulgaria. Comunque prima di prendere una decisione si avrebbe in animo di consultare Gabinetti alleati. Esperienza di un anno mi ha insegnato che nella presente questione, ed in altre come quella di Salonicco, questo Governo mentre ha cominciato il

più delle volte per vedere giustamente, ha poi finito, per quanto spesso a denti stretti, per cedere dinnanzi alle insistenti premure francesi. Per tale motivo non sono, fino a prova contraria, persuaso che le cose abbiano a procedere diversamente nella circostanza presente.

Forse un netto rifiuto dell'Italia e della Russia potrebbe fornire anche a Grey un plausibile argomento per resistere alle pressioni della Francia. Mi riservo del resto d'intrattenere lunedì della questione Grey o Hardinge per conoscere il suo pensiero in merito (1).

(l) Cfr. n. 554, nota l.

566

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AGLT AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI. A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. 1603. Roma, 14 ottobre 1916, ore 22.

Rodd mi riferiva oggi quanto segue: «L'Inghilterra è preparata a mandare ulteriormente sostanziali forze e artiglieria a Salonicco come pure artiglieria di grosso calibro che sarà inviata in Romania attraverso la Russia. La Russia per suo conto sta anch'essa porgendo aiuto alla Romania. È stato riferito al Governo inglese che la Francia anch'essa manderà rinforzi a Salonicco ed il Governo inglese ardentemente spera che l'Italia vorrà ugualmente dare il maggiore aiuto mandando se possibile altre due divisioni>>. Ho risposto che, per quanto mi risultava, non era possibile oggi aumentare il nostro contingente a Salonicco oltre la brigata che era in corso di spedizione in più della divisione rinforzata che già combatteva in Macedonia. Avevo conferito di tutto ciò recentissimamente col Comando Supremo in occasione dei movimenti delle truppe di Valona nell'Albania meridionale, e le dichiarazioni negative dell'autorità militare erano state assolute e categoriche. Gli alleati dovevano computare nel nostro contributo balcanico per valutare equamente il nostro sforzo nella Balcania le forze impiegate a Valona. Naturalmente avrei comunicato come di dovere al Presidente del Consiglio o al Comando Supremo quanto egli mi aveva riferito, ma ritenevo che non si potesse fare nulla di più di quanto avevamo fatto. Rodd ha osservato che forse si sarebbe potuto esaminare se nell'inverno fosse dato di fare qualcosa, quando le operazioni sui nostri fronti fossero meno intense. Ho replicato che allora bisognava pure dare per turno qualche licenza di riposo alle truppe, onde non credevo che restasse alcuna disponibilità maggiore.

Nello stesso senso mi sono espresso con questo Ambasciatore di Francia che mi ripeteva per conto del Governo francese la stessa domanda di invio di ulteriori due divisioni.

(Per Parigi, Londra e Pietrogrado) -Tanto comunico per opportuna sua conoscenza (l) .

(l) -Cfr. n. 575. (2) -Ed in SONNINO, Diario, cit., pp. 55-56.
567

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. 1604. Roma, 14 ottobre 1916, ore 22.

Barrère mi riferiva oggi il desiderio del suo Governo di combinare qualche accordo a tre, cioè con noi e l'Inghilterra, riguardo al contegno comune da tenersi verso il Senussi; e per le parti che riguardassero specialmente noi e la Francia suggeriva l'opportunità di iniziare le trattative.

Ho risposto che già con lord Grey eravamo d'accordo che fosse data notizia alla Francia delle intese intervenute tra Inghilterra e Italia, e che si proponeva di associarvisi nella parte che poteva essere comune. Conveniva quindi, a mio avviso, che il Governo francese entrasse prima a contatto su questo soggetto con quello inglese, che aveva preso l'iniziativa della comunicazione alla Francia del nostro accordo. Facile sarebbe poi completare gli accordi tra Francia e Italia per quella parte che potesse essere speciale a loro.

568

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2295/2843. Comando Supremo, 15 ottobre 1916, ore 10,30 (per. ore 10,45).

Ringrazio per Sua comunicazione contenuta telegramma gabinetto n. 1603 (3) e confermo impossibilità da parte nostra inviare altre truppe a Salonicco. Anche generale Joffre in data 8 e 9 corrente mi fece pervenire nuove sollecitazioni per ottenere invio due nostre divisioni. In data 11 corrente ho indirizzato al generale Joffre una nota per spiegare motivi che impediscono a noi ulteriori invii di truppe a Salonicco per concorso diretto operazioni in Macedonia. Di tale mia nota spedisco oggi per posta il testo a V. E. per Sua conoscenza (4).

(-3) Cfr. n. 566. (-4) Non pubblicato.
(l) -Per la risposta d! Cadorna cfr. n. 568. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 56.
569

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2301/483. Pietrogrado, 15 ottobre 1916, ore 10,30 (per. ore 2,20 del 16).

Telegrammi di V. E. nn. 1569 e 1575 (1).

Governo russo attende di conoscere il punto di vista anglo-francese circa istruzioni da darsi ai Ministri in Atene. Izvolskij ha telegrafato che Briand ha in animo di proporre che si entri in relazione col nuovo Ministero ellenico per trattare della sua uscita dalla neutralità. Neratov non ha più ricevuto alcuna comunicazione concreta da Briand e d'altro canto si domanda in qual modo si possa parlare di intervento con la Grecia al punto in cui si trovano le cose. Ho colto subito l'occasione per rammentare a Neratov che qualora l'idea di trattare con la Grecia per il suo intervento prenda piede il principio di escludere dai negoziati ogni questione di compensi territoriali dev'essere severamente osservato e gli feci noto che per il quadruplice desiderato accordo sull'Asia Minore è di elementare opportunità e di dovuto riguardo il lasciare

impregiudicato quanto riguarda quei territorii. Neratov mi ha risposto non dubitare che, quando anche sorgesse questione di compensi territoriali alla Grecia, Italia sarebbe come di dovere previamente interpellata in proposito e che nessuna offerta sarebbe formulata nè domanda accettata senza il suo pieno consenso. Dissi che non potevamo attenderci diverso contegno dai nostri alleati e che evidentemente quell'assicurazione doveva intendersi applicabile anche ad eventuali conversazioni con Venizelos. Mio interlocutore rispose ciò essere naturale e ovvio.

Alla mia domanda se Venizelos avesse manifestato aspirazioni territoriali in Asia Minore, Neratov rispose con una categorica negativa.

570

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2300/389. Londra, 15 ottobre 1916, ore 23,05 (per. ore 1,50 del 16).

In seguito pattuita assegnazione alla Russia di territori in cui elemento greco abbonda ed in certi punti prevale addirittura diviene anche a tenor di logica inammissibile un risveglio di tenerezza politica ellenica a danno nostro. Le affermazioni categoriche di Grey e quelle preannunziate da Margerie escludono bensì conversazioni con la Grecia a nostra insaputa ma non ne esclu

.:lono dato che si verifichino colla nostra partecipazione. Poiché le aspirazioni elleniche rivolgonsi principalmente sul vilayet di Aidin del quale presumo V. E. allo stato attuale delle cose riterrà necessaria totale inclusione nella zona di dominio diretto effettivo italiano, mi pare prudente premunirei a tempo contro la impossibilità di proposte di simile genere eventualmente presentateci in base a pretese necessità di dare qualche soddisfazione ad una Grecia rinsavita

-o in procinto di rimettersi sul retto sentiero. A precludere tale per noi incresciosa eventualità, rimedio radicale mi parrebbe quello di far sapere al più presto possibile che in qualunque caso il vilayet di Aidin è reclamato integralmente da noi. Una comunicazione preliminare e confidenziale a Grey in tal senso, accompagnata da una affermazione della nostra premura di intenderei col Governo britannico per regolare e tutelare gli interessi privati di Smirne e Aidin, mi parrebbe utile e comunque non nociva occorrendo tenere bene a mente le vedute al riguardo manifestatemi da Grey nel 1915 (mio telegramma gabinetto n. 29 (l), le quali, per quanto mi risulta, non si sono modificate in linea generale. Inoltre mi parrebbe per noi vantaggioso, prima di notificare in via ufficiale nostre intenzioni ai tre gabinetti, l'iniziare con Grey una conversazione privata e personale, mettendolo al corrente delle medesime, nel doppio intento di raggiungere una preliminare intesa con questi e conseguentemente assodare se e fino a qual punto esso è disposto ed in grado di appoggiarci a facilitare tra noi e la Francia una equa sistemazione della verosimile controversia circa attribuzione di Mersina ed Adana. Quando V. -E. mi avrà, se crede, opportunamente manifestato tutto il suo pensiero, io potrei è vero tastare il terreno in via personale; trattando con Grey ritengo sempre preferibile dirgli le cose come sono, e non nascondergli che, per quanto in via confidenziale, parlo per incarico di Lei. Sottoposte così a V. E. le mie osservazioni circa questione di forma e procedura mi astengo dall'entrare nella questione più importante di sostanza e in quella che concerne l'estensione della zona italiana, che chiamerei verde, in condizioni perfettamente analoghe alle zone rossa e azzurra le quali nei riguardi della forma giuridica del dominio rispettivo anglo-francese equivalgono praticamente se non ad annessione effettiva certamente ad un vero e proprio protettorato. La eventualità poi non menzionata nell'accordo anglo-franco-russo, ma molto probabile della costituzione del regno turco in Anatolia, solleva pure un'altra questione e cioè la convenienza e la possibilità o meno per noi di reclamare, nel predetto regno ed in caso affermativo, in quella regione una zona d'influenza analoga a quella riservatasi dalla Gran Bretagna e Francia nelle zone A e B dell'eventuale regno e federazione di Stati arabi esclusi naturalmente l'Arabia e i Luoghi Santi. Su queste due questioni assai complesse non oso sottoporre suggerimenti al R. Governo che solo ha gli elementi accessori per esaminare il problema non solo dal punto di vista politico ma anche da quello non meno importante della valutazione delle molteplici responsabilità amministrativo-economico-finanziario e militare che con una soluzione in un senso o nell'altro dovremo accollarci (2).

(l) Cfr. nn. 549 e 552.

(l) -Cfr. serie V. vol. II, n. 754. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 572.
571

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1610. Roma, 16 ottobre 1916, ore 21

Mio telegramma gabinetto n. 1575 (1).

R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa quanto segue in data 15 corrente: «Governo russo... » (come nel telegramma gabinetto n. 2301/483) (2).

(Per Londra) -Pur tenendo presenti le ragioni esposte nel telegramma di V. E. gabinetto n. 385 (3) reputo opportuno che Ella abbia con Grey una esauriente conversazione allo scopo di mettere bene in chiaro che il Governo inglese di fronte a Venizelos non tratterà, non farà, nè concorderà alcuna promessa alla Grecia di compensi territoriali in Asia Minore senza aver preso su ciò preventivi accordi col Governo italiano (4).

572

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (5)

T. GAB. 1611. Roma, 16 ottobre 1916, ore 22.

(Per Londra) -Telegramma di V. E. gabinetto n. 389 (6).

(Per gli altri) -R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «In seguito alle pattuite... » (come nel telegramma Gabinetto n. 2300/389).

Ho risposto ad Imperiali nei termini seguenti:

(Per tutti) -Non è possibile ancora formulare le risoluzioni del R. Governo riguardo all'Asia Minore in relazione ai documenti giuntimi solo sera 14 corrente. Però, con riserva di tutte le questioni generali e speciali riferentivisi,

V. E. può fin da ora manifestare a lord Grey come in confronto dei vasti, ricchi e importantissimi territorii che gli alleati si sono attribuiti, sia come dominio diretto, sia come protettorati, il R. Governo non possa non chiedere per l'Italia l'assegnazione degli interi vilayet di Aidin e Konia, oltre quello di Adana di cui domanderebbe alla Francia la cessione. Senza Adana e il porto di Mersina il territorio di Konia non avrebbe valore.

(-3) Cfr. n. 556.

Inoltre chiederebbe in cambio della parte settentrionale del vilayet di Konia, il triangolo meridionale di quello di Kodavendighiar; ma su questo ultimo punto lascio a V. E. il giudicare se convenga parlare fin da ora (1).

(Per Parigi e Pietrogrado) -Tanto comunico ad esclusiva e personale sua notizia.

(l) -Cfr. n. 552. (2) -Cfr. n. 569. (4) -Imperiali rispose con t. gab. 2328/391 del 18 ottobre, ore 22,15. quanto segue: «Orey mi ha detto oggi essere ovvio e naturale che la dichiarazione fatta di non entrare in conversazioni con la Grecia, circa la questione Asia Minore senza prevta intesa col R. Governo si estende anche a Venizelos. Ha agg!un,to che Cambon, da lui Informato deUa risposta datami, aveva pienamente assentito ».

(5) Ed. tn SONNINO, Carteggio, cit., n. 51.

(6) Cfr. n. 570.

573

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. 1612. Roma, 16 ottobre 1916, ore 22.

Barrère mi chiedeva che cosa pensassi riguardo alla convenienza di riconoscere in qualche maggior modo il Governo di Venizelos che si è in certo modo costituito in parte della Grecia, come Governo di fatto.

Ho risposto che il contatto tra i consoli e Venizelos esisteva, essendosi reciprocamente visitati. Mi pareva che oggi non fosse il caso di fare altri passi ma di attendere lo svolgimento degli avvenimenti, tanto più dopo che le relazioni erano state riprese tra i nostri rappresentanti in Atene e il Ministero Lambros.

574

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. 1613 (3). Roma, 16 ottobre 1916, ore 22.

Barrère è tornato oggi a chiedere se siamo disposti a riconoscere il nuovo Governo abissino dopo la prima vittoria che le sue truppe hanno riportata sopra Ligg Jasu nell'Harrar.

Ho risposto che aspettavo di avere qualche maggiore notizia sulla vitalità del nuovo Governo; ma che appena le comunicazioni telegrafiche lo permettessero avrei dato istruzioni al nostro rappresentante ad Addis Abeba di concertarsi coi colleghi alleati.

(Per Addis Abeba) -Prego telegrafarmi suo parere sulla convenienza o meno di procedere a tale riconoscimento formale (4).

(l) -Per la risposta di Imperiali cfr. n. 587. (2) -Ed. In SONNINO, Diario, cit., p. 57. (3) -Trasmesso via Gibuti. (4) -Cfr. n. 595, dal quale risulta evidente che le comunicazioni con Addis Abeba erano, In questo periodo, estremamente difficoltose. Imperlali rispose, invece, con t. gab. 2329/392 del 18 ottobre, ore 22,15, avergli detto Grey di ritenere preferib!le attendere ancora prima d! riconoscere il nuovo governo abissino.
575

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2310/390. Londra, 16 ottobre 1916, ore 22,40 (per. ore 2,30 del 17).

Mio telegramma gabinetto n. 386 (1).

Hardinge mi ha detto oggi non essere il caso di riconoscere formalmente Governo di Venizelos col quale come Governo di fatto i consoli dovranno limitarsi a trattare affari locali.

Avendo chiesto quali dovrebbero essere a suo avviso le relazioni delle rispettive Autorità militari alleate col predetto Governo, Hardinge ha risposto valeva meglio di non occuparsi di tale questione !asciandone la soluzione al Comandante in Capo generale Sarrail (2).

576

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 4388/192. Cristiania, 16 ottobre 1916, ore 23 (per. ore 5,45 del 21).

Questi giornali di stasera riproducono comunicato ufficioso della Norddeutsche Allgemeine Zeitung in cui è detto che, poiché evidentemente decreto reale norvegese del 13 ottobre circa sottomarini (3) è diretto contro la Germania e quindi non corrisponde ad un vero spirito di neutralità, Ministro di Germania a Cristiania ha ricevuto ordine di presentare un'energica protesta contro modo di agire del Governo norvegese. Alcuni periodici reagiscono vigorosamente contro inopinato ed ingiusto contegno del Governo tedesco, il quale non mosse obiezione alcuna a riguardo del provvedimento simile recentemente adottato dalla Svezia e dicono che tutto il popolo è d'accordo ed unito col proprio Governo nel considerare il passo di questo come non in conflitto colla posizione di Stato neutrale. Ciò nondimeno sono per ora alieno dal supporre che il Governo e l'opinione pubblica norvegese siano per assumere un contegno risoluto. Quest'oggi ho avuto occasione di vedere Ministro Affari Esteri: non abbiamo parlato della cosa perché la ignoravo, ma egli certamente ne era già al corrente perché mi è occorso notare in lui da qualche frase e dall'aspetto una manifesta insolita depressione morale.

(-3) Cfr. n. 563.
(l) -Cfr. n. 565. (2) -Con successivo t. gab. 2331/394 del 18 ottobre, ore 22,15 Imperlali comunicò ancora quanto segue: «Circa U riconoscimento del Governo provvisorio di Venlzelos, Grey ha oggi confermato rlspost.y, già datami da Hardlnge, mio telegramma n. 390 ».
577

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 2315/86. Stoccolma, 16 ottobre 1916, ore 23,10 (per. ore 9,45 del 17).

Avantieri questo Ministro degli Affari Esteri voleva rimettere un memorandum in cui si formulavano esplicite riserve sopra diversi punti delle basi da lui proposte e specialmente sul secondo (vedi mio telegramma di gabinetto

n. 81) (l) al mio collega inglese il quale ha declinato di riceverlo, osservando che oramai gli scambi di idee preliminari debbono considerarsi esauriti e le discussioni debbono essere riservate per le trattative di Londra.

Wallenberg in una lettera particolare ha comunicato al Ministro d'Inghilterra che le basi sopra citate non erano finora sottoposte da lui in dettaglio al Re ed al Consiglio dei Ministri gli ha chiesto una dichiarazione generica da cui risulti che il Governo britannico non le considera come proposte impegnative. Ministro d'Inghilterra ha trasmesso lo schema di dichiarazione al suo Governo raccomandandolo. Se Gabinetto di Londra aderisce, i delegati svedesi che dovevano partire domani ed hanno sospeso la loro partenza partirebbero fra una settimana, altrimenti secondo ogni probabilità si rinunzierebbe ai nuovi negoziati e Wallenberg si dimetterebbe. Nei circoli che hanno aderenze con HammarskjOld si dice che in tal caso Wallenberg sarebbe sostituito da Trolle (vedere i miei rapporti nn. 83 e 98 dell'anno scorso) (2) ma è più che dubbio che Hammarskjold possa resistere al malcontento che solleverebbe nel partito democratico il ritiro di Wallenberg sebbene quest'ultimo colla sua indecisione e colla sua imperizia politica abbia fatto di tutto per rovinare in pochi giorni una situazione che gli era favorevolissima.

È difficile dire fino a che punto la ragione addotta da Wallenberg al mio collega inglese risponda alla realtà. Ma certo, se egli fosse ancora padrone della situazione come era dieci giorni fa, tutte le difficoltà sarebbero presto appianabili. Sembra invece che il Re, il quale allora parteggiava per il Ministro Affari Esteri e nel frattempo è stato nel sud della Svezia a visitare la Regina inferma, sia tornato con disposizioni mutate, piuttosto favorevoli ad Hammarskjold.

578

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2323/486. Pietrogrado, 17 ottobre 1916, ore 14 (per. ore 10,30 del 18).

Considerata l'urgenza di provvedere alla difesa dei valichi nei Carpazi dopo il ripiegamento romeno il generale Alexejev ha disposto per l'immediato invio

di due corpi d'armata in Romania. Il primo scaglione con una parte dello Stato Maggiore è già arrivato a Jassy. Si calcola che entro 10 giorni gli

80.000 uomini con numerose artiglierie si troveranno nei settori romeni in cui più urge la loro presenza. In pari tempo è stato stabilito che in Dobrugia si organizzi una solida difensiva e si distacchino forze disponibili inviandole verso ponente. La difesa di Bucarest e della regione petrolifera di Ploiesti, considerata di massima importanza, è fra i primi obiettivi ma non il solo. Alexejev ritiene infatti che, passando i Carpazi a sud di Dornavatra e spingendosi in Transilvania, si possa seriamente minacciare alle spalle il nemico e costringerlo ad arrestarsi. Questi sarebbero i compiti principali cui le forze russe dovrebbero concorrere con le romene nei prossimi giorni.

Quanto all'offensiva contro la Bulgaria, essa verrebbe attualmente sospesa, stante l'impreveduta circostanza del ripiegamento romeno in Transilvania che crea più urgente bisogni, ma non però abbandonata per l'avvenire. Esercito di Salonicco potrà frattanto essere portato al grado di preparazione necessaria per la grande offensiva.

(l) -Cfr. n. 526. (2) -Non pubblicati.
579

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2337/488. Pietrogrado, 18 ottobre 1916, ore 11,30 (per. ore 14,50 del 19).

A quanto mi dice Neratov, Briand, in occasione suo incontro con Grey, vorrebbe esaminare possibilità per potenze di comunicare con Venizelos ma ben inteso senza riconoscere il suo Governo e senza che la conversazione rivesta mai carattere antidinastico. Paléologue ha chiesto se la Russia ha obiezioni a che i due uomini di Stato discutano la questione su tali basi. Neratov ha risposto in senso favorevole riservandosi naturalmente di esprimere il suo apprezzamento sulla formula che Briand e Grey saranno per concretare in proposito. Neratov ritiene che diritto di comunicare con Venizelos possa fondarsi sulle facoltà derivanti dall'occupazione provvisoria di Salonicco.

580

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'Al<,FARI A PARIGI, RUSPOLI (l)

T. GAB. 1620. Roma, 18 ottobre 1916, ore 21.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue: (Per tutti) -Rodd mi chiedeva nuovamente a nome di lord Grey che cosa intendessimo fare di fronte alla domanda di Venizelos per un formale

riconoscimento, domanda appoggiata in parte dal parere del Ministro inglese in Atene. Ho risposto che non vedevo ragione di cambiare avviso intorno alla nessuna opportunità di fare qualsiasi nuovo passo in questo senso. Nè potevo vedere come le potenze garanti della costituzione trovassero modo di conciliare il riconoscimento di fatto e di diritto del Governo di Re Costantino con un nuovo riconoscimento non solo di fatto ma anche di diritto di un altro governo rivoluzionario o quasi e di propria creazione.

Rodd mi ha detto di ritenere che il suo Governo fosse dello stesso parere da me espresso. Prego V. S. agire in conformità di quanto precede.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 57-58.

581

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1621. Roma, 18 ottobre 1916, ore 21.

Per il caso V. E. ne vedesse la convenienza Ella potrà, circa le nostre occupazioni fatte e da farsi nell'Albania meridionale, esprimersi con codesto Governo in conformità alla formula contenuta in fine al mio telegramma

n. 1565 (1), ma senza nessuna aggiunta e modifica ai precisi termini di quella formula stessa (2).

582

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Santa Margherita Ligure, 18 ottobre 1916.

De Martino che ho pregato di venir qui, ti esporrà come io mi trovi nell'assoluta necessità di dare le mie dimissioni. Le esigenze imprescindibili della mia salute m'impediscono, malgrado la mia buona volontà, di riprendere il lavoro dell'ambasciata e di passare l'inverno a Parigi. Non solo le prescrizioni dei medici su questo punto sono unanimi e categoriche, non solo mia madre, mia moglie ed i miei figli lo esigono da me, ma io stesso sento che non potrei fare diversamente perché le forze non mi assisterebbero. Ti prego quindi di non fare presso di me quelle insistenze che l'animo tuo gentile ti suggerirebbe, ma di accogliere senz'altro le mie dimissioni come un caso di forza maggiore, perché in ogni caso io non potrei fare a meno d'insistervi.

«Finora né Orey, né Hardlnge, né altri mi hanno fatto il menomo cenno alle nostre truppe In Albania. Salvo quindi ordini contrari di V. E. mi parrebbe conveniente astenermi da qualsiasi iniziativa di conversazione al riguardo. Se interrogato risponderei nel termini prescrittissiml ».

Devo però rivolgerti due preghiere: la prima che la notizia delle mie dimissioni sia tenuta segreta fino alla pubblicazione del decreto di accettazione, pubblicazione che potrebbe aver luogo il 28 ottobre, giorno in cui sarebbe convocata a Roma la riunione pel trattato di lavoro colla Francia, alla quale io non interverrei; la seconda preghiera alla quale terrei molto sarebbe la seguente: ai primi di novembre io di qui tornerei direttamente a Parigi per congedarmi dal presidente della Repubblica, dal governo francese, dal corpo diplomatico e dalla colonia italiana, per regolare i miei conti, e per disporre l'imballaggio e trasporto dei miei effetti e dei miei mobili. Dovendo però regolare varie cose dell'ambasciata, definire varie pendenze rimaste sospese e farti alcune proposte, terrei molto a conservare la veste di ambasciatore fino alla vigilia del mio ritorno in Italia. Ti sarei pertanto particolarmente grato se tu potessi far dire nel decreto di accettazione delle mie dimissioni che la decorrenza di dette dimissioni avrà luogo dal giorno della presentazione delle mie lettere di richiamo al presidente della Repubblica.

Lo spazio di tempo che intercede da oggi al 28 corrente potrai utilizzarlo per provvedere alla mia successione senza essere molestato da postulanti importuni. Così il 28, quando si pubblicheranno le mie dimissioni, tu potresti aver già scelto il mio successore, salvo ad annunciarne la nomina un po' più tardi. Per l'annuncio al pubblico delle mie dimissioni ho dato a De Martino una formula che potrebbe servire per la Stejani, beninteso dopo che tu l'avessi riveduta e corretta come meglio ti piace.

Volevo scrivere anche a Boselli, ma siccome non potrei far altro che ripetergU quanto scrivo a te, mi permetto pregarti di mostrargli questa mia lettera perché la consideri come diretta anche a lui.

A te ed a lui, poi, esprimo il mio vivo rammarico di non poter più darvi ia mia cooperazione come ambasciatore, ma vi assicuro che, nei limiti delle mie forze, sono e sarò sempre a disposizione vostra e del governo.

In pari tempo a te ed a lui manifesto la mia riconoscenza per la benevolenza, deferenza ed amicizia che mi avete costantemente dimostrata e nei rapporti privati ed in quelli ufficiali.

(l) -Cfr. n. 546. (2) -Rispose il solo Imperiali (t. gab. 2361/899 del 21 ottobre, ore 11) quanto segue:

(3) Da Archivzo Sonnino, Montespertoli. Ed. In SONNINo, Carteggio, clt., n. 52.

583

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2339/409. Atene, 19 ottobre 1916, ore 13,55 (per. ore 18,55).

Questo Ministro di Francia mi ha dato lettura di un telegramma indirizzato da Briand a Cambon Paolo in cui è detto che il Governo francese in Consiglio dei Ministri ha deciso di appoggiare il movimento venizelista considerandolo come favorevole all'interesse dell'Intesa.

Governo francese propone al Governo inglese di accordare a Venizelos un anticipo di dieci milioni per i primi bisogni della causa. Quanto alla questione

del riconoscimento ufficiale del Governo di Salonicco essa sarà trattata domani

venerdì nella riunione anglo-francese che deve aver luogo il... (l) all'Hàvre.

Mi sembra che il Governo francese, infatuato come sempre di Venizelos, corra molto. Nonostante le sue ampollose promesse, Venizelos non ha potuto finora fornire al generale Sarrail che poche migliaia di uomini mediocri.

D'altro canto a Creta e nelle altre isole egli ha dovuto rinunziare a proclamare la mobilitazione generale per timore di una contro-rivoluzione. La vecchia Grecia continua ad essere ostile o almeno indifferente al movimento.

Conviene poi tener conto che le ultime misure violente dell'ammiraglio francese hanno ancora più allontanato gli animi dall'Intesa. In tali condizioni accordar danaro e riconoscimento ufficiale a Venizelos mi sembra una inesplicabile improntitudine da parte della Francia.

584

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1623 (2). Roma, 19 ottobre 1916, ore 18.

(Solo Asmara) -Mio telegramma n. 1613 (3). (Meno Asmara) -Ho telegrafato al R. Ministro in Addis Abeba quanto segue:

(Per tutti) -Secondo notizie pervenute da Londra Grey ritiene preferibile attendere ancora prima di riconoscere il nuovo Governo etiopico. Come è noto a V. S. in ciò concorda il R. Governo. Occorre quindi che Ella non prenda impegni di riconoscimento diretto o indiretto senza speciale autorizzazione di questo Ministero.

La questione deve essere considerata dal punto di vista della sicurezza Eritrea, onde interessi immediati nostri sono diversi da quelli del Governo francese che si dimostra più propenso ad un sollecito riconoscimento. Converrà quindi che col Suo collega di Francia Ella pigli tempo tergiversando. Per conto nostro fino a che la situazione non sia chiarita non possiamo legarci formalmente ad una parte ancorché simpatizzassimo con essa. Non possiamo perciò farci strumento od intermediarii del nuovo Governo nella sua azione nelle varie provincie. Analogamente il Governatore dell'Eritrea ha già dichiarato a ras Sejum che restiamo indifferenti agli eventi interni dell'Abissinia. In relatione a quanto precede Le comunico che non è possibile mandare ora R. nave per imbarcare missione col Console abissino dell'Asmara.

(Meno Asmara) -Quanto precede per esclusiva notizia personale di V. E.

(l) -Gruppo lndecl!rato. (2) -Trasmesso via Asmara. (3) -Cfr. n. 574.
585

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2341/12. Madrid, 19 ottobre 1916, ore 19,45 (per. ore 23,45).

Mi risulta da più fonti che Germania e Austria stanno facendo in questi giorni viva pressione sul Governo spagnuolo per ottenere da esso, non un concorso attivo che si sa impossibile, ma una neutralità schiettamente benevola agli Imperi Centrali. Questa azione si esplica soprattutto sopra Re Alfonso al quale si sarebbe perfino promesso il possesso dell'Algeria. Organo principale di detta azione sarebbe la Regina Madre che ha sempre molta influenza nei circoli di Corte e perciò appunto il Governo austriaco sembra spiegare in questa occasione speciale attività; si nota pure una ripresa della propaganda tedesca nella stampa. L'atteggiamento dei presenti Ministri come pure di quasi tutti i maggiori uomini politici spagnuoli, fa prevedere poca fortuna a questa nuova campagna degli Imperi Centrali i quali forse con essa si propongono soprattutto d'impedire che la neutralità della Spagna si faccia più benevola agli alleati.

586

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (l)

T. GAB. 1629 (2). Roma, 19 ottobre 1916, ore 22.

Barrère mi comunicava che il Ministro francese in Abissinia raccomandava vivamente che i Governi alleati riconoscessero il nuovo Governo per aumentarne la forza; e diceva essere d'accordo in ciò coi suoi colleghi.

Ho risposto che mi mancavano sull'argomento le notizie del nostro rappresentante; ma che dovevamo preoccuparci dei pericoli che potrebbero derivare all'Eritrea, per effetto di qualunque prematura dimostrazione in favore del nuovo Governo, dai capi abissini più prossimi i quali sembravano parteggiare per Ligg Jasu e ras Micael.

587

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 2344/395. Londra, 19 ottobre 1916, ore 22,21 (per. ore 7,30 del 20).

In via strettamente confidenziale e preliminare detti ieri conoscenza a Grey del contenuto del telegramma di V. E. gabinetto n. 1611 (3), omettendo

solo l'ultimo paragrafo relativo all'eventuale scambio della parte settentrionale del vilayet di Konia con il triangolo meridionale Kadavendighiar. Di quella questione mi pare preferibile discorrere nel corso del negoziato. Insistei specialmente su importanza che per noi presenta la cessione di Adana e Mersina. Grey non espresse apprezzamenti ma non sollevò nemmeno obiezioni.

Mi domandò solo se l'intero vilayet di Adana trovavasi compreso nella zona francese. Risposi dalla carta comunicatami appariva che la Francia se ne era attribuita la quasi totalità. Proseguendo il discorso e parlandogli per conto mio raccomandai a Grey di tener bene a mente la necessità assoluta che questo negoziato conduca ad una soluzione pienamente soddisfacente per noi, tale da sanare i gravissimi vizi di procedura che !"hanno preceduta ed atta a dissipare la penosa impressione ampiamente giustificata della quale mi pareva puerile contestare o attenuare l'esistenza. Grey ascoltò con simpatia, attenzione e senza contraddire il mio franco parlato calcato mutatis mutandis sulla traccia di quello tenuto da V. E. a Rodd (1). Osservò soltanto che gli inconvenienti da me deplorati originaronsi dal fatto che le trattative ebbero motivo non da previe concordate deliberazioni di procedura ad una discussione sulla Asia Minore, ma che, sorte accidentalmente in seguito alle urgenti aperture dello sceriffo le quali imponevano urgentemente di agire fra Londra e Parigi e poscia tra Parigi e Pietrogrado, si erano per la forza delle circostanze gradatamente concretate e convertite in una intesa. Replicai che, volendo anche ammettere questa attenuante, io persistevo che noi eravamo per mille considerazioni in diritto di aspettarci ad una contemporanea considerazione di tutto e non vederci costretti a strappare a pezzi e bocconi la verità attraverso di velate ammissioni, artificiose reticenze e peggio.

Rispose Grey che quello che importa ora è di giungere ad una soluzione soddisfacente per noi, dopo di che voleva augurarsi che ogni nuvola sarebbe dissipata.

Replicai tale essere il mio vivissimo desiderio, confidare io nella sua giustizia e rettitudine per vederlo realizzato. Risultato di queste trattative aggiunsi è ai miei occhi destinato ad avere tar reaching conseguenze. Esso può

-o considerare in modo serio e duraturo l'intimità e la cordialità delle relazioni nostre con la Francia e anche l'Inghilterra ovvero gettare il mal seme di risentimenti recriminazioni dissapori continui e conseguente inevitabile raffreddamento. Questo pel futuro. Quanto al presente poi è ovvio che una volta insinuatesi nell'animo dei miei concittadini la sfiducia e la diffidenza la compattezza e l'efficacia della nostra alleanza non potrebbe non soffrirne. Nazione italiana conscia dell'essenziale importanza della questione ha gli occhi aperti, e non è disposta a tollerare una soluzione implicante il menomo sacrificio di tanti vitali interessi. Vi ho, conclusi, come al solito aperto tutto l'animo mio, e per mio conto esclusivo. Confido non vi tornerà discara la massima libertà del mio parlare. A nulla servirebbero la piacevole intimità delle nostre relazioni personali e la benevola fiducia di cui mi onorate se io vi dissimulassi -o attenuassi quello che mi appare la verità.

Grey disse che capiva bene il motivo della mia franchezza e ripetè che occorre giungere a una soluzione per noi soddisfacente. L'atteggiamento e il linguaggio di Grey durante il piuttosto lungo colloquio furono invariabilmente cordialissimi, tali da non inspirarmi pentimento per l'estrema mia franchezza.

(l) Ed. !n SONNINO, Diario, cit., p, 58.

(2) Tl"asmesso via Asmara.

(3) Cfr. n. 572.

(l) -Cfr. n. 443.
588

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (l)

T. S. N. [Roma], 19 ottobre 1916.

Tittoni mi scrive offrendo sue dimissioni per ragioni salute, pregando tenerlo segreto fino a decisione. Al tuo ritorno decideremo. Ove dovessimo sostituirlo, proporrei Salvago Raggi. Potresti fin da ora, poiché cosa pubblica richiederebbe provvedimenti solleciti, sentire se S. M. il Re approverebbe eventualmente tale scelta (2). Tutto ciò serbando per ora il più assoluto segreto.

589

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2347/489. Pietrogrado, 20 ottobre 1916, ore 12,30 (per. ore 16,50).

Neratov mi ha detto di avere Hardinge proposto a Briand che si tenga un consulto a quattro per esaminare la situazione in Grecia e concertare il contegno da adottarsi. In seguito a ciò Benckendorff è stato autorizzato a prender parte alla riunione. Eguale autorizzazione è stata telegrafata a Izvolskij per il caso che consulto avesse luogo a Parigi.

Secondo le notizie ricevute da questo Governo alla successione del dimis

sionario Lambros sarebbe chiamato Zografos o Romanos, Ministro a Parigi.

590

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2354/397. Londra, 20 ottobre 1916, ore 22,10 (per. ore 2,40 del 21).

Hardinge mi narrava ieri risultargli da sicure informazioni che Kuhlmann è stato inviato a Costantinopoli con incarico di persuadere quel Governo che suoi veri interessi sono in Asia e non in Europa e che, costituendo un potente

<<La ringrazio del Suo cortese telegramma. Fui molto lieto di vederla qui e di intrattenermi con Lei. Per l'ambasciata di Parigi, sta naturalmente bene il nome del marchese SalvagoRaggi che Ella e l'on. Sonnino mi propongono. Quando Ella mi tenne parola di coprire il posto che l'on. Tittoni vuole lasciare vacante, il nome del conte Bon!n Longare mi venne tra quelli che forse Ella e l'on. Sonnino avrebbero potuto prendere in esame. Mi rimetto però alla scelta che Ella e l'an. Sonnino mi hanno proposto».

30 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

Impero ottomano in Asia, la Turchia riacquisterebbe l'antica potenza. Lo scopo reale cui mira questo nuovo intrigo tedesco, diceva Hardinge, è facile ad indovinare. A quanto pare, riuscendosi ad eliminare i turchi da Costantinopoli, la Germania vagheggierebbe di sedurre la Russia a una pace separata con l'offerta di una specie di condominio germanico-russo su Costantinopoli, Stretti ecc. Successo di tale intrigo Hardinge riteneva inverosimile, sia per formidabile opposizione del Governo ottomano, sia per verosimile ostilità russa ad un condominio con la Germania. Osservai che di questi due motivi declinerei attribuire seria importanza solo al secondo perché, per quanto si riferisce ai giovani turchi oggi imperanti, ho creduto sempre e in fondo li credo per venalità e insipienza capaci di tutto.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., n. 53. (2) -Boselli ne parlò al Re dal quale, poi, ricevette il 21 ottobre, alle 21, il seguente telegramma:
591

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI {l)

L. P. [Roma], 20 ottobre 1916.

De Martino mi ha consegnato ieri la tua del 18 (2).

Le tue dimissioni, ove tu volessi persistervi, mi rincrescerebbero molto, riuscendo particolarmente gravi e imbarazzanti in questo momento quando debbono iniziarsi le non facili trattative riguardanti gli Stretti, l'Asia Minore, Terra Santa e le decisioni prese a nostra insaputa dagli alleati nella primavera scorsa relativamente al Mar Rosso, ecc.

Voglio ancora sperare che la tua risoluzione non sia irrevocabile. A ogni modo non potrei oggi darti alcuna risposta definitiva nemmeno alle varie domande accessorie che mi formuli perché Boselli è fuori di Roma e non tornerà che domani o domenica.

Quanto al tenere intanto il segreto non ne dubitare. Non ti posso nascondere però che, accettando le tue dimissioni, sarebbe necessario, viste le gravi urgenze del momento politico, nominare quasi subito il successore, perché possa tosto entrare in funzione e continuare a Parigi la trattativa delle molte importanti questioni che premono. Appena torna Boselli ti riscriverò (3).

592

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4407/88 GAB. (4), Stoccolma, 21 ottobre 1916, ore 10 (per. ore 9,10 del 22).

Malgrado il comunicato ufficiale di cui mio telegramma n. 263 (5), la situazione è tutt'altro che chiarita. Il Ministro Affari Esteri mi ha detto che

i delegati svedesi non partiranno che fra dieci giorni e che nessun accordo è intervenuto ad eliminare le divergenze esistenti fra lui e Hammarskjold, il quale ha soltanto aderito alla decisione di massima di negoziare ed a scelta dei delegati. Le istruzioni per i delegati non sono ancora stabilite. Mentre il Ministro Affari Esteri parte stasera per restare assente quattro giorni, i delegati cercano di intendersi direttamente con Hammarskjold circa le istruzioni e se ciò non fosse possibile scoppierebbe la crisi.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., n. 54. (2) -Cfr. n. 582. (3) -Cfr. n. 596. (4) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato in arrivo nella serle ordinaria. (5) -Cfr. n. 593.
593

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4400/263. Stoccolma, 21 ottobre 1916, ore 10,55 (per. ore 0,10 del 22).

Un comunicato ufficiale, pubblicato ieri sera, annunzia che il Governo svedese ha deciso di inviare a Londra una speciale delegazione (che partirà appena finiti i preparativi necessari) per trattare col Governo britannico allo scopo di ottenere un miglioramento della situazione commerciale della Svezia, senza però compromettere altri interessi essenziali. Esso aggiunge che tutto il Gabinetto è concorde circa la base dei nuovi negoziati.

594

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. P. Santa Margherita Ligure, 21 [ottobre 1916], ore 13.

Tua gentile lettera (2) raddoppia in me rammarico dimissioni nelle quali però devo mio malgrado assolutamente insistere, poiché, come ti ho scritto, trattasi di caso forza maggiore. Senatore Marchiafava, che fu qui prima De Martino, confermò pienamente prescrizione altro medico ed aggiunse che, tornando Roma dal fronte, si sarebbe recato da te e da Boselli per dirvi che, quale mio consulente sanitario, doveva opporsi assolutamente [mio ritorno] ambasciata di Parigi.

Tue considerazioni circa l'opportunità che successore sia nominato al più presto ed intraprenda subito a Parigi trattazione importanti questioni questo momento pendenti sono giustissime. Pertanto, [mi] permetto proporti seguente programma di termini abbreviati che parmi rispondere alla situazione e possa convenire a tutti: pubblicazione mie dimissioni il 26; pubblicazione nomina mio successore il 30; partenza per Parigi del mio successore il 12 novembre. Giungendo colà il 14, egli potrebbe presentare credenziali al presidente il 15, ed il 16 entrerebbe in rapporti ufficiali col governo francese. Io partirei per

Pari&i il 27 ottobre e mi troverei coli all'arrivo del mio successore per fargli ottenere la consegna dell'ambasciata e dargli molte informazioni confidenziali che gli saranno utilissime per l'esplicazione del suo mandato.

In questa guisa i dodici giorni che intercedono tra il lo e il 12 novembre sarebbero da me utilizzati a Parigi per le visite congedo, la sistemazione dell'ambasciata e delle mie cose private e sarebbero utilizzati dal mio successore a Roma per sistemare i suoi affari in Italia, preparare quanto gli occorre per Parigi, ricevere direttamente da te dettagliate istruzioni ed esaminare e studiare diligentemente alla Consulta i precedenti di tutte le questioni importanti pendenti, per le quali gli accorreranno vari giorni, quali patto di Londra, Stretti, Asia Minore, Africa, accordi economici durante e dopo guerra, divieti d'importazioni, divieti d'esportazioni e relative deroghe, ingiusti intralci delle... a nostro... (l) di transito, contingentamento Svizzera, operai italiani nelle officine di guerra francesi, trattato di lavoro, ecc.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 55. (2) -Cfr. n. 591.
595

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4429/75. Addis Abeba, 21 ottobre 1916, ore 16,20 (per. ore 23,30 del 24).

Ricevuto Somalia ieri per posta numerosi telegrammi di V. E.

Situazione tuttora incerta, ma credo nondimeno necessario avere, ad ogni buun fine, autorizzazione codesto Governo per riconoscimento ufficiale nuovo Governo da farsi, d'accordo coi miei colleghi, non appena situazione si sarà apertamente delineata in favore nuovo Governo.

Ho inviato Asmara cav. Cora per riferire sulla situazione che sarà telegraficamente comunicata a V. E.

596

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI (2)

L. P. [Roma], 21 ottobre 1916.

Il presidente del Consiglio tornato qui stamane e a cui ho comunicata la tua lettera del 18 (3), si unisce a me nel pregarti di recedere dal tuo proposito.

A ogni modo è urgente che si venga a una decisione, perché preme che le nuove trattative a Parigi, di cui ti scrivevo ieri (4), non tardino a essere impiantate, e importa inoltre assicurarsi che possano essere condotte a termine dalla stessa persona.

Se tu persistessi nelle decisioni non si darebbe pel momento nessuna pubblicità alla decisione, ma resterebbe fissato che torni al più presto a Parigi per chiudere casa e presentare la domanda di gradimento pel successore da nominarsi e poi le lettere di richiamo al presidente della Repubblica.

Tutto questo non oltre il 10 novembre, in modo che pel 15 sia già insediato il nuovo titolare.

Verso il 5 novembre emaneremo il decreto. La riunione relativa al trattato di lavoro che era stata convocata pel !23 corrente non si terrà più. Si inviteranno le diverse persone competenti a dare i loro pareri per iscritto.

Ti prego telegrafarmi semplicemente le parole « Sta bene >> se consenti, come spero, a rimandare per ora ogni intento di dimissioni; oppure invece «Attendo istruzioni » se persisti nel proposito di ritirarti (l) .

(l) -Parole mancanti nel testo del ·telegramma. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 56. (3) -Cfr. n. 582. (4) -Cfr. n. 591.
597

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2365/491. Pietrogrado, 22 ottobre 1916, ore 12,30 (per. ore 21).

Ho rinnovato anche oggi a Sttirmer calde raccomandazioni perché accolga favorevolmente istanza di Diamandy intesa ad ottenere ulteriori invii di rinforzi in Romania oltre a quelli dei due corpi d'armata attualmente in viaggio. Stiirmer mi ha risposto essere compreso della necessità di aiutare la Romania e propone di mettere in opera ogni possibile mezzo per dare al concorso russo la maggiore efficacia. Egli ha soggiunto che teatro sud-orientale della guerra si manifesta ognora più importante e richiede singolari sforzi da parte di tutti gli alleati il cui successo nei Balcani potrebbe avere grandissime conseguenze per il nemico e abbreviare considerevolmente la guerra.

Colleghi di Francia e Inghilterra hanno del pari rinnovato analoga raccomandazione a Sttirmer. Paléologue mi ha detto che Presidente della Repubblica ha telegrafato allo Czar nello stesso senso e calorosamente.

598

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. PER CORRIERE 1648. Roma, 22 ottobre 1916.

V. E. troverà qui uniti due memorandum (3) da rimettere a codesto Governo, in seguito alla comunicazione, fattaci dal Governo britannico, degli accordi intervenuti tra Inghilterra, Francia e Russia per le questioni degli Stretti e di Costantinopoli, dell'Asia Minore, della Siria, Mesopotamia e Palestina, dell'Arabia e del Mar Rosso.

Trasmetto pure il testo di quei documenti, a parte elencati, con l'avvertenza che debbono considerarsi come strettamente segreti e confidenziali.

V. E. vorrà uniformare il suo linguaggio ai concetti espressi nei due nostri memorandum, mettendo bene in vista, con intonazione altrettanto ferma quanto amichevole, come il R. Governo indicando le condizioni minime necessarie alla tutela degli interessi d'Italia nelle varie regioni contemplate, aspira a creare una solida base permanente di relazioni fiduciose ed amichevoli cogli alleati per dopo la guerra.

Il presente dispaccio è identico per le tre ambasciate.

Spetta ad ognuno dei RR. Ambasciatori distinguere gli argomenti che debbono formare oggetto di sua propria comunicazione al Governo presso il quale è accreditato, e gli argomenti che debbono formare oggetto di discorso personale o ufficioso o di indagine, anche presso i suoi colleghi delle potenze alleate. Ciò risulta del resto dal contesto del dispaccio: in caso di dubbiezza, prego richiedere istruzioni per telegrafo.

In linea generale, il lavoro d'indagine deve tendere a farci conoscere la genesi degli accordi che ci furono tardivamente comunicati, e il giuoco dei vari e spesso contrastanti intPressi che ha dato luogo agli accordi medesimi.

Circa la questione di Costantinopoli e degli Stretti, la quale è in certo modo per se stante, ci attendiamo che il Governo russo ci presenti una domanda analoga a quella diretta agli altri due alleati. Non è la prima volta che fra Italia e Russia si discorre degli Stretti (Racconigi) e al Governo russo non può sfuggire l'utilità di accordarsi anche con noi. Tale richiesta e la nostra risposta dovrebbero far parte dell'accordo definitivo a quattro da sostituire alla congerie delle intese a noi comunicate.

Si possono gettare fin da ora le prime basi degli accordi per il regime della navigazione negli Stretti e per lo stabilimento di un porto franco a Costantinopoli.

Nell'accordo definitivo dovranno stipularsi le nostre riserve per gli interessi italiani scolastici, ospidalieri, religiosi, ecc. nel territorio annesso alla Russia ed in quello che rientrasse in una zona russa d'influenza.

Gioverebbe conoscere che cosa hanno inteso i vari Governi con la condizione risolutiva più volte ripetuta della «realizzazione» dei propri progetti, non solo in Oriente, ma anche « ailleurs » e se a questa clausola si intende dare una interpretazione letterale ed assoluta.

Inoltre, mentre risulta che l'Inghilterra ha formulato minute condizioni a tutela del suo commercio a Costantinopoli e negli Stretti, ha fatto nulla in questo senso il Governo francese?

Il memorandum inglese annesso al documento n. 3 manifesta chiaramente la riluttanza di quel Governo alla rinunzia della sua politica tradizionale riguardo gli Stretti. Noto anche la frase « abdication of considerable British interests >> nella nota del 16 maggio 1916. Se ne potrebbe desumere che il complesso di questi accordi sia stato piuttosto subito che desiderato dal Governo britannico. Sarebbe, o non, azzardato presumere che in date circostanze il Governo britannico non rifuggirebbe da una favorevole occasione per «mandare a monte» tutta la combinazione?

Dobbiamo tuttavia tener presente, per quanto ci riguarda, che questi accordi anche se non fossero eseguiti, costituiranno per l'avvenirJ una specie di «ipoteca morale » e che occorre per parte nostra fare il possibile per integrarli a piena tutela dei nostri interessi.

Ritengo anche opportuno, in vista delle nostre future relazione colla Romania, presentare, come ha fatto l'Inghilterra, qualche riserva a favore degli interessi romeni riguardo il regime degìi Stretti.

Il preambolo della nota inglese 16 maggio 1916, contiene una condizione risolutiva di notevole importanza: «p:ovided that the cooperation of the Arabs is secured and that the Arabs fulfil the conditions and obtain the towns of Homs, Hama Damascus and Aleppo». Abbiamo formulato la legittima richiesta di conoscere i patti intervenuti con lo sceriffo, ma sarebbe utile avere anche le maggiori informazioni sulla portata di questa clausola risolutiva, e che cosa s'intende precisamente con la parola «obtain ».

Nonostante la distinzione che vien fatta fra zona A e zona azzurra, e zona B e zona rossa, si può ritenere che ai fini nostri particolari, e agli effetti internazionali, tale distinzione praticamente non esista: le prime formano la zona francese, e le seconde la zona inglese. Non sembra quindi neppure conveniente chiedere parità di privilegi nelle zone A e B conforme il n. l dell'arrangement. Va da sé che non possiamo pretenderla nelle zone azzurro e rosso di cui al n. 2. Escluderei che, anche per le zone A e B si possa sollevare la questione considerando che quelle regioni possono far parte di uno Stato arabo con centro ai Luoghi Santi. Quindi, praticamente, noi veniamo a dire a Francia e Inghilterm: se voi aderite al nostro desideratum per quanto riguarda i tre vilayet noi rinunziamo a pr.::tendere una partecipazione ai principi pattuiti per le zone A e B.

Circa la Palestina abbiamo formulato, nel memorandum n. 2, una riserva molto lata, appunto per lasciar libero il campo a maggiore o minore intransigenza di fronte ad eventuali pretese francesi. L'articolo 62 del Trattato di Berlino che riserva « i diritti acquisiti alla Francia » e lo status qua dei Luoghi Santi dovrebbe intendersi abolito. Ma è nota la vastità delle pretese francesi in questa materia. Non pare verosimile che quel Governo non se ne sia preoccupato in occasione della Intesa per la Palestina internazionale, e in proposito sono opportune speciali indagini. Teniamo presente, ad esempio, la custodia di Terra Santa la quale dal punto di vista originario e storico è istituzione italiana.

Circa i principi pattuiti per Alessa:.1dretta, e Caiffa sorge la questione se a noi conviene o no chiedere la parità, nella previsione che eguale privilegio sarebbe a noi richiesto per Smirne, Adalia e Mersina.

Gradirò il parere di V. E. sulla convenienza di adottare anche noi, a titolo di reciprocità, la clausola di cui all'articolo 9 dell'arrangement. È prevedibile però che tale impegno ci verrà senz'altro richiesto.

Al n. 10 si fa allusione ad un futuro accordo tra Francia e Inghilterra per l'Arabia ed il Mar Rosso. Tale accordo potrebbe essere stato concluso dopo la data del 16 maggio scorso. Speciali indagini sarebbero opportune al riguardo. Non potremmo ammettere, e sarebbe contrario allo spirito dell'alleanza, che eventuali accordi si fossero tenuti celati.

Nel memorandum n. 2 sono sufficientemente svolte le nostre vedute riguardo i numeri 10, 11, 12 dell'arrangement.

Circa lo scambio anglo-francese di note in data 15-16 maggio scorso, osservo che una contrattazione analoga per quanto riguarda la zona italiana sarà pur necessaria, sempre a titolo di reciprocità. In questo campo noi ci troveremo rn condizioni di inferiorità a cagione delle concessioni ferroviarie francesi ed inglesi alle quali non avremo da contrapporre concessioni italiane. Occorrerà pensare ai modi per rendere meno onerosa possibile tale nostra inferiorità.

Nel penultimo comma della nota inglese in data 16 maggio 1916 si allude al proposito di scambiare tra Inghilterra e Russia note analoghe a quelle in data 26 aprile 1916 tra Francia e Russia. Non risulta che detto scambio sia avvenuto. Occorre chiederlo a lord Grey, ed, eventualmente, attenerne la comunicazione.

Le clausole contenute nel documento n. 5 (memorandum russo del 17 marzo 1916), sono menzionate nel nostro memorandum n. 2.

Quanto al documento n. 6, osservo che non ci fu comunicato il promemoria citato nella nota del sig. Sazonov del 26 aprile 1916 colla data 8-21 marzo 1916, che evidentemente si riferisce alla Turchia d'Asia. Di esso dobbiamo pure avere notizia, il nostro consenso alle delimitazioni territoriali ivi contemplate tra Francia e Russia sarà naturalmente accordato alle stesse condizioni qui sopra determinate.

Sarebbe utile di conoscere quale significato sia stato attribuito, nella mente dei negoziatori, alla espressione «protettorato religioso» ivi contenuta e se si tratta della nota pretesa francese, da noi non riconosciuta, alla protezione generica dei cattolici in Oriente.

A questo proposito, nei riguardi della Francia, è da esaminare se convenga chiedere una revisione degli accordi italo-francesi del 1905, che sono sempre stati giudicati troppo restrittivi a nostro danno.

Nei documenti comunicatici dagli alleati non è neppure adombrata la questione della sopravvivenza o meno di uno Stato turco. La questione interessa certamente tutti gli alleati, ma più direttamente interessa l'Italia e la Russia le cui zone si troverebbero più a contatto di quelle provincie, a nord dell'Anatolia, che si suppone sarebbero devolute all'eventuale sopravvivente Stato ottomano. Riterrei che la questione possa utilmente formare oggetto dl conversazioni preliminari col Governo russo, le quali potrebbero poi condurre a intese concrete, sulla base della tutela degli interessi rispettivi in Anatolia. Tali conversazioni non potrebbero destare inquietudini a Londra, trattandosi di argomento locale.

Mentre spetterà ai tre Ambasciatori di eseguire accurate indagini per cono

scere le idee di ciascun Governo riguardo l'avvenire della Turchia, sono riser

vate esclusivamente al R. Ambasciatore a Pietrogrado le suddette istruzioni

di annodare uno scambio di vedute con quel Governo riguardo gli speciali

interessi comuni dell'Anatolia (l).

Nel memorandum n. l abbiamo espresso in modo generico il nostro desi

derio che risulti formalmente la perfetta equiparazione dell'Italia nel com

402 plesso degli accordi di cui sì tratta. E aa tener presente che alcune formulazioni, come quelle relative alla Palestina, e ai negoziati cogli arabi (nn. 3 e 11 dell'arrangement franco-inglese) non possono trovar posto in atti da noi accettati.

È difficile attualmente decidere se sia possibile redigere un testo di trattato a.nico fra le quattro potenze, ovvero se il complesso delle stipulazioni debba risultare da una serie di note scambiate, con data unica o quasi unica, fra i contraenti relativamente alle questioni che singolarmente li interessano. Al primo sistema osterebbe l'abbiezione che alcune questioni come quella del Mar Rosso e dell'Arabia non riguardano la Russia.

Mi saranno graditi i suggerimenti che V. E. potesse formulare dopo avere indagato le disposizioni in proposito di codesto Governo.

Accludo due memorie (a e b) (l) contenenti elementi che potranno giovare a V. E. per sostenere la nostra tesi circa il vilayet di Adana e lo sbocco dell'altipiano di Konia.

(l) Per la risposta di Tittonl cfr. n. 603.

(2) Ed. In SoNNINO, Carteggio, cit., n. 58.

(3) Non si pubblicano: sono riportati in M. ToscANO, Gli accordi di San Giovanni di Mariana, Milano 1936, pp. 160-168.

(l) Cfr. n. 725.

599

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2371/492. Pietrogrado, 23 ottobre 1916, ore 10,45 (per. ore 8,15 del 24).

Ambasciatore d'Inghilterra, testé reduce dal Quartiere Generale, ove ha rimesso a S. M. l'Imperatore insegna dell'Ordine del Bagno, in testimonianza del riconoscimento da parte Re Giorgio dei meriti navali di S. M. Imperiale, quale Supremo Capo della flotta, mi ha fatto parte della importanza della sua udienza.

Zar si dimostrò più che mai determinato condurre la guerra a fondo sino alla completa vittoria della Russia e degli alleati e nell'esprimere a più riprese tale sua incrollabile volontà ha pure soggiunto che più la guerra dovrà durare e più severe saranno le condizioni che la Russia d'accordo coi suoi alleati esigerà dal nemico per la pace. Quanto agli aiuti che la Russia si dispone a prestare alla Romania S. M. affermò a Buchanan che essi saranno ampi e solleciti e che tutto il possibile sarà fatto per assicurare la maggiore efficacia.

S. M. ha poi accennato alla grande importanza della fronte balcanica, alla necessità di farvi convergere una simultanea potente offensiva da sud e da nord ed ha pure accennato alla sua intenzione di rivolgerE: agli alleati un caldo appello per il loro concorso a quell'impresa.

Buchanan ha trovato Coanda e Zanuin più tranquilli sulle cose di Romania. A loro avviso l'esercito romeno, almeno durante una settimana, potrà contenere gli sforzi che fa il nemico per forzare i valloni alpini e dare tempo così alle sopravvenienti truppe russe di organizzare una solida difesa.

Impressioni del mio collega sono state in complesso favorevoli anche nei riguardi delle operazioni sul teatro russo. Egli persiste però a ritenere che

alla Russia converrebbe passare per ora alla difensiva in Volinia e in Galizia finché non le sia giunta la necessaria quantità di artiglieria pesante e non abbia accresciuto considerevolmente l suoi parchi aviatori. Ciò le permetterebbe di concentrare i suoi sforzi nel teatro balcanico ove si intravvede la probabilità di brillanti operazioni feconde di importantissimi risultati.

(l) Non rinvenute.

600

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2379/494. Pietrogrado, 23 ottobre 1916, ore 9 (per. ore 16,20).

Concretando la sua idea di fondare i rapporti con Venizelos sulle facoltà derivanti dal corpo di occupazione di Salonicco (mio telegramma n. 488) (l) Neratov, pur senza formulare una proposta, ha esposto sull'argomento seguente punto di vista:

«Pour régler la question des rapports entre les Puissances et Venizelos dont le pouvoir effectif s'étend de plus en plus sur la Macédoine et les iles on pourrait adopter les bases suivantes: Venizelos et ses collaborateurs qui viennent de constituer un gouvernement provisoire pourraient etre considérés camme un Conseil nommé par le haut Commandement militaire à Salonique pour lui allégerer la tache d'établir dans la zone de l'occupation militaire une administration sure et capable d'assurer la sécurité individuelle des troupes internationales opérantes en Macédoine. Or il n'y a point de Gouvernement à part opposé à celui siégeant à Athènes mais tout simplement un groupe de fonctionnaires ad hoc attachés au Grand Quartier Général à Salonique pour l'expédition des affaires administratives financières judiciaires et autre selon les besoins ».

601

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI. E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. 1649. Roma, 23 ottobre 1916, ore 14.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Barrère mi ha comunicato che Briand aveva proposto e fatto accettare al Governo inglese nel convegno di Boulogne di fare ad Atene la seguente dichiarazione:

«En répondant à la proposition du Roi de Grèce transmise par les Ministres de Grèce à Londres et à Paris les Puissances font remarquer qu'à aucun

(l} Cfr. n. 579.

(2} Ed., trenne il tc·sto tlt:lla dichlarnione che vi è brevemente riassunto, in SONNINO, Diario, cit., pp. 58-59.

moment elles ne sont intervenues auprès du Roi et de son Gouvernement et n'ont songé à exercer une pression sur eux pour pousser la Grèce à entrer en guerre à leurs còtés; elles n'ont exigé qu'une chose: l'observation de la neutralité bienveillante qui leur avait été promise et qui est indispensable à la sécurité du corps expéditionnaire de Salonique. L'action des alliés s'est inspirée uniquement de ces principes; ils so n t allés à Salonique appelés au secours des Serbes, alliés des Grecs; toutes leurs interventions ont eu pour objet leurs devoirs et leurs droits de Puissances protectrices. Si ces interventions se sont multipliées, c'est uniquement parce que des agents germanophiles avec la complicité des fonctionnaires grecs n'ont pas cessé de se livrer à des agissements, de nature à mettre en péril nos armées et que le gouvernement grec lui-méme qui était tenu à défendre son territoire, n'a pas craint de livrer à l'ennemi ses forts, ses troupes, ses canons, ses munitions, ses approvisionnements.

C'est spontanément que le Gouvernement royal a offert à plusieurs reprises depuis le début de la guerre d'intervenir à nos còtés; mais ces propositions et en particulier la dernière étaient accompagnées de conditions qui les rendaient inacceptables: elles ne comportent d'ailleurs aucune garantie.

Les Puissances n'accueilleront avec faveur, sous la réserve de certaines garanties indispensables, l'adhésion de la Grèce que si de sa propre initiative le Gouvernement royal considérait qu'en fait et par suite de l'action bulgare à Cavala et à Florina, la Grèce se trouve en état de guerre avec la Bulgarie. C'est le seui moyen d'établir l'unité en Grèce et de gagner la confiance et l'appui des alliés ~.

Ho risposto che per parte mia non avevo obiezioni a che si facesse tale dichiarazione al Governo greco, come già avevo manifestato in passato, salvoché nel punto dove parlandosi delle proposte fatte dalla Grecia per entrare in guerra è detto «ces propositions, en particulier la dernière étaient accompagnées de conditions qui les rendaient inacceptables; elles ne comportent d'ailleurs aucune garantie » avrei soppresse le parole « elles ne comportent d'ailleurs aucune garantie ~. come non necessarie e come equivoche, in quanto lasciano supporre che le condizioni già poste dalla Grecia potessero in qualche modo essere anche accettabili se le proposte fossero meglio garantite; il che escludo ln modo assoluto.

Osservavo poi, come questione di forma, che l'Italia non poteva fare propria la frase contenuta nella dichiarazione in cui si parla dei diritti e doveri delle potenze protettrici.

Tolta questa ultima questione di forma e supponendo soppressa la menzione della mancanza di garanzia alle condizioni messe innanzi dalla Grecia, ero disposto a dare istruzioni al R. rappresentante in Atene di associarsi ai ~olleghi. Raccomandavo soltanto di fare il passo presto se si voleva evitare 11 ridicolo.

Prego V. S. agire in conformità di quanto precede (l).

(l) De Bosdari rispose con t. gab. 2374/420 del 24 ottobre. ore 16,15 quanto segue: <<A quanto mi viene riferito dai miei colleghi, la comunicazione di cui trattasi dovrebbe essere fatta non qui ma a Londra e Parigi. Ad ogni modo conformerò la mia condotta a quella dei miei colleghi tenendo conto delle modiflcazionl che V. E. chiese alla proposta redazione».

602

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2369/225. Parigi, 23 ottobre 1916, ore 20,50 (per. ore 3,05 del 24).

Margerie mi ha detto che la riunione di Boulogne si è specialmente occupata delle cose di Grecia e Salonicco. Dal punto di vista militare il contingente francese che è attualmente di cinque divisioni e mezza sarà portato a sette. Inghilterra aumenterebbe pure il suo contingente di circa due divisioni. Si è poi accettato l'invio in Francia di una divisione portoghese che per ora andrebbe in un campo di istruzioni e sarà poi probabilmente mandata a Salonicco.

Circa Governo di Venizelos resta inteso che non sarà riconosciuto ufficialmente ma si faciliterà per quanto possibile la sua missione, specialmente per quanto concerne il reclutamento militare greco. Si faciliteranno pure le operazioni con banche venizeliste di Atene perché Venizelos possa procurare i mezzi necessari all'amministrazione del Governo provvisorio. Circa l'atteggiamento delle Potenze alleate a Atene le decisioni prese a Boulogne trovansi riassunte nella dichiarazione il cui testo è stato sottoposto a V. E. (l).

603

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Santa Margherita Ligure, 23 ottobre 1916.

Ricevo stamane la tua del 21 (3). Nulla aggiungo circa le mie dimissioni, avendoti già telegrafato sabato in proposito (4). Con mio dispiacere esse rimangono definitive per forza ineluttabile di cose.

Quanto alle date sta bene quanto mi dici. Io, seguendo le tue direttive, presenterò le mie lettere di richiamo al presidente della Repubblica il 10 novembre. Pertanto il mio successore, se sarà pronto, potrà giungere a Parigi 1'11, presentare le sue credenziali al presidente della Repubblica la mattina del 12 e nel pomeriggio stesso del 12 essere ricevuto da Briand, iniziando subito i suoi rapporti ufficiali col governo francese. Mi pare anche che stia benissimo la data del 4 novembre da te indicata per la pubblicazione del decreto di nomina del mio successore.

In un solo punto mi permetto insistere, facendone oggetto di speciale preghiera a te, ed è circa la data della pubblicazione delle mie dimissioni, che io vorrei avesse luogo il 30 ottobre, per le seguenti ragioni che spero saranno da te trovate giuste:

l. -La mia malattia ed il prolungarsi del mio soggiorno qui han già fatto sorgere in alcuni il sospetto che io pensi a lasciare Parigi. Stamane ho ricevuto

(-4) Cfr. n. 594.

406 da Roma una lettera di un mio amico intimo il quale mi scrive: «In alcuni ambienti ristretti circolano voci vaghe di tua possibile intenzione di lasciare Parigi in una epoca indeterminata. È vero?». Io gli risponderò annunciandogli la mia partenza per Parigi. Però è certo che più giorni passano e più è da temere qualche indiscrezione.

2. --Io partirò di qui il 28. Per non risentire lo strapazzo del viaggio continuato, mi fermerò a Torino ventiquattro ore e sarò a Parigi la mattina del 30. Tu mi dici che io dovrei cominciar subito i preparativi di partenza. Ma se non è pubblica la notizia delle dimissioni non posso far nulla, poiché qualunque mio preparativo, gesto o accenno a partenza sarebbe subito rilevato e darebbe luogo ad indiscrezioni dei giornali: quindi se io devo cominciare il 31 i miei preparativi di partenza è indispensabile che il 30 siano note le mie dimissioni. 3. --Giungendo a Parigi il 30 non posso fare a meno di recarmi da Briand e sarebbe poco corretto che gli tacessi del mio ritiro !asciandoglielo apprendere qualche giorno dopo dai giornali. Ora è certo che Briand ne parlerebbe al presidente della Repubblica ed al Consiglio dei ministri al quale in Francia c'è l'abitudine (non sempre lodevole né opportuna) di dir tutto. Ora tu sai bene che, specialmente in Francia, ciò che si dice in Consiglio di ministri finisce quasi sempre per arrivare fino ai giornalisti. Del resto anche colle altre persone mi troverei imbarazzato. Tutti si congratulerebbero meco pel mio ritorno a Parigi ed io dovrei accettare le congratulazioni, mentre qualche giorno dopo sarebbero note le mie dimissioni. Né a ciò potrei rimediare ritardando la mia partenza per Parigi oltre il 28, perché tale ritardo turberebbe tutto l'ordine delle date posteriori da te stabilito.

Per tutte queste ragioni, che spero saranno da te apprezzate, io mi permetto pregarti di far pubblicare la notizia delle mie dimissioni il 30 ottobre. Beninteso la loro decorrenza sarebbe fissata dalla presentazione delle mie lettere di richiamo (10 novembre) in guisa che tra il 30 ottobre ed il 10 novembre io avrei ancora titolo e funzioni di ambasciatore.

Ti sarò grato ad ogni modo se vorrai farmi conoscere la tua decisione al riguardo (l) .

(l) -Cfr. n. 601. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 59. (3) -Cfr. n. 596.
604

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2378/496. Pietrogrado, 24 ottobre 1916, ore 11 (per. ore 18).

A quanto ho motivo di credere nel colloquio di Boulogne dev'essere stata esaminata la questione della grande offensiva contro la Bulgaria mediante la cooperazione delle forze alleate dalle due fronti di Romania e Salonicco. Per quanto concerne quest'ultima è mia impressione che qui non siasi rinunziato

a fare nuove istanze presso il R. Governo perché accondiscenda a portare a tre divisioni il suo contingente in Macedonia e che a tale nuova istanza siano per associarsi Francia e Inghilterra.

Senza arbitrarmi di entrare nel merito militare della questione, mi limito per parte mia a far rilevare dal punto di vista politico che un nostro importante intervento nel teatro orientale, ove le operazioni avrebbero conseguenze dirette sulla Turchia, costituirebbe per noi un valido titolo ad una soluzione in favore delle nostre aspirazioni in Asia Minore e potrebbe quindi eventualmente venire trattato in connessione con questa.

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 609.

605

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1653. Roma, 24 ottobre 1916, ore 22.

Questo Ambasciatore di Francia mi ha chiesto che cosa pensavo della proposta fatta dal Governatore di Gibuti al Governo francese di fornire mitragliatrici al nuovo Governo etiopico da valere contro le truppe di ras Micael.

Ho risposto che l'opportunità di tale fornitura avrebbe dovuto giudicarsi in base alla situazione di fatto; sarebbe stata utile se avesse valso a dare seria probabilità di vittoria al nuovo Governo contro ras Micael; sarebbe stata altrimenti pericolosa facendo cadere nelle sue mani nuove armi che noi per primi eravamo interessati a non introdurre in Etiopia. Notizie finora pervenuteci rendevano dubbia la possibilità di difesa del nuovo regime, ma mancavamo di notizie recenti.

606

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFU', SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Corfù, 24 ottobre 1916.

Quanto Le sottopongo nell'accluso rapporto (2) sulle relazioni italo-serbe forma, me ne rendo ben conto, uno di quegli argomenti che più comodo sarebbe toccare in conversazione che non costretti nella troppo concreta forma di un dispaccio politico.

Ma d'altro lato non mi spiace che anche questo carteggio rechi la traccia delle gravissime preoccupazioni che destano i nostri futuri rapporti. Ciò tanto più che, conversando col barone Squitti a Roma, non ebbi un'impressione così

seria come quella che va imponendosi et me. (Ignoro i rapporti e telegrammi del mio predecessore, tutti bruciati in Albania).

L'idea predominante fra i serbi è l'unità verso l'Adriatico. E i serbi non hanno, come massa, che una idea fissa alla volta, un odio alla volta. Ho appreso qui con certezza che quando Squitti, credo a Nish, presentò una nostra risposta con riserva (o silenzio) sulla Croazia, il ministro aggiunto degli Esteri, Jovanovic, disse di poi con violenza: «L'Italia vuol sostituire l'Austria, nell'odio serbo! ».

E se non concederemo tutto, tutto, tutto, sarà così.

Con me qui si è molto cortesi, si vuol esser molto cortesi. Ma sul ministro d'Italia pesa il silenzio: silenzio per le loro aspirazioni adriatiche, silenzio pel Montenegro, silenzio per la loro organizzazione europea, silenzio per l'Albania, silenzio per Essad. E ciò, mentre i rappresentanti delle altre tre potenze ascoltano annuendo, coltivano qui tutte le esagerazioni. (Fan ciò, credo, per difetto d'orizzonte più che per mal volere o, meno ancora, per istruzioni).

So che non è il caso, pel mio rapporto, di risposta scritta. Ma se Ella, signor barone, vi ravvisasse la menoma utilità, mi sarebbe ben facile, appena lo volesse, di presentarmi a Roma per una rapida corsa.

ALLEGATO.

SFORZA A SONNINO

R. 336/68. Corfù, 24 ottobre 1916.

Se a Pietrogrado la creazione di una Grande Serbia è vista con favore per ragioni di razza ed a Parigi perché vi si cerca modo di sminuire il blocco austro-tedesco e, in parte, di creare un prudente sostituto alla Grecia per l'evenienza di men buoni rapporti coll'Italia, a Londra l'interessamento per una «Jugoslavia» è venuto tanto più accentuandosi quanto più chiara è diventata la persuasione che lo scopo supremo della politica e della guerra germaniche era costituito dallo sviluppo verso oriente.

Lord Cromer alla seduta inaugurale della « Serbian Society » tenutasi a Londra il 20 corrente diceva: «La Serbia occupa una posizione della più alta importanza strategica e politica. Il

vero carattere della guerra apparve manifesto quando il re Ferdinando di Bulgaria gettò la maschera... La creazione d'un forte stato jugoslavo, che formerebbe un baluardo contro l'aggressione teutonica non dovrebbe trovare opposizione alcuna in Italia. La sua creazione sarebbe visibilmente favorevole agli interessi italiani».

Un concetto siffatto può presto divenire assiomatico nei circoli inglesi, anche là ove per l'Italia si nutrano simpatie men tiepide di quelle che lord Cromer ha pubblicamente manifestato per noi nel suo « Modem Egypt ».

Pure, un calcolo basato sulla irriducibile ostilità dei serbo-croato-sloveni contro il germanismo è lungi dall'esser sicuro e a noi ci converrebbe che di ciò si avesse almeno il dubbio nelle capitali alleate.

Tralascio le ragioni che si posson trarre dalla sicura presenza di elementi austrofili nei più entusiasti comitati jugoslavi (Lo stesso presidente del Comitato jugo-slavo di Londra, dr. Trumbic, forse oggi sincero nemico dell'Austria, ma pur sempre quello stesso che nel 1910 fu uno dei più ferventi per chiedere e ottenere da Vienna che si istituisse a Zara la Polizia di Stato; il Supilo che un giornale francese battezzò «il Mazzini degli slavi del sud», e che ricevette un tempo fondi segreti dal Ballplatz, come fu chiarito durante i dibattimenti del memorabile processo Friedjung; ecc. ecc).

Ma per me ancor più grave è il constatare -come per cento imponderabili tratti mi è occorso da poi che son qua -che non solo sotto le amabili frasi tutti i serbi, ministri e ufficiali, nascondono un profondo rancore per l'Intesa che non li ha assai aiutati, ma hanno della efficienza militare di tutti noi un'idea tanto meno ammirativa quanto più alta invece è per la Germania. Né per la Germania v'è da alcun lato il menomo sentimento di odio; è superfluo aggiungere che croati e sloveni non ne han neppure per un regime austriaco che appena li favorisca. Quanto ai serbi stessi non è forse del tutto da disdegnare il fatto che oggi, colla Serbia straziata e invasa, in una Scupcina che si riunisce a Corfù si trovan pur sempre una dozzina di « nazionalisti» che, pur negando di tendere a transazioni con Vienna, rimangono in gruppo a parte, si astengono nelle votazioni politiche.

Il Governo serbo stesso ha, del resto, ammesso l'esistenza di siffatta tendenza nel suo più recente documento ufficiale per gli alleati. La circolare Pasic consegnata a

v. E. il 12 settembre (l) si chiude con un'allusione a pericolose mene di serbi ordite « contre la politique suivie par la Serbie et qui s'appuie pleine de confiance sur celle des Puissances de la Quadruple Entente».

Voglio ammettere che Pasic e i radicali in genere, possano dare un affidamento sicuro ai Gabinetti che contano su una Serbia per definizione ostile alla Germania. Ma che varranno questi partiti serbi in una nuova grande Serbia ove la preponderanza di ricchezza, di civiltà e di voti, sarà tutta dalla parte di Agram o anche solo di Seraievo?

Né è da escludere che, dopo la pace, il potere politico in Serbia cada in mano dell'esercito; vi è già qualche sintomo di voci serbe che si levan dall'estero per reclamare «un governo forte, non di avvocati». Se sarà un esercito vincitore che rientra in Serbia qual è l'organismo, la tradizione che abbia forza di resistergli ove intenda impadronirsi del potere?

Una siffatta ingrandita Serbia di domani (ma non ingrandita quant'essa sogna) può ben tender l'orecchio a una Germania che prepari una «revanche » e tenda a Trieste, sol ch'essa le offra un largo bottino a levante di Trieste, tanto più che i due imperialismi, il bulgaro e il serbo, potrebbero, orientati su due mari, conciliarsi.

Ma l'ipotesi che fo a nostro danno (e pensando alla comoda e tranquillante tesi che una forte Serbia vorrà dire una Serbia non vassalla di Pietrogrado) può valere anche, in date circostanze, per una Jugoslavia tanto grande quanto la sognano i suoi patroni di Londra e Parigi e che, ripeto, sarà sempre più tedesca di tendenze e di gusti, e nella parte vecchia e nella nuova, di quel che colà non si supponga. Sarà, comunque, un paese d'avventure e di gusti milita1i; soprattutto sarà un pericoloso paese dove pochi capi audaci decideranno e una passiva disciplinata popolazione obbedirà.

In tutti questi campi ben altre garanzie offre l'Italia a un'Intesa vittoriosa, e quindi desiderosa di statu quo, dopo.

Accennato, più che sviluppato, le ragioni per cui una Grande Serbia può essere un pericolo anche per le Potenze occidentali, vorrei ora toccare del problema esclusivo dei rapporti italo-serbi. Quel ch'essi in realtà siano, fuor delle parole ufficiali, a v. E. è ben noto. Anche qui, fra noi e i serbi pesa il silenzio su tutto ciò che più li interessa. Poiché non è dubbio che, temperamenti politici da giuocatori, più della Serbia stessa che in un modo o nell'altro san bene di riavere, più della Bosnia che considerano acquisita, li interessa la Dalmazia, la Croazia, e la fine dell'indipendenza del Montenegro.

Dobbiamo noi constatare che non c'è per noi colla Serbia, su tutto ciò, se non una polltica negativa, con tutti i danni ch'essa comporta, non ultimo quello di renderei men facili i suoi mercati che, invece, dovremmo tanto bramare per la nostra industria, non abbastanza matura per cercar più !ungi i clienti?

A questo punto premetto un'osservazione teorica, per me inoppugnabile.

L'attuale ubriachezza panserba, il desiderio del mare, la pugnacità della razza pongon al primo posto dei desiderata serbi le annessioni verso l'Italia; per calpestar gli interessi della quale si spera sui Gabinetti nostri alleati. I libri di propaganda dei Comitati jugoslavi spiegano largamente (con quella pseudo-apparenza scientifica che hanno im

parato a Berlino) le ragioni per cui la Gran Serbia è un tutto unico anche economico che solo ha bisogno di esser riunito con facili ferrovie all'Adriatico. Invece la realtà è tutt'altra. La realtà è che lo sviluppo economico della Serbia non può seguire che un altro corso, fatalmente dettato dalla natura: quello del Vardar. Il Vardar parte dalla stessa regione collinosa donde la Morava trae le sue origini volgendo, questa, a nord per sboccar nel Danubio dopo traversata quel che era la Serbia fino al 1912. In quella regione vari corsi minori scorron pigri le pianure e, viaggiando, mai si capisce se sboccano nella Morava o nel Vardar. Uno sguardo alla carta mostra subito come i bacini dei due fiumi formano insieme un gran corridoio da Belgrado a Salonicco. Difatti la ferrovia fra le due città fu facilissima. E la ferrovia è divenuta un nuovo fattore geografico, la vera spina dorsale di tutto il paese.

Se, malgrado le loro grandi difficoltà tecniche, delle vie traversali all'Adriatico fosser create, esse resterebbero sempre secondarie, anche se su territorio serbo, di fronte alla via longitudinale su Salonicco. La Serbia senza la valle del Vardar non sarebbe mai una forza balcanica viva; anche padrona dell'Adriatico orientale non sarebbe che una stazione pericolosa su strade altrui, su strade tendenti a Salonicco.

Per la Serbia l'estendersi a sud invece che a ovest significherebbe anche l'assorbimento di popolazioni oggi bulgarofone ma ortodosse e quindi facilissimamente assimilabili anche pel loro attuale bassissimo livello di cultura, mentre Belgrado non può mai sperare di far di Zagabria, che le è di tanto superiore, una sicura dipendenza, nè di assimilar del tutto croati e sloveni, ferventi cattolici.

Dall'estensione a sud un altro grande vantaggio trarrebbe la Serbia, e con essa l'Europa. La Macedonia serba, divenuta parte centrale del nuovo Stato, cesserebbe d'essere un'appendice mal sicura; anzi in una siffatta Serbia molto probabilmente la capitale finirebbe per divenire Uskub invece della pericolosa Belgrado.

La conclusione di queste mie osservazioni è chiara. Ed è chiaro anche l'insieme dei vantaggi che ne trarremmo: la Serbia orientata parallelamente a noi, non contro di noi, la Grecia sminuita, la possibilità di offrir Seres e Cavalla alla Bulgaria, i paesi serbocroati divisi radicalmente, quello cattolico in Europa, quello ortodosso in Oriente.

Né la tesi di cui lord Cromer si è fatto l'ultimo assertore vedrebbe torsi elementi. La Serbia, ugualmente forte, se non più, diverrebbe anzi ancor più interessata nell'opporsi al «Drang nach Osten », mentre al nord di essa un altro paese, slavo anch'esso, ma diverso, potrebbe esser tenuto ben guardato da tendenze germaniche.

Ben so che progetti siffatti han tanta parte di vago e d'incerto, come vaga e incerta è qualunque costruzione odierna sull'avvenire, che può sembrare impratico di arrestarvisi.

Ma certamente non impratico sarebbe il riuscire a creare o con questo mezzo o con un altro la semplice possibilità di stabilire fra noi e la Serbia un campo di scambi di idee, di eventuali e sia pur lontane intese, che rompa il terreno puramente negativo nel quale oggi ci troviamo di fronte ad essa.

E se in qualche modo ciò non possiamo fare, sarà almeno un vantaggio il riconoscere nettamente la situazione qual'è: e cioè che ben difficilmente noi potremo crearci in Serbia simpatie politiche e clientele economiche ed intellettuali, anche se saremo giunti a quelle che a noi parrebbero le più estreme transazioni e concessioni.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., n. 60. (2) -Vedi allegato.

(l) Cfr. n. 414.

607

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2386/400. Londra, 25 ottobre 1916, ore 16,20 (per. ore 19,30).

Grey mi disse ieri che la Conferenza di Boulogne era stata interamente dedicata all'esame della questione attinente alla Grecia e mi lasciò vagamente

31 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

intravvedere che il raggiungere l'accordo non deve esser stato nè breve, nè facile. Colla scorta del protocollo, che aveva nelle mani, Grey ricapitolò i punti concordati come appresso:

1° -Nota al Governo ellenico. V. E. ne ha già avuto comunicazione da Barrère e se ne mostrava soddisfatto. 2° -Il Governo provvisorio di Venizelos deve essere incoraggiato ma non ancora riconosciuto. 3° -Sarà provveduto all'invio di viveri nelle isole che hanno aderito al Governo di Venizelos. 4° -Del pari nelle isole medesime sarà facilitato il funzionamento dei servizi amministrativi.

5° -Contingente britannico a Salonicco sarà portato a sette divisioni mediante l'invio di altre tre. Analogo aumento avrà il contingente francese mercé due nuove divisioni francesi ed una russa. Al riguardo Grey disse che stante l'importanza massima di quella fronte in vista pure della grave situazione militare in Romania i tre Governi alleati caldamente confidano che anche il Governo di S. M. avrebbe consentito all'invio di altre due nostre divisioni.

Risposi che nella questione V. E. avendo già manifestato a Rodd e Barrère (l) la giustificata decisione del R. Governo io non potevo permettermi di interloquire.

Replicò Grey che i Governi alleati avrebbero rappresentato personalmente a V. E. il loro insistente desiderio. Nel medesimo tema Grey accennò confidenzialmente a certe impressioni francesi da lui raccolte circa l'intensificata estensione della nostra occupazione in Albania che, per mancanza di nemici da quella parte, apparirebbe piuttosto una dispersione di forze anziché un pratico vantaggio per la causa comune. Tenendomi sulle generali risposi che circa il lato politico della questione il R. Governo aveva già fatto ad Atene opportune dichiarazioni e circa il lato militare mi pareva che se il R. Governo e il generale Cadorna non l'avessero considerato utile non avrebbero autorizzato ed eseguito le operazioni.

Replicò Grey che aveva semplicemente desiderato mettermi in via affatto personale al corrente delle precitate impressioni francesi, essendosi egli opposto che su questo punto venisse attirata l'attenzione del Governo del Re. In vista della primaria importanza evidentemente annessa dai tre alleati all'incremento del nostro contingente militare a Salonicco giudicherà V. E. qualora beninteso non vi si opponessero supremi interessi militari se, fino a qual punto ed in quale forma ci sarebbe possibile e ci converrebbe trar partito da eventuali ulteriori nostri sacrifici a profitto di una per noi completa soddisfacente solu.~:ione della questione dell'Asia Minore.

Tenendo presente che un successo veramente risolutivo a Salonicco sarebbe indubbiamente confacente nostri interessi diretti, non presenterebbe meno, con aprire agli alleati la strada di Costantinopoli, vantaggi incalcolabili per i rispettivi interessi loro in Turchia.

(l) Cfr. n. 566.

608

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. 2289. Roma, 25 ottobre 1916, ore 21.

(Per tutti) -Governo francese propone che rappresentanti alleati in Berna chiedano Governo svizzero proibizione assoluta esportazione Imperi Centrali di prodotti suscettibili uso militare nei quali entri in proporzione qualsiasi materia prima fornita da uno dei Paesi alleati o per la cui fabbricazione siano stati impiegati olii e grassi forniti dagli alleati oppure macchinario per il quale alleati abbian somministrato rame.

Domande esportazioni saranno esaminate dalla Commissione Esportazioni nella quale è rappresentata S. S. S. e Commissione dovrà assicurarsi nel decidere circa domande che per fabbricazione prodotti da esportare non sia stato impiegato alcun materiale fornito alla Svizzera dal 18 novembre 1915 in poi. Affinché Commissione possa compiere necessarie indagini Governo svizzero dovrebbe sospendere immediatamente tutte le esportazioni di macchine tessuti di cotone e prodotti idroelettrici di ogni specie.

Governo francese motiva suddette proposte implicanti revoca concessione di cui articolo 10 regolamento interno S. S. S., col divieto posto dal Governo federale all'esportazione materiale guerra prodotto con quantitativo anche minimo di carbone e ferro germanici.

(Per Parigi e Londra) -Ho risposto che consentivo e che avrei autorizzato R. Ministro in Berna ad associarsi colleghi alleati per dichiarazioni nel senso suddetto.

(Per Berna) -Ho risposto che consentivo e che autorizzavo V. S. associarsi colleghi alleati per dichiarazioni nel senso suddetto.

(A tutti) -Ho però aggiunto doversi tenere presente che secondo comunicazione fatta dal Governo britannico Dipartimento Politico Federale ha assicurato Ministro di Inghilterra che divieto esportazione materiale da guerra sarebbe applicato «blandamente».

Preoccupandomi perciò che effettiva revoca assoluta concessioni di cui art. 10 possa porre Svizzera nell'impossibilità mantenere tale promessa ho suggerito che alla dichiarazione relativa a quella revoca rappresentanti alleati facessero seguire comunicazione confidenziale al Governo Svizzero per fargli comprendere che potenze alleate potrebbero indursi ad ammettere in pratica qualche temperamento alla revoca stessa qualora Governo Federale si attenesse alla sua promessa circa materiale da guerra. Beninteso eventuali temperamenti non potrebbero in alcun caso eccedere limiti previsti dall'articolo 10 per quanto riguarda proporzione materia prima proveniente da paesi alleati compatibile con esportazione di un prodotto negli Imperi Centrali.

Ho chiesto che concordando Governo francese nella mia proposta esso impartisca al suo Rappresentante in Berna istruzioni per aggiungere comunicazioni confidenziali in tal senso.

(Per Berna) -S. V. vorrà associarsi ai suoi colleghi sia per la sola dichiarazione sia anche (nel caso essi abbiano conformi istruzioni) per comunicazione confidenziale.

609

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI (l)

T. s. N. [Roma], 25 ottobre 1916, ore... (2).

Ho ricevuto la tua del 23 corrente (3). Visto che insisti nelle dimissioni si è fissato stamane con Boselli di portare la questione in Consiglio il 31 corrente, dandone notizia al pubblico la stessa stessa. Così se tu, arrivando a Parigi il 30, vedrai il Briand sia il 30 stesso sia il 31, potrai (come credo che sia anche più conveniente e riguardoso verso di lui) comunicargli pel primo tale notizia, in modo che l'abbia ad apprendere da te e non dai giornali. La sera poi del 31 ottobre verrebbe divulgata dappertutto.

Il Decreto Reale di accettazione, e quello di nomina del successore verrebbero firmati il 4 o il 5 novembre. Il 10 presenteresti le tue lettere di richiamo. Il 10 o 1'11 arriverebbe a Parigi il successore, che potrebbe presentare le sue credenziali il 12, o al più tardi il 14.

610

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1660. Roma, 26 ottobre 1916, ore 11.

Premesso che Governo britannico avendo riconosciuto il Governo Lambros non può dare contemporaneamente formale riconoscimento ad un secondo Governo ellenico quale quello Venizelos, e che Governo inglese non può favorire movimento anti-dinastico, Grey ha autorizzato Ministro britannico Atene trattare con Venizelos per il tramite console generale inglese Salonicco per tutte questioni concernenti quei distretti ed isole che accettassero 1 suoi volontari e funzionari.

(Meno Atene) -Ho comunicato quanto precede al R. Ministro in Atene soggiungendo: (Per tutti) -V. S. può dare al R. console in Salonicco analoghe istruzioni si omnes.

(-3) Cfr. n. 603.
(1) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. In SoNNINO, Carteggio, cit., n. 61. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza.
611

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2406/497. Pietrogrado, 26 ottobre 1916. ore 12 (per. ore 10,15 del 28).

Questione dell'indipendenza assoluta di uno stato arabo di cm tosse Sovrano lo Sceriffo della Mecca implica problemi di cui non possono disinteressarsi le potenze che come l'Italia governano popolazioni musulmane.

Nella tradizione e nel concetto islamitico se un discendente della famiglia del Profeta dominasse in qualità di Sovrano indipendente le due città sante (per quanto fosse il «servo» giusta il linguaggio teologico) avrebbe diritto a proclamarsi Califfo. Tale è il caso dell'emiro Hussein. Se la sua posizione si convalida si può ritenere molto probabile che la maggioranza prima o poi lo riconosca come Califfo e che egli assuma così il potere religioso internazionale. Ora, data la compenetrazione della religione nella vita privata e pubblica dei maomettani, è chiaro che quei poteri non sarebbero esclusivamente religiosi. È ciò ammissibile da parte nostra? E non essendolo quali garanzie debbono da noi cercarsi per impedire estranee influenze nei territori musulmani da noi governati? Questo problema è tanto più serio in quanto l'indipendenza dello Sceriffo della Mecca non potrebbe essere che nominale (tutto al più nella misura atta a rassicurare il mondo musulmano). Quale indipendenza può avere infatti uno stato privo di vitalità economica, senza esercito, sebbene esposto agli assalti del pretendente vicino, con una capitale aperta verso un mare non [controllato], geograficamente stretta fra quel mare e una zona di fatto sottratta al suo potere, influenzata da centri evoluti, assai più progrediti, occupati da potenze europee, con comunicazioni terrestri facilmente intercettabili e col controllo del pellegrinaggio (che fra l'altro è l'unico cespite sicuro dei suoi introiti) in mano altrui? Mi affretto a soggiungere però che, quando anche lo Sceriffo avesse forze e condizioni necessarie per essere indipendente nell'assoluto senso della parola, non converrebbe ad alcuna potenza che egli lo fosse davvero, talché a noi basta premunirei contro il pericolo della sua semi-indipendenza. Una volta ottenute a quest'uopo le debite garanzie, ci conviene anzi sostenere il principio della sua indipendenza, poiché grazie ad essa egli avrà pieno diritto agli occhi del mondo musulmano di delegare i suoi poteri religiosi ad altre autorità spirituali come ad esempio al Celebi di Konia, per quanto riguarda la parte di nostra spettanza in Asia Minore. Celebi essendo sotto il controllo diretto nostro, sarebbe questa la nostra migliore garanzia, ad ottenere la quale ci è appunto indispensabile l'indipendenza riconosciuta dello Sceriffo della Mecca. Donde potremmo infatti far derivare l'autorità ed il prestigio del Celebi senza l'investitura spirituale del Califfo? E come combattere senza di ciò la probabile sopravvivenza di influenza del Sultano di Brussa? Devesi inoltre notare che dall'elemento quasi interamente turco dei vilayets di Konia ed Aidin il riconoscimento di un Califfo arabo, in sostituzione del discendente di Osman, non è da attendersi molto sollecito e che il distacco del Sultano gli sarà più accettabile mediante il passaggio del potere religioso ad una autorità che gli sia stata famigliare e che risieda nel suo Paese.

Un altro problema da risolvere in relazione con la indipendenza della capitale araba è quello del pellegrinaggio. Esso pure ha carattere internazionale e richiede garanzie. A mio parere il controllo del pellegrinaggio dovrebbe essere assicurato a ciascuna potenza interessata nella misura che le compete e non dovrebbe venire abbandonato ad una sola.

612

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2389/424. Atene, 26 ottobre 1916, ore 14,50 (per. ore 17,40).

In seguito alla conferenza di Boulogne sur Mer, Elliot ha ricevuto istruzioni seguenti:

«Le Gouvernement britannique a reconnu le Gouvernement de Lambros et est entré en rapports avec lui: il lui est donc évidemment impossible d'accorder simultanément une reconnaissance formelle et offcielle à un deuxième Gouvernement Royal hellénique tel que celui de M. Venizelos prétend de l'etre. Mais tandis que le Gouvernement britannique ne saurait approuver un mouvement anti-dynastique, Vous etes autorisé à traiter avec Venizelos par l'entremise du Consul Général anglais à Salonique sur toute question concernant les régions et Bes qui ont accepté le Gouvernement et les fonctionnaires qu'il a nommés.

Venizelos doit etre informé que les Gouvernements britannique et français garantiront un emprunt de dix millions de dracmes fait par la Banque Jonienne et la Banque Athènes à condition qu'une partie, savoir six millions en soit affectée au ravltaillement de la population civile des Bes et que le reliquat savoir quatre millions en soit employé pour le maintien des admministrations dans les régions qui ont adhéré au mouvement.

Venizelos peut etre assuré que toutes les mesures seront préparées pour nourrir la population de ces régions, pour faciliter le mouvement des volontaires et pourvoir à leur maintien et à leur équipement.

Vous etes autorisé à communiquer la teneur de ce qui précède à Venizelos, dès que vos collègues français, italien, russe auront reçu des instructions analogues ».

Ho detto al mio collega che quanto all'attitudine del R. console a Salonicco ero d'accordo e che avevo già inviato istruzioni analoghe a Dolfini, ma che quanto agli aiuti da darsi a Venizelos non mi risulta che il R. Governo fosse stato interpellato e che quindi non potevo dire nulla.

Prego V. E. telegrafarmi se a tale risposta debbo aggiungere o mutare nulla (1).

(l) Sonnino rispose con t. gab. 1666 del 27 ottobre, ore 17: «Confermo mio telegramma 1660 (cfr. n. 610). Approvo risposta di V. S. circa aiuto a Venizelos ».

613

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. 1662. Roma, 26 ottobre 1916, ore 19.

Secondo notizie da Adua in data 22, il negus Micael sarebbe stato battuto 11 20 poco oltre Debra e fatto prigioniero; ma esercito scioano condotto da ras Olie e ras Gugsa sarebbe giunto il 22 a Uorro Jelo.

Notizie d~ Adua il 23 confermano informazioni surriferite. Scioani starebbero completando occupazione Uollo Galla.

614

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 4444/196. Cristiania, 26 ottobre 1916, ore 23,25 (per. ore 12,40 del 27).

Da un colloquio che ho avuto oggi con questo Ministro degli Affari Esteri ho compreso che la Germania fa serie minacce di rappresaglia alla Norvegia perché ceda a sue esigenze che non posso per ora precisare. Dal linguaggio pavido del Ministro credo poter desumere che questo Governo in realtà non sia deciso a resistere. L'andamento della guerra romena concorre alla intimidazione. I tedeschi continuano ad affondare in gran numero navi mercantili norvegesi. La situazione appare incerta e non soddisfacente 0).

615

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2409/499. Pietrogrado, 27 ottobre 1916, ore 12 (per. ore 10,55 del 28).

L'avvicinarsi della data di riapertura della Duma è considerato con qualche preoccupazione da parte del Governo per quanto cerchi di dissimularlo. Un certo malcontento va serpeggiando da qualche tempo nelle classi medie di questo Stato che, a differenza del contado e del ceto operaio sono relativamente sensibili alle difficoltà delle presenti circostanze [per le seguenti] cause principali:

l o -L'enorme rincaro della vita nei centri urbani e specialmente a Pletrogrado e Mosca.

2° -L'incertezza di indirizzo della politica interna nella quale sospettansi tendenze reazionarie.

3° -Il ristagno dell'avanzata sulla fronte meridionale nonostante grandi sacrifici di sangue incontrati.

Secondo ogni probabilità i deputati si faranno eco in seno alla Duma delle lagnanze dei loro elettori e in ogni modo il blocco liberale non perderà la propizia occasione per far propaganda nell'opinione pubblica della Capitale contro l'attuale Gabinetto, sul quale si fa ricadere ogni responsabilità. Il nuovo Ministro dell'Interno è certamente uomo capace ed abile ma non ha saputo farsi perdonare finora la sua entrata in un Gabinetto conservatore e la lusinga nutrita da Sttirmer di trovare appoggio in Protopopov per conciliare almeno la tacita tolleranza dei liberali moderati è destinata a dileguarsi stante le diffuse impressioni che il nuovo Ministro, ben lungi dal patrocinare un programma di effettivo riavvicinamento fra Governo e Duma, si sia lasciato attirare nell'orbita della tradizione conservatrice personificata da Sttirmer. D'altro canto il Gabinetto non è nelle grazie neppure dei conservatori militanti che lo considerano debole e troppo incline alla transazione e può dirsi insomma che tutta la sua [forza] sta nella volontà Sovrana che l'ha cercato, ma che potrebbe anche mutare a suo riguardo qualora il malcontento liberale si manifestasse. Questa situazione piena di incognite per il Ministero non dà per ora motivi di allarme agli alleati. Quando anche il Gabinetto Sttirmer non riuscisse a rialzare le sue sorti e la crisi di dichiarasse, mutamento delle persone non toccherebbe in guisa veruna i capisaldi della politica russa, che a somiglianza degli altri Paesi è conglobata da elementi... (l) e non può scostarsi... (l). Quei capisaldi stanno pur sempre nelle due formule «tutto per la guerra » e « guerra sino alla vittoria». Il malumore delle classi medie è essenzialmente il prodotto del loro attuale disagio e delle loro permanenti aspirazioni a più intimi contatti fra popolo e Governo.

(l) R!trasmesso a Londra, Parigi, P!etrogrado e Stoccolma con t. 2290 del 26 ottobre, ore 22,15.

616

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2404/426. Atene, 27 ottobre 1916, ore 15,50 (per. ore 19,45).

Ammiraglio francese si è posto in questi giorni in relazione prima col Presidente del Consiglio, poscia col Re Costantino col quale ebbe ieri un lungo e cordiale colloquio. Anche il Ministro di Francia ha veduto il Re. In seguito a questo colloquio in tutti i giornali e in tutti i circoli politici di Atene si parla di détente fra il Re ed il suo Governo e l'Intesa e d'altra parte di raffreddamento di questa verso Venizelos.

Certamente la dichiarazione del Convegno di Boulogne di non accordare al Governo di Venizelos un riconoscimento ufficiale ha grandemente impressionato Venizelos. Ministro di Francia mi ha dato lettura ieri di una lettera di

lui nella quale egli se ne duole amaramente e dichiara che se un riconoscimento ufficiale non gli verrà accordato egli non sarà in grado fornire all'Intesa il secondo corpo d'armata promesso. Ministro di Francia, che in questi giorni soprattutto per istigazione del deputato relatore del Bilancio francese Guerra si è sforzato di migliorare sue relazioni col Re Costantino garantendo, a quanto mi è sembrato di comprendere, che la Francia non farà nulla per riconoscere Venizelos ad Atene, ora cerca di attenuare il colpo portato a Venizelos e vorrebbe riuscire a lenire l'asprezza delle istruzioni inglesi (mio telegramma n. 424) (1). In sostanza mi sembra che Francia tenda ora a condurre ad una conciliazione fra Re Costantino e Venizelos, conciliazione che come ho riferito sovente a V. E. io considero tutt'altro che impossibile. Un modus vivendi ormai è già stato trovato lasciando tranquillo il Re nella sua neutralità e procurando di servirsi di Venizelos al solo intento di reclutare uomini per l'esercito di Sarrail. In tal guisa, comunque vadano le cose, la Grecia avrà sempre ragione. Come segno tangibile di conciliazione, l'ammiraglio non ha per ora fatto che la concessione di abolire ad Atene e al Pireo il servizio di pattuglie franco-italiane che tanto irritava la Grecia.

Per ciò che concerne i marinai della Libia il comandante Colli ebbe ieri ordine ufficiale di interrompere tale servizio.

(l) Gruppi lndeclfratl.

617

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIAU.. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2405/405. Londra, 27 ottobre 1916, ore 21,45 (per. ore 4,40 del 28).

Hardinge tornò ieri ad insistere con i noti argomenti sulla necessità dell'invio di altre due divisioni nostre a Salonicco. Risposi che su questo punto

V. E. essendosi già pronunziata con Rodd e Barrère (2) non poteva io entrare in discussione. Per conto mio aggiunsi, ed a semplice constatazione di fatto, vorrei solo rilevare che alle premure insistenti degli alleati nel chiedere sempre ulteriori sacrifici ed alla amichevole acquiescenza nostra non ha finora corrisposto uguale doverosa sollecitudine per i vitali interessi italiani.

Hardinge accennò in risposta alle grosse difficoltà che questo Governo deve superare per togliere dall'Egitto rinforzi destinati a Salonicco. Mi chiese poscia quando noi faremo conoscere le nostre vedute circa l'Asia Minore. Replicai che i documenti sono giunti a V. E. solo il 14 corrente ed è mancato quindi il tempo materiale per un accurato esame dei medesimi e il correlativo concretamento delle nostre esigenze delle quali avevo del resto già in tesi generale dato contezza sommaria a Grey. Osservò Hardinge che la nostra domanda circa Adana darà verosimilmente luogo a discussione con la Francia e mi domandò sorridendo p~r qual motivo noi si insiste tanto su .:}uel vilayet.

Premes&o che sino dal 1915 durante le trattative per l'accordo [di Londra avevamo] chiaramente indicato le nostre aspirazioni, soggiunsi essere ovvio che il possesso di Mersina e di Adana risponda ad imperiose necessità per dare

serio valore alla futura zona italiana, ciò tanto più poi in quanto la vastissima e ricchissima zona attribuitasi dalla Francia abbondava di miniere di ogni genere delle quali, che io sappia, sono privi i vilayet di Aidin e Konia. Ignoravo ancora dove e come saranno svolte le trattative ma volevo comunque aspettarmi a che nella discussione con la Francia circa Adana non ci verrà meno, in una forma o nell'altra, l'appoggio del Governo britannico dato l'interesse da esso ripetutamente dimostrato al serio consolidamento delle relazioni presenti e future itala-francesi delle quali il risultato di queste discussioni sarà una vera pietra di paragone. Anche dato e non concesso che la cessione di Adana dovesse apparire agli occhi della Francia un sacrificio, del resto sempre insignificante se messo in confronto con la estensione e importanza della sua zona, la suddetta cessione rappresenterà sempre per la Francia un ottimo affare perché contribuirà potentemente ad assicurarle l'amicizia sincera dell'Italia verso la quale essa ha già grossi debiti di gratitudine. Rispose Hardinge sull'interesse britannico al consolidamento dell'amicizia itala-francese non può esservi menomo dubbio.

Da ultimo nello stesso tono amichevole e scherzoso, mi fece: «In tutto ciò quale sarà la sorte della ferrovia inglese Smirne-Aidin? ». Risposi subito che essendo noi galantuomini non può certo passarci pel capo di ledere diritti legittimi di una società privata per la quale al postutto sarà sempre più facile intendersi con l'Italia anziché con la Turchia. Accenno di Hardinge ad Adana, messo in confronto con altre vaghe allusioni fatte tempo fa da Grey, mi lasce

rebbe impressione che qui si preferisce che la delicata discussione su quel punto determinato abbia luogo direttamente fra noi e i francesi e non pel tramite di Grey. Ma su questo punto potremo sincerarci dopo la presentazione della nostra domanda che, per motivi già sottoposti a V. E., riterrei con.l'igliabile fare prima a Grey in via confidenziale. Permettomi intanto rispettosamente di rappresentare la convenienza di affrettare il più possibile tale comunicazione e conseguentemente di sollecitare l'avviamento delle trattative.

n noto deputato mio amico al corrente di tutto, per avere partecipato alle discussioni con la Francia, mi diceva ieri che, per motivi di cui non poteva per ora darmi conoscenza, a lui sta sommamente a cuore di vedere iniziate le nostre conversazioni e definitivamente regolata tutta la questione della Turchia asiatica. Importa pure provvedere a che alle eventuali domande, non tanto del Governo ellenico quanto di Venizelos, possano gli alleati trovarsi in grado di opporre il fatto compiuto.

(l) -Cfr. n, 612. (2) -Cfr. n. 566,
618

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2402/406. Londra, 27 ottobre 1916, ore 21,45 (per. ore 2,50 del 28).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1662 (l). Langley mi esprimeva compiacimento per la notizia da me comunicatagli e della quale a tutt'oggi nessun sentore qui si aveva. In data 23 corrente Mini

stro d'Inghilterra ha telegrafato proponendo che i tre Ministri alleati vengano muniti d'istruzioni generali di riconoscere il nuovo Governo non appena acquistata fondata convinzione che esso è realmente vincitore. Telegramma fu sottoposto a Grey che non si è ancora pronunziato. A Langley personalmente la proposta appariva pratica ed opportuna.

Subordinatamente beninteso all'approvazione del Segretario di Stato, egli propenderebbe per munire Ministri di simili istruzioni generali con riserva di eseguirle quando il collega italiano ricevesse istruzioni conformi.

(l) Cfr. n. 613.

619

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4462/777. Londra, 27 ottobre 1916, ore 21,45 (per. ore 4,45 del 28).

Cambon si mostrava oggi alquando impensierito per contegno Germania verso Norvegia. Hardinge mi ha detto che per il momento non si capisce bene quali sono realmente propositi tedeschi e riesce quindi difficile formulare apprezzamenti. A lui pare difficile Germania si decida rompere con Norvegia che in tal caso sarebbe perfettamente giustificata nel porre sue coste a disposizione Inghilterra per una base navale per siluranti e ciò potrebbe non convenire ai tedeschi.

620

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4463/89 GAB. (l). Stoccolma, 27 ottobre 1916, ore 23,25

(per. ore 12 del 28).

Telegramma di V. E. n. 2290 (2).

Questo Ministro di Norvegia mi ha detto in via confidenziale che tanto la nota tedesca al suo Governo quanto il linguaggio del Ministro di Germania a Cristiania sono molto vivaci, che il Governo norvegese si proporrebbe di rispondere in termini più sereni ma senza recedere. Sembra che Gabinetto di Berlino sia più irritato per la supposizione che la Norvegia abbia ceduto a nostre pressioni, che per i provvedimenti in se stessi, ciò che non corrisponderebbe alla realtà, perché al momento della conferenza di Cristiania Governo norvegese aveva intenzione di rispondere evasivamente al nostro memorandum come

ha fatto Governo danese, e si è indotto modificare il regime dei sottomarini soltanto dopo che quelli tedeschi hanno affondato parecchie navi mercantili norvegesi nel Mar Bianco. Ministro di Norvegia ha soggiunto che il linguaggio unanimemente simpatico per il suo Paese della stampa svedese assume una importanza morale che il Governo norvegese ha anche rilevato di fronte a quel Ministro di Germania. In assenza del Ministro Affari Esteri alcuni membri autorevoli del Governo svedese si sarebbero espressi con lui in termini altrettanto amichevoli ed il Segretario della legazione di Svezia a Cristiania, il quale avrebbe commesso l'imprudenza di dire che il linguaggio della stampa svedese non aveva nessuna importanza, sarebbe stato sconfessato.

Ministro di Norvegia mi ha detto finalmente che non ha avuto nessun incarico dal suo Governo di fare passi presso quello svedese per invocare il concorso accettando i buoni uffici o per stabilire una linea di condotta comune.

(l) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato in arrivo nella serle ordinaria. (2) -Cfr. n. 614, nota l.
621

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2438/115. Corfù, 27 ottobre 1916 (per. il 31).

La conversazione essendovisi naturalmente prestata, parlai la settimana scorsa al mio collega di Francia dell'impressione che poteva produrre nel pubblico italiano il soverchio impartirci di benevole lezioni da parte della stampa francese su quello che è il nostro « vero interesse » di fronte alla Serbia, sul nostro non dover «rinnegare» le tradizioni dei plebisciti e delle nazionalità, ecc. Spiegai al signor Boppe che siffatte manifestazioni producevano da noi una penosa impressione per una ragione che forse in Francia non si sospettava: e cioè che l'Italia tutta è unanime a volere per dopo la guerra una politica di perfetta e feconda intesa col suo Paese; ma che per ciò bisogna essere in due; e che un sì poco discreto prender partito in argomenti in cui il pensiero politico italiano si è tuttora riservato non poteva non sorprendere.

Boppe che ascoltava con vivo interesse, volle spiegarmi trattarsi in realtà di questioni politiche nuove e che perciò i giornali sfruttavano; mi fu facile osservargli che la questione polacca, altrettanto interessante (anzi più perché la sua immediata soluzione avrebbe potuto influire anche sulla guerra), era trattata nella stampa con una cautela molto maggiore.

Spiegai bene a Boppe che le mie osservazioni eran del tutto personali; ma poiché vidi che il mio dire l'aveva assai impressionato, gli aggiunsi che tale credevo era il sentimento della nostra opinione pubblica anche la più temperata, anche di quella che per avventura si disinteressi di qualsiasi garanzia adriatica, perché -gli ripetei -la questione interessava soprattutto in Italia dal punto di vista di quel delicato e profondo rispetto di interessi reciproci su cui soltanto si baserà quella forza che potrà essere l'intima unione tra Italia e Francia.

Riferisco ora quanto precede a V. E. poiché ho casualmente appreso che Boppe diede notizia a Parigi della nostra amichevole conversazione, ciò che credo non farà male.

Gradirei sapere da V. E. se, senza soverchio insistere, e ove naturale occasione si presentasse, sarebbe opportuno ch'io toccassi ancora argomento col Ministro di Francia (l) .

622

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2414/92. Stoccolma, 28 ottobre 1916, ore 16,35

(per. ore 5,15 del 29).

Questo Ministro degli Affari Esteri, a cui facevo osservare che l'intensificata azione, tanto della guerra terrestre quanto di quella dei sottomarini da parte Germania mi sembrava uno sforzo violento diretto ad impressionare i nemici e ad ottenere la pace, mi ha risposto che indubbiamente in Germania (ed in ambienti assai diversi) si ha un gran desiderio di fare la pace.

623

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T GAB 1671. Roma, 28 ottobre 1916, ore 19,30.

(Solo Parigi) -R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «Langley mi esprimeva... » (come nel telegramma gabinetto n. 2402/406) (2).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) -Telegramma di V. E. n. 406.

(Per tutti) -Finora notizia vittoria sopra ras Micael non è confermata. Comunque non reputo oggi ancora prudente addivenire riconoscimento nuovo Governo abissino, nè darò facoltà accennate a Colli di procedere secondo proprio apprezzamento non potendo egli da Addis Abeba giudicare dei pericoli derivanti all'Eritrea dalla situazione attuale del Tigrè. Prego V. E. adoperarsi a che codesto Governo non approvi proposta Suo Ministro, ma subordini anch'esso riconoscimento a esplicite e precise istruzioni quando risulti qui veramente chiarita la situazione.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 1681 del 31 ottobre, ore 17, quanto segue: «Nulla osta che Ella, ripresentandosi occasione, tocchi con tatto e misura argomento già accennato "· (2) -Cfr. n. 618.
624

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (l)

T. GAB. 1673. Roma, 28 ottobre 1916, ore 21.

Rodd comunica che l'Inghilterra ha deciso di inviare a Salonicco altri 39 mila uomini, più quattro batterie pesanti, inoltre due batterie pesanti alla Romania per la via di Pietrogrado. Tutto ciò a condizione che la Francia porti il suo contingente alla pari di quello inglese, cioè a sei divisioni. Desiderano e sperano che l'Italia porti il suo almeno a tre divisioni.

Ho risposto che non avevo molta fiducia nel Comando in Capo a Salonicco che si occupava di fare della politica o greca, o panserba, o albanese più che della guerra efficace alla Bulgaria, e che temevo al punto di vista della Romania che tutti questi soccorsi arrivassero in ritardo, ma che capivo d'altra parte la necessità di fare il possibile in suo aiuto, se non altro come gesto, onde non avevo personalmente alcuna obiezione da fare. Avrei riferito la domanda al Presidente del Consiglio e all'Alto Comando dell'esercito. La questione era sovratutto militare; e fino a ieri il generale Cadorna non riteneva possibile il distrarre altre truppe dai nostri fronti. Più tardi Giers e Barrère mi hanno fatto comunicazioni analoghe; quest'ultimo con qualche esagerazione sulle cifre contingenti francesi.

625

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2416/200. Cristiania, 28 ottobre 1916, ore 22,20 (per. ore 11,55 del 29).

Situazione fra Germania e Norvegia si disegna come assai critica e può far capo alla guerra. Tale è l'opinione prevalente nelle sfere ufficiali e nel pubblico che se ne mostrano profondamente preoccupati. Governo norvegese pubblicherà nei primi giorni della ventura settimana [risposta] alla nota di protesta tedesca nel senso già telegrafato, respingendo fra le altre cose gli addebiti che essa abbia preso la decisione riguardo ai sottomarini sotto la pressione degli alleati.

Questo Ministro degli Affari Esteri, a giudicare anche dal linguaggio minaccioso dei giornali ufficiosi tedeschi, teme che il Governo germanico non [contento] della risposta gli presenti un ultimatum nel qual caso Storthing sarebbe chiamato a decidere.

L'incognita della situazione è nei veri propositi della Germania. Tutto starebbe a far ritenere che questa vuole umiliare la Norvegia e forzarla ad essere più sottomessa nel campo economico-politico e forse costringerla ad arrestare la propria navigazione commerciale con gli alleati, ma non addirittura allo stato di guerra che getterebbe questo paese nelle braccia della Gran Bretagna la quale potendo disporre così delle basi navali norvegesi diverrebbe più forte dal lato del mare contro essa.

Questo Ministro degli Affari Esteri ha detto al mio collega inglese di poter, nell'attuale vertenza con la Germania, contare sull'appoggio morale della Danimarca e sul concorso politico-diplomatico della Svezia la quale a suo avviso in caso non attaccherebbe Norvegia.

Ho poi io stesso, da varie conversazioni avute con personaggi ufficiali, intuito che il Governo norvegese avrebbe invano sollecitato l'appoggio diplomatico del Governo Stati Uniti America del Nord il quale ora non ha di mira che la campagna elettorale.

Ministro d'Inghilterra ha dichiarato già al Ministro Affari Esteri norvegese che la Gran Bretagna in caso d'un conflitto è pronta a sostenere militarmente Norvegia, essere però indispensabile preavvertirla a tempo della minaccia di un eventuale attacco da parte della Germania onde impedire a questa, che è più vicina, di prendere possesso della base delle operazioni sulla costa meridionale norvegese.

Tanto i miei colleghi britannico e russo che io ci adoperiamo, con le debite cautele ed ognuno per conto suo, in via diretta ed indiretta, a mostrare al Governo norvegese la convenienza per esso di mantenere un contegno risoluto quale il modo più probabile di evitare una rottura, essendo la vertenza sul terreno giuridico. Sono d'avviso che simile ... (l) ed operano in conformità anche uomini eminenti del mondo economico norvegese.

Pur non osando fare previsioni circa l'eventuale sviluppo della seria crisi, non sarei sorpreso che finissimo per avere qui nel nord una seconda edizione della situazione greca il che è ovvio occorrerà evitare.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 60-61.

626

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2408/307. Washington, [28] ottobre 1916, ore... (per. ore 16,10).

Sebbene l'elezione presidenziale sia quasi imminente, nessuna previsione è ancora possibile. Con la nota legge delle otto ore, col contegno passivo mantenuto verso la Germania in occasione della recente visita dei sottomarini e coll'affidamento ... (l) di sostenerne gli interessi al Messico, Wilson è riuscito accaparrare i voti di operai come di tedeschi e irlandesi migliorando la sua

posizione rispetto alla prevista superiorità dei repubblicani. Sicché al presente entrambi partiti pur diffidando affettano sicurezza di vittoria. È proposito celato del partito repubblicano di sfruttare in questi ultimi giorni la grave situazione messicana per lanciare l'ultimo violento attacco contro Wilson. Ciò avverandosi non stupirebbe che quest'ultimo per parare il colpo affrettasse prima del voto quella crisi col Messico che sembra comunque inevitabile.

(l) Gruppi indecifratl.

627

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2433/423. Bucarest, 28 ottobre 1916, ore... (per. ore 10,50 del 31).

Ministro di Russia ha avuto istruzioni di comunicare a Bratianu che il Consiglio militare dell'Intesa ha deciso una grande offensiva in Macedonia per la prossima primavera e che a tal uopo e col concorso di tutti gli alleati verranno colà riunite forze ingenti. Saint Aulaire prevede che Bratianu gli risponderà che questi buoni propositi dell'Intesa non migliorano la situazione attuale della Romania la quale abbisogna di un soccorso immediato.

628

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DELL'HEDJAZ, ABDULLAH, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2434/s. N. La Mecca, 29 ottobre 1916, ore 23 (per. ore 23,25 del 30).

Je suis très heureux de Vous informer que les notables, les ulemas du Pays et toutes les classes de la population s'étant réunis aujourd'hui ont à l'unanimité reconnu Sa Majesté le Grand Chérif Hussein ben Aly Roi de la Nation Arabe, Sa Majesté devient de ce fait le Souverain des Arabes étant donné que le Pays est pénétré de sa capacité diplomatique de sa parfaite loyauté envers sa Patrie et de son désir sincère de répandre les bienfaits de l'instruction et de la justice dans toutes les régions arabes délivrées du joug de la bande Union et Progrès. Cette bande est reconnue par ses gestes ses visées contraires à tout principe et toute loi et sa résolution formelle d'amener la ruine du Pays arabe tant au point de vue moral que matériel. Les effects de cette dernière résolution apparaissent dans les supplices endurés par un grand nombre de musulmans de chrétiens et de druses dont les crimes sont leur sincère dévouement au Pays et leur valeur intellectuelle. La Nation arabe a tout lieu d'espérer que Vous la reconnaitrez membre actif dans la Société des Nations et comme telle qu'elle le prouvera dans l'avenir avec l'appui du tout puissant (1).

(l) R!tra.smesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. 1684 del 31 ottobre, ore 20,30.

629

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2446/505. Pietrogrado, 30 ottobre 1916, ore 10,30 (per. ore 11,50 del 1° novembre).

Neratov mi ha detto che la Russia ha raccolto la proposta di Grey di far discutere dai quattro Ministri in Atene la questione dell'opportunità di fare al Re Costantino ed al suo Governo la comunicazione prevista a Boulogne sur Mer (l) e eventualmente di modificarla. La proposta di Grey sarebbe motivata dal nuovo atteggiamento assunto dal Re verso le potenze alleate, atteggiamento che se i fatti vi corrisponderanno potrebbe considerarsi come soddisfacente.

Avendo io chiesto a Neratov a quali cause attribuiva il mutamento nelle disposizioni del Re, egli mi rispose sembrargli che Sua Maestà, impressionato dalle strettezze dell'erario, cerchi un modu vivendi con l'Intesa per attenerne aiuti finaziari. Senza escludere questa ed altre ipotesi, mi sembra non doversi dimenticare la possibile influenza del Presidente del Consiglio che è di origine epirota e ardente nazionalista e che forse si lusinga di intiepidire l'appoggio dei nostri alleati nella questione del ritiro delle truppe greche dall'Epiro appagandoli in altri loro desideri. Naturalmente non ho fatto cenno col mio interlocutore di tale supposizione.

630

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2418/408. Londra, 30 ottobre 1916, ore 12,22 (per. ore 3,47 del 31).

Ho ricevuto ieri sera il dispaccio di V. E. n. 19 gabinetto (2) con annessi i documenti circa l'Asia Minore. Salvo ordini contrari mi propongo consegnare a Grey i due promemoria in francese nonché le due note esplicative circa Adana e Konia dandogli in pari tempo, lettura del dispaccio e pregandolo di considerare segrete queste preliminari comunicazioni a lui in via amichevole fatte, in attesa di fissare, d'accordo con V. E., la data della comunicazione a Parigi e Pietrogrado.

Prima, però, di parlare con Grey, permettomi di attirare l'attenzione benevola di V. E. su seguenti rispettose osservazioni. La domanda per le isole Farsan temo produrrà su Grey e su tutto il Gabinetto sgraditissima sorpresa, tale da paralizzare sensibilmente le note amichevoli intenzioni di Grey a nostro riguardo. Tale mia fondata impressione si basa sull'insieme del contegno e linguaggio suo

32 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

e dei suoi coadiutori in tutte le occasiom m cui, durante quasi sette anni, specie durante la guerra libica, mi è avvenuto di toccare la questione dell'Arabia e del Mar Rosso: sulle gravi e molto esplicite dichiarazioni fatte con voluta intenzione non a caso, da Nicolson, circa le isole Farsan (mio telegramma gabinetto n. 260 (l).

Sulle recentissime ed altrettanto chiare osservazioni di Hardinge (mio telegramma gabinetto n. 372) (2) sulle stesse e dell'articolo 10 dell'accordo anglo-francese, rilevanti in modo non dubbio i propositi di questo Governo circa le isole sulla costa orientale araba. Queste considerazioni mi inducono a ritenere più che verosimile da parte del Governo britannico un a priori categorico rifiuto di accedere a tale domanda, rifiuto che imprimerebbe sino dall'inizio alla discussione generale un carattere acre e poco amichevole. Si verrebbe così a creare automaticamente tra Parigi e Londra un nuovo vincolo di solidarietà in senso ostile, o quanto meno combattivo, nell'esame delle varie nostre domande più importanti. Da tale situazione non mancherebbe di trarre poderoso incoraggiamento la Francia per resistere sulla questione di Adana, mentre per contro sarebbero seriamente paralizzati i miei sforzi per indurre Grey ad influire in una forma o nell'altra su Parigi per vincere la probabile opposizione di quel Governo.

Inoltre, avendo noi preso molto opportunamente il memorandum n. l per base fondamentale delle nostre esigenze sull'esecuzione dell'articolo n. 9 del trattato di Londra, parmi lecito prevedere che le isole Farsan non appartengano alla regione specificata nel predetto articolo e potrebbe pure osservarsi che nell'articolo dell'accordo anglo-francese Inghilterra all'infuori della rettifica della frontiera di Adana dove sta facendo la guerra contro i turchi, non contempla attribuzioni territoriali in Arabia e nelle isole, ma invece le esclude in modo positivo.

Questione del Mar Rosso potrebbe, a mio remissivo parere, far preferibilmente oggetto di una trattazione separata sulla base, non dell'articolo 9, ma dell'articolo 12, che espressamente la contempla. Si potrebbe ad esempio chiedere prendendo argomento dall'articolo 10 dell'accordo anglo francese, se i due Governi considerano isole della costa orientale araba come rientranti nel concordato Stato musulmano indipendente. In caso affermativo occorrerebbe chiedere all'Inghilterra impegno ad evacuare a guerra finita Kamaran e Abu Ail. In caso negativo, quando cioè si ammettesse la possibilità di eventuali occupazioni dell'una o dell'altra di quelle isole da parte dell'Inghilterra o della Francia sotto la già stipulata riserva di non stabilirvi basi navali, eventualità che appare poco probabile, sarebbe evidentemente il momento di far valere i nostri diritti a parità di trattamento in considerazione della nostra posizione in Mar Rosso. Una discussione su tali basi avrebbe carattere molto meno acre e non potrebbe comunque nuocere al risultato delle già spinose trattative generali per l'Asia Minore specie per quanto concerne Mersina ed Adana. Per le medesime considerazioni mi parrebbe consigliabile sopprimere nel memorandum numero due il paragrafo concernente le spartizioni coloniali africane.

Anche quel punto essendo stato definito in un articolo separato del trattato di Londra è probabile che gli alleati ci risponderebbero ora che la questione non rientra nella discussione per Asia Minore, che il momento di esaminarla non ancora giunto ecc. Se pertanto R. Governo annette importanza e con ragione a mettere sin da ora in evidenza le nostre esigenze coloniali sarebbe meglio farne oggetto di una comunicazione separata da servire come una specie di caveat allo scopo d'impedire che gli alleati, nei quali per tale questione vanno pure inclusi Belgio e Portogallo, abbiano ad intendersi a nostra insaputa. Riterrei comunque di grande importanza prendere sempre per base delle nostre esigenze l'art. 13 del trattato di Londra, trattato nel quale parmi non ovvii gravi motivi sia nostro vitale interesse non prestare! ad aprire il benché menomo adito ad eventuali proposte di modificazioni ora e sotto una forma così lata. Oserei pure aggiungere che mettere in campo le questioni coloniali potrebbe forse esercitare non felice influenza sull'andamento delle trattative per l'Asia Minore.

Ho molto riflettuto ed esitato prima di sottoporre a V. E. queste osservazioni e di accollarmi l'ingrata parte di avvocato del diavolo ma mi è sembrato strettamente doveroso farlo per liberare la mia coscienza e non espormi poi al rimorso di aver senz'altro dato corso alle istruzioni impartitemi, non mettendo il R. Governo al corrente delle mie apprensioni determinate da quasi sette anni di esperienza di questo posto. Ciò detto è inutile aggiungere che gli ordini che sarà per darmi verranno da me come al solitn eséguiti col massimo zelo e compenetrato sforzo (1).

(l) -Cfr. n. 601. (2) -Numero particolare di protocollo per Londra del n. 598. (l) -Cfr. n. 228. (2) -Cfr. n. 530.
631

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1679. Roma, 30 ottobre 1916, ore 13,20.

.

Mio telegramma n. 1673 (2).

Generale Cadorna ha fatto pervenire al generale Joffre la comunicazione seguente in relazione alle sollecitazioni fattegli direttamente dagli Alti Comandi alleati: «Il Comando Supremo italiano, pur apprezzando le ragioni che hanno indotto gli Alti Comandi francese ed inglese a rinforzare i rispettivi eserciti operanti sulla fronte macedone, deve, per quanto si riferisce alla richiesta di nuove forze italiane, richiamarsi a quanto già ebbe ad esporre sullo stesso argomento al generale Joffre nella comunicazione del 10 corrente (3).

«Alle circostanze segnalate nella predetta comunicazione si deve ora aggiungere, che da vari centri d'informazione perviene con insistenza la notizia che gl'Imperi centrali si preparano a sviluppare una poderosa offensiva contro

l'Italia, attaccando la nostra fronte non in una direzione soltanto, come è avvenuto nella scorsa primavera, ma in più direzioni contemporaneamente, compresa quella della frontiera svizzera, almeno nel tratto fra lo Spluga e lo Stelvio. Le voci di questa grande offensiva austro-tedesca contro di noi, troppo verosimili per poter essere trascurate, impongono al Comando Supremo italiano di star vigile e pronto, tenendo raccolte le poche forze non direttamente impegnate sulla fronte, per opporsi a siffatta eventualità, che non è escluso possa manifestarsi anche durante il prossimo inverno. Ed è superfluo far presente all'illuminato giudizio del generale Joffre che da un rovescio sulla fronte italiana deriverebbero per tutte le potenze dell'Intesa conseguenze incalcolabili.

«Il Comando Supremo italiano deve però mettere in rilievo la circostanza, che, pur non inviando nuove unità in Macedonia, esso fornisce colà un continuo ed effettivo rinforzo, reintegrando con prontezza e regolarmente tutte le perdite che si producono nelle proprie unità mercé l'invio dei necessari complementi, misura questa che, a quanto risulta da una comunicazione qui fatta dal Comando dell'esercito serbo, non è stata applicata dai Comandi alleati tantoché, ad esempio, mentre il Corpo di spedizione italiano con solo 11;2 divisione dispone di 16.000 fucili, le 51;2 divisioni francesi si sarebbero ridotte a disporre complessivamente oggi di appena 23.800 fucili. In tal modo l'invio delle nuove unità francesi non basterebbe nemmeno a compensare la diminuzione di forze derivata dal mancato reintegro delle perdite.

«Per parte sua il Comando Supremo italiano, mentre si trova, pur con rincrescimento, in condizione di non poter accogliere favorevolmente la richiesta per l'invio di nuove unità in Macedonia, assicura però l'Alto Comando francese che, nonostante il grave sacrifizio, continuerà il pronto e regolare invio dei propri complementi in misura corrispondente alle perdite, considerando questa come la prima forma pratica di rinforzo che ciascun alleato è tenuto di dare».

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 640. (2) -Cfr. n. 624. (3) -Non rinvenuta.
632

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 2426/93. Stoccolma, 30 ottobre 1916, ore 19,20 (per. ore 0,45 del 31).

Apprendo in via strettamente confidenziale che in un colloquio avuto stamaM col Ministro di Germania questo Ministro degli Affari Esteri gli ha fatto presente la ripercussione che un inasprimento del conflitto tedesco-norvegese avrebbe sulla opinione pubblica svedese e che anche Re Gustavo è animato dal vivo desiderio di prestare un qualche appoggio morale al Governo norvegese (1).

(l) Ritrasmesso a Londra, Parigi, Pietrogrado, Copenaghen e Cristiania con t. gab. 1683 del 31 ottobre, ore 21.

633

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2435/227. Parigi, 30 ottobre 1916, ore 21,10

(per. ore 1,35 del 31).

R. addetto navale mi ha riferito di aver avuto ieri in ferrovia in ritorno da Roma un colloquio col comandante Roquefeuil addetto navale francese ad Atene che si recava a Parigi per conferire col suo Governo circa situazione in Grecia. I punti principali della conversazione furono i seguenti:

1° -Il comandante Roquefeuil ha detto che la Grecia continua ad aiutare gli Imperi Centrali fornendo loro anche armi ed approvvigionamenti. Egli ha affermato che recentemente sono stati inviati a Monastir 100 cannoni,

100.000 fucili e 15.000 quintali di grano.

2° -Il comandante Roquefeuil ritiene pericoloso indurre la Grecia ad ascire dalla neutralità e ciò perché, a suo parere, non si potrebbe contare sull'esercito greco, disorganizzato riluttante a battersi e in generale propenso al tradimento. Lo stesso egli ritiene della Marina.

3° -Il comandante Roquefeuil, interrogato sui mezzi pratici per risolvere l'attuale situazione a beneficio dell'Intesa, si è dichiarato convinto che occorrerebbe che l'Intesa inviasse ad Atene un uomo energico, pratico conoscitore del Paese e senza vincoli di missioni diplomatiche il quale, quasi con veste di plenipotenziario di tutti gli alleati, ne facesse eseguire a poco a poco le esigenze.

4° -Tali esigenze dovrebbero essere:

a) Impedire qualsiasi aiuto materiale della Grecia agli Imperi Centrali

b) Utilizzare nel modo migliore i materiali greci (il naviglio leggero, piroscafi mercantili e le ferrovie). Il comandante Roquefeuil ha dichiarato poi che ciò non sarebbe difficile. Già egli dispone di mezzi tali che lo mettono in grado di far eseguire ormai qualunque richiesta dell'Intesa. Egli disporrebbe attualmente di 150 informazioni al giorno fornite da 150 informatori diversi fra i quali vi sarebbe anche il fratello dell'attuale Ministro della Guerra greco che sarebbe da lui pagato 20 sterline al mese. Egli afferma avere completamente impedito il servizio di rifornimenti ai sottomarini tedeschi, servendosi di tutti i mezzi, anche della violenza. Comandante Roquefeuil ha dipinto a foschi colori situazione e ambienti politici in Grecia, affermando che formazione del partito rivoluzionario è dovuta più che altro al proposito, del tutto conforme alla mentalità greca, di trarre tutti i possibili vantaggi da un accordo coll'Intesa, mentre il partito germanofilo si adopererebbe a sfruttare l'amicizia degli Imperi Centrali. Secondo comandante Roquefeuil, Gunaris e Venizelos sarebbero perfettamente d'accordo per far si che avvenimenti, qualunque essi siano, si risolvano

sempre a beneficio della Grecia. Comandante Roquefeuil ritiene anche che vi debba essere un accordo segreto fra la Grecia e la Bulgaria secondo il quale Kavala probabilmente [verrà] restituita alla Grecia.

Egli insomma è d'avviso che lungi dal cercare di costituire una Grecia più forte, l'Intesa dovrebbe assicurarsi completamente nelle proprie mani il controllo della politica greca.

Prego comunicare Ministero della Marina.

634

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2428/410. Londra, 30 ottobre 1916, ore 22,24

(per. ore 5,35 del 31).

Telegramma di V. E. n. 1673 (1). Attiravo attenzione confidenziale di Hardinge su osservazione fatta da

V. E. a Rodd sul conto del generale Sarrail. Hardinge mi diceva essere quella una questione assai delicata che dovrà avere pure presto o tardi una soluzione alla quale per ovvie ragioni è sperabile che Governo francese provveda di propria iniziativa. Sullo stesso argomento Benckendorff si esprimeva in modo da lasciarmi impressione che richiamo Sarrail sarebbe desiderato anche dal suo Governo che sembrerebbe però riluttante a farne oggetto di pratiche presso il Governo francese.

635

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2425/411. Londra, 30 ottobre 1916, ore 22,24

(per. ore 4,50 del 31).

Telegramma di V. E. n. 1671 (2).

Hardinge mi ha detto testé che ultime notizie dall'Abissinia recano che tutto è ora in regola. Istruzioni di cui mi aveva parlato Langley erano state già impartite al Ministro d'Inghilterra, che però non deve procedere al riconoscimento se non quando i suoi colleghi d'Italia e Francia saranno muniti

d'analoghe istruzioni. Hardinge ha aggiunto che telegramma diretto al Ministro di Inghilterra deve essere stato comunicato a Rodd.

(l) -Cfr. n. 624. (2) -Cfr. n. 623.
636

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI, E AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. RR. 2902 G. [Comando supremo], 30 ottobre 1916.

Per il giorno 15 novembre prossimo, il generale Joffre ha convocato presso il gran quartiere generale francese la conferenza militare degli alleati, e tra i punti posti in discussione vi è l'offensiva che, appena sarà ristabilita la situazione in Romania, potrebbe essere intrapresa simultaneamente contro la Bulgaria e la Turchia da parte degli eserciti russo-romeni dalla Dobrugia e dal Danubio, e da parte dell'esercito alleato d'Oriente dalla Macedonia.

È anche probabile che io, prima ancora della conferenza, possa avere occasione di trattare preliminarmente col generale Joffre le questioni più importanti ed urgenti da discutere nella conferenza stessa, e fra queste vi sarà, molto probabilmente, la necessità di rinforzare l'esercito alleato d'Oriente e la possibilità dell'accrescimento del nostro contingente.

A quest'ultimo proposito l'E. V. sa che io, anche ultimamente, ho dichiarato che nelle presenti contingenze noi non possiamo distogliere altre truppe e mezzi dalle fronti italiane perché tra le doverose, prudenziali previsioni che dobbiamo fare vi è quella che la situazione militare, ove non avvengano modificazioni sostanziali, permetta agli Imperi centrali di svolgere ai danni nostri contemporaneamente e in più punti una offensiva della entità di quella che abbiamo sostenuto nello scorso mese di maggio tra Adige e Brenta. Dovere nostro indeclinabile sarebbe pertanto, perdurando le condizioni attuali, quello di non distogliere dall'Italia forze e mezzi che debbono, avanti tutto, essere destinati alla difesa del territorio nazionale. A questa ragione essenziale è da aggiungere, sempre considerando immutata la situazione odierna, un'altra di notevole valore che mi rafforzava nel concetto di non concedere ora alcun aumento al nostro contingente in Macedonia: la ragione è che la situazione nei Balcani non permetteva, a mio avviso, che l'esercito alleato d'Oriente potesse svolgere, anche se rinforzato, una azione decisiva sull'andamento della guerra, e soltanto dall'esercito stesso si poteva attendere un relativo alleggerimento della pressione sulla Romania, trattenendo contro di sé una parte delle forze bulgare.

Ma il gioco dell'esercito di Salonicco potrebbe mutare e diventare di grande efficienza quando il teatro di operazione balcanico assumesse importanza di teatro principale, quando cioè gli alleati (e fra tutti specialmente la Russia) fossero in grado e si assumessero l'impegno formale di sferrare contemporaneamente dal Danubio, dalla Dobrugia e dalla Macedonia una potente azione offensiva, fornita di mezzi adeguati e da portare a fondo, per mettere definitivamente fuori causa la Bulgaria e la Turchia.

Una tale eventualità potrebbe verificarsi se -ristabilita in Romania la situazione, cosa questa che può avvenire soltanto per volere e per opera della Russia -alla prossima conferenza militare gli alleati decideranno di portare il loro sforzo concorde, potente e simultaneo nei Balcani; e tale eventualità, che presuppone l'intenzione e la possibilità da parte della Russia di spostare al più presto e tutto il proprio sforzo in direzione del Sud, assumendo sulle altre fronti atteggiamento difensivo, presuppone anche l'accrescimento dell'esercito d'Oriente, e darebbe a noi la relativa certezza che si verrebbe a pronunciare sugli Imperi centrali una tale minaccia che gli Imperi stessi dovrebbero rinunciare, finché la minaccia non fosse svanita, a tentare contro le fronti italiane azioni offensive in grande stile, quelle azioni appunto che per il momento trattengono noi dal distogliere truppe e mezzi dall'Italia.

Se pertanto la conferenza di Chantilly facesse apparire ragionevolmente possibile l'avverarsi delle condizioni suddette, credo che, nell'interesse militare nostro ed in quello comune con gli alleati, converrebbe consentire all'invio di altre nostre truppe a Salonicco; e all'interesse militare immediato si aggiungerebbe, per noi, l'interesse politico successivo di dare valore, con più tangibili titoli, alle nostre aspirazioni e concessioni territoriali in Asia Minore, di cui è ripetutamente cenno nei telegrammi dei R. ambasciatori che mi sono stati comunicati.

La grossa questione dell'azione contro la Bulgaria e la Turchia dovrà essere ampiamente discussa alla prossima conferenza; alla questione stessa si ricollega strettamente quella del rinforzo dell'esercito alleato d'Oriente; e poiché lo spostamento della guerra nei Balcani è sempre stato da me considerato come un avvenimento che potrebbe avere influenza decisiva sull'andamento della guerra, occorre che il comando supremo italiano si presenti alla riunione preparato a pesare sulle decisioni che saranno adottate, e munito quindi, in precedenza, della facoltà di formulare con precisione le proprie conclusioni e ad indicare la misura del proprio concorso, basandosi esclusivamente su concetti e criteri militari.

È perciò che dirigo la presente alla E. V. per chiederLe se, subordinatamente alla condizione che noi non corriamo l'alea di subire un attacco in forze da parte degli Imperi centrali, il comando supremo italiano nella conferenza di Chantilly -quando fosse decisa, con le modalità sopra accennate, l'azione degli alleati nella Balcania -possa assumere l'impegno di portare a tre divisioni il contingente italiano che abbiamo in Macedonia.

La conferenza dovrà condurre a decisioni conclusive e di immediata attuazione, ma perché ciò avvenga occorre che i rappresentanti degli alti comandi alleati abbiano facoltà di assumere impegni formali di carattere militare, con l'affidamento che saranno ratificati dai governi rispettivi; tale facoltà io richiedo alla E. V. pregandoLa di farmi conoscere, con la sollecitudine richiesta dal caso, le proprie decisioni in merito, perché io ne abbia norma anche nelle trattative che, entro brevissimo termine, potrei avere col generale Joffre. È superfluo che io aggiunga che sulla eventualità di tali trattative col generale Joffre deve essere mantenuto il più assoluto segreto (1).

(l) Da Archivio Sonnino. Montespertoli. Ed. !n SoNNINo, Carteggio, c!t., n. 62.

(l) Per la risposta di Sonnino e Boselli cfr. n. 651.

637

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2464/427. Bucarest, 31 ottobre 1916, ore 7,40 (per. ore 3,55 del 3 novembre).

Mi risulta in modo strettamente confidenziale e riferisco all'E. V. con preghiera di assoluto segreto che Marghiloman ha fatto chiedere udienza al Re Ferdinando allo scopo di far presente a Sua Maestà che, seguitando per la via intrapresa, Romania va incontro ad un disastro. Egli dichiara inoltre che se finora il paese ha fatto ricadere tutta la responsabilità degli insuccessi subiti dall'esercito romeno sul generale Iliesco, in avvenire sarebbero lo stes:;u Sovrano e la Dinastia che ne verrebbero chiamati responsabili. Marghiloman aggiunge che Bratianu non deve immaginarsi di poter fare il Pasié evacuando successivamente l'Oltenia, la Valacchia e la Moldavia per poi trasportare il Governo in Russia: Governo non lo seguirà e provvederà da se alla propna sorte.

È evidente l'intenzione minacciosa di questo linguaggio che Marghiloman ha tenuto espressamente allo scopo che fosse ripetuto al Sovrano. Egli però ha ottenuto un risultato contrario a quello che si attendeva: Sua Maestà ha cominciato col rimandare udienza a dopo l'esito della malattia del Principe Mircea. Ha poi detto che si propone dirgli quando lo riceverà che se vuole esercitare un'azione sulla politica del paese non ha da fare altro che da entrare nel Gabinetto ove Sua Maestà si impegna farlo ammettere. In quanto alla guerra, Sua Maestà capisce bene che Marghiloman vuole una pace separata ma egli vuole rimanere fedele agli alleati, nel cui trionfo ha sempre piena fiducia.

V. E. vorrà constatare che questo linguaggio del Sovrano conferma le mie previsioni. Del resto Re Ferdinando è soddisfatto del miglioramento verificatosi nell'andamento delle operazioni militari e della promessa fattagli dalla Russia, ed in corso di esecuzione, di mandare qui dieci corpi d'armata.

638

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2442/s. N. Parigi, 31 ottobre 1916, ore 15,05 (per. ore 19,45).

Ho comunicato a Briand mie dimissioni. Dopo vive espressioni rammarico mi ha chiesto nome successore. Ho risposto sarà noto tra qualche giorno.

639 IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2440/117. Corfù, 31 ottobre 1916, ore 20 (per. ore 24).

Presidente del Consiglio mi chiede di comunicare a V. E. che, di fronte alle difficoltà che Governo serbo ha qui per rimanere in costante contatto col Principe Reggente e coll'esercito, avrebbe deciso trasferirsi al Pireo o a Faleri, sempre che il Governo del Re e gli altri tre Governi alleati non vi abbiano obiezioni. Pàsié osserva che la nuova residenza offrirebbe uguale sicurezza militare e anche facilità di contatto coll'Europa, ciò che non poteva dirsi per Volo per tale ragione escluso. Identica comunicazione è stata fatta oggi ai rappresentanti di Gran Bretagna, Francia e Russia. Credo che il Governo serbo, che spera partire entro un mese circa, avrebbe intenzione di fare al Governo ellenico una semplice notifica della decisione presa.

640

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1687. Roma, 31 ottobre 1916, ore 22.

(Solo Londra) -Apprezzando le considerazioni svolte da V. E. nel suo telegramma n. 408 (1), La autorizzo a

(Meno Londra) -Prego V. E.

(Per tutti) -modificare nel seguente modo memorandum n. 2 allegato a mio telegramma per corriere n. 1648 (2). Alla pagina 6 sostituire, al brano che comincia « Le Gouvernament Royal donnera de bon gré, ecc. » il brano seguente: « Pour pouvoir se rendre compte de la portée du dit n. 10, en relation aux intérets et aux droits de l'Italie, le Gouvernement Royal aimerait connaitre si Ies Gouvernements Anglais et Français considèrent Ies iles de la cote

orientale arabe comme faisant partie du territoire assigné à l'Etat musulman indépendant.

Dans cette question comme dans toutes les autres concernant aussi l'Afrique, qui devront etre réglées par un accord mutue!, le Gouvernement Royal est surtout désireux d'établir, ecc.» ripr;mdendo i due ultimi periodi del promemoria sino alla fine. A maggiore dilucidazione di quanto è detto nel telegramma n. 1648, informo che i due memorandum redatti in lingua francese dovranno

(Solo Parigi Pietrogrado) -a suo tempo

(Per tutti) -essere consegnati a codesto Governo non così le due memorie A e B che serviranno unicamente a V. E. dandole elementi per le sue argomentazioni verbali.

(2\ Cfr. n. 598.

(l) Cfr. n. 630.

641

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. PER CORRIERE 2488/413. Londra, 31 ottobre 1916 (per. il 5 novembre).

L'antico collega Bottaro Costa qui residente da più di un anno, venne ieri a vedermi e mi comunicò seguenti informazioni che, diceva, vanno considerate come sicure, perchè risultanti da confidenze fattegli, corroborate pure da documenti mostratigli da autorevole persona neutra con disposizioni favorevoli agli alleati: «La Germania sta più che mai intensificando azione per allet... tare Russia a concludere pace separata. Partendo dal concetto che più o meno imminente conquista totale della Dobrugia sbarrerà alla Russia porte di Costantinopoli, Governo germanico offre all'Impero:

lo -evacuazione totale della Polonia;

2° soluzione della questione degli stretti in senso favorevole alle aspirazioni della Russia, la quale potrebbe mantenere a Costantinopoli una Commissione permanente esclusivamente sua, per sovrintendere alla regolare esecuzione dell'impegno eventualmente assunto dalla Turchia;

3° -protettorato religioso su tutti gli ortodossi dell'Impero Ottomano. Dal canto suo Germania stabilirebbe a Costantinopoli un'altra sua Commissione permanente per sovrintendere alle quistioni amministrative e finanziarie dell'Impero Ottomano. Kuhlmann è stato incaricato di presentare il progetto al Governo di Costantinopoli e di adoperarsi per fargli trangugiare la pillola con opportuni argomenti sul ben inteso interesse Impero e con larghe promesse di estensioni territoriali in Asia ed in Africa a spese degli alleati». Queste informazioni confermano, con maggiori particolari notizia già datami da Hardinge (mio telegramma gabinetto n. 397 (l). A prescindere da serie considerazioni di moralità e di lealtà politica, l'impossibilità in cui Germania travasi di offrire alla Russa realizzazione completa delle sue aspirazioni secolari, già garantitele invece dalla Francia e dall'Inghilterra, dovrebbe far ritenere poco verosimile accettazione da parte della Russia di simili offerte e ciò anche per considerazioni di politica interna. Miliukov difatti al suo passaggio qui ebbe a dire a persona molto seria, che me lo narrava confidenzialmente giorni fa, il risultato di questa guerra per la Russia non poter essere che uno solo: Costantinopoli. Se alla fine della guerra tale risultato non fosse conseguito, o se il Governo russo concludesse pace 'prima di averlo raggiunto egli, Miliukov, dava come sicurissimo scoppio di una terribile rivoluzione che travolgerebbe indubbiamente trono. Colgo l'occasione per aggiungere, in risposta alla domanda rivoltami da

V. E. nel suo telegramma gabinetto n. 1648 (2), essere mia convinzione che malgrado pesante sacrificio accettato obtorto collo e malgrado prevedibili aspre

recriminazioni di una parte non trascurabile della pubblica opinione, il Governo britannico manterrà scrupolosamente in qualunque caso impegno preso, quando beninteso Russia, dal canto suo, osservi i patti giurati continuando guerra fino a pace vittoriosa. In caso contrario, come ebbe a dirmi Grey, quando mi comunicò i documenti relativi all'accordo per Costantinopoli, tutto andrebbe a monte e l'Inghilterra pubblicherebbe immediatamente gli accordi intervenuti dai quali la nazione russa potrebbe trarre le debite conclusioni.

Per quanto concerne personalmente Kuhlmann desidero ricordare essere egli stato sempre convinto che una pace separata tra Germania e Russia a spese dell'Austria-Ungheria era presto o tardi un fatto non solo possibile ma anche probabile. Tale sua convinzione, come io ebbi a suo tempo a riferire, Kuhlmann manifestò con enfasi al suo amico sir William Tyrrell allora Capo di Gabinetto di Grey nel prendere commiato da lui dopo la dichiarazione di guerra.

(l) -Cfr. n. 590. (2) -Cfr. n. 598.
642

IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, GASPARRI, AL DIRETTORE GENERALE DEL FONDO PER IL CULTO, MONTI (l)

L. S.N. Vaticano, 31 ottobre 1916.

Il Santo Padre mi ha passato l'esposto rimessoGli da Lei insieme ad una sua lettera. Con esso il Governo ha inteso spiegare il suo atteggiamento circa alcuni fatti, fra i molti che avrebbero potuto citarsi, i quali io avevo giudicato opportuno segnalare alla sua attenzione, come indizio di una levata di scudi anticlericale. Riconosco con piacere che l'esposto, sempre corretto e gentile, è anche spesso giustificativo. La prego porgerne i miei ringraziamenti a chi di dovere.

Ma ora, signor barone, come le dissi ieri, si tratta di ben altro. Dopo il discorso dell'an. Bissolati, Ministro di Stato, pronunziato dinanzi a tutto un popolo ed in presenza di altro Ministro che vi ha aderito, lodato dalla stampa massonica e governativa (vedasi il Giornale d'Italia di ieri sera) abbiamo una aperta dichiarazione dello stesso Governo che ha tutto il sapore di una dichiarazione di guerra. Non ho bisogno di dirle che il Santo Padre ne è afflittissimo; e si domanda con ansia: dove si vuole andare? Cosa curiosa e degna di riflessione! Mentre la Francia e l'Inghilterra si guardano bene di offendere o permettere che si offenda il sentimento religioso cattolico, ed anzi procurano di attrarlo all'Intesa o almeno di neutralizzarlo là dove lo ritengono per avventura contrario, in Italia, centro del Cattolicismo e Sede del Sommo Pontefice, si agisce in modo diametralmente opposto. La Santa Sede nel conflitto italaaustriaco nulla ha fatto o detto contro l'Italia; anzi, per quanto la sua assoluta imparzialità glielo permetteva, ha procurato favorirla e giovarla in varii modi; ed a questo imparziale, benevolo atteggiamento la stampa massonica

governativa risponde con continui attacchi od insinuazioni malevole, ed il Governo con dichiarazioni od atti che provocano proteste, che la S. Sede si sarebbe risparmiate molto volentieri, e finalmente con un discorso in cui si insultano la religione, il Papa, i cattolici d'Italia in termini da tribuna piazzaiuolo, assurdi, calunniosi, ingiuriosi. Naturalmente i cattolici di tutto il mondo non potranno non apprezzare se questa è buona politica... se questo non è un reato contro la religione... se questo non può determinare una reazione dello spirito pubblico capace di diminuire la concordia nazionale... (Vedi Decreto del 23 maggio 1915).

(l) Da ACS, Carte Boselli.

643

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2454/94. Stoccolma, 1° novembre 1916, ore 17,10 (per. ore 2,05 del 2).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto in via confidenziale che alcuni giorni fa egli aveva chiesto al Ministro di Germania per quale ragione Governo tedesco procedesse così bruscamente con la Norvegia. Avantieri Ministro di Germania si recò a comunicargli che l'attitudine del suo Governo era determinata dalla convinzione che nella questione del regime dei sottomarini Governo norvegese avesse ceduto alle pressioni inglesi. Il Ministro degli Affari Esteri ha replicato che il Governo Imperiale era in errore e gli ha riferito quanto era avvenuto alla Conferenza di Cristiania (vedi mio telegramma gabinetto n. 89) (1), aggiungendo che la Svezia non sarebbe rimasta indifferente al conflitto tedesco-norvegese. Mi è stato anche riferito da fonte attendibile che il Governo norvegese prima di emanare la nuova ordinanza sui sottomarini avrebbe consultato quello svedese che l'avrebbe approvata.

Certo qua in tutti gli ambienti si desidera di vedere appianato il conflitto tedesco-norvegese e si è pronti ad interporre buoni uffici a tal fine. Se il conflitto si acuisse la grandissima maggioranza dell'opinione pubblica ed i circoli ufficiali starebbero moralmente dalla parte della Norvegia, ma attualmente mi sembra difficile che l'appoggio possa prendere forma più concreta.

644

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2455/95 Stoccolma, 1° novembre 1916, ore 17,10 (per. ore 1,40 del 2).

I delegati svedesi per le trattative commerciali coll'Inghilterra sono partiti iersera per Londra. Fino a quattro ore prima della loro partenza essi erano in conflitto con Hammarskjold il quale voleva includere nelle istruzioni qualche

cosa che essi non ritenevano accettabile e che probabilmente si riferiva alle esportazioni dei prodotti svedesi per cui Presidente del Consiglio non vorrebbe accettare nessuna limitazione. All'ultima ora Hammarskjoold ha ceduto in seguito all'intervento personale del Re, il quale, avendo incontrato ieri mattina Ministro d'Inghilterra a corte in occasione della nascita del figlio del Principe Ereditario, gli ha detto di tenere molto che i delegati partissero e che le trattative giungano a buon risultato.

Ancora una volta la crisi ministeriale è momentaneamente scongiurata, mentre i dissensi nel Gabinetto persistono, ciò che non faciliterà i negoziati e necessariamente ispirerà una certa riserva nel Gabinetto di Londra. Re Gustavo e Wallenberg sembrano volere sempre arrivare ad una intesa coll'Inghilterra senza separarsi da Hammarskjèild, ciò che è illogico se non materialmente impossibile.

Siccome il ritiro di Hammarskjold provocherà certamente in Germania del malumore che potrebbe prendere qualche forma violenta come succede per la Norvegia, sarebbe desiderabile che esso si producesse in questo momento in cui i due Stati della penisola scandinava si troverebbero uniti per resistere alla prepotenza tedesca.

(l) Cfr. n. 620.

645

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 2451/415. Londra, 1° novembre 1916, ore 22,25 (per. ore 4 del 2).

Informazioni indirette mi farebbero supporre che, tra le verosimili obiezioni che potrebbero incontrare le nostre domande di assegnazione di Adana, potrebbe esservi anche l'opposizione degli armeni alla distrazione di quella città, da loro reclamata dallo Stato armeno più o meno autonomo che pare si vagheggerebbe di costituire, non saprei se congiunto o separato da quello siriaco, nella zona azzurra sotto una forma o l'altra di protettorato o di predominanza effettiva francese.

In base a queste informazioni che riterrei attendibili giudicherà V. E. circa la convenienza di modificare il nostro promemoria in italiano su Adana da me al pari di quello su Konia non consegnato giusta i suoi ordini.

Per quanto ho potuto comprendere, sulle intenzioni del Governo francese non si possiedono esatte informazioni qui, dove però la costituzione dello Stato armeno incontrerebbe favore, mentre si nutrirebbe qualche dubbio sulla capacità francese di esercitare dominio diretto su regioni arabe ed armene. Gli accordi del resto, causa lo Sceriffo, furono conclusi in tale furia che molti punti importanti furono lasciati in sospeso od appena adombrati (1).

(l) Ritraamesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1693 del 2 novembre, ore 20.

646

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2453/418. Londra, 1° novembre 1916, ore 22,45 (per. ore 5,40 del 2).

Senza perdita di tempo ho oggi consegnato a Grey i memorandum l e 2 coi testuali emendamenti nel secondo da V. E. ordinati col suo telegramma gabinetto n. 1687 (l).

Ho fatto presente a Grey il valore ed importanza della novella prova di stima e di fiducia personale datagli da V. E. con la preliminare comunicazione. Ho in pari tempo osservato che i due documenti rimessigli sono per il loro [peso] e la estrema loro moderazione e ragionevolezza degni della massima considerazione ed apprezzamento suoi e degli altri due alleati. Il memorandum n. l viene autorevolmente a confermare le osservazioni e considerazioni già ripetutamente e diffusamente da me svolte in precedenti colloqui. Nulla avevo quindi da aggiungere all'infuori dell'affermazione della mia fiducia nella rettitudine e jairness da lui finora in varie occasioni dimostrate le quali confidavo lo indurranno questa volta più che mai ad adoperarsi strenuamente perché questa questione altrettanto spiegata quanto di primaria importanza e per il presente e per il futuro, abbia quell'equa e soddisfacente soluzione che abbiamo ogni diritto di aspettarci.

Grey mi ha pregato anzitutto di ringraziare vivamente V. E. per il Suo cortese pensiero da lui sinceramente apprezzato. I documenti rimessigli esaminerà con massimo interesse. Non poteva esprimere parere in merito, vista l'estrema delicatezza della sua posizione verso gli alleati, la quale non gli permetterebbe, senza previo scambio d'idee con essi, di assumere per conto proprio impegni implicanti mutamenti di soluzione già accettata dal Governo britannico. Sul suo vivo desiderio di vedere anche questa questione risoluta in pieno accordo fra i quattro alleati non era mestieri egli insistesse.

Ho risposto che, rendendomi ben conto della delicatezza della sua posizione, non gli chiedevo di pronunziarsi nè di farmi dichiarazioni impegnative circa il modo e la forma colla quale si esplichi la sua azione in senso favorevole a noi. Contavo però sinceramente che tale azione non mancherebbe e sarebbe calda ed efficace. Gli ho dato poi sommaria nozione del contenuto del memorandum n. 2. Ha ascoltato attentamente, non ha sollevato alcuna obiezione, in due punti anzi Palestina e Cipro mi è sembrato assentisse. Circa la comunicazione agli altri alleati Grey concorda con V. E. nel considerare utile affrettarla per permettergli d'entrare in negoziati con essi subito ed iniziare discussioni per poter addivenire alla conclusione dell'accordo generale.

Conoscendo per esperienza il carattere di Grey, ho creduto preferibile non rivolgergli troppe insistenti pressioni, che sarebbero del resto state inutili, per spingerlo a pronunziarsi prematuramente e a darmi formale affidamento circa suo intervento presso il Governo francese, esperienza avendomi insegnato che con lui le soverchie insistenze fanno più male che bene, mentre quando lo

si iascia iibero di agire a modo suo egli fa anche più di quanto promette. Scopo del colloquio odierno era del resto non altro che la formale definitiva e particolareggiata presentazione di domande, di cui la principale gli era già nota, con conforto di argomenti e considerazioni già da mesi sviluppate a sazietà. Per quanto concerne la comunicazione a Parigi e Pietrogrado mi sembra, dopo quanto mi ha detto Grey, che essa possa ormai avere luogo subito. Prego V. E. quindi avvertirmi delle istruzioni da Lei al riguardo impartite a Parigi e Pietrogrado perché io possa a mia volta autorizzare Grey a parlarne con Cambon e Benckendorff. Visto ritardo dell'arrivo dei documenti a Pietrogrado lascio

V. E. giudicare dell'opportunità o meno che io, spiegandogliene le ragioni, comunichi a Benckendorff i due precitati memorandum in attesa che Carlotti sia in grado di presentarli al Governo russo. In tal modo si entrerebbe subito in materia con il Governo francese col quale le trattative presentano maggiori e più serie difficoltà (l).

(l) Cfr. n. 640.

647

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2458/118. Copenaghen, 2 novembre 1916, ore 13,15 (per. ore 17,25).

Telegramma di V. E. n. 1683 sottonumero 9 (2).

Questi circoli diplomatici e governativi considerano con calma il conflitto tedesco-norvegese, ritenendo probabile una soluzione amichevole. Anche questo Ministro di Norvegia si mostra tranquillo e fidente. Ministro degli Affari Esteri mi disse iersera che il conflitto era più che altro dovuto all'impressione tedesca che la Norvegia non nutrisse sentimenti amichevoli per la Germania e soggiacesse sempre più al controllo inglese mentre la condotta della Norvegia era dovuta ad impellenti necessità del suo commercio. Egli confida pure in una

soluzione amichevole e l'augura non solo per la Norvegia ma anche nell'interesse di tutta la Scandinavia. Direttore degli Affari Politici mi disse che forse una base di intesa si troverebbe in qualche concessione riguardo la navigazione dei sottomarini commerciali nelle acque territoriali norvegesi.

648 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1694. Roma, 2 novembre 1916, ore 18.

(Meno Londra) -R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «Senza perdita di tempo... » (come nel telegramma n. 2453/418 (3). Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Solo Londra) -Telegramma di V. E. n. 418.

(-3) Cfr. n. 646.

(Per tutti) -Concordo nella proposta di V. E.; incarico Tittoni presentare

documenti a Parigi; autorizzo V. E. darne comunicazione a Benckendorff.

(Solo Parigi) -Prego V. E. agire in conformità di quanto precede.

(Solo Pietrogrado) -Prego V. E. intrattenere cotesto Governo in corrispon

denza a quanto precede (1).

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 648. (2) -Cfr. n. 632, nota l.
649

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO

T. GAB. 1695. Roma, 2 novembre 1916, ore 21.

(Solo Parigi e Londra) -R. Ministro ad Addis Abeba telegrafa quanto segue: «N. 390 -28 ottobre -Ieri dopo sanguinoso combattimento durato dal mattino alle quattro pomeridiane esercito scioano ha completamente sconfitto esercito Negus Micael; Negus è prigioniero colla maggior parte dei superstiti. Ligg Jasu non era presente alla battaglia trovandosi con pochi seguaci nel deserto Dankalia.

Ogni possibile opposizione al nuovo Governo è scomparsa». Ho telegrafato al R. Ministro in Addis Abeba quanto segue:

(Solo Governo Asmara) -Per Colli.

(Per tutti) -In vista di quanto Ella riferisce col Suo telegramma n. 390, La autorizzo a riconoscere nuovo Governo etiopico se egualmente lo riconosceranno i Suoi colleghi di Francia e di Inghilterra. Prego telegrafarmi forma del riconoscimento quando esso sarà avvenuto (2).

650

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2460/419. Londra, 2 novembre 1916, ore 21,53 (per. ore 3,55 del 3).

Dichiarazione di Cecil alla Camera circa la decisione delle potenze riconoscimento Venizelos come Governo «di fatto>> hanno prodotto generale sfavorevole impressione di cui si scorge traccia nel linguaggio dei principali giornali. Eccettuati Times e Daily Telegraph, rimasti finora silenziosi, tutti gli altri senza distinzione di partito rimproverano aspramente al Governo di aver abbandonato Venizelos, fido amico, per sostenere sul trono Re Costantino, dimostratosi in ogni circostanza strenuo partigiano della Germania ed osservano che la que

33 --Doeurnenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

stione involge l'onore britannico. Nor1 mancano nelle conversazioni private mormorii accentuati per pretese segrete influenze intervenute a favore Re di Grecia.

(l) -Imperiali rispose con t. gab. 2472/422 del 4 novembre quanto segue: «Benckendorff cui ho stamane spiegandogliene il motivo, consegnati noti memorandum nn. l e 2 mi ha ringraziato per cortese pensiero di V.E e ne ha informato per talegrafo 11 suo Governo>>. (2) -Per la risposta di Colli cfr. n. 708.
651

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. s.N. [Roma], 2 novembre 1916, ore ...

Lettera di V. E. n. 2902 G. (2).

Poiché non ci è possibile conversare a voce coll'E. V. intorno alla situazione politica non siamo in grado di risponderle in modo preciso e definitivo. In massima non siamo contrari ad un maggiore invio di truppe nei Balcani per partecipare ad un comune maggiore sforzo degli alleati. Ma dovrebbero verificarsi tutte le ipotesi favorevoli che l'E. V. espone.

Per quanto riguarda le condizioni e le previsioni della nostra forza militare valgono la competenza e la responsabilità dell'E. V. Occorre però conoscere e stabilire ciò che gli altri alleati effettivamente potranno fare e faranno, sia come destinazione di nuove forze, sia come mantenimento costante della loro efficienza.

Un comando unico affidato all'attuale comandante supremo francese, generale Sarrail, ingenera gravi dubbiezze.

L'ipotesi di un eventuale aiuto di eserciti alleati in Italia non si presenta come desiderabile e meglio vale evitarne la necessità. Soprattutto emerge la considerazione della nostra guerra offensiva e difensiva rispetto specialmente alle eventualità probabili del domani qualunque siano le sorti della guerra balcanica.

Occorre accertarsi che la Russia anche ponendosi sulla difensiva su tutto il proprio fronte possa realmente fare quel maggiore sforzo che V. E. presuppone come condizione ad un'azione efficace comune, e ciò anche prima di essere maggiormente rifornita di armi e munizioni; rifornimento che data la stagione invernale sembrerebbe richiedere già aperta quella libera comunicazione a traverso i Balcani, il conseguimento della quale costituisce appunto uno dei principali scopi della nuova desiderata impresa contro Macedonia, Tracia e Bulgaria.

Occorre inoltre accertarsi che gli Imperi centrali, mettendosi essi pure dappertutto altrove sulla difensiva, non possano fare, contemporaneamente alla resistenza contro l'attacco degli alleati nei Balcani e malgrado questo attacco

o all'immediata vigilia di esso, una nuova offensiva di grande stile contro di noi, specialmente nel Trentina e forse anche dal lato svizzero.

Dato tutto ciò, non possedendo ora sufficienti elementi per determinare gli impegni che il nostro governo possa assumere, preghiamo l'E. V. che, parte

cipando alla riunione di Chantilly o nelle conversazioni con Joffre, voglia prima di stringere accordi definitivi riservarsi di riferirne al governo per deciderne in comune.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 63. (2) -Cfr. n. 636.
652

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2485/430. Bucarest, 3 novembre 1916, ore 19,45 (per. ore 14,30 del 5).

Ministri di Francia e di Inghilterra mi comunicano di aver ricevuto istruzioni di invitare il Governo romeno ad associarsi alle misure economiche decise dall'Intesa contro i suoi nemici per la durata della guerra ed anche per dopo la pace. Essi mi chiedono di associarmi a questo passo. Ho risposto che avrei domandato istruzioni non sapendone nulla. Ministro di Russia pur dichiarandosi disposto ad appoggiare officiosamente il passo di cui si tratta ha osservato di non poter fare in proposito per ora alcuna comunicazione scritta perchè suo Governo non ha ancora ratificato le misure economiche in questione. Ministro di Francia ritiene che sia questo il momento di cercare di forzare la mano al Governo romeno in vista delle domande che questi si propone di fare alla conferenza che si terrà in Francia il 15 corrente per prendere delle decisioni circa la campagna di primavera. A tale conferenza lo Stato Maggiore romeno sarà rappresentato dal tenente colonnello Rascano che era finora Capo dell'Ufficio operazioni di questo Quar~iere Generale e principale collaboratore del generale Iliesco. Scopo vero di tale destinazione è quello di... (l) il generale (2).

653

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, E PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA (3)

T. GAB. 1702. Roma, 3 novembre 1916, ore 22.

Giers mi riferiva del desiderio del Governo serbo di trasferirsi in Grecia, sia al Pireo, sia a Faleri, sia a Volo. Il Governo francese avrebbe, a quanto mi ha aggiunto confidenzialmente, obiezioni pel Pireo e per Faleri, meno per Volo; ma preferirebbe che restasse a Corfù finchè non possa prendere sede in qualche città appartenente al territorio già serbo.

(l) -Gruppo lndeclfrato. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 666. (3) -Ed in SoNNINO, Diario, cit., pp. 62-63.
654

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1703. Roma, 3 novembre 1916, ore 22.

Barrère mi comunicava che le nuove truppe da mandarsi a Salonicco tra inglesi e francesi sommavano a 90 mila uomini; che si meditava di mandare le truppe francesi a traverso l'Italia a Brindisi e di là a Patrasso. Che però per l'insufficienza di mezzi di trasporto tra Patrasso e Atene dove si avrebbero dovuto trasbordare per proseguire fino a Salonicco, si pensava di utilizzare possibilmente anche la strada rotabile che mette a Monastir a traverso Coritza partendo da Santi Quaranta, sbarcando in questo porto. Mi chiedeva se la strada di Santi Quaranta era in buono stato carrozzabile.

Ho risposto che su ciò occorreva informarsi al Ministero della Guerra e sentire il Comando Supremo. Che a me pareva più sicuro e rapido lo sbarco al Pireo, col passaggio in ferrovia fino a Salonicco.

(Solo Cadorna) -Aggiungo per V. E. che riterrei consigliabile evitare lo sbarco a Santi Quaranta.

655

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1704. Roma, 3 novembre 1916, ore 22.

Giers mi riferiva, a proposito dei lamenti del Re Costantino per l'invasione di Ekaterini per parte dei soldati venizelisti malgrado la presenza ivi delle truppe reali, che Demidov suggeriva la determinazione di una zona neutrale tra i territori occupati dalle truppe reali e quelli occupati dai venizelisti.

Ho risposto che ciò mi pareva superfluo, importando pure non lievi difficoltà pratiche e trattative incresciose e lunghe per la fissazione di tali zone. Ritenevo sufficiente il premere che facessero gli alleati sopra Venizelos perché tenesse lontano le sue milizie da tutti quei paesi dove si trovassero le truppe reali.

Giers mi narrava che il Re, a chi gli chiedeva di lasciare libera la strada rotabile da Premeti a Coritza pel passaggio degli italiani o delle armi degli alleati anche nel tratto a gomito dove detta strada entrava nel vecchio territorio greco, aveva risposto che egli avrebbe potuto concederlo se gl'italiani con

sentissero a lasciare nell'Epiro settentrionale da loro occupato qualche distaccamento greco e ciò per impedire che vi subentrassero le milizie venizeliste. Ho osservato che nella parte dell'Epiro occupata dagli italiani non c'era da temere l'invasione venizelista, anche senza la presenza delle truppe reali.

(l) Ed. in SONNINO, DiariO, Cit., p. 62.

656

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1705. Roma, 3 novembre 1916, ore 22.

Barrère avendomi parlato dei lamenti del Re Costantino intorno alla collisione tra i suoi euzoni e le milizie venizeliste a Ekaterini, lamenti da lui criticati con una certa asprezza, ho osservato che vi era per noi ogni interesse di evitare possibilmente qualsiasi conflitto tra realisti e venizelisti, e ciò in primo luogo perché la desiderata azione guertesca dei venizelisti contro i bulgari non si trasformasse puramente in una azione di guerra civile greca, con nessun beneficio per la causa degli alleati; e in secondo luogo perché ogni conflitto di tal genere avrebbe praticamente ostacolato ogni serio rinforzo delle milizie venizeliste, impedendo specialmente il passaggio degli ufficiali e graduati dall'esercito reale a quello rivoluzionario; e ciò mentre era notorio che la scarsezza dei quadri costituiva oggi la grande mancanza dell'esercito nazionale venizelista.

657

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1706. Roma, 3 novembre 1916, ore 22.

Giers mi chiedeva per conto di Sti.i.rmer se, per riparare agli attuali inconvenienti del costante ritardo nelle risoluzioni dei Governi alleati intorno alle cose greche, ritardo che spesso rendeva inutili e ineseguibili le risoluzioni stesse non ritenevo opportuno che si dessero ai rappresentanti degli alleati in Atene ampie facoltà di decidere le varie questioni secondo le direttive generali dei rispettivi Governi e senza previa consultazione di questi volta per volta.

Ho risposto che approvavo che i Governi dessero, ciascuno per conto proprio, più larghe facoltà di pronta decisione ai rispettivi singoli rappresentanti in Atene; ma vedevo qualche inconveniente a che questa misura prendesse un qualsiasi carattere collettivo ed ufficiale in modo da costituire laggiù quasi un quadrumvirato che avesse l'aria di voler governare il Paese; ciò anche per un riguardo al Re Costantino.

(l) Ed. !n SONNINO, Diario, c!t., p. 63.

(2) Ibidem, pp. 61-62.

658

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2482/510. Pietrogrado, 4 novembre 1916, ore 11,12 (per. ore 21,30).

Neratov mi ha detto che Russia non intende differenziarsi dagli alleati nel rispondere al messaggio dello Sceriffo della Mecca (l) e perciò attende di conoscere l'Intesa che verrà concertata in proposito fra Londra, Parigi, Roma. Russia ha rispetto a tale questione una semplice Intesa generica con la Francia e l'Inghilterra analoga a quella dell'Italia relativamente all'indipendenza del futuro Regno arabo, ma nulla più. Conviene pertanto attendere qualche cosa di più concreto. In principio Russia non ha però obiezioni al riconoscimento di Hussein. Col mio telegramma gabinetto n. 497 (2) ho già manifestato a V. E. il subordinato parere che non sia di pregiudizio ai nostri interessi l'esistenza dei Luoghi Santi purché ci siano assicurate determinate garanzie. Non so se il momento sia propizio per attenerlo e mi domando d'altro canto se sulla unica base del telegramma di Abdullah (il quale fra l'altro non parla che di riconoscimento della Nazione araba) si debba affrettarsi a riconoscere Hussein quale Sovrano senza ulteriori indicazioni circa i limiti territoriali del nuovo Regno, circa il modo nel quale esso verrà costituito e circa l'esercizio del potere di Califfo, qualità che Hussein si é già da tempo attribuita.

659

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2474/438. Atene, 4 novembre 1916, ore 16,50 (per. ore 1,50 del 5).

Dopo un soggiorno a Salonicco, in cui si è abboccato con Venizelos e col Ministro della Guerra francese, è qui tornato il deputato francese Benajet Relatore del Bilancio guerra di che miei telegrammi nn. 421 (3) e 426 (4).

Oggi vedrà Re Costantino. Sembra egli si sia imposta la missione di riconciliare Venizelos col Re Costantino. Che entro certi limiti vi riuscirà io lo credo. Questa missione è una ulteriore prova della attività politica della Francia qui. Francia non vuole lasciar decadere Grecia. Quando le questioni mediterranee dovranno ricevere la loro soluzione essa vuole che la Grecia, nelle sue mani, rappresenti un elemento attivo ed efficiente per contrastare le aspirazioni italiane e russe. Questa tendenza risulta chiaramente da quanto odo e vedo qui da mesi. Essa merita la più costante e sostenuta attenzione da parte nostra.

(l) -Cfr. n. 628. (2) -Cfr. n. 611. (3) -T. gab. 2387/421 del 25 ottobre, ore 17,35, non pubblicato. (4) -Cfr. n. 616.
660

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2480/118. Corfù, 4 novembre 1916, ore 19 (per. ore 0,25 del 5).

Telegramma di V. E. n. 1702 (l).

Governo francese si è all'ultimo momento dichiarato contrario ad una città della vecchia Grecia e trova che, se il Governo serbo trova necessario avvicinarsi, potrebbe stabilirsi a Salonicco. Ministro di Francia comunicandomi ciò mi ha aggiunto che Pasié se ne è mostrato dolente e si è riservato di studiare la questione col Consiglio dei Ministri. Ministro di Francia condivide mia impressione che Pasié dovrà avvicinarsi in modo permanente al Principe Reggente che qui non si ama lasciare più oltre solo coll'esercito. Non ho visto Pasié ma gli altri Ministri serbi con cui ho parlato concordano nel dichiarare impossibile di continuare la sede del Governo qui, pur riconoscendo gravissimi inconvenienti che avrebbe Salonicco.

661

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2481/232. Parigi, 4 novembre 1916, ore 20,35 (per. ore 2,35 del 5).

Briand mi ha detto che Cadorna deve incontrarsi in questi giorni con Joffre al confine francese. Briand teme che questa visita anticipata di Cadorna significhi che egli non verrà il giorno 15 a Parigi pel grande convegno di tutti Capi Militari.

Briand terrebbe molto che Cadorna vi assistesse data la speciale importanza del convegno. Joffre insisterà molto presso Cadorna in questo senso. Briand mi ha detto poi che Grey vorrebbe che la riunione militare del 15 fosse preceduta il 14 da una riunione a Parigi dei rappresentanti degli alleati. Briand è favorevolissimo alla proposta di Grey e mi ha pregato appoggiarla presso V. E.

662

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2471/233. Parigi, 4 novembre 1916, ore 20,35 (per. ore 1,50 del 5).

Telegramma di V. E. n. 1685 (2). La costituzione di uno Stato arabo essendo iniziativa inglese, Governo francese chiese a Londra il modo di vedere circa eventuale risposta alla notifica

V. -E. telegrafarmi atteggiamento di codesto governo in relazione a quanto è detto nel telegramma su citato e termini dell'eventuale risposta».

dello Sceriffo Abdullah (l) Margerie mi ha detto sembrargli prematuro riconoscere nuovo Stato e che si potrebbe rispondere con una comunicazione verbale.

(l) -Cfr. n. 653. (2) -Con t. gab. 1685 del 31 ottobre, ore 20,30, Sonnino aveva chiesto agli ambasciatori a Londra, Parigi e Pietrogrado quanto segue: «Mio telegramma 1684 (cfr. n. 628, nota 1). Prego
663

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 2484/420. Londra, 4 novembre 1916, ore 22,25 (per. ore 4,50 del 5).

Telegramma di V. E. n. 1694 (2).

Prevenni ieri Grey delle istruzioni impartite a Tittoni e della comunicazione che contavo di fare oggi a Benckendorff. Segretario di Stato ha espresso compiacimento per essere così posto in grado di iniziare subito conversazioni con Parigi e Pietrogrado. Ho colto l'occasione per chiedergli schiarimenti sui quattro punti indicati nel telegramma di V. E. gabinetto n. 1648 (3).

lo -Alla parola ailleurs va dato un significato generico e non specificatamente determinato. Eccone l'origine da Grey in segreto confidatami. Al momento della conclusione dell'accordo per Costantinopoli era ancora al potere il Gabinetto omogeneo liberale, il quale non credette poter addivenire ad una decisione involgente fondamentali mutamenti nella politica tradizionale britannica senza assicurarsi del previo consenso dei capi dell'opposizione che vennero all'uopo convocati. Nel corso della discussione uno di quei signori fece osservare che se la fortuna avesse favorito la spedizione Dardanelli allora in corso e occupata Costantinopoli fosse stata consegnata alla Russia, poteva pure darsi che Russia, conseguito il suo scopo precipuo, avesse ad un dato momento a concludere pace separata senza attendere la com~ne vittoria finale e la realizzazione delle aspirazioni francesi in Alsazia-Lorena. A vincolare pertanto maggiormente la Russia si ritenne opportuno aggiungere la precitata parola.

2° -Parola obtain ha significato chiaro risultante dal testo e cioè che qualora gli arabi riescano a costituire il noto Regno o federazione indipendente, le quattro città specificate dovranno farne parte.

3° -Ulteriore accordo con la Francia previsto articolo 10 dell'Intesa anglofrancese non è stato concluso nè di quel punto si è più discorso. I documenti comunicatici contengono del resto tutti gli accordi stipulati circa Asia Minore fra i tre alleati.

4° -Grey credeva ricordare che lo scambio di note anglo-russo, di cui al penultimo paragrafo della nota inglese, fosse già avvenuto e si trovasse compreso nei documenti comunicatici. Avendo io osservato che non era inserito, ha detto che avrebbe interrogato il dipartimento competente e, se lo scambio di note è avvenuto, ci avrebbe comunicato il testo. Si tratterebbe co

munque di un documento meramente formale destinato a far constatare l'adesione del Governo britannico all'accordo anglo-russo. Grey mi ha da ultimo prevenuto che da qualche tempo il Governo russo manifesta il desiderio di veder pubblicato l'accordo per Costantinopoli. Governo britannico non sarebbe in massima contrario perché ritiene che, salvo la prevedibile innocua agitazione del noto gruppo radicale, l'opinione pubblica andatasi oramai gradatamento abituando alla prospettiva di Costantinopoli russa, accetterebbe senza seria opposizione. Qualche esitazione esiste tuttora piuttosto per l'effetto sui musulmani in India. Considerasi però che a dissipare l'eventuale sfavorevole impressione efficacemente contribuirebbe la pubblicazione e diffusione contemporanea di una nuova dichiarazione ricordante l'ampia garanzia dell'integrità dell'Impero Ottomano a suo tempo data dall'Inghilterra a nome Francia e Russia alla Turchia qualora avesse mantenuto la neutralità. Pubblicazione accordo tuttavia non incontra per ora almeno il favore del Governo francese. Ho osservato per mio conto che, dal momento che sono iniziate trattative con noi, mi pareva comunque consigliabile attendere la conclusione del quadruplice accordo prima di discorrere di siffatta pubblicazione che non mancherebbe certamente di produrre in Italia grande sensazione, provocando verosimilmente alla prossima riapertura del nostro Parlamento interrogazioni imbarazzanti per R. Governo. Grey ha riconosciuto il fondamento mia osservazione e convenuto che la pubblicazione, comunque non imminente, non sarebbe in questo momento opportuna.

Vi aveva accennato unicamente allo scopo di mettere V. E. al corrente di tutto.

(l) -Cfr. n. 628. (2) -Cfr. n. 648. (3) -Cfr. n. 598.
664

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2478/421. Londra, 4 novembre 1916, ore 22,25 (per. ore 7,10 del 5).

Mio telegramma n. 416 (1).

Questo Governo ha dato istruzioni al suo rappresentante a Gedda di « prevenire Sceriffo che, informato della imminente incoronazione sua, Governo britannico offre i suoi sinceri rallegramenti per la fausta occasione. Sceriffo sarà in pari tempo informato che Governo britannico è in consultazione con i suoi alleati sulla questione di un comune riconoscimento della nuova posizione di Sua Altezza, ma che siccome nemico non è ancora completamente sconfitto ed un riconoscimento prematuro potrebbe arrecare grave danno alla causa di Sua Altezza in Arabia e presso l'intero mondo musulmano, un ritardo nella decisione sarà inevitabile ».

Quanto precede risulta da un pro-memoria inviatomi testé per ordine di Grey.

(1) Con t. gab. 2450/416 del 1° novembre, non pubblicato, Imperiali aveva comunicato avergli detto Grey che il Governo britannico stava esaminando il telegramma dello sceriffo per concretare i termini della risposta da dare.

665

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 2580/723 A. Berna, 4 novembre 1916 (1).

Le voci di una pace separata tra la Russia e gli Imperi Centrali tornano a circolare in !svizzera con una strana insistenza. Benché nessun fatto palpabile e nessuna circostanza concreta di qualche importanza siano venuti :t suffragare del loro appoggio ciò che può considerarsi sino ad oggi solo come una semplice ipotesi, qui si persiste ad esaminare e discutere il problema con un lusso di indagini, di considerazioni e di argomenti, come se il punto di partenza fosse ormai certo, e la cosa, dal campo della verosimiglianza, fosse già passata in quello della realtà.

È innegabile che il Governo germanico, con abilissima mossa, lavora dal suo canto, ma sempre in via indiretta e sott'acqua, cercando di nascondere il suo giuoco, a dare maggior consistenza a questi prodromi di accordi che sarebbero il primo passo fortunato alla riduzione graduale dei così detti scopi di guerra. Da questo ottimo osservatorio che è la Svizzera si vede chiaramente come, il Gabinetto di Berlino faccia il possibile e l'impossibile per fomentare la zizzania fra gli alleati, col far credere che stia gettando i primi archi dell'ardito ponte di collegamento fra le due sponde.

La stampa elvetica, ed in prima linea quella che non fa mistero delle sue tendenze germanofile, è entrata in azione, lusingando quotidianamente la Russia e l'imperialismo moscovita. Il linguaggio di questi giornali ha oggi per Pietrogrado delle tenerezze d'accento, ignote sino a ieri! La Russia è tornata ad essere una grande e gloriosa nazione il cui valoroso esercito ha mostrato di essere degno di misurarsi con quello più formidabile del mondo. Perché continuare un conflitto a pro degli anglo-francesi, contro i suoi più vitali interessi? Non esservi in vero alcun antagonismo tra Vienna, Berlino e Pietrogrado: la Santa Alleanza d'un secolo fa potrebbe essere rinnovata oggidì, per la pace del mondo. Perché attendere la fine di una guerra sanguinosa e rovinosa che, se pur fosse vinta dall'Intesa, sarebbe virtualmente perduta dalla Russia, messa a rimorchio dall'Inghilterra? Il grande Impero sarebbe, dopo la pace, il più minacciato ed il maggiormente danneggiato dalla egoistica guerra economica ideata dal più poderoso dei suoi presenti alleati. Anche la difficile questione balcanica ed il problema di Costantinopoli, che non ha adesso che il valore di un simbolo, potrebbero avere mercé l'accordo con Vienna e Berlino, una soluzione favorevole agli interessi russi. Questi interessi la Germania e l'Austria li hanno sempre riconosciuti, principalmente quando i suoi amici d'oggi lo negavano colle armi alle mani a Sebastopoli.

La campagna della stampa sistematicamente filotedesca è riuscita a guadagnare molto terreno, perché oltre agli organi socialisti che si sono gettati subito su questa arma che fa il loro giuoco, anche i grandi periodici, più o

meno indipendenti di Berna, di Basilea, di Zurigo, che dovrebbero rispecchiare l'opinione degli intellettuali, considerano con un certo favore i calcoli di probabilità della cosa.

L'ambiente politico e militare rispecchia fedelmente queste credenze e queste simpatie. La Svizzera è stata troppo duramente provata dalla guerra perché non veda di buon occhio ciò che potrebbe segnare la fine dell'attuale conflitto mondiale. La probabilità, o meglio, l'opportunità di questo accordo sembra aver guadagnato sovratutto il <<mondo» militare svizzero, dove, sovente, n desiderio e la speranza annebbiano la chiara visione della realtà dei fatti. Un ufficiale superiore col quale parlavo casualmente della guerra in generale e dell'incertezza della sua fine, mi interrompeva chiedendomi trionfalmente se la Francia, la Gran Bretagna e l'Italia non avrebbero abbandonato l'agone ove la Russia si fosse ritirata... Ed ai miei segni di stupore, rispondeva che l'impossibilità di schiacciare l'impero germanico era ormai un dogma di cui tutta l'ufficialità russa doveva essere convinta. Non si fa la guerra senza munizioni e la Russia soffriva adesso della mancanza, principalmente dopo il blocco del mare Artico. A che pro seguitare una lotta inutile? Valer meglio far la pace colla Germania la quale si sarebbe mostrata larghissima nelle concessioni, pur di finirla. Chè se la Russia avesse dovuto cedere qualche parte del territorio polacco, essa sarebbe stata largamente compensata ed indennizzata nella Galizia orientale e nella Bucovina.

Nei colloqui avuti accademicamente al Palazzo Federale, se non ho trovato l'istessa credulità dei circoli militari nella serietà della voce circa la pace separata della Russia, non ho però constatato un senso di assoluta fiducia nella compattezza e solidità del blocco dell'Intesa, quasi che l'occhio acuto del neutro si fosse accorto di qualche crepa nell'intonaco. Al famoso patto di Londra non si attribuisce qui generalmente soverchia importanza, dopo la teoria pratica dei «pezzi di carta» che potrebbe venire adottata pure nel nostro campo. Mi sembra di aver compreso che non si sarebbe meravigliati se qualche membro della nostra numerosa variopinta società chiedesse di essere prosciolto dagli impegni assunti e cercasse un accomodamento per pensare ai fatti propri! A Berna, pure si crede (e mi riferisco al mio rapporto riservato n. 2553/714 A in data 2 corrente) (l) che il Giappone, per esempio, potrebbe facilmente trovare una scusa qualunque per denunciare l'accordo.

Dell'istesso argomento ho avuto naturalmente campo di parlare pure, e più di una volta, coi miei colleghi delle Potenze alleate e neutrali, scambiando le nostre idee in proposito. Nei circoli dell'Intesa non si vuole annettere valore al lancio di questo ballon d'essai che seguiterebbe a mantenersi ancora in aria, solo grazie alla sapiente gonfiatura di Berlino. I rappresentanti dei Paesi Alleati che sono stati in Russia e che ne conoscono il popolo ed il governo, sono unanimi ad ammettere che lo Czar è pacifista, che i granduchi sono più

-o meno legati alle corti tedesche, che il partito conservatore, il solo che abbia in mano la somma delle cose, ha spiccate simpatie germaniche, che la finanza appartiene ad israeliti tedeschi e che i due grandi Imperi del Nord hanno comune l'odio alle tendenze democratiche ed il culto delle idee reazionarie.

Ma, dopo questo saggio di psicologia politica, tutti, più o meno, concludono che, nonostante tante circostanze di fatto che darebbero una parvenza di verosimiglianza alla cosa, la voce che corre, non può essere che assurda. I colleghi dei paesi neutrali, che sono tenuti forse a minore ortodossia, appaiono meno assoluti nei loro giudizi. Manca in loro la fede cieca, e così, dopo la enumerazione delle circostanze che suffragano la tesi, essi tirano le conseguenze delle premesse, senza finire invece, come i diplomatici delle potenze alleate, con quelle famose congiunzioni avversative che, come dicono i grammatici, distingue, eccettua, modifica, e, nel caso concreto, contraddice. Vi è chi discorrendo meco a cuore aperto m'ha detto che non si stupirebbe che la Russia meravigliasse il mondo collo spettacolo della sua apparente ingratitudine, cambiando il fucile di spalla o meglio poggiando l'arme a terra. Si tratterebbe di ingratitudine «apparente», perché la ragione di questa cessazione di conflitto dovrebbe trovarsi in altra causa. Come gli individui, anche i paesi hanno un grado di resistenza oltre il quale è follia contare, e la Russia è già arrivata a quel limite, essendo à bout de torce. Uno dei ministri neutri che occupò già alte cariche politiche, e che conosce a fondo la Russia, è pur convinto che la corrente del riavvicinamento colla Germania divenga sempre più forte in quell'Impero e che il terreno per eventuali trattative sia già da tempo preparato. Il ritardo stesso nella soluzione della questione polacca potrebbe essere un'abile mossa, una sapiente concessione germanica, intesa a non ferire troppo crudamente l'onore della Russia. E il mio collega mi parlava di negoziati, o meglio di tentativi di negoziati, già avviati, ma poi troncati due volte in una capitale del Nord. Questi preliminari di pace erano stati iniziati sotto l'egida di finanzieri che avevano preso contatto fra di loro in forma naturalmente non impegnativa per i rispettivi governi che li avrebbero nel caso

sconfessati.

Ho parlato infine dell'istessa questione anche con qualche suddito degli Imperi Centrali venuto a vedermi, sovente per ragione d'ufficio. E' curioso notare come in essi sia radicata la convinzione che la guerra debba terminare fra poco e che il fatto nuovo che provocherà questa fine tanto aspettata, sia la defezione della Russia o più esattamente, nel pensiero del personaggio austriaco che me ne parlava, nei buoni uffici di pacere che farebbe la Russia fra gli Imperi Centrali e l'Intesa!

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

(l) -Non rinvenuto.
666

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1722. Roma, 5 novembre 1916, ore 21,30.

(Meno Bucarest) -R. Ministro a Bucarest telegrafa quanto segue: «Ministri di Francia... » (come nel telegramma n. 2485/430) (1).

Ho risposto a Fascio t ti quanto segue:

(Solo Bucarest) -Telegramma di V. S. n. 430.

(Per tutti) -Autorizzo V. S. ad associarsi ai suoi colleghi nel noto passo si omnes limitatamente però alle misure economiche durante la guerra che

R. Governo ha accettato, mentre per quelle pel dopo guerra ha riservato proprie deliberazioni oltre subordinare eventualmente queste ultime all'approvazione del Parlamento.

(l) Cfr. n. 652.

667

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2515/516. Pietrogrado, 6 novembre 1916, oì'e 12 (per. ore 9,10 dell'B).

Ho avuto l'onore di fare oggi la consegna a S. M. l'Imperatore della medaglia al valor militare d'oro conferitagli da S. M. il Re. Udienza ha avuto luogo a Tzarskoje Selo ove S. M. si trova da due giorni e vi ha pure assistito il generale Romei in conformità alle nostre previe intese. Nel presentare allo Zar l'alta onorificenza ho pronunziato le parole seguenti:

«Sire, Les hauts faits de guerre par lesquels les armées de Votre Majesté ont donné la mesure de leurs sublimes qualités militaires et de leur dévouement héroi:que envers l'Auguste Souverain qui les commande et envers leur noble patrie ont été constamment l'objet d'une admiration illimitée de la part de

S. M. le Roi d'Italie, mon Auguste Souverain.

S. M. le Roi dans l'esprit de solidarité qui intimement l'anime à l'égard de Votre Majesté et de la Nation russe, éprouve à sa fois la sympathie la plus intense pour l'oeuvre à jamais mémorable par laquelle, sous les auspices de Votre Majesté, la Russie élève à une si grande hauteur la gioire de son drapeau.

S. M. le Roi en félicite chaleureusement Votre Majesté et considère avec une confiance profonde l'avenir assuré par la confraternité des armes qui unit par le droit les deux nations ainsi que tous les alliés dans leur lutte pour le triomphe de la sincérité, de la justice et de la libération qu'ils défendent en commun.

Sa Majesté forme en méme temps les voeux plus ardents pour le plein succès des glorieuses armées russes.

Sire, en décernant à Votre Majesté sa plus haute décoration militaire, S. M. le Roi, Mon Auguste Maitre, a voulu Lui donner un témoignage de ces sentiments, que j'ai l'honneur d'interpréter auprès de Votre Majesté en Lui présentant les insignes de la médaille d'or à la valeur militaire ».

Sua Maestà mi ha risposto che profondamente sensibile al gentile pensiero di Sua Maestà provava la più viva riconoscenza verso la Maestà Sua per tanta benevole testimonianza dei suoi sentimenti ed era orgoglioso dell'altissimo onore fatto alla Sua persona ed al Suo esercito e avrebbe serbato fra i più cari

ricordi quel prezioso pegno di solidarie~à e amiCIZia. Sua Maestà ha aggiunto che avrebbe oggi telegrafato a Sua Maestà per attestargli la sua gratitudine. Czar manifestò propria ammirazione per l'esercito italiano che in mezzo ad ardue difficoltà ha continuato a dare sotto il supremo comando di S. M. il Re luminose prove delle sue insignì virtù militari e si è felicitato calorosamente per i brillanti successi che esso ha riportato anche in questi ultimi giorni e di cui Sua Maestà con sincera gioia aveva appreso notizia stamane.

Passando a parlare della situazione militare generale, l'Imperatore osservò come non si istituiscano sufficienti confronti fra l'odierna situazione e quella di or fa un anno e come tutto induce a ritenere che il miglioramento sia progressivo, grazie al moltiplicarsi ed al perfezionarsi della preparazione bellica presso gli alleati. Sua Maestà, senza disconoscere la forza militare da lunga mano preparata dal nemico, si è mostrato pienamente fiducioso per l'avvenire ed ha ripetutamente affermato la necessità di condurre la guerra sino in fondo, sino a una vittoria che garantisca l'Europa contro il rinnovarsi, che sarebbe altrimenti inevitabile, dell'immane calamità che il nemico ha provocato. Czar ha poi manifestato l'impressione che la Germania intenda ora concentrare i suoi sforzi nei Balcani, ove le operazioni di guerra possono svolgersi anche d'inverno ed ha affermato che la Russia accetta la sfida e saprà farsi sentire anche su quel teatro. Sua Maestà ha accennato a questo proposito alla sua ferma intenzione di prestare alla Romania il più valido aiuto e d'intraprendere un'offensiva che tagli le comunicazioni fra gli Imperi Centrali e l'Oriente aprendole invece agli alleati fra Salonicco e la Romania. Dall'udienza durata circa tre quarti d'ora ho riportato impressione che l'Imperatore si renda conto delle difficoltà che ancora attendono gli alleati ma nutra al tempo stesso una serena salda fiducia sull'esito della guerra e sia irremovibile nel proposito di sostenere, per raggiungerlo completamente, ogni sforzo e sacrificio. Nell'accomiatarmi con graziose e lusinghiere parole lo Czar ha rinnovato espressioni del suo grande compiacimento per l'alta onorificenza conferitagli da Sua Maestà.

668

IL MINISTRO PRESSO IL GOVERNO SERBO A CORFù, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2493/119. Corfù, 6 novembre 1916, ore 17 (per. ore 18).

Mio telegramma n. 118 (1).

Pasic mi ha detto che di fronte alla risposta francese Governo serbo rimarrà per ora Corfù e che qualche Ministro potrà andare a Salonicco. Aggiungendomi che anche Governo russo ha consigliato di prolungare sua dimora a Corfù non mi ha nascosto che con tali consigli si mostra d'ignorare le gravi necessità interne che impongono il trasloco e del quale, mi ha detto che solo il Governo serbo può giudicare. Anche dal punto di vista serbo è stato quindi per noi opportuno conservare silenzio sull'argomento. Chiesto a Pasic se con

tava trasferirsi egli stesso a Salonicco, mi ha risposto che nessuna decisione è stata presa e che spera sempre che qualche altra combinazione si presenti da sostituire Corfù ormai impossibile e Salonicco che avrebbe gravi inconvenienti. Ministro di Francia mi ha confidato temere appunto la partenza di Pasic per Salonicco facendo rimanere qui una larva di Governo senza alcuna autorità.

(l) Cfr. n. 660.

669

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2504/98 Stoccolma, 6 novembre 1916, ore 20,25 (per. ore 4,40 del 7).

In una conversazione confidenziale conte Wielopolski, Capo del gruppo polacco al Consiglio dell'Impero russo, che si trova attualmente qua, mi ha detto che, sebbene la proclamazione austro-tedesca della indipendenza del Regno di Polonia sia evidentemente un grossolano espediente tentato per indurre i polacchi a prendere le armi nell'interesse degli Imperi Centrali, egli teme che esso produrrà un certo effetto tanto più che il Governatore tedesco di Varsavia ed i suoi collaboratori procederebbero con grande abilità affettando di lasciare al popolo polacco la maggiore libertà. Egli crede che sarebbe opportuno che le potenze dell'Intesa opponessero un'altra manifestazione (non fosse che la dichiarazione formale che la sorte della Polonia sarà decisa al momento della conclusione della pace), ma teme che la Russia vi si opponga perché l'alta burocrazia e lo stesso Stiirmer si ostinano a voler considerare la questione polacca come una questione interna. Governo russo avrebbe rifiutato di fare qualsiasi atto che dia una certa soddisfazione ai postulati nazionali dei polacchi e perfino di sopprimere i quadri dei funzionari russi per la Polonia che, se si vogliono tenere le promesse fatte, non dovrebbero in nessun caso più tornarvi. Mi ha aggiunto che gli errori commessi dai russi in Galizia durante la prima occupazione faciliteranno la politica austro-tedesca se non vi si pone un qualche riparo.

670

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1724. Roma, 6 novembre 1916, ore 21,15.

A Rodd che mi aveva comunicato il desiderio di Asquith che, anteriormente alla riunione del 15 corrente a Chantilly degli Alti Comandi Militari, avesse

luogo a Parigi un convegno tra meml.Jri dei Governi alleati per determinare le nuove direttive generali di carattere politico-militare per l'anno nuovo, ho dato stamane risposta che riassumo:

l. -Boselli, la cui partecipazione alla riunione riterremmo, tanto lui che io assolutamente indispensabile per la pronta determinazione delle risoluzioni da prendersi dall'adunanza, si trova per qualche settimana, data l'imminenza della ripresa delle sedute alla Camera, nella impossibilità, per la necessaria preparazione legislativa e politica che tale ripresa richiede, di lasciare Roma per cinque o sei giorni, quanti per lo meno accorrerebbero per assistere alla riunione di Parigi.

2. --Inoltre il Presidente ed io riterremmo miglior partito rinviare la riunione di Parigi a dopo che il nostro Parlamento abbia potuto esprimere il suo giudizio sull'opera del Gabinetto nei cinque mesi di proroga parlamentare durante i quali sono successi tanti eventi di primaria importanza ed implicanti grosse responsabilità ministeriali, quali la dichiarazione di guerra alla Germania, l'invio di contingenti nostri a Salonicco, i fatti di Grecia, ecc. ecc. Senza un tale voto il Ministero non potrebbe avere autorità e forza politica sufficiente per fissare, d'intesa con gli alleati, nuove direttive per la migliore condotta della guerra. E ciò tanto più quando si tratta di dover richiedere al paese, malgrado la difficilissima situazione nostra economica e finanziaria, nuovi ingenti sforzi imponendogli sempre più duri sacrifici. 3. --Per queste ragioni il Presidente del Consiglio ed io vorremmo che la riunione anziché essere indetta per questa settimana in cui ci sarebbe impossibile d'intervenirci, fosse rimandata a quando la nostra Camera abbia potuto pronunciare il suo voto politico e prorogare le sue sedute; il che dovrebbe tutto potersi compiere entro le prime tre settimane di dicembre. 4. --Il fatto che la Russia non potrebbe fare a tempo a mandare alcun membro del suo Governo a Parigi prima che abbia luogo la riunione militare di Chantilly, toglie ogni possibilità di giungervi subito ad alcuna seria conclusione politica in precedenza del 15, cioè delle discussioni più strettamente militari; mentre il rinvio di qualche settimana del convegno politico potrebbe dar modo alla Russia di intervenire autorevolmente anche nella prima discussione delle risoluzioni d'ordine generale da prendersi a Parigi. 5. --Ci sarà pure il vantaggio, rinviando la riunione di Parigi alla fine di dicembre o al gennaio di poter allora, per determinare le nuove direttive da darsi per la prossima primavera, considerare la situazione generale quale essa apparirà dopo svoltasi l'attuale fase della guerra in Romania; cosa che oggi non sarebbe possibile. 6. --Tanto meglio poi se in questo frattempo si sarà potuto a Parigi e a Londra venire a qualche conclusione concreta relativamente alle nostre richieste per l'Asia Minore, ecc. ecc.; con che si schiarirebbe molto la situazione nostra nei riguardi delle relazioni normali future cogli alleati e si darebbe allo stesso tempo al Governo una più sicura coscienza della propria vitalità e della propria forza nei riguardi interni.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 63-65.

671

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2505/424. Londra, 6 novembre 1916, ore 23,20 (per. ore 4,15 del 7). Mio telegramma gabinetto n. 422 (1).

Discorrendo familiarmente con Benckendorff circa le nostre esigenze in Asia Minore, collega mi manifestava la sua impressione personale di possibili grosse difficoltà con la Francia a cagione di Adana. Spiegatogli in base al nostro memorandum il pieno fondamento di quella nostra domanda dissi al collega, beninteso per mio conto, che gli alleati debbono tener conto serio di una cosa e cioè che il contegno dell'Italia dal giorno della sua entrata nella alleanza fu e rimarrà in ogni particolare esempio storico dal punto di vista della lealtà, correttezza ed efficace cooperazione, mentre al medesimo per i fatti e le circostanze a lui note non si può dire abbia finora fatto riscontro uguale correttezza nella procedura degli alleati.

Se per somma jattura causa ostacoli e difficoltà da parte dell'uno o degli altri, il pubblico italiano ad un momento dato, edotto dei precedenti, dovesse constatare che supremi interessi nazionali non furono tutelati sufficientemente e in proporzione commisurata ai vantaggi ottenuti dagli altri, io non credevo ingannarmi prevedendo uno scoppio di un sentimento d'indignazione che, col rendere alleanza sommamente impopolare, ne scuoterebbe per ogni pratico intento la solidità non solo per il futuro, ma forse anche per il presente. Questi erano, beninteso, apprezzamenti miei personali ma per rappresentare essi il radicato mio convincimento basato sulla conoscenza che credo avere dello stato degli animi in Italia non volevo nasconderli a lui non solo collega, ma amico col quale ho cordialmente ed efficacemente collaborato prima nella conferenza balcanica e poi nei negoziati per alleanza.

Questo mio franco parlare parvemi produrre una certa impressione su Benckendorff, il quale in via confidenziale mi disse che la vastissima assegnazione reclamata dalla Francia apparve anche qui eccessiva. La confidenza di Benckendorff è confermata pure da osservazioni private di autorevole alto funzionario del Foreign Office il quale non ha dissimulato la penosissima impressione che sul pubblico inglese molto verosimilmente produrrà la supina acquiescenza del Governo alle pretese della Francia su Alessandretta che per essere generalmente considerata come sbocco naturale della Mesopotamia si riteneva da tutti dovesse seguirne la sorte. Dalla stessa sorgente ho pure raccolto non benevoli commenti sull'insieme degli accordi in vari importanti punti vaghi, incompleti, non rispondenti alle esigenze pratiche della reale organizzazione futura dell'Asia Minore. Gli accordi del resto si risentono dalla fretta estrema colla quale vennero conclusi a cagione delle note aperture dello sceriffo, fretta di cui ha tratto vantaggio la Francia con draconiane esigenze in compenso della frazione della Siria ceduta in deferenza alle preghiere inglesi a favore dell'ipotetico Regno arabo.

34 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

(l) Cfr. n. 648, nota l, p. 443.

672

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2498/428. Londra, 6 novembre 1916, ore 23,20 (per. ore 5,30 del 7).

Discorrendo oggi dell'avvenuta proclamazione del Regno di Polonia, Hardinge mi diceva confidenzialmente che l'avvenimento era da molto tempo qui preveduto. Sarebbe stato sotto ogni aspetto desiderabile nell'interesse della Russia e di tutti gli alleati che il Governo russo avesse con opportuna decisione prevenuta la mossa nemica, ma d'altra parte si è, tutto compreso, ritenuto qui preferibile astenersi dall'esprimere alcun avviso e tanto meno dal dare suggerimenti «per non fare il giuoco di Sturmer :».

Ho osservato sembrarmi prima facie che le prime conseguenze prevedibili della mossa nemica siano pel momento almeno due:

l. -Rendere ancora più remota la probabilità di una pace separata della Russia.

2. -Dare carattere di attualità alla questione dell'indipendenza della Polonia, chiaro essendo che le potenze alleate combattenti per l'indipendenza delle piccole nazioni e per il trionfo del principio di nazionalità assai difficilmente potrebbero al momento della pace privare la Polonia dell'indipendenza più o meno completa largitale dai nemici. Nel che conveniva Hardinge.

Più che mai escludeva egli la probabilità di pace separata da parte della Russia che in tal caso, con la rinunzia al possesso di Costantinopoli che a suo parere i tedeschi non potrebbero darle, andrebbe veramente incontro alla più terribile delle rivoluzioni. Al riguardo egli ha confermato le informazioni di cui al mio telegramma Gabinetto 413 (l) circa dichiarazioni qui fatte da Miliukov.

673

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2511/443. Atene, 7 novembre 1916, ore 11,35 (per. ore 15,50).

Deputato francese Benajet (mio telegramma n. 438) (2) è venuto ieri a renderei conto dell'esito delle sue conversazioni con Re Costantino. Egli pretende aver ottenuto dal Sovrano oltre la conferma del ritiro truppe dalla Tessaglia:

l. -passaggio per Patrasso delle truppe internazionali che saranno inviate a rinforzo della fronte di Salonicco;

2. -consegna alla Francia di tutto il materiale di guerra greco.

Re Costantino vorrebbe subordinare questa concessione ad una domanda perentoria degli alleati per poter provare alla Germania che egli ha avuto la mano forzata, ed evitare che la Germania gli dichiari guerra, il che egli non vuole a nessun costo. Nella loro domanda che dovrebbe farsi con nota scritta al Governo ellenico, gli alleati dovrebbero dichiarare che essi manterranno una attitudine benevola verso la Grecia e che impediranno l'avanzata dei venizelisti verso la capitale.

Ho risposto a Benajet ed al Ministro di Francia che non avrei potuto certo ~tssociarmi al passo senza istruzioni perentorie di V. E., istruzioni che mi sembra avrebbero dovuto essere provocate dal Governo francese.

Personalmente ero del tutto contrario a rimetterei sulla via delle note collettive. Francia aveva da sola preso la responsabilità del sequestro della flotta greca con una semplice nota dell'Ammiraglio francese, e non comprendevo perché in questo caso ella chiedesse il consenso delle altre Potenze per un acquisto che essa considerava per lei. Ad ogni modo mi sembrava che al momento attuale il promettere alla Grecia in termini vaghi e generali «una attitudine benevola ~ fosse poco opportuno e si prestasse facilmente ad equivoci.

Ministro d'Inghilterra fece obiezioni contro l'impegno che si dovrebbe da noi prendere di «impedire l'avanzata venizelista ». Opinione pubblica inglese ~hiede che Intesa appoggi Venizelos. Conviene conservare piena intera libertà su questo punto.

Ministri di Francia ed Inghilterra hanno avuto ieri sera un colloquio col Presidente del Consiglio circa suesposto negoziato, colloquio che non ha avuto nessun risultato, avendo Lambros sofisticato sulle condizioni poste dal Re Costantino che egli asserisce non essergli completamente note. Mi si assicura da varie parti che Benajet non è amico dell'Italia e che nei suoi colloqui col Re Costantino qui e con il generale comandante a Salonicco egli abbia fatto comprendere che la Francia sempre proteggerà la Grecia contro le pretese italiane.

Queste assicurazioni spiegherebbero lo straordinario ed altrimenti inesi>licabile favore con cui egli venne accolto.

(l) -Cfr. n. 641. (2) -Cfr. n. 659.
674

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DELL'HEDJAZ, ABDULLAH

T. GAB. 1727. Roma, 7 novembre 1916, ore 19.

J'ai eu l'honneur de recevoir le télégramme de V. E. en date du 29 octobre dernier (l) tendant à informer le Gouvernement Royal que les notables, les ulemas et toutes les classes de la population réunis ont à l'unanimité reconnu

S. M. le Grand Chérif Hussein ben Alì Roi de la Nation Arabe.

En remerciant V. E. de cette aimable communication je me réserve de Lui faire parvenir par l'entremise d'un envoyé spécial du Gouvernement Italien, qui arrivera bientòt à Djeddah mes communications ultérieures.

(l) Cfr. n. 628.

675

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2513/431. Londra, 7 novembre 1916, ore 22,05 (per. ore 3,45 dell'B).

Come V. E. avrà potuto rilevare da tutta la mia corrispondenza, il contegno complessivo di questo Governo negli affari greci è stato per noti motivi inspirato al concetto di salvare la monarchia, arrestando il più e meglio che gli riusciva, a seconda delle circostanze, l'impetuosità francese in direzione ostile al Sovrano. Questo, contegno, però, per la forza stessa delle cose incerto e non sempre rispondente alle esigenze logiche, solleva entro e fuori del Parlamento severe critiche nella grandissima maggioranza opinione pubblica.

Ad ingrossare la poderosa corrente degli ellenofili per principio infatuati di Venizelos contribuisce, oltre il nucleo conservatore degli avversari slstematici in quantità e qualità non spregevole di tutta la politica di Grey, la grossa massa del pubblico che giudicando dalle apparenze non capisce perché il Governo trascuri Venizelos, amico, per appoggiare Re ostinatamente nemico. Contro così forte corrente, incoraggiata pure da sentimenti analoghi per altri scopi e cause professati in Francia, è prevedibile che non potrebbe alla lunga lottare questo Governo senza provocare in pubblico imbarazzanti mormorii che già con insistenza si odono in privato. Occorre dunque che il Re di Grecia non fac..:ta troppo oltre fidanza sulle sue relazioni famigliari e si persuada essere pm che tempo di mutare seriamente la rotta, dimostrando in modo tangibile la sua ferma intenzione di acconciarsi a quanto, e non è eccessivo, qui gli si chiede cioè semplicemente una neutralità benevola, ma onesta, professata e lealmente mantenuta. Se invece il Re, nella fallace illusione di poter burlarsi impunemente delle Potenze alleate, persiste nel presente suo scorretto contegno e continua segretamente ad autorizzare o tollerare da parte dei suoi fautori ulteriori atti manifestamente ostili agli Alleati, espone se stesso e forse pure il trono a gravi pericoli contro i quali sarebbe possibilmente desiderabile, forse, in un modo o nell'altro segretamente premunirsi. S. M. non ha che a leggere i severi moniti odierni del Times rimasto finora silenzioso, per trovarvi la conferma di questa impressione che, per quanto esclusivamente mia personale, non credo meno di dover riferire a V. E. ad evitare sorprese possibili per qualche mutamento di rotta non di nostro gradimento quale ad esempio la proposta, per cominciare, di fare il riconoscimento ufficiale di Venizelos, ecc. (l).

(l) Ritrasmesso a Parigi, Pietrogrado e Atene con t. gab. 1741 dell'8 novembre, ore 20.

676

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (l)

T. 1083 G. M. Novara scalo, 7 novembre 1916, ore 22,30.

Conferito stamane con generale Joffre. Esame situazione ha messo in rilievo interesse generale, che si concilia con nostro particolare interesse, di scatenare al più presto violenta offensiva nei Balcani per schiacciare Bulgaria operando dal Danubio e cooperando con armata Salonicco.

Per esecuzione piano occorre però che armata Salonicco sia rinforzata col portare nostro contingente a tre divisioni.

Ho dovuto riconoscere giustezza considerazioni militari ed ho risposto che, subordinatamente approvazione mio governo, avrei aderito invio forze purché comando russo avesse assicurato di volere fare poderoso sforzo contro Bulgaria operando dal Danubio e Dobrugia. Seduta stante fu telegrafato comando russo.

Urge ora che governo ponga comando supremo in grado di prendere accordi definitivi non appena giunga nota decisione Alexejev e, ad ogni modo, non più tardi conferenza Chantilly giorno quindici.

Scriverò lettera da Udine (2).

677

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2526/520. Pietrogrado, 8 novembre 1916, ore 11,30 (per. ore 18,05).

A quanto mi viene riferito da Neratov, Ministro degli Affari Esteri svedese in un colloquio con quel Ministro di Germania, gli fece narrazione che la Svezia non vedrebbe di buon occhio l'acuirsi del dibattito fra la Germania e Norvegia e che la Germania perderebbe le simpatie svedesi se provocasse la guerra con quello Stato. Ministro di Germania avrebbe risposto a Wallemberg che egli non credeva convenisse alla Germania trovarsi in guerra con la Norvegia.

Quanto alla condotta della Russia, Neratov mi ha detto che essa è conforme a quella dell'Inghilterra e della Francia nel senso cioè di incoraggiare il Governo svedese nella sua resistenza alle pretese germaniche assicurandolo del loro eventuale pieno appoggio (3).

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. 1n SONNINO, Carteggio, clt., n. 64, allegato. (2) -Cfr. n. 691. (3) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Stoccolma, Crlstlanla e Copenaghen con t. gab. 1745 del 9 novembre, ore 20.
678

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 2527/521. Pietrogrado, 8 novembre 1916, ore 11,30 (per. ore 18,15).

Telegramma di V.E. gabinetto n. 1693 (1).

Secondo mie impressioni la Russia non sarebbe probabilmente favorevole alla costituzione di uno Stato della piccola Armenia che potrebbe divenire focolare di agitazione e intralciare la sua politica verso gli armeni, del cui accresciuto numero nell'Impero non pochi si preoccupano fin d'ora. Ritengo del resto che della creazione di tale Stato non sia stata qui tenuta parola e che difficilmente la Francia inserirebbe tale motivo fra le sue obiezioni alla assegnazione di Adana all'Italia.

Obiezione capitale è che il territorio di Adana dominerebbe il golfo di Alessandretta. Quanto a Mersina, sempre secondo le mie impressioni, sarebbero assai minori le difficoltà per una soluzione a noi favorevole.

679

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2528/236. Parigi, 8 novembre 1916, ore 20,40 (per. ore 1,40 del 9).

Telegramma di gabinetto n. 1724 (2).

De Margerie al quale ho esposto le ragioni che inducevano V. E. e S. E.

Boselli a proporre di ritardare di qualche settimana il convegno a Parigi fra

i membri dei Governi alleati, mi ha osservato che, essendo intenzione dei

Governi inglese e francese di procedere ad una revisione di tutta la situazione

politica e militare, una proroga quale proposta dal Governo italiano ispire

rebbe troppo grande ritardo nella discussione di molte questioni di carattere

urgente. La situazione assai delicata in cui trovasi la Romania richiede pre

cisamente, a parere di Briand, l'immediata sollecitudine degli alleati perché

misure che potrebbero essere di incalcolabile vantaggio per la Romania se

prese ora, potrebbero essere inutili se rimandate a più tardi. Governo francese

e inglese insisteranno pertanto a Roma perché V. E. e S. E. Boselli vogliano

riprendere in considerazione la cosa. Governo francese desidera vivamente l'in

tervento dei Ministri italiani convinto che più frequenti conversazioni fra gli

uomini di Governo dei due Paesi darebbero ottimi risultati e appianerebbero

molte questioni. Ministri inglesi e francesi si sono resi conto della grande

utilità di conversazioni dirette fra loro e di ciò sono prova le frequentissime

riunioni a Parigi, Londra e Boulogne sur Mer.

De Margerie osservava pure che generale Cadorna non intervenendo come pare alla riunione degli Alti Comandi militari e se V. E. e S. E. Boselli non prendessero parte a quella proposta da Asquith, dato che Governo inglese ritiene impossibile rimandarla, ciò produrrebbe penosa impressione nel pubblico, sia nei Paesi alleati che in Italia.

(l) -Cfr. n. 645, nota 1. (2) -Cfr. n. 670.
680

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI

T. 2340. Roma, 8 novembre 1916, ore 23.

Rappresentanti alleati in Bema hanno presentato al Governo svizzero nota collettiva nei termini della proposta francese di cui mio telegramma n. 2289 (1).

Governo inglese ha però suggerito che anche le altre questioni pendenti colla Svizzera (esportazione bestiame in Germania, funzionamento S.S.S. e simili) siano senza indugio oggetto di una ulteriore comunicazione e ne ha proposto testo che io giudico sufficientemente conciliante.

Ho autorizzato R. ministro in Berna associarsi ai suoi colleghi anche per questa comunicazione. Prego informarne codesto Governo.

681

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2554/522. Pietrogrado, 9 novembre 1916, ore 15 (per. ore 14,45 del 12).

Proclama germano-austro-ungarico alla popolazione polacca delle provincie occupate è considerato con calma dalle sfere ufficiali russe che si limitano ad osservare trattarsi tutt'al più di una assai dubbia indipendenza di una frazione della Polonia, non già di una Polonia unita visto che la Posnania e la Galizia ne sono escluse. Neratov mi diceva inoltre che l'ovvio scopo della teatrale dichiarazione austro-tedesca è principalmente di ottenere nuove forze militari per la guerra ma che i polacchi non si lasceranno adescare dalle fallaci e vaghe promesse del nemico.

Di analogo senso sono i sobrii commenti dei pochi giornali che stamane hanno pubblicato il manifesto. V'ha però luogo a ritenere che i Partiti liberali non nasconderanno il loro malcontento per la condotta del Governo che si è lasciato prevenire nel far conoscere ai polacchi le proprie intenzioni a loro riguardo. Per ora almeno, pur senza parlare di indipendenza, poteva tuttavia promettere un regime di amplissima autonomia ed a differenza degli Imperi Centrali l'unità nazionale. Se ciò avesse fatto chiarendo e concretando le precedenti indeterminate dichiarazioni del Granduca Nicola e di Goremikin

la Russia avrebbe spuntato le armi insidiose del nemico ai cui maneggi fu lasciato aperto e libero il campo. Questa ed altre critiche all'astensione governativa già si vanno facendo nei circoli dei cadetti ove si ricorda con rimpianto il programma di Sazonov. Nei circoli polacchi l'avvenimento non è destinato a produrre cattiva impressione: essi vi ravviseranno infatti un incentivo di inizio nella questione delle concessioni verso la loro nazione e in ogni modo di risveglio di interessi per la loro causa da parecchio tempo dormente. Dal punto di vista internazionale non vi ha luogo, a mio rimissivo parere, a preoccuparsi soverchiamente della nuova politica polacca degli Imperi Centrali che apre un abisso fra loro e la Russia ed elimina quel terreno di possibili transazioni che è stato sempre la Polonia. Rimane però l'aumento di forze militari che gli austro-tedeschi riceveranno dall'immancabile reclutamento dei polacchi.

(l) Cfr. n. 608.

682

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 4567/209 GAB. (1). Cristiania, 9 novembre 1916, ore 16,25 {per. ore 20,35 del 10).

Questo Governo ha presentato ieri la sua risposta alla protesta tedesca per i sottomarini. La nota, in seguito ad una postuma decisione, anziché a Berlino è stata rimessa a Cristiania, mi si assicura per un riguardo verso il locale Ministro di Germania. Nulla si sa di preciso circa il suo contenuto, ma sembra che il governo norvegese, forse fra le altre cose, vi dichiara che è disposto accordare un incondizionato favorevole trattamento ai sottomarini commerciali purché Governo tedesco precisi modo di distinguerli dai sottomarini guerra. Ieri l'altro questo Ministro degli Affari Esteri mi espresse dubbio che la risposta norvegese sarebbe per soddisfare Governo germanico. È possibile però che egli abbia voluto darmi tale impressione per lasciare credere che la Norvegia si è mostrata ferma nel sostenere i suoi diritti del che non sono sicuro (2).

683

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. CONFIDENZIALE 2533/210. Cristiania, 9 novembre 1916, ore 16,25 {per. ore 20,35).

Mi risulta che Governo russo ha dichiarato al Ministro di Norvegia a Pietrogrado che, in conformità ad analoga profferta dell'Inghilterra e della Fran-

Cl) Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato In arrivo nella serle ordinaria.

cla, esso accorderà il suo appoggio militare alla Norvegia, in caso che questa fosse attaccata dalla Germania. Analoga dichiarazione sarà fatta oggi da questo Ministro di Russia al Governo norvegese.

(2) Rltrasmesso a Parigi, Londra, Pletrogrado e Stoccolma con t. 2347 del 10 novembre, ore 22.

684

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. S.N. [Roma,] 9 novembre 1916, ore 17.

Inghilterra ha proposto che riunione militare di Chantilly venga ritardata di otto giorni allegando voler presentare precedentemente alcune importanti proposizioni all'esame dei governi alleati. Francia sembra avere accettato tale proroga.

R. governo ignora natura delle proposizioni che conta mettere innanzi Inghilterra; onde non può allo stato delle cose prendere alcuna risoluzione definitiva riguardo argomenti esposti da V. E. (2).

685

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2536/100. Stoccolma, 9 novembre 1916, ore 18,35

(per. ore 7,45 del 10).

Conte Wielopolski che riparte domani per Pietrogrado, mi ha pregato di ricordare in via confidenziale a V. E. quanto ebbe ad esporle costà circa gli errori della politica russa verso i polacchi e di farle conoscere che a suo avviso per neutralizzare effetti della proclamazione austro-tedesca occorrerebbe:

1° -che le potenze dell'Entente approvassero solennemente di voler esse dare alla Polonia non solo l'indipendenza, ma anche l'unità;

2° -che la Russia abrogasse le restrizioni dei diritti dei polacchi emanate dopo il 1863 e sopprimesse i quadri dei funzionari russi per la Polonia.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., n. 64. n presentetelegr>amma venne redatto da Sonnino per BoselU. (2) -Cfr. n. 676.
686

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1750. Roma, 9 novembre 1916, ore 21.

Mio telegramma n. 1724 (2).

Rodd insisteva su opportunità intervento Ministro italiano a riunione preparatoria politica a Parigi che sarebbe rinviata al 14 corrente. Intanto Inghilterra proponeva che riunione Alti Comandi militari a Chantilly sia prorogata di una settimana. La riunione politica a Parigi del 14 sarebbe puramente in

tormal e ad referendum, Inghilterra avendo proposizioni importanti da mettere innanzi per condotta guerra nell'anno nuovo.

Ho risposto che presidente del Consiglio ed io avremmo pregato Ministro Carcano, che già aveva in animo di fare prossimamente una gita a Londra per abboccarsi con Mac Kenna, di sollecitare attuazione suo progetto, fermandosi a Parigi in modo da poter assistere il 14 corrente alla riunione politica.

Quanto al rinvio per otto giorni della riunione di Chantilly R. Governo non aveva obiezioni.

687

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. CONFIDENZIALE 2631/743 A. Berna, 9 novembre 1916 (3).

Il Ministro di Stato del gabinetto francese, Denys Cochin, di passaggio a Berna, venne ieri a salutarmi intrattenendosi meco in lungo e famigliare colloquio.

Credo utile riassumere fedelmente le varie cose dettemi da quest'uomo di stato, che, in vista dell'antica nostra conoscenza, mi parlò, senza le consuete reticenze, di tutte le questioni più delicate ed interessanti che sono all'ordine del giorno.

Non interamente guarito della sua malattia filellenica, il Ministro crede ancora alla possibilità di un intervento greco che dovrà aver pure una certa importanza se sarà ben diretto e sorretto. Egli ha avuto parole acerbissime contro il Re, ostinato germanofilo, che una nostra avveduta politica avrebbe potuto tuttavia, a tempo debito, convertire, mentre al contrario quella praticata dal Guillemin e dall'Elliott era stata au rebours de bon sens. Invece di cercare d'unire Re Costantino ed il Venizelos, si era fatto di tutto da quei due ministri per scavare ancora maggiormente la fossa fra S. M. ed il suo grande

ministro. « Come doveva ridere il conte Bosdari nel vedere i suoi colleghi lavorare così per lui! '>.

Se siamo stati e siam ciechi tuttora nel considerare la politica ellenica, continuava il Ministro, lo fummo peggio ancora verso la Turchia e la Bulgaria. Credevamo la prima malata, se non moribonda, e l'altra dolorosamente ferita, mentre ambo l paesi mostrarono di avere una vitalità a tutta prova. Ci 11ludevamo in una Rumania forte ed agguerrita, dopo lo slancio transilvano che pareva il frutto di maturo esame ed invece!. .. Qui il mio interlocutore entrò a parlare della mancata avvedutezza e della troppo scarsa partecipazione dei russi, servendosi di frasi che tradivano la sua debole simpatia pel grande Impero. La Russia non aveva saputo far la guerra né per sé né per gli altri, come non aveva mai imparato a servirsi delle vittorie e delle occupazioni territoriali. La politica seguita era sempre quella dei massacri e delle conversioni colla forza all'ortodossia delle povere popolazioni conquistate. In Galizia, dopo gli orrori commessi, i russi non avevano fatto che consolidare il dominio austriaco! Dalla parte della Armenia, ed egli come vecchio protettore degli armeni poteva affermarlo con piena cognizione di causa, si eran dati a dei contadini russi i territorii liberati e non più agli antichi legali detentori! Era pur strano che i tre grandi Paesi della civiltà, quale la Francia, l'Inghilterra e l'Italia, si fossero dovuti legare alla Russia ... «Ce sont des gens qui ne sont pas de notre monde... '>. Il Ministro avrebbe concepito più facilmente l'alleanza di due paesi come la Russia ed 11 Giappone, che hanno certo altre idee, altri principil ed un'altra mentalità. Chiesi a questo punto al mio illustre interlocutore che cosa egli pensasse delle voci di pace separata della Russia e del Giappone ed egli mi disse che purtroppo la cosa non gli sembrava inverosimile, se pur è vero che il Giappone, con una scusa od un'altra, non invia più la stessa quantità di munizioni, e che la Russia, per questo od altri motivi, si trova in condizioni di non poter opporre al potente nemico, come l'anno scorso, che delle masse di uomini inermi senza artiglierie. Mi aggiunse che l'ipotesi di una defezione della Russia non era stata studiata in Francia, perché per il popolo era un'impossibile morale. Forse qualche intellettuale aveva considerato e pensato la cosa, ma in segreto, per non spargere inutili allarmi. Lo storico non poteva non osservare che la Russia era il paese che faceva le paci più inaspettate, come quella dopo le guerre di Crimea, quando gli anglofrancesi erano quasi spariti, di Turchia, quando i russi erano già davanti a Costantinopoli, e del Giappone, quando l'avversario era à bout de torce. Intanto le cose nella penisola balcanica non volgevano troppo bene per noi. Il generale Sarrail era sempre incerto nelle sue mosse e poco d'accordo cogli altri generali. Anche il Comandante delle nostre forze mostrava di non aver fiducia nel generalissimo... E come si poteva aver fiducia nel Sarrail, mi diceva in un accesso di sincerità il ministro, in quel Sarrail che si era pronunziato contrario alla spedizione di Salonicco, e che più che guerriero, è uomo politico! Il generale Roques era andato adesso a giudicare de visu delle asserite difficoltà dell'avanzata, ed il suo verdetto avrebbe deciso delle sorti del Sarrall. Le truppe nemiche, già numerose, si sarebbero presto rinforzate anche di polacchi. E qui il ministro cominciò a parlarmi della questione della ricostituzione del Regno di Polonia chiedendomi pure qual fosse il mio pensiero e se non trovassi in

tal gesto la confutazione delle voci dell'accordo russo-germanico. Avendogli io risposto che forse la ritardata decisione mostrava come la Germania si fosse studiata di non ferire la Russia, e che a parer mio la costituzione di un regno fantasma, senza consistenza propria, tale da non esser mai un vero baluardo contro l'Impero moscovita (come sarebbe invece se vi si fossero unite le provincie polacche detenute ancora dagli Imperi centrali) non potesse essere presa sul serio dalla Russia, la quale avr~bbe visto invece in quell'atto come un sequestro di proprietà privata passata sotto altra amministrazione e che le sarebbe stata resa dopo la guerra, il ministro mi disse di parteggiare il mio avviso. Anch'egli non era totalmente convinto, e me lo diceva a titolo strettissimamente confidenziale, del pericolo che offrivano gli amori russo-germanici.

Prima di separare!, il signor Denys Cochin mi ripetè che, nonostante queste osservazioni in qualche punto pessimiste, per lo scacchiere orientale, egli era invece ottimista al più alto grado per ciò che concerne il fronte occidentale e principalmente l'italiano. Egli tessè i più grandi elogi dei nostri capi politici e militari, chiudendo colle testuali parole: «di tutti i paesi in guerra, quello che saprà, giustamente, profittarne più degli altri, è l'Italia ».

(1) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 65-66. (2) -Cfr. n. 670. (3) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
688

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2545/101. Stoccolma, 10 novembre 1916, ore 16,40 (per. ore 0,50 dell'11).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1745 (1).

Mi è stato riferlto da buona fonte che questo Ministro di Germania avrebbe affermato di aver ricevuto notizie private dal suo paese secondo cui la soluzione pacifica del conflitto tedesco-norvegese sarebbe assicurata, ma che bisognava tener conto che questo linguaggio potrebbe anche essere diretto a calmare le apprensioni della Svezia.

A quanto ebbe a dire questo Ministro di Danimarca a Cristiania si riterrebbe che i Governi di Francia e Inghilterra desiderino che la Norvegia faccia in modo di appianare il conflitto colla Germania e di evitare la guerra.

689

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2547/449. Atene, 10 novembre 1916, ore 16,50 (per. ore 18,25).

Ringrazio l'E. V. delle interessanti considerazioni del R. Ambasciatore a Londra comunicatemi col suo telegramma n. 1741 (2).

Il rinnovato fanatismo dell'opinione pubblica inglese per Venizelos è tanto più deplorevole (a parte le conseguenze che potranno prodursi) in quanto che giunge proprio al momento in cui appare chiara tutta la vanità del movimento venizelista per ciò che concerne il reclutamento, unica cosa che dovrebbe interessare l'Intesa. Questo Ministro di Francia ha ricevuto ieri dal segretario di questa legazione di Francia inviato espressamente a Salonicco, un telegramma annunziantegli che il reclutamento così detto obbligatorio degli israeliti della Macedonia aveva dato quattro reclute! Dalla vecchia Grecia non parte più nessuno. Pochi delle isole. Si attendono invano le masse di volontari greci che, si annunzia, devono giungere dall'America e dall'Egitto. In presenza di tale fiasco Venizelos, secondo il solito, si agita e si lamenta. Accusa le potenze garanti di non averlo voluto riconoscere. Organizza raid di Ecaterini allo scopo evidente di distogliere l'attenzione dell'insuccesso del suo reclutamento e per mezzo di alcuni corrispondenti di giornali inglesi a lui ligi, inscena le dimostrazioni al Parlamento e nella stampa inglese, che in questo momento dovrebbero avere per le mani argomenti di maggiore interesse che sostenere clamorosamente il fuoruscito cretese abilissimo nell'arte di esigere tutto e di non dar nulla.

(1) -Cfr. n. 677, nota 3. (2) -Cfr. n. 675, nota l.
690

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2546/434. Londra, 10 novembre 1916, ore 22,30

(per. ore 2,20 dell'11).

Punti più notevoli del discorso di Asquith mi sembrano:

l. -Continuazione dominio turco in Europa significa ormai che la Turchia è ridotta alla condizione di agire nell'interesse e per l'ambizione germanica.

2. --Governo britannico è deciso a che la fine della guerra inizi l'era di libertà e redenzione dell'Armenia. 3. --L'Inghilterra nutre una cordiale simpatia nel grande patriota Venizelos di cui pienamente accetta le assicurazioni che gli sforzi sua organizzazione non hanno scopo anti-dinastico. 4. --Inutile affermare che quando verrà la pace nulla sarà più essenziale per gli alleati di stabilire e mantenere migliori relazioni industriali e finanziarie coi neutri. Ciò in risposta alle insinuazioni germaniche circa i propositi degli alleati di unirsi contro di loro per elevare un muro impenetrabile contro il loro commercio. Una osservazione generale su questo argomento speciale fatta prima del discorso dall'Ambasciatore degli Stati Uniti, unico Ambasciatore neutrale presente, mi indurrebbe a sospettare che l'accenno di Asquith possa essere conseguenza di una privata intesa con Page. 5. --Alleati combattono per causa comune: per gli scopi della guerra i loro interessi sono nostri interessi siccome noi riteniamo che i nostri interessi sono pure i loro. Vittoria che li assicura «tutti» è per noi condizione essenziale di pace durevole. 6. --Non può esservi questione di pace separata. 7. --Pace quando verrà, deve essere tale da costituire solide basi per la sicurezza del debole, la libertà dell'Europa e il libero avvenire del mondo.

Asquith, col quale mi trattenni qualche istante dopo il banchetto, mi disse che l'intensificata attivissima propaganda germanica in Russia, lo aveva indotto a farne esplicita menzione. Circa la situazione in Grecia, dopo avermi accennato alla delicatezza di parlarne in pubblico, Asquith confermò pienamente l'impressione da me riferita mio telegramma gabinetto n. 431 (1).

691

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (2)

L. S.N. ..., 10 novembre 1916.

Faccio seguito al telegramma n. 1083 G.M. che ho diretto all'E. V. da Torino il giorno 7 corrente (3), di ritorno dal colloquio col generalee Joffre.

Confermo che dalla discussione è apparsa indubbia la convenienza per tutti gli alleati di svolgere al più presto una violenta offensiva nei Balcani, operando dal Danubio e dalla Macedonia contemporaneamente, e che per ottenere ciò occorreva che il comando supremo russo fosse in grado e intendesse di fare un deciso e poderoso sforzo contro la Bulgaria e che il corpo di Salonicco fosse rinforzato convenientemente. Verificandosi le due condizioni suddette, l'aumento del nostro contingente in Macedonia appariva utile a noi e quindi io rinnovavo la richiesta al governo di mettermi in grado di prendere gli accordi definitivi.

Ma, poche ore dopo l'arrivo a Torino, dal convegno di Saint Miche!, mi giungeva dal capo della nostra missione militare presso il gran quartiere generale russo un telegramma dal quale ho potuto rilevare che il piano russo ed i mezzi predisposti non sono tali da assicurare la prima e più importante delle condizioni su espresse, e perciò ho fatto pervenire al generale Joffre una nota -di cui accludo copia ( 4) -nella quale vengo alla conclusione che dall'attuazione del piano russo non si possono sperare risultati risolutivi e che perciò viene a mancare il principale incentivo ad aumentare il nostro contingente. Allo stato delle cose occorre qulnOl attenaere la risposta del generale Alexejev, e soltanto quando la risposta stessa sia assolutamente tranquillante, tanto da offrire la sicurezza che l'azione dei russi possa avere risultati decisivi, noi po

tremmo aderire all'invio di nostre maggiori forze, certi che con ciò noi faremmo l'interesse nostro insieme a quello comune degli alleati.

A questo riguardo -e con ciò mi riferisco alla questione trattata da V. E. con la lettera in data 4 corrente che mi fece pervenire a Torino (l) -io debbo notare che decisioni di carattere strategico (quale sarebbe appunto quella relativa alle operazioni degli alleati nel Balcani) non possono essere influenzate da criteri politici per quanto di altissima importanza come quelli riflettenti le concessioni territoriali in Asia Minore. Nel giudicare pertanto sulla necessità militare di concorrere all'offensiva nei Balcani non può intervenire, con valore di decisione, il criterio dell'utile futuro che a noi può derivare nei riguardi politici: sola norma e guida deve rimanere il vantaggio militare, che ogni altro supera.

Agendo diversamente noi faremmo certamente il danno nostro, perché rifiuteremmo il nostro doveroso concorso all'attuazione di provvedimenti riconosciuti strategicamente necessari nel comune interesse degli alleati.

(l) -Cfr. n. 675. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., n. 65, allegato. (3) -Cfr. n. 676. (4) -Non rinvenuta.
692

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2552/436. Londra, 11 novembre 1916, ore 23 (per. ore 5,30 del 12).

I termini in cui Lloyd George mi manifestava ieri la sua profonda ammirazione sui risultati splendidi dell'opera del R. Governo, dei generali Cadorna e Dall'Olio, nonché sugli allori meritamente acquistati dal nostro glorioso esercito mi parvero non frasi di banali cortesie ma la manifestazione di un sincero convincimento. Da informazioni private mi risulta pure che Asquith sere sono manifestò in termini calorosi la sua venerazione per S. M. il Re e la profonda fiducia nel generale Cadorna.

Accennando alla risposta da Lei data a Rodd (2) circa il motivo che impedisce il Presidente del Consiglio e V. E. di recarsi ora a Parigi ed esprimendomi il compiacimento per l'incontro con Carcano, Lloyd George mi chiese con visibile interesse se io prevedevo difficoltà per Governo alla prossima riunione del Parlamento. Risposi che da lontano mi riusciva malagevole di apprezzare situazione parlamentare. Per quanto mi era però dato di giudicare dai giornali non vedevo la causa di prevedibili pericoli per il Ministero Nazionale cui, fino prova contraria, sembrami assicurata la fiducia della grande maggioranza della Camera.

«Desiderando comunicarle prima suo Incontro con Joffre Importante documento rischiarante questione trattative Asia Minore, la cui soluzione è strettamente connessa colla questionedel nuovi sacrifici che cl si richiedono, spediscole stasera treno numero quattro arrivante a Torino domattina ore 9,05 per mezzo apposita persona mio dispaccio. Confermale assoluta necessità nel convegno con Joffre prima di stringere accordi definitivi che V. E. si riservi di rlferlrne al Governo per deciderne In comune».

Ad un eminente parlamentare come lui non poteva però sfuggire la provvida decisione del R. Governo di provocare dopo recenti importanti avvenimenti verificatisi durante le vacanze, un nuovo solenne voto di fiducia prima di assoggettare il paese ad ulteriori più gravi sacrifici. Lloyd George mi chiese poscia se Ministro Bissolati che egli era molto lieto di incontrare a Parigi dove accompagnerà Asquith avrebbe partecipato alla conferenza. Risposi di ignorarlo.

Con la sua notoria militare franchezza generale Robertson mi esprimeva sul generale Cadorna e sulle gesta del nostro esercito sentimenti analoghi a quelli di Lloyd George. A titolo di confidenziale e personale opinione aggiungeva che Cadorna ha mille volte ragione di non volere distogliere truppe dal nostro fronte per mandarle a Salonicco, evidenti essendo gli imperiosi motivi di prudenza che gli impongono di trovarsi in grado di fronteggiare vittoriosamente una eventuale offensiva tedesca, «la quale, diceva egli, verrà o non verrà ma se venisse i tedeschi non vi scriverebbero certamente una lettera per prevenirvene ~.

Sulle operazioni di Salonicco in generale, mi parve, malgrado il cauto linguaggio, d'intuire che lord Robertson non abbia sensibilmente modificato le vedute in senso poco favorevoli manifestatemi nel marzo. Egli difatti, con alquanta ironia, ricordava avere i tedeschi definito Salonicco un semplice «campo di concentramento~.

Non mi dilungo sui calmi e ottimistici apprezzamenti di Robertson sull'insieme della situazione militare generale perché di tali argomenti sono già

o saranno con maggiore precisione informati i nostri generali nel prossimo convegno di Chantilly. Robertson deplorava amaramente pessimo tempo sopravvenuto proprio al momento in cui prepararonsi nuove importanti operazioni in Picardia.

(l) La lettera, il cui testo manca nell'Archivio Sonnino, era stata preceduta dal seguentetelegramma di Boselli !n pari data:

(2) Cfr. n. 670.

693

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2558/454. Atene, 12 novembre 1916, ore 14,10 (per. ore 14,45).

Da notizie avute a questo Ministero degli Affari Esteri risulta esatta la notizia data dai giornali di una nota tedesca alla Grecia circa la violazione della neutralità da essa commessa. Detta nota è stata presentata dal Ministro di Germania in suo nome proprio dichiarando egli che non può comunicare col suo Governo. Ricapitolò tutti i fatti qui avvenuti, cominciando dalla chiamata delle truppe alleate a Salonicco. Finì col dire di essere a conoscenza della legazione di Germania che la Grecia negozia colla Francia la cessione del suo materiale di guerra e che il Ministro di Germania fa ogni più ampia riserva sulle conseguenze che simile atto potrebbe avere per i rapporti fra la Germania e la Grecia.

È allo studio al Ministero degli Affari Esteri una risposta. Non manca naturalmente chi dice che questo passo del Ministro di Germania sia stato consigliato dalla Corte.

694

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4586/102 GAB. {1). Stoccolma, 12 novembre 1916, ore 15,55

(per. ore 1,25 del 13).

Telegramma di V. E. n. 2347 (2).

Secondo le informazioni confidenziali di una persona che ha letto risposta norvegese alla Germania sarebbe un documento piuttosto lungo (cinque pagine di scrittura a macchina) redatto in termini molto sereni ma allo stesso tempo fermi. Comincerebbe coll'osservare che l'ordinanza pei sottomarini non è diret

ta contro la Germania, ma mira soltanto a salvaguardare gli interessi della Norvegia e che non fu emanata per effetto del memorandum delle potenze dell'Intesa come è provato dal fatto che la risposta norvegese a queste ultime respingeva le nostre domande. Come ragione dell'ordinanza si indicherebbero alcune violazioni della neutralità norvegese commesse da una potenza belligerante diversa dalla Germania (Inghilterra) e emozione provata dal Paese dai frequenti affondamenti di navi norvegesi nell'Oceano Glaciale Artico con abbondanti perdite di vite umane.

Norvegia non contesterebbe alla Germania diritto di continuare guerra dei sottomarini, ma in conformità della Dichiarazione di Londra, e si manifesterebbe disposta modificare formulazione della parte dell'ordinanza relativa ai sottomarini commerciali ave Governo tedesco indicasse modo distinguere questi da quelli militari.

Da quanto posso giudicare sono confermato nell'opinione che la questione dei sottomarini sia piuttosto un pretesto per la Germania la quale non ha interesse ad esporsi ad un conflitto armato anche colla Norvegia, e tenti un bluff per ottenere concessioni commerciali come per esempio una revisione del contratto con cui tutta la pesca norvegese è stata venduta all'Inghilterra. Questa supposizione verrebbe confermata dalla notizia che ho da buona fonte, secondo cui in questo stesso momento Germania cercherebbe contrarre un prestito in Norvegia e che a tal uopo banchiere Warburg di Amburgo si troverebbe attualmente a Cristiania. D'altra parte mi sembra che la Norvegia fino ad un certo punto si lasci prendere o faccia sembianza di lasciarsi prendere al bluff tedesco e sia disposta fare qualche concessione commerciale alla Germania anche senza compensi specifici.

35 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

(l) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato in arrivo nella serle ordinaria. (2) -Cfr. n. 682, nota 2.
695

IL MINISTRO DEL TESORO, CARCANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2566/S.N. Parigi, 13 novembre 1916, ore 15,47 (per. ore 18,35).

Conferenza fissata pel 15. Tittoni mi fa sapere che Briand gli espresse desiderio che vi intervenga egli pure con me e con Salvago per il che occorrerebbe speciale delegazione. Sto bene ma vedo molte difficoltà per Londra specialmente dopo avere avuto il colloquio con Dall'Olio. Dirigimi risposta all'Hotel Castiglione (l).

696

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 1764. Roma, 13 novembre 1916, ore 18,30.

Giers mi comunicava che il suo Governo dichiara di accogliere la proposta inglese di una riunione dei rappresentanti della QuadruplicP da tenersi a Pietrogrado in seguito di quella preparatoria indetta per il 15 a Parigi (3), all'intento di deliberare intorno alle direttive della guerra nell'anno prossimo. Il Governo russo opina come quello inglese che a tale riunione debbano prender parte tra gli alleati le sole quattro grandi potenze europee; e che gioverebbe che queste fossero rappresentate ciascuna da un paio di membri dei rispettivi Governi. Il Governo russo invitava quindi il R. Governo a prendere parte a tale riunione. Quanto all'epoca il Governo russo si rimetteva a quel che decidessero gli alleati in seguito alla riunione politica e militare di Parigi.

Ho risposto che avrei comunicato invito al presidente del Consiglio perché decidesse intorno alla questione delle persone che rappresentassero il R. Governo a tale riunione di Pietrogrado; consentire io con Stiirmer e Grey sulle opportunità che tale riunione dovesse limitarsi alle quattro grandi potenze europee, dovendo essa trattare non della pace ma della condotta generale della guerra. Dovevo chiarire subito essere praticamente impossibile che il R. Ministro degli Esteri potesse recarsi a Pietrogrado visto che ciò necessiterebbe la sua assenza da Roma per cinque o sei settimane almeno, il che data la presente situazione generale non era ammissibile.

(l) -Cfr. n. 698. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, c!t., p. 66. (3) -Cfr. nn. 670 e 686.
697

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA

T. GAB. 1765. Roma, 13 novembre 1916, ore 18.

Il R. console generale a Lugano in data 29 ottobre riferisce quanto segue:

«Un Segretario del principe di Biilow avrebbe confidato ad un maggiore svizzero Richter che fra poco potrebbe verificarsi una sorpresa dalla parte della Russia, che tratta per la pace colla Germania.

Si andrebbe anche concretando un'offensiva tedesca nel Trentino. Fu chiusa la frontiera austriaca verso la Svizzera e da Bregenz truppe bavaresi vengono concentrate in Tirolo e a Innsbruck e ripartite anche nei vari centri del Tren tino.

La voce ripetutamente fatta correre della presa di Trieste sarebbe stata originata da fonte nemica per indurci a credere in una ritirata.

Rinforzi vengono anche inviati dal Trentino sul Carso coll'identico scopo d'ingannarci sulle intenzioni, nel mentre in realtà lo Stato Maggiore germanico starebbe concretando l'offensiva coll'arciduca Eugenio.

Tutte le notizie che precedono mi pervengono per via indiretta da un ufficiale svizzero. Non soi10 in condizione da vagliarle e mi limito a notare l'insistenza colla quale si fanno circolare voci di natura da seminare discordie e determinare diversioni.

A me consta d'una breve interruzione nell'inoltro dei giornali austriaci, che dimostra una momentanea sospensione del traffico tra il confine svizzero e l'austriaco.

Da sorgente completamente diversa, austriaca questa, deduco che emissari austriaci a Roma usano del corriere diplomatico svizzero per l'inoltro della loro corrispondenza. È questa la terza volta che la circostanza vien segnalata.

Da un tedesco già in Italia apprendo, per interposta persona, che il noto conte Bassenheim, già vice console germanico a Lugano, implicato nell'affare degli esplosivi è attualmente in Grecia. La R. legazione in Berna in una sua comunicazione a questo consolato lo segnalava a Napoli: forse di là s'imbarcò per la sua destinazione anzidetta.

Da altro tedesco, pure risieduto nel Regno, di recente tornato dalla Germania, mi vien riferito, sempre per terza persona, che, malgrado le gravi condizioni interne del paese, si è disposti a proseguire nella guerra fino in fondo. Il popolo è rassegnato, nonostante le sofferenze, specie dei bambini, fra i quali son frequenti i decessi. Alluse anche alla pace separata colla Russia, cui verrebbe concesso il passaggio dei Dardanelli. La persuasione d'una pace prossima è tanto radicata, che il mio informatore fu incaricato di affrettare l'impianto di nuovi macchinarii in uno stabilimento industriale tedesco in Italia, e d'assicurare che, occorrendo, si sarebbero fatte rimesse di fondi>>.

Tanto comunico per opportuna conoscenza di V. E. avvertendola che per quanto riguarda il conte Bassenheim ho fatto dirette comunicazioni alla R. legazione in Atene ed al Ministero dell'Interno.

698

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI

T. GAB. 1767. Roma, 14 novembre 1916, ore 10.

Riferendomi a telegramma di Carcano circa desiderio di Briand Cl), sta bene che Tittoni intervenga con V. E. e Carcano alla riunione politica di domani come delegato del Governo italiano. Prego V. E. darne comunicazione al Governo francese.

699

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2569/457. Atene, 14 novembre 1916, ore 14,20 (per. ore 16,05).

Venizelos invia telegrammi su telegrammi a questi Ministri di Francia e di Inghilterra segnalando avanzata truppe reali verso Macedonia e vessazioni ogni specie da parte di ciò che egli chiama <<il Governo di Atene». Egli esige che si imponga a Re Costantino di non oltrepassare colle sue truppe i confini della vecchia Grecia. Mi sembra che miei colleghi siano disposti ad assecondare queste pretese ed a proporre che si formi fra vecchia e la nuova Grecia un cordone di truppe alleate atte ad impedire il conflitto. Richiesto del mio parere, ho detto che questo espediente forse sarebbe stato atto ad impedire il conflitto armato fra venizelisti e realisti ma che non vedo il modo di neutralizzare la lotta civile oramai scatenatasi in tutti quei villaggi su cui Venizelos pretendeva avere esteso sua autorità. Che del resto non potevo che disinteressarmi della questione. Tutta la preparazione del movimento venizelista era stata fatta all'infuori della mia ingerenza e quasi della mia conoscenza, non avendone io saputo che quel tanto che mi era riescito di sapere di straforo. Se quel movimento aveva ora mutato carattere e da azione guerresca contro i bulgari si era trasformato in guerra civile contro Re Costantino, la responsabilità di ciò e la ricerca dei rimedi doveva incombere a chi si era fatto delle perniciose illusioni sulle vere intenzioni di Venizelos. Io per conto mio non me ne era fatta alcuna. Del resto tutto questo a mio avviso non era che «fuoco di paglia» e Venizelos e Re Costantino sarebbero stati certamente un giorno d'accordo per chiedere un compenso di servizi non resi.

(l) Cfr. n. 695.

700 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1771. Roma, 14 novembre 1916, ore 21.

(Meno Atene). -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Rodd chiedeva per conto di lord Grey se non convenisse fare rimostranze collettive presso Re Costantino perché le autorità reali cessassero di mettere ostacoli alla partenza da Atene dei cittadini muniti di passaporto rilasciato dal Governo venizelista di Salonicco.

Ho risposto che mi pareva più conveniente evitare o girare tali difficoltà di dettaglio e la quotidiana e irritante ripetizione presso il Governo reale di rimostranze e rampogne diplomatiche.

Pei visti ai passaporti non occorreva il benestare delle autorità ateniesi, e a coloro che da Salonicco si dirigevano ai paesi alleati o neutri si poteva trovare un punto di partenza che non fosse il Pireo. Del resto per molte questioni difficili di dettaglio conveniva lasciar prendere l'iniziativa ai locali comandi militari degli alleati.

701

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2571/439. Londra, 14 novembre 1916, ore 23,05 (per. ore 4,40 del15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1764 (2).

Grey mi ha detto oggi che proposta britannica circa conferenza a Pietrogrado ha tratto origine primariamente dall'imperiosa necessità di fare sul serio partecipare il Comando Supremo russo all'indispensabile discussione tra gli alleati sulla condotta della guerra.

Ciò finora non è mai avvenuto, visto che nelle varie conferenze in Francia generale Gilinski, lontano dal suo paese, poco o nulla ha mostrato di sapere delle vere intenzioni di Alexejev. Per analogo motivo si è ritenuto necessario pure un contatto diretto, finora non stabilitosi, tra i Ministri alleati e quelli russi. Chiestogli se egli si proponeva di recarsi a Pietrogrado, ha risposto che lo riteneva possibile ed ha aggiunto che la presenza di V. E. sarebbe stata sommamente utile. Conferenza dovrebbe aver luogo fra una quindicina di giorni. Della proposta discorrerà nella riunione di Parigi.

(l) -Ed. in SoNNINO, Diario, clt., p. 67. (2) -Cfr. n. 696.
702

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2580/458. Atene, 15 novembre 1916, ore 14,40 (per. ore 17,30).

Ho parlato col Ministro della Guerra francese qui di arrivo reduce da Salonicco ed in viaggio per Roma. Il Ministro della Guerra francese ha parlato col Re Costantino e col Presidente del Consiglio delle seguenti questioni:

l. -Formazione di una zona neutra limitata da un sottile cordone di truppe alleate per separare i venizelisti dai realisti ed impedire conflitti fra di essi. Il confine meridionale di detta zona andrebbe da Litocori al confine albanese poco a nord di Lescovich. Confine settentrionale non è ancora ben determinato.

2. -Passaggio truppe alleate per Itea e per ferrovia di Larissa. Il generale mi ha detto che si reca a Roma per questa questione su cui egli crede di sapere che il R. Governo era d'accordo.

Aggiungo che da frasi !asciatesi sfuggire da Guillemin debbo arguire che quel passaggio fornirà alla Francia il pretesto tante volte da essa cercato e altrettante sfuggitole, di stabilire occupazione di truppe francesi nella Grecia Centrale.

3. -Cessione del materiale di guerra greco. Il generale ha detto al Re che per fare prova di buonvolere egli avrebbe dovuto cominciare col cedere alla Francia sei batterie. Ma il Re ha risposto che invece di trattare la questione frammentariamente egli preferiva trattarla nel suo complesso secondo le linee stabilite dall'an. Benajet.

In sostanza mi sembra che il Re sia favorevole a questa cessione a condizioni in parte a noi note (miei telegrammi numeri 438 e 443) (l) in parte rimaste segrete anche per questo Ministro di Francia.

Stasera rivedrò generale Roque e riferirò ulteriormente a V. E. (2).

703

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2575/240. Parigi, 15 novembre 1916, ore 22,10 (per. ore 2,10 del 16).

Prima seduta della Conferenza degli alleati ha avuto luogo oggi. Rappresentavano la Francia Briand e l'ammiraglio Lacaze, l'Inghilterra Asquith, Lloyd George e Ambasciatore d'Inghilterra, la Russia Izvolsky. Assistevano pure i

12) Cfr. n. 707.

Consiglieri delle tre Ambasciate. Briand, riassumendo le decisioni prese nella Conferenza dello scorso marzo (l) e gli avvenimenti che si sono succeduti, ha constatato i buoni risultati ottenuti dall'unità d'azione e dalla coordinazione degli sforzi degli alleati, risultati che, se non sono decisivi, dimostrano sicuramente il sopravvento preso dagli alleati su tutti i fronti. La grande superiorità degli effettivi su quelli dei nemici è incontestabile, come è incontestabile che il morale ed efficienza combattiva degli austriaci-tedeschi va di giorno in giorno decadendo. L'unione dev'essere oggi stretta più che mai perché si è giunti al momento di portare il colpo decisivo al nemico.

La questione che si impone oggi fra tutte è quella dell'atteggiamento dei Governi nei loro rapporti cogli Stati Maggiori. Sembra incontestabile che i Governi debbano prendere essi risoluoamente la decisione delle operazioni, !asciandone l'esecuzione ai militari, avendo questi signori bisogno di essere diretti quando trattasi di operazioni così vaste e di carattere così generale. Situazione deve essere guardata dal lato dell'interesse generale sacrificando, per il trionfo dell'azione comune, le soddisfazioni di amor proprio militare delle singole nazioni.

Il primo obiettivo deve essere il ristabilimento delle comunicazioni attraverso i Balcani. Tutti dobbiamo concorrere per mettere in grado i russi e i romeni di iniziare con mezzi potenti e adeguati l'offensiva dalla parte della Dobrugia e giungere allo schiacciamento della Bulgaria e conseguente messa fuori causa della Turchia.

Gli alleati possono aiutare la Russia e la Romania fornendola di tutto il materiale necessario e anche di militari specialisti, e qui Lloyd George ha ricordato che oltre trecento cannoni pesanti inviati dall'Inghilterra rimasero inutilizzati per vari mesi per mancanza di uomini sperimentati.

Sul fronte di Salonicco, gli allea~,i pur non prevedendo la possibilità di una avanzata decisiva, debbono aiutare l'offensiva russo-romena occupando Monastir e mantenendo impegnata maggior parte delle truppe bulgare.

Asquith e Izvolsky si sono interamente associati alla tesi di Briand.

Carcano dichiarò che il Presidente Boselli, spiacente non poter intervenire di persona a questa Conferenza, gli ha dato incarico di prendervi parte in nome del R. Governo: trattasi di conferenza preliminare per un primo scambio di idee. Soggiunse non ritenersi quindi autorizzato ad assumere impegni definitivi ma semplicemente riferire poi questioni e proposte al R. Governo per relativa deliberazione.

Circa la questione di massima posta da Briand manifestò propria opinione personale conforme alla tesi sostenuta dallo stesso signor Briand, spettare cioè ai Governi alleati il prendere le definitive deliberazioni intorno alle direttive della guerra dopo di aver udito i [capi] degli Stati Maggiori dei rispettivi eserciti. E concluse che anche su questo punto riserva al Governo italiano la facoltà di esprimere il proprio voto definitivo, considerando che ha osservato, a titolo personale e senza pregiudizio della decisione che crederà prendere suo Governo, che Governo italiano si è trovato d'accordo col Governo francese fin

da quando Briand venne al potere nel considerare i Balcani come teatro decisivo della guerra, intorno... (l) è da tenersi presente che quando gli alleati discuteranno in modo concreto di concretare i loro sforzi per un risultato decisivo, dovranno innanzi tutto esaminare la questione del contributo di materiale di guerra e di trasporti di cui alcuni di essi potessero avere bisogno. Cosi dovrà essere esaminata la questione finanziaria anche dal punto di vista dei pagamenti all'estero che per l'Italia va assumendo speciale importanza.

Conferenza si è poi aggiornata a domani per riprendere in esame le questioni dopo conosciute le conclusioni del convegno odierno degli Stati Maggiori a Chantilly. Lloyd George ha detto essere necessario che fra i [governi alleati] si parli colla maggior franchezza ed ha presentato proposta per l'imminente riunione a Pietrogrado, della quale telegraferò a parte domani mattina il testo integrale (2).

Segue altro telegramma (3).

(l) Cfr. nn. 659 e 673.

(l) Cfr. serie V, vol. V, n. 650.

704

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. G!I.B. 2579/441. Londra, 15 novembre 1916, ore 22,22

(per. ore 4 del 16).

Chiesi ieri a Grey se aveva esaminato il nostro memorandum circa la questione dell'Asia Minore e se aveva qualche cosa da dire al riguardo. Rispose che quando i documenti saranno in possesso del Governo russo si dovrebbe a suo parere iniziare una conversazione a quattro sulle modalità e procedura delle quali converrà intendersi. In attesa di tale conversazione gli pareva preferibile non entrare in premature discussioni. Per quanto concerne lui direttamente desiderava solo di dire sino da ora che il Governo britannico non intende far valere gli interessi britannici preesistenti in regioni da noi reclamate (Smirne-Aidin) per sollevare ostacoli alle nostre domande. Questa dichiarazione però non doveva essere da me interpretata come un aprioristico impegno da lui assunto di sostenere integralmente tutte le nostre domande nella futura conversazione a quattro. Aggiunse poi sorridendo che le nostre domande producevano in generale impressione di essere molto vaste. Non più vaste, interruppi io, anzi considerevolmente inferiori per estensione ed importanza politico-economica alla veramente vastissima zona attribuita alla Francia. Riprese Grey tutto ciò dovendo essere esaminato e discusso a suo tempo, era meglio per ora non rientrare sull'argomento al quale egli aveva accennato unicamente per significarmi le intenzioni del Governo britannico relativamente ai suoi interessi diretti.

Replicai che non intendevo nemmeno io discutere, volevo però, per debito di lealtà, ricordargli ancora una volta quanto gli ho ormai a sazietà ripetuto circa l'importanza precipua che la questione ha per l'Italia, la necessità di risolverla in modo conforme alla lettera ed allo spirito del Trattato, e l'influenza che la soluzione eserciterà fatalmente sulle relazioni presenti e future tra l'Italia e gli alleati.

(1) -Gruppi !ndec!fratl. (2) -Cfr. n. 715. (3) -Cfr. n. 709.
705

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2587/529. Pietrogrado, 16 novembre 1916, ore 13 (per. ore 18,50)

Deputati polacchi che ho avuto occasione di incontrare alla Camera mi hanno esposto la tesi che Germania, reclutando soldati in Polonia contro la Russia, viola principi del diritto inte~·~:azionale e servenclosene anche contro gli altri alleati reca loro diretto pregiudizio. A questo duplice titolo teorico e pratico alleati hanno [dovere] e interesse di intervenire nella questione polacca. Intervento dovrebbe consistere nell'associare le loro promesse di garanzia a quelle che darà la Russia per le future sorti della Polonia. Per tal modo la popolazione polacca delle provincie occupate, venendo a risapere che le promesse della Russia sono garantite dalle altre grandi potenze, vi presterà fede e reagirà contro l'imposizione della Germania, privandola così dello sperato concorso militare che i polacchi di qui fanno ascendere ad almeno un mezzo milione di uomini.

Buchanan da me interpellato in proposito mi ha detto dì ritenere che il suo Governo potrebbe accettare questo punto di vista.

Per parte mia a prescindere dal merito della tesi polacca dubito che Governo di Sttirmer accetti fin d'ora l'internazionalizzazione della questione polacca.

706

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1777. Roma, 16 novembre 1916, ore 13,30.

(Meno Parigi) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Parigi quanto segue:

(Per tutti) -Si conferma ogni giorno più che sì accumulano nel Trentino materiali e truppe tedesche oltreché austriache per preparare una grande

offensiva contro l'Italia da farsi appena possibile, probabilmente subito dopo campagna Romania, e qualunque ne sia l'esito.

Occorre quindi andar molto guardinghi nel prendere impegni di mandare fuori d'Italia, a Salonicco o altrove, nuovi contingenti di truppe. Opinione pubblica non tollererebbe che pur sapendo di gravissimi prossimi assalti alla nostra frontiera, tali da metterei in condizione di dover concentrare a difesa tutte quante le nostre forze, si indebolissero le nostre già scarse risorse, esponendosi al caso di dover chiamare in soccorso gli alleati.

Già il generale Cadorna nelle sue ultime comunicazioni al presidente del consiglio O) si mostra contrario ad ogni ulteriore invio di truppe ai fronti lontani.

D'accordo col presidente prego S. E. Carcano e V. E. sentire generale Porro su quanto avesse sostenuto in questo senso in riunione militare per dargli ove occorra il necessario appoggio nella riunione politica.

(Solo Parigi) --Prego V. E. comunicare a S. E. Carcano quanto precede.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 65.

707

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2582/460. Atene, 16 novembre 1.916, ore 14 (per. ore 16).

Seguito mio telegramma n. 458 <2>.

Con nota che invio per posta (3) il generale Roques Ministro della Guerra francese, ha informato il Presidente del Consiglio della formazione della zona neutra destinata a separare i realisti dai venizelist.i. R. addetto militare fornirà al Comando Supremo i dati precisi topografici di detta zona. In essa cesserà l'amministrazione greca e vigerà la legge militare.

Ministro Roques ha notificato anche ufficialmente ma solo verbalmente al Governo ellenico che quanto prima comincerà passaggio delle truppe alleate per Itea e la ferrovia di Larissa e che oggi stesso si inizieranno i lavori di adattamento della baia di Itea.

Finalmente lo stesso generale ha dato istruzioni all'ammiraglio francese di chiedere con sua nota che credo Earà inviata oggi stesso, la consegna di tutto il materiale da guerra ellenico che travasi nei depositi lasciando quel tanto che è necessario per l'armamento delle due classi che furono concesse alla Grecia di ritenere sotto le armi. Nella nota dell'ammiraglio sarà data alla Grecia la garanzia di una indennità adeguata per la sua cessione e che il materiale da guerra le verrà restituito a pace conclusa o altrimenti sostituito con materiale nuovo.

I colloqui del generale Roques col Re Costantino e con Lambros relativamente a quanto sopra furono fermi ed ispirati all'idea che trattavasi di impo

sizioni e non di discussioni. Ma è impressione generale che il Re Costantino si sia accomodato di buon animo alle nuove esigenze francesi vista la sicurezza che la istituita zona neutra ormai gli dà che la vecchia Grecia non sarà invasa dai venizelisti. Se generale Roques abbia dato al Re Costantino ed al Governo ellenico anche assicurazioni di natura politica (come fu detto nel caso del deputato Benajet (l) non saprei dire con sicurezza quantunque da tutto l'insieme lo ritenga probabile.

(l) -Cfr. n. 691. (2) -Cfr. n. 702. (3) -Non pubbllcata.
708

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4663/93. Addis Abeba, 16 novembre 1916, ore 14,40 (per. ore 19,33 del 21).

Ricevuto solo ieri per posta telegramma di V. E. 1695 del 3 corrente (2) autorizzante riconoscimento nuovo Governo: come riferisco mio telegramma

n. 92 del 9 corrente (3), ho riconosciuto ufficialmente nuovo Governo etiopico unitamente miei colleghi, otto corrente.

709

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2584/241. Parigi, 16 novembre 1916, ore 20,20 (per. ore 23,20).

Mio telegramma n. 240 (4). Briand passò poi ad esaminare la situazione anormale in Grecia. Questione del riconoscimento ufficiale del Governo provvisorio venne presa in considerazione nella riunione di Boulogne sur Mer dove si convenne di aiutare ed incoraggiare Venizelos nella misura più l:'.~p:a ma di non riconoscere ufficialmente il suo Governo.

Le gravi conseguenze che possono derivare dal riconoscimento ufficiale indussero il Governo francese a ritenere che la decisione di Boulogne sur Mer non debba essere modificata pel momento, tanto più che le recenti proposte fatte dal Re di sua iniziativa al deputato Benajet mettono di fatto gli alleati in grado di disporre di tutto il materiale della Grecia, munizioni, flotta ferrovie e arsenale Salamina colla sola condizione che gli alleati non lascino occupare dai rivoluzionari i territori consegnati da truppe reali. Ritiro delle truppe

elleniche dalla Tessaglia facilita grandemente il compito degli alleati e elimina molti pericoli. Tittoni fece notare che Briand nell'esporre la questione l'aveva al tempo stesso risolta perché aveva messo in rilievo tutti gli inconvenienti ed imbarazzi che deriverebbero dal riconoscimento ufficiale di [Venizelos].

Del resto se il riconoscimento di questo era limitato alla zona su cui di fatto l'esercito giurisdiziona si avrebbe la Grecia divisa in due parti, con due Governi differenti, ciò che non sarebbe ammissibile, mentre il riconoscimento del Governo rivoluzionario in tutto il territorio greco mette alla proclamazione della decadenza di Re Costantino.

Asquith rilevò gravità situazione raccomandando la conciliazione fra Re Costantino e il suo antico Ministro, che sarebbe la soluzione migliore. Esperienza dimostrava quanto poco affidamento debba farsi sulle promesse reali. Navi che trasportano i volontari greci sono sistematicamente silurate da sottomarini tedeschi col concorso efficace del Governo e del Re. Opinione pubblica in Inghilterra si pronunziava ogni giorno in modo più imperativo in favore di Venizelos e non ametterebbe più una politica che non gli desse tutto l'appoggio e le simpatie necessarie. Egli ed il suo Governo consideravano che il riconoscimento ufficiale era oggi il solo mezzo per chiarire la situazione in Grecia.

Delegazioni italiana e russa sostennero il punto di vista di Briand il quale, coll'assenso di Asquith, rilevò che il Governo inglese non faceva una proposta formale nel senso del riconoscimento ufficiale partecipando che la questione avrebbe potuto essere riesaminata quando gli avvenimenti lo imponessero. Intanto Re Costantino potrebbe essere messo in dimora di mettere subito e lealmente in atto le sue promesse e d'altro lato gli alleati dovrebbero rappresentare a Venizelos necessità di facilitare il loro compito non insistendo nella sua richiesta.

(1) -Cfr. n. 673. (2) -Cfr. n. 649, che è, però, del 2 novembre. (3) -T. 4612/92 del 9 novembre, ore 9,50, non pubblicato. (4) -Cfr. n. 703.
710

IL MINISTRO DEL TESORO, CARCANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2586/242. Parigi, 16 novembre 1916, ore 20,20 (per. ore 3,45 del 17).

Seguito mio telegramma n. 241 (l).

Briand in fine della seduta di ieri propose che i Governi alleati si uniscano al Governo russo in una protesta contro il proclama austro-tedesco circa Polonia. Asquith prendendo parola osservò che non sembravagli opportuno di fare una protesta semplicemente negativa senza ricordare le promesse fatte alla Polonia in nome dello Zar nel proclama del Granduca Nicola. Essere

necessario riassicurare l'opinione pubblica polacca nella quale si fa strada l'impressione che le promesse fatte sono decadute.

Delegazione italiana espresse le sue riserve questione posta non essendo stata oggetto, a sua conoscenza, di alcun scambio di idee col suo Governo, Izvolsky disse essere impossibile per lui di esprimere alcun giudizio sulla materia eminentemente politica. Riteneva che alleati non dovessero ritardare ad unirsi alla protesta riservando questione posta da Asquith.

Osservò che il proclama russo pubblicato dai giornali dando in gran parte soddisfazione alle aspirazioni dei polacchi scioglie la questione messa innanzi da Asquith.

(1) Cfr. n. 709.

711

IL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. U. 2598/438. Bucarest, 16 novembre 1916, ore 20,35 (per. ore 22,50 del 18).

S. M. Re Ferdinando mi ha fatto chiamare stasera e mi ha chiesto di telegrafare a S. M. il Re ed all'E. V. che la situazione militare della Romania, se non è addirittura disperata, è tuttavia gravissima. Truppe romene dell'Oltenia si battono da più di due mesi contro un nemico superiore in numero e fornito di riserve mentre esse non ne hanno. Esse sono costrette cedere continuamente terreno e la perdita dell'Oltenia che mette in grave pericolo Valacchia e Bucarest è una questione di giorni.

Solamente una energica ed immediata offensiva sulla frontiera della Moldavia può salvare la situazione. Ora questa offensiva era stata promessa per il 28 ottobre prima, poi per il 14 corrente ed ora il 21. Se dovesse essere rinviata ancora una volta cio costituirebbe rovina inevitabile della Romania e del suo esercito.

Sua Maestà ha aggiunto che il generale Belaiev aveva telegrafato in questo senso al generale Alexejev e che lo stesso aveva fatto il generale Berthelot presso il generale Joffre ed il generale Janin. S. M. dice che in Moldavia vi sono già più di quattro corpi d'armata russi e quindi forze più che sufficienti per iniziare un'offensiva energica quale le circostanze esigono imperiosamente.

Sua Maestà fa appello all'amicizia di S. M. il Re per la Sua persona ed al tradizionale interessamento del R. Governo per la Romania affinché interpongano i Loro buoni uffici perché l'offensiva russa non tardi più oltre. Sua Maestà fa inoltre presente che la situazione seguiterà ad essere qui precaria e minacciosa se una energica offensiva da sud e da nord non avrà luogo nei Balcani il più presto possibile ed in ogni caso non più tardi che fra un mese e prega caldamente adoperarsi a tal uopo (l).

(l) Per la risposta d! Sonnino cfr. n. 723.

712 CONFERENZA MILITARE INTERALLEATA

VERBALE. Chantilly, 15-16 novembre 1916.

Le 15 Novembre 1916, les Commandants en Chef des Armées alliées ou leurs représentants accrédités se sont réunis en Conférence au G.Q.G. français à Chantilly pour examiner les mesures à prendre d'un commun accord en vue de la continuatlon de la guerre européenne.

Assistaient à cette conférence:

Pour la Belgique:

M. le Général Wielemans, Chef d'Etat-Major général de l'Armée belge.

Pour la France:

M. le Général Joffre, Commandant en Chef des armées françaises.

M. le Général de Castelnau, Chef d'Etat-Major Général des armées françaises.

Pour la Grande-Bretagne:

M. le Général Sir Douglas Haig, Commandant en Chef des Armées Britanniques en France.

M. le Général Robertson, Chef d'Etat-Major Impérial des Armées Britanniques.

M. le Général Maurice, Chef du Bureau des opérations au War Office.

Pour l'Italie:

M. le Général Porro, Sous Chef d'Etat-Major Général de l'Armée Italienne.

M. le Colone! Tellini, Chef du Bureau des opérations au G.Q.G. italien.

Pour le Japon:

M. le Lieutenant-Colonel Nogai, de l'Armée japonaise.

Pour la Roumanie:

M. le Colone! Rudeanu, Chef de la Mission militaire roumaine auprès du

G.Q.G. -français. M. -le Colone! Rascano, Délégué du G.Q.G. roumain.

Pour la Russie:

M. le Général Palitzine, Représentant de S. E. le Commandant en Chef des troupes russes et Chef de la Mission Militaire Russe.

M. le Général Dessino, Représentant de l'Etat-Major russe près du G.Q.G. anglais.

Pour la Serbie:

M. le Général Rachitch, délégué de l'armée serbe auprès du G.Q.G. français.

M. le Colone! Petchich, S/Chef de l'Etat-Major Général serbe.

Rapporteurs:

M. le Général Pellé, Major Général.

M. le Colone! Billotte, de l'Etat-Major Général des armées françaist:s.

SEANCE du 15 Novembre 1916 <Matin)

Le Général JOJ:t'FRE souhaite la bienvenue aux représentants d es Puissances Alliées. Les decisions prises aux Conférences du 5 Décembre 1915 et 12 Mars 1916 ont amené des résultats excellents. Celles qui vont etre prises à la présente Conférence amèneront, il faut l'espèrer, la décision de la guerre.

Le Général PELLÉ donne lecture du Memorandum du 12 Novembre 1916 établi par l'Etat-Major Général français.

Le Colonel RUDEANU fait observer que, s'il est effectivement regrettable que l'intervention roumaine se soit produite tardivement, on doit regretter également que la Roumanie n'ait pas été mise plus rapidement par les Alliés en état d'entrer en campagne. En pariiculier, depuis le début de la guerre, il avait signalé aux puissances alliées l'insuffisante dotation en munitions de l'artillerie roumaine, et il avait spéclfié que si les fournitures necessaires n'étaient pas faites avant l'èntrée en campagne de la Roumanie, on parviendrait difficilement à satisfaire aux besoins de l'armée en raison de la difficulté des communications. Il constate qu'actuellement encore, malgré les efforts de la France, de l' Angleterre et de la Russie, la Roumanie ne reçoit pas tout ce qui lui est necessaire.

Le Général JOFFRE répond que la rédaction de l'Etat-Major Général français ne comporte aucun reproche et que ce sont des circonstances indépendantes de la volonté de la Roumanie et des Puissances Alliées qui ont entrainé le retard qui est simplement constaté.

Le Général PORRO indique que les chiffres portés au tableau de la page 5 du Memorandum sont à modifier de la façon suivante en ce qui concerne l'Italie:

Divisions autrichiennes: 34 au lieu de 32 1/2;

Bataillons autrichiens: 389 au lieu de 379.

Le nombre de 783 bataillons italiens doit étre diminué, car on y a compris des bataillons territoriaux mal encadrés, dépourvus de mitrailleuses, non susceptibles de fournir un service de guerre. Ce chiffre devrait en conséquence etre ramené à 668 bataillons (actifs). Dans ces conditions, la proportion des forces en présence sur le front austro-italien serait à réduire de 206 % à 170 %.

Le Général JOFFRE fait remarquer que 315 bataillons territoriaux sont compris dans les chiffres donnés pour les effectifs français.

Le Général RACHITCH fait observer de son còté que les bataillons territoriaux sont compris dans les effectifs indiqués pour l'armée serbe.

Le Général JOFFRE fai t remarquer que si l'an ne tient pas c9mpte des éléments territoriaux italiens, la comparaison entre la proportionnalité des forces en présence sur les front français et italien ne sera possible que si l'an supprime également des totaux français l'ensemble des bataillons territoriaux. Ceux-ci cependant ne peuvent etre entièrement négligés, car malgré leur encadrement et leur armement de moindres valeur que celui des troupes actives, ils rendent cependant le service de tenir certaines parties défensives du front et permettent ainsi de libérer des trounes actives plus nombreuses pour les attaques.

En ce qui concerne la situation générale sur le front balkanique (page 11 du Memorandum), le Général PALITZINE indique que rexposé clair et précis fait par l'Etat-Major Général français correspond exactement aux idées du Général Alexeieff, lequel attache la plus grande importance au théàtre d'opération balkanique.

Le Général Alexeieff pense qu'il faut, coùte que coùte:

1°. -Mettre la Bulgarie hors de cause;

2°. -Forcer la Turquie à conclure la paix.

Il faut en finir définitivement avec la question balkanique qui hypothèque lourdement tous nos projets et par suite rechercher de ce còté un résultat décisif par une action plus vigoureuse de l'Armée d'Orient et d es armées russoroumaines. La Russie, en préconisant cette solution, n'agit nullement en vue de satisfaire ses intéréts particuliers ou ceux d'autres Puissances. C'est au nom des intéréts supérieurs de la Coalition qu'elle s'adresse aux Commandants en Chef des Armés Alliées pour leur demander de faire tous ensemble l'effort nécessaire dans les Balkans.

Le Colonel RUDEANU fait remarquer que, d'après le Memorandum français, un des principaux avantages de l'entrée en action de la Roumanie a été de provoquer une extension considérable du front sur lequel l'ennemi doit combattre. Pour faire face à cette nouvelle situation, les Empires Centraux ont diì utiliser toutes leurs disponibilités (personnel et matériel), transporter sur le nouveau théatre des forces importantes et affaiblir la valeur défensive de leurs autres fronts, au moment meme où toutes les armées de la Coalition augmentent sensiblement leur capacité offensive par le développement de leurs moyens matériels. Cette situation serait dangereuse pour l'ennemi si elle se prolongeait jusqu'au printemps prochain.

Il se trouve donc dans l'obligation de chercher à raccourcir son front et, dans ce but, de tourner tout son effort contre la Roumanie afin de couper ce pays en deux par la jonction des armées de Falkenhayn et de Mackensen. Il obtiendrait ainsi une réduction des deux tiers du front roumain, pourrait confier la totalité du tiers restant à des forces bulgares et turques, récupérerait ainsi la totalité des forces austro-allemandes employées contre la Roumanie, et pourrait reprendre sa liberté d'action pour monter sur un autre théiì.tre una nouvelle opération offensive. Tous les avantages escomptés dans les Balkans (pages 11 et 12 du Memorandum) disparaitraient ipso facto.

·}90

Au contraire, si les Alliés mettent la Roumanie en mesure de résister aux attaques dont elle est l'objet, et parviennent en outre à réaliser leur plan dans les Balkans, (mise hors de cause de la Bulgarie) tous les avantages énumérés seront obtenus et en outre, en face d'une diminution d'effectifs important (l million d'hommes) chez l'ennemi, la Coalition disposera pour de nouvelles tàches des 450.000 hommes de l'armée de Salonique.

Le Colone! RUDEANU pense que si les armées turque et bulgare sont mises hors de cause, la décision de la guerre pourra etre obtenue sur le front orientai et que la victoire sera ainsi obtenue par le chemin le plus court et peut-etre le plus humanitaire.

Il fait remarquer enfin que, si l'intervention de la Roumanie n'a pas produit tous les résultats escomptés, c'est pour des causes indépendantes de sa volonté. Soutenue en temps utile, quand elle occupait une partie de la Transylvanie, l'armée roumaine aurait pu s'établir sur une position permettant de réaliser une défensive économiqne et aurait pu ainsi récupérer des forces pour collaborer à l'action des Alliés contre la Bulgarie.

Le Colonel RUDEANU commençant à développer le pian d'opérations contre la Bulgarie, le Général JOFFRE lui fait observer que cette question sera traitée ultérieurement.

A la lecture du paragraphe indiquant les objectifs retentissants et à faible portée que l'ennemi pourrait se proposer d'attendre CNancy, Minsk...), le Général PORRO propose d'ajouter la plaine vénitienne.

Le Général JOFFRE ayant demandé si cet objectif peut etre atteint par l'Isonzo, le Général PORRO répond qu'il peut l'etre par le Trentin, par les plateaux de Tonezza et d'Asiago praticables pendant l'hiver.

Le Général JOFFRE en conclut que l'armée italienne peut déployer une certaine activité en hiver, non seulement sur l'Isonzo, mais encore su cette partie du Trentin.

La lecture du Memorandum est ensuite achevée par le Général PELLÉ sans soulever de nouvelles observations.

Le Général JOFFRE indique que les Conférents ont à répondre aux questions posées par le Memorandum et qui ont été résumées dans un document annexé. L'examen des questions N. 8 et 9 nécessitera sans doute la nomination d'une sous-commission chargée de formuler des propositions relativement à la répartition du matériel de guerre et au transport pendant l'hiver du matériel destiné à la Roumanie.

Le Général PELLÉ donne lecture des notes annexes N. 6 et 7 relatives à ces deux questions. Les Conférentes désignent les officiers qui feront partie de cette sous-commission qui se réunira le 15 Novembre à 17 heures et présentera ses conclusions le 16 si possible.

Le Général JOFFRE donne lecture de la première question posée:

«Les Conférents donnent-ils, d'une manière générale, leur approbation au plan d'action de la Coalition, tel qu'il est défini dans le Memorandum, pour l'hiver 1916-1917 et pour le printemps 1917?

36 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

En particulier, estiment-ils: a) -Que la décision de la guerre doit etre recherchée par la reprise, au printemps 1917, d'offensives concordantes mettant en oeuvre le maximum de moyens, réunis et développés pendant l'hiver . b) -Que le meilleur moyen d'amener l'ennemi à subir ces offensives dans les conditions les plus avantageuses pour nous, consiste à poursuivre pendant tout l'hiver nos actions offensives sur tous le fronts dans la mesure où climat le permettra ».

Le Colonel RUDEANU demande que toutes dispositions soient prises pour éviter l'invasion d'une partie de la Roumanie.

Le Général JOFFRE indique que ce t te question se rattache au plan d'action dans les Balkans à étudier ultérieurement.

A l'unanimité, les Conjérents répondent ajjirmativement à la première question.

Le Général JOFFRE donne lecture de la deuxième question posée: « Les Conférents approuvent-ils le plan d'emploi des forces proposé par le Memorandum?

Dans le cas de l'affirmative, estiment-ils:

1°. -Qu'une attaque puissante, à but décisif, doit etre préparée et montée pour le printemps de 1917 sur le front anglo-franco-beige.

2°. -Que l'armée italienne doit viser à reprendre au printemps, avec des moyens augmentés, ses actions offensives.

3°. -Que, sous réservé de la conduite à tenir à l'égard de la Bulgarie, la quelle fait l'objet d'une question subséquente, de puissantes offensives devront etre reprises sur les parties du front orientai à déterminer par le Haut Commandement russe».

A l'unanimité, les Conjérents répondent ajjirmativement à la deuxième question.

Le Général JOFFRE donne lecture de la troisième question posée:

«A quelles dates approximatives convient-il de déclencher les offensives de printemps sur les différents fronts? ».

Il fait lire par le Général PELLÉ la Note annexe N. 2 qui fait connaitre les dates auxquelles les offensives françaises seront pretes.

Le Général Sir DOUGLAS HAIG indique qu'il sera pret à déclencher des attaques d'une certaine puissance dès le ler Février, mais l'armée britannique ne pourra attaquer avec tous ses moyens avant le ler Mai.

Le Générale JOFFRE précise l es intentions du Général Sir Douglas Haig de la façon suivante: il est entendu que les offensive britanniques seront poursuivies pendant tout l'hiver avec une intensité qui ira en augmentant avec l'amélioration des conditions climatériques mais que l'armée britannique ne sera en mesure d'attaquer que le ler Mai avec les forces dont elle envisage dès à présent la constitution et la réunion.

Le Général Sir DOUGLAS HAIG indique que, si les circonstances militaires le nécessitent, il attaquera dès ce ler Février, mais qu'en dehors de cette éventualité il lui parait préférable d'attendre, pour attaquer, que les armées soient capables de prononcer leur effort maximum.

Le Général JOFFRE, tout en partageant cette manière de voir, appelle l'attention sur la necessité de ne pas se laisser devancer de nouveau par une offensive allemande. Il pense que si, sur les fronts principaux, nous maintenons pendant l'hiver toute ·l'activité compatible avec les conditions climatériques, l'ennemi sera incapable de reprende l'initiative des opérations au printemps prochain. Dans ces conditions, on pourra retarder dans une certaine mesure les offensives de printemps, mais il faut les retarder le moins possible.

Le Général PALITZINE fait connaitre les possibilités d'offensive des armées russes, compte tenu des conditions climatériques du théàtre d'opérations orientai. L'offensive est possible en février-mars pendant une durée d'environ six semaines; elle cesse de l'ètre du milieu de mars à fin avril (tout au moins sur le front russe). A partir de la fin d'avril, les armées russes peuvent de nouveau développer toute leur puissance offensive. En conformité avec la Note annexe N. 2, lue par le Général Joffre, le Général Palitzine désire que la date définitive des offensives de printemps ne soit pas dès à présent fixée. Comme l'a indiqué cette note, les Commandants en Chef se tiendront en étroite liaison pour déterminer cette date au moment voulu. Mais si la Coalition est amenée à attaquer dès le ler février, elle peut compter sur le concours russe, car le Général Palitzine a remarqué que l'hiver est la saison la plus favorable pour des opérations en Russie à condition de soigner l'habillement et la nourriture des soldats.

Le Général PORRO indique que la date la plus avantageuse pour les offensives italiennes est celle du mois de mai, car, à ce moment, indépendamment des conditions climatériques devenues favorables, l'armée italienne sera renforcée de 4 Divisions, aura reconstitué ses stocks de munitions et réfectionné son matériel d'artillerie.

Sans doute, il serait possible d'attaquer avant cette date sur le cours inférieur de l'Isonzo et dans certaines parties du Trentin. Mais l'ennemi, connaissant les zones étroites sur lesquelles l'armée italienne peut agir, sera dès lors capable d'y concentrer ses moyens et de faire échouer l'attaque. Cette situation se modifie au mois de mai en raison des vastes étendues du front sur lesquelles il devient possible d'opérer.

Le Général JOFFRE fait remarquer que ces considérations ne tiennent pas un compte suffisant de la volonté de l'ennemi et résume le débat de la façon suivante:

Pour éviter le retour de ce qui s'est produit en 1916, la Coalition doit se tenir prete à attaquer dans la première quinzaine de Février, si les circonstances l'exigent.

Si l'ennemi ne reprend pas l'initiative des opérations et si, d'une manière générale, la situation laisse aux Alliés la possibilité de choisir leur heure, les Commandants en Chef, qui se maintiendront pendant tout l'hiver en liaison étroite, détermineront d'un commun accord la date précise des attaques concordantes de toutes les armées de la Coalition, la concordance étant réalisée si les attaques sur les différents fronts ne sont pas séparées dans le temps par un délai de plus de trois semaines.

SEANCE du 15 Novembre 1916 (Soir).

Le Général JOFFRE donne lecture de la quatrième question posée: «Les Conférents estiment-ils qu'il est nécessaire de rechercher immédiatement la mise hors de cause de la Bulgarie?

Dans le cas de l'affirmative, ils doivent:

l. -Arréter dans ses grandes lignes le pian d'opérations;

2. --Fixer la tàche incombant respectivement aux armées russo-roumaines et à l'armée d'Orient; 3. --Déterminer l'effectif et les moyens à mettre en oeuvre ».

Il fait lire par le Général PELLE la note annexe n. 3 exposant le point de vue français dans cette question.

Le Général JOFFRE résume la note visée ci-dessus de la façon suivante:

Il est reconnu nécessaire de mettre le plus rapidement possible la Bulgarie hors de cause par deux offensives concordantes partant, l'une de Salonique, l'autre, du Danube.

En ce qui concerne la première de ces deux actions, une étude faite à l'Etat-Major Général français a conclu à l'impossibilité de transporter, d'entretenir et de faire combattre en Macédoine une armée comprenant plus de 23 Divisions. C'est cet effectif maximum que le Haut Commandement français propose de réunir et de maintenir en permanence au complet à Salonique.

Ces 23 Divisions seraient fournies de la façon suivante:

7 Divisions par la Grande-Bretagne;

6 Divisions par la France;

6 Divisions par la Serbie;

3 Divisions par l'Italie;

l Division par la Russie.

Actuellement 18 de ces Divisions sont déjà réunies; la France et l'Angleterre procèdent à l'envoi des forces complémentaires nécessaires pour atteindre

les effectifs qui leur sont assignés par le projet ci-dessus. L'ltalie subordonne l'envoi des trois brigades qu'il lui reste à fournir à la réalisation de certaines conditions. Si cette dernière Puissance prenait actuellement une décision conforme aux vues franco-britanniques, le transport des 5 Divisions supplémentaires pourrait etre terminé dans la deuxième quinzaine de Décembre.

Le Général PALITZINE insiste sur la réduction des effectifs de l'armée serbe qui ne comprend plus, à son avis, que la valeur de trois divisions. Les 18 Divisions qui composent actuellement l'armée d'Orient n'en valent plus dès lors que 15 et une augmentation de 5 Divisions la portera à un effectif de 20 Divisions seulement.

Le Général JOFFRE fait observer que le chiffre de 23 Divisions représente, non pas l'effectif nécessaire aux opérations, mais bien le maximum de ce que les voies de communication macédoniennes permettent de faire mouvoir et de ravitailler.

Le Général PORRO fait connaitre que le Général Cadorna a admis en principe, à la Conférence de St.-Michel-de-Maurienne, que l'effectif italien de l'armée d'Orient pourrait atteindre trois divisions, mais sous condition «que l'axe principal des opérations serait déplacé vers l'Orient de façon à exclure toute offensive des Puissances Centrales contre le front italien ou tout au moins en diminuer la probabilité ». Il doit s'en tenir strictement à cette déclaration.

Le Général JOFFRE estime que la condition actuellement imposée par le Général Cadorna lui parait différer de celle qui lui avait été indiquée à St.-Michel-de-Maurienne. Il avait cru comprendre que le Général Cadorna accédait au renforcement demandé si le Général Alexeieff précisait sa volonté d'agir contre la Bulgarie pour la mettre hors de cause.

Le Général PORRO indique alors que le Général Cadorna ne croit pas pouvoir déplacer ses forces tant que les disponibilités ennemies ne seront pas entièrement attirées sur le théatre orientai. En attendant, il est dans l'obligation de les maintenir à sa disposition immédiate pour parer à une offensive qui lui parait possible en raison de certains indices.

Le saillant du Trentin constitue pour l'ennemi une piace d'armes avantageuse à 60 kilomètres du Po, menaçant les communications de l'armée italienne. En outre, depuis la déclaration de guerre à l'Allemagne, il est devenu nécessaire d'envisager une attaque allemande par la Suisse qui aurait pour résultat d'augmenter le front à défendre de 200 kilomètres et menacerait directement Milan, centre important de production de matériel de guerre. Ce sont ces raisons qui motivent finalement les restrictions du Haut Commandement italien.

Le Général JOFFRE indique que le Commandement français a prévu toutes les mesures à prendre en cas de violation de la neutralité suisse par les armées allemandes. Il résulterait de cette violation une situation très favorables pour nous.

II indique également qu'au cas où les armées italiennes seraient vivement pressées, il s'est engagé vis-à-vis du Général Cadorna à lui apporter l'appui direct de forces françaises.

Le Général PALITZINE, tout en appréciant la valeur des raisons données par le Général Cadorna, fait remarquer que toutes les puissances belligérantes sont plus ou moins sous le coup d'une menace de la part de l'ennemi et qu'il faut précisément prendre les mesures propres à dissiper cette menace.

Des actions sérieuses dans les Balkans constitueront peut-etre une parade

efficace de la manoeuvre redoutée par les Italiens. II est nécessaire, en tout

cas, que le Général Cadorna précise le moment où il enverra ses trois brigades

supplémentaires. Le moment où l'axe principal des opérations se déplacera

vers l'Orient est difficile à saisir; il parait meme déjà déplacé du fait de l'eu

nemi.

Si le Général Cadorna attend pour intensifier son effort que les forces

alliées soient à proximité de Sofia, le secours des contingents italiens devien

dra illusoire. C'est précisément pour atteindre un résultat précis et décisif dans

les Balkans que le concours italien est demandé, et il faut que ce concours soit

fourni en temps utile.

Le Général PORRO insiste sur les intentions arretées du Général Cadorna, de ne distraire aucune nouvelle force du théatre italien tant qu'il jugera possible une attaque ennemie sérieuse sur son propre front.

Le Général RACHITCH donne lecture d'une note (annexée au Procès-Verbal) au sujet des effectifs dont il conviendrait de doter l'armée d'Orient.

Le Général JOFFRE indique que le projet serbe ne tient pas un compte suffisant des possibilités; il le démontre en s'appuyant sur une étude de l'EtatMajor Général français qui fait ressortir l'impossibilité de transporter, de ravitailler et de faire mouvoir en Macédoine, dans des conditions de temps acceptables l'effectif de 30 Divisions demandé par les Serbes.

Le Général JOFFRE repousse la proposition serbe qui dépasse nos mo

yens. Il s'en tient au projet qu'il a exposé précédemment et conclut en affir

mant que si l'armée d'Orient disposait actuellement de 23 Divisions mainte

nues au complet, elle obtiendrait des résultats puisque, meme avec des moyens

limités, les vaillantes troupes serbes obtiennent en ce moment meme des

succès intéressants.

La Grande-Bretagne et la France poursuivent actuellement avec le maximum d'intensité et de rapidité, compatible avec leurs moyens, le renforcement de l'armée d'Orient en vue de réaliser l'effectif maximum qu'il est pos. sible d'utiliser en Macédoine. Si l'Italie envoie de son còté les contingents qui lui sont demandés, les Puissances Occidentales auront accompli en Orient le maximum de l'effort utile qu'elles peuvent faire pour collaborer avec leurs

Alliés d'Orient à la mise hors de cause de la Bulgarie.

Le Général RACHITCH indique que le projet qu'il a présenté est celui de son Grand Quartier Général et qu'il appartient aux Conférents de décider s'il est réalisable. Le Memorandum français laisse supposer qu'une décision contre la Bulgarie ne peut étre obtenue que sur le front Nord; le G. Q. G. serbe pensait qu'elle pouvait étre obtenue par le front Sud, car les voies de pénétration de Monastir, du Vardar, de la Strouma, semblent permettre l'utilisation d'eh fectifs plus nombreux que ceux indiqués par l'Etat-Major Général français.

Le Colonel PETCHICH fait remarquer que d'importantes forces serbes

(400.000 hommes environ) ont déjà combattu en toute saison dans cette région, au cours des guerres balkaniques, et que d'autre part les Bulgares, depuis un an, ont amélioré sensiblement le réseau des communications, il semble possible d'atteindre Sofia en partant de Salonique à condition d'y employer les effectifs nécessaires.

Le Général JOFFRE résume une fois de plus les raisons de toute nature qui empéchent d'augmenter au-delà des chiffres indiqués les effectifs de l'armée d'Orient. L'exemple des guerres balkaniques ne peut étre retenu car il s'agissait alors d'armées opérant avec des moyens matériels beaucoup moins puissants et composées d'hommes combattant dans leur pays, habitués à la montagne et plus rustiques, semble-t-il, que les Anglais et les Français. Bien que le projet français diffère sensiblement du projet serbe, quant aux moyens à mettre en oeuvre, le Général Joffre exprime sa conviction que la défaite de la Bulgarie peut étre obtenue par une action combinée des armées russo-roumaines et de l'armée d'Orient renforcée à 23 divisions, à condition toutefois que les forces austro-allemandes soient fixées sur les autres fronts par des actions offensives suffisantes.

Le Général ROBERTSON partage entièrement les idées générales exposées dans le Memorandum français, c'est-à-dire que le seul moyen de terminer victorieusement la guerre est de battre les Allemands et que, pour cette raison, le front occidental reste le front principal, sur lequel les troupes anglo-francobelges doivent chercher une décision. D'ailleurs, le principe en a été admis par les Conférents ce matin; il serait dane parfaitement illogique de songer à accepter la proposition de l'Etat-Major serbe tendant à porter l'armée de Salonique à 300.000 fusils, ce qui représenterait au moins 30 Divisions. Les Alliés ne pourront jamais escompter de résultat décisif dans les Balkans où les Allemands ont sur eux un très grand avantage au point de vue des communications.

Les communications par mer des Alliés ne pourront jamais étre comparées avantageusement avec les communications de l'ennemi par chemin de fer. En engrenant la Coalition dans une opération de l'envergure proposée, an ferait le jeu des Allemands et an enlèverait aux alliés toute possibilité de réussir sur le front occidental. Sans étre d'avis d'affirmer que 23 Divisions à Salonique suffiront pour vaincre les Bulgares, il estime, avec le Général Joffre, qu'au cas méme où 30 Divisions pourraient étre fournies, celles-ci ne sauraient étre ni employées, ni ravitaillées de façon satisfaisante sur le théàtre balkanique, en raison du défaut de communications.

En outre, la difficulté d'assurer les transports maritimes nécessaires pour entretenir un effectif aussi considérable constitue un obstacle absolu à la proposition de l'Etat-Major serbe. Les Serbes et d'autres Alliés également ne se rendent pas compte de la gravité de la situation actuelle au point de vue des transports maritimes. Ils perdent de vue que toutes les armées britanniques actuellement en opérations sont, sans aucune exception, ravitaillées à travers les mers et qu'en outre en demande à la Marine britannique un formidable effort pour effectuer le transport des vivres et du matériel de guerre destinés aux Alliés ou à la Grande-Bretagne elle-meme. C'est une raison de plus pour que l'Italie fournisse les renforts qui lui sont demandés.

En résumé, la proposition d'employer 30 Divisions à Salonique est non seulement vicieuse au point de vue stratégique, mais irréalisable par suite des possibilités limitées des transports maritimes.

Il se prononce en conséquence contre la suggestion relative à l'emploi de 30 Divisions. De plus, il ne peut consentir à envoyer à Salonique aucune division britannique en sus de celles dont l'envoi a été décidé à la Conférence de Boulogne et il met à cet envoi la condition que le renforcement de l'armée de Salonique à 23 ou 25 Divisions ait un caractère provisoire. Il se réserve en particulier de ramener les divisions britanniques sur le théàtre principal, si la situation générale l'exige.

Le Haut Commandement russe, déclare le Général PALITZINE attache, à l'heure actuelle, une très grande importance au théàtre d'opérations balkaniques. Il demande, en conséquence, que les Alliés donnent à l'armée d'Orient des effectifs aussi élevés que possible. De son còté, il a l'intention de faire tout le possible et plus que le possible pour intensifier son action contre la Bulgarie, en agissant du Nord vers le Sud.

Le Général Palitzine, qui ne peut naturellement déterminer les effectifs nécessaires à l'Armée d'Orient, admet les chiffres donnés par l'Etat-Major Général français. Il prie toutefois les Commandants en Chef des armées anglaise, française et italienne de revoir leurs calculs et d'examiner s'ils ne peuvent réellement pas faire davantage. Mais toute la question est dominée par la nécessité d'agir vite et, à son avis, mieux vaudrait commencer les opérations en décembre avec 20 Divisions que d'attendre un ou deux mois pour les entreprendre avec 23 Divisions.

Le Général JOFFRE demande au Général Palitzine de confirmer que le Haut Commandement russe est décidé à agir avec le plus de forces possible en direction de Sofia.

Le Général PALITZINE fait connaitre que la Russie a la ferme volonté de mettre la Bulgarie hors de cause et qu'elle emploiera à cette tàche tous les moyens dont elle pourra disposer. Il ne sait pas si l'offensive russe aura pour objectif Sofia, mais il peut affirmer qu'elle se propose de battre les Bulgares.

Le Général JOFFRE fait remarquer qu'étant donné cette déclaration, la condition imposée par le Général Cadorna, lors de la Conférence de St-Michelde-Maurienne, se trouve remplie.

Le Général PALITZINE se joint au Général Joffre pour demander au Général Porro s'il ne trouve pas qu'il est opportun, dans ces conditions, d'envoyer immédiatement à Salonique les trois brigades italiennes.

Le Général PORRO estime que la Russie n'a pas encore commencé l'exécution d'un plan offensif contre la Bulgarie.

Le Général JOFFRE indique que le plan russe contre la Bulgarie semble au contraire en voie d'exécution, mais que celle-ci ne peut étre que progressive, car il faut d'abord rétablir la situation en Transylvanie. D'ailleurs le Général Alexeieff a fait connaitre nettement sa volonté et cela doit nous suffire, l'expérience de deux années de guerre ayant démontré qu'une confiance absolue entre Alliés est pleinement justifiée. La Grande-Bretagne, la France, la Russie et la Serbie attaquent la Bulgarie; l'Italie doit dès maintenant donner le concours qui lui est demandé.

Le Colonel RUDEANU appelle l'attention sur la situation délicate de la Roumanie en ce moment et il insiste sur la nécessité de développer sans retard les opérations de Salonique pour entraver la liberté d'action des Bulgares et attirer si possible de nouvelles forces en Macédoine.

Le Général PORRO, sur une nouvelle insistance du Général Palitzine, déclare qu'il ne peut que s'en référer aux déclarations du Général Cadorna et qu'il n'a pas qualité pour les modifier.

Le Général JOFFRE, après avoir donné lecture du télégramme envoyé de St-Michel-de-Maurienne, en complet accord avec le Général Cadorna, indique qu'à son avis, la condition requise pour l'accroissement des effectifs italiens est entièrement remplie.

Ce télégramme est rédigé de la façon suivante:

«l. -Je viens de rencontrer Général Cadorna à St-Michel-de-Maurienne.

2. --Général Cadorna pense comme moi-méme que mise hors de cause Bulgarie doit étre recherchée le plut tòt possible par offensives concordantes partant de Salonique et du Danube. 3. --Dans cet ordre d'idées, Général Cadorna est prét à porter immédiatement effectif italien Salonique à 3 Divisions, sous la réserve approbation son Gouvernement '>.

Le Général PORRO prie le Général Joffre de faire donner lecture aux conférents de la note du 9 Novembre de l'Etat-Major Général italien qui exprime entièrement la pensée du Général Cadorna.

Il est donné lecture de cette note qui figure aux annexes du procès-Verbal sous le n. l.

Le Général JOFFRE prie le Général Porro d'exposer au Général Cadorna la situation qui résulte de la discussion ci-dessus et d'insister pour l'envoi immédiat des trois brigades demandées.

Le Général PALITZINE donne connaissance d'un télégramme du Général Alexeieff, lequel se déclare prét à envoyer des forces importantes contre la Bulgarie si l'armée d'Orient est portée à l'effectif de 30 Divisions, indépendamment des contingents serbes.

Le Général ROBERTSON déclare qu'il ne s'agit plus là d'une question d'appréciation ou de sentiment ni d'une discussion d'ordre stratégique, mais bien d'un fait brutal qui résulte des possibilités des marines alliées.

Le Général PALITZINE s'incline devant cette raison qui lui parait péremptoire et déclare qu'il exposera la situation au Général Alexeieff dans le sens souhaité par les Etats-Majors britannique et français.

Le Général JOFFRE, donne lecture de la 5e question posée, relatives aux théiì.tres d'opérations secondaires.

Le Général ROBERTSON indique qu'il serait impossible de réduire pendant l'hiver les forces britanniques stationnées en Egypte; mais qu'il espère pouvoir diminuer leur importance au printemps.

Le Général JOFFRE donne lecture de la 6e question posée:

« Les Conférents renouvellent-ils l'engagement pris à la Conférence du 5 Décembre 1915, à savoir que si l'une des Puissances Alliées est attaquée par l'ennemi, les autres Puissances lui viendront immédiatement en aide dans toute la mesure de leurs moyens?

Dans le cas de l'affirmative, le secours à apporter à l'allié attaqué peut revétir l'une des deux formes ci-dessous, ou méme les deux simultanément:

a) concours indirect par des attaques sur les zones préparées, déclenchées par les armées non attaqués;

b) secours direct par envoi de forces entre théatres ayant entre eux des moyens de communication faciles. C'est sous cette dernière forme que nos alliés russes ont apporté leurs concours à nos alliés roumains.

Les Conférents auront à décider si, en vue d'éventualités du méme ordre, il est utile de procéder à des études combinées entre les Etats-Majors francoanglais et italien ».

Les Conférents répondent par l'affirmative à l'unanimité.

Le Général JOFFRE donne lecture de la 7e question posée:

« Les Conférents estiment-ils qu'il y a lieu d'entretenir les effectifs de l'armée serbe par enròlement des prisonniers de race serbe faits par l'Italie et par la Russie? >>.

Il fait lire par le Général PELLÉ la note N° 5 annexée au Memorandum.

Le Général PORRO fait observer que la question de la libération des prisonniers Yougo-Slaves a été posée au Gouvernement italien. Cette question est toute politique. Ces prisonniers sont au nombre de 5.000 environ; on ne peut les mettre à la disposition des Serbes sans exposer les Italiens faits prisonniers par les armées autrichiennes à des mesures de représailles. Le Gouvernement italien n'accepte donc que des libérations individuelles, portant bien entendu sur des volontaires.

En fin de séance, le Général Porro remet au secrétaire de la Conférence cinq mémoires établis par l'Etat-Major italien et énumérés ci-après:

lo -Les forces disponibles de l'Italie et leur emploi.

2° -Les exigences d'emploi des forces sur le théàtre d'opérations italien.

3° -Possibilité et probabilité d'une offensive austro-allemande du Trentin.

4° -La neutralité suisse et les dangers qu'elle présente.

5° -Les forces italiennes dans les Balkans.

Ces documents sont annexés au procès-verbal, sous les numéros 3, 4, 5, 6 et 7.

SEANCE du 16 Novembre (matin)

Lecture est donnée du procès-verbal des deux séances du 15 Novembre.

Ce procès-verbal est adopté sans observations.

Comme conclusion des délibérations de la Conférence, le Général JOFFRE fait connaitre que les Conférents ont à établir les décisions auxquelles ils se rallient d'un commun accord et propose un texte rédigé par l'Etat-Major Général français.

Après une courte discussion, ce texte, mis au point, est approuvé à l'unanimité.

Le Général RACHITCH donne lecture d'un document (pièce annexe N° 8) exposant les raisons qui ont amené l'état-major général serbe à demander que l'armée d'Orient soit portée à un effectif de 300.000 fusils.

Le Général JOFFRE répond que la question a été entièrement étudiée au cours des séances précédentes et qu'il convient de se reporter aux arguments précédemment développés.

Avant de terminer, le Général PALITZINE tient à formuler une observation au sujet du paragraphe III des décisions arretées.

Tous les Conférents sont certainement d'avis qu'il n'est pas admissible qu'une partie quelconque des troupes de l'Entente demeure inemployée. Sur tous les théàtres, meme secondaires, les forces alliées qui s'y trouvent doivent déployer l'activité nécessaire pour fixer les forces ennemies qui leur sont opposées.

C'est ainsi que les forces russes et britanniques qui se trouvent au Caucase, en Mésopotamie, en Egypte, paraissent suffisamment nombreuses pour conduire des opérations offensives. On peut méme penser que si elles coordonnent leurs actions, elles pourront obtenir des résultats intéressants; notamment s'établir en Asie-Mineure dans une situation plus stable, permettant ensuite de réaliser des économies d'effectifs au profit du théàtre balkanique ou des théàtres européens.

Il propose en conséquence au Général Robertson d'examiner l'opportunité d'une entente entre les Etats-Majors russe et britannique pour régler d'un commun accord la question des opérations sur les théàtres secondaires.

Le Général ROBERTSON partage l'opinion émise par le Général Palitzine. Les forces britanniques prendront prochainement l'offensive en Egypte.

Quant aux opérations à conduire ultérieurement en Asie, l'Etat-Major britannique réalisera l'entente nécessaire avec l'Etat-Major russe. Le Général Robertson pense camme le Général Palitzine qu'il y a lieu de faire prendre à l'armée britannique de Mésopotamie, une attitude offensive.

Le Général JOFFRE fait connaitre que la sous-commission chargée d'examiner la répartition du matériel de guerre et le transport pendant l'hiver du matériel destiné à la Roumanie n'a pas terminé ses travaux faute de pouvoir disposer de tous les documents nécessaires.

Cette sous-commission soumettra ultérieurement ses conclusions aux Commandants en Chef des armées alliées. Il remercie ensuite les Conférents de leur haute collaboration et déclare close la Conférence de Chantilly. Le teste des décisions prises par les Généraux en Chef au leurs représentants fait l'objet du fascicule ci-après qui a reçu les signatures de chacun d'eux.

ALLEGATO I.

CADORNA A JOFFRE

G. Q. G. italien, le 9 novembre 1916.

Il est averé qu'il y a eu préparation de l'offensive russo-roumaine de la Dobrondja vers la ligne Routschoulk-Varna. Cette offensive serait confiée à l'armée du Danube (Général Sakarow) forte de 13 divisions, mais disposant de peu d'artillerie. Cette insuffisance d'artillerie ajoutée à d'autres de nature organique chez certaines grandes unités, qui en raison des pertes subies ont des effectif très réduits, permet d'avoir des doutes très fondées sur la capacité offensive de cette armée du Danube surtout si on envisage la facilité de resistance que pourra opposer l'armée Mackensen sur le front restreint eernavoda-Constantza.

Mais, tout en faisant abstraction de l'évidente disproportion entre le but et les moyens, le G. Q. G. italien ne peut s'empecher de faire remarquer que cette offensive, en admettant qu'elle puisse se développer, garda un caractère d'une opération purement roumaine; elle ne peut trouver piace dans le cadre stratégique d'une offensive de grand style qui, partie du Danube, devrait en coopération avec les Alliés venus de Salonique, chercher à mettre hors de cause la Bulgarie avec direction d'attaque sur Sofia ou tout au moins sur ligne Belgrade-Philippopoli.

Le Grand Quartier Général italien estime dane qu'il n'est pas possible de se livrer raisonnablement à l'espoir que le pian russe ramené aux termes d'une offensive vers la ligne Routschouk-Varna puisse donner des résultats décisifs ou laisser entrevoir le déplacement de l'axe principal des opérations vers l'Orient de façon à exclure l'offensive des Puissances Centrales contre le front italien ou tout au moins à en diminuer fortement la probabilité. Dans ces conditions, et tant que grande offensive partent du Danube en amont de Turtukai et avec direction de Sofia, reste impossible, la tache unique de l'armée d'Orient sera de retenir et d'attirer les forces ennemies dans la mesure de .;a capacité propre.

Par là, il faut entendre que cette tache peut etre remplie par cette armée avec les unités dont elle dispose actuellement à condition qu'elles seront au complet et mises en état de combattre.

Il n'y a dane plus aucune necessité d'atteindre ce maximum de 23 divisions qui avait été prévu pour l'offensive stratégique de la Macédoine en prenant pour bas la capacité de transport des lignes d'opérations vers la Bulgarie. Bien plus, le G.Q.G. italien est d'avis que le renforcement actuel de l'armée de Salonique avec les nouvelles grandes unités ne serait pas conforme à la bonne règle stratégique: Ce serait, en effet, soustraire ainsi des forces et des moyens d'action aux theàtres principaux au détriment d'importants résultats pour atteindre un but stratégique secondaire; et ce d'autant plus si on considère que ce mème but, à savoir retenir et attirer des forces ennemies, peut ètre atteint sans aucun doute bien plus avantageusement sur les théàtres principaux d'opérations par une action offensive telle que G. Q. G. italien l'a conçue pour le sien.

D'autre part pour l'Italie, la question de l'envoi de forces en Macédoine est étroitement liée à celle d'une offensive éventuelle pour nous toujours menaçante de la part des Empires Centraux.

Le Grand Quartier Général Italien n'ignare pas que dans le cas d'une parelle éventualité, ni les efforts concordants, ni forte cooperation de la part des Alliés ne lui feront défaut mais il n'ignore pas que tant que menace subsiste, son premier devoir est de garder le plus intact possible son patrimoine de forces nationales et d'en éviter toute dispersion en vue de fins secondaires. D'ailleurs nation entière n' hésiterait pas à condamner sévèrement une telle dispersion le jour où notre organisation militaire devrait dans son incapacité soutenir un effort, ennemi, recourir à l'appui généreux des All1és

ALLEGATO II.

Ière NOTE DU DELEGUE DU GRAND QUARTIER GENERAL SERBE

Je n'ai l'intention de parler que du front balkanique. Il n'est pas nécessaire de prouver de nouveau son importance et son ròle. Le Memorandum qui nous a été lu l'a démontré clairement. La période de la guerre de l'année dernière surtout a démontré, jusqu'aux détails suffisants, son importance générale, aussi bien qu'elle a fait ressortir le but qui lui incombe dans l'époque de la préparation des solutions décisives.

C'est par la péninsule balkanique qu'il faut tout d'abord lier les fronts occidental et orientai. La conséquence en sera d'arracher la Bulgarie et la Turquie aux Puissances Centrales et de réaliser le blocus plus resserré des Puissances Centrales sur le continent. Ce n'est que par ce moyen qu'on arrivera à créer « l'unité de front et l'unité de force » auxquelles nous tendons tous.

Il faut détruire la Bulgarie et par là forcer la Turquie à la paix.

Détruire la Bulgarie signifie occuper Sofia.

Les llgnes d'opérations par le Sud sont de telle nature que le succès de la bataille sur le Vardar nous ouvrirait de nouvelles lignes, donnant la possibilité de manoeuvres utiles. Elles découvrent en mème temps le flanc de l'Armée d'Orient dans la direction du Nord, ce qui permet la contre action de l'ennmi, rappelant tout à fait l'action de l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie en 1915. Ceci nécessite une forte armée sur le front de Salonique.

Après ce but préalable qui devrait ètre atteint encore cet hiver, commence le but de la destruction de l'Autriche-Hongrie. Les lignes d'opérations par le Sud joueront de nouveau un ròle très important en facilitant l'avance et l'action des troupes russo-roumanies du còté orientai et des troupes italiennes du còté occidental.

Les forces actuelles en Macédoine sont bien faibles pour cette tàche.

Le Grand Quartier Général serbe, qui a eu un ròle important sur ce théàtre d'operations, estime que toutes les difficultés et péripéties jusqu'à présent, dans l'évolution de cette grande guerre, qui lui ont couté mème la perte de son territoire, proviennent de ce que la faible Serbie a eu le ròle de défendre cette direction, dont la défense a grandement surpassé sa force, et ensuite parce que l'action sur ce théàtre d'opérations a été composée de tous les Alliés, et qui est restée toujours très faible.

Ceci, c'est le dernier moment pour que l'armée d'Orient devienne plus forte et qu'on puisse, sans péripéties dangereuses et avec promptitude, résoudre le but bien posé, ne contribuant pas au changement de plans et de préparations en train méme d'exécution.

Des aperçus joints au Memorandum on voit la proportion des forces.

On voit aussi que les Alliés ont des forces suffisantes à leur disposition.

Au nom du Grand Quartier Général serbe, j'ai l'honneur de demander que le front de Salonique soit renforcé promptement et que la force totale soit au moins de 300.000 fusils effectifs.

Je suis persuadé qu'en cas d'heureuses opérations d'hiver sur le front d'Orient, nos voisins -les Italiens et les Roumains -demanderont eux-mémes l'engagement de leurs forces plus fortes dans la direction partant des Balkans. Ces directions sont reconnues par l'histoire pour la conquéte de l'Autriche-Hongrie par le Sud.

Je prie le Commandant en Chef, ainsi que MM. les Délégués des G.Q.G. des Armées alliées, de vouloir bien accepter ma proposition et MM. les Délégués du G.Q.G. italien et roumain, spécialement intéressés, de vouloir bien la soutenir.

ALLEGATO III.

MEMOIRE l

Les jorces disponibles de l'Italie et leur emploi

Pour bien comprendre et pour apprécier le grand effort que l'Italie a d'Il faire dans la guerre actuelle, il faut rappeler ce qu'était notre armée il y a peu d'années. Il est suffisant de dire que pour chaque classe on incorporait à peine 75.000 hommes, et que la force permanente aux armes était d'environ 200.000 hommes. On a beaucoup fait dans ces dernières années; mais les conditions de la finance, la situation politique intérieure et extérieure, qu'il n'y a pas lieu d'examiner ici, et l'épuisement produit par la longue guerre de Lybie, avaient rendu très critiques les conditions de l'armée.

L'effort fait par l'Italie, en six mois de préparation et en une année et demie de guerre, a été supérieur à celui de toutes les autres armées, à l'exception de l'armée anglaise; et on peut dire celà, sans pécher de présomption. Nous avons porté les bataillons d'infanterie de 362 à plus de 1200, les batteries de 415 à plus de 1300, avec 4900 pièces de tout calibre; nous avons augmenté les cadres, de la modeste base d'environ 14.000 officiers, à plus de 105.000, et nous avons mobilisé presque trois millions et demi d'hommes.

Cet effort a été le plus grand, qu'on pouvait accomplir jusqu'à présent. Mais il n'a pas porté, comme un examen superficie! pourrait le faire croire, à une organisation supérieure aux exigences de notre théatre de guerre et à la tache que l'Italie s'est imposée volontairement, non seulement pour atteindre son idéal national, mais pour coopérer aussi à la victoire commune de tous les Alliés.

En rappelant tout ce qu'on a dit sur les caractères stratégiques de notre frontière (mémoire No 2), il est bien d'examiner avec plus de détail, les caractéristiques principales.

Sur un développement de 555 kilomètres, à vol d'oiseau, (correspondant à plus de 600 effectifs) 350 se déroulent à une altitude moyenne supérieure aux deux mille mètres, 100 klm. entre 2.000 et 1.000 mètres et un peu plus de 100, au-dessous de 1.000 mètres. Cette caractéristique des grandes altitudes sur une partie considérable du théatre de la guerre, produit, à cause des caractéristiques de la guerre actuelle, un grand emploi de forces. Dans ces zones élevées, presque partout rendues difficiles par la nature et par la forme du terrain, la dispersion des hommes, pour les travaux de premières lignes et sur les dernières, est remarquable. Elle est augmentée par les nombreux services de liaison (guides-postes de correspondance-postes de secours), par les exigences d'emploi de l'artillerie (tranchées, barraquements, cavernes), par les transports à des d'hommes, par l'évacuation des blessés et des malades (cinq ou s1x hommes pour chaque évacué). Tout cela fatigue les unités et demande des repos fréquents.

Les contrefòrts et ··les éperòns · d'une longueur ef d'une hauteur considérables, souvent normaux au front, rendent difficiles les communications latérales et portent au fractionnement en secteurs et en sous-secteurs. Cela demande des réserves très fractionnées et en général supérieures aux normales.

Il faut ajouter que, presque partout, nous grimpons vers le haut, pour la conquète d'altitudes supérieures. L'ennemi nous domine avec ses observatoires, et il peut réaliser t.me économie de forces et de moyens. L'effort qui s'impose, pour améliorer nos conditions tactiques et pour nous opposer aux attaques de l'ennemi, demande des forces toujours plus nombreuses.

Et, après tout, ceux-ci sont nos secteurs de conduite relativement passive. Les grands secteurs actijs (dans le moment actuel) sont essentiellement représentés par le front du Trentin et le front des « Giulie ».

Sur le front du Trentin, de la Vallarsa à la Valsugana, nous devons boucher un grand passage toujours menaçant et nous devons chercher de mieux le fermer par la conquète de positions plus favorables.

Sur le front des «Giulie», au-dela de l'Isonzo inférieur, de Salcano à la mer, la possibilité se présente pour nous de pouvoir réaliser de grands buts stratégiques et en mème temps de rappeler d'importantes forces adversaire sous le feu préparé d'une artillerie nombreuse.

La disponibilité de forces ne nous permet pas de prendre l'offensive en mème temps sur les deux secteurs. La disposition et la densité relatives de nos forces, qui apparaissent dans le tableau suivant, le démontrent.

Les données (l) se rapportent à la situation au premier novembre.

Comma on peut voir de ce tableau, par exemple, dans la Carnia (Mt. PeralbaMt. Rombon), où nous tenons la plus stricte défensive, en faisant la plus grande épargne de forces, sur 85 klm. de front, nous avons 35 bataillons, c'est-à-dire un bataillon chaque 2,5 klm. et nous sommes dans le rapport de 1,3 avec l'ennemi. Dans le secteur de l'offensive la plus violente, réunissant toutes nos forces disponibles, nous avons réussi à porter 277 bataillons (y compris la cavalerie démontée) sur les 31 klm. qui vont du défilé de Salcano à la mer, c'est-à-dire un bataillon pour 110 mètres, et dans le rapport de 2 à l avec les Autrichiens.

Sur la partie plus menacée du front du Trentin, nous n'avons qu'un bataillon pour 400 mètres, avec un petit avantage sur l'ennemi. Si la menace, dont nous avons démontré autre part la possibilité, devait se manifestar sur ce front, nous devrions òter au moins trois corps d'armée (81 bataillons) du front des «Giulie». Et si cette menace devait s'étendre encore à la partie occidentale du Trentin et à la Valtellina, à cause d'une violation seulement partielle de la neutralité suisse, il faudrait en déplacer tout autant de ce còté.

En ce cas, nous resterions inférieurs à l'adversaire sur le front des Giulie, car nous aurions une densité de 300 mètres seulement par bataillon, ce qui est bien modeste, par rapport à la nécessité absolue d'empècher à l'ennemi d'enfoncer nos lignes sur l'Isonzo.

Tout ceci montre de la façon la plus évidente, que les grandes disponibilités, dont quelquefois on parle, n'existent pas, pour les forces qui se trouvent dans la zone des opérations.

Quant aux autres forces organisées dont l'armée italienne peut actuellement disposer, il y a 200 bataillons territoriaux et de garnison dans l'intérieur du pays, en plus des 115 bataillons territoriaux et de la douane, qui sont employés dans la zone des opérations, pour servir dans les forteresses, dans les services d'Intendance, etc.

Les bataillons dans l'intérieur du pays, en plus de services de garnison, de garde aux prisonniers, et d'autres semblables, assurent aussi la sureté des còtes et des iles, qui sont toujours exposées à un coup de main de l'adversaire, étant donné leur grand

LES FORCES D'INFANTERIE ET LEUR DISTRIBUTION

Stelvio-Garda

Garda-V. Arsa

v. -Arsa-V. Sugana v. -Sugana-M. Cristallo

-

M. Cristallo-M. Peralba

M. Peralba-M. Rombon

M. Rombon-Défilé de Sale ..

Défilé de Salcano-jusqu'à la mer.

Eléments de territoriaux et de douaniers employés en zone d'opérations pour le service des forts de 2•m• ligne

TOTAL.

Albani e

Macédoine

Lybie-Egée (non compris les troupes de couleur)

Bataillons de territoriale et éléments de garnison pour la garde d es còtes; pour la protection des voies ferrées; service de garnisan (à l'intérieur et en zone d'opérations) équivalents à

670 centuries d'ouvriers équivalantes à

Mitrailleuses équivalantes à

TOTAL.

Klm

NO d es Btns

277(*)

1.242

Front par Btns mètres

4.000

1.250 - 2.430 -

1.150

4.000

Rapport aux forces ennemies

1.2

l

1.5

0.8

1.3

1.7

2.2

NOTES

(*) y compris l es divisions de caval eri e (Ière &

4ème)

démontée12 btns.

développement. Si, au lieu de se limiter à assurer une première défense il était nécessaire de s'opposer à une menace sérieuse il faudrait recourir aux réserves du théàtre principal.

Les forces limitées que nous tenons dans les colonies sont à peine suffisantes à assurer le statu quo (51 bataillons blancs et 27 de couleur); -Dans l'Erythrée et dans le Benadir, où les troubles actuels conseillent beaucoup d'attention; -Dans la Cyrénai:que où nous devons conserver contre les Senoussis les possessions qui nous ont déjà coùté beaucoup de sang;

-Dans la Tripolitaine, où pour ne pas soustraire forces au théàtre principal, nous nous sommes réduits à peu de centres sur la còte, et dans une situation que nous ne pouvons tolérer plus longtemps.

-Dans l'Egée où nous nous limitons à tenir des garnisons (pour !es forces dans les Balkans voir Mémoire N° 6).

ALLEGATO IV.

MEMOIRE 2

Les exigences d'emploi des jorces sur le théàtre d'opérations italien.

Le front italien, par son caractère particulier, exige et absorbe une quantité de forces de beaucoup supérieure à celle qu'un examen purement superficie!, ou bien une simple comparaisons avec les autres fonts d'égal développement, pourrait faire croire.

La caractéristique stratégique s'impose avant tout. Les six cents Klm. environ du Stelvio jusqu'à la mer, entourent pour une moitié, à peu près, le grand saillant du Haut Adige-Trentin, qui s'infiltre d'une manière menaçante dans !es régions les plus vitales de notre territoire. Pour l'autre moitié, le front entoure la zòne des Alpes Carniques et celle des Alpes «Giulie»; c'est dans cette dernière que la plus grande activité offensive de nos troupes s'est manifestée jusqu'à présent.

Mème Napoléon, dans sa « Correspondance », se référant à la campagne contre l'Archiduc Charles (1797), s'était exprimé ainsi: {< Tant qu'il (Arch. Charles) se serait maintenu dans le Tyrol, il n'avait pas à craindre que l'armée française se portàt sur l'Isonzo ».

Il ajoutait qu'au premier mouvement que celle-ci aurait fait sur la Piave, l'Archiduc l'aurait rappelée an passant l'Avisio et en avançant dans le Trentin.

Malgré la différente nature de la guerre actuelle, la dernière offensive autrichienne (mai-juin 1916) a démontré combien la menace exercée par cette direction sur l'arrière de la grande masse operante le long de l'Isonzo soit encore à présent grave et dangereuse (Voir mémoire N° 3).

Notre intérèt nous aurait conduits à débuter dans la guerre par la conquète du Trentin -Haut Adige, camme premier objectif pour procéder ensuite à l'offensive sur l'Isonzo, si nous n'avions pas tenu compte de notre devoir d'alliés. Mais de cette façon nous aurions encore une grande partie de notre armée engagée dans la zòne abrupte du Trentin par effet des grandes ressources que la technique militaire actuelle et le terrain très difficile auraient offert à la défense autrichienne. Et par conséquent nous n'aurions pas pu, par notre menace sur l'Isonzo et au delà vers le centre vita! de Trieste, faire accourir et battre de nombreuses forces autrichiennes, rendant d'autant plus facile la tàche des autres armées alliées qui combattent contre l'Autriche, et surtout de l'armée russe, qui en avait un besoin urgent lors de notre entrée en campagne.

Part1culièrement, dans l'intérèt de nos Alliés, plus encore que dans le notre, l'armée italienne doit donc persister dans sa pression énergique sur la front des Alpes « Giulie » et en mème temps se maintenir en état d'assurer la résistance à tout propos offensif de l'ennemi dans le Trentin, et surtout du còté orienta!, sans doute le plus menaçant. On verra dans un autre mémoire (No 3), se rapportant particulièrement aux forces,

37 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

l'appréciation du qualitatif que ces deux conditions exigent. Mais il faut ajouter qu'après notre déclaration de guerre à l'Allemagne, la menace a augmenté:

en intensité, parce qu'après l'échec de l'offensive autrichienne, l'Allemagne cherchera de s'assurer pour le nouvel effort, les plus fortes chances de succès;

en exte'TLsion, parce que les Austro-Allemands, étant contraints d'opérer rapidement et par surprise, ne pourront plus se limiter comme auparavant à la seule ligne d'opérations Bolzano-Trento, mais ils seront entrainés à la mesure extreme de violer la neutralité suisse, pour s'assurer les débouchée de l'« Engadina ». (S. Maria -Bernina -Spluga), de la «Via Mala » (Spluga) et du «canton Ticino», si dangereux pour nous (Voir Mémoire à part sur la neutralité suisse n. 4).

C'est ainsi que notre front de 600 Klm. se transforme en un front de 800 Klm. de developpement. Ce dernier ocurt parallèlement à nos lignes de communications pour 700 Klm. environ, formant deux grands saillants qui s'allongent à leurs extrémités jusqu'à toucher presque nos centres vitaux sur les lignes en question. Tout ceci offre à un attaquant décidé et hardi tel que l'Allemagne, les meilleures conditions pour la grave menace. De là, la nécessité d'entretenir de nombreuses réserves générales et partielles, en dehors de celles indispensables pour alimenter les actions offensives, dans lesquelles nous devons et nous voulons persister.

ALLEGATO V.

MEMORIE 3

Possibilité et probabilité d'une offensive austro-allemande du Trentin.

Des constatations de fait, la logique et de nombreuses informations de sources trés dignes de foi prouvent que l'Etat-Major austro-allemend conserve encore le propos d'une offensive violente contre l'Italie, essentiellement à travers le Trentin.

Lorsque notre contre-offensive victorieuse du mois de Juin dernier réussit à repousser les Autrichiens d'Asiago, d'Arsiero et de la Haute Vallarsa, elle diì.t s'apreter contre les puissantes positions ennemies du Pasubio, du Haut Posina et Astico, de la Haute Vallée d'Assa et de la Val Galmarara, devant le Mont Zebio, le Mont Chiese jusqu'au mont Civaron à l'est de Borgo en «Val Sugana », pour ne pas équiser nos forces indispensables à la grande offensive de l'Isonzo.

L'Autriche a opposé una résistance acharnée à nos attaques réiterées, sur ces positions dominantes, sur une extension d'environ 50 Km. et elle y a massé toutes les troupes nécessaires. meme au détriment de la defense de Gorizia d'abord, du Carso ensuite, et malgré que nous nous approchions toujours davantage de Trieste. Celà serait un indice évident que reprenant l'esprit napoléonien, l'Autriche compte encore nous detourner de notre avance au-delà du Carso, par la menace de descendre dans la plaine de Vicenco, en tranchant les arteres de notre offensive.

Des 400 barcillons, que l'Autriche tient contre nous en première ligne, une benne moitié environ se trouve dans le saillant du Trentin. Les preparatifs pour cette reprise offensive se poursuivent toujours pour ce qui concerne le ravitaillement; pour ne citer que les exemples les plus évidents: « les gares de Branzol et de Trento ont acquis un développement exceptionnel (on parle de 40 Km de voies ferrées) et les travaux se poursuivent encore; de nombreuses lignes de chemin de fer aérien récemment augmentées, relient non seulement les routes du fond des vallées avec les positions elevées, mais aussi les differentes vallées à grande distance comme celle qui de Trento conduit a Tione et au delà ».

Il est logique du reste, que les Puissances Centrales conservent pour objectif prochain l'offensive contre l'Italie Apres la grande offensive contre la Russie (mai-octobre 1915), considérant l'offensive de Verdun comme une action qui se proposait simplement l'épuisement de l'adversaire, l'Allemagne a toujours cherché à alimenter sa foi par des succès brillants, mais secondaires, puisque les succès décisifs de la grande guerre ne lui semblaient pas réalisables. C'est ainsi que vint l'offensive contre la Serbie et le Montenegro (octobre 1915-janvier 1918), ensuite l'aide, quoique indirecte mais non moins efficace, à l'offensive du Trentin, et enfin l'offensive en cours contre la Roumanie.

Par conséquent, de quelque façon que puisse se terminer cette dernière entreprise. soit par l'invasion de la Roumanie, soit par un insuccès vis-a-vis d'une contre-offensive russe, le numero successif du programme ne pourra étre qu'une expédition contre l'Italie. Les présomptions de la mentalité allemande à propos de la faiblesse supposée de notre resistance morale, plus que militaire, la pousseront inévitablement à chercher sur notre front ces succès dont elle a un besoin absolu.

Toutes les informations, les plus dignes de foi, confirment que l'opinion dans les pays ennemis et méme dans la Suisse énigmatique est pénétrée de cette conviction.

Plusieurs correspondances de journaux de Berne y ont clairement fai t allusion; elles proviennent essentiellement de sources, que l'expérience nous a déjà démontré etre bien informées. Nous reportons seulement quelques unes des informations les plus caractéristiques:

Nos agents qui voyageaient au mois d'octobre sur les trains suisses ont surpris de la part de personnages allemands, qui se rendaient visiter leurs compatriotes internés, des affirmations comme les suivantes: «C'est triste pour !es Allemande d'avoir de graves pertes et de devoir reculer (dans la Somme, en Galicie); mais comme revanche on entreprendra pendant l'hiver une campagne contre l'Italie. Celle-ci est surtout désirée en Allemagne par !es Bavarois; le commencement sera signalé par l'apparition sur le front italien des « Alpen Truppen » qui en ce moment se trouvent toutes en Transylvanie.

Un hongrois correspondant de «l'Az-Est», croyant se trouver devant un suditoire entièrement suisse-allemand, expliquait « que l'offensive contre l'Italie s'imposait aux Hongrois, pour reduire cette dernière à l'état de dépression, dans les quel se trouvent aujourd'hui les Français et !es Russes; d'autant plus que derrière l'armée il y a la population, dont une grande partie a subi la guerre, mais ne l'a point voulue. Après que !es Italiens auront été soumis à la méme pression, que !es Français ont supportée à Verdun, on cherchera de faire des avances de paix assez genereuses, puisque !es Hongrois sentent d'avoir l' Autriche entre leurs mains, et ils jourlont disposer des conditions de paix ».

Un officier et plusieurs soldats autrichiens, de nationalité roumaine; qui ont été fait prisonniers dans le Trentin, font allusion à l'opinion courante parmi les officiers les mieux renseignés que «l'offensive contre l'Italie serait reprise aussitòt terminée celle contre la Roumanie. Des commandements et des troupes allemandes soutenues par des troupes autrichiennes et turques devraient y opérer; l'efforts se dévolopperait encore par !es hauts plateaux et avec une considerable quantité de troupes (500.000) ».

Enfin, les bruits déjà reportés sur l'intense préparation de l'offensive de la part de l'Etat-Major allemand, en collaboration avec l'état-major autrichien, nous sont repétés et confirmés par des personnes éminentes, et en condition d'étre très bien renseignées. Ces personnes rapportent: «!es raisons qui determinent une telle action auraient pour base le principe que pour hater l'accueil des propositions de paix, il faut abattre parmi les états de l'Entente celui, qui sans étre le plus fort, est certainement le plus frais. La nouvelle 'Offensive trouvera !es Italians déjà assez deprimés, puisqu'elle aura lieu après l'écrasement de la Roumanie, du territoire de laquelle nous avons absolument besoin pour faire face à nos approvisionnements.

De la méme façon, il est nécessaire de proceder envers les Roumains comme nous avons procédé contre !es Serbes, pour rélever notre prestige auprès des neutres. Entre tous les états germaniques, la Bavière est le plus obstiné à réclamer cette action pour des raisons historiques dynastiques.

L'offensive devrait principalment se répéter dans le Trentin, mais toutefois sans se limiter à ce dernier. L'expérience du mois de mai dernier a dévoilé de graves défauts chez les Italiens, et appris aux adversaires beaucoup de choses que l'incapacité des géneraux autrichiens n'a pas su exploiter en ce moment, mais qui seront utiles pour une prochaine occasion.

L'Allemagne a l'Intention de faire des avances de paix pendant l'été prochain, parce que tout espoir de victoire est désormais perdu.

Quand !es principaux belligérants seront affaiblis à la suite des opérations, ils accueilleront plus facilement !es propositions de paix allemandes qui seraient généreuses et larges pour la France, la Russie et l'Italie.

On obtiendrait ainsi l'isolement de l'Angleterre, qui est la seule à vouloir continuer la guerre». Ces considerations correspondent tellement à la logique allemande, que l'on ne peut leur nier la plus sérieuse attention.

En outre, l'Allemagne, comme début à un concours plus important, a récemment augmenté ses officiers auprès des commandements autrichiens dans la zone du Tyrol-Trentin, et des informations concordantes annoncent la présence dans la région de Trente d'une division de lansturm allemande sur trois régiments.

ALLEGATO VI.

MEMORIE 4

La neutralité suisse et les dangers qu'elle présente.

Avant la guerre, l'intérét avait poussé la Suisse à la formation de deux groupements, militaire et industrie!, qui exerçaient une véritable hégémonie dans l'apparente égalité democratique de la Confédération et dirigeaient par conséquent sa politique intérieure et extérieure.

Ceux-ci, dans leur engouement pour les Empires Centraux, se proposaient de centraliser toujours davantage le pouvoir entre les mains du Conseil Fédéral, au détriment des droits souverains des Cantons.

Au début de la guerre, on sut en Suisse une soi-disante union sacrée, qui ne fut pourtant pas un produit spontané de toutes les volontés, en vue d'une neutralité véri table, mais fut plutòt un coup d'Etat par lequel !es deux groupements profitaient des circostances pour légaliser le pouvoir qu'ils exerçaient de fait, se réperant à exploiter l'immanquable victoire allemande (1).

D'ici l'origine: des pleins pouvoirs, de cette neutralité caractéristique, et autrement inexplicable, sévère surtout envers toute manifestation de la pensée moins favorable aux Empires Centraux, (2) de l'action autoritaire (3) et de l'attitude ouvertement germanophile des chefs de l'armée (4).

l. --La circulaire sur la censure (fin 1913), publiée par !es offlciers d'état-major du Bureau de la Presse du Département militaire (Ministère de la Guerre); en opposition complète aux décrets du Conse!l Fédéral, duquel dépend directement le département milltaire, et aux ordres donnés par le chef meme du Département militaire duquel fait partie le bureau de la Presse.

2. -La disposition prise par l'Etat-Major de l'Armée suisse, par moyen de la Commission de censure (commencement de 1916) visant à ne permettre l'entrée dans le territoire de la Confédération qu'aux pubblications écrites dans leur langue d'origine, et non aux traductions. De cette façon en empechait la lecture des publications française et belges, qui prouvaient !es cruautés commises par !es troupes des Empires du Centre, dans !es cantons allemands.

«Le Président de la Confédération s'est montré satisfait d'avoir donné une empreinte moins germanophile à l'Etat-Major Générai de l'armée; mais cela, à mon avis, peut seulement servir camme avertissement, mais non à changer la mentalité ou !es vues des milieu militaires dirigeants ». (Rapport de l'attaché militaire à Berne n. 21 du 31/1).

«Il est évident que la présence de Sprecher à la tete de l'Etat-Major helvétique constitue pour nous un danger, sur !eque! il faut tenir !es yeux ouverts ». (Rapport de la Légation Royale d'ltalie à Berne, 13 mai 1916).

L'heurense réaction militaire de l'Entente et l'importance de leurs propres ressources agricoles, ajoutées à celles des importations à travers le blocus, ont donné un relief tout à fait nouveau à la valeur matérielle et morale des cantons romands. Ces populations et leurs représentants ont clairement compris le danger de la faiblesse du Gouvernement devant les pleins pouvoirs, aussi rudement et égoistement exploités parle Haut Commandement. Par effet méme des nombreuses gaffes de ces derniers (1), ils se sont soulevés contre la centralisation des pouvoirs entre les mains du Gouvernement et contre sa composition trop unilatérale, presque exclusivement en faveur des cantons allemands (2).

Actuellement sur un fond de malaise général à cause des embarras économiques et financiers, on voit en Suisse les phénomènes suivants:

1°) une série de désaccords intérieurs: de cantons et de partis entre aux (3); de gouvernements de cantons et de chefs de parti contre le Gouvernement Fédéral (4); de membres du Gouvernement Fédéral contre le Haut Commandement militaire (5); de soldats contre les rigueurs de la discipline imposée par les 6fficiers;

3° l'influence allemande qui se manifeste: a) par les faits; en augmentant la méfiance et l'antagonisme entre les cantons romande et les cantons allemands (6) et en facilitant ces derniers par l'accaparement de leurs intéréts industriels (7); b) par une active propagande, (moins apparente, mais plus dangereuse), dans le but de convaincre les populations, (8) déjà irritées par les privations, que l'intervention de l'Italie a prolongé la guerre, selon le désir de l'Entente. Certainement le Gouvernement suisse, surtout dans, la condition militaire, actuelle de l'Europe, est sincérement désireux de maintenir la neutralité. De méme les différentes populations des cantons sont convaincue que la neutralité seulement peut sauver l'indépendance et le bien-étre des Suisses. Mais pourtant en ne peut étre sftr que la Suisse surgirait toute entière contre l'envahisseur, ou moins qu'elle surgirait à temps, et de façon à l'obbliger à renoncer à l'effort en partie déjà accompli, si par exemple une nécessité politique et militaire absolue, une disponibilité relative en hommes, l'intérét ou la connivence discrète des Hauts Commandements militaires, poussait les Empires Centraux à une action soudaine à travers la Suisse. Le méme doute subsiste si

De 1913 à ce jour, la déput,ation romande a éte reduite à un seul conseiller (actuellement

M. Decopnet), et le représentant des catholiques (M. Motta) est all!é avec les représentants des cantons allemanda. La majorité est donc de 6 contre un, et sur ces six, 5 appartiennent à des cantons exclusivement allemanda, ou représentent des !ntérèts allemanda.

cette action soudaine pouvait apparaitre comme un bon moyen, sinon unique, pour rompre l'équilibre des forces et pour obtenir, par une légère supériorité austro-allemande (la moins dangereuse pour l'intéret général suisse) (l), une paix plus rapide avec quelque bénéfice pour la Confédération (2). Du reste, cette réaction intérieure de la Suisse serait plus incertaine, plus lente et moins efficace si l'action des Empires Centraux, au lieu de se diriger contre la France, qui se défend, était exercée contre l'Italie qui conduit une guerre irrédentiste, et, par consequent, dangereuse pour l'intégrité méme de la Suisse (3) Le méme cas se produirait si cette action, au lieu de se développer au coeur du territoire suisse et à travers des régions très françaises, se déroulait à travers des régions telles que les Grisons. Or ces territoires nous sont hostiles par tradition, par intérét et par leurs sentiments irrédentistes vis-à-vis de la confinante Valtellina. En outre, les troupes fédérales y sont plus nombreuses et sympathisent pour les Autrichiens (avec lesquels elles vivent journellement en relation de contrebande et d'espionnage, arrivant méme à participer pour eux aux incidents de frontière austroitaliens); !es fortifications, très rares ailleurs, sont ici nombreuses et expressément disposées pour favoriser l'invasion de notre territoire, presque sans défense.

Enfin, pour l'éloignement de ces régions, la violation de la neutralité suisse pourrait sembler, à premiére vue du moins, presque négligeable; et l'armée suisse appelée pour s'opposer à d'autres éventualités, apparemment plus importantes pour la Confédération, ne pourrait pas déployer tous ses moyens.

On a eu raison une fois de craindre une action discrète de la Suisse contre nous. Aujourd'hui, ce danger a disparu. Mais un autre apparait, c'est-à-dire l'éventualité d'une action directe des Empires Centraux contre l'!talie, à travers la Suisse, affablie par plusieurs motifs. Le Gouvernement en effet semble manquer d'énergie (4), les cantons sont jaloux entre eux, !es divers intéréts s'opposent et les partis se mélent (5). Les autorités militaires, à ce sujet surtout, se tiennent volontairement à l'écart; et,

La cause, pas toujours injustifiée, serait que !es maisons suisses-allemandes peuvent servir de couverture aux !ndustriels allemanda.

« Aujourd'hul la patrie est menacée, non seulement aux frontières où l'on entend tonner le canon, mais au de<lans, sur la ligne de démarcation des langues nationales, où l'on entend grlncer la discorde». (Conclusion d'une conférence militaire faite à la compagnie genèvoise du 2. Bataillon, le 21 septembre c.a.).

« Par suite des fautes de certains officiers et autres représentants du pouvoir, le fossé entre !es autorltés et le peuple se creuse beaucoup plus profond que celui qui existerait entre la Suisse française et la Suisse allemande>>. (Conseil National, séance du 3 Octobre. On.

M. Jatou, Vaud).

«Le plus dangereurx est l'action indépendante et autonome de l'armée ... La situation est grave. On constate de la propagande étrangère inadmissible dans la Suisse française et dans la Suisse allemande: elle est plus évldente dans la Suisse romande où l'on fait tout plus ouvertement, plus sincèrement; dans la Suisse allemande tout se passe davantage sous le manteau de la cheminée, et l'influence de la finance allemande n'est pas moina à redouter que !es discours d'anc!ens ministres français ». (Discours de M. Grimm, Zurich, dans la séance au Conseil National du 29 semptembre c.a.).

On salt qu'aux premiers jours de mars, le Président du Conseil Fédéral a été attaqué au Gonseil National, pour le mouvement de trains ordonné par l'Etat-Major de l'Armée, dans empecher des démonstrations en vue de l'acquittement des Colonnels. Et qu'il à déclaré que ni lui, n! le Général W!lle, interrogé par lui, étaient au courant des choses.

Plus tard on a su que le Général Wille l'avait trompé.

cornme elles ont déjà abusé de la bonne foi du Président de la Confédération (1), elles pourraient, dans une autre occasion, confondre leur propre intéret avec celui général du pays. Ce dernier pourrait etre entrainé dans une aventure, qui deviendrait très périlleuse si, pour une confiance excessive, nous ne prenions à temps les mesures nécessaires.

Le danger d'une violation de la neutralité contre l'Italie est aperçu en Suisse meme et n'est point fantastique. De nombreux taits, en outre de tout ce qu'on dit entre les officiers inférieurs et de tout ce qu'on pense et on craint dans les milieux les plus calmes et les plus impartiaux des Grisons, confirment cette assertion.

1° -Les fréquentes démonstrations antimilitaristes, qui ont eu lieu dernièrement meme dans plusieurs cantons allemands.

2° -L'attitude énergique prise au Parlement par les représentants des cantons romands et de quelques cantons allemands, contre l'attitude du Haut Commandement (2), sans scrupules à l'égard des droits fondamentaux et souverains des cantons et favorable au renforcement du Conseil Fédéral.

3° -L'appui donné par les représentants plus influents de plusieurs cantons allemands à ceux des cantons romands (3).

.ALLEGATO VII.

MEMOIRE 5

Les torces italiennes dans les Balkans.

En dehors de toute considération de politique extérieure, le Commandement italien a toujours retenu indispensable pour l'Entente de maintenir dans les Balkans de bonnes bases d'opérations, afin d'y pouvoir déplacer, au besoin, la masse nécessaire, pour s'opposer à toute tentative des Empires Centraux de réaliser les avantages stratégiques et politiques qui constituent les buts essentiels de leur guerre.

Cette conception a inspiré le cornmandement italien, qui a d'abord envoyé en Albanie, en plus des forces indispensables pour assurer la possession de Valona, une masse de manoeuvre (réduite ensuite), pour arreter l'avance autrichienne, qui, après l'invasion du Monténégro et de la Serbie, menaçait de rejoindre l'Empire d'un còté et Salonique de l'autre.

Plus tard, suivant le meme ordre d'idées, ce Cornmandement a voulu s'unir aux Alliés à Salonique, pour y déployer l'action commune contre la menace de prépondérance ennemie dans la presqu'ile.

Entre !es personnes qui écrivent sur !es journaux conservateurs et qui exagèrent le dangermilltalre présenté par l'Entente, plusieurs sont des officiers d'Etat-Major qui sont aux ordres du Oénéral Wllle.

Notre agent ayant répondu que !es Suisse ne veulent pas la guerre, l'officier a repris: « Mon cher, le peuple n'y peut rien; nous avons déjà notre pian: on falt naitre une petite émeute, le pouvolr militalre prend la dlrection et le peuple devra plier la tete, comme il l'a pliée pendant une année et demle de guerre».

Quant à la mesure du concours preté, l'Italie à la conviction de l'avoir proportionné non seulement à sa puissance, mais aussi aux buts pouvant etre atteints dans ce théàtre d'opérations. Avant meme que les opérations récentes eussent mis en évidence toutes les difficultés d'une offensive de Salonique sans une supériorité écrasante, le Commandement italien avait démontré que des difficultés égales et meme supérieures existaient pour la base de Valona. Il aurait donc eté absurde d'y immobiliser une quantité de forces supérieures à leur emploi efficace.

Les Puissances Centrales pourront se résoudre, dans un avenir prochain, à se tenir dans une stricte défensive sur les divers fronts, gràce à l'avantage d'initiative de leur position centrale et aux moyens de défense actuels, pour déployer un grand effort dans les Balkans. Dans ce cas l'Entente et, par conséquent, l'Italie aussi, pourront trouver la convenance d'y transporter la masse de réserves disponible, dans le but essentiel de mettre hors de cause les réserves de l'adversaire, obtenant ainsi un avantage décisif dans la situation militaire générale.

Mais tant que ces réserves offensives des Puissances Centrales existent, et qu'il existe surtout (camme il a été démontré dans le Memoire N° 3) la possibilité qu'elles soient employées au plus tòt contre le front italien, ce dernier front ne peut pas étre affaibli pour obtenir en Orient un avantage problematique, tel que celui d'un modeste renfort à l'armée de Salonique.

Cependant, afin que le concours actuel de l'Italie dans les Balkans soit apprécié à sa juste valeur, il suffit de reproduire le tableau suivant sur les forces (en fusils), employées présentement (I•r Novembre) dans l'armée de Salonique, selon les données qui nous résultent:

Français 36.000

Russes 8.000

Anglais 43.800

Serbes 37.000

Italiens 16.000

Le contingent italien en fusils est un peu moins que la moitié du contingent français et du serbe, un peu plus du tiers de l'anglais et double du russe.

Mais dans le calcul des forces, opérant dans les Balkans, nous devons comprendre les forces de Valona, qui, en prolongeant la ligne de défense jusqu'à la Vojussa et en occupant l'Epire septentrionale, barrent la route vers le Sud, du còté ouest de la presqu'ìle, sur un front de plus de 100 kilomètres.

Partant ces forces sont:

l ---

Battle Plèces del Batens Esq.

l camp. mont. positlon

l

A Salonique • o ••• 19 l 8

~ dont

En Albanie . ... 33 13 26 133 73

c.m.

TOTAL. 52 14 34 133

Le nombre des fusils italiens, employés dans les Balkans, s'élève ainsi à 40.000, ce qui nous met à niveau des plus forts contingents des autres armées de l'Entente.

ALLEGATO VIII.

n• NOTE DU DELEGUE DU GRAND QUARTIER GENERAL SERBE

Les prévisions du G.Q.G. Serbe sur la nécessité d':j,voir sur le front de Salonique

300.000 fusils effectifs, sont basées sur les raisons suivantes:

1.) l'ennemi possède sur ce front 8 et demie divisions bulgares, 2 allemandes et 2 turques ainsi que 12 bataillons bulgares territoriaux, portant au total: 240 bataillons, c'est-à-dire 240.000 fusils;

2.) les positions ennemies sont par la nature très fortes et bien fortifiées et organisées;

3.) les manreuvres des forces plus grandes est possible vu l'existence de 3 lignes d'opérations (par Strouma, Vardar et Monastir), et ce qui est prouvé par l'expérience des guerres précédentes et de la dernière offensive allemande, autrichienne et bulgare contre la Serbie;

4.) c'est de l'intérèt commun de tous les Alliés de battre la Bulgarie le plus promptement et tous les Délégués alliés en sont d'accord.

La proportion marquée sur la page ... 113 bataillons alliés contre 100 bataillons ennemis n'indique pas du tout un rapport exact, car il ne faut compter que le nombre de fusils, vu qu'un bataillon bulgare possède 1.000 fusils tandis que celui des Alliés n'en a que 600.

Ainsi si on veut réaliser le but posé par Mémorandum et ce que nous tous souhaitons: un résultat prompte et énergique contre la Bulgarie, il est, pour battre

240.000 fusils ennemis, indispensable d'avoir 300.000 fusils et les prévisions du G.Q.G. Serbe sont exactes et justifiées.

Le G.Q.G. Serbe conscient qu'il ne se trouve pas dans le ròle d'influencer sur la disposition et les effectifs des forces alliées dans les Balkans, mais du moment qu'il est invité à participer dans cette Conférence, il est de son devoir d'exprimer son opinion, car en outre il croit bien connaitre les circonstances ainsi que les armées dans les Balkans.

Renforcée ou non, l'armée d'Orient, l'armée Serbe continuera à faire son devoir comme elle l'a fait jusqu'à maintenant, mais elle se voit obligée d'attirer l'attention de la Conférence, que l'état actuel sur le front de Salonique ne peut pas continuer sans préjudices pour les intéréts généraux des Alliés.

L'armée d'Orient doit pouvoir non seulement battre l'ennemi sur le front actuel, mais pouvoir aussi exploiter la victoire et continuer une énergique et prompte offensive sur les lignes d'opérations Salonique-Sofia, c'est-à-dire Salonique-Belgrade.

En vertu de tout ce qui précède, je constate: que le nombre de 300.000 jusils n'est

pas exagéré.

(l) Vedere tabella a p. 506.

125 20 64 106 61 85 63

30 16 141 94 15 35 73

(l) -Le Conseil d'Etat du Canton de Genève est resté seul dans sa déploration publ!que de la violation de la neutralité beige. Les conservateurs de Zurich on préféré condamner à mort Ieur organe apprécié, la Freitag Zeitung, plutòt que lui laisser cette attltude de méf!ance envers l'Allemagne, qui avait été le mot d'ordre du parti eu 1870. (2) -Par exemple, parml plusleurs autres: on a admis !es publications, !es photographies et !es cinématographies de propagande austro-allemande ayant pour but d'ercuser !es excès de cruautés en Belgique et en France, dont on accusait sur !es journaux étrangers !es armées des Empires du Centre. Et on a défendu, meme dans !es cantons romands, tout ce qui reprodulsait !es preuves de ce que !es joumaux étrangers avaient publlé et que !es A!lemands niaient. (3) -Il suffit de se rappeler:

(4) Procès des colonels-brigadiera: Egli, sous-chef d'Etat-Major et von Wattenwyl. chef du service de renseignements de l'Etat-Major (Janvier 1916).

(l) -Entre les dern!ers, la circula!re du 30 Aout 1916 du Général Wille, se rapportant aux troupes envoyées dans les cantons romands pour le service d'ordre, «qui peuvent etre employées sans ordre des Gouvernements cantonnaux » (contrairement aux dispositions constitutionnelles), et, de plus, un!quement rédigée en allemand. (V. la protestat!on du Gourvernement du Canton de Genève au conseil fédéral, à la date du 3 Septembre, et répétée le 30 du meme mo!s). (2) -De 1848 à 1912 les cantons romands ont presque toujours eu deux représentants au Consell Fédéral, qui s'ajoutaient au représentant des catholiques, formant l'opposition, et rédu!ssaient à 4 les représentants des cantons allemanda, sur un total de 7. (3) -Voir les discussions plutòt v!ves au Conseil National. (Chambre des Députés) et au Conseil des Etats (Sénat) pendant la dernière session (18 sept,. 9 Oct.). (8) -Vo!r les protestant!ons nombreuses et répétées des Gouvernements des cantons de Vaud, de Fribourg, Vala!s, Neuchfttel et Oenève pour les violant!ons des drolts constitutionnels et souverains des cantons mèmes, commises par l'Etat-Major l'Armée, et non empéchées par le Conse!l Fédéral. (5) -Il est connu que, depuis le mois de mars de cette année les demandes et !es communications d'une certaine importance du Prés!dent du Conse!l Fédéral au Oénéralissime, qui se faisaient avant verba!ement et confidentiellement, se font aujourd'hui exclusivemont par écrit. (6) -Tantée et obtenue en partie, entre autres par l'exclusions absolue et officielle des éléments romands parmi !es délégués aux négociations pour le traité économique, imposée par les Allemanda et acceptée par le Conseil Fédéral. Ceci du reste, a donné motif aux Gouvernements des Cantons exclus pour une protestation officielle et sévère. (7) -Complèment obtenu par le récent traité économique suisse-allemand; contrairement à ce que fait l'Entente qui y envoie des vivres pour tout le monde. Par ce traité les Allemanda ont le droit de fournir leurs mat!ères premières seulement au maisons industrielles qui ont leurs sympathies. (8) -Neue Freie Presse du 6 octobre 1916: «L'entente est un danger pour la Suisse ».

(l) Les journaux sulsses-allemands ont exprimé souvent le doute que Ics restrictions économiques de l'Entente auront la conséquence naturelle d'un ostracisme, ou dana le cas le plus favorable une limitation toujours nulsible, de l'exportation des produits industriels de la Sulsse allemande.

(2) -Le désir, général en Suisse, de posséder un port de mer qui assurerait !es approvisionnements en vivres et en matières promières, en toute circonstance, n'est pas négl!geable. La Suisse allemt-•nde incìustrielle voudrait obtenir cette sortie par l'internationalisation du Rhin. Ceci sera!t possible dans deux cas seu!ement: par l'écrasement complet de l'Allemagne; ou bien, si l'Allemagne, après une paix favorable, disposait d'autres débouchés sur la mer. Le premier de ces deux cas est considéré en Suisse camme très difficile, le deuxième cas est cependant relativement facile et pour cela il a la préférnce. (3) -La Neue Zilrcher Zeitung du 7 Octobre approuve l'article paru dans la Neue Freie Presse sous le titre: «l'Entente est un danger pour la Suisse » et attlre l'attention des Suisses sur !es préparatifs militaires qu'on pousse activement à la frontière italienne. (4) -Les motions qui sont présentées, demandent au Conseil Fédéral plus qu'il ne peutdonner. Le Conseil Fédéral ne cesse de capituler devant les prétentions antidémocratiques du haut commandement. C'est une faiblesse chronique et incurable du pouvoir civii». (Conseil National, séance de mardi 30 octobre. On. H. Nain, Neuchdtel).

(5) «Il n'y a pas de parti de la guerre ... " (idem, M. Decoppet).

(1) On salt que le danger des troubles antimllitaristes de la semaine rouge, dans !es cantons romands (3 Septembre 1916), a été exagéré, et que l'éloignement du Colone! Egli a été factlce.

(2) -La motion Calame-Orim (Neuchàtel-Zurich) au Consell National, pour que «le Oouvernement déclare de quelle façon il pense empècher !es abus du haut commandement mllitaire » a été repoussée avec une petite majorité, obtenue avec peine par le Consell Fédéral. La motlon (Winiger-Lucerne) qui demandait au consell des Etats, << que le Consell Fédéral procèdàt à une enquete sur !es faits dénoncés contre !es autorités militaires », a été acceptée par le Oouvernement (séance du 1eroctobre 1916). La motion Micheli (Tessin) pour l'augmentation du nombre des conseillers fédéraux a été renvoyée à la session de décembre, mais elle est apouyée, dès à présent, par !es 2/3 des députés du Conse!l National. (3) -Un Commandant de l'Etat-Major suisse a dit à de nos agents d'information !es paroles sulvantes: « Vous voulez nous affamer, mals nous irons prendre chez vous, et avec !es armes, ce qu'il nous faut; soyez tranqullles! ».

l l

713

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2588/243. Parigi, 17 novembre 1916, ore 15,35 (per. ore 19).

Nella seduta odierna il generale Joffre ha letto le conclusioni della riunione degli Stati Maggiori alleati a Chantilly. Queste concordano con le idee manifestate ieri da Briand per un'azione intensiva imminente in Dobrugia da Salonicco contro la Bulgaria (1). Nella relazione è detto che le condizioni attuali ferroviarie e di viabilità sulla fronte di Salonicco non consentono l'utilizzazione di più di ventitré divisioni. Lloyd George avendo osservato che gli effettivi

alleati in Macedonia, computando anche quelli recentemente convenuti, non superano le 20 divisioni, Joffre ha detto che faceva affidamento su amici italiani per colmare per quanto possibile le lacune. Asquith e Lloyd George fecero caldo appello all'Italia perché concorra efficacemente alla costruzione di ferrovie e di strade necessarie sulla fronte balcanica, opere stradali ammirevoli da essi compiute sulla sua fronte dimostrando quale prezioso aiuto può prestare agli alleati in questo ramo particolarmente insufficiente sulla fronte Salonicco. Ha risposto il generale Porro che lo Stato Maggiore Generale farà tutto il possibile per dare soddisfazione alle richieste degli alleati.

Carcano espose il suo modo di vedere sulla situazione dell'Italia dal punto di vista economico e finanziario e che naturalmente si connette colla situazione militare.

Accennò come in Italia sia grande la forza morale, eccellente lo spirito dell'esercito e del Paese ma assai difficile la condizione economica e finanziaria per gli approvvigionamenti, i pagamenti all'estero, i trasporti. Accennò al fatto e alla causa della diminuzione delle esportazioni e aumento delle importazioni (dando aumento disagio moneta) e sopratutto notò l'imperioso bisogno d'importare materiale da guerra primo per armi e munizioni e grano per alimentare l'esercito e la popolazione. Concluse francamente che l'Italia ha il bisogno di poter contare sull'ausilio degli alleati e che senza questi larghi aiuti finanziari essa non sarebbe in grado non pure di intensificare la guerra come sarebbe desiderabile con crescente energia ma nemmeno di poter durare colla energia attuale. Asquith ha risposto aver ascoltato con grande simpatia e rispetto le osservazioni di Carcano. Parlando a nome del Governo britannico egli poteva assicurare che l'Inghilterra darà all'Italia tutto l'aiuto che le sue forze consentono. Sofferenze dell'Italia per quanto riguarda difficoltà e diminuzione approvvigionamenti, trasporti, pagamenti all'estero, elevazione dei prezzi erano risentite anche dagli altri alleati. È però dovere di ciascuno di essi mettere in comune [le risorse] e per parte sua l'Inghilterra prenderà nella massima considerazione le proposte che l'Italia sarà per fare tenendo conto anche dei suoi gloriosi sacrifici.

Briand si associò alle parole di Asquith dicendo che i sentimenti da lui espressi erano interamente condivisi dal Governo francese.

Carcano ringraziò Asquith e Briand per le benevoli espressioni e il cortese affidamento e si riservò di presentare posdomani a Londra domande concrete pei bisogni indispensabili e urgenti.

(l) Cfr. n. 703.

714

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2590/244. Parigi, 17 novembre 1916, ore 14,37 (per. ore 19,05).

Briand e Asquith, prendendo occasione dalla dichiarazione russa relativa alla Polonia, hanno telegrafato a SWrmer felicitandosi per la generosa iniziativa di S. M. l'Imperatore a favore del popolo polacco e dichiarandosi fieri di solidarizzarsi colle vedute del Governo Imperiale per la realizzazione dell'autonomia della Polonia.

Mossa di Briand e di Asquith mi sembra molto abile; simpatia del pubblico italiano verso il popolo polacco non essendo minore di quella professata dagli alleati, V. E. vedrà se non sia il caso di fare noi un'analoga dichiarazione.

A parte, in chiaro invio il testo del telegramma.

715

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2589/246. Parigi, 17 novembre 1916, ore 14,38 (per. ore 19,05). Mio telegramma n. 240 (l).

Comunico il testo della proposta inglese circa la Conferenza di Pietrogrado:

l. -I tre Governi di Francia Italia ed Inghilterra si impegnano a partecipare alla Conferenza politico-militare da tenersi ulteriormente in Russia. Ogni Governo invierà come proprio rappresentante alla Conferenza uomini di Stato e militari di primo ordine i quali siano in grado di parlare autorevolmente in nome dei rispettivi Governi.

2. --Scopo della Conferenza sarà di esaminare la situazione politica e militare sotto tutti i suoi aspetti e più specialmente di determinare l'estensione e la natura dello sforzo militare che dovranno essere compiuti in Oriente dagli Alleati durante l'anno 1917. La Conferenza si occuperà specialmente del compito di valutare l'entità dell'appoggio che dovrà essere dato dalla Francia Italia e Inghilterra alla Russia e alla Romania per porre queste nazioni in grado di condurre a buon fine le operazioni che saranno decise. 3. --I Governi rappresentati nella presente Conferenza prenderanno impegno di fornire nel modo migliore che sarà loro possibile la totalità delle forniture militari richieste dalla Conferenza che si terrà in Russia quando anche dovesse derivarne un ritardo nel rifornimento dei propri eserciti e la Russia si impegnerà da parte sua a conformarsi alle decisioni adottate in questa Conferenza.
716

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI (2)

T. GAB. PER CORRIERE 1787. Roma, 17 novembre 1916, ore 20.

De Pianta mi riferiva che si faceva qui da alcuni correre la voce che la Svizzera era disposta a lasciare transitare eventualmente pel suo territorio truppe tedesche che volessero aggredire l'Italia.

Egli smentiva nel modo più reciso ed assoluto e pregava di smentire che vi fosse nella Svizzera altra disposizione o intento che quelli di opporsi risolutamente a qualsiasi violazione della propria neutralità.

Ho risposto che tale voce non era giunta a me, ma che lo ringraziavo comunque della sua premura. Naturalmente ciò non toglieva la possibilità astratta che il nemico, in un momento che gli paresse opportuno, non tentasse per conto suo un passaggio attraverso qualche vallata svizzera, per assaltarci; ed era questo solo pensiero che ci aveva spinti a qualche provvedimento di difesa da quel lato della nostra frontiera.

De Pianta mostrava inoltre di temere che si volessero dichiarare zona di guerra le regioni prossime a Domodossola o Chiasso perché una tale misura avrebbe rovinato interamente il movimento commerciale.

Ho risposto che avevo sentito parlare di qualche divisamento simile del Comando militare verso Domodossola, ma che l'avevo sconsigliato, e non mi risultava che si fosse fatto altro (1).

(l) -Cfr. n. 703. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 67-68.
717

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2592/443. Londra, 17 novembre 1916, ore 21,57 (per. ore 2,30 del 18).

Cambon mi diceva ieri che, malgrado le difficoltà per la pratica attuazione, la proposta di una riunione a Pietrogrado dei Ministri di Gabinetto e dei rappresentanti dei Comandi Supremi degli alleati, non potrebbe essere più opportuna.

A parere del collega, per un cumulo di ovvie ragioni sulle quali è superfluo insistere, lo stabilire il contatto diretto col Governo e Comando Supremo russo risponde ad imperiose ed anche urgenti necessità.

D'altro canto Benckendorff mi confidava che Giers, nel comunicare la risposta di V. E., aveva messo in rilievo l'impossibilità materiale in cui travasi

v. E. di assentarsi da Roma per cinque seWmane almeno. Collega nutriva tuttavia la calda speranza che alla importante Conferenza anche il Governo di S. M. sia rappresentato da un membro del Gabinetto. Sui risultati della Conferenza di Parigi né Foreign Office né i due colleghi avevano a tutto oggi ricevuto ragguagli.

718

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2597/462. Atene, 18 novembre 1916, ore 14,10 (per. ore 17,25).

Seguito mio telegramma n. 460 (2).

Ho avuto comunicazione della nota dell'ammiraglio francese al presidente del Consiglio sulla cessione alla Francia del materiale da guerra. La inYio per posta (3).

Gli argomenti invocati dall'ammiraglio sono la continuazione dovutaci dalla Grecia della sua «neutralità benevola» e la necessità di ristabilire l'equilibrio turbato dalla cessione di Rupel e di Kavala e del materiale di guerra che si trovava in quelle piazze, ai nostn nem1c1.

Il materiale di guerra chiesto dall'ammiraglio comprende diciotto batterie da campagna e sedici batterie da montagna con mille colpi per pezzo; quarantamila fucili Mannlicher, cento mitragliatrici col loro approvvigionamento e cinquanta camions automobili.

Si conferma alla Grecia una offerta di equa indennità. Le batterie da montagna debbono essere rimesse immediatamente, il resto del materiale nel più breve tempo possibile.

Il materiale di guerra dovrà essere concentrato nella stazione della Tessaglia di Atene onde poterlo spedire a Salonicco.

(l) -Per la risposta di Paulucci cfr. n. 728. (2) -Cfr. n. 707. (3) -Non si pubblica.
719

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2599/464. Atene, 18 novsmbre 1916, Oi·e 18 (per. ore 2,40 del 19).

L'invadenza francese in Grecia che tante volte ho avuto occasione di segnalare all'E. V. aveva fino ad ora, almeno a quanto a me consta, lasciato indifferente questa legazione d'Inghilterra. Ora sembra però che essa cominci a preoccuparsene e questo Ministro d'Inghilterra ha attirato l'attenzione mia sul prossimo ritorno ad Atene, sembra il 24 corrente, del comandante Roquefeuil il quale tornerebbe qui con nuovi e più estesi poteri. Egli diventerebbe il Capo Supremo dei tre controlli delle poste e telegrafi delle ferrovie e della polizia recando seco un gran numero di ufficiali francesi che prenderebbero i posti degli ufficiali di marina attualmente funzionanti. Secondo il Ministro d'Inghilterra il Roquefeuil sarebbe cosi posto in grado di esercitare una specie di sovranità non solo sui greci ma anche sulle legazioni alleate.

In vista di tale circostanza il Ministro d'Inghilterra mi propone che dall'Inghilterra e dall'Italia sia fatta tosto a Parigi la notificazione che i nostri due paesi non intendono più a lungo lasciare quei tre controlli sotto la direzione della Francia ma che intendono che le rispettive direzioni siano attribuite una per una all'Italia, Francia ed Inghilterra ossia poste e telegrafi alla prima, ferrovie alla seconda e polizia alla terza. Ciò non impedirebbe che per ogni singolo servizio nelle varie parti della Grecia si potesse adibire ufficiali e funzionari appartenenti a nazionalità diversa da quella cui appartiene la direzione del servizio stesso. Se necessario tenendo conto del fatto compiuto che la Francia iniziò quei servizi e fino ad ora, tranne i due ufficiali italiani che vi abbiamo introdotti, li esercita completamente con proprio personale, si potrebbe lasciare la sorveglianza suprema di tutti quei servizi all'ammiraglio Roquefeuil. Quanto alla sorveglianza dei porti, quella del Pireo dovrebbe essere esercitata da una Commissione mista composta di tre ufficiali uno per ciascuna nazionalità, quella di Kalkis e Corfù da un ufficiale francese, quella di Prevesa e Patrasso da un italiano, Kalamata e Volo da un inglese. Mi permetto racco

mandare vivamente a V. E. per i motivi di natura politica da me tante volte esposti a V. E. e che non mi occorre qui ripetere, di volersi porre in immediata relazione col Governo britannico per giungere quanto prima ad effettuare l'anzidetta proposta.

Occorrerebbe agire prima che il Comandante Roquefeuil ritorni ad Atene e quanto precede sia stato accettato. A mio modo di vedere oltre i due sottotenenti di cui V. E. mi annunzia l'invio col suo telegramma n. 1775 (l) occorrerebbe tener pronti a partire altri quattro o sei ufficiali (2).

720

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4654/722. Pietrogrado, 19 novembre 1916, ore 10 (per. ore 16,05 del 20).

In un prolungato Consiglio dei Ministri tenutosi iersera, fu discussa questione scioglimento della Duma. A quanto da buona fonte mi si assicura, vi si mostrarono favorevoli soltanto Sturmer e Protopopov.

Ministro delle Finanze fece rilevare che sorti dei prestiti all'interno e all'estero ne sarebbero risultate denigrate e queste considerazioni avrebbero impressionato anche il Presidente del Consiglio.

Da altre fonti bene informate si conferma che Imperatore non sarebbe incline ad autorizzare scioglimento della Duma. In tale circostanza situazione del Governo è difficilissima, poiché il blocco che conta circa 222 voti ed ha con sé una ottantina di altri deputati contrari a Stiirmer, rappresenta una maggioranza che fino ad ora dimostrasi intransigente nell'esigere il suo allontanamento.

Si annunzia per oggi un messaggio che Ministri della Guerra e della Marina recherebbero alla Duma, giusta ordine Imperiale, per esortare deputati a lasciare in disparte lotte personali per mantenere compattezza unità nazionale di cooperazione alla guerra che di giorno in giorno riavvicina vittoria.

721

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI

T. GAB. 1794. Roma, 19 novembre 1916, ore 19,30.

Venerdì questo Ambasciatore di Francia mi rimise una protesta delle Potenze alleate contro il proclama austro-germanico del 6 corrente per la Polonia

chiedendomi di darla, ove l'approvassi, ai giornali il sabato, nel qual giorno essa sarebbe stata pubblicata contemporaneamente a Parigi, Londra e Pietrogrado. Effettivamente la Stejani diramò tale comunicato ieri sabato. Da una comunicazione dell'Havas qui giunta oggi risulterebbe che tale protesta doveva, in seguito a deliberati della Conferenza di Parigi, essere rimessa dagli alleati ai Governi neutri. Prego telegrafarmi se ciò sia esatto e se si debba procedere a questo atto presso le potenze neutrali.

Gradirò anche conoscere altri eventuali particolari sui lavori delle recenti conferenze politiche e militari di Parigi e ricevere ad ogni modo al più presto i verbali di esse (1).

(l) -T. gab. 1775 del 15 novembre. ore 20,20, non pubbllcato: annunciava l'Imminente partenza per la Grecia del sottotenenti Vazzana e Samorlnl destinati al controllo del porti di Atene e Patrasso. (2) -Sonnino rispose con t. gab. 1793 del 19 novembre, ore 17, quanto segue: «Concordo nelle considerazioni di V. S. e faccio comunicazioni analoghe alle R. ambasciate a Parigi, Londra e Pietrogrado, rlserbandomi invlarLe risposta del ministro della Guerra circa nuovo Invio di ufflclall Italiani ».
722

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2606/105. Stoccolma, 20 novembre 1916, ore 19,55 (per. ore 5,20 del 21).

Giornale conservatore Stokholms Dagblad il quale spesso rappresenta il pensiero del Presidente del Consiglio ha pubblicato stamane un vivace articolo in cui sostiene che, malgrado tutte le simpatie che si hanno qua per la Norvegia, non bisogna confondere la causa norvegese con quella svedese e che la Norvegia farà bene di non sperare in un concorso della Svezia per il caso si giungesse ad una rottura colla Germania che è «la sola potenza nei cui aiuti la Svezia possa contare in certi casi di grave pericolo».

D'altra parte mi consta che effettivamente Hammarskjold (il quale è forse irritato perché Norvegia non ha accolto due modificazioni da lui proposte alla nota di risposta alla Germania mentre ne ha accolta una suggerita dal Ministro degli affari esteri danese) ha nei giorni scorsi tenuto un linguaggio analogo se pure un poco meno reciso e che questo Ministro di Germania andava già da qualche tempo dicendo che l'attitudine favorevole alla Norvegia della stampa svedese non aveva importanza politica e che egli avrebbe potuto farla cambiare in 24 ore.

Come V. E. sa, io ho sempre ritenuto molto inverosimile che la Svezia si esponesse al pericolo di un conflitto armato colla Germania a cagione della Norvegia ma è evidente che manifestazioni di un giornale autorevole come quello di stamane fanno direttamente il giuoco della politica tedesca servendo da intimidazione contro la Norvegia. Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che egli trova l'articolo in questione insulso e deplorevole ma, dato il suo antagonismo con Hammarskjold, è chiaro che questo giudizio ha piuttosto un carattere personale per quanto si sappia che anche Re Gustavo desidera dare alla Norvegia tutto l'appoggio possibile.

(l) Per la risposta. d! Salvago Raggi cfr. n. 727.

723 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 1796. Roma, 20 novembre 1916, ore 20.

(Solo Pietrogrado) -R. Ministro a Bucarest telegrara quanto segue in data 16 novembre: «S. M. il Re Ferdinando... » (come nel telegramma gabinetto n. 2598/438) (1).

(Solo Bucarest) -Telegramma di V. S. n. 438.

(Per tutti) -S. M. il Re cui ho comunicato H telegramma suddetto mi telegrafa quanto segue: «Io credo che sia opportuno aare un seguito al desiderio espresso dal Re di Romania. La prego quindi di vedere se non è il caso di informare il marchese Carlotti di quanto mi ha fatto dire il Re Ferdinando affinché a Pietrogrado ne tengano il conto possibile. Ella potrebbe anche, se Le sembra, avvertire codesto Ambasciatore di Russia delle istruzioni che avrà creduto di dare a Carlotti. Vedrà anche Lei se convenga, come mi sembra, di informare Fasciotti del seguito dato affinché egli possa rappresentare a Bucarest il nostro interessamento alla situazione della Romania».

(Solo Bucarest) -Ho telegrafato a Carlotti secondo il desiderio di S. M. (Per tutti) -Ho parlato io stesso a Giers (2) rappresentando quale granae interesse si abbia a che la Romania sia aiutata in tempo efficacemente. (Solo Pietrogrado) -Prego V. E. agire in conformità ai desideri di S. M. il Re.

Ho telegrafato a Fasciotti quanto segue:

(Per tutti) -Prego V. S. dar notizia del seguito da noi dato al desiderio di S. M. il Re Ferdinando.

724

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI

T. GAB. 1797. Roma, 20 novembre 1916, ore 21.

Agenzia Stejani riceve seguente telegramma da Parigi: «Commentando la presa di Monastir, il generale Berthaut scrive sul Petit Journal che se gli italiani, i quali ora comunicano con l'esercito di Salonicco, per mezzo di avamposti di cavalleria, avanzassero in direzione di Elbassan e di Okrida per appoggiare il movimento delle truppe alleate, non troverebbero dinanzi a sé grandi difficoltà».

A questo proposito credo opportuno comunicarle seguente telegramma del

R. addetto militare a Salonicco diretto il 15 corrente al Comando Supremo:

« Parlandomi officiosamente del probabile arrivo Salonicco nuove divisioni italiane e delle operazioni italiane in Albania, generale Sarrail ha dichiarato categoricamente che egli non desidera che nostre truppe avanzino nord delle posizioni attualmente occupate per non avere imbarazzi coi greci o albanesi. Egli evidentemente ispirato da Essad pascià assicura che se truppe italiane avanzano verso nord, diecimila albanesi insorgerebbero contro esse. Incidentalmente afferma gli risulta da ricognizione da lui ordinata strada Liaskoviki Koritza trovarsi cattivo stato. Aggiunge che pretesa Italia su Epiro settentrionale sarà questione da regolare dopo guerra.

Per ora Koritza deve essere solamente francese; Albania deve rimanere indisturbata. Anche avanzando nord Monastir ala sinistra alleati resterà appoggiata regione dei laghi; in caso ulteriore avanzata verso Vardar protezione ala sinistra sarà data da nuclei scaglionati dietro.

Affermando così propria contrarietà a stretta cooperazione del Corpo di spedizione italiano di Albania Epiro per timore urtare albanesi e greci, generale Sarrail il quale dice basato tale suo concetto su sole considerazioni militari sembra invece obbedire ai criteri politici che hanno sempre diretto sua azione ».

Quanto precede per norma di linguaggio di V. E. su questo soggetto, sul quale mi sarà grato conoscere le viste e l'atteggiamento del Governo francese (1).

(l) -Cfr. n. 711. (2) -Cfr. SoNNINO, Diario, cit., 20 novembre, p. 68.
725

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2610/531. Pietrogrado, 20 novembre 1916, ore 22,30 (per. ore 17,25 del 21).

Telegramma di V. E. gabinetto 1648 giunto per corriere il 16 corrente (2).

Nel rimettere oggi a Sturmer i due memorandum di V. E. non ho mancato di valermi del linguaggio commisurato prescrittomi col telegramma suddetto. Senza entrare nel merito delle varie questioni le ho ricapitolate nelle loro linee generali per dimostrare equità delle nostre rivendicazioni e nel richiamare la più seria attenzione del ministro sull'importanza massima che alleati devono attribuire alla soddisfazione di esse gliene ho svolte ampiamente le ragioni.

Sturmer mi ha risposto siccome ben doveva essere noto che egli faceva il più alto apprezzamento del valore della nostra cooperazione alla guerra e dell'avvenire dei rapporti italo-russi ed avrebbe quindi esaminato con lo spirito della maggiore benevolenza nostre domande pur tenendo conto degli interessi degli altri alleati. Egli ha poi osservato che lo studio dei vari problemi nei riguardi con l'Italia facilmente richiederà un certo tempo; al che risposi che

38 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

mi ponevo a sua intera disposizione p2r rendergli meno grave il lavoro ma che è comune interessè di procedere sollecitamente nel negoziato entrando subito in uno scambio d'idee riguardo gli speciali interessi italiani e russi in Anatolia. Fu convenuto che Neratov ed io avremmo incominciato a parlare fra due o tre giorni, tanti essendone stati richiesti da quel sostituto del Ministro che era come al solito presente al colloquio.

Dalle poche parole di Sttirmer come dalle precedenti mie conversazioni con Neratov circa futura sorte della Turchia sembrami poter argomentare che la Russia ne sostiene la sopravvivenza e vorrebbe anzi che ottenesse le condizioni indispensabili per essere vitale. Osservo per parte mia che Stato turco affacciato su tre mari, dotato di notevole estensione territoriale quale risulterebbe anche dopo la perdita delle provincie rivendicate dagli alleati e pur sempre mantenuto nella sua funzione di ponte fra l'Asia e l'Europa potrebbe esser vitale se governato ragionevolmente, ma non indipendente di fatto non fosse altro a cagione della sua situazione geografica.

(l) -Per la risposta cfr. n. 730. (2) -Cfr. n. 598.
726

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4665/725. Pietrogrado, 21 novembre 1916, ore 10,30 (per. ore 20,25).

Neratov mi ha detto che Presidente del Consiglio è stato molto sensibile alla manifestazione di simpatia verso Governo russo da parte di S. E. Boselli, al pari che di Asquith e Briand a proposito questione polacca.

Sttirmer ha loro risposto con un caloroso telegramma. Nei circoli polacchi i telegrammi dei tre Presidenti del Consiglio alleati ha prodotto buona impressione.

Solo si teme da taluni che Stlirmer cerchi valersene come di un bill di indennità per la sua passata condotta e risponda alle loro recriminazioni affacciate esibendo l'approvazione riscossa dagli alleati.

Tutti si rendono conto del grande beneficio recato alla loro causa dall'interessamento per essa manifestato dai tre Governi in forma solenne ed in termini così calorosi.

727

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2608/247. Parigi, 21 novembre 1916, ore 20,47 (per. ore 0,15 del 22).

Telegramma di V. E. n. 1794 (l).

Telegramma gabinetto firmato Carcano ha informato codesto Ministero delle precise frasi pronunziate da Asquith e Briand nella Conferenza. Con mio telegramma n. 244 riferii circa telegramma Briand e Asquith a Sttirmer (2).

Ministero degli Affari Esteri mi informa che protesta verrà rimessa ai rappresentanti neutri presso Governo francese, questo modus procedendi sembrando più facile e spedito. Verbali della conferenza non sono ancora pronti non tutte le delegazioni avendo restituito le bozze.

(l) -Cfr. n. 721. (2) -Cfr. n. 714.
728

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. PER CORRIERE 2644/S.N. Berna, 21 novembre 1916 (per. il 26).

Risposta al telegramma di V. E. gabinetto n. 1787140 (l).

Delle voci cui alludeva il De Pianta nel colloquio con V. E. e che erano giunte pure al mio orecchio, avevo parlato a suo tempo al Consigliere Motta prendendo occasione da certe imprudenze recenti di linguaggio e da superbe minacce di ufficiali svi:.~zeri al nostro indirizzo, che mi erano state da buona fonte riferite. Nel far questo passo, in via interamente amichevole, avevo avuto cura di aggiungere che da parte mia non annettevo il minimo valore a certi sfoghi individuali di militari che non sognavano che la guerra, ma che mi premeva d'informare chi di dovere perché non si ignorasse ciò che si pensa in altri circoli a nostro danno. Non appartenevo alla categoria di quei che si allarmano facilmente e, ciò che è peggio, allarmano i proprii Governi. Mi ero quindi astenuto dall'informare il R. Ministero di quegli insistenti rumori, benché mi fosse stato assicurato, e la voce era giunta pure ad altri miei colleghi, che, dopo la presentazione della nota collettiva (2), anche nelle più alte sfere soldatesche, si era alzata la voce contro le potenze dell'Intesa ed in primo Juogo contro di noi. Ero stato anzi avvertito della chiamata a Berna dei colonnelli divisionarii e di una specie di consiglio di guerra qui tenuto, forse però, aggiunsi ridendo, senza che l'Autorità federale ne fosse informata. Il consigliere Motta qui mi interruppe, dicendo che probabilmente per mero caso si erano incontrati qui la settimana scorsa alcuni colonnelli divisionarii ma egli nulla sapeva di tale convocazione. Egli mi ripeteva per la centesima volta che

non dovevamo dar importanza al linguaggio stolido ed imprudente di poche teste esaltate, e non dar consistenza alle tante voci messe in giro da chi aveva interesse di farlo. «Certo», aggiungeva il mio interlocutore, « abbiamo traversato e traversiamo un periodo assai difficile. Credevamo di aver raggiunto finalmente il quieto vivere, ed ecco che d'un tratto la vostra nota viene a turbare le buone relazioni tra noi e l'Intesa. Di quali clausole vi lagnavate contro l'accordo elveto-germanico? Della proibita esportazione delle macchine, non è vero? Eppure sapevate, se non ufficialmente, ufficiosamente che noi avremo seguitato a chiudere gli occhi, lasciando fare e lasciando passare ... Perché allora umiliarci con quella nota?».

E qui discorrendo meco in confidenza, il Motta mi disse che tutto purtroppo si preparava nell'officina di Parigi sotto la nefasta influenza del signor Gout, il quale era riuscito a prendere a tutti la mano. Il nostro passo, ed egli

lo giudicava obiettivamente, spogliando::;i di ogni passione, era stato un errore tattico, che ci aveva procurato la perdita di certe buone posizioni conquistate nella Svizzera francese. Si, l'articolo del Bund (dell'8 corrente) era stato piuttosto il grido d'un pazzo furioso, ma purtroppo quel grido era stato quello di varii svizzeri che nelle esigenti domande dell'Intesa avevano visto come una offesa all'indipendenza nazionale. Ed a proposito di quel violento articolo del giornale «chiamato a torto ufficioso>> egli mi aggiunse spontaneamente che si diceva essere state quelle pagine ispirate dallo Schulthess, ma che quel suo collega invece aveva dichiarato in sua presenza (e lo Schulthess era per lui un impulsivo ma un galantuomo) che egli disapprovava interamente quella pubblicazione. Tornando a parlare della nostra nota e della risposta del Consiglio federale, il Motta mi chiese come avevamo trovato detta risposta. Gli risposi che a me ed ai miei colleghi era sembrata ben fatta, e che la tesi del Consiglio federale vi era certo difesa con grande abilità, ma non mancavano i punti deboli ed i nostri Governi lo avrebbero fatto toccare con mano a tempo debito e con tutta calma.

Mi premeva intanto ripetere che se noi eravamo stati vittime di una inesatta interpretazione di certe clausole dell'accordo elveto-germanico, quali fornite dalla stampa, il Consiglio federale aveva pure interpretato e letto più di quello che avevamo voluto dire.

(l) -Cfr. n. 716. (2) -Cfr. n. 680.
729 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1800. Roma, 22 novembre 1916, ore 11.

(Solo Parigi) -Telegramma di V. E. n. 247 (1).

(Per tutti) -Avendomi questa Ambasciata di Francia comunicato che Briand si proponeva rimettere la protesta concertata fra gli alleati circa la Polonia, e già concordemente pubblicata sui giornali, ai rappresentanti degli Stati neutri accreditati presso il Governo francese, ho fatto analoga comunicazione ai rappresentanti degli Stati neutri presso R. Governo.

(Solo Parigi) -Prego comunicare d'urgenza quanto precede a codesto Governo.

730

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2618/248. Parigi, 22 novembre 1916, ore 19,45 (per. ore 21,55).

Telegramma di V. E. n. 1797 (2). In privata conversazione con Briand ho accennato al discorso che avrebbe fatto il generale Sarrail. Briand mi ha interrotto esclamando che Sarrail non

deve occuparsi di politica, che l'Italia spontaneamente aveva avvertito che la questione dell'Epiro sarebbe discussa dopo la guerra e quindi non poteva Sarrail parlare di pretese italiane. Briand mi assicurò che avrebbe provveduto perché simili discorsi non si facessero più.

(l) -Cfr. n. 727. (2) -Cfr. n. 724.
731

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2620/470. Atene, 22 novembre 1916, ore 20,10 (per. ore 0,30 del 23).

Con nota che invio per posta (l) Governo greco protesta e oppone rifiuto formale alle domande dell'Ammiraglio per consegna materiale da guerra alla Francia di cui al mio telegramma n. 462 (2) e mio rapporto n. 396 (3). Motivi addotti dall'Ammiraglio vengono dichiarati in tale nota come ingiustificati giacché, occupazioni di Rupel e di Kavalla furono forzate e quanto ai compensi Intesa pel materiale da guerra ceduto ai tedeschi, cattura flotta ed altre cessioni fatte alla Francia sono più che sufficienti a ristabilire l'equilibrio. Nota afferma inoltre che questa ulteriore condiscendenza greca peggiorerebbe ancora le relazioni fra gli Imperi Centrali e la Grecia la quale è decisa a conservare la propria neutralità.

732

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2616/451. Londra, 22 novembre 1916, ore 22 (per. ore 2 del 23).

Ministro Carcano conferì ieri da solo con Grey. Lo intrattenne dapprima della questione finanziaria rilevandone la stretta connessione con quella politico-militare. Grey riconobbe il fondamento dell'osservazione di S. E. e disse che si proponeva d'intrattenere il Canc:-lliere dello Scacchiere. Il Ministro colse l'occasione per accennare pure alla questione dell'Asia Minore lasciando intravvedere la benefica influenza che la pronta soluzione di essa è destinata ad esercitare sulle decisioni del Governo di S. M.

Il linguaggio amichevolissimo di Grey fu in sostanza la ripetizione delle dichiarazioni già fatte (mio telegramma Gabinetto n. 441) (4): necessità di una conversazione a quattro, nessuna divergenza degli interessi diretti italiani ed inglesi, difficoltà maggiori con la Francia: suo vivissimo desiderio di vederle appianate e affrettare l'accordo generale. Circa la conversazione con la Tesoreria inglese il Ministro, malgrado l'accoglienza, incontra tuttavia gravi e serie

{l) Non si pubblica.

(-4) Cfr. n. 704.

difficoltà per una soddisfacente soluzione. Il Ministro Raineri dal canto suo sta trattando con Runciman per la questione del grano e dei trasporti connessa con quella finanziaria.

Le questioni formanti oggetto della visita dci nostri Ministri furono esaminate oggi in Consiglio dei Ministri.

(2) -Cfr. n. 718. (3) -Non rinvenuto.
733

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2629/535. Pietrogrado, 23 novembre 1916, ore 12,30 (per. ore 10,30 del 24).

Stlirmer è partito oggi per il Quartiere Generale. Evidentemente egli non ha perduto la speranza di salvare la sua posizione probabilmente mediante un compromesso che da un lato dia soddisfazione alla Duma e dall'altro acquieti le apprensioni inglesi circa la sua politica estera. Entrambi gli scopi sono ben difficili a raggiungere ma non si può escludere che l'Imperatore gli accordi un certo tempo perché ne tenti la prova. Questa soluzione, che stante il carattere dei personaggi in causa ha l'apparenza di probabilità, trova però poco credito nelle sfere diplomatiche e parlamentari. Nomi dei candidati alla successione di Sttirmer sono, secondo le voci più diffuse, quelli di Grigorovic Ministro della Marina e di Trepov Ministro delle Comunicazioni. Se Sti.'trmer rimanesse, egli non conserverebbe probabilmente la direzione degli Affari Esteri che verrebbe ~.ffidata ad un diplomatico. Per tale ufficio è in predicato anche l'Ambasciatore di Russia a Roma.

734

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2628/472. Atene, 23 novembre 1916, ore 14 (per. ore 22,50).

Mio telegramma n. 460 (l) -Mio rapporto n. 395 (2).

Governo ha inviato a questo Ministro di Francia una nota, di cm mvio per posta copia (3), circa la questione della zona neutra. Dopo protestato in linea generale per la soppressione provvisoria dell'esercizio dei diritti sovrani dello Stato ellenico nella zona cosi occupata si chiede:

l. -Una delimitazione del tracciato sul terreno stesso, non sembrando sufficiente la delimitazione sulla carta.

2. -Che la zona neutra arrivi fino al fiume Aliakmon.

3. -Che sia nominata una commissione mista per regolare tutte le questioni giudiziarie, scolastiche, ecc.

Questo Ministro di Francia ha chiesto al suo Governo istruzioni sul modo di rispondere. Trasmetto anche la nota di questo addetto militare francese sulla questione militare sollevata dalla comunicazione del Governo ellenico di cui qui sopra.

(l) -Cfr. n. 707. (2) -Non rinvenuto. (3) -Non si pubblica.
735

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1811. Roma, 23 novembre 1916, ore 21.

(Meno Londra) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) -Secondo notizie che mi comunica Rodd sarebbe probabile che alla Conferenza di Pietrogrado si rechi anche Grey e per la Francia Ribot. Si insiste perché intervenga un Ministro italiano « di primo ordine » lasciandosi intendere che forse alla Conferenza non interverrebbero gli Ambasciatori. Intanto non si è ancora precisamente saputo di quale oggetto dovrebbe trattare la riunione oltre quanto risultava dal testo della proposta inglese presentata a Parigi. È evidente che nella scelta del Ministro da inviarsi eventualmente in Russia dovrebbe esser tenuto conto di ciò. Prego quindi V. E. di intrattenere della cosa Grey, dichiarandogli che prima di deliberare circa l'invio di un nostro rappresentante per un viaggio che non potrebbe essere inferiore a cinque settimane, abbiamo necessità di sapere maggiori dettagli sugli argomenti che si intendono sottoporre alla discussione degli alleati nella riunione di Pietrogrado, essendo ciò elemento indispensabile per procedere alla scelta di chi sia specialmente competente. Visto poi le incertezze della situazione attuale nei Balcani e gli indizi di eventuale e non lontana offensiva austro-tedesca verso l'Italia converrebbe sapere approssimativamente quale sia la data che si propone per la riunione di Pietrogrado. Parmi oramai che per prima del gennaio non sia da discorrerne (l).

736

IL CONSOLE A SALONICCO, DOLFINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4693/140. Salonicco, 23 novembre 1916, ore 22,50 (per. ore 8 del 24).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha comunicato stasera testo dichiarazione di guerra Governo provvisorio alla Bulgaria accusata avere invaso ter

ritorio nazionale ed a Germania per aver data sua cooperazione Bulgaria, violata promessa fatta di rispettare Macedonia orientale ed estesa alle navi greche guerra sottomarini. Nel momento in cui prime unità esercito nazionale stanno per cooperare con gli alleati contro i nemici comuni, Governo provvisorio dichiara voler stabilire con atto pubblico legittimità sua causa e diritto sue truppe di essere considerate come belligeranti agli effetti diritto internazionale. Non potendo notificare direttamente dichiarazione di guerra Bulgaria Germania, esso prega Governi alleati volerla far estendere a suo nome. Telegrafato R. legazione.

(l) Per la risposta di Imperiali cfr. n. 752.

737

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2630/537. Pietrogrado, 24 novembre 1916, ore 10,30 (per. ore 14,20).

Iniziando oggi conversazione con Neratov circa le nostre rivendicazioni in Asia Minore gli ho manifestato l'opinione che i negoziati per il loro riconoscimento da parte degli alleati dovrebbero procedere con la maggiore possibile rapidità. È infatti necessità primordiale per tutti il serbare costantemente intatta la loro cordiale intimità e chiudere la porta ad ogni benché menoma divergenza, evitando le lunghe discussioni che finiscono spesso per fornirne l'occasione. Se gli indugi sono pericolosi in. tempo ordinario essi possono divenire addirittura esiziali in momenti che richiedono l'unione la più stretta fra gli alleati e il concentramento di tutte le loro energie in un unico sforzo dal quale soltanto dipenderà più tardi il conseguimento di quanto solo teoricamente può ora formare oggetto di ripartizione. Conviene vedere largo; il dare soddisfazione alle legittime domande dell'Italia ha una altissima portata per il presente, ma non minore per l'avvenire. Del resto gli interessi italiani e russi in Asia Minore come nel Mediterraneo sono paralleli e reciproci. Sul continente asiatico esse dovranno entrambe premunirsi contro la reazione ottomana e sul mare e sulle coste contro l'invadenza dell'ellenismo. Entrambe aspirano all'equilibrio.

Neratov convenne in questo principio generale e mi disse che non aveva posto tempo in mezzo per chiedere a Londra e Parigi il loro punto di vista sulle nostre domande ma non aveva ancora ricevuto risposta. Osservai che ciò non toglieva la possibilità di discorrere di argomenti che principalmente concernono la Russia e l'Italia come quelli relativi all'Asia Minore e gli chiesi di espormi, qualora pur ne avesse, le sue obiezioni alle nostre rivendicazioni.

Egli si è limitato a trattare di Smirne. Sul nostro colloquio in proposito riferisco in altro telegramma (l).

(l) Cfr. n. 740

738

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2632/473. Atene, 24 novembre 1916, ore 13,05 (per. ore 16,05).

Ammiraglio francese ci ha informato che oggi stesso risponderà alla nota del Governo ellenico colla quale venne rifiutata la consegna del materiale di guerra alla [Francia] (mio telegramma n. 470) (l).

Egli ribatterà i vari argomenti addotti dal Governo ellenico a giustificare il suo rifiuto e conclude dando il termine del primo dicembre per la consegna di dodici batterie da montagna ed il quindici dicembre per la consegna del resto.

Se questi termini non saranno osservati egli prenderà misure del caso. Tali misure, a quanto egli confidenzialmente ha detto, consisterebbero nell'occupazione del Pireo e di Atene con circa tremila marinai e nel blocco del Pireo. Alla occupazione della capitale prenderà parte anche contingente della Libia che sarà destinato ad occupare la collina delle Ninfe località abbastanza appartata. Mi sembra che ciò risponda abbastanza bene alle intenzioni del R. Governo che lo sbarco nostro abbia la minor possibile parte attiva nelle operazioni e che si limiti, per dire così, ad un «atto di presenza~-Credo che sarà anche indispensabile che la legazione abbia una piccola guardia se le altre legazioni alleate l'avranno; ed anche a questo sarà provveduto.

Non occorre dissimulare la gravità di queste intenzioni dell'ammiraglio francese. Da molte parti mi viene riferito che ufficiali greci sono determinati, sia pure contro gli ordini del Re e del Governo, a resistere a questi nuovi atti di prepotenza francesi ed a non cedere ad alcun costo le armi. Non mi sento in grado di dire con sicurezza se questi propositi sono seri. Inclino a crederlo questa volta; se ciò fosse si avrebbero in Atene conflitti sanguinosi di cui è difficile prevedere la gravità. V. E. vedrà se sia il caso, finché vi è ancora tempo, di fare giungere a Parigi consigli di moderazione. Si potrebbe forse suggerire al Governo francese di dare ordini all'Ammiraglio di limitarsi al blocco, misura odiosa ma che non porterebbe seco un pericoloso conflitto armato come non è da escludere possa esserne il caso se avverrà il divisato sbarco.

739

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO (2)

T. 2407. Roma, 24 novembre 1916, ore 16.

Barrère mi ha riferito che il Governo francese intendeva mandare al nuovo Governo etiopico alcune armi, via Gibuti, come dimostrazione di appoggio al nuovo stato di cose.

Ho risposto che consigliavo contenere tali invii in limiti assai ristretti, perché le cose mutavano presto in Abissinia, e quelle stesse armi che oggi potevano servire ad un partito non ostile agli alleati, domani potrebbero diventare pericolose in mano a capi nemici.

(l) -Cfr. n. 731. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 68-69.
740

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2637/538. Pietrogrado, 24 novembre 1916, ore 19,50 (per. ore 10,15 del 25).

Mio telegramma gabinetto n. 537 (l). Le obiezioni formulate da Neratov dell'assegnazione di Smirne all'Italia sono:

l. -che futuro sultanato turco non avrebbe un porto sul Mediterraneo e gli mancherebbe così una delle condizioni essenziali per la sua vitalità economica. Ho negato il fatto poiché nel golfo di Edremit, la Turchia avrebbe il porto Aivalik e lo scalo di Edremit ed ho osservato che il futuro porto principale della Turchia sarà necessariamente sulla baia di Chemlik in prossimità di Brussa, sua nuova capitale, già allacdata ferroviariamente a Mudania, Turchia avrebbe inoltre i porti dei Dardanelli e di Panderma (quest'ultimo molto importante per la ferrovia che lo collega a Smirne). Tutto ciò senza contare i numerosi scali sul mar Nero da Eregli a Sinope che attualmente non sono che sbocchi locali ma che potrebbero venire convenientemente utilizzati per l'interno;

2. --che Smirne è troppo vicina agli stretti alla cui libertà tutti gli Stati sono interessati ; - 3. --che dal punto di vista etnico, Smirne essendo prevalentemente greca, ci troveremmo in lotta perenne con la popolazione locale e colla Grecia. Ho ringraziato Neratov della sua preoccupazione che però non condividevo punto, come non nE:) nutrivo per la Russia sebbene a Trebisonda sulla riva europea del mar di Marmara ed in particolare a Costantinopoli il numero dei greci e l'influenza del Patriarcato fossero bene altrimenti considerevoli. Smirne nelle mani di un debole Stato come il Sultanato turco sarebbe una tentazione ed esca alle mire irrequiete dei greci e causa di dissidio anziché un mezzo di pacificazione. Conviene che il possesso di quel centro abbia carattere di mutabilità e garantita stabilità. L'Italia ha del resto a Smirne vecchie tradizioni ed una nume

rosa colonia, oggi in parte emigrata in Italia, ma che possiede colà rilevantissimi interessi. Neratov, dopo di aver seguito attentamente quanto gli venivo esponendo e che qui ho semplicemente riassunto, ha riconosciuto che i miei argomenti non mancavano di valore ed ha finito per dirmi a titolo confidenziale che a suo avviso personale se Smirne non rimanesse turca dovrebbe diventare italiana. Omettendo poi di ritornare sulle obiezioni seconda e terza, ha insistito sulla prima sostenendo che lo Stato turco senza Smirne e la ferrovia che la riunisce alla linea di Angora non potrebbe essere economicamente vitale, non potrebbe a sue spese costruire nuovi porti e nuove ferrovie e ricadrebbe pertanto nell'antico sistema delle concessioni agli stranieri, nella soggezione di fatto delle potenze interessate con conseguente competizione fra queste ultime.

Sarebbe pertanto desiderabile che noi limitassimo le nostre rivendicazioni al golfo di Scalanova sottostante a quello di Smirne e il cui ricco retroterra è la valle del Meandro percorsa dalla ferrovia di Aidin.

Ho replicato che Brussa può essere facilmente collegata con la ferrovia di Angora e compiere così, con un porto adeguato nel golfo di Chemlik, le funzioni di sbocco commerciale del nuovo Stato e che quanto al pericolo di dissidio fra le Potenze nella loro concorrenza per le concessioni di opere nel Sultanato sarebbe stato ben più facile procedere a previe reciproche intese che porre la Turchia in grado di provvedere da sola ai suoi bisogni commerciali visto che non ha potuto farlo neppure essendo in possesso di tutta l'Asia Minore e di un grande Impero. Sull'indipendenza economica della Turchia non conveniva invece di farsi illusioni, l'esperienza è troppo lunga. Conveniva invece tener presente, oltre alle considerazioni già esposte, che in tutta la zona reclamata dall'Italia la sola parte il cui possesso avrebbe un valore economico di qualche rilievo è appunto Smirne col suo distretto e che privandosene ben poco ci rimarrebbe che non fosse per noi più di aggravio che di beneficio.

Conveniva inoltre non perdere di vista il principio dell'equilibrio e dell'equità distributiva e avere sotto gli occhi l'estensione e l'importanza della zona francese e l'assegnazione a noi non comunicata ma esistente fatta all'Inghilterra in Persia per ottenere da Londra il consenso alla soluzione in favore della Russia per gli stretti e Costantinopoli. Quali territori avevamo noi chiesto a compenso di quella soluzione? Infine se le nostre eque domande non venissero integralmente ammesse si verrebbe a creare una atmosfera impropizia a quella intimità di rapporti fra l'Italia e i suoi alleati che rappresentano una necessità primordiale presente e futura. Neratov non mi sembrò rimanere insensibile agli argomenti che suffragavano la nostra giusta causa e mi pregò di considerare le sue osservazioni come il risultato delle prime impressioni sue per la inattesa rivendicazione di Smirne e non già come una risposta definitiva. Egli soggiunse che il pro e contro di tale questione deve evidentemente sottoporsi ad ulteriore esame e che in generale tanto da parte della Russia che degli alleati potevamo attenderci le più benevoli disposizioni per le nostre aspirazioni (1).

(l) Cfr. n. 737.

(l) Ritrasmrsso a Parigi e Londra cnn t. gab. 1818 del 25 novembre, ore 20.

741

JL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2640/475. Atene, 25 novembre 1916, ore 12,30 (per. ore 18,50).

Dichiarazione di guerra del Governo provvisorio contro la Bulgaria e la Germania colla forza militare di un reggimento e con un tesoro di dieci milioni scroccati alle potenze garanti ha promosso generale ilarità anche nei circoli più venizelisti. Ho sentito Ministro di Francia qualificarlo atto di operetta. Osservasi generalmente che il motivo addotto da Venizelos per giustificare questa sua ridicola azione non è valido in quanto anche se noi riconoscessimo ufficialmente e pubblicamente la qualità belligerante ai soldati del Governo provvisorio non è detto che tali li riconosceranno i nostri nemici. Si tratta evidentemente di una manovra venizelista per giungere indirettamente ad ottenere quel riconoscimento ufficiale che non ha ancora ottenuto. Se le potenze dell'Entente si prestassero a comunicare alla Germania e alla Bulgaria la dichiarazione di guerra di Venizelos esse verrebbero implicitamente a riconoscere al Governo provvisorio le prerogative di uno Stato.

742

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2641/476. Atene, 25 novembre 1916, ore 12,30 (per. ore 18,50).

Nota dell'Ammiraglio nei termini da me indicati nel telegramma n. 473 (l) è stata presentata ieri a questo Governo e subito comunicata alla stampa. Giornali la commentano diffusamente. Neo Asti dice che ufficiali indipendentemente dall'attitudine e dai criteri del Governo preso decisione e assunto l'obbligo di non permettere la consegna. Lo Scrip dice che se si trovassero difficoltà per formare un Governo che accetti la decisione presa dagli ufficiali questi sono decisi ad [assumersi] Governo del paese.

Il Cronos scrive: Non daremo armi né ci saranno prese. Nea Imera: Intesa assume grave responsabilità spingendo un piccolo popolo alla disperazione.

Patris ed altri giornali venizelisti consigliano moderazione condiscendenza per evitare al paese catastrofe. Ieri vi furono riunioni di ufficiali alla sede del Comando d'Armata ed al Circolo militare. Dicesi siano state ricostituite le leghe militari affinché gli ufficiali compatti impongano allo Stato la loro decisione circa il rifiuto di consegnare le armi.

(l) Cfr. n. 738.

743 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI,

E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1813. Roma, 25 novembre 1916, ore 19.

Giers mi comunicava che Sttirmer chiedeva l'opinione degli alleati sulla data della riunione della conferenza a Pietrogrado. Riteneva che fosse opportuno sollecitarla, sapendo egli che nella conferenza di Parigi si fosse deciso di iniziare eventualmente la grande impresa militare nel febbraio. Riteneva quindi che la convocazione entro la prima metà del dicembre (vecchio stile) fosse preferibile a quella della fine dicembre, resa difficile dalla vicinanza delle feste natalizie. Chiedeva risposta di urgenza.

Ho risposto che ignoravo non solo le citate decisioni della conferenza di Parigi ma per la maggior parte anche il programma della conferenza da tenersi a Pietrogrado. Che non mi era possibile quindi dare oggi una risposta precisa. Che ritenevo in genere più opportuno ritardare la convocazione fino al gennaio, anche perché allora si sarebbe potuto rendersi meglio conto dello svolgimento che avrebbero avuto gli attuali eventi militari in Romania.

744

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLO'ITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2646/540. Pietrogrado, 26 novembre 1916, ore 10 (per. ore 16,30).

Ukase imperiale, oggi pubblicato, reca che il Presidente del Consiglio dei Ministri Sttirmer in ricompensa dei suoi zelanti servizi è nominato primo Ciambellano della Corte Imperiale. Un secondo ukase ordina al Ministro delle Comunicazioni Trepov di assumere la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri.

Come V. E. avrà rilevato dalle precedenti mie informazioni la [posizione] di Sttirmer era divenuta oltremodo difficile stante l'impopolarità della sua politica che, secondo diffusi sospetti, avrebbe mirato a creare nel paese disposizioni favorevoli alla pace anche senza vittoria. Quale reale fondamento avessero i titubanti sospetti è difficile determinare ma la loro esistenza bastava da sola a rendere insostenibile di fronte all'interno e all'estero la permanenza di Sttirmer al potere. È bensì vero che le grandi linee della politica, e quindi la guerra, sono in Russia indipendenti dal Governo e che quindi nessuna preoccupazione poteva nutrirsi dagli alleati a tale riguardo ma v'era luogo a domandarsi se il dubbio circolante nel paese sulle intenzioni dei deputati di sinistra non avrebbe

avuto ripercussioni anche all'infuori e non avrebbe incoraggiato il nemico sulle sue molteplici propagande.

La decisione presa dallo Zar ha prodotto buona impressione sulla Duma, che vi ravvisa una soddisfazione alle sue domande, ma la nomina di Trepov non raccoglie le simpatie della maggioranza. Trepov appartiene all'estrema destra nel Consiglio dell'Impero e passa, a differenza del suo preaecessore, per uomo di energia autoritaria. Tutto ciò non sembra preludere ad una conciliazione fra il Governo e la Duma che ormai è conscia della sua forza e non rinunzierà così facilmente alla posizione ed alla funzione che ha assunto. Ma eventuale lotta sarà essenzialmente interna e potrà venire considerata dagli alleati con serenità. Trepov parte domani per il Quartiere ove è presumibile verrà decisa la nomina del titolare del Ministero degli Affari Esteri. I candidati di cui più si ripetono i nomi in questi circoli politici sono Giers Ambasciatore a Roma, Cebeco ex Ambasciatore a Vienna, Ciaricov ex Ambasciatore a Costantinopoli.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 69.

745

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4726/106 GAB. (1). Stoccolma, 26 novembre 1916, ore 15,10 (per. ore 21,55).

Mi risulta in via confidenziale che recentemente Governo svedese avrebbe fatto un passo presso i Governi neutrali d'Europa (Spagna, Svizzera e Olanda) per presentire se essi sarebbero disposti a parteciPare ad una Conferenza di stati neutrali da tenersi a Stoccolma.

A quanto sembra Governo norvegese e Gov2rno danese non sarebbero stati consultati, perché tale passo si eonsiè.e··erebbe appunto come esecuzione delle deliberazioni prese all'ultimo Convegno di Cristiania.

Mi riservo di trasmettere alla S. V. le ulteriori informazioni che potrò avere in proposito (2).

746

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. CONFIDENZIALE 4728/221. Cristiania, 26 novembre 1916, ore 20,15 (per. ore 2,25 del 27).

Governo tedesco non ha ancora rimesso risposta circa sottomarini. Risulta confermato che ritardo proviene dal fatto che i due Governi stanno trattando sul terreno delle concessioni commerciali.

Apprendo in via confidenziale eh::; Governo norvegese si adopera alacremente onde accordare tutto ciò che è possibile per appagare Germania tanto in materia di esportazione pesce e di piriti che di altre merci senza apparentemente violare accordo con Inghilterra.

Non mi è stato possibile farmi una idea precisa sul contegno del Governo britannico di fronte a tale maneggio e compromesso clandestino.

(l) -Partito come telegramma di gabinetto, è stato protocollato in arrivo nella serie ordinaria. (2) -Rltrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Madrid, L'Aja e Berna, con t. 2422 del 27 novembre, ore 22.
747

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (l)

L. P. Roma, 26 novembre 1916.

Ricevo da Comandini l'accluso telegramma (2). Aspetterò l'annunziata lettera dell'ambasciatore prima di rispondere qualcosa a Parigi. In massima mi parrebbe meglio evitare per quanto possibile la visita del presidente Poincaré alla nostra fronte finché non si sia avviata meglio la questione relativa all'Asia Minore. Ne discorreremo insieme.

In Rumenia mi pare le cose vadano male assai.

ALLEGATO.

COMANDINI A SONNINO

T. s. N. Parigi, 26 novembre 1916, ore 12,45.

Riceverai lettera di questo ambasciatore che riferisceti alcune idee scambiate in via affatto confidenziale e come inizio di possibili trattative per una visita al fronte in forma assolutamente intima del presidente, che qui sarebbe desiderata e della cui possibilità e opportunità tu solo puoi essere giudice.

Parto questa sera e martedì verrò da te nell'ora che vorrai indicarmi per riferirti i particolari.

748

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2658/542. Pietrogrado, 27 novembre 1916, ore 10 (per. ore 18,40).

Neratov mi ha detto di aver ricevuto risposta da Londra e Parigi alla sua richiesta del loro punto di vista sui nostri memorandum relativi alla Turchia. Risposte non entravano in particolari però nel merito delle questioni. Londra

si dice pronta ad esaminare, con spirito di equità, e tenendo quindi presenti interessi degli alleati, le nostre domande. Parigi risponde che, salvo per alcuni punti di divergenza che però si lusinga possano venir composti, non ravvisa difficoltà nel darci soddisfazione e che Governo francese sarà animato dalle più favorevoli disposizioni a nostro riguardo anche in questa occasione.

Neratov mi ha espresso l'avviso che Londra sia la più opportuna sede delle trattative generali fra i quattro alleati come del resto sembrava fosse già convenuto, ma che ciò non esclude che per le questioni dell'Asia Minore, salvo per Adana, procedano parallelamente le trattative itala-russe a Pietrogrado, ciò che aveva avuto già principio di esecuzione. Ho detto a Neratov che qualunque fosse il modo di procedere l'importante era che si entrasse tosto in materia e che il ritardo non per nostra colpa verificatosi, non si prolungasse ulteriormente. Presi quindi a parlargli dell'opportunità che nella questione degli Stretti e di Costantinopoli la Russia adotti nei riguardi dell'Italia la stessa procedura da essa usata verso l'Inghilterra e la Francia inviandoci in proposito domande analoghe a quelle rivolte agli altri due alleati. Neratov mi rispose che eventualmente tale domanda ci era già stata fatta mediante la comunicazione del documento numero uno, come virtualmente vi rispondeva in precedenza l'Accordo di Racconigi.

Egli non citò dichiarazione contenuta in proposito nel nostro memorandum al n. 2, forse perché in esso è fatto cenno alla regione di Adana di cui non intende parlare. Osservai che non si tratta di un consenso di massima ma di un accordo cui si vuole arrivare e che da parte nostra eravamo pronti a seguire la medesima procedura usata a tal uopo dagli altri tre alleati. Neratov finì per convenire delle considerazioni e disse di non avere per parte sua obiezioni a presentare al R. Governo domande identiche a quelle rivolte alla Francia e all'Inghilterra.

(l) -ACS, Carte Boselli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 66. (2) -Vedi allegato.
749

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2660/543. Pietrogrado, 27 novembre 1916, ore 10 (per. ore 19,20).

Neratov mi ha detto avere telegrafato a Giers, Benckendorff e a Izvolskij di fare ai Governi presso i quali sono rispettivamente accreditati la comunicazione relativa alla Conferenza di Pietrogrado aggiungendo che S. M. l'Imperatore sarebbe disposto a ricevere i rappresentanti dei Governi fra il 22 novembre e il 25 dicembre vecchio stile. Rappresentanti di Francia e di Inghilterra non avevano fino ad oggi indicazioni sicure circa ìl nome dei rappresentanti del loro Governo. Paléologue non ha avuto che in via indiretta notizia che la Francia invierebbe il Ministro delle Colonie Doumergue Castelnau in rappresentanza di Joffre ed ìl Ministro della Marina e quello della Guerra. Quanto a Grey e a Lloyd George sembra che la simultanea loro assenza da Londra non sarebbe possibile.

750

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2652/545. Pietrogrado, 27 novembre 1916, ore 10 (per. ore 19,30).

Neratov è stato nominato gerente provvisorio del Ministero degli Affari Esteri e da ieri è entrato in funzioni. Secondo informazioni mie particolari il candidato che Trepov proporrà all'Imperatore per il portafoglio degli Affari Esteri è Giers Ambasciatore a Roma.

751

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. RR. 2657/456. Londra, 27 novembre 1916, ore 22,35 (per. ore 4,15 del 28).

Grey mi ha detto testé che per gravi motivi di politica interna Governo russo ha fortemente insistito sulla necessità in cui travasi di annunziare senz'altro alla Duma il concluso accordo per Costantinopoli e Stretti.

Rendendosi conto della estrema delicatezza della situazione interna russa e dell'ovvia grandissima importanza che annunzio avrebbe per controbilanciare mene germanofile, principalmente bas:J.te sulle insinuazioni contro la malafede britannica nei riguardi di Costantinopoli, Grey ha aderito alla calda preghiera russa. Dichiarazione alla Duma rendendo, per ovvia ripercussione in Inghilterra, necessaria la pubblicazione del testo dell'accordo su Costantinopoli e Stretti, Grey ha pregato il Governo russo di premettere alle sue dichiarazioni una specie di preambolo di storia retrospettiva nell'intento di dimostrare che la Turchia ha avuto quello che si meritava non avendo tenuto conto dei noti impegni formali a suo tempo presi verso di essa dall'Inghilterra a nome della Francia e della Russia, qualora l'Impero ottomano avesse conservato la neutralità.

Di tale preambolo nonché del tenore della dichiarazione, Grey ha rappresentato necessità di darci previa comunicazione pel tramite del R. Ambasciatore a Pietrogrado.

Avendo io ripetuto mie osservazioni sull'effetto che tale importante pubblicazione non preceduta dal concluso accordo con noi per l'Asia Minore produrrebbe in Italia ed interrogazioni che probabilmente provocherebbe data l'imminente apertura del Parlamento, Grey mi ha risposto che la gravità dei motivi consiglianti la pubblicazione nell'interesse generale di tutta l'alleanza non sarebbe certo sfuggito alla sagacia di V. E. Ad una mia domanda per conoscere il suo pensiero circa la sede delle conversazioni a quattro per l'Asia

39 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

Minore, ha risposto Grey, che qualora esse non potessero svolgersi direttamente

fra i quattro ministri a Pietrogrado, egli, per conto suo, non avrebbe alcuna

obiezione anzi sarebbe assai lieto che esse avessero luogo a Roma.

Al riguardo ha soggiunto che si proponeva di telegrafare oggi stesso a

Parigi, e mi è sembrato capire anche a Rodd. Per conto mio ho rilevato la

necessità assoluta di venire al più presto ad una definitiva e per noi soddisfa

cente conclusione di questa questione di precipua importanza, in vista dell'in

contestabile influenza che la sua soluzione è fatalmente destinata a esercitare

sulla compattezza e solidità dell'alleanza (l).

(l) :.Cd. 1n SONNINO, Carteggio, cit., n. 68.

752

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2655/457. Londra, 27 novembre 1916, ore 22,35 {per. ore 5,35 del 28).

Telegramma di V. E. n. 1811 e n. 1813 (2).

Grey mi ha detto essere oramai deciso che egli si recherà a Pietrogrado accompagnato da un'alta Autorità militare non ancora designata. Stante l'urgenza importanza deliberazione da prendersi, non pare possibile a Grey rinviare a gennaio la data della Conferenza a Pietrogrado. Per quanto riguarda lui egli non ha alcuna obiezione passare le feste natalizie fuori dell'Inghilterra e si rimette alla decisione degli altri Ministri alleati circa la data definitiva entro i limiti indicati dal Governo russo.

La conferenza nel pensero di Grey dovrebbe avere per iscopo:

la -Conoscere le vedute del Governo russo sul piano di campagna russo durante l'anno prossimo per armonizzarle con quelle degli alleati.

2° -Esaminare ed accertarsi della situazione esatta della Russia per quanto concerne il munizionamento ed artiglieria pesante.

3° -Discutere la questione finanziaria. Ad una mia domanda per sapere se vi sarebbero pure questioni di indole politica all'ordine del giorno della Conferenza, ha dato risposta negativa. Ha però soggiunto che l'eventuale desiderata partecipazione di V. E. offrirebbe, subordinatamente beninteso al beneplacito di Lei, ottima occasione per discutere e risolvere direttamente fra i quattro Ministri e quindi in modo più rapido la questione dell'Asia Minore che a lui pure preme di vedere prontamente sistemata. Dall'insieme del linguaggio di Grey e da altre mie informazioni private sarei indotto ad arguire che qui si desidera dare il massimo risalto alla Conferenza, non solo per l'importanza delle questioni da trattare quanto e sopra

tutto nell'intento di produrre impressione favorevole sull'opinione pubblica in Russia a controminare propaganda germanofila. Donde insistenza per l'intervento dei più cospicui tra i Ministri alleati.

(l) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. 1825 del 28 novembre, ore 20. (2) -Cfr. nn. 735 e 743.
754

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (l)

L. P. (2). Roma, 27 novembre 1916.

Le notizie di una non lontana offensiva austro-tedesca di grande stile contro di noi, specialmente nel Trentina ma non solo nel Trentina, e qualunque sia l'esito dell'attuale impresa contro la Rumenia, ripullulano da ogni parte; e si moltiplicano gl'indizi rivelatori di tali propositi dei nostri nemici.

Il comando supremo è pure avvisato di tutto questo; ma ciò nonostante da ogni parte si riferisce con insistenza (così da militari di ogni grado come da borghesi provenienti dalla zona di guerra) che i provvedimenti presi o in corso per parare a tanto cimento sono scarsi e insufficientissimi.

Che può fare in tali contingenze il governo per parare al pericolo, di fronte alla tremenda responsabilità che pur pesa su di esso?

Il governo non può appellarsi all'opinione pubblica per non scuotere la fiducia del paese nel comando, e non dare pubblico spettacolo di divisione tra gli organi maggiori dello Stato.

Il governo non può raccogliere per conto proprio prove precise e incontrovertibili della serietà dei pericoli temuti e sulla deficienza dei ripari, poiché, dopo la sentenza su Douhet, nessun militare oserà mai farsi avanti a testimoniare sulle trascurate necessità della difesa, per non esporsi a condanne, alla rovina d~lla sua carriera, al disonore.

Il governo non ha facoltà di ispezione diretta, all'infuori del comando supremo, né ha modo di ricorrere al giudizio collettivo di collegi di riconosciute competenze militari, sottoponendo loro tutte le circostanze che lo fanno dubitare del presente e dell'avvenire.

Abbiamo potuto d'altra parte toccare con mano nei casi della Serbia prima, della Rumenia poi, che cosa valgono le assicurazioni e gl'impegni più precisi di pronto aiuto degli alleati per la eventualità di gravi minaccie di invasione del territorio nazionale; a parte anche i pericoli e i danni che siffatti aiuti e salvataggi implicano nella migliore delle ipotesi per la parte soccorsa.

Tutta la nostra politica estera resta intanto paralizzata in certo modo dalla dolorosa situazione in cui si trova il governo, di non poter obbligare il militare a provvedere adeguatamente al grave pericolo che sovrasta, imperocché non è possibile, finché tale minaccia resti sospesa, consentire a qualunque distrazione di forza col partecipare ad altre imprese guerresche degli alleati, per quanto possano apparire utili per la causa comune.

Che fare dunque? Lo domando a Te. Nei nostri attuali ordinamenti due sole persone possono agire efficacemente per mettere le cose in chiaro in tale angoscioso dilemma. S. M. il re e il presidente del Consiglio. Il re chiamando a decidere chi esso vuole, o decidendo esso stesso come capo dell'esercito. Il presidente del Consiglio esponendo chiara la situazione prima al comando e quindi, ove occorresse, al re, e invitando questi a approfondire il grave problema, nella cui diversa soluzione può essere questione della stessa esistenza del paese.

'754.

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2664/480. Atene, 28 novembre 1916, ore 14,30 (per. ore 17,15).

Questo Ministro d'Inghilterra mi ha mostrato un telegramma di Grey a Bertie. In esso il Governo britannico esprime al Governo francese l'opinione che non è [opportuno] accogliere la domanda di Venizelos per la trasmissione alla Germania ed alla Bulgaria della dichiarazione di Guerra del Governo di Salonicco. Motivi addotti dal Governo britannico sono:

l -Che nemici non riconoscerebbero tale dichiarazione di guerra e quindi non si prestano di attribuire ai greci la qualità di belligeranti.

2 -Che trasmettendo dichiarazione di guerra si preclude la via ad incorporare i greci in uno dei reparti dell'esercito alleato come volontari, unica soluzione che data la scarsezza del reclutamento venizelista sembra ragionevole al Governo britannico.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli, Ed. in SONNINO, clt., n. 67. (2) -In cima al foglio c'è il seguente titolo: «Minacciata offensiva nel Trentino ».
755

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2666/458. Londra, 28 novembre 1916, ore 15,23 (per. ore 18,20).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1818 (1).

A titolo di opinione personale dicevo ieri a Grey a proposito di strane ed insulse osservazioni di Neratov che la conversazione si inizierebbe sotto auspici non favorevoli se si pensasse a discutere anche su Smirne la cui attribuzione all'Italia non può essere messa in questione. Trovavo inoltre in sommo grado curioso e sorprendente l'insolita sollecitudine per la Turchia e per la Grecia da parte della Russia dopo che essa ha decapitato la Turchia ed assorbito Costantinopoli ed altre regioni con popolazione totalmente o prevalentemente ellenica.

Replicò Grey non avere avuto finora alcun sentore di obiezioni russe circa Smirne.

(l) Cfr. n. 740, nota l, p. 533.

756

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2668/253. Parigi, 28 novembre 1916, ore 19,50 (per. ore 22,15).

Deputato de la Roche Vernet, notoriamente intimo di Briand, mi accennava stamane ai pericoli che corre Presidente del Consiglio contro il quale sembrano accentuarsi sempre più gravi malumori da parte dei vari gruppi parlamentari e aggiungeva credere che sua caduta farebbe cattiva impressione fra alleati presso i quali Briand gode meritatamente di molta stima personale.

Profittando di una mia conferma di cortesia a questa sua considerazione, deputato aggiunse che era tanto convinto di. ciò che pensava potrebbe essere forse il caso che alleati considerassero volontariamente l'opportunità che i loro Ambasciatori esprimessero al Presidente della Repubblica la speranza che l'eminente uomo di Stato possa rimanere al potere.

Naturalmente osservai come la cosa sarebbe molto delicata e mi astenni dal dimostrare una opinione qualsiasi al riguardo. Mio interlocutore si affrettò ad assicurarmi che non aveva nessun incarico ma che me ne aveva accennato fin d'ora per ritornare sull'argomento nel caso in cui «Governo francese stesso gradisse tale iniziativa da parte degli Ambasciatori delle potenze alleate ».

Essendo stata interrotta, la conversazione non ebbe seguito ma ho creduto mio dovere avvertirne V. E. per il caso che essendone richiesti con maggiore insistenza, dovessimo ritornare sull'argomento. Aggiungo ad ogni buon fine che probabilmente il deputato suddetto è mosso dalla personale amicizia per Briand e perciò egli pensa forse che l'iniziativa da lui presa potrebbe neutralizzare l'inimicizia, ormai palese, del Presidente della Repubblica verso Briand (1).

757

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2675/545. Pietrogrado, 29 novembre 1916, ore 11,05 (per. ore 9,25 del 30).

Telegramma di V. E. n. 1813 (2).

Interpretandomi testo della proposta inglese relativa alla conferenza di Pietrogrado Neratov mi ha esposto a titolo puramente confidenziale che la Francia e l'Inghilterra, ravvisando difficoltà quasi insuperabili di raggiungere prossimamente risultati considerevoli sulle fronti occidentali, sostengono neces

sità che la Russia intraprenda azione di grande stile e al più presto possibile. La Russia dal canto suo consente in massima in queste vedute ma osserva:

l. -che per tale azione le sono indispensabili ampii rifornimenti di materiale da guerra (particolarmente artiglierie di medio e grosso calibro), e munizioni;

2. -che tale azione dovrebbe essere concertata nelle sue linee generali cogli alleati e dovrebbe esser poi accompagnata dal loro concorso nei rispettivi teatri mediante i più alti sforzi che fosse loro dato di spiegarvi. Conferenza di Pietrogrado avrebbe pertanto il duplice scopo di determinare le misure e le modalità di quel rifornimento in favore della Russia e di concertare il plano dell'azione russa d'accordo con quello che compirebbero gli altri alleati (per quanto concerne l'Italia con l'aumento proprio effettivo a Salonicco e con un'offensiva poderosa della sua fronte probabilmente del Carso). Oltre questo scopo militare Conferenza avrebbe quello di risolvere parecchie questioni di carattere finanziario.

Naturalmente verrebbero trattate anche questioni politiche ma scopo principale consisterebbe in quanto precede. Nello spirito della proposta i ministri e gli altri personaggi delle tre potenze alleate convocate presso l'Imperatore dovrebbero:

l. -ammettere che Governi dettino ai loro rispettivi comandi le grandi linee della condotta della guerra;

2. -impegnarsi da parte loro senza referendum alla esecuzione delle decisioni della conferenza.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 1835 del 29 novembre, ore 13,50, quanto segue: «Pur rlncrescendomi molto che Briand dovesse abbandonare !l potere concordo con il pensiero di V. E. circa la estrema delicatezza del passo accennato cui eventualmente non mi sembra possa darsi seguito». (2) -Cfr. n. 743.
758

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2673/547. Pietrogrado, 29 novembre 1916, ore 12,13 (per. ore 3,30 del 30).

Neratov mi informava testé di avere incaricato Giers di riferire a V. E. che Trepov nel suo discorso alla Duma di sabato due dicembre menzionerà gli accordi per Costantinopoli e Stretti e che gli accordi saranno pubblicati giorno successivo a Londra, Parigi e Pietrogrado. Giers deve chiedere a V. E. se desidera o meno che altrettanto sia fatto per quanto concerne l'accordo con l'Italia sullo stesso argomento (l). Neratov si è scusato della precipitazione con la quale doveva procedere a tale pubblicazione che Trepov aveva stimata indispensabile per ragioni interne e che l'Imperatore aveva ieri... (2) autorizzato e... (2) durante suo colloquio con Trepov al Quartiere Generale. Ho osservato che se vi era già il consenso dell'Inghilterra e della Francia ciò indicava

che con esse se ne era previamente parlato e che allo stesso modo se ne sarebbe dovuto parlare coll'Italia alla quale fra l'altro non era stata ancora rivolta formalmente la domanda di consenso alla proposta della Russia. Una simile domanda mi sembrava indispensabile e urgente per la risposta che V. E. avesse a dare a Giers. Neratov mi ha risposto che aveva dato ma avrebbe ripetuto istruzioni a Giers in conformità della nostra intesa (mio telegramma

n. 542) (l) nel senso cioè che codesta Ambasciata di Russia indirizzi a V. E. una nota in cui mutatis mutandis sia riprodotto il tenore del telegramma circolare del 4 marzo 1915, rimanendo però inteso che tale domanda non implica l'abbandono degli accordi di Racconigi.

Neratov conclude che la pubblicazione degli atti avrebbe luogo nell'ordine seguente:

l. -Telegramma circolare russo del 4 marzo 1915;

2. --Nota verbale responsiva della Francia del 12 aprile 1915; 3. --Promemoria responsivo dell'Inghilterra del 12 marzo 1915; 4. --Nota russa al Governo italiano nel tenore del telegramma circolare; 5. --Nota responsiva del Governo italiano. I cinque documenti sarebbero preceduti dai « preamboli >> che Giers avrà comunicato a V. E. A mio subordinato parere, tutto considerato, a noi conviene non rimanere estranei alla pubblicazione degli accordi visto che l'assicurazione contenuta nel telegramma circolare russo e la riserva della nostra risposta (che giudicando dal telegramma n. 2 suppongo sarà analoga a quella della Francia e dell'Inghilterra) garantiscono la salvaguardia dei nostri interessi. Naturalmente rimarrebbe inteso che per i loro effetti avranno uguale valore le condizioni che, a somiglianza dell'Inghilterra, sono o saranno formulate da parte

nostra in separato documento che, come l'annesso britannico, non verrà ora pubblicato.

(l) -Cfr. n. 761. (2) -Gruppo !ndeclfrato.
759

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. S. 1834. Roma, 29 novembre 1916, ore 14.

(Solo Londra) -Telegramma di V. E. n. 456 (3).

(Meno Londra) -Mio telegramma n. 1825 (4).

(-4) Cfr. n. 751, nota l, p. 540.

(Meno Pietrogrado) --Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Pietrogrado quanto segue:

(Per tutti) -Presumo che si tratti unicamente della pubblicazione dei documenti n. l, 2 e 3 cioè note russe del 4 marzo 1915, nota francese del 12 aprile 1915 e nota inglese del 12 marzo 1915 (con o senza annesso).

Tale pubblicazione non mancherà di porre il R. Governo in difficile situazione di fronte al Parlamento causa le inevitabili richieste di conoscere come furono salvaguardati gli interessi mediterranei dell'Italia, mentre ci troviamo nell'impossibilità di render noto il seguito del negoziato in quanto ne risulterebbe che gli alleati hanno stipulato accordi a nostra insaputa, dopo la nostra entrata in guerra, circa l'Asia Minore, ciò che provocherebbe una pericolosa ripercussione in Italia, sulla gravità della quale è inutile insistere. Pur nondimeno, per far cosa grata ai Governi alleati ed apprezzando le motivazioni addotte da lord Grey, non mi oppongo alla progettata pubblicazione dei sopradetti documenti del 1915, i quali contengono stipulazioni avvenute prima della nostra entrata in guerra. Mi opporrei però recisamente ad ogni pubblicazione odierna dei patti del 1916.

È chiaro però che la pubblicazione ora progettata non potrebbe avvenire senza essere completata da un atto che metta l'Italia in posizione di perfetta parità coi suoi alleati, e precisamente dell'Inghilterra e della Francia, in questione che costituisce un suo vitale interesse. Confermo pertanto quanto è detto nel nostro pro-memoria n. 2, comunicato a V. E. con mio telegramma

n. 1648 (1). Ci attendiamo che il Governo russo ci rivolga al più presto una domanda analoga a quella formulata nella nota russa del 4 marzo 1915 e noi risponderemo nei termini delle note francese del 12 aprile 1915 e inglese del 12 marzo 1915, aggiungendo soltanto le parole «et jouisse de tous les avantages qui seront assurés à la France et à la Grande Bretagne » (2).

Consentiamo a rimettere al seguito del negoziato gli altri argomenti, enunciati nei nostri promemoria, i quali furono oggetto di negoziati intervenuti fra gli alleati nel 1916.

Sono persuaso che gli alleati apprezzeranno questa prova della nostra deferenza, non ostante le difficoltà che avremo da superare per effetto di questa inattesa pubblicazione anteriore alla conclusione del complesso degli accordi concernenti l'Italia.

Può giovare richiamare preventivamente l'attenzione di codesto Governo sull'effetto poco utile alla causa degli alleati che la pubblicazione dei patti riguardanti Costantinopoli potrà avere sull'opinione pubblica in Romania, dando ivi incoraggiamento ai partiti germanofili e già inclini a voler oggi una pace separata coi nemici.

Prego V. E. agire in conformità di quanto precede e telegrafarmi (3). (Meno Pietrogrado) -Quanto precede per norma di condotta di V. E.

(-2) Cfr. n. 761.

(l) Cfr. n. 748.

(2) Ed. !n SONNINO, Carteggio, c!t., n. 70.

(3) -Cfr. n. 751. (l) -Cfr. n. 598. (3) -Per la risposta di Imperiall, Salvago Raggi e Carlotti a questo telegramma e al seguente 1836 cfr., rispettivamente, l nn. 765, 764 e 774.
760

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2670/481. Atene, 29 novembre 1916, ore 14,20 (per. ore 19,20).

Ammiraglio ci ha detto che se venerdì non avrà avuto luogo la consegna delle armi lo sbarco avrà luogo oltre che con marinai anche con la fanteria francese che egli ha chiesto.

D'altra parte appare sempre più chiaro che per il divisato passaggio delle truppe alleate Itea e la ferrovia di Larissa non risponderanno allo scopo, vista la scarsa potenzialità di quella linea ferroviaria sopratutto per i vagoni. È da prevedere che molte truppe invece di passare a Salonicco resteranno in Attica ed in Beozia.

Fra una cosa e l'altra siamo dunque alla vigilia della lungamente attesa occupazione militare della Grecia. Mi sembrerebbe di suprema importanza che almeno non si permettesse che tale occupazione sia esclusivamente francese.

761

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1836. Roma, 29 novembre 1916, ore 22,10.

Questo ambasciatore di Russia mi ha fatto la seguente comunicazione:

«Le Gouvernement Impérial a décidé de faire le 19 novembre-2 décembre une communication à la Douma de l'Empire au sujet de l'accord intervenu en 1915 entre la Russie, la France et l'Angleterre par rapport à Constantinople et aux détroits. Les documents relatifs à cette question, à savoir: Le télégramme circulaire adressé en 1915 aux représentants russes à l'étranger et les réponses des Gouvernements Britannique et Français, ainsi qu'un avant propos rédigé par le Gouvernement anglais, seraient publiés le lendemain du jour de la communication. M. Nératoff a exprimé aux Ambassadeurs de la Grande Bretagne et de la France à Pétrograd le désir que les communications respectives à la presse française et anglaise fussent faites le méme jour. Le Gouvernement Japonais serait informé probablement la veille.

Le Gouvernement Impérial se déclare prét à mentionner dans sa communication, si le Gouvernement Italien y consent, l'adhésion de l'Italie à l'accord déjà intervenu entre la Russie, la France et la Grande Bretagne. Le cas échéant le Gouvernement russe pourrait préalablement appliquer la méme procédure qu'avec les Gouvernements de France et de la Grande Bretagne, ou bien, si le Cabinet de Rome le préfère, se borner à faire une mention pure et simple du fait que l'Italie a adhéré actuellement à l'accord dont il s'agit ».

Dell'avant propos chiesto dal Governo inglese e di cui Giers non aveva che la traduzione di una traduzione, prego (meno Londra) Imperiali

(solo Londra) V. E.

di telegrafarmi il testo preciso. Ho parlato a Giers in conformità al contenuto del mio telegramma n. 1834 (1), dichiarando che ero pronto a dare l'adesione del R. Governo, rimanendo inteso che le note, da scambiarsi a Roma fra l'Ambasciatore di Russia e me, dovevano essere identiche a quelle scambiate nel marzo e aprile 1915 fra Russia, Francia e Inghilterra, aggiungendo soltanto le parole «et jouisse de tous les avantages qui seront assurés à la France et la Grande Bretagne ». In quanto all'avant propos britannico ho dichiarato a Giers che escludevo soltanto, nell'ultimo periodo del testo, l'accenno ad altri negoziati aventi relazione ai possedimenti turchi. Nel testo tradotto dal russo tale periodo è formulato come segue: << Au cours des négociations qui se rapportaient aux possessions turques les Alliés se sont entendus entre eux et ont décidé que dans tous les cas les Lieux Saints musulmans et arabes resteraient indépendants et soumis à une domination musulmane ». Chiedevo a Giers che si sopprimessero le parole: « au cours des négociations qui se rapportaient aux possessions turques » cominciando invece il periodo: « Les Alliés se sont entendus... ». Il brano di cui chiedo soppressione mi metterebbe in una posizione imbarazzante ed insostenibile di fronte al Parlamento italiano, cui non potrei dare alcuna spiegazione circa i noti negoziati del 1916, da cui fummo esclusi. Avendomi chiesto Giers se, dato che il Governo russo accettasse lo scambio delle note con l'aggiunta della frase surriferita e dato che il Governo britannico accettasse la soppressione sopra accennata del brano di periodo del proemio da lui redatto, egli potesse considerare la nostra adesione come acquisita, gli ho risposto affermativamente. Prego V. E. agire con la massima sollecitudine presso codesto Governo in conformità di quanto precede a telegrafarmi d'urgenza (2)

(l) Cfr. n. 759.

762

L'ONOREVOLE SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 29 novembre 1916.

Ripensando a quanto ieri mi dicesti circa la pubblicazione dell'accordo per Costantinopoli, mi pare che il momento sia molto inopportunamente scelto, in quanto in Rumenia la notizia non potrà certo produrre impressione incoraggiante e gioverà alle probabili mene di quei tedescofili per avviare il paese ad una pace separata. Questo i russi dovrebbero capirlo. Né la cosa è indifferente. Se

ai rovesci militari in Rumenia si aggiunga un rivolgimento politico, sia pure nolente il re, ne sarà accresciuta la deprimente impressione generale dell'insuccesso dell'Intesa.

Che se la pubblicazione è inevitabile occorrerebbe, almeno, dal nostro speciale punto di vista, che essa sia concepita in termini quanto più possibile vaghi, cioè non specificando le rispettive quote, o pretese, per una eventuale spartizione dell'Impero ottomano. Anche perché questi propositi, la cui realizzazione è più che mai dubbia e lontana, avrebbero scarsa impronta di serietà.

(l) -Cfr. n. 759. (2) -Per le risposte cfr. n. 759, nota 3, p. 546.

(3) Da BCL, Archivio Salandra, Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 69.

763

IL MINISTRO A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4773/281. L'Aja, 30 novembre 1916, ore 7,10 (per. ore 3,15 del 1° dicembre).

Riferiscomi al telegramma di V. E. n. 2422 (1).

Questo Ministro di Svezia ha effettivamente recentemente fatto presso questo Ministro degli Affari Esteri il passo a cui allude R. Ministro a Stoccolma. Questo Ministro Affari Esteri· avrebbe risposto che nulla avrebbe da obiettare a che Ministro Paesi Bassi Stoccolma partecipi con suoi colleghi riunione progettata da Ministro degli Affari Esteri svedese per scambio di idee al riguardo, ma contestò opportunità utilità riunione conferenza Stati neutrali con invio speciali delegati, ripetendo concetto già spesse volte enunciato e da me riferito, cioè che Olanda si trova in condizioni tutte speciali che la consigliano astenersi come regola generale dall'associarsi passo collettivo, mentre più le conviene trattare e risolvere questioni difficoltà caso per caso. Mi risulta che questo Ministro degli Affari Esteri è personalmente ed assolutamente contrario partecipazione Olanda conferenza Stati neutrali da tenersi Stoccolma.

764

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2677/255. Parigi, 30 novembre 1916, ore 20,10 (per. ore 23,25).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 1836 (2).

Briand essendo occupatissimo per il Comitato segreto ho parlato con Cambon. Egli mi lesse una comunicazione testè ricevuta dall'Ambasciatore di Russia per informare che il Governo russo potrebbe limitarsi a comunicare alla Duma l'accordo 1915 senza pubblicare documenti relativi. Governo russo pubblicherebbe l'avant-propos se l'Inghilterra insiste e se gli alleati consentono.

Cambon mi disse che il Governo francese non era molto entusiasta della prima proposta di pubblicazione e vi aderiva per l'insistenza russa ed il consenso inglese. Stava telegrafando a Londra per informarsi sulle intenzioni di consentire alla nuova proposta e sentire se Inghilterra insiste sull'avant-propos. Cambon mi ha promesso che nel suo telegramma a Londra terrebbe conto delle condizioni desiderate dal Governo italiano.

(l) -Cfr. n. 745, nota 2. (2) -Cfr. n. 761.
765

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2678/462. Londra, 30 novembre 1916, ore 22,49 (per. ore 4,30 del 1° dicembre).

Telegramma di V. E. n. 1834 e n. 1836 (1).

Grey mi ha detto naturalmente che la divisata pubblicazione comprende soltanto i documenti relativi agli accordi per Costantinopoli e gli Stretti del 1915 e non gli altri del 1916. Circa il brano del periodo del quale V. E. desidera soppressione nel preambolo il testo del quale dice precisamente «in tutte le discussioni, ecc.», Grey ha osservato che egli aveva contemplato pure gli accordi con noi stipulati nel 1915, circa l'indipendenza dell'Arabia e dei Luoghi Santi musulmani.

Comunque per deferenza al desiderio di V. E. ha subito consentito alla soppressione delle parole sopra dette che ha in mia presenza cancellato dal testo che aveva nelle mani. Grey mi ha poi detto che aveva anch'egli attirato l'attenzione del Governo russo sulla impressione che la pubblicazione potrebbe produrre sull'opinione pubblica in Romania. Di fronte però alle ragioni veramente maggiori che consigliano anzi impongono al Governo russo detta pubblicazione sembragli che le altre considerazioni per quanto importanti debbano passare in seconda linea. Egli ha tuttavia insistito che il Governo romeno sia previamente informato di tutto e che gli venga in pari tempo data formale assicurazione a tutela degli interessi suoi. Tutto ciò premesso Grey mi ha riferito che eragli stamane pervenuto un telegramma dal quale appare che il Governo russo ad attenuare l'impressione dell'annunzio si mostra disposto a partecipare alla Duma il semplice fatto degli intervenuti accordi rinunziando alla pubblicazione dei documenti. Grey ha per parte sua assentito a condizione però che venga precisata la data dell'adesione del Governo britannico. Ciò:

1. --perché per ovvie ragioni non vuole che detta adesione abbia aria di essere stata strappata in questo momento mentre fu liberamente data nel primo anno della guerra; 2. --perché in tal modo risulterà anche più esplicito che gli accordi per Costantinopoli e Stretti sono anteriori all'entrata dell'Italia nell'Alleanza. Grey

si è inoltre riservato di fare alla Camera dei Lords in replica a sicure interrogazioni una dichiarazione nella quale farà fra l'altro rilevare:

l. -le ottenute garanzie per la libertà di transito per gli Stretti;

2. -la pattuita indipendenza dell'Arabia e dei Luoghi Santi musulmani nel corso dei negoziati del 1915 per Costantinopoli e gli Stretti.

Ciò in conformità alla dichiarazione contenuta nel memorandum britannico del 12 marzo 1915 (documento n. 3). Grey mi ha promesso di farmi avere nella serata il testo del preambolo inglese del quale aveva una sola copia. Ricevutolo, telegraferò.

Benckendorff che entrava da Grey dopo di me ha vivamente insistito sulla necessità imprescindibile in cui il suo Governo travasi di fare la nota dichiarazione e sulla grande sua utilità nell'interesse generale. Collega aveva l'aria di rimpiangere la successiva decisione di non pubblicare i documenti che i propagandisti germanofili ne profitteranno per insinuare nel popolo il dubbio sulla veridicità degli accordi.

(l) Cfr. nn. 759 e 761.

766

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2686/549. Pietrogrado, 1° dicembre 1916, ore 11 (per. ore 18,45).

Signor Trepov nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri al quale ho fatto oggi visita per congratularmi della sua nomina e del congiungimento della ferrovia di Murmansk mi ha dimostrato di gradire vivamente questo atto di cortesia e parlandomi dei suoi sentimenti verso il nostro Paese mi ha ripetuto quanto a varie riprese, e da ultimo in occasione della presentazione che io gli feci del marchese Tomasi della Torretta, egli mi aveva dichiarato e cioè che valutando altamente nostra amicizia per il presente e per l'avvenire favorirà colla più grande simpatia ogni elemento che possa riavvicinare le due potenze e rendere sempre più intima [l'amicizia] dei due Governi. Trepov mi ha anzi pregato di farmi interprete presso V. E. di tali suoi sentimenti ed intenzioni.

Accennando alle dichiarazioni che si dispone a fare alla Camera il 2 dicembre, Trepov mi ha detto che affermerà solamente la volontà unanime del Governo e del Paese di condurre la guerra fino alla vittoria ed invocherà l'unione e la cooperazione di tutti i fattori sociali a questo scopo supremo. Sempre nell'intento di corroborare la fede della nazione nell'avvenire e perché da varie parti ne fu consigliato, egli menzionerà gli accordi esistenti con gli alleati per Costantinopoli e gli Stretti. Per ciò si è affrettato a far domandare a V. E. se desidera che tale menzione sia estesa all'Italia. Alla mia osservazione che non dovrebbe essere trascurata l'assicurazione che gli interessi della Romania saranno pienamente salvaguardati in conformità degli accordi esistenti, Trepov rispose averlo già pensato, riconoscendo egli pure le legittime suscettibilità del Governo romeno e che certo menzionerà la garanzia degli interessi romeni.

Trepov non si dissimula che la Dc:ma non ha disarmato e che parte del blocco non è animata da favorevoli disposizioni a suo riguardo, ma confida che la sincerità delle intenzioni del Governo e la necessità di conferire a questo ultimo stabilità a forza indurranno i deputati a fargli credito e ad associare alla sua l'opera loro.

767

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1841. Roma, 1° dicembre 1916, ore 13.

A rappresentare Governo italiano alla conferenza di Pietrogrado sono stati destinati ministro Segretario di Stato Scialoja e generale Porro i quali saranno accompagnati dal mio Capo di Gabinetto, conte Aldovrandi, dal Capo Gabinetto del ministro Scialoja prof. Galante e da due ufficiali di cui uno di grado superiore.

(Per Londra) -Vi sarà anche un corriere di gabinetto a nome Sinisi.

(Per tutti) -Essi arriveranno a Parigi la mattina del 5.

769

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. UU. 2683/463. Londra, 1° dicembre 1916, ore 14,06 (per. ore 17,15).

Mio telegramma n. 462 (l). Ecco la traduzione letterale del noto preambolo giuntomi ieri sera a tarda ora: «L'azione del Governo turco al principio della guerra nel dare asilo alle navi germaniche Goeben e Brcslau dimostrò agli alleati l'esistenza a Costantinopoli di errate influenze le quali accecate da un falso apprezzamento delle forze delle potenze centrali avrebbero trascinato la Turchia alla guerra accanto alla Germania e pertanto inferto esse stesse un colpo finale all'Impero turco, il benessere del quale era stato per tanto tempo oggetto di infaticabile lavoro da parte degli alleati. Malgrado il contegno equivoco sin da principio assunto dal Governo ottomano gli alleati fecero ogni sforzo per indurre la Sublime Porta a tenersi lontana dalla lotta, la partecipazione alla quale equivaleva unicamente a venderla al giogo germanico e alla finale disintegrazione dell'Impero. Ciò da molto tempo

prevedevasi sarebbe avvenuto non appena la Turchia fosse entrata in tale lotta

o la... (l) scena di un movimento di forza mondiale quale è quello verificatosi nella guerra attuale.

Gli alleati non chiesero alla Turchia di partecipare alla guerra al loro fianco: chiesero soltanto che essa rimanesse neutrale nel suo interesse e le dettero le più solenni assicurazioni e garanzie che in tale caso la integrità territoriale ed indipendenza sua non sarebbero state toccate. Una garanzia di integrità ed indipendenza fu offerta alla Turchia: la neutralità fu tutto quello che le chiesero gli alleati. Ciò non ostante nelle prime ore del mattino del 29 ottobre un attacco proditorio e non provocato fu compiuto inaspettatamente da navi da guerra con bandiera turca contro navi e porti di una potenza vicina colla quale la Turchia era in pace. Alla Russia, vittima di questa violazione senza precedenti delle regole più ordinarie del diritto e delle consuetudini internazionali, non rimase altro che dare una sola risposta ad una potenza capace di commettere atti simili, di trattarla cioè come nemica. Gli alleati della Russia, i quali avevano in passato sostenuto la sovranità ottomana e che nella presente guerra avevano fatto il possibile per salvare la Turchia dai pericoli cui la esponeva l'influenza germanica, vedendo ormai che il Governo ottomano si era definitivamente unito ai loro nemici, aderirono alla decisione presa dalla Russia. La Turchia pertanto coi suoi atti aveva firmato la proprio distruzione. L'unico risultato dell'attacco proditorio della flotta turca contro le coste russe fu di affrettare l'inevitabile fine della sovranità ottomana dopo una tradizione di continuato insuccesso nel governo ed amministrazione delle vaste regioni acquistate in passato dalle armi turche. Apparve soprattutto chiara l'inanità dell'acquiescenza colla quale l'Europa aveva così a lungo assistito alla lunga occupazione turca di Costantinopoli ed era quindi spuntato il giorno della cessazione di tale occupazione.

Costantinopoli deve inevitabilmente passare in possesso della potenza il cui sviluppo è stato per secoli ostacolato e limitato dalle barriere imposte sul suo sbocco al mare aperto negli stretti passaggi del Bosforo e dei Dardanelli. I Governi britannico e francese resisi chiaramente conto che tale soluzione era in se stessa giusta e costituiva un vantaggio per la civilizzazione in generale, dettero al Governo russo piena assicurazione che il possesso di Costantinopoli e la libera via del Mar Nero al Mediterraneo perduta dalla Turchia per la sua ostilità e malafede andrebbero legittimamente alla Russia. In conseguenza i tre Governi di Francia, Russia e Gran Bretagna conclusero ai primi del 1915 gli accordi seguenti in base ai quali viene riconosciuto che dopo la guerra Costantinopoli e gli Stretti saranno aggregati all'Impero russo.

«In tutti i negoziati relativi ai domini turchi» è stato stipulato e convenuto che i Luoghi Santi musulmani e l'Arabia dovranno in ogni circostanza rimanere sotto l'indipendente dominio musulmano ».

Confermo ad ogni buon fine in seguito a nuovi affidamenti ricevuti testé che Grey consente a che le parole segnate tra virgolette vengano omesse in caso di pubblicazione.

'169.

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2687/484. Atene, 1° dicembre 1916, ore 14,20 (per. ore 19,05).

Giornata di ieri è trascorsa in nuovi tentativi dell'Ammiraglio francese e dell'Addetto militare francese per venire ad una intesa col Re Costantino. Tutti questi tentativi sono rimasti inutili e ieri sera Re Costantino mandò il Maresciallo di Corte ad informare Ammiraglio che restava immutato il rifiuto assoluto di aderire alla domanda francese.

Nel corso della giornata circa 10 mila riservisti sono stati arruolati come volontari, vestiti e sembra anche armati. Per ora non si sono avuti che incidenti di poca importanza ma la tensione degli spiriti è grande. Stasera secondo il programma le forze alleate sono sbarcate ed hanno occupato tutte le colline intorno alla città.

(l) Cfr. n. 765.

(l) Gruppi 1ndec1frat1.

770

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2688/485. Atene, 1° dicembre 1916, ore 14,20 (per. ore 18,50).

Per motivi analoghi a quelli del Governo britannico (mio telegramma

n. 480 (1), Briand ha inviato istruzioni a questo Ministro di Francia di intendersi coi suoi colleghi per notificare a Venizelos che le potenze dell'Entente non possono trasmettere alla Germania e alla Bulgaria la dichiarazione di guerra del Governo provvisorio.

Prego telegrafarmi se V. E. desidera che io mi associ a tale dichiarazione

o se preferisce che me ne astenga (2).

771

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2684/487. Atene, 1° dicembre 1916, ore 14,20 (per. ore 19,05).

Ai primi tentativi di occupazione da parte truppe alleate di edifici pubblici i greci hanno resistito colla forza. In questo momento si odono per tutta la città colpi di fucile e mitragliatrici.

(l) -Cfr. n. 754. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 773.
772

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2682/256. Parigi, 1° dicembre 1916, ore 15,11 (per. ore 17,30).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1811 (l).

Ieri sera Cambon mi ha detto che fino ad ora non è nominato delegato francese alla Conferenza di Pietrogrado. Persona designata sembra per ora Doumergue ma Cambon mi ha aggiunto confidenzialmente che finito il Comitato segreto spera indurre Briand stesso ad andare perché egli annette grande importanza a quella Conferenza e crede che sarebbe bene che tutti gli alleati vi fossero rappresentati nel modo più autorevole.

773

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1842. Roma, 1° dicembre 1916, ore 20.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Questo Ambasciatore di Francia mi ha comunicato che Governo francese è contrario a che dichiarazione di guerra di Venizelos venga comunicata per il tramite degli alleati. I nemici non riconoscerebbero perciò venizelisti come belligeranti: unico mezzo tutelarli è che essi vengano considerati come volontari negli eserciti alleati.

Barrère mi ha chiesto se concordavo. Ho risposto affermativamente.

Quanto precede per sua norma di condotta.

774

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2704/551. Pietrogrado, 1° dicembre 1916, ore 21 (per. ore 10,55 del 3).

Telegrammi di V. E. n. 1834 e n. 1836 (3).

Neratov mi dichiarò di accettare tutte le condizioni e modificazioni di testo domandate da V. E. ed a lui già note da un telegramma di Giers. Rimane per

40 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

tanto inteso che Giers (il quale del resto vi era già autorizzato) presenterà a V. E. una domanda analoga a quella formulata nella nota russa del 4 marzo 1915 (sopprimendo soltanto la parola «derniers » nella prima udienza) e che

V. E. vi risponderà nei termini della nota responsiva francese ed inglese aggiungendo le parole «et jouisse de tous les avantages qui seront accordés à la France et à la Grande Bretagne ». Rimane parimenti inteso, subordinatamente al consenso inglese il quale verrà immediatamente sollecitato, che nel preambolo venga eliminato l'accenno ad altri negoziati aventi relazione allo sdoppiamento possedimenti turchi (in all negociations respecting Turkish dominions). Inoltre il Governo russo aggiorna la pubblicazione degli accordi e propone che l'Italia e la Francia si intendano per indicare la data di detta pubblicazione.

(l) -Cfr. n. 735. (2) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., p. 70. (3) -Cfr. nn. 759 e 761.
775

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2689/488. Atene, 1° dicembre 1916, ore 21 (per. ore 3,35 del 2).

Tutta la giornata si è passata in lotta violenta fra truppe greche e truppe da sbarco. Si parla di numerosi feriti e di qualche morto ma non ho ancora informazioni sicure. Sembra che fra i nostri non vi siano né morti né feriti.

Verso sera ci siamo recati a parlamentare col Re Costantino e coll'Ammiraglio ed abbiamo ottenuto dall'Ammiraglio il ritiro delle truppe e da Re Costantino l'ordine di cessare il fuoco. Navi della flotta hanno tirato parecchi colpi.

Si sta negoziando sulla base della cessione di sei batterie che il Re sarebbe disposto a dare salvo approvazione del Consiglio dei Ministri che si sta ora attendendo. Ammiraglio chiederebbe Parigi l'autorizzazione di dichiararsi soddisfatto.

776

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO (l)

T. 2443. Roma, 1° dicembre 1916, ore 22.

Barrère mi comunicava che il Ministro francese a Addis Abeba ha riferito di non aver saputo nulla in precedenza dell'arrivo delle armi inviate dal suo Governo a Gibuti come dono al nuovo Governo abissino (2). Ras Tafari nulla

aveva chiesto a lui. Egli trovava inoppo;tuno quell'invio nel momento attuale, e insisteva perché non si facessero altri invii consimili senza consultarsi antecedentemente coi rappresentanti degli Alleati a Addis Abeba.

(l) -Ed. ln SoNNINO, Diario, clt., p. 70. (2) -Cfr. n. 739.
777

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2693/464. Londra, 1° dicembre 1916, ore 22,23 (per. ore·2,40 del 2).

Mio telegramma n. 457 (1).

Cambon mi diceva stamane che il Governo francese non ha ancora preso una decisione circa la designazione di un suo rappresentante alla conferenza di Pietrogrado, attività di Briand essendo in questi giorni totalmente assorbita dalla discussione parlamentare che, a quanto ho intravveduto, si svolgerebbe in modo abbastanza agitato. Cambon considera assai importante la discussione del noto programma della conferenza ma importanza di gran lunga maggiore attribuisce alla salutare impressione che la presenza a Pietrogrado di cospicui Ministri alleati produrrà sull'opinione pubblica russa, nonché alla grandissima utilità che per la consolidazione dell'alleanza presenterà lo stabilito contatto tra detti Ministri, l'Imperatore e i personaggi dirigenti politici russi.

Per tale motivo mi ha confidato egli si è strenuamente adoperato e non dispera di riuscire... (2) età avanzata ed acciacchi non consentono a Ribot d'intraprendere il viaggio.

Circa l'andamento della seduta Segreta alla Camera francese, collega ha, fra gli altri argomenti, accennato di passata agli attacchi mossi a Joffre dai noti politicanti amici di Sarrail i quali rimproverano al Generalissimo che col paralizzare libertà d'azione di Sarrail gli avrebbe impedito intensificare più presto e più vigorosamente l'offensiva di Salonicco.

778

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2697/489. Atene, 2 dicembre 1916, ore 11,40 (per. ore 13,05).

Dopo lunga discussione protrattasi gran parte della notte ci siamo intesi col Presidente del Consiglio per inviare ai nostri Governi il seguente telegramma identico:

«Le Gouvernement hellénique et l'Admiral Dartige de Fournet se sont mis d'accord sur la livraison de six batteries de montagne au lieu de dix batteries qui avaient été demandées pour aujourd'hui premier décembre.

En ce qui concerne le surplus du matériel de guerre qui l'Admiral Dartige de Fournet avait demandé pour le quinze Décembre les Ministres de France,

Grande Bretagne, Italie, et Russie ont acquis la conviction qu'en vue du soulèvement de l'opinion publique dans le peuple et dans l'armée, ni le Roi ni le Gouvernement hellénique ne serait en mesure d'en faire la cession.

Dans ces condition les Ministres estiment que cette cession ne peut etre obtenue par des négociations diplomatiques et pour mettre leurs Gouvernements en mesure de se rendre compte exact de la situation ils croient devoir leur adresser le présent télégramme identique ».

[Comunicato] è stato fatto alla stampa stamane. Si ha speranza sedare così gli animi.

Fino ad ora non ho notizie di vittime del nostro reparto. Reparto inglese di circa cento uomini ha avuto settanta fra morti, feriti e prigionieri. Ammiraglio francese è di fatto prigioniero.

Al momento attuale città è calma.

(l) -Cfr. n. 752. (2) -Gruppi indecifrati.
779

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2698/490. Atene, 2 dicembre 1916, ore 13,40 (per. ore 18,35).

Personale pel Ministro.

Non ho bisogno dire a V. E. quanto mi sia costato associarmi ai miei colleghi nel passo di cui mio telegramma n. 489 (1). Dopo tante spavalderie e prepotenze francesi cui da mesi e mesi abbiamo dovuto nostro malgrado associarci, giungere al punto di capitolare innanzi ai greci mi è sembrato veramente troppo umiliante. Dapprima mi sono recisamente rifiutato ma Ministro di Francia mi ha detto di considerare che Ammiraglio e tutti noi eravamo di fatto prigionieri dei greci e che il proposto compromesso era il solo modo di salvare il salvabile. Posta la questione in tali termini potevo io rifiutarmi dall'aiutare i francesi ad uscire dall'imbarazzo in cui si erano posti per la loro inenarrabile stoltezza? Dopo lunga discussione e matura riflessione non ho creduto possibile separarmi dai miei tre colleghi, unanimi nel ritenere necessario il passo umiliante. Prego V. E. nel giudicare mia condotta tener conto delle difficili circostanze in cui mi sono trovato.

780

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 2710/550. Pietrogrado, 2 dicembre 1916, ore 14,30 (Per ore 18,35 del 3).

Neratov mi ha detto aver telegrafato a Giers che Governo russo è pronto ad aggiornare la pubblicazione degli accordi per Costantinopoli e gli Stretti

(l} Cfr. n. 778.

limitandosi a menzionare per bocca di Trepov alla Duma l'esistenza di essi cogli alleati in generale con un accenno alla loro prima origine all'inizio della guerra.

Neratov mi ha detto inoltre di aver telegrafato a Bucarest rinnovando le assicurazioni già date nell'intesa Sazonov del 1908 circa piena salvaguardia degli interessi romeni nella questione degli Stretti e di Costantinopoli.

781

L'AMBASCIATORE A TOKIO, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2703/19. Tokio, 2 dicembre 1916, ore 16,10 (per. ore 18,55).

Secondo informazioni che qui riproduco con riserva Francia, Russia, Inghilterra starebbero facendo un nuovo tentativo per indurre il Giappone a prendere parte attiva alla guerra europea. Sarebbero offerti fra l'altro al Giappone l'annessione di Sciantung, il possesso definitivo della Manciuria orientale, l'intera Saghalian, promesse alcune isole occupate dai giapponesi in Oceania. Accettazione da parte del Governo giapponese è però più che dubbia. Eventuali esigenze del Giappone sarebbero maggiori anzi aumenteranno coll'insistere nelle offerte.

Benché il Primo Ministro attuale amico degli alleati il Partito militare è germanofilo. Sempre forte è la fiducia nella vittoria tedesca, anche se scossa dalla difesa di Verdun e dall'offensiva della Somme, vista la lentezza dei progressi alleati e la rapidità dei successi invasione Romania.

Meraviglia chi conosce la situazione del Paese la recente affermazione Presidente del Consiglio francese il Giappone essere tutta una officina al servizio degli alleati, mentre il materiale fornito dal Giappone alla Russia è attualmente inferiore per quantità e qualità a quanto si crede né vi è da sperare di meglio finché non siano appianate le difficoltà relative alla questione dei pagamenti fra i due Governi. In Tokio vi è persino crisi disoccupazione. Missione speciale in Russia (mio rapporto n. 182) (l) riportò secondo mi è stato detto impressione di disordine e corruzione in Russia.

Alleati faranno bene contare proprie forze.

782

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2707/112. Stoccolma, 2 dicembre 1916, ore 17,20 (per. ore 1,50 del 3).

Articolo da me segnalato nel telegramma di gabinetto n. 105 (2) è stato largamente commentato da tutta questa stampa. I giornali democratici lo

hanno vivacemente confutato, mentre quelli conservatori germanofili pur facendo riserve per le parti più accentuate, hanno ammesso che la situazione della Norvegia è ben diversa da quella della Svezia perché la prima si è mostrata troppo docile ai voleri dell'Inghilterra. Evidentemente queste manifestazioni della stampa germanofila fanno parte di una campagna con cui si procura di preparare l'opinione pubblica ad accogliere con diffidenza un eventuale accordo coll'Inghilterra, lasciando intendere che questo potrebbe provocare attriti con Germania. Tale campagna secondo la politica di Hammarskjold a favore del quale il Par~ito conservatore provoca ora manifestazioni di fiducia in tutto il Paese. Su questo pericolo ho attirato confidenzialmente attenzione di Branting (capo dei partiti democratici) il quale lo ha a sua volta messo in evidenza nella stampa. Anche il Ministro degli Affari Esteri ammette questo maneggio contro le trattative di Londra, ma sostiene che Hammarskjold vi è estraneo. Certo la situazione è ora divenuta tale che ad un ritiro isolato di Hammarskjold, possibile nella prima 1-:1età di ottobre, non è più il caso di pensare. Al contrario c'è forse chi si lusinga di poter rovesciare il solo Wallenberg ma questo non è probabile. A mio avviso o si tirerà innanzi col Gabinetto immutato malgrado la debolezza che gli deriva dal conflitto persistente tra le due sue principali personalità o si avrà un cambiamento radicale colla verosimile costituzione di un Ministero nazionale di coalizione. L'eventuale crisi scoppierebbe probabilmente alla fine dei negoziati di Londra quale che ne sia il risultato. Le vittorie dei nostri nemici contro la Romania sono naturalmente sfruttate dalla stampa germanofila ed influiscono anche sullo spirito

pubblico.

(l) -Non pubbllcato. (2) -Cfr. n. 722.
783

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. CONFIDENZIALE 1848. Roma, 2 dicembre 1916, ore 22,55.

Mio telegramma gabinetto n. 1836 (l).

Questo Ambasciatore di Russia mi ha oggi rimesso un Aide-mémoire concernente Costantinopoli e gli Stretti identico al telegramma circolare russo 4 marzo 1915. Alla mia volta ho consegnato a Giers un Aide-mémoire analogo a quello rimesso da Paléologue a Sazonov il 12 aprile 1915 con l'aggiunta delle parole indicate nel mio telegramma sopra citato (2).

Con note odierne scambiate tra questo Ambasciatore di Russia e me abbiamo poi dichiarato a nome dei due Governi che le dichiarazioni di cui sopra non alterano in nulla lo spirito dell'accordo di Racconigi.

S. Giovanni di Mariana, clt., pp. 192-193.

(l) -Cfr. n. 761. (2) -Il testo delle note scambiate tra Giers e Sonnino è edito in ToscANO, Gli accordi di
784

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2709/492. Atene, 3 dicembre 1916, ore 14,10 (per. ore 16,45).

Tutta la giornata di ieri passò in scene violente contro i venizelisti. Case attaccate, invase, saccheggiate, individui percossi, arrestati, uccisi. Il terrore insomma. Verso sera esercito regolare occupò i punti principali della città per ristabilire una sembianza di ordine. I drappelli internazionali furono imbarcati alla chetichella senza armi. Ammiraglio francese è rientrato a bordo con salvacondotto greco. Tutti i controllori francesi delle Poste e Telegrafi, della Polizia, delle ferrovie sono stati cacciati e i greci hanno ripreso la direzione dei servizi. Personale della polizia segreta anglo-francese è stato nascostamente inviato a bordo. Tutta una organizzazione edificata durante un anno colle prepotenze e la violenza dall'Inghilterra e dalla Francia è caduta inesorabilmente in ventiquattro ore in presenza dell'atto inconsulto e provocatore dell'Ammirarglio francese. Spero che mi si renda giustizia per avere col mio telegramma del 24 novembre gabinetto n. 473 (1), consigliato di tentare un supremo sforzo per impedire questo nostro gravissimo scacco morale.

È difficile prevedere quale sarà lo svolgimento della situazione. Certo se il disastro romeno si accentua, se, come comunicavano i giornali ieri, Monastir sta per ricadere nelle mani dei nemici, non è da escludere che il Re Costantino, radunate quante più forze sarà possibile cada addosso all'esercito di Sarrail già così sottile ed insufficiente al compito suo.

Credo che per ogni evenienza e ad efficace protezione della nostra colonia sarebbe opportuno fare venire qui a Patrasso altre navi da guerra.

785

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1856. Roma, 3 dicembre 1916, ore 21.

Barrère mi comunicava stamane che Briand appena avuta notizia dei disordini di Atene (3) aveva dato ordine che partissero due battaglioni di truppe pel Pireo. Egli riteneva doversi chiamare il Re Costantino a rendere stretto conto della sua condotta chiedendogli maggiori garanzie per l'avvenire.

Ho risposto che l'ultima richiesta per la consegna delle armi per parte dell'Ammiraglio sembravami stata fatta alla leggiera, con un soverchio ottimismo sulla remissività del Re e delle sue truppe di fronte ad un atto che agli occhi loro li metteva in balìa dei venizelisti; che ora consigliavo molta moderazione non valendo la pena per gli alleati di distrarre le loro già scarse forze

dai maggiori obbiettivi per fare la caccia alle armi e alle milizie sparpagliate delle truppe regali; non convenire quindi fare minacce e sfide, che nel momento presente non si potevano far seguire da fatti e che spingevano le cose alla peggio.

(l) -Cfr. n. 738. (2) -Ed. In SoNNINO, Diario, clt., pp. 71-72. (3) -Cfr. nn. 769, 771, 775 e 784.
786

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2713/493. Atene, 3 dicembre 1916, ore 22 (per. ore 1,20 del 4).

Mi sono inteso coi miei colleghi per inviare ai nostri rispettivi Governi il seguente telegramma identico:

« D'accord avec l'Admiral Dartige, avec qui ils ont conféré aujourd'hui, les Ministres alliés sont convaincus que toute expédition tentée actuellement contre la Grèce avec le Pirée ou les environs comme base serait infailliblement jetée à mer suivant l'expression de l'Admiral étant donné qu'il faudrait, pour avoir une chance de succès, débarquer à la fois plusieurs divisions.

En conséquence les Ministres estiment que les troupes qui sont dirigées sur le Pirée devraient ètre envoyées à Salonique. Vu l'état d'esprit actuel en Grèce l'envoi de forces relativement peu importantes ne serait d'aucune utilité au point de vue militaire et présenterait à d'autre point de vue de très serieux dangers.

D'après des informations que l'Admiral considère comme sùres le plan du Roi et de l'Etat Major grec serait de concentrer l'armée en Thessalie pour menacer les derrières de l'Armée d'Orient. Une mobilisation clandestine se poursuit actuellement en province sous forme d'enròlement de volontaires comme celle [qui] a eu lieu déjà à Athènes. Ce plan parait vraisemblable. La Grèce ne tolérera plus pacifiquement aucun empiètement sur sa souveraineté. Les contròles établis par les Puissances sont tous abolis et la plus part des fonctionnaires destitués sur notre demande viennent d'ètre rappelés.

Les Ministres alliés estiment que la sécurité des Légations et des colonies n'est pas actuellement compromise mais que le serait de la façon la plus dangereuse si des actes hostiles étaient entrepris contre la Grèce sans ètre précédés d'une rupture formelle, permettant d'invoquer les règles internationales pour assurer le libre départ des Légations et des colonies ».

787

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2715/495. Atene, 4 dicembre 1916, ore 14 (per. ore 17,15).

Principale scopo del nostro telegramma identico di ieri sera (l) fu di calmare nel limite del posibile l'eccitazione che verosimilmente doveva essersi

prodotta sopratutto a Londra e a Parigi in seguito ai fatti di venerdì per impedire da parte della flotta francese o di quel Governo nuovi atti inconsulti. Ciò spiega qualche esagerazione che V. E. incontrerà in quel telegramma come ad esempio che per fare una spedizione contro la Grecia occorrerebbe lo sbarco simultaneo di parecchie divisioni. Subitanea rivolta della Grecia contro la prepotenza dei francesi li ha talmente sorpresi che essi sono naturalmente portati all'esagerazione. Restano però, secondo me, assodati due fatti:

lo -che l'insuccesso dell'Intesa in Romania, di cui ignoro la vera portata, ma che qui naturalmente si è portati a rappresentare come una catastrofe ha fatto qui rialzare testa al Partito germanofilo e che l'eventualità di attaccare l'Intesa è per la prima volta qui seriamente preso in considerazione;

2° -che il rompere le nostre relazioni colla Grecia sembra un facilitare ed affrettare esecuzione di questo piano e quindi una imprudenza grave da parte nostra.

Sarei quindi di opinione, se dopo fatti di venerdì opinione pubblica dei nostri Paesi può consentirlo, di tirare le cose in lungo fintantoché l'esercito d'oriente non abbia avuto i necessari rinforzi, seppure quel momento arriverà mai.

Frattanto abbiamo avuto promessa formale dall'Ammiraglio chE: egli non farà atti di guerra nemmeno su ordine del Governo frances".) senza avere prima ottenuto l'unanime consenso dei quattro rappresentanti delle potenze

dell'Entente.

A nostra richiesta egli ha sospeso lo sbarco dei rinforzi francesi giuntigli e stiamo trattando, dietro garanzie di ordine da parte del Governo ellenico, il ritiro dell'ultimo battaglione che ancora si trova al Pireo.

(l) Cfr. n. 786.

788

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1863. Roma, 4 dicembre 1916, ore 22.

Giers mi accennava alle garanzie che occorre richiedere al Re di Grecia dopo i conflitti di Atene, e ciò per la sicurezza dell'impresa militare di Salonicco.

Ho risposto che occorreva procedere ormai a rilento nel chiedere riparazioni o formulare intimazioni. Il prestigio degli alleati, dopo lo scacco subito, non si avvantaggerebbe certo dal profferire vane minacce cui non eravamo in grado di dare seguito, e che avrebbero soltanto spinto il Re e la Grecia ufficiale nelle braccia della Germania esponendo oggi a maggiori rischi le truppe alleate a Salonicco e in Macedonia. Oggi conveniva calmare gli animi e chiudere al

più presto e alla meglio l'increscioso incidente cui ci aveva esposti la leggerezza dell'Ammiraglio. La parte regia aveva reagito non tanto contro gli alleati quanto contro l'imposizione di trasferire le proprie armi al partito venizelista; e occorreva ora badare a non trasformare in odio ed ostilità attive contro l'Intesa quelle passioni e quell'azione che finora erano state sopratutto dirette contro un partito dissidente all'interno.

Si smetta dagli alleati di voler gonfiare oltremisura il movimento venizelista in gran parte fittizio, e si cerchi invece di tornare presto ad un modus vivendi che ci consenta una seria vigilanza sul partito regio e sulle sue truppe. E intanto senza distrarre le nostre forze in piccole lotte che non possono condurre ad alcun risultato utile, concentriamo le nostre energie nel preparare sul serio un formidabile attacco contro i bulgari così dal sud come dal nord.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, clt., pp. 72-73.

789

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1864. Roma, 4 dicembre 1916, ore 22,15.

Rodd mi ha sottoposto oggi le seguenti proposizioni:

«Il Governo di S. M. britannica desidera sapere se i Governi francese e italiano desiderano la pubblicazione degli accordi concernenti Costantinopoli. Qualora i due Governi vi insistessero sembrerebbe che il Governo russo

dovrebbe proporre di fare la pubblicazione il 6 dicembre.

Se si fa la pubblicazione il visconte Grey considera che non sia desiderabile di pubblicare in extenso il secondo memorandum, cioè il più lungo dei due memorandum che furono indirizzati da sir Buchanan al Governo russo il 12 marzo 1915. Egli confida che il Governo italiano concorderà nella sua omissione.

In luogo di questo egli proporrebbe di aggiungere dopo il breve memorandum del 12 marzo 1915 (diretto da sir Buchanan al Governo russo) una nota in calce la quale dichiari che:

Contemporaneamente alla comunicazione di questo memorandum al Governo russo il Governo di S. M. Britannica domanda che, in considerazione del fatto che Costantinopoli deve sempre rimanere un emporio commerciale per l'Europa sud orientale, la Russia quando entrerà in possesso di esso dovrebbe disporre per un porto-franco per le merci che erano in transito per e da il territorio russo.

Che vi sarà colà libertà di commercio per i piroscafi mercantili che passano gli Stretti come fu promesso dal signor Sazonov.

Che lord Grey ha inoltre messo in chiaro che sarebbe evidentemente necessario di esaminare tutta la questione dei futuri interessi dell'Inghilterra e della Francia in ciò che è ora la Turchia asiatica e che egli avrebbe a

consultare tanto il Governo francese quanto il Governo russo nel formulare i desiderata del Governo britannico nei riguardi dell'Impero Ottomano.

Che egli desidererebbe di esporre, appena divenisse noto che la Russia avrebbe Costantinopoli alla fine della guerra, che durante i negoziati fu stipulato dal Governo di S. M. Britannica che l'Arabia ed i Luoghi Santi musulmani rimarranno in ogni evenienza sotto uno Stato musulmano indipendente».

Ho risposto che preferivo molto che non si pubblicassero i testi degli accordi su Costantinopoli. Ed insistevo che comunque ci si limitasse alle sole due brevissime dichiarazioni francese e inglese di risposta alla Russia tralasciando tanto il memorandum inglese del 12 marzo 1915, quanto il sunto del medesimo ora formulato da lord Grey. Sopratutto mi raccomandavo che non si facesse cenno agli accordi sui territori d'Asia minore o asiatici, poiché tale accenno inciterebbe ad altre interrogazioni parlamentari e metterebbe me in una situazione insostenibile, visto che dovrei dichiarare che gli alleati ci hanno completamente ignorati in siffatti accordi e che le nostre giuste aspirazioni fino ad oggi sono rimaste senza alcuna risposta o soddisfazione, il che produrrebbe un effetto catastrofico sull'opinione pubblica in Italia. Potrei consentire all'unica pubblicazione dell'ultimo periodo della comunicazione Rodd cioè della sostanza di quanto fu fissato pei Luoghi Santi musulmani, ossia che dovessero appartenere a uno Stato indipendente e musulmano.

(l) Ed. in SmmiNo, Diario, cit., pp. 73-74, ove il testo delle proposizioni presentate da Rodd è In inglese.

791

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4818/889. Londra, 4 dicembre 1916, ore 23,30 (per. ore 7,50 del 5).

Circa svolgimento crisi ministerialc non posseggo finora altre informazioni sicure all'infuori di quelle raccolte da fonte autorevole, cioè che fra Asquith e Lloyd George si sarebbe ier sera raggiunto accordo di massima circa costituzione funzione e poteri del ristretto consiglio supremo di guerra. Resta ancora da vedere se sarà soddisfatto Carson, se consentirà a rientrare nel Gabinetto, a quali condizioni e con quali inclusioni ed esclusioni di ministri. Malgrado virulente dichiarazioni della nota stampa, si intravede sentimento generale che, allo stato attuale delle cose e con questa Camera, unico primo ministro possibile rimane sempre Asquith. Del pari riconoscesi indispensabile collaborazione di Lloyd George. Tale mi si assicura sarebbe il pensiero dei capi più autorevoli, i quali, pure apprezzando grandi qualità di Lloyd George, non lo vedrebbero volentieri alla testa del Governo, né desiderano si crei situazione che lo costringa ad assumere il potere o a formare un nuovo Gabinetto di coalizione con etichetta liberale. In attesa soluzione crisi un fatto appare evidente e cioè che nazione stanca degli errori, delle indecisioni, esitazioni prolungate, inconcludenti discussioni del presente Gabinetto di coalizione, vuole un Governo forte, deciso, fattivo, che con mano sicura ed energica, provveda alla vigorosa prosecuzione della guerra, che ormai tutte le persone serie cominciano ad intuire non potersi al postutto prolungare all'infinito.

'791.

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (l)

L. RR. U. 3020 G. [Comando Supremo], 4 dicembre 1916.

Come risulta dal telegramma n. 545 gab. segreto, in data del 1° corrente (2), del R. Ambasciatore a Pietro grado diretto a S. E. il Ministro degli esteri, è probabile che la conferenza politico-militare di Pietrogrado constati il fatto che difficoltà quasi insormontabili non consentono di raggiungere risultati decisivi ai fini della guerra sulla fronte occidentale e che, in conseguenza, oltre allo scacchiere di guerra russo, assumano importanza principale gli scacchieri balcanico ed italiano. Se la conferenza venisse a tali conclusioni, dovrebbe pure venire in discussione l'impiego che si dovrebbe fare delle forze e dei mezzi franco-inglesi eccedenti ai bisogni della fronte occidentale. Ammesso, come è necessario, che alla Russia ed alla Romania siano forniti ampi rifornimenti di materiale da guerra (particolarmente artiglierie di medio e grosso calibro), e che parte delle forze franco-inglesi possano essere avviate in rinforzo dell'esercito alleato d'Oriente, è certo che rimarrebbe ancora disponibile una considerevole quantità di truppe che non potrebbero trovare impiego né sul teatro russo per le insuperabili difficoltà dei trasporti per mare, né in quello balcanico-macedone, dove la capacità logistica della rete stradale non permette l'impiego utile di forze superiori a ventitre divisioni.

Ciò premesso, se ne deve dedurre che potrebbe apparire possibile e consigliabile svolgere sulla fronte italiana una azione offensiva, di raggio assai maggiore di quello che le nostre forze permettono, aggiungendo alle medesime un determinato numero di grandi unità francesi e britanniche. Io sono il primo a riconoscere tutti gli inconvenienti d'ordine politico che una tale possibilità coinvolge; ed anche vedo le difficoltà d'ordine militare, non lievi, che deriverebbero dalla presenza di truppe alleate, combattenti in stretta vicinanza con quelle italiane: difficoltà essenzialmente d'ordine logistico, perché non vi è dubbio che quelle relative alla unità del comando sarebbero risolte preventivamente nell'unico modo logicamente possibile, cioè mettendo alla diretta dipendenza del Comando supremo italiano tutte le forze alleate che fossero destinate ad operare nel nostro scacchiere. Ma le difficoltà militari potrebbero essere risolte soddisfacentemente, quando quelle d'ordine politico fossero ritenute secondarie e compensate dai vantaggi che un più largo sviluppo delle operazioni offensive sulla nostra fronte apporterebbe alla causa comune degli alleati ed ai nostri particolari interessi.

Quanto al vantaggio comune è certo indubbio: l'Austria Ungheria, anche se potentemente e direttamente aiutata dall'alleata Germania, rappresenta nel blocco degli imperi centrali l'elemento meno solido militarmente, economicamente e politicamente; ed un colpo decisivo vibrato dalla nostra fronte al

l'Austria potrebbe costituire il principio della fine, quando -premessa assoluta -eguale colpo le fosse inferto dalla Russia nei propri scacchieri. L'offensiva potrebbe essere condotta a fondo, su larga fronte d'attacco, fino a raggiungere punti delicatissimi della duplice Monarchia e colpirla profondamente nelle sorgenti stesse della sua esistenza. Da un attacco di tal genere -quale potrebbe soltanto essere consentito dalla massa imponente di forze e di mezzi rapresentata dalla riunione delle forze dell'Italia e degli alleati -e da quello, contemporaneo, sviluppato dalla Russia in unione all'esercito d'Oriente, potrebbero logicamente derivare conseguenze decisive perché sarebbe, finalmente, l'attuazione pratica di quella unità di sforzi che gli alleati finora non sono stati capaci di conseguire.

Ai nostri particolari interessi gioverebbe certamente il contributo di forze dell'Intesa sulla nostra fronte: basta accennare al fatto che noi raggiungeremmo assai più sollecitamente, e certo con minori perdite, il possesso di quegli obiettivi territoriali che sono stati ragione del nostro intervento e che il Paese riconosce come scopi immediati della nostra guerra.

Rimarrebbe quindi soltanto la obiezione, d'ordine essenzialmente politico, che un intervento diretto delle forze alleate sulla nostra fronte potrebbe svalutare il nostro concorso alla guerra ed infirmare i nostri diritti a compensi territoriali in Asia Minore e nelle questioni mediterranee. Ma di svalutazione non potrebbe onestamente parlarsi, perché il concorso alleato non avrebbe né la sostanza né l'aspetto di soccorso, e sarebbe motivato, non da insufficienza delle forze italiane, ma dalla necessità di utilizzare le forze franco-inglesi incapaci di raggiungere sulla fronte occidentale un risultato decisivo. E poiché il sollecitare il buon successo finale della guerra è nell'interesse di tutti gli alleati, la comunione degli sforzi sulla fronte italiana non potrebbe menomamente intaccare il nostro prestigio, tanto più che il comando supremo verrebbe, ripeto, assunto da noi e dimostrando il nostro credito militare, sarebbe un atto di fiducia di grande importanza morale.

Circa alle conseguenze possibili dell'intervento sulla sistemazione territoriale internazionale dopo la guerra io non posso, con la competenza necessaria, pronunziarmi; ed è per questo che ho rappresentato la questione alla E. V. perché voglia, appunto, farmi conoscere il pensiero del Governo al riguardo, e mettermi in condizione di dare a S. E. il generale Porro le direttive opportune per formulare le nostre conclusioni militari quando alla Conferenza venisse in discussione l'argomento.

Io ritengo fermamente che le ragioni militari debbano in tempo di guerra avere il sopravvento, e perciò confido che il Governo vorrà riconoscere ai nostri rappresentanti alla conferenza di Pietrogrado la facoltà di trattare la questione se essa sarà posta in discussione, e di risolverla nel senso prospettato dalla presente lettera.

Soggiungo che le decisioni del Governo dovrebbero essermi notificate al più presto, perché io possa dare a S. E. il generale Porro le istruzioni del caso e fargliele giungere prima della partenza da Londra (1).

(1) Da ACS. Carte Boselli. Ed. !n SoNNINO, Carteggio, c!t., n. 74, allegato.

(2) Si tratta più precisamente del t. gab. 2675/545 (cfr. n. 757) che è !n realtà del 29 novembre.

(l) Per la risposta cfr. n. 822.

792

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI,

E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1866. Roma, 5 dicembre 1916, ore 13.

Non evvi oramai più motivo di procrastinare la definizione delle trattative relative all'Asia Minore.

Una apposita Conferenza a quattro

(Per Londra) -Telegramma di V. E. gabinetto n. 456 (2);

(Per gli altri) -Mio telegramma gabinetto n. 1825 (3); non potrebbe sortire utili risultati se prima non si siano concordate le linee generali degli accordi da stringersi. Il R. Governo ha esposto chiaramente le sue richieste e attende di sapere dal singoli alleati le loro disposizioni al riguardo. Ogni ritardo presenterebbe gravi inconvenienti anche di carattere interno pel Governo italiano.

Prego V. E. agire in questo senso presso codesto Governo ( 4).

793

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2721/470. Londra, 5 dicembre 1916, ore 22,15 (per. ore 3,50 del 6).

Hardinge mi ha testè letto un telegramma poco prima spedito a Parigi e contenente proposte del Governo britannico circa provvedimenti da prendere a riguardo Grecia:

l o -Per imperiosi motivi esposti da Elliot nessuno sbarco di truppe al Pireo;

2° Sira occupata dalle forze alleate ed un rigoroso blocco stabilito;

3° -Far intendere al Comando in Capo delle forze alleate la necessità di interrompere le comunicazioni attraverso l'istmo di Corinto. Dal linguaggio tenutomi stamane da Cambon mi era sembrato intravvedere sbarco fosse contemplato dal Governo francese.

(l) Ed. In SoNNINO, Carteggio, c!t., n. 71.

(2) -Cfr. n. 751. (3) -Cfr. n. 751, nota l. p. 540. (4) -Per le risposte di Sa!vago Raggi, Imperiali e Carlotti cfr., rispettivamente, 1 nn. 811, 838 e 833.
794

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2723/472. Londra, 5 dicembre 1916, ore 15 (per. ore 3,10 del 6).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1856 (1). Hardinge considerava molto opportuna e sensata l'osservazione di V. E. a Barrère. Sugli intendimenti del Governo britannico mi parve però non avesse ancora vedute chiare e concrete. Il generale accennò ad intensificare l'azione del blocco, rinforzare l'esercito di Salonicco e ad un eventuale riconoscimento del Governo di Venizelos non però come vedute sue o del Governo britannico ma piuttosto come suggerimenti emanati dai Ministri di Atene. D'altra parte Cecil fece alla Camera gravi dichiarazioni esplicite menzionando la responsabilità del Re e del governo ellenico. Stampa molto eccitata dalle notizie degli avvenimenti di Atene reclama provvedimenti radicali contro il Re. Superfluo insistere sul partito che da questa triste avventura traggono i giornali di lord Northcliffe e il Morning Post per dare addosso a Grey intensificando la propaganda per la sua rimozione dal Foreign Office. Intanto vengono annunziate in vari giornali le dimissioni di questo Ministro di Grecia e di alcuni consoli di Grecia nel Regno Unito.

795

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4830/893. Londra, 5 dicembre 1916, ore 22,15 (per. ore 4,12 del 6). Mio telegramma n. 889 (2).

Ritornando su concordata intesa, Lloyd George nel pomeriggio di ieri ha nuovamente affacciato esigenza che Primo Ministro partecipi senza voto deliberativo alle decisioni esecutive del ristretto Consiglio Supremo di guerra. Lloyd George, o di sua iniziativa, o piuttosto sobillato da lord Northcliffe, Carson, ecc. avrebbe inoltre imposto esclusione di alcuni Ministri fra i quali Grey, Balfour, Mac Kenna e Runciman. Contro questa assurda pretesa si sarebbe, a quanto pare, ribellato Asquith donde notizia ora circolante di nuovo ritiro definitivo di Lloyd George che finora ha già due volte dato e ritirato dimissioni.

Impressione raccolta da persona molto autorevole, conferma quanto riferii ieri, cioè che Asquith, padrone della Camera, rimane, se lo vuole, arbitro della situazione. In vista dell'incerto contegno di un nucleo di unionisti, contro i quali si scaglia con violenza odierna Morning Post e date forti antipatie attiratesi da parte radicali, antichi suoi partigiani, sembra dubbio che Lloyd George possa disporre di una seria maggioranza qualora rottosi con Asquith e grande maggioranza liberale, ottenesse dalla Corona incarico di proporre nuovo Gabinetto. Personaggio non escludeva tuttavia possibilità che Asquith, stanco dopo dieci anni di potere e profondamente scosso com'è, per la perdita del figlio prediletto, colga l'occasione per ritirarsi. Questa possibilità non trovava, però, credito presso persone pure ben informate. A prescindere dalle convenienze personali di Asquith, è prevedibile che successo aspirazioni Lloyd George e seguaci, dipenderebbe molto dal numero e qualità dei Ministri unionisti disposti seguirne sorti. Tale, complessivamente, situazione al momento in cui telegrafo.

(l) -Cfr. n. 785. (2) -Cfr. n. 790.
796

IL CAPO DI STA'l'O MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (l)

L. 3021. Italia, 5 dicembre 1916, ore 22,30.

Generale Joffre mi telegrafa in data di oggi quanto segue che per sollecitudine nella cifratura traduco --tranne due parole -letteralmente in italiano:

«In ragione degli avvenimenti che si producono ad Atene le forze, la cui utilizzazione era prevista in Macedonia, vont etre impiegate contro la Grecia. Il generale Sarrail riceve ordine di prepararsi a tale eventualità. Armata Oriente si troverà dunque provvisoriamente indebolita nel momento stesso in cui gli avvenimenti di Romania possono permettere al nemico di pronunciare un serio sforzo in Macedonia. In conseguenza io vi domando di voler esaminare di nuovo la possibilità di inviare a Salonicco con estrema urgenza i contingenti supplementari, la cui utilità è stata ammessa dalla conferenza di Chantilly (2). Questo rinforzo appare necessario a molto breve scadenza sia per consolidare la situazione dell'armata in Oriente, sia per prendere parte ad una azione contro la Grecia. Affinché il piano d'azione possa essere fissato senza perdita di tempo, io vi sarei riconoscentissimo se mi faceste conoscere con la massima urgenza la vostra decisione al riguardo».

La situazione greca espressa da Joffre è esatta e se azione contro Grecia è imminente, dal lato militare dovrei convenire nel concetto di Joffre e anche ammettere che data la nostra situazione del momento rispetto a quella del nemico sulla nostra fronte, nostro concorso sarebbe, oltre che giustificato, pos

sibile. Però io devo preoccuparmi anche della possibilità di una offensiva a danno nostro a non lontana scadenza che ci colga con una parte delle nostre forze impegnate oltre mare, forze di non grande entità ma sempre notevoli; perciò vorrei avere modo di giustificare una mia risposta negativa al generale Joffre motivandola essenzialmente con ragioni di ordine politico interno che dovrebbero naturalmente apparire appoggiate dal R. governo. E ciò chiedo a

V. E. perché se io potessi rispondere a Joffre che il R. governo è assai preoccupato delle ansie suscitate nella pubblica opinione da insistenza voci, da più fonti attendibili confermate, circa offensiva meditata dal nemico contro di noi, e che opinione pubblica allarmata non saprebbe approvare aumento nostre truppe fuori patria nel momento in cui anche operazioni invernali in montagna appaiono effettuabili al nemico, parmi che mio rifiuto risulterebbe giustificato. Prego l'E. V. esaminare se R. governo possa, come spero, offrirmi mezzo rispondere a Joffre con un diniego.

Aggiungo che non è da escludere che Joffre, nel prospettarmi eventualità immediata azione contro Grecia, abbia ad arte caricate tinte per indurci concedere senza ritardo nostre truppe cui conct,.sione era subordinata una situazione strategica nei Balcani che è ben lontana dal verificarsi.

Tale dubbio mi convince ancor di più nel ritenere conveniente nostro rifiuto ma, naturalmente, ciò non posso dire chiaramente a Joffre, perciò unico mezzo plausibile per giustificare risoosta negativa parmi sia quello che R. governo mi fornisca modo conveniente per formulare risposta suddetta che tutela nostri interessi, ma nel tempo stesso salvaguardi apparenze.

Confido avere appoggio R. governo e rappresento necessità di una urgente risposta {l).

(l) -Da Archivio Sonnino, Monspertoll. Ed. in SoNNINo, Carteggio, clt., n. 73, allegato. (2) -Cfr. n. 712.
797

IL MINISTRO A JASSY, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4856/678. Jassy, 6 dicembre 1916, ore 10 (per. ore 13,45 dell'B).

Giorni sono Poklevskij ha annunziato a Porumbaro che il Governo russo avrebbe colto la prima occasione per rendere pubblico accordo concluso tra la Russia da una parte e la Francia e l'Inghilterra dall'altra per riconoscere alla prima una situazione privilegiata a Costantinopoli e negli Stretti. Ministro di Russia ha aggiunto che la Russia, animata dai tradizionali sentimenti d'amicizia verso la Romania, le riconosceva la libertà delle relazioni commerciali attraverso Stretti ed il diritto di fare transitare per essi propria flotta. Dell'Italia Ministero Affari Esteri russo non faceva parola nelle sue istruzioni a Poklevskij secondo questi mi ha detto. Porumbaro nel parlarmi di cw oggi mi ha dato notizia delle dichiarazioni fatte a tale riguardo alla Duma del signor Trepov, il quale aveva aggiunto che l'Italia aveva aderito all'accordo politico russo-franco-inglese.

41 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

(l) Per la risposta cfr. n. 810.

798

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2735/502. Atene, 6 dicembre 1916, ore 17,05 (per. ore 21,40).

Ammiraglio francese d'ordine del suo Governo ha pregato questo mio collega di Francia di chiedere al Governo ellenico che una nave da guerra francese possa stazionare nel porto di Corinto per sorvegliare il movimento di truppe e materiale di guerra che si verificasse dal Peloponneso verso la Grecia continentale. In caso di rifiuto del Governo ellenico di aderire a tale domanda dell'Ammiraglio ha istruzioni di distruggere la linea ferroviaria che congiunge il Peloponneso alla Grecia continentale. Interrogato dal collega di Francia siamo stati unanimi nel dirgli che non avevamo difficoltà a renderei solidali nella sua domanda a condizione che fosse notificato all'Ammiraglio che la sanzione decisa dal Governo francese non poteva in nessun caso eseguirsi senza consenso unanime delle quattro legazioni alleate e ciò a tenore degli impegni assunti con noi dall'Ammiraglio Dartige pochi giorni fa (mio telegramma 495) (l); attendiamo per stasera o domani la nota del Governo ellenico.

È di somma importanza che R. Governo assieme ai Governi britannico e russo notifichi senza dilazione a Parigi che nessuna misura deve essere ordinata dall'Ammiraglio francese la quale possa condurre ad una rottura colla Grecia senza l'unanime assenso dei quattro Governi. Se tale notificazione non viene fatta a Parigi nei termini più perentorii, un bel giorno ci troveremmo in rotta colla Grecia senza essere stati nemmeno prevenuti. Certo l'allontanamento Ammiraglio Dartige sarebbe una misura assai rassicurante a tal fine.

799

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1872. Roma, 6 dicembre 1916, ore 19,15.

Barrère tornava a parlarmi della necessità per gli alleati di esigere riparazioni dal Re Costantino e di prepara;:si a renderlo completamente innocuo.

Ho risposto che approvav o le misure di prudenza e di seria dimostrazione delle conseguenze che potrebbero ricadere sulla Grecia da un'attitudine ostile agli alleati: perciò approvavo la fermata delle navi mercantili greche nei porti alleati, e l'invio di navi da guerra al Pireo. Ma che data l'attuale situazione militare e politica degli alleati nei Balcani consideravo un grave errore il voler andare oggi più oltre, e dimostrare in qualsiasi modo il proposito di detronizzare il Re Costantino o di riconoscere ufficialmente il governo di Venizelos.

Con ciò si spingeva la Grecia la quale, in massa, parteggiava assolutamente pel Re e per la neutralità, nelle braccia del nemico, mettendo a serio rischio fin da oggi il corpo di spedizione di Salonicco e paralizzandone ogni movimento. Ritenevo che il Re, avvedutosi delle gravi conseguenze che potrebbero aver i disordini dei passati giorni, farebbe oggi volentieri un passo indietro venendo a patti ragionevoli, che conveniva a noi adattarci a questo giuoco, e che sarebbe folle per gli alleati il complicare e peggiorare oggi la propria situazione nei Balcani per smania di vendette o per una oramai ingiustificabile fiducia nel movimento venizelista. Non vorrei che gli alleati ripetessero oggi di fronte alla Grecia lo stesso grave errore che spinti da motivi di risentimento avevano commesso l'anno scorso nei riguardi della Bulgaria.

(Per tutti meno Atene) -Prego V. E. agire in conformità di quanto precede presso codesto governo.

(l) -Cfr. n. 787. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 74-75.
800

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2736/474. Londra, 6 dicembre 1916, ore 22,29 (per. ore 4,20 del 7).

Non ho cessato in questi ultimi tempi di insistere ripetutamente presso Grey ed Hardinge sull'assoluta necessità di affrettare la conclusione dell'accordo per l'Asia Minore. Come già riferii, Grey si era messo all'uopo in comunicazione con Parigi. Cambon, cui rivolsi giorni sono pressanti insistenze, mi rispose in modo evasivo. Oggi ho comunicato a Grey testualmente il telegramma di V. E. gabinetto n. 1866 (1), gli ho detto che capivo bene la delicatezza dell'attuale sua posizione desideravo ciò non di meno rappresentargli novellamente tutta la importanza primaria di una pronta e soddisfacente soluzione per noi della vitalissima questione, che avrei tanto desiderato fosse stato possibile definire coll'amichevole collaborazione sua. Nell'interesse delle relazioni non solo future ma anche presenti dell'Italia con le sue alleate ritenevo, parlando beninteso esclusivamente a titolo personale e confidenziale, dovere di coscienza prevenirlo lealmente che se, per disgrazia, trascinandosi ancora a lungo le conversazioni, venisse a trapelare nel Parlamento o nella stampa italiana qualche informazione sul poco edificante retroscena degli accordi intervenuti a nostra insaputa io non rispondevo più delle conseguenze derivanti da una virulenta esplosione di legittima indignazione e che potrebbe essere anche più grave di quanto si creda. Vi prego tenere bene a mente quanto vi dico e metterne eventualmente al corrente il vostro successore. Mi conoscete oramai da sette anni e sapete che vi ho parlato sempre a cuore aperto dicendo la verità senza attenuare od esagerare. Questo mio franco e risoluto parlare mi è sembrato produrre impressione su Grey che si è affrettato a rispondermi che pur rilevandone il carattere personale e confidenzialissimo avrebbe di queste mie racco

sn

mandazioni lasciato nota per iscritto affinché, qualora egli dovesse abbandonare la direzione del Foreign Otfice, il successore potesse trarne opportuna norma. Al successore, del resto, come pure all'eventuale futuro primo Ministro, mi propongo non appena possibile tenere un analogo linguaggio, salvo beninteso ordini in contrario di V. E. Questa crisi giunge proprio male a proposito per inevitabile ritardo che può provocare se Grey se ne va.

(l) Cfr. n. 792.

801

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4835/895. Londra, 6 dicembre 1916, ore 22,39 (per. ore 5,15 del 7).

Mio telegramma n. 893 (1).

Per ovvie ragioni di delicatezza senza chiedere informazioni particolareggiate sull'andamento della crisi, mi sono limitato ad esprimere a Grey vivo rincrescimento per intravveduta possibilità di interruzione relazioni ufficiali con tanta invariabile cordialità mantenute durante quasi sette anni. Risposta di Grey mi ha lasciato certa tal quale impressione che soluzione finale crisi possa in definitiva non essere quella oggi verosimilmente preconizzabile in seguito avvenute dimissioni di Asquith. Egli mi ha confermato avere Bonar Law declinato mandato formare nuovo Gabinetto. Lloyd George è stato oggi chiamato dal Re, ma non appare ancora sicura riuscita eventuale incarico a lui. Da altre fonti ho sentito pure accennare alla eventualità di un richiamo di Asquith determinato da un intervento della Corona allo scopo di ristabilire concordia fra personaggi più autorevoli del presente Gabinetto di coalizione. Perdura comunque incertezza ed è prudente non avventurarsi in previsioni. Riassumendo situazione Grey osservava che, quale che possa essere soluzione, una cosa è certa, e cioè che Parlamento e Paese concordemente vogliono a QUalunque costo energica prosecm:ione 1merra fino ad una nace vittoriosa.

802

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. PER CORRIERE 4866 S. N. Berna, 6 dicembre 1916 (per. l'B).

Telegramma di V. E. n. 2422 in data 27 novembre scorso (2).

Governo federale è stato presentito dal Governo svedese per «conversazioni ~ da tenersi tra Stati neutrali a Stoccolma allo scopo di concordarsi circa diritti e doveri dei neutri.

Non vuoi darsi a tale riunione il nome di conferenza per tema di offendere i belligeranti. Mi è stato assicurato che programma di queste «conversazioni~ non è ancora stabilito definitivamente, ma ciò che vi ha di certo si è che non vi si parlerà in alcun modo né di armistizio né di pace. Delegato svizzero sarebbe eventualmente il Ministro a Berlino, accreditato pure a Stoccolma.

(l) -Cfr. n. '795. (2) -C!r. n. 745, nota 2.
803

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1879. Roma, 7 dicembre 1916, ore 18.

Barrère mi chiedeva a nome di Briand se ci saremmo associati al blocus da intimarsi alla Grecia. Egli mi comunicava pure che a Sarrail era stato dato istruzione di provvedere a quanto occorresse per un'azione militare in o contro la Grecia, incaricandolo di precisare il punto di sbarco della divisione di rinforzo del corpo di Salonicco la quale era già in viaggio. Alcuni distaccamenti di un'altra divisione erano già stati diretti al Pireo. Allo stesso tempo si erano date istruzioni all'ammiraglio Dartige per una energica azione, anche di bombardamento della reggia e di altri punti in Atene, qualora vedesse in alcun modo minacciata la flotta. Si avvertirebbero i rappresentanti della Quadruplice ad Atene di ritirarsi al Pireo, appena imbarcati i connazionali. Ho risposto che tutto ciò mi confermava nella mia impressione che si stesse sul punto di commettere un gravissimo errore, precipitando gli avvenimenti verso il peggio, in un momento critico dove tutto l'interesse degli alleati era di calmare gli spiriti in Grecia e di prendere tempo per non attirarsi addosso di cuor leggiero un nemico di più. La dichiarazione ufficiale di blocco significava quasi una dichiarazione di guerra e tanto più se seguita da un ritiro dei ministri alleati dalla capitale. Con tutto questo non si faceva che l'interesse degli Imperi Centrali, rendendo sempre più gravi i pericoli derivanti dalla insufficienza delle truppe alleate a Salonicco e in Macedonia. Tutto ciò era per me incomprensibile, dato l'aggravamento avvenuto nella situazione in Romania, aggravamento che rendeva ormai vana la speranza di una prossima forte offensiva russa contro la Bulgaria. A parer mio dovevamo lavorare invece a calmare gli spiriti in Grecia, e a rassicurarvi la parte regia che non intendevano affatto mettere tutto in mano ai venizelisti, mostrando di prendere per buone le assicurazioni reali di benevola neutralità. Intanto si sarebbe fatto il possibile per rinforzare la nostra situazione laggiù e per riprendere in mano l'effettivo controllo sugli avvenimenti locali. Il dare ora istruzioni a Sarrail di organizzare l'azione contro la Grecia, a lui che sognava assai più la conquista dell'Ellade che non quella della Bulgaria, a lui che non lavorava ad altro che a giustificare la folle fiducia dimostrata nel movimento venizelista, era un voler completamente rovinare la situazione.

Tutto ciò a me pareva un pericoloso errore. Non ci saremmo discostati dagli alleati nemmeno in queste aberrazioni ma dovevo dire chiaramente il mio sentimento quando si era ancora in tempo a fermarsi sulla via pericolosa in cui ci mettevamo.

l Per Atene. soltanto) -Ispirandosi a concetti di cui sopra la S. V. vorrà quindi non imbarcarsi col personale della legazione, fuorché in caso di assoluta necessità.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, ctt., pp. 75-77.

804

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB, 2741/274. Parigi, 7 dicembre 1916, ore 20,36 (per. ore 23,15).

Essendo impossibile vedere oggi Briand a cagione della seduta al Parlamento ho parlato con Margerie nel senso prescrittomi. Già era giunto un telegramma di Barrère che riferiva la conversazione con V. E. e concludeva che il Governo italiano desidera che sia tenuto presente il suo modo di vedere ma non vi insisterebbe al punto da fare una vera opposizione alle intenzioni del Governo francese.

Queste intenzioni erano chiaramente esposte in un telegramma di ieri a Barrère che questi avrà già comunicato a V. E. Ma oggi dopo aver preso conoscenza di quanto V. E. ha detto all'Ambasciatore di Francia (l), Governo francese ha mandato a Barrère un altro telegramma attenuando i propositi del Governo francese, lasciando cioè da parte il progetto detronizzare Re Costantino ed il riconoscimento del Governo di Venizelos come pure le minaccie immediate. Ma insiste nel proporre ultimatum chiedente il congedo delle truppe, la consegna in ostaggio di alcuni personaggi greci notoriamente germanofili, l'inchiesta e l'indennità alle famiglie dei morti.

Margerie mi ha poi letto la notificazione del blocco che appariva domani sul giornale ufficiale. Siccome è detto che il blocco viene posto d'accordo con gli alleati ho domandato se vi era il consenso del Governo italiano e Margerie mi ha risposto decisione essere stata presa su proposta del Governo inglese che già ne aveva dato comunicazione ai Governi alleati e che fin da ieri sera era stato telegrafato a codesto Ambasciatore di Francia.

Ambasciatore di Russia, informato oggi di quanto precede, ne telegrafa ora al suo Governo. Ho pure appreso che per l'eventuale azione in Grecia il Governo francese manda a Salonicco due divisioni ed ha chiesto all'Inghilterra l'invio di due divisioni.

Ambasciatore di Russia mi dice ora che anche il Governo italiano sarebbe richiesto dal Governo francese d'inviare due divisioni. Margerie ha concluso convenendo essere necessario soprassedere per ogni concreta minaccia fino a quando si abbiano le forze per parla in esecuzione ma come sua opinione personale ha aggiunto che il Re di Grecia è già da tempo passato al nemico e

cerca il momento prop1z1o per attaccarci. Secondo Margerie non conviene !asciargli tale scelta e conviene sbarazzarsi di lui prima che l'attacco abbia luogo per evitare nostre truppe siano prese tra due fuochi. In realtà credo che questa sia anche l'opinione di questo Governo che è specialmente influenzato dall'opinione pubblica ostile al Re Costantino.

(l) Cfr. n. 799.

805

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2753/475. Londra, 7 dicembre 1916, ore 21,36 (per. ore 5,35 dell'B).

Avevo già ieri di mia iniziativa intrattenuto Grey in conformità del pensiero di V. E. Ricordategli le inces3anti osservazioni e raccomandazioni da cinque mesi per ordine di V. E. e per conto mio rivoltegli, rilevai averne pur troppo i fatti ampiamente giustificato la ragionevolezza. Replicò Grey essere fuori dubbio che di Re Costantino è oramai più impossibile fidarsi avendo egli violato i formali impegni assunti verso ammiraglio che però lanciò il famoso ultimatum all'insaputa dei Governi. Questo fatto, interruppi io, rappresenta la più tangibile dimostrazione dell'erroneo e pericoloso sistema finora seguito di lasciare cioè praticamente le trattazioni di questioni delicate e l'esecuzione di misure gravi di conseguenze nelle mani non dei Governi responsabili ma di un generale politicante, di un ammiraglio impulsivo e di un Ministro agitato. E tutta questa infausta politica è stata la naturale conseguenza della morbosa infatuazione coltivata nell'opinione pubblica francese ed inglese in favore di Venizelos del quale si è di gran lunga esagerato e si continua ad esagerare l'influenza che in sostanza si riduce a ben poca cosa.

Grey si strinse nelle spalle senza replicare. Alla comunicazione testuale oggi dategli dal telegramma di V. E. gabinetto n. 1872 (l) Grey, premesso che oramai egli poteva parlare solo in via privata ed accademica, mi ha detto che riconosceva in massima la saggezza del parere di V. E. Stante però fondata diffidenza nella lealtà e rettitudine del Re di Grecia ed in vista del contegno del Governo ellenico nei recenti avvenimenti che costituisce un vero insulto al prestigio ed all'onore britannico, non gli pareva possibile acconciarvisi ·senza chiedere riparazioni e garanzie. Ha quindi menzionato la proposta di cui al mio telegramma n. 470 (2) aggiungendo parergli pure indispensabile per garantire contro possibili insidie l'esercito di Salonicco, chiedere al Re la smobilitazione delle truppe in Tessaglia.

Nelle informazioni di quanto precede Hardinge mi ha detto che, avendogli stamane Cambon inviato un progetto di notificazione ufficiale del blocco delle coste greche, egli aveva osservato che sotto tale forma solenne la misura avrebbe rivestito il carattere di un vero atto di ostilità. Non aveva quindi ap

provato la notificazione formale sembrandogli preferibile mantenere semplicemente il blocco. II quale, a parere di Hardinge, dovrebbe continuare finché Re di Grecia non avrà concesse le riparazioni e garanzie.

Chiestogli in che consistessero eventuali domande di riparazione ha accennato in modo però non definitivo al rinvio del generale che ordinò di far fuoco contro i marinai alleati, all'inalberamento delle quattro bandiere in una piazza di Atene col saluto dell'esercito greco ecc.

Qui l'opinione pubblica, eccitatissima per notizie maltrattamenti di sudditi britannici, tuona contro il Re sostenendo che l'onore dell'Inghilterra esige adeguate riparazioni. Il Manchester Guardian insiste perché gli alleati procedano vigorosamente per premunirsi a tempo contro il Re di Grecia prima che giunga il momento da lui forse già fissato d'accordo con tedeschi per attaccare alle spalle l'esercito di Salonicco.

(l) -Cfr. n. 799. (2) -Cfr. n. 793.
806

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4848/899. Londra, 7 dicembre 1916, ore 21,36 (per. ore 7,30 dell'B).

Mio telegramma n. 895 (l).

Tentativo generalmente encomiato del Sovrano di ricondurre concordia fra personaggi più autorevoli passato Gabinetto nell'intento di facilitare ricostituzione Ministero coalizione sulla base di amichevole leale e fattiva collaborazione di Asquith e Lloyd George è fallito. Linguaggio veramente indegno e disgustoso del Morning Post e della stampa di lord Northcliffe fautori di Lloyd George ed il ricordo di attacchi di un anno più o meno perduranti dei quali sembra Lloyd George fosse per lo meno non ignaro, hanno alla lunga esasperato Asquith e principalmente Ministri liberali ed indottili a declinare ogni partecipazione al Governo con Lloyd George, il quale ricevette così ieri sera incarico di formare nuovo Gabinetto. Perno della combinazione è trinomio Lloyd George, Bonar Law e Carson con assicurato favore di lord Derby e molto desiderata cooperazione dei labouristi coi quali furono stamane iniziate trattative. Sui risultati di esse corrono per il momento voci disparate, non se ne esclude però assolutamente favorevole risultato in caso di larghe concessioni. Per contro sembra nucleo di unionisti amici di Balfour fra i quali Chamberlain e Robert Ceci! persistono a non volerne sapere di entrare nel nuovo Ministero ad eccezione di un gruppetto di deputati. Nel resto del partito liberale ortodosso e in quello radicale serpeggia grande irritazione e rancore. Linguaggio però dei principali giornali liberali e radicali è molto corretto ed inspirato a sentimenti esclusivamente patriottici circa contegno partito verso eventuale Gabinetto, contegno qualificato di patriottica tolleranza. Non mancano previsioni

di un insuccesso di Lloyd George di conseguente richiamo di Asquith ecc. ma si tratta per ora di semplici congetture non prive forse di un fondamento che mi limito a menzionare a semplice titolo di cronaca.

Autorevolissimo personaggio mi manifestava oggi impressione che Lloyd George riuscirà comunque a formare Gabinetto, osservava però essere per ora prematuro pronunziarsi sulla accoglienza che esso troverà o meno alla Camera.

(l) Cfr. n. 801.

807

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2740/504. Atene, 7 dicembre 1916, ore 22,10 (per. ore 0,40 dell'B).

In risposta alla nostra notificazione di cui al mio telegramma n. 502 (l) l'Ammiraglio risponde quanto segue: «In risposta alla lettera collettiva dei tre Ministri d'Inghilterra, Italia e Russia ho l'onore farvi conoscere che il generale Sarrail è stato incaricato dell'insieme delle operazioni in Grecia. Egli può dunque da un momento all'altro invitarmi a intraprendere una azione militare ostile. Se voi credete che tale azione non possa essere intrapresa in questo momento, è indispensabile di fargli stessa comunicazione che fu fatta a me».

Abbiamo tosto telegrafato a Sarrail nel senso su indicato (2).

808

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2750/505. Atene, 7 dicembre 1916, ore 22,10 (per. ore 11,55 dell'B).

S. M. Re Costantino mi ha pregato fare pervenire a S. M. il nostro Augusto Sovrano seguente telegramma:

«Devant les graves événements qui se sont déroulés ces jours derniers à Athènes le Roi est désireux que Votre Majesté connaisse toute la verité. Il possède des preuves irréfutables qu'un [plan] séditieux se préparait dans la Capitale par certains meneurs du parti vénizeliste, lesquel, profitant du débarquement des alliés ont en effet jété le désordre et semé la terreur parmi les habitants afin de se rendre maitres de la ville et y ramener M. Venizelos en triomphe. Dans la maison de Venizelos, ainsi que dans plusieurs maisons, les venizelistes ont trouvé des dépòts d'armes, de munitions et de bombes, des cartouches dum-dum et d'autres engins sans compte des milliers de brassards et emblèmes. Deux automobiles appartenantes aux [services] d'information

anglo-français se trouvaient pretes à donner l'ordre de soulèvement. Le mouvement éclata à trois heures de l'après midi par des coups de feu qui partirent simultanément de plusieurs maisons contre les patrouilles qui faisaient service d'ordre dans les rues. Dans ces conditions Sa Majesté estime qu'elle ne pourrait pas agir autrement que de sévir avec la plus grande fermeté. Elle avait donné l'ordre à ses troupes de se tenir sur la défensive à l'égard de la force débarquée par l'Admiral Dartige et sans préjugé de la question, difficile à déterminer de l'initiative, elle ne pouvait pas tolérer une situation aussi menaçante principalement du fait de l'ennemi intérieur. Sa Majesté déplore plus que personne le sang si inutilement versé des deux còtés; Elle meme s'est trouvée en perii lorsque l'admiral a fait bombarder le Stade, voisin au Palais, et que plusieurs bus de l'éscadre sont tombés dans le jardin royal meme.

Quoiqu'il soit, le Roi tient à ce que Votre Majesté soit persuadée qu'il ne nourrit aucun dessin contre l'Entente. Il me prie de declarer solenellement à nouveau à Votre Majesté qu'il ne prendra jamais les armes contre les Puissances de l'Entente à moins que celles-ci ne le conduisent elles-memes à un acte de désespoir en rompant avec la Grèce de leur propre gré et en Lui déclarant la guerre. Cette éventualité pourrait se produire sous la poussée de l'opinion publique de l'Angleterre et surtout en France. Le Roi prie en conséquence instamment Votre Majesté de reconnaitre le bien fondé de ses arguments et la loyauté absolue qui ont dicté ses lignes afin que Votre Majesté s'entremette dans ce sens, d'accord avec le Gouvernement russe, auprès des Cabinets de Paris et de Londres avec tout le poids et l'influence qu'Elle possède, pour les éclairer sur la situation réelle et prévenir des évenements qui auraient pour effet de porter une atteinte sérieuse aux intérets de l'Entente et provoquer peut etre la ruine de la Grèce à l'avenir. Le présent télégramme a été lu et approuvé par le Roi ».

Identico telegramma fu spedito ai Sovrani di Russia e d'Inghilterra.

(l) -Ctr. n. 798. (2) -R!trasmesso a Par!g!, Londra e P!etrogrado con t. gab. 1886 dell'8, ore 20.
810

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2739/506. Atene, 7 dicembre 1916, ore 22,10 (per. ore 0,40 dell'B).

Ammiraglio francese ha dichiarato oggi il blocco Grecia. Nella sua notificazione al presidente del Consiglio si dice che la Francia è in ciò d'accordo con le potenze alleate.

Nelle istruzioni al Ministro di Francia relative al blocco si dice che sarebbe desiderabile, ed è stato proposto ai Gabinetti alleati, che i Ministri lascino Atene immediatamente dopo dichiarato blocco. Siamo unanimi nel ritenere nostra partenza per ora almeno sommamente inopportuna e dannosissima per gli interessi dell'Intesa.

Nelle istruzioni al Ministro d'Inghilterra si dice che il blocco durerà finché sia stato fatto il disarmo delle truppe della Tessagllia e sia data agli alleati la soddisfazione che essi chiedono con la nota collettiva per la quale giungeranno quanto prima istruzioni Cl).

8'10.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (2)

T. s. N. [Roma], 7 dicembre 1916, ore ... (3).

Governo ritiene che con politica prudente e non precipitando gli eventi con inopportune intimidazioni e ultimatum dell'ammiraglio Fournet e dei rappresentanti alleati in Atene, la situazione in Grecia non sia tale da richiedere colà una prossima seria azione militare. D'altra parte l'opinione pubblica in Italia è gravemente preoccupata di non indebolire le nostre fronti mentre ogni giorno più vi si accentua la minaccia di una prossima forte offensiva da parte austro-tedesca e non ammetterebbe una distrazione di truppe altrove, senza serie garanzie di una contemporanea vigorosissima avanzata russa verso i Balcani che ..allontanasse decisamente la possibilità di ogni maggiore concentramento del nemico nella nostra direzione, secondo il piano che dovevasi precisare nella prossima conferenza interalleati di Pietrogrado, ma che pel momento pare difficilmente attuabile in un prossimo avvenire. A ogni modo governo, per corrispondere in quanto possibile alle richieste del generale Joffre, potrebbe arrivare fino a ridurre i presidi della Libia di nove o 10 mila uomini inviandoli al più presto possibile a rinforzo di R. truppe in Macedonia per la via di Santi Quaranta-Koritza-Monastir.

811

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2751/266. Parigi, 8 dicembre 1916, ore 16,40 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1866 (4).

Ho veduto stamane Briand che mi ha detto aver detto tempo fa al Governo inglese essere pronto a discutere a Londra, se colà doveva essere trattata la questione dell'Asia Minore. Non ebbe più risposta e in questi giorni fu esclusivamente preoccupato dalle discussioni parlamentari. Oggi ha telegrafato a Lon

dra per avvertire di essere pronto a comunicare a questo riguardo se i Governi inglese e russo erano disposti alla conversazione. Domani egli spera di darmi una risposta più precisa e sarebbe per suo conto dispostissimo a dare qui la risposta desiderata da V. E. (1).

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 1885 dell'8 dicembre, ore 21: «Concordo nel ritenere sommamente inopportuna partenza delle legazioni alleate da Atene». · (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli, Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., n. 73. Si tratta di una minuta autografa di Sonnino "per telegramma presidenza da mandarsi al comando», come precisa un'annotazione In cima al foglio. (3) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (4) -Cfr. n. 792.
812

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1890. Roma, 8 dicembre 1916, ore 20.

(Meno Atene) -De Bosdari telegrafa in data 7 dicembre quanto segue:

«-S. M. il Re Costantino ... » (telegramma n. 505) (2). (Solo Atene) -Ho comunicato a S. M. il Re il messaggio trasmessomi da V. -S. col suo telegramma n. 505 e nel telegrafarlo ai RR. Ambasciatori a Parigi, Londra e Pietro grado ho aggiunto quanto segue:

(Per tutti) -Mentre rimango in attesa di conoscere gli ordini di S. M. il Re circa la risposta a questo messaggio, prego V. E. telegrafarmi l'atteggiamento di codesto Governo. R. Governo mantiene quello già noto a V. E. dai miei precedenti telegrammi (3) diretto ad evitare per quanto possibile una rottura con la Grecia e lo mantiene tanto più ora che il Re Costantino fa così solenne dichiarazione circa le sue intenzioni non ostili all'Intesa.

(Meno Parigi) -Al R. Ambasciatore a Parigi ho soggiunto quanto segue:

(Per tutti) -Nelle sue comunicazioni a codesto Governo Ella vorrà tener presente che secondo risulta dal telegramma sopra trascritto, Re Costantino non si è rivolto al Governo francese. La prego di scongiurare Briand di adoperarsi energicamente allo scopo di evitare atti inconsulti per parte sia di Sarrail, sia di Dartige che equivalgono di fatto a dichiarazione di guerra spingendo fatalmente ad una rottura. Il momento è grave ed ogni imprudenza può portare conseguenze irreparabili con danno della causa dell'Intesa nei Balcani. Non possiamo aver fiducia nella libera direzione personale di Sarrail che immedesima troppo la causa dell'Intesa con la causa di Venizelos trasformando così a danno degli alleati tutte le passioni locali di parte della Grecia. Nella conversazione

V. E. dovrà pure deplorare il fatto che il R. Governo non sia stato consultato preventivamente alla dichiarazione del blocco, mentre si dichiarava ad Atene che nel blocco consentivano tutti gli alleati.

(Meno Atene e Parigi) -Faccio noto a V. E. anche quanto ho telegrafato al R. Ambasciatore a Parigi per opportuna norma di linguaggio e di condotta e perché V. E. agisca in conformità presso codesto Governo (4).

(l) -Cfr. n. 816. (2) -Cfr. n. 808. (3) -Cfr. nn. 788 e 799. (4) -Per le risposte d! Imperlali, Salvago Raggi e Carlott1 cfr., rispettivamente, l nn. 818, 815 e 823.
813

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2921/444. Jassy, 9 dicembre 1916, ore 8,40 (per. ore 22,40 del 21).

Briand ha diretto al Ministro di Francia un telegramma con cui l'incaricava di dire a Bratianu che non si immaginasse poter fare una pace separata perché le potenze dell'Intesa non l'avrebbero tollerata ed in ogni modo ciò non avrebbe impedito che la Romania rimanesse teatro della guerra giacché in ogni caso i russi che vi si trovano avrebbero combattuto i tedeschi sul suo territorio. Bratianu è stato indignato da questa comunicazione ed ha fatto rispondere a Briand che era puerile minacciarlo in questo modo dal momento che quello che egli chiede è appunto che i russi vengano nel maggior numero e si battano contro i tedeschi. Il Ministro degli Affari Esteri nel parlarmi di quanto precede ha accennato al malcontento di Bratianu per il fatto che alcuni Ministri esteri mostrano di più credere in altri uomini politici romeni che non in lui (1).

814

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 1899. Roma, 9 dicembre 1916, ore 19.

Barrère mi comunicava che Briand non insiste per ora nell'idea della deposizione di Re Costantino come una delle misure urgenti da imporsi alla Grecia, ma propone che gli alleati intimino collettivamente il pronto rinvio a casa dell'esercito greco con consegna delle armi, la consegna agli alleati dei promotori dei recenti disordini, e le necessarie riparazioni alle vittime degli ultimi avvenimenti.

Ho risposto che avrei moderate sensibilmente le prime richieste, tanto più che non avevamo i mezzi pratici per farle valere in caso di rifiuto, ed era pericoloso lo spingere irreparabilmente il Re e l'esercito nel campo ostile mentre il Re stesso e il suo Governo mostravano di essere disposti a dare le indispensabili soddisfazioni e garanzie. Quanto alla riparazione alle vittime si sarebbe dovuto precisare che si intendeva soltanto parlare delle vittime appartenenti agli alleati, astenendosi dall'entrare nelle vertenze tra il Re e i suoi sudditi. Tornavo ad insistere sulla necessità di moderare le esigenze nostre e di astenersi da ogni atto o intimazione che compromettesse irrimediabilmente la situazione. Qualunque fosse il giudizio sulla sincerità delle proposte pacifiche del Re Costantino, conveniva a noi alleati non precipitare nulla per avere comunque

il tempo di provvedere ai ripari. E su ciò tanto più dovevo oggi insistere in quanto dopo consultazione coi miei colleghi di Governo dovevo dichiarare che, date le gravi preoccupazioni per una minacciata non lontana violenta offensiva austro-tedesca contro di noi, non ritenevamo oggi possibile il distrarre dal nostro fronte altre truppe, con invio di rinforzi in Macedonia o altrove. Il consenso già dato dal Comando Supremo ad un ulteriore invio di tre brigate a Salonicco era stato nettamente subordinato alla condizione di una contemporanea fortissima offensiva russa contro la Bulgaria, tale da obbligare il nemico a concentrare nei Balcani il massimo suo sforzo allontanando con ciò il pericolo dal nostro fronte; ma tale offensiva russa, per effetto degli ultimi avvenimenti in Romania, era per ora rimandata a tempo non prossimo.

(l) -Ritrasmesso a. Parigi, Londra. e Pietrogra.do con t. gab. 2021 del 22 dicembre, ore 21. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 77-78.
815

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2767/268. Paria;, 9 dicembre 1916, ore 20,47 (per. ore 23,35).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1890 (1).

Non essendo stato possibile vedere oggi Briand ho parlato nel senso indicatomi con Cambon. È generale qui la diffidenza più profonda contro il Re di Grecia e Cambon si espresse a quel riguardo come Briand e Margerie. Cambon ha insistito nel pericolo che il vero scopo del Re sia di guadagnar tempo per attaccare poi alle spalle le truppe di Sarrail, quando le truppe libere dalla Romania si rovesciassero sull'esercito di Sarrail. Cambon concluse però di rendersi conto delle considerazioni di V. E. e mi assicurò che dopo la mia conversazione di ieri con Briand erano partiti ordini telegrafici precisi di non prendere alcuna determinazione seria, non indispensabile, senza ordini del Governo francese che intendeva consultare gli alleati.

Per il blocco mi confermò la certezza nella quale era il Governo francese che il Governo inglese il quale lo propose il giorno 5 corrente al Governo francese avesse consultato il Governo itaiiano e mi assicurò essere Briand spiacentissimo del malinteso.

816

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2769/270. Parigi, 9 dicembre 1916, ore 20,48 (per. ore 23,35).

Avendo accennato oggi con Cambon alla mia conversazione con Briand circa Asia Minore (mio telegramma n. 266) (2) egli mi assicurò essere partito ieri un telegramma per Pietrogrado e Londra per chiedere se dare risposta

diretta o se insistere nel voler concentrare a Londra negoziati. Fino ad ora non v'è risposta. Telegramma è stato comunicato anche a Barrère. Ho capito però che il Governo francese preferirebbe che la discussione avvenisse a Londra giacché sembragli che altrimenti la discussione sarà lunga e difficile.

Ha aggiunto spontaneamente che forse V. E. era preoccupata per l'eventualità che la Camera italiana si riunisse in Comitato segreto ma che era giunto in quel momento un telegramma di Barrère che annunziava che la proposta era stata ritirata. Ad ogni modo se i Governi russo e inglese rispondessero nel senso desiderato dal Governo italiano il Governo francese non ha difficoltà di uniformarvisi (l).

(l) -Cfr. n. 812. (2) -Cfr. n. 811.
817

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI (2)

T. GAB. 1900. Roma, 9 dicembre 1916, ore 21.

Barrère mi accennava all'idea sorta a Parigi, dietro alcuni suggerimenti partiti dal ministro Comandini, di una visita del presidente Poincaré al fronte italiano. Mi chiedeva confidenzialmente se ritenevo che essa sarebbe gradita, nel qual caso il presidente vi avrebbe probabilmente dato seguito.

Ho risposto che la cosa non era stata affatto discussa qui, e che non vi era stato nessun incarico di questo genere dato a S. E. Comandini. Certamente in massima e S. M. il Re il R. Governo non avrebbero potuto che gradire sempre una visita del presidente Poincaré; che però come scelta del quando, il presente momento non mi pareva dei più opportuni, viste le preoccupazioni universali e per la Romania e per la Grecia e per l'Oriente in genere, e varrebbe forse meglio riservare tali atti politici, cioè tanto la visita quanto l'eventuale restituzione, ad un altro periodo dove tali dimostrazioni avessero potuto giuocare utilmente nella situazione generale. Nel menzionare l'Oriente, e a proposito della impressione fatta nel pubblico dalla rivelazione di Trepov su Costantinopoli e gli Stretti (3), accennai anche all'Asia Minore e alla opportunità di venire in proposito ad una qualche risoluzione.

818

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2772/481. Londra, 9 dicembre 1916, ore 22,35 (per. ore 4,30 del 10).

Telegrammi di V. E. gabinetto n. 1886 (4) e n. 1890 (5).

Oggi non ho potuto vedere Hardinge chiamato al Consiglio di Guerra.

Ho tuttavia conferito con lord Roberts Cecil a titolo ben inteso personale. Pur concordando in massima nella convenienza di fare il possibile per evitare rottura, Sua Signoria ha insistito sulla necessità di premunirsi in tempo debito con indispensabili garanzie contro ogni possibilità da lui per nulla esclusa di una aggressione alle spalle da parte delle truppe greche malgrado le enfatiche assicurazioni del Re nelle quali mi pareva egli nutrire fiducia solo relativa. Ha aggiunto che questione nel suo insieme formava oggetto di esame e di discussione da parte del Comitato della Guerra all'uopo riunitosi. Ho per conto mio rappresentato energicamente l'imprescindibile necessità di provvedere comunque a che Sarrail, l'Ammiraglio od altri non procedano di testa loro ad atti provocanti irreparabili conseguenze senza previo esplicito assenso di tutti e quattro gli alleati. Mi sono pure !agnato per l'avvenuta proclamazione ufficiale del blocco da parte della Francia in sedicente accordo con alleati senza previo consenso del Governo di S. M. Cecil conveniva pienamente nel primo punto. Circa il secondo osservava che anche il Governo britannico aveva manifestato le sue obiezioni per la proclamazione ufficiale e ripeteva la spiegazione data da Parigi in termini rilevanti sua disapprovazione. Io ho rinnovato a lui osservazioni e raccomandazioni rivolte ieri ad Hardinge rappresentando che simili inconvenienti non possono e non debbono ripetersi. Clarke, che ho veduto successivamente, mi ha detto avere Re Giorgio ricevuto un telegramma sostanzialmente identico a quello indirizzato al nostro Augusto Sovrano.

Credeva che il nuovo Consiglio di guerra avrebbe esaminato oggi la risposta, che, prima di essere spedita, doveva essere sottoposta pure a Balfour indisposto. Clarke ha promesso di rendermene edotto appena possibile (1). Mi ha informato poi di un telegramma spedito oggi a Parigi nell'intento di far presente a quel Governo il desiderio di questo che il generale Sarrail riceva istruzioni di non dare ordine di bombardare Atene se non quando ogni altro mezzo di pressione sul Governo ellenico siasi dimostrato inefficace ed anche in tal caso mai prima di aver ricevuto istruzioni dirette dai Governi alleati pel tramite dei rispettivi Ministri. Accentuansi intanto in questa stampa declamazioni contro la Grecia e Re Costantino con esortazioni vivaci al Governo per pronta vigorosa azione militare in vista delle intensificate operazioni contro Monastir .

Mi riservo di parlare direttamente a Balfour non appena sarà ristabilito ed avrà preso possesso (2).

(l) -Rltrasmesso a Londra e Pietrogrado con t. gab. 1907 del 10 dicembre, ore 20. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 78-79. (3) -Cfr. n. 780. (4) -Cfr. n. 807, nota 2. (5) -Cfr. n. 812.
819

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2775/514. Atene, 10 dicembre 1916, ore 14,20 (per. ore 14,50).

La difficoltà e l'equivoco della situazione consiste in questo: da un lato vigono sospetti che il Re Costantino voglia prepararsi a congiungersi ai nostri nemici e dall'altro che l'Intesa voglia profittare delle concessioni di ordine mili

tare che Re Costantino accordasse, per ricondurre Venizelos ad Atene. Finché questo equivoco durerà da un lato e dall'altro è impossibile ottenere una vera e propria conciliazione ed un ritorno ad uno stato normale di cose. Se Venizelos col suo movimento avesse recato veri vantaggi all'Intesa o vi fosse speranza che sia capace di recarli in breve tempo, io sarei stato e sarei tuttora il primo a suggerire di appoggiarlo con tutti i mezzi abbandonando alla sua sorte Re Costantino. Ma ad ogni uomo chiaroveggente deve parere ormai evidente che, né al presente momento né in un futuro prevedibile, Venizelos ci può essere di nessuna utilità. Occorrerebbe quindi ottenere dalla Francia e dall'Inghilterra l'abbandono assoluto di Venizelos. Non dubito che se ciò si ottenesse, Re Costantino, sempre desideroso dell'assoluta neutralità come di quella che egli considera, e forse a ragione, l'unica politica utile pel paese, giungerebbe fino ad accordarci il disarmo generale, dissipando così nel modo più pratico ogni sospetto da parte dell'Intesa che egli voglia congiungersi coi nostri nemici.

Francia ed Inghilterra e soprattutto certe personalità politiche e diplomatiche di esse sono talmente compromes::;o nel venizelismo che non mi dissimulo la difficoltà se non l'impossibilità di ottenere a Parigi e Londra un risultato così radicale. Però vale la pena di tentare un'azione in questo senso e qualunque risultato anche parziale potrà giovare ad evitare quella rottura colla Grecia che

V. E. così giustamente considera come fatale in questo momento. A questo ordine di idee si riferisce il seguente memoriale che mi è stato rimesso da un membro autorevole del Partito gunarista e che trasmetto tale e quale a V. E. nonostante la forma poco misurata in cui è redatto:

«Les derniers événements ont preuvé péremptoirement:

l. -Que la politique de l'Entente à exclusion de l'Italie avait comme but d'imposer Venizelos au Roi et au Pays par tout moyen licite ou illicìte.

2. -Que Venizelos n'a aucune assise non seulement à Athènes et dans les provinces du royaume non occupées mais méme dans celles occupées par le armées Alliées et trouve devant lui partout où manifestation sentiment populaire n'est pas entrevée par les baionnettes de l'Entente le peuple pret à s'opposer à tout mouvement révolutionnaire et insurrectionnel.

Les derniers événements d'Athènes ont donné la preuve éclatante des sentiments du peuple et de l'armée à son égard. Ceci une fois posé, on comprendra aisément la nécesstié dans la quelle se trouve l'Etat et la population de s'opposer à une installation forcée de Venizelos qui met en danger l'Etat lui meme et la vie des citoyens qui ont secondé les autorités en accurant à occuper leurs postes de réservistes volontaires et en les aidant au maintien de ordre public et à la repression des troubles venizelistes. Ces citoyens loyalistes forment presque la totalité des habitants du pays occupé et non occupé. Cette situation tendant à nous mener, malgré la ferme décision de tous les facteurs politiques de maintenir notre neutralité, à un conflit qui nous sauve des malheurs énoncés ci-dessus nous assurerait au moins l'appui des adversaries de l'Entente.

On nous pousse vers une impasse dont on ne saurait sortir que par la rupture. Mais si l'Entente après avoir constaté l'inanité de l'action de Venizelos et la pleine déroute de la politique suivie par les Minsitrès de France et d'Angle

4Z -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

terre abandonnait Venizelos et cessait ct·appuyer ces menées révolutoinnaires en abolant son Governement révolutionnaire et en le confinant lui et ses peu nombreux adhérants soit à l'étranger soit dans une ile de l'Archipel, la situation s'éclaircirait d'elle méme et la tranqullité renaitrait dans le pays et on nous trouverait préts à donner toutes les garanties possibles pour le maintien de notre neutralité.

Une fois les venizelistes supprimés, une entente entre les alliés et nous et facile à établir sur la base de bonne foi réciproque et de mutuelle garantie "'·

(l) -Cfr. n. 834. (2) -Cfr. n. 826.
820

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 2876/813 A. Berna, 10 dicembre 1916 (per. il13).

Del grave problema della situazione interna di questo paese e specialmente di ciò che ci tocca più da vicino, nulla più scrissi a V. E. da varii mesi, se non in via incidentale, quando ebbi occasionalmente da rispondere a qualche domanda di schiarimenti rivoltami dal R. Ministero. Il mio pensiero sulla situazione quale io esposi sempre all'E. V. senza reticenze ed ambagi, fu regolarmente (la corrispondenza della R. legazione può farne ampia fede) un pensiero di calma, inteso in primo luogo ad attutire vani timori e calmare la triste impressione di quei lugubri rintocchi d'allarme che altre campane, pure dalla Svizzera, non si stancarono di far risonare in ogni critico momento. Oggidi pure le mie convinzioni rimangono saldamente le stesse, ossia nel fondo sinceramente ottimiste, benché io debba pure ammettere che v'ha qualche cosa di cangiato in !svizzera sul finire del 1916.

Spiego subito queste mie reticenze.

Il concetto della necessità della neutralità elvetica perdura ancora immutato. Governo e popolo ne apprezzano sempre più i vantaggi, pur sentendone le difficoltà ed i sacrifici. Ma nell'animo così dei governanti come dei governati l'osservatore, anche superficiale, non può non notare adesso una importante trasformazione accaduta, non già per lento e logico procedimento, ma rapidamente, direi anzi, subitamente. La Svizzera, che nella lotta fra i due grandi gruppi dei suoi potenti vicini, presa da loro in mezzo era stata spinta ed urtata con non soverchio riguardo dall'uno all'altro contendente, avea finito col cedere alternativamente a destra e a sinistra, limitandosi appena a protestare con sommessa timidezza. Oggi il paese si è ridestato e raddrizzato, deciso a non tollerare più oltre alcun atto che possa sembrare anche indirettamente, non che una umiliazione, neppure una semplice diminuzione del diritto sovrano di comandare in casa propria. La dignità e la fermezza elvetica che la prudenza politica aveva saputo far mettere in disparte, tornano ad un tratto ad animare questo piccolo paese e ad infondergli una maggior forza di resistenza alle pressioni straniere. Un documento ormai storico, la nostra nota del mese scorso (1), fu certo il fat

tore precipuo di questa metamorfosi psici1ica, non già dell'elemento militare, che non ne aveva bisogno, ma dell'elemento civile. Le nostre domande categoriche, giunte in un momento non favorevole, ed espresse, forse, con energia soverchia, in una forma che i nostri avversarii seppero sfruttare utilmente, furono come una scudisciata a sangue in pieno viso. Anche gli stessi cantoni romandi parvero sentire l'offesa e approvarono la reazione. A rendere poi più fieri gli animi sopravvennero le grandi vittorie degli imperi centrali nei campi rumeni. La Svizzera si sente oggi più sicura. Quell'equilibrio della bilancia che sino al settembre scorso pareva, qui pure, rotto in nostro favore, sarebbe, secondo il parere di questi neutri, ritornato al punto morto. Le azioni dell'Intesa hanno riperduto cosi il guadagno delle antecedenti quotazioni. Chè, se non si può ammettere lo schiacciamento degli alleati, non si crede qui neppure che i nostri sforzi varranno a piegare completamente l'orgoglio teutonico. L'idea del drawn-game, del pari e patta, si fa sempre più strada nel concetto della maggioranza. La Confederazione non crede quindi che in questo stato di cose il proprio territorio possa correre il rischio d'una invasione. Più dura da un canto la guerra, più si logorano i due contendenti, e più crescono, dall'altro, le probabilità della sicurezza, della inviolabilità e della più facile difesa della patria. Ma è certo che il partito militare svizzero, il quale incarna, più di quello civile, l'idea della resistenza e della reazione, ha veduto crescere in queste ultime settimane la propria influenza. Forse, anzi questo partito, dove abbondano, specie nelle alte file, gli amici e gli ammiratori della Germania, si è lusingato che qualche altro errore della Intesa potesse dargli facile appiglio, gettando il paese nel conflitto dalla parte naturalmente dei nostri avversarii! Molte voci di colore oscuro e molte minaccie imprudenti furono proferite, ma il Governo seppe procedere cauto in mezzo alle diffidenze e distruggere, con la sua condotta leale, ogni sogno pretoriano. L'elemento civile che è tuttora assai più forte di quella parte dell'elemento militare a noi così ostile, è arra sicura di pace e neutralità. Ma occorrerà tener presente questo nuovo stato d'animo della Svizzera nei negoziati che apriremo adesso colla Confederazione, guardandoci dal fare il giuoco della Germania. Senza peccare di debolezza, non dovremo nemmeno alzare troppo la voce, per non metterei in una posizione senza facile uscita. La nostra politica poliziesca, mi perdoni l'E. V. la franchezza del linguaggio, di correr dietro ad un sacco di riso che passi di contrabbando in Germania, può avere dolorose conseguenze. Gli imperi centrali, e questa mia impressione è pure quella del mio Collega di Francia, potrebbero garantire al paese, se pur non lo hanno già fatto, ciò che noi ci rifiutassimo di dargli, e in tal caso la nostra azione sulla Svizzera sarebbe completamente perduta, e la Confederazione avrebbe ragione di fare causa comune coi nostri nemici, dipartendosi, se necessario, da quella stretta neutralità che ha sempre sino ad oggi scrupolosamente osservata.

Non è il mio un suono d'allarme, ma solo di avvertimento. So del resto che il pensiero dominante della politica del R. Governo per quanto concerne la Svizzera è quello di curare in tutti i modi che i nostri rapporti colla Confederazione non siano turbati e che la neutralità di questo paese non abbia a correre pericoli.

(l) Cfr. n. 680.

821

IL MINISTRO A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2782/228. Cristiania, 11 dicembre 1916, ore 16,45 (per. ore 2,05 del 12).

Strettamente confidenziale.

Non vi è più alcun dubbio che il Governo norvegese per appagare le esigenze tedesche ha accordato alla Germania importanti concessioni economiche in violazione e frode specialmente degli accordi stipulati con l'Inghilterra per l'esportazione del pesce e della pirite.

Questo Ministro d'Inghilterra avendo invano avvertito e diffidato il Governo norvegese di non commettere tali atti e considerando la questione come grave, in quanto che la Germania sarebbe così riuscita a forzare abbastanza bene il blocco stabilito dal lato della Norvegia, ha proposto al suo Governo che agisca con energia senza indugio ulteriore del modo seguente: che si dichiari al Ministro di Norvegia a Londra che, laddove non si puniscano le autorità che si sono prestate al benestare per l'immediata esportazione in Germania delle merci contemplate dai noti accordi proibitivi, Gran Bretagna arresterà qualsiasi invio di carbone eccetto quello destinato ad alcune industrie che lavorano per gli alleati e si riserverà di prendere senza ulteriore preavviso quelle misure che essa giudicherà necessarie per la salvaguardia dei proprii interessi economici e politici di fronte alla flagrante rottura della neutralità norvegese; infine che essa al momento opportuno renderà nota al pubblico la comunicazione contenente tali dichiarazioni e intimazioni.

Avverto che quest'ultimo punto è di gran valore nell'azione diplomatica proposta in quanto tende a minacciare il Governo norvegese di renderlo responsabile di fronte all'opinione pubblica della sua condotta sleale e fedifraga. Ministro d'Inghilterra ha inoltre fatto presente al suo Governo la necessità di non adottare parzialmente il suo programma ma tutto intero senza di che l'azione diplomatica risulterà inefficace.

A mio remissivo parere si è lasciato passare troppo tempo prima di prendere una decisione concreta circa la linea di condotta da seguire in Norvegia di fronte alle pressioni tedesche; è perciò impellente necessità che si agisca con energia e senza indugio onde eliminare la vecchia illusione nutrita dai norvegesi che nulla essi hanno a temere dall'Inghilterra. In caso contrario si formerà qui come già ho detto altre volte una situazione analoga a quella sviluppatasi in Grecia.

È ovvio che gli avvenimenti balcanici, specie di questi giorni, sembrano avere una enorme influenza nell'egoistico contegno del timoroso Governo norvegese. Il caso della Romania appare qui come novella prova della risolutezza senza scrupoli e di grande forza militare da parte Germania mentre quello della Grecia di incertezza, impreparazione e impotenza da parte alleati.

822

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. s. N. Roma, 11 dicembre 1916, ore 20,50.

Precedenza assoluta.

II Governo opina che alla Conferenza di Pietrogrado non debba essere introdotta, da parte dell'Italia, la proposta contenuta nel telegramma di V. E. del 5 corrente n. 3021 (2).

Se tale proposta fosse avanzata da rappresentanti militari di altri Governi n nostro fa piena riserva di deliberare al riguardo.

Ragioni politiche di somma importanza sconsigliano tale proposta che potrebbe sminuire il prestigio e l'efficacia dell'azione nostra in gravissime questioni diplomatiche pendenti. Inoltre appare molto ipotetico n presupposto dal quale essa parte circa l'azione della Russia e in definitiva tutto potrebbe risolversi da parte degli alleati, che pure hanno tanta scarsezza di truppe disponibili e se ne disputano anche i minori contingenti, nel mandare sul Carso un esiguo numero di uomini, traendone motivo per chiedere poi a noi di inviare forti contingenti fuori d'Italia.

Che se invece la Conferenza decidesse in ultimo di mantenere nei Balcani il fulcro di un'azione comune, ogni iniziativa che avessimo preso nel senso sopraindicato renderebbe difficilmente sostenibile il mantenere il nostro rifiuto di mandare in Macedonia ulteriori rinforzi.

823

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2783/562. Pietrogrado, 11 dicembre 1916, ore 21,34 (per. ore 8,30 del 12).

Neratov presso il quale non ho mancato di far valere il punto di vista di

V. E. per una politica di prudenza verso la Grecia (telegrammi di V. E. nn. 1863 e 1872) (3) dimostra riconoscerne la saviezza e condividerla. Egli stima però che si debba chiedere al Governo ellenico l'eliminazione di quanto possa compromettere la sicurezza dell'esercito alleato e la punizione dei colpevoli degli attentati contro gli alleati in Atene. Esclude invece la domanda di ostaggi e l'indennità alle vittime dei disordini salvo forse in favore dei sudditi esteri. Egli crede del resto che in base all'ultimo telegramma di Demidov che il Re non sia alieno dal dare alcune soddisfazioni (fra cui anche il trasferimento

delle truppe dalla Tessaglia in Peloponneso) e dimostri in generale disposizionl non ostili all'Intesa. Anche il mio collega d'Inghilterra, il quale è preoccupatissimo della possibilità che il nemico volga prossimamente le armi contro Salonicco sostiene qui l'opportunità di una politica cauta e decorosa, transigente vP.rso la Grecia.

(l) Da ACS. Carte Boselli.

(2) -Riferimento errato. Il presente telegramma risponde al dispaccio n. 3020 del 4 di· cembre, per il quale cfr. n. 791. (3) -Cfr. nn. 788 e 799.
824

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1914. Roma, 11 dicembre 1916, ore 22.

(Per tutti meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Questo Ambasciatore d'Inghilterra mi ha comunicato il testo di una dichiarazione che i rappresentanti dei Governi alleati dovrebbero fare ad Atene. La dichiarazione è del seguente tenore:

«I recenti avvenimenti in Atene hanno provato in modo decisivo che né il Re, né il Governo greco hanno sull'esercito greco l'autorità necessaria ad impedire alle forze greche di divenire una minaccia per la pace ed un pericolo per le forze alleate in Macedonia.

In queste circostanze i Governi delle potenze alleate sono costretti a comandare, per garantire le loro forze da un attacco, che le truppe greche ora dislocate al nord della Greci~1 siano immediatamente condotte nella Morea e che l'evacuazione cominci nelle 24 ore e proceda il più rapidamente possibile. Essi domandano inoltre che ogni movimento di truppe greche dalla Morea al nord della Grecia sia immediatamente sospeso. II non accogliere queste due domande sarà considerato dagli alleati come un atto di ostilità da parte del Governo greco.

Il blocco della costa della Grecia sarà mantenuto finché sia data piena soddisfazione all'attacco che le forze greche, senza essere state provocate, hanno fatto sulle truppe degli alleati e finché non siano date soddisfacenti garanzie per il futuro».

Ho risposto tornando in primo luogo ad esporre le considerazioni generali svolte a Barrère (miei telegrammi gabinetto n. 1879 e n. 1899) (l) concludendo che non avevo obiezioni alle formulate richieste fuorché per la frase: «Il non accogliere queste due domande sarà considerato dagli alleati come un atto di ostilità da parte del Governo greco». Il tono irrevocabile di questa frase equivaleva infatti ad una dichiarazione di guerra sub conditione, e ciò era contrario a tutto l'atteggiamento che il R. Governo stimava più utile dovere tenersi ora verso la Grecia. Senza insistere sulle singole parole avrei trovato più consigliabile sostituire alla frase surriferita una del seguente tenore: «In caso

diverso gli alleati si troverebbero costretti a prendere quelle misure che ritenessero necessarie per garantire la sicurezza delle loro truppe in Macedonia».

Soggiunsi però che, nonostante il mio reciso convincimento dell'errore che si sarebbe commesso, non avrei negato la mia adesione alla dichiarazione degli alleati comunque formulata, e ciò per evitare il male maggiore di un manifesto dissidio nel seno dell'Intesa; ma tenevo a dir chiaro il mio pensiero sui pericoli a cui troppo leggermente si andava incontro con lo spingere le cose alla peggio.

Prego V. S. agire in conformità di quanto precede».

(Meno Atene) -Quanto precede per norma di condotta di V. E.

(l) Cfr. nn. 803 e 814.

825

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1918. Roma, 11 dicembre 1916, ore 21.

In data 11 corrente il R. console a Salonicco telegrafa quanto segue:

Ieri, per interessamento delle autorità militari francesi, Coritza è stata proclamata albanese e la bandiera albanese solennemente issata sulla città. Ho telegrafato quanto precede alla R. legazione in Atene (t. 4891/154 del

1'11 dicembre, ore 12). (Meno Parigi) -Nel comunicare telegramma surriferito al R. Ambasciatore a Parigi ho soggiunto quanto segue:

(Per tutti) -Prego chiedere informazioni su quanto precede a codesto Governo osservando che posizione privilegiata stabilita all'Italia in Albania dal patto di Londra ci dà diritto di essere per lo meno consultati su provvedimenti che si prendono a riguardo dell'Albania. Ella vorrà ottenere altresì assicurazioni che questo atto delle autorità militari di Coritza non preluda all'entrata in scena in Albania di Essad pascià che noi desideriamo non abbi più alcuna parte nella politica albanese (2).

826

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2784/484. Londra, 11 dicembre 1916, ore 23,30 (per. ore 4,15 del 12). Mio telegramma n. 481 (3).

Balfour preso stamane possesso è si è subito recato al mare per rimettersi. Sembra che sarà assente 10 giorni. Lo rimpiazzerà Cecil col quale spero di poter

{l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., n. 77.

conferire domani. Oggi non ho potuto vedere nemmeno Hardinge, chiamato di nuovo al Consiglio dei Ministri. A quanto mi ha detto Clarke il Consiglio sta ancora esaminando le decisioni da prendersi circa la Grecia. Questa opinione pubblica sempre più diffidente verso il Re e favorevole a Venizelos insiste nel caldeggiare pronte radicali misure. Da buona fonte ho rilevato che l'eventuale candidatura al trono del Principe Giorgio sarebbe esaminata e incontrerebbe simpatia a Parigi.

(2) -Per la risposta di Salvago Raggi cfr. n. 831. (3) -Cfr. n. 818.
827

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4897/912. Londra, 11 dicembre 1916, ore 23,59 (per. ore 7,40 del 12).

Nuovo Governo ha preso stamane possesso. Avvento al potere Lloyd George rappresenta radicale sconvolgimento interno tradizioni Governo in Inghilterra. Gabinetto propriamente detto (Consiglio dei Ministri) si compone di solo cinque Ministri dei quali uno CBonar La w), Cancelllere dello Scacchiere ed investito funzioni di dirigente lavori parlamentari e di altre attribuzioni speciali del Primo Ministro, non prenderà regolarmente parte alle deliberazioni suoi colleghi. In tale consesso è concentrato sommo potere esecutivo. Gli altri numerosi Ministri, compreso Segretario di Stato per gli Affari Esteri, a quanto si deduce dall'annunzio ufficiale sono semplici Capi dei rispettivi Dipartimenti che Consiglio dei Ministri chiamerà a seconda delle circostanze, per consultazione su tutte le questioni attinenti alla guerra. Si sono creati nuovi titolari di Dipartimenti tra i quali il controllore del vettovagliamento, quello della navigazione sottraendone attribuzioni al Board of Trade. Alcuni fra i nuovi Ministri scelti con generale plauso fra cospicui uomini di affari e professori di Università, non appartengono neppure Parlamento. Etichetta ufficiale nuovo Gabinetto è quella di Ministero nazionale. Sarebbe forse più esatta definizione di Governo personale anzi dittatura di Lloyd George con collaborazione finora compatta e concorde dell'intero partito conservatore, con l rappresentanti autorevoli di quello labourlsta e di alcuni liberali creature di Lloyd George.

Tutti l Ministeri più importanti sono però affidati a conservatori. Partito liberale con relativa poderosa sua organizzazione in tutto il paese è ufficialmente passata all'opposizione.

Contegno dei deputati irlandesi rappresenta tuttora una incognita. Ignorasi pure atteggiamento rappresentanze Trade Unions finora piuttosto osttu a Lloyd George le quali si riuniranno in congresso prossimo gennaio.

Per quanto è possibile giudicare al momento presente non si intravvedono tuttavia pericoli parlamentari. Ciò sia per il caldo leale appoggio promesso dal partito liberale per bocca di Asquith, sia per generale ripugnanza contegno ostile che in questo momento sarebbe antipatriottico, sia finalmente perché Lloyd George è capacissimo di indire nuove elezioni dalle quali i liberali potrebbero oggi uscire malconci. Del resto sulle sorti del nuovo Gabinetto parmi debba prevedibilmente avere precipua influenza futuro andamento della guerra della quale tristi e preoccupanti condizioni presenti cristallizzatesi nella sconfitta romena e negli eventi di Grecia hanno in definitiva permesso successo del complotto contro Asquith da molti mesi tramato e del quale se Lloyd George in perfetta buona fede è stato esponente e beneficiario principale, ispiratore fu Carson e banditore implacabile per semplice sete d'influenza personale lord Northcliffe.

Lloyd George preclaro per audacia, energia, sagacia, rapidità di propositi e di esecuzione fu per giunta finora sempre favorito dalla fortuna di cui nell'interesse generale è da augurargli assistenza nello svolgimento ardua sua impresa.

828

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2791/557. Pietrogrado, 12 dicembre 1916, ore 11,30 (per. ore 24).

Alla proposta francese di deporre Re Costantino e costituire un Governo di cui Venizelos sarebbe il capo, Neratov si dimostra sfavorevole rilevando la problematica utilità di tali misure e la difficoltà pratica di applicarle senza sobbarcarsi pesanti sacrifici che la situazione mal comprenderebbe. Egli è d'avviso che embargo e blocco siano le armi efficaci a disposizione degli alleati, ma si preoccupa in pari tempo delle molestie che la Grecia potrebbe recare all'esercito di Salonicco con guerriglia se non con aperta ostilità e della situazione penosa in cui avrebbero a trovarsi colonie estere.

Neratov non ha formulato proposte concrete. Dall'insieme delle sue parole mi è sembrato desumere che egli vagheggi un modus vivendi da raggiungersi con la pressione delle nostre misure navali c')mbinate con le trattative: le sue idee non erano però chiare in proposito. Egli mi ha detto che avrebbe inviato in giornata a Roma, Londra e Parigi il suo punto di vista.

829

L'AMBASCIATORE A CRISTIANIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. CONFIDENZIALE 2798/229. Cristiania, 12 dicembre 1916, ore 17,0[j (per. ore 0,25 del 13).

Faccio seguito al mio telegramma n. 228 (l). A quanto pare anche da alcune insinuazioni giornalistiche evidentemente inspirate Governo norvegese si proporrebbe di controbilanciare eventuale pres

sione diplomatica britannica con la minaccia di ritirare dalla navigazione tutte le navi norvegesi pronte ai trasporti per gli alleati. A mio remissivo parere se si assumerà davvero un contegno risoluto sin da principio, norvegesi non oseranno attuare la minaccia, perché comprenderanno che se spinti agli estremi, alleati potrebbero anche ricorrere alla requisizione forzata delle loro navi.

Nell'esaminare questione e nel prendere decisioni circa eventuale conflitto della Intesa con la Norvegia occorrerà tener come probabile che Svezia si dichiarerà solidale con quella e perciò sarà opportuno valutare precedentemente e in modo positivo fino a che punto ed in quanto l'appoggio svedese potrà essere corrisposto.

Ho trovato oggi questo Ministro degli affari esteri direi quasi giubilante. A mia domanda circa l'epoca approssimativa nella quale verrebbe la nota tedesca ha risposto che bisogna attendere la dichiarazione odierna del Cancelliere dell'Impero al Reichstag. Avendo io chiesto quale nesso esistesse fra le due cose egli ha replicato che con ogni probabilità Bethmann Hollweg proporrà la pace.

Il Ministro sembrava nutrire illusione che avvenimenti possano riguardarsi come indice di prossima fine della guerra e poi anche delle presenti difficoltà norvegesi.

(l) Cfr. n. 821

830

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1924. Roma, 12 dicembre 1916, ore 21.

Rodd mi comunicava che Balfour non ritiene che la frase da me criticata nel testo della dichiarazione da farsi ad Atene (vedi mio telegramma n. 1914)

Balfour insisteva sulla necessità di fare al più presto il passo collettivo nei termini indicati, che sarebbero stati pienamente accettati dal Governo francese. (Ieri Barrère mi mostrava lo stesso testo, chiedendo la mia opinione). Balfour aveva dato istruzioni a Elliot di prendere imbarco sul piroscafo al Pireo, di presentare, appena assicurato il consenso degli alleati, la nota collettiva al Governo ellenico, chiedendo una risposta entro ventiquattro ore.

Nel caso che entro detto termine non venisse una risposta soddisfacente, di riferirne subito al proprio Governo, informando allo stesso tempo Re Costantino e il Governo ellenico che dopo altre ventiquattro ore la nave sarebbe partita.

Nel caso di una acquiescenza del Governo ellenico alle domande degli al-' leati, si sarebbero mandati sui luoghi gli addetti militari per accertarsi della effettiva esecuzione delle misure richieste.

Ho risposto ripetendo che, per quanto io potessi non approvare ogni atto che tendesse a precipitare gli eventi e a spingere irreparabilmente le cose alla peggio, il R. Governo non avrebbe separata quand méme la sua azione da quella degli alleati; ma che ritenevo fermamente che fosse, più che una imprudenza, un errore ed una procedura poco fair, il non accompagnare, allo stato delle cose, qualunque nostra intimazione di disarmo, di smobilitazione, di sgombro di truppe dalla Tessaglia o del loro trasferimento nel Peloponneso, di consegna di armi, ecc., con una contemporanea dichiarazione degli alleati che essi si impegnavano nel caso affermativo di non permettere che delle concessioni fatte dal Re profittassero sotto nessuna forma Venizelos o i suoi per prevalere a danno dell'autorità regia nella vecchia Grecia, cioè al di qua della già fissata zona neutrale. Era questo il solo modo di rendere possibile al Re di cedere alle esigenze degli alleati la quali dovevano essere palesemente dirette all'unico scopo del garantire la sicurezza delle proprie truppe in Macedonia, e non a quello di mescolarsi delle cose interne della Grecia. Era questo pure l'unico modo di evitare il grave danno di gett!Jre fin da ora l'intera Grecia in braccio ai nostri nemici, non per odio che avesse contro l'Intesa, ma per odio contro il venizelismo.

Ritenevo per fermo che davanti ad una chiara ed esplicita garanzia che dessimo al Re in questo senso, egli avrebbe ceduto, in tutte le cose essenziali per tutela nostra militare, alle nostre richieste quando non si spingessero fino allo esigere che entrasse in guerra al nostro fianco.

Quanto precede per norma di condotta di V. E. (1).

(2) equivalga a una condizionata dichiarazione di guerra, ma semplicemente che ogni non accettazione delle nostre richieste per parte del Governo greco sarebbe da noi considerato come un atto di natura ostile.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 79-80. (2) -Cfr. n. 824.
831

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2789/273. Parigi, 12 dicembre 1916, ore 21 (per. ore 0,15 del13).

Telegramma di V. E. n. 1918 (2).

A cagione della crisi non ancora risolta essendomi impossibile vedere Briand ho parlato con Cambon. Egli ignora il fatto di Coritza e mi ha anzi riferito che giorni or sono il Governo francese, informato che Essad voleva andare a Coritza, telegrafò a Sarrail per dissuaderlo.

Cambon trovando pienamente giustificata l'osservazione ed il timore di

V. E. sul fatto riferitogli ha promesso di telegrafare a Salonicco per assumere informazioni.

(l) -Per la risposta di Imperlali cfr. n. 839. (2) -Cfr. n. 825.
832

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2788/274. Parigi, 12 dicembre 1916, ore 21 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 1914 (1).

Mentre ero da Cambon giunse il telegramma della Ambasciata di Francia a Londra che informava che il Governo inglese telegrafava alle sue Ambasciate di Pietrogrado, Parigi e Roma di mantenere la frase già proposta nell'ultimatum. Cambon mi diceva rendersi conto pienamente delle considerazioni di V. E. e del timore di una precipitazione nelle decisioni degli alleati, soggiungeva, però, che ormai gli sembrava tardi per tornare indietro tanto più dopo il proclama del Ministro della Guerra alle truppe felicitandole del loro contegno contro i nemici e ciò senza precisare se questi siano i soli venizelisti.

833

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2823/563. Pietrogrado, 12 dicembre 1916, ore 21,25 (per. ore... (2) del 15).

Telegramma di V. E. n. 1866 (3). Siccome V. E. lo avrà rilevato da numerosi miei telegrammi, Neratov non si è rifiutato ad entrare nel merito delle nostre rivendicazioni in Asia Minore, astrazion fatta del vilayet di Adana, ma ha formulato delle obiezioni che non ho mancato di combattere con argomenti, a mio rimissivo parere, irrefutabili. La sua idea in sostanza era che, per dare condizioni di vitalità economica al turco, l'Italia dovrebbe appagarsi di una frontiera settentrionale sottostante alla ferrovia di Cassaba e comprendere soltanto la parallela ferrovia Aidin

Konia partendo dal golfo di Scalanova. Ma la conclusione è stata che egli mi ha pregato di considerare le sue osservazioni [come una proposta interlocutoria] e non già come una risposta definitiva (mio telegramma n. 538) (4). Successivamente a varie riprese ha ricominciato a parlare dell'argomento, ma Neratov dicevasi sempre disposto osservare che fra noi due soli non arriveremo a conclusioni definitive e che conviene quindi pazientare fino al momento in cui risolta la crisi ministeriale in Inghilterra e Francia sia possibile di conoscere il pensiero di Londra e Parigi in proposito. Ho fatto [osservare] a Nera

tov che egli stesso aveva meco riconosciuto l'urgenza di addivenire coll'Italia ad un accordo analogo a quello esistente fra le altre tre potenze e ripetutamente l'ho interessato a sollecitare da Londra e Parigi una risposta meno indeterminata di quella che aveva ricevuto. Circa la questione di Palestina Neratov mi ha assicurato:

l. -che fino ad ora nulla fu determinato, salvo il principio che non si ammette il dominio esclusivo di alcuna potenza sui Luoghi Santi e sull'accesso ai medesimi e

2. -che certamente l'Italia interverrà nella trattazione del regime da stabilire nella zona gialla sullo stesso piede e nello stesso modo delle altre potenze. Quanto alla dichiarazione delle tre potenze, giusta la quale esse non chiederanno all'Italia il riconoscimento dei loro accordi né l'appoggio per realizzarli se prima, ecc. Neratov mi ha confidato di non aver mai potuto bene afferrare il significato intrinseco di questa formula escogitata da Grey, ma d'altro canto non aver ravvisato motivo per non associarvisi essendone richiesto. In conclusione mi è sembrato che, senza dirlo esplicitamente, egli riconosce il giustissimo fondamento dell'osservazione fatta da V. E. circa la situazione del tutto negativa riservataci da quella dichiarazione.

(l) -Cfr. n. 824. (2) -Manca l'Indicazione dell'ora d'arrivo. (3) -Cfr. n. 792. (4) -Cfr. n. 740.
834

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2793/485. Londra, 12 dicembre 1916, ore 22,40 (per. ore 4,45 del 13). Telegramma di V. E. n. 1890 (1).

Cecil mi ha oggi letto in via strettamente confidenziale un telegramma del Re Giorgio in risposta a quello del Re Costantino. Ecco sostanzialmente i punti essenziali.

Si esclude qualsiasi connivenza degli alleati col preteso movimento venizelista di cui non avevasi alcun sentore. Si ricorda al Re Costantino impegni da lui assunti con l'Ammiraglio per la consegna delle armi e gli affidamenti dati per il mantenimento dell'ordine pubblico. Si insiste su sentimento di sorpresa e sdegno della opinione pubblica per la premeditata micidiale aggressione contro i marinai alleati e per i maltrattamenti dei venizelisti. Si prende atto della dichiarazione reale di non aver intenzioni ostili contro l'Intesa, ma si fa rilevare la necessità in cui trovansi gli alleati di ottenere riparazione e garanzia per la sicurezza del loro esercito a Salonicco. L'intonazione generale del telegramma mi ha lasciato impressione di gravità e severità.

(l) Cfr. n. 812.

835 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI,

E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1928. Roma, 13 dicembre 1916, ore 20.

De Pianta, nel comunicarmi la nota della Germania con cui questa a nome proprio e dei suoi alleati propone di entrare fin da ora in negoziati di pace, mi dichiarava che tale comunicazione veniva fatta dal Governo Federale nella sua funzione di rappresentante degl'interessi germanici in Italia e di quelli italiani in Germania durante la guerra, ma che esso non intendeva in qualsiasi guisa assumere oggi in proprio alcun ufficio di mediatore.

Ho risposto prendendo atto di ciò. Quanto al merito della nota comunicatami avrei dovuto naturalmente concertarmi coi Governi alleati prima di dare qualsiasi risposta.

Prego V. E. telegrafarmi atteggiamento di codesto Governo (2).

836

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2801/68. Berna, 13 dicembre 1916, ore 20,30 (per. ore 3,15 del 14).

Le dichiarazioni fatte ieri dal Cancelliere dell'Impero al Reichstag e l'incarico dato ai neutri dai nostri quadruplici avversari di proporre la pace alle potenze alleate formano naturalmente ùa ieri sera il precipuo soggetto delle conversazioni. Nei circoli diplomatici dell'Intesa si esclude generalmente la buona fede dei proponenti e la possibilità che la cosa possa avere un seguito pratico. I rappresentanti dei Paesi neutri coi quali ho parlato sono invece un poco meno pessimisti e cullano maggiormente le loro speranze, influenzati forse dai Ministri d'Austria-Ungheria, Germania e di Bulgaria che parlano e riparlano da vari giorni della pace come prossima, dicendo che la quadruplice meraviglierà il mondo colla generosità delle sue condizioni. A Palazzo Federale che rispecchia in questi l'opinione del popolo svizzero si dà al fatto la massima importanza quasi che la Germania ed i suoi alleati fossero veramente e fermamente decisi a fare anche dei sacrifici pur di finirla. Si attendeva con ansia la risposta del Ministro de Pianta che avrebbe dovuto vedere V. E. fin da ieri sera (3).

Ho fatto osservare che probabilmente V. E. doveva concertarsi cogli altri Governi in un passo che toccava con noi i nostri alleati e che mi pareva quindi

probabile che la risposta avrebbe tardato. Interrogato, non ho nascosto il mio pensiero sull'abilità del passo della Germania che oltre a cercare di porre fra noi delle divisioni vuole guadagnarsi colla mostra delle sue aspirazioni pacifiste le simpatie dei neutri. Ho aggiunto che mi lusingavo che per non fare il giuoco degli avversari non avremmo risposto negativamente a priori ma obbligato invece la Germania ad uscire dalla riserva e dire quali sarebbero queste condizioni da servire di base al ristabilimento di una pace durevole. Il Consigliere Federale Hoffman è piuttosto ottimista. Egli sembra credere alla forza dei partiti socialisti che si faranno sentire in questo difficile momento ed alla influenza che esercita sin d'ora sugli animi quel regime dell'arbitrato che varrà, dopo la guerra, a consolidare le frontiere poco forti militarmente. È certo che per non alienarsi le simpatie dell'opinione publica svizzera converrà a noi pure mostrare quanto ci è cara l'idea della pace, facendo poi risultare, dopo che avremo forzato l'avversario a mettere le carte in tavola, che non è nostra colpa se l'Intesa dovrà seguitare la guerra. Noto che nelle 24 ore il marco ha guadagnato su questo mercato 4 punti e la corona 2 e mezzo.

Credo utile poi aggiungere, per quel valore che V. E. vorrà dare all'informazione, che l'inviato ufficioso di Sua Santità sottolinea la supposta larghezza delle concessioni germaniche di cui egli sarebbe stato edotto da più giorni, fra le quali Monsignor Marchetti avrebbe precisato, per ciò che concerne l'Italia, la cessione di Trento, del Friuli e di alcune isole, con esclusione però di Trieste, città libera.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, c!t., pp. 80-81. (2) -Per le risposte di Salvago Raggi e Imperiali cfr., rispettivamente, i nn. 847 e 849, mentre dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Carlottl abbia risposto. (3) -Cfr. n. 835.
837

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2808/568. Pietrogrado, 13 dicembre 1916, ore 21,40 (per. ore 18,05 del 14).

Proposta generica di pace da parte della Germania è qui considerata come un tentativo di impressionare i neutrali e particolarmente gli Stati Uniti America del N or d.

Germania sa perfettamente in precedenza che alleati da essa aggrediti non possono sottomettersi alle condizioni onerose che evidentemente essa imporrebbe ma specula sulle apparenze per farsi nome presso la massa del pubblico di vincitrice generosa, savia e umanitaria. Neratov ritiene inoltre che l'artifigioso gesto del nemico mira a calmare l'apprensione dell'opinione germanica per la disastrosa situazione economica ed a predisporla a nuovi sacrifici per gli urgenti bisogni dello Stato. Neratov opina che gli alleati nel concertarsi per la risposta dovranno a loro volta tener conto dell'impressione che il suo tenore produrrà sui neutrali e sventare i teatrali maneggi germamc1 denunziandoli e ponendo in chiara luce la giustificazione della loro condotta.

838

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2809/487. Londra, 13 dicembre 1916, ore 22,50 (per. ore 21 del 14).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1907 (l).

Ieri intrattenni lungamente Cecil della questione Asia Minore. Ricapitolati i precedenti, dopo osservazioni e rilievi opportuni e conformi a quelli già fatti a Grey, venni alla nota conclusione per dimostrare l'urgenza di una pronta soluzione. Con accento di sincera convinzione Cecil mi disse che per un cumulo di ragioni riteneva anche lui della massima importanza di vedere al più presto risoluta la questione. Personalmente però sembravagli che a raggiungere lo scopo si presterebbe meglio la conversazione a quattro suggerita da Grey, anziché discussioni separate con le loro inevitabili lungaggini e complicazioni. Comunque mi pregava di non considerare come definitive queste sue personali vedute circa migliore e più rapida procedura, riservandosi di tornare sull'argomento dopo averne conferito con i suoi colleghi. Per quanto concerne l'accenno francese all'eventuale concentrazione di negoziati a Londra, credo opportuno ricordare che il progetto non incontrava punto le simpatie di Grey, il quale mostrava chiaramente la sua preferenza per Parigi ed ancora più per Roma. Neanche su questo punto si pronunziò esplicitamente Cecil; ebbi tuttavia impressione che egli, personalmente almeno, la pensasse come Grey le cui vedute, mi risulta, erano condivise anche da Hardinge. Nel corso d'una lunga visita fattami ieri Cambon Paolo non accennò neanche lontanamente all'argomento, ed io mi astenni dal parlargliene (2).

839

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2810/488. Londra, 13 dicembre 1916, ore 22,50 (per. ore 22,35 del 14).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1924 (3).

Ho oggi insistito caldamente con Hardinge nel senso prescrittomi, rappresentando tra l'altro che col dare al Re Costantino assicurazioni da V. E. suggerite venivasi in qualunque eventualità a rinforzare la nostra posizione col costituire una prova tangibile della moderazione, della lealtà, della correttezza di procedere alleati. Hardinge ha risposto che oggi il Gabinetto dopo un nuovo lungo esauriente esame della questione si era pronunziato contro l'introduzione di modificazioni o aggiunte al proposto ultimatum, ritenendo che il ritardarne

(-3) Cfr. n. 830.

più oltre la consegna potrebbe avere gravissime conseguenze per gli interessi generali degli alleati. Hardinge ha aggiunto sembrargli che la divergenza sia cagionata dalla diversità delle informazioni che giungono a Roma e qui da Atene. Qui non si ha più alcuna fiducia nella sincerità del Re Costantino, si ha invece in base a serie prove la convinzione che S. M. il Re, già completamente di cuore e animo con i nemici, mira con tutte queste belle dichiarazioni unicamente a guadagnar tempo, attendendo il momento propizio per gettare la maschera e assalirci alle spalle.

Ho risposto che, ammesso anche tutto ciò, la nota assicurazione inserita all'ultimatum, bene potrebbe fare e mai male. Ha risposto che allo stato attuale delle cose tutto consigliava di non perder tempo in discussioni, altrimenti si riusciva solo a fare il giuoco del Re. Hardinge, naturalmente, per essere portavoce di una decisione del Gabinetto non poteva parlare diversamente. L'accento tuttavia di sincera convinzione col quale egli ha insistito sulle prove delle intenzioni del Re mi ha prodotto tanto più impressione in quanto fino a pochi giorni fa avevo in varie occasioni scorto in lui disposizioni e tendenze alquanto diverse a riguardo del Re Costantino. Cambon, che prima di me era entrato da Hardinge, mi ha letto un telegramma riproducente il proclama diretto dal Re alle sue truppe per encomiare e magnificare le gesta gloriose da esse compiute l'uno e il due dicembre, gesta, osservava ironicamente il collega «consistenti nello aver tirato proditoriamente addosso ai marinai francesi, inglesi e italiani ». A Cambon ho risposto in modo vago, senza commenti. A V. E. però debbo confessare che il proclama del Re in questo momento mi è sembrato per lo meno intempestivo, imprudente e non certo di natura [atta] a dissipare le diffidenze sulle intenzioni amichevoli professate dal Re verso gli alleati. A riguardo del Re ho potuto constatare oggi che anche Benckendorff ha sensibilmente modificato le sue vedute. Collega mi ha detto essere ormai persuaso che il Re è in pratica già nostro nemico e che da parte sua è più prudente aspettarsi qualsiasi atto ostile e premunirsene in tempo.

(l) -Cfr. n. 816, nota l, p. 585. (2) -Rltrasmesso a Parigi e Pletrogrado con t. gab. 1949 del 15 dicembre, ore 21.
840

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4959/760. Pietrogrado, 14 dicembre 1916, ore 12 (per. ore 1 del 17).

Caduta di Bucarest, sebbene in precedenza [prevista] produce penosa impressione nel pubblico russo. Esso comprende vantaggio che il nemico si è assicurato impadronendosi di estesi territori ricchi di grano e petrolio, disponendo liberamente del collegamento da Orsova a Cernavoda quale arteria di rifornimento, restringendo la sua fronte con l'assorbimento di quasi tutta la Valachia, ottenendo il mezzo di elevare una formidabile barriera ai piani di avanzata dei russi. Esso comprende quindi quanto più oneroso stia per divenire il compito della Russia sul teatro orientale, ma in pari tempo il fatto stesso che colà sono in giuoco i suoi più grandi interessi e le finalità più alte della sua guerra, lo scuote ed eccita, allontanando l'effetto deprimente che i

43 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

disastri romeni forse produrranno altrove. Nei circoli militari si è confermato che Alexejev abbia preveduta la caduta di Bucarest e che tutti i suoi sforzi (limitati dalla esiguità e imperfezione delle comunicazioni) abbiano mirato a costituire una solidissima linea difensiva in Romania orientale per essere fra breve raggiunta, dato il continuo affluire di truppe ed artiglierie in quel settore. Ma non pochi ufficiali stimano che nemico non vorrà per ora allontanarsi troppo dalle sue basi d'operazioni e si appagherà di fortificarsi sulla linea conquistata per portarsi al più presto contro la fronte di Salonicco, salvo a riprendere poi una offensiva in grande stile contro la fronte romeno-russa. Essi ritengono pertanto che Russia dovrebbe prevenire questa offensiva, concertarsi con alleati, cercare simultaneamente di attaccare divisioni senza dare loro tempo a fortificarsi.

841

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2814/520. Atene, 14 dicembre 1916, ore 15,10 (per. ore 1,30 del 15).

Maresciallo di Corte è venuto ieri a chiamare la mia attenzione sulla di

scesa nell'Isola di Sira di 500 venizelisti portativi da una nave francese e sul

proclama lanciato a quel popolo dal Comandante di quella nave con cui si

accusa Re Costantino e il Governo di Atene di tradimento contro gli alleati.

In questa azione il Maresciallo ravvisava una ulteriore prova della malafede

della Francia la quale nonostante tutte le dichiarazioni in contrario favorisce

ormai apertamente la rivoluzione anti-dinastica.

Dalle conversazioni scambiate ieri con questo Ministro c!i Francia a proposito delle modificazioni da introdurre nel nostro ultimatum (mio telegramma

n. 519) (l) mi risulta chiaramente che la Francia vuole a tutti i costi la guerra colla Grecia. Vi è quindi da aspettarsi da un momento all'altro da parte del generale Sarrail o della flotta qualche atto di irrimediabile ostilità nonostante tutte istruzioni che il Governo di Parigi ha a più riprese assicurato di aver inviato.

842

IL MINISTRO DEGLi ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 1937. Roma, 14 dicembre 1916, ore 18.

Discorrendo separatamente con Barrère e con Rodd sulla risposta da darsi dagli alleati alla nota germanica che propone i negoziati per la pace (3), consi

gliavo una intonazione che mirasse a sventare le manovre nemiche. Conveniva contrastare innanzi tutto con risolute controaffermazioni le affermazioni dei nemici sulle cause della guerra, sulle condizioni del suo svolgimento e sulla situazione attuale; quindi osservare che per prendere in esame la proposta stessa di apertura di negoziati occorre aver dinanzi le basi sulle quali l'avversario proporrebbe di intavolare lP-trattative.

Finché manchi ogni indicazione di tali basi degli accordi da prendersi, la proposta generica di aprire negoziati prende troppo l'aspetto di una manovra artificiosa e non altro.

E mi fermerei lì senza aggiungere altro.

Con una intonazione siffatta si obbliga il nemico a scoprire le sue batterie, uscendo dall'insidioso equivoco, di affermarsi amico della pace senza spiegare di quale pace germanica egli intende parlare. Non basta l'affermazione che i patti che egli proporrebbe sarebbero intesi ad assicurare l'esistenza, l'onore e il libero sviluppo dei suoi popoli, ma per negoziare utilmente occorre poter in precedenza rendersi conto se quei tali patti soddisfino egualmente ad assicurare i corrispondenti vantaggi anche ai nostri popoli; ossia occorre vedere quale è il senso che il nemico dà alle parole generiche adoperate nella sua nota.

La nostra risposta deve mirare specialmente a mettere nell'imbarazzo il nemico, il quale, con la sua manovra, vorrebbe far apparire che lui in genere vuole la pace e noi no; conciliandosi così tutti gli animi nel suo paese, e fomentando le divisioni nei nostri. Il nemico, di fronte a un invito a spingere le basi dei negoziati proposti, non può mettere innanzi come base dei negoziati lo statu quo ante, perché otto giorni fa ha impegnato le parole imperiali per l'indipendenza della Polonia Russa; e anche perché non vuole inimicarsi all'interno i nazionalisti estremi e gli annesionisti; e non può d'altra parte formulare le sue esigenze conquistatrici, perché si alienerebbe tutti i socialisti e pacifisti germanici, e perderebbe ogni appoggio futuro dei pacifisti della Intesa.

Prego V. E. parlare in questo senso con codesto Ministro degli Affari Esteri e telegrafarmi (l).

(l) -T. gab. 2802/519 del 13 dicembre, ore 23,15, non pubblicato: le modiflcazionl da introdurre nell'ultimatum riguardavano particolari relativi all'evacuazione del nord della Grecia da parte delle truppe elleniche. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 81-82. (3) -Cfr. n. 835.
843

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 1942. Roma, 14 dicembre 1916, ore 22.

Rodd mi riferiva stamane che avendo il Governo romeno chiesto il testo dell'accordo con la Russia riguardante Costantinopoli, il Governo britannico ritiene che dovrebbe alla Romania comunicarsi un testo identico a quello già comunicato al Giappone, cioè: il preambolo (meno la frase a cui obbiettò il

Governo italiano) e il testo completo déi dne aide-mémoires e del memorandum britannico. La Romania dovrebbe allo stesso tempo essere avvertita che tali testi debbono rimanere segreti.

Ho risposto non aver presente la comunicazione fatta al Governo giapponese a proposito di Costantinopoli, ma parermi miglior consiglio il divulgare il meno possibile i testi degli accordi sia del 1915 sia del 1916, tanto più che ogni comunicazione di un documento provocava nuove domande e la necessità di ulteriori spiegazioni. Al più avrei dato notizia alla Romania del solo memoriale russo del 4 marzo 1915 e delle due brevi risposte inglese del 12 marzo e francese del 12 aprile dello stesso anno. Non avrei comunicato il memorandum britannico del 12 marzo 1915; ma la Russia avrebbe potuto più utilmente formulare essa in forma sommaria alla Romania la sostanza degli impegni da lei definitivamente assunti riguardo a Costantinopoli e gli Stretti.

Insistevo poi perché non si accennasse affatto e in nessuna forma ai negoziati anglo-franco-russi del 1916 riguardanti l'Asia Minore.

(l) -Per le risposte cfr. n. 835, nota 2. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, clt., pp. 82-83.
844

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2827/491. Londra, 14 dicembre 1916, ore 22,20 (per. ore 8 del 15).

Teatrale offerta pace da parte del nemico non ha qui recato sorpresa. Hardinge mi disse ieri di non aver ancora ricevuto comunicazione alcuna dall'Ambasciatore degli Stati Uniti. Giudizio concorde della stampa è che l'offerta di pace, determinata precipuamente da necessità interne, ha il puro scopo di produrre impressione favorevole sui neutri e possibilmente seminare la zizzania fra gli alleati. La grande maggioranza dei giornali sdegnosamente esclude a priori ogni possibilità di trattative. Daily News e Manchester Guardian pur dubitando della possibilità dell'accettazione sostengono la convenienza di conoscere ed esaminare le condizioni offerte dalla Germania formulando fiducia ottenere alleati fermo proposito procedere perfettamente accordo.

846

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. U. 1946. Roma, 15 dicembre 1916, ore 11.

(Meno Atene) -R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue: Mare:::ciallo .. » (come nel telegramma n. 520) (1).

(Solo Atene) -Nel comunicare telegramma di V. S. n. 520 ai RR. Ambasciatori a Parigi e Pietrogrado ho aggiunto quanto segue:

(Per tutti) -Prego V. E. richiamare nuovamente seria attenzione codesto Governo sulle gravi conseguenze militari e politiche che possono risultare da ogni atto che precipiti le ostilità colla Grecia, mentre vi è ogni motivo di ritenere che con una semplice assicurazione al Re che alleati non favoriranno predominio Venizelos nella vecchia Grecia si possono ottenere pronte ed efficaci garanzie di disarmo delle truppe regie, sventando i più urgenti pericoli pel corpo di Salonicco.

846. IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1955. Roma, 15 dicembre 1916, ore 17.

(Solo Atene) -Telegramma di V. S. n. 505 (1). (Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue: (Per tutti) -Prego comunicare al Re Costantino seguente risposta al

messaggio che egli ha inviato a S. M. il Re:

S.M. le Roi a appris, avec le plus vif regret, que des désordres aussi graves et sanglant aient pu se vérifier à Athènes. S. M. le Roi a pris acte avec satisfaction de la déclaration de S. M. le Roi Constantin d'après laquelle il ne nourrit aucun dessein contre les Puissances de l'Entente. S. M. le Roi exprime sa confiance que S. M. le Roi des Helènes et Son Gouvernement, s'inspirant aux vrais intéréts de leur Pays, s'abstiendront scrupuleusement de tout acte pouvant troubler les relations avec les Puissances Alliées et soulever des doutes sur l'attitude de la Grèce. Il est maintenant de toute nécessité -et S. M. le Roi d'Italie attire sur ce point la plus sérieuse attention de S. M. le Roi des Hellènes -que les Alliés obtiennent des réparations équitables pour les excès survenus, ainsi que des garanties absolues pour la sureté de leurs armées de Macédoine ».

(l) Cfr. n. 841.

847

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2831/279. Parigi, 15 dicembre 1916, ore 20,25 (per. ore 0,20 del 16). Telegramma di V. E. n. 1928 (2).

Comunicazione nota germanica non è stata finora fatta a Parigi. Con telegramma alle varie Ambasciate alleate Briand esprime il parere che risposta

dovrà essere identica e invita alleati allo scambio di vedute sulle idee che dovranno presiedere nella redazione della risposta. Margerie mi ha detto che Briand non si è ancora fatto un concetto sul testo della risposta. Per conto suo riteneva che questo pure costituendo un fin de non recevoir doveva tenersi conto della opinione dei neutri per contrastare argomenti che Germania farà di tutto per far valere che continuazione della guerra è voluta dagli alleati. Nella risposta non dovrebbe figurare argomento che alleati non possono rispondere senza conoscere condizioni di pace perché ciò darebbe appiglio alla Germania di entrare in discussione.

(l) Cfr. n. 808. !2) Cfr. n. 835.

848

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2826/523. Atene, 15 dicembre 1916, ore 20,50 (per. ore 2,15 del 16).

Ecco il testo della risposta del Governo ellenico al nostro ultimatum di ieri O):

«Le Ministre des Affaires Etrangères a eu l'honneur de recevoir la Note que les Ministres France, Grande Bretagne, Italie et Russie ont bien voulu adresser au Gouvernement Royal.

Désireux de donner une fois de plus une preuve manifeste des sentiments de sincère amitié, dont il n'a pas cessé d'étre animé, vis à vis des Puissances, le Gouvernement Royal accède aux deux demandes y contenues.

Il a déjà donné ordre afin que les déplacements des troupes et des matériels de guerre indiqués dans la Note tr::clmique annexée à l'ultimatum des Puissances. commencent dès aujourd'hui et soient menés aussi rapidement que possible, conformément à la susdite Not2 technique. Un mouvement de troupes vers le Nord n'a pas eu lieu. Tout transport de matériel de guerre vers cette direction sera immédiatement arrété.

Quant à la question des réparations pour les incidents malheureusement survenus contre toute attente le premier décembre entre les troupes alliées et les forces grecques, tout en se référant aux déclarations qu'il a formulées dans son memorandum en date d'avant hier et qui témoignent déjà de sa meilleure volonté de procéder à toute satisfaction légitime, le Gouvernement Royal exprime l'espoir que les Puissances de l'Entente voudrons bien reconsidérer leurs décisions de continuer le blocus contre les cotes et iles grecques, qui pèse sur les rapports entre les Gouver,1f:ments alliés et la Grèce et impressionne opinion publique du Pays et se persuaderont que la meilleure garantie afin que tout malentendu soit écarté à l'avenir, est acquise par le ferme et le plus sincère désir du Gouvernement Royal et du peuple grecs de voir au plus tot confirmées les excellentes relations traditionnelles vis-à-vis des Quatre Puissances et une étroite amitié baséc sur la confiance réciproque.

Le Ministre des Affaires Etrangères de S. M. Hellénique se référant à la Note qu'il a eu l'honneur de remettre aujourd'hui à LL. EE. les Ministres de France, de la Grande Bretagne, de l'Italie et de la Russie déclare au nom du Gouvernement Royal que l'avant dernière phrase de la susdite Note ayant trait à l'ultimatum «un mouvement vers le nord n'a pas eu lieu » implique le sens de la promesse que pareil mouvement n'aura pas lieu aussi à l'avenir».

Come V. E. ben vede si tratta di una accettazione pura e semplice e i miei colleghi Francia e Inghilterra non pos;;;ono mettere in dubbio ciò. Ma essi non sono soddisfatti ed invece di toraare immediatamente ad Atene come il Ministro degli Affari Esteri li ha viva ,,:ente pregati essi continuano a restare a bordo asserendo che non possono tornare senza istruzioni.

Ministro d'Inghilterra parla poi di nuove domande che sarebbero fatte alla Grecia come riparazione dei fatti dell'l e 2 dicembre, domande che nell'intenzione dei miei colleghi dovrebbero essere di nuovo presentate sotto forma di ultimatum. Fra queste domande vi è anche quella di indennità per i venizelisti comunque danneggiati dai fatti del 2 dicembre. V. E. ben intende in quali intrighi ci si metterebbe entrando in questo ordine di idee.

Riferirò man mano a V. E. i tratti essenziali di questa situazione che purtroppo il nostro ultimo passo non ha rischiarato. Vedo sempre più evidente nella Francia il deliberato proposito di far guerra alla Grecia. Oggi stesso dopo la accettazione dell'ultimatum il Ministro di Francia ha voluto trascinarsi in una lunga e penosa discussione se ciò che avevamo ottenuto poteva considerarsi come sufficiente.

Frattanto ciò che mi sembra urgente si è che V. E. mi dia istruzioni relativamente agli italiani imbarcati che sono attualmente circa ottocento.

Non è possibile far restare indefinitivamente i nazionali a bordo. Cosicché conviene decidere, a parte situazione politica ancora troppo incerta per prevedere esattamente la soluzione, se essi debbano partire o es~er invitati a sbarcare (l).

(l) Per le richieste contenute nell'ultimatum presentato dai rappresentanti dell'Intesa al I;'QVerno greco il 14 dicembre, cfr. n. 824.

849

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2858/492. Londra, 15 dicembre 1916, ore 22,35 (per. ore 19,55 del 16). Telegramma di V. E. n. 1928 (2).

Hardinge mi disse oggi non avergli l'Ambasciatore degli Stati Uniti fatto ancora alcuna comunicazione circa le note proposte di pace. Osservò non tra

varsi pertanto in grado di manifestare vedute concrete in merito all'atteggiamento del Governo britannico. In via strettamente confidenziale mi ha poi Ietto un promemoria consegnatoli poco prima da Cambon il quale aveva riassunto alcune sue vedute personali che ad Hardinge sembravano giuste. Nel predetto memorandum esaminato dapprima il probabile scopo della mossa germanica indicandosi quello riferito ieri con mio telegramma n. 491 (1), si viene alla conclusione che l'eventuale risposta di tutti gli alleati grandi e piccoli dovrebbe essere identica. Risposta dovrebbe essere concordata tra le cinque grandi potenze e accettata dalle altre. Punti principali di tale risposta sarebbero:

lo -Protesta contro l'affermazione del Cancelliere imputante l'iniziativa guerra a alleati non meno della Germania desiderosi della pace.

2° -Protesta contro l'attacco barbarico commesso dai tedeschi non solo contro i belligeranti, ma anche contro i neutri.

3° -Rilievo che le proposte in nostro favore delle quali non si indicano le condizioni non possono essere serie V. E. avrà già avuto dalle agenzie telegrafiche notizia delle dichiarazioni fatte ieri alla Camera dei Comuni da Bonar Law il quale ha, a nome del Governo, ripetuto la formula di Asquith: «Alleati esigono adeguate riparazioni per passato, adeguate garanzie per futuro». Sull'argomento, se ristabilito in salute, ritornerà Lloyd George martedì.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 1957 del 16 dicembre, ore 22, quanto segue: «Circa italiani imbarcati è difncile in questo mon1cnto, ccrne Ella con1prende, dar Jcro un consiglio netto specialmente di qua. Ella potrà far loro conosrcre incertezza della situazione ma frattanto invitare a sbarcare quelli che non decidono di voler rimpatriare». (2) -Cfr. n. 835.
850

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4955/768. Pietrogrado, 16 dicembre 1916, ore 9,45 (per. ore 17,50).

Con Ukase oggi comparso viene nominato gerente del Ministero degli Affari Esteri signor Pokrovsky, attuale controllore dell'Impero (e come tale membro del Gabinetto) e consigliere dell'Impero. Carriera di Pokrovsky si è svolta tutta al Ministero delle Finanze dove al tempo di Kokozov fu sostituto del Ministro. Quest'anno presidente delegazione russa alla conferenza economica di Parigi. È uomo di grande capacità e serissima coltura e si può presumere che saprà addentrarsi nelle questioni che dovranno trattarsi e tra altro che egli sarà frattanto di utilissima scorta signor Neratov. Non si è mai direttamente occupato di politica interna, ma gode fama di liberale moderato. Sua nomina sembra destinata a produrre buona impresssione. È noto per suoi l'tentimenti spiccatamente anglofili.

Conosco da parecchio tempo signor Pokrovsky anche perché membro della Camera di commercio italo-russa e lo ho sempre trovato assai favorevolmente disposto a nostro riguardo.

(l) Cfr. n. 844.

851

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 1956. Roma, 16 dicembre 1916, ore 13.

L'Ambasciatore di Spagna mi ha stamane comunicata la nota con cui l'Austria-Ungheria, con termini quasi identici a quelli usati dalla Germania fa la proposta, a nome proprio e degli alleati, di aprire negoziati di pace.

Ho risposto che ringraziavo per la comunicazione e che riguardo ad una eventuale risposta mi riservavo di concertarmi con i Governi Alleati. Ecco il testo della nota austriaca che fu telegrafato al marchese di Villa Urrutia in chiaro:

<< Gouvernement austro-hongrois a adressé aujourd'hui note officielle exposant que l'Autriche-Hongrie, l"Allemagne, la Bulgarie et la Turquie, dont les lignes inébranlables résistent à toute avance et après la rapide victoire obtenue en Roumanie leur assurant la libre communication sans qu'elle puisse etre entravée par aucun blocus et eu égard que c'est pour défendre leur existence et la liberté de leur développement national que ces quatre puissances alliées ont été contraintes à prendre les armes et qu'elles ne cherchent pas l'anéantissement de leurs adversaires, leurs intérets et le respect des droits propres et des autres n'étant nullement incompatibles, conscientes de leur force militaire et économique, et prétes, s'il le faut, à continuer jusqu'au bout la lutte qui leur est imposée, mais animées en méme temps du désir d'arréter flots de sang et mettre fin aux horreurs de la guerre, elles proposent dès à présent entrer en négociations de paix. Elles sont persuadées que les propositions qu'elles proposeraient et qui viseraient à assurer l'existence, l'honneur et le libre développement de leur peuple seraient propres à servir de base au rétablissement d'une paix durable. Si malgré cette offre de paix, la lutte devrait continuer, les quatre Puissances sont déterminées la conduire jusqu'à la fin victorieuse, en déclinant solennellement toute responsabilité devant l'humanité et l'histoire.

Le Gouvernement d'Autriche-Hongrie me prie aussi dans cette Note de demander au Gouvernement Royal d'Espagne de transmettre cette communication au Gouvernement Royal d'Italie. Une Note égale est adressée par chaque de ces quatre Puissances aux respectifs représentants des Etats protecteurs des intérets des susdites puissances dans les pays adversaires. Le texte de cette Note est publié déjà dans la presse de Vienne de cet après-midi ».

852

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2851/284. Parigi, 16 dicembre 1916, ore 20,30 (per. ore 1,20 del 17). e Telegramma 270 (2). di V. E. gabinetto n. 1949 (l) e miei telegrammi nn. 266

Cambon al quale oggi ho rinnovdlato la preghiera di farmi conoscere le intenzioni del Governo francese sul modo sollecitare discussione circa l'Asia Minore mi ha detto ieri che Briand ha telegr::Jato a Londm insistendo per concentrare colà la discussione a quattro. Avcadogli io fatto considerare come apparisca assai giustificato e legittimo il desiderio di V. E. di non ritardare più oltre questa discussione, egli mi ha detLo convenire personalmente nella opportunità di sollecitarla ma sembrargli che una discussione separata era il peggiore metodo per giungere sollecitamente ad una intesa (3).

853

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2866/70. Berna, 16 dicembre 1916, ore 21,45 (per. ore 6,30 del 17).

Consigliere Federale Hoffmann mi ha detto questa mattina che fino a ieri aveva conservato qualche speranza in un'accoglienza favorevole da parte dell'Intesa delle profferte germaniche di pace. A ciò era stato indotto anche da rapporti confidenziali pervenutigli sulle recenti sedute segrete della Camera francese secondo i quali, malgrado ogni apparenza contraria, gli spiriti in Francia sarebbero divisi e le perdite francesi, che starebbero nella proporzione di 11 a 5 colle tedesche, costringerebbero ormai anche i circoli francesi più estremisti ad una certa resipiscenza.

Egli aggiungeva però che dopo le ultime notizie giuntegli soprattutto da Pietrogrado era ormai molto scettico sull'esito del passo fatto dalla nuova Quadruplice.

Il discorso di V. E. (4) ha fatto eccellente impressione a Palazzo Federale per la sostanza e per la forma.

Monsignor Marchetti continua a mettere in giro notizie che appaiono fin troppo particolareggiate sulla larghezza delle eventuali concessioni austro-tedesche anche per quanto più direttamente ci riguarda. Oltre Trento, Friuli italiano, Trieste città libera e Isole, egli parla di mani libere in Albania. Monsi

gnore afferma che la proposta del Cancelliere è indice della momentanea prevalenza del partito di pace in Germania con a capo lo stesso Imperatore, il Cancelliere dell'Impero, Zimmermann. Hindenburg ove profferta pace venisse respinta riceverebbe certamente prevalenza corrente della guerra spietata ad oltranza sostenuta da Tirpitz, Falkenheim e pangermanisti esaltati appoggiati dai conservatori.

Questo Ministro di Germania barone de Romberg non fece cenno a Palazzo Federale ad alcuna particolare concessione che la Germania sarebbe disposta a fare. Si limitò ad escludere in modo positivo che si tratti d'un bluff e ad affermare che l'invito a negoziare prova quanto il desiderio di pace sia forte e sinceramente sentito in Germania.

Anche questo Ministro di Bulgaria che manifesta personali sentimenti di simpatia per l'Italia non cela il suo vivi'3simo desiderio che l'Intesa non rigetti senz'altro la proposta. Questo Ministro dei Paesi Bassi è venuto or ora a riferirmi un colloquio avuto poco prima col Barone Romberg. Questi avrebbe appoggiato ancora una volta sulla larghezza delle concessioni tedesche che rappresenterebbero dei veri sacrifici per la Germania. Romberg avrebbe aggiunto che il Cancelliere dell'Impero non accennò alla loro entità per non dare un'arma ai conservatori che avrebbero manifestato subito la loro vivissima ostilità compromettendo qualsiasi probabilità di ril~~'?ita e forse provocando anche una crisi di Governo.

(l) -Cfr. n. 838, nota 2. (2} Cfr. nn. 811 e 816. (3) -Ritrasmesso a Londra e Pietrogrado con t. gab. 1970 del 17 dicembre, ore 21. t4) Cfr. S. SONNIKo, Discorsi parlamentari, vol. III, Roma, 1925, pp. 55Z-533.
854

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. P. R. PER CORRIERE 2993/493. Londra, 16 dicembre 1916 (1).

Da ottima fonte ebbi seguenti riservate informazioni circa recente crisi. Lloyd George voleva ad ogni costo conservare Asquith, il quale personalmente nell'interesse pubblico non sarebbe stato alieno dal conservare la Presidenza e magari anche dall'entrare come Jord Cancelliere in un Gabinetto costituito da Bonar Law. Mancanza di tatto, pettegolezzi femminili e soprattutto perentorie esclusioni di alcuni Ministri fra i quali Grey. imposte da Carson, e subite da Lloyd George, mandarono a monte combinazione. Fra i Ministri di cui volevasi assolutamente esclusione dal nuovo Gabinetto il primo era Balfour. A questa imposizione si ribellarono Cecil, Long e Chamberlain, dichiarando che non sarebbero entrati in un Gabinetto da cui escludevasi in si malo modo antico capo partito Unionista: e ne sarebbero subito usciti se continuavano indecenti attacchi nei giornali di Northcliffe. Il quale avvertito da Lloyd George e lanciato qualche ultimo fulmine si è deciso a tacere... per il momento almeno. Intervento del nuovo Primo Ministro a tale intento ha acuito ancor più risentimento contro di lui dei liberali. I quali ne hanno dedotta logica conseguenza che la campagna veramente indegna, disgustosa contro Asquith, Grey, Mac Kenna, che si è giunti a qualificare di Gang, era stata se non inspirata almeno

benevolmente tollerata da Lloyd George. Rancore dei liberali si concentra quindi contro persona di Lloyd George e non si estende agli unionisti, dei quali a cominciare da Bonar Law, si riconosce contegno leale e corretto a riguardo di Asquith e Grey. Circa nomina di Balfour al Foreign Office le cose sono andate in questo modo: candidato favorito di Carson e lord Northcliffe era lord Curzon. Notori difetti del suo carattere piuttosto angoloso e sovrattutto il suo fare, forse più in apparenza che in sostanza, burbanzoso dittatorio e cattedratico, cui ho già avuto occasione di accennare precedentemente, hanno inspirata alquanta apprensione per considerazioni attinenti alla cordialità e piacevolezza delle relazioni con le Potenze alleate. Si è ritenuto quindi preferibile non situarlo nel posto da lui per tanti anni agognato, pel quale è sembrato assai meglio qualificato Balfour che alla grande esperienza degli affari accoppia animo gentile maniere dolci e disposizioni concilianti. Balfour però oltre all'essere stanco e malandato in salute, è, anche, a causa della sua mentalità di filosofo, sistematicamente esitante ed indeciso. A volere essere imparziali conviene invero riconoscere che la maggior parte degli errori imputati oggi a Grey, specie nei riguardi delle questioni diplomatico-militari balcaniche, sono in realtà da attribuire precipuamente alle continuate tergiversazioni, obiezioni e difficoltà sollevate appunto ad ogni piè sospinto da Balfour, e contro le quali Grey ebbe il torto di non reagire abbastanza. A temperare tuttavia questi difetti del Segretario di Stato fortunatamente, in larga misura soccorreranno, energia, ampia e profonda conoscenza di tutte le questioni, posseduta dal suo principale collaboratore lord Hardinge. la cui influenza su Balfour, in vista pure delle personali relazioni di antica cordiale amicizia fra loro intercedente, è destinata a farsi utilmente sentire.

In conclusione ritengo dover segnalare l'impressione già in pochi giorni raccolta a tre buone fonti e cioè che la permanenza di Balfour al Foreign Office per un verso o per l'altro, prima e soprattutto per suo personale desiderio, possa non avere lunga durata. Se questa eventualità si verificasse mi venne indicato come il candidato più probabile lord Robert Cecil. E sotto ogni aspetto non vi sarebbe da lagnarsi del mutamento. Ho poi avuto sentore di un intrigo in moto per ripescare Winston Churchill, con somma sua delusione oggi rimasto nella tromba, per metterlo alla testa de Foreign Office. Sulla riuscita di questo intrigo, che sarebbe a quanto pare ordito da mani femminili, ho sentito però esprimere molta incredulità. Si fa intanto già circolare la voce che la pubblicazione imminente delle conclusioni sull'inchiesta dei Dardanelli, costituirà una trionfale rivendicazione per il giovane. impaziente, agitato ma pure indubbiamente intelligentissimo e simpaticissimo Winston, mio ottimo amico, ma tipo scultorio del perfetto arrivista.

(1) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

855

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

RELAZIONE. Roma, 16 dicembre 1916.

Nel considerare la proposta tedesca per la pace si possono fare diverse ipotesi circa la sua origine, gli scopi, lo svolgimento e gli effetti. Anzi, ritengo che sia doveroso di prospettare appunLo le ipotesi nella loro varietà, in modo che le direttive politiche tengano il possibile conto di quelle che, nel computo delle probabilità, appariscono più fondate.

Vorrei prospettare quì una fra le varie ipotesi.

La Germania ha fatto ufficialmente una proposta generica di pace, senza specificazione. La specificazione è stata fatta in Italia in via non ufficiale e non impegnativa (Trento, Isonzo, Trieste città libera, qualche isola). In Russia la specificazione fu fatta da tempo. Si hanno indizii che anche in Francia sia stata fatta e non da ora la specificazione, nel medesimo modo.

In sostanza pare che la Germania offra all'Italia, alla Francia e alla Russia condizioni vantaggiose in senso territoriale (nonché la nota esclusione per gli Stretti), più vantaggiose di quanto comporterebbe la situazione militare strettamente parlando. Dico «in senso territoriale» perché dal discorso del Cancelliere apparisce la volontà di escludere l'altro ramo di condizioni: garanzie per l'avvenire e riparazioni.

È presumibile che nel pensiero dei governanti tedeschi si voglia mantenere sul serw tutte in blocco le vantaggiose condizioni territoriali fatte intravvedere alle tre anzidette potenze?

Non è presumibile quando si consideri la loro mentalità.

E, inoltre, se fosse sincera l'offerta in blocco delle condizioni sussurrate, perché non le avrebbero annunziate ufficialmente? Il desiderato effetto sui neutrali e sulle popolazioni nemiche sarebbe stato tanto più considerevole.

Nella procedura tedesca, dev'essere dunque un altro scopo recondito, che potrebbe essere il seguente.

La Germania avrebbe offerto separatamente in via non impegnativa alle tre potenze condizioni «territoriali» vantaggiose col proposito deliberato di renderle impegnative solamente nei riguardi di quella potenza che prima fosse disposta a darle il corrispettivo del proprio appoggio diplomatico presso gli alleati -in altri termini, a quella potenza che prendesse l'iniziativa diplomatica della « discussione » fra alleati, o per la prima iniziasse conversazioni indirette.

È evidente quanto una consimile attitudine di uno degli alleati sarebbe di essenziale vantaggio per la Germania -ed è evidente che per un tale vantaggio la Germania sarebbe pronta, nel suo proprio interesse, ad impegnarsi per molto favorevoli condizioni, anche con sacrificio suo o di alcun suo alleato.

Ora, l'Italia è fedele al Patto di Londra -e sta bene.

Ma dovremo tener l'occhio aperto affinché nessuno fra i nostri alleati, cedendo alle lusinghe, si riservi e si assicuri segretamente quel vantaggio proprio, che sarebbero il danno dei co-alleati.

Ho detto « segretamente » a ragion veduta. Difatti si rifletta quanto ciò sarebbe agevole alla Germania che ha concentrato in sé la direttiva dei suoi alleati e che possiede lo strumento procedurale della parola impegnativa del suo Imperatore.

Impegni presi per siffatta maniera resterebbero segreti durante le trattative ufficiali per la pace e finché alla Germania converrà -e saranno da essa forse resi pubblici solo successivamente a scopo di provocare recriminazioni interne fra gli attuali nemici e tardivi rimpianti.

Ora, possiamo noi essere assolutamente sicuri che questo pericolo non esiste? Guardiamo il recente passato.

I negozianti condotti e conclusi a nostra insaputa fra i nostri alleati nell'anno corrente, a proposito dell'Asia Minore costituiscono una violazione del Trattato di Londra dell'aprile 1915.

Ricorderò inoltre alcuni fatti di minore importanza che ora mi vengono in mente i quali provano la facilità con cui la Francia e gli alleati trattano fra loro, concludono ed agiscono tenendo il Governo Italiano all'oscuro e mettendolo di fronte al fatto compiuto --e mi limito al recente periodo successivo alla nostra dichiarazione di guerra alla Germania. Politica francese in Albania nei riguardi Essad pascià. Invio di missione francese in Arabia. Comunicazione fatta ad Atene al principio di settembre senza preavvisarci (telegramma 1823) (1). Invio squadra anglo-francese a Pireo senza prevenirci (telegramma partenza 1265) (2). Posizione e compito assegnato alla divisione italiana in Macedonia e atteggiamento del Generale Sarrail. Governatore francese di Castellorizzo (telegramma da Rodi 4HJ9 del 5 ottobre 1916) (3). Conferenza di Boulogne ottobre u.s. (4). Occupazione di Lipso ottobre u.s. (telegramma 2266 da Atene) (5). Trattative d~gli alleati col Giappone per la guerra effettiva. Invio di armi francesi in Abissinia. Blocco delle coste greche senza consenso italiano.

Certamente sarebbe un errore esagerare l'importanza di tali fatti, ma essi costituiscono, a mio credere, la prova di una situazione e di una mentalità. Davanti alle necessità superiori degli interessi vitali potrebbe darsi che

ogni altra considerazione sia messa da parte.

Le parole intransigenti di Briand alla Camera possono essere sincere, e dobbiamo augurarcelo, ma non per ciò si può a priori escludere l'ipotesi contraria.

La conclusione cui vorrei arrivare è dunque la seguente: fare rapidamente il necessario per indagare e accertare se eventualmente esistano conversazioni indirette della Germania con aìcuno dei nostri alleati.

Anzitutto dare ai nostri tre Ambasciatori istruzioni precise, mettendo a loro disposizione mezzi abbondanti. Ma non c'è da illudersi che da essi si possa ottenere grande risultato. Quale per esser nuovo al posto, quale per naturale avversione alla cosiddetta diplomazia sotterranea, quale per massima da qualche tempo adottata, non sono in grado di intraprendere subito utile lavoro in quel senso. Occorrerebbe avere, per contro, abili emissari sottomano. Il nostro Stato Maggiore deve aver pronto qualche utile filo -almeno è da sperare. Inoltre da intraprendere con abbondanti mezzi un lavoro nell'ambiente vaticano, dal quale si potrebbero anche attingere confidenze da fonte tedesca. In Svizzera probabilmente si potrebbe rilevare qualche indizio presso uomini di affari a contatto con uomini di affari francesi.

(-4) Cfr. n. 602, 604 e 607.

(5J T. gab. 2266/392 deJ 12 ottobre, ore 2, non pubblicato: riferiva circa lo sbarco di truppe inglesi nell'isola di Lipso presso il Pireo.

Per quanta cura si ponga attorno al segreto, è da tener presente che ripetute esperienze hanno dimostrato come difficile sia il mantenimento del segreto a Parigi.

Oggi dunque, pur tenendo fermo il caposaldo della nostra politica, che è il patto di Londra relativo alle paci separate; riterrei necessario mettere in opera tutto quanto è possibile per essere informati, ed essere informati a tempo per evitare l'avverarsi di una ipotesi, sia pur molto problematica, che costituirebbe il danno nostro irreparabile.

(l) -Cfr. n. 370. (2) -Cfr. n. 370, nota 6. (3) -T. 4199/3757, non pubblicato: riferiva circa le giUsticazioni del governatore francese di Castellorizzo per il rifiuto opposto alla visita del giornalista Vassallo.
856

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2867/496. Londra, 17 dicembre 1916, ore 2,29 (per. ore 7,45).

Telegramma di V. E. gabinetto 1946 (l).

Cecil mi ha detto non potermi dare risposta concreta dovendo sottoporre all'esame dei colleghi il suggerimento di V. E. circa le assicurazioni al Re di Grecia. Ha tuttavia osservato che, avendo oramai il Re ceduto sul punto essenziale, il pericolo preminente di aggressione contro l'esercito di Salonicco pareva eliminato. Resta ora ad intendersi sulle proposte per le riparazioni, la presentazione e discussione delle quali quando siano approvate da tutti gli alleati, non avranno più carattere perentorio.

Ho replicato che l'acquiescenza del Re alla nostra volontà costituisce ai miei occhi un motivo di più per dargli la nota assicurazione, la quale era pure in perfetta consonanza con le vedute generali delle potenze alleate, altrettanto premurose di proteggere i propri interessi, quanto aliene dal favorire una politica anti-dinastica.

Ha risposto Ceci! questo Governo aver sempre caldeggiato una politica consistente in unione e concordia fra il Re e Venizelos, il quale per conto suo ha fino all'ultimo dimostrato lealismo verso il suo Sovrano. Ho soggiunto che su questo punto era lecito fare qualche riserva ma, comunque senza discutere in proposito, rimaneva il fatto che siffatta politica, per un verso o per l'altro, è ora difficilmente attuabile, vista l'avversione insanabile del Re verso Venizelos che indubbiamente si è atteggiato a capo dei ribelli. Ad una susseguente osservazione, Cecil, mettendo il dito sulla piaga, ha detto che l'opinione pubblica in Inghilterra protesterebbe concorde e vivacemente contro qualsiasi atto avente anche parvenza di un abbandono di Venizelos. Ho risposto che il suggerimento di V. E. non implicava nè in apparenza né in sostanza l'abbandono di Venizelos, mirava soltanto a dimostrare al Re che le potenze, dopo avergli tolto i mezzi di difesa, non lo lascerebbero in balia dei suoi nemici.

Questo al postutto mi pareva semplicemente un atto di equità, che del bene poteva forse fare ma del male certamente no. A mio subordinato parere

se V. E. assolutamente ritiene necessario di dare noti affidamenti sarà bene di significarlo chiaramente agli Ambasciatori alleati subordinando magari alll'accettazione loro l'adesione nostra per discutere le note proposte di riparazione.

(l) Cfr. n. 845.

857

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2857/574. Pietrogrado, 17 dicembre 1916, ore 11 (per. ore 17,50).

Neratov è personalmente d'avviso che alleati debbano rispondere alla proposta di pace del nemico e quanto al modus procedendi che la redazione del progetto di risposta abbia luogo in una capitale da determinarsi, preferibilmente Londra, ove Ministro degli Affari Esteri britannico lo concreterebbe d'accordo ed in collaborazione con i rappresentanti diplomatici alleati.

Il punto di vista russo è dato nelle sue linee generali del comunicato ufficioso che riassumo in separato telegramma (l) e che verrà oggi svolto alla Duma dal nuovo Ministro degli Affari Esteri.

858

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 4996/770. Pietrogrado, 17 dicembre 1916, ore 11 (per. ore 17,30 del 19). Comunicato comparso nei giornali espone apprezzamento ufficiali russi

sulla proposta di pace germanica. In riassunto eccone termini:

Non è prima volta che Germania tenta scaricare sull'Intesa responsabilità guerra più volte per rianimare suo popolo stanco essa ricorse a lusinghiere promesse di pace. Promise pace alle sue truppe per animarle dopo presa Varsavia, dopo schiacciamento Serbia: poi portò suoi tentativi nei paesi neutrali. Non ottenendo risultato alcuno tentò seminare discordia tra Alleati e spargendovi separate trattative di pace. Governo tedesco attua un piano più concreto rivolgendosi ai neutrali perché comunichino ai belligeranti che Germania e suoi alleati sono pronti trattative pace ma chiara appare poca sincerità questa proposta. Di fronte estremi sacrifici che Imperi centrali debbono domandare ai loro popoli essi vogliono infondere loro nuova forza e nuovo coraggio provando come imperi centrali combattono per esistenza; essi propongono pace i nemici la rifiutano e si rendono così responsabili del prolungarsi della guerra. Questa affermazione trova più recisa smentita negli scopi di egemonia che Governo tedesco perseguita nei paesi occupati e conta perseguire in avvenire

come appare dall'ultimo discorso del cancelliere. Nostri nemici avrebbero dovuto capire dalle dichiarazioni degli onorevoli Briand, Boselli che sono unanimi nel riconoscere necessità continuare guerra fino alla vittoria, che le loro proposte di pace sono assolutamente inaccettabili. Ma essi vogliono trarre in inganno opinione pubblica universale. Gravissima sarebbe responsabilità Intesa se accogliesse questo ultimo tentativo Germania valersi attuale situazione per stabilire sua egemonia nell'intera Europa. Ma certamente ferma decisione Intesa continuar;) guerra fino vittoria finale non può venire vinta da nessuna fantastica proposta suoi nemici.

(l) Cfr. n. 858.

859

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2869/525. Atene, 17 dicembre 1916, ore 13,30 (per. ore 20,40).

Mio collega d'Inghiliterra mi ha comunicato seguenti istruzioni del suo Governo:

«Vous proposerez à vos collègues dans le cas où Gouvernement hellénique aurait répondu à l'ultimatum d'une manière satisfaisante et dans Ies limites de temps fixées de lui adresser une nouvelle communication dans Ies termes suivants:

«Les représentants de France Grande Bretagne Italie et Russie ont l'honneur de prendre acte avec satisfaction de la réponse à Ieur communication du premier-quatorze décembre. Ils ont maintenant I'honneur d'inviter l'assentiment du Gouvernement Hellénique aux demandes suivantes de garantie et réparation qui étaient prévues dans le dernier alinéa de la susdite communication:

l. -Interdiction de toute réunion de réservistes en Grèce au nord de I'isthme de Corinthe soit sous forme de ligue soit sous celle de clubs politiques ou sociales; interdiction de port d'arme en public à tout civil.

2. -Rétablissement des diverses contròles alliés sous une forme qui sera discutée avec le Gouvernement hellénique afin de Ies rendre aussi peu vexatoires que possible.

Réparations.

Toutes Ies personnes actuellement détenues pour des raisons politiques seront immédiatement relàchées et ceux qui auraient injustement souffert seront indemnisés.

Une enquète approfondie sera instituée par un tribuna! spécial établi à cet effet, sur Ies événements du premier et deux décembre: tous déclarés coupables d'excès pendant ces deux journées seront punis et toute destruction ou dommage infligé à la propriété de nationaux alliés sera compensée. Le Gouvernement hellénique s'entendra avec Ies gouvernements alliés pour la composition et la procédure du tribuna! d'enquete afin d'en assurer l'efficacité et la stricte impartialité.

44 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

L'officier responsable d'avoir manque de mettre à exécution les assurances données par écrit le 28 novembre par S. M. le Roi à l'Amiral Dartige sera destitué.

Le Gouvernement hellénique offrira des excuses formelles aux Ministres alliés et des drapeaux anglais français italiens et russes seront solennellement salués sur une piace publique d'Athènes en présence de toute la garnison.

Nous ignorons le nombre et la composition des forces grecques qui resteront dans la ville d'Athènes et son voisinage ainsi que dans Ies autres parties de la Grèce septentrionale en dehors de la Thessalie et de l'Epire si Ies demandes contenues dans la Note technique des Attachés Militaires sont remplies. II est à notre avis d'une haute importance que ces forces soient réduites si possibile, aux chiffres absolument indispensables pour les besoins de la police et une demande à cet effet devrait etre formulée comme la première et la plus importante garantie contre un retour de troubles pareils à ceux du premier et deux décembre, mais avant d'ètre en possession de renseignements plus précis sur ce point nous ne sommes pas en mesure de proposer une formule pour cette demande. Veuillez par conséquent nous faire parvenir immédiatement tous les faits relatifs à cette question ».

Prego V. E. telegrafarmi se debbo associarmi a questo nuovo passo (1). Osservo per conto mio:

l. -Sembrerebbe che il Governo dovrebbe disinteressarsi della liberazione, ed inchiesta relativa, dei venizelisti. Si tratta evidentemente di questione interna in cui le sole potenze garanti possono affacciare diritto di intervenire.

2. --Ufficiale da punire non si è ancora potuto determinare; 3. --Le ulteriori misure di ordine militare accennate nell'ultimo paragrafo del progetto, andrebbero a nostro avviso unanimemente prese soltanto dopo che sia stato eseguito quello già ottenuto col nostro ultimatum (2).
860

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 6119/2378. Londra, 17 dicembre 1916 (per. il 22).

Gli avvenimenti di Grecia, che hanno formato l'oggetto delle più efficaci accuse di questa stampa contro la politica di lord Grey, continuano ancora a darle oggi motivo per invocare dal nuovo governo pronti ed energici atti, che valgano a correggere gli errori passati ed a contrastare i pericoli futuri. Secondo questi giornali il Re Costantino si sarebbe dimostrato ormai così palesemente di tendenze e di spiriti germanofili, che pare ovvio non doversi né potersi più prestar fede alcuna alle sue promesse ed ai suoi impegni. Quelle e

questi non avrebbero infatti che un effetto temporeggiatore, tendendo unicamente a dar modo all'esercito del generale Falkenhayn di far la sua strada per raggiungere il corpo alleato di Salonicco, sul quale, al momento opportuno, cadrebbero di certo alle spalle le truppe di Re Costantino.

Ciò pertanto, i giornali insinuano pure, gli alleati dovranno accogliere con molte cautele la recente accettazione del governo ellenico delle loro ultime domande, poiché la reale efficacia di queste dipenderà esclusivamente dal controllo e dalla coercizione che eserciteranno i rappresentanti e le autorità militari delle potenze dell'Intesa sulle disposizioni e sull'azione del governo ellenico. Ed a tal fine unanimemente invocano la necessità di mantenere un rigoroso blocco sulle coste greche e di prevedere la possibilità di misure ancora più drastiche, che potrebbero essere consigliate dallo svolgersi degli avvenimenti, misure, del resto, alle quali già facevo cenno a V. E. col mio telegramma gab. n. 431, in data delli 7 novembre scorso (1).

Ho creduto opportuno riferire a V. E. tali vedute della stampa inglese, perché parmi esse spieghino, in certo modo, l'atteggiamento assunto da questo governo (il quale, per ragioni di politica interna, ha pur bisogno di soddisfare in qualche modo l'aspettazione generale nella sua azione decisa e vigorosa), circa la situazione in Grecia, e mi permetto altresì d'inviarLe, qui unito, alcuni ritagli di giornali recanti commenti sull'argomento stesso (2).

(l) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 866. (2) -Rltrasmesso a Parigi, Londra e Pletrogrado con t. gab. 1986 del 18 dicembre, ore 22.
861

IL MINISTRO A PECHINO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 614/184. Pechino, 17 dicembre 1916 (per. il 26 gennaio 1917).

Per l'uomo di stato, ed ancor di più per il pubblico d'Europa non riesce ae;evolè il formarsi un concetto chiaro o semplificato della situazione politica internazionale in Estremo Oriente, malgrado che essa non sia priva d'una vera importanza, anche negli attuali tragici momenti, in ragione delle possibili sue ripercussioni sull'equilibrio delle forze mondiali.

In generale il pubblico è persuaso in Europa e America della preponderanza giapponese in Estremo Oriente e del suo progresso quasi incontrastato ed incontrastabile; e si ragiona vagamente dell'egemonia nipponica in Cina. Ma con ciò si è ben lungi dall'ottenere una vista d'insieme e dal trovare una guida utile nel vagliare gli avvenimenti politici ed i fattori decisivi di questa parte remota del mondo in quanto i medesimi possano interessare tutte le grandi potenze europee durante la guerra e soprattutto al momento in cui si inizieranno le lunghe e penose trattative di pace.

Ho ritenuto perciò utile il distendere una relazione (3) che riunisca gli elementi organici fondamentali della situazione, tenendo sempre in mente la loro

(3 Cfr. allegato.

eventuale influenza sugli avvenimenti d'Europa. Gli accurati rapporti dei miei predecessori ed in particolar modo del cav. Varè, mi hanno fornito al riguardo molti preziosi dati.

Siccome tale lavoro riesci relativamente diffuso ed esce dal quadro di un semplice rapporto a V. E. ne ho fatto oggetto di uno studio speciale che possa servire eventualmente di punto di partenza e di riferimento per ulteriori notizie su questioni od incidenti locali i quali, considerati isolati, non avrebbero vero significato. Di tali problemi in generale, secondo il mio subordinato parere, non sarebbe nocivo fosse informata anche la nostra pubblica opinione, salvo naturalmente per la parte avente carattere confidenziale.

ALLEGATO.

RELAZIONE SUL PROBLEMA DELL'ESTREMO ORIENTE

La parte importante che potrà avere il Giappone nello svolgimento finale della grande crisi mondiale induce a riassumere e ricapitolare le linee generali del problema quale si presenta nell'Estremo Oriente e particolarmente in Cina, cioè nel campo ove il Governo di Tokio accentra la maggior somma dei suoi interessi.

Per quanto misterioso ed oscuro a molti in Europa appaia l'atteggiamento del Giappone, non riesce arduo ad un osservatore imparziale in Estremo Oriente il ritrovare le linee generali della spinta nipponica e degli sforzi dei suoi principali fattori. Questa linea si può considerare coerente, tenace, improntata ad un senso di profondo orgoglio nazionale, ed, in generale, è giusto riconoscerlo, legittima nelle sue principali aspirazioni.

Il più grave problema interno che si affaccia agli uomini di stato giapponesi consisterebbe ora nell'aumento impressionante della popolazione, destinato ad intensificarsi in seguito alla migrazione di buona parte della popolazione agricola nei grandi centri industriali. Con una popolazione di circa 35 milioni verso la seconda metà del secolo scorso, il Giappone era difatti prevalentemente militare ed agricolo. Ora i censimenti mostrano una cifra superiore ai 55 milioni di cui gran parte accentrata nelle città manufatturiere. Seguendo l'esempio dei paesi meglio organizzati d'Europa, il Giappone cerca di perfezionare il suo industrialismo ed il suo commercio d'esportazione, per soddisfare ai bisogni economici interni. L'eccesso della sua popolazione invano tenta sbocchi proficui negli Stati e nelle colonie anglo-sassoni, i quali, spaventati dalla concorrenza della mano d'opera a vile prezzo, hanno chiuso le porte all'immigrazione gialla mediante le numerose barriere chiamate Asiatic exclusion acts. In fondo del cuor loro, pur feriti nel loro orgoglio nazionale gli uomini più sensati del Giappone finiscono per riconoscere le necessità economiche che presso gli anglo-sassoni dettarono queste misure di protezione economico-sociale e si contenterebbero a questo riguardo di salvare le apparenze e l'onore del loro paese. Pur riconoscendo dunque anche la dottrina di Monroe, essi non possano però, a qualsiasi costo, non esigere in contraccambio il rispetto di una politica di difesa a loro vantaggio in Estremo Oriente, di tutela del loro stesso avvenire più prezioso. La Cina è perciò considerata da loro una riserva, in certo modo esclusiva, per soddisfare ai bisogni morali e materiali della loro razza.

In Cina vengono dunque concentrati nel periodo attuale della storia tutti gli sforzi combinati del Giappone; intorno ad essa i consiglieri del Mikado tessono il loro programma che si può considerare sotto un triplice aspetto: militare per assicurarsi la libertà di commercio e navigazione nel Pacifico con predominio nei mari che bagnano l'Asia orientale; agricolo per la colonizzazione in Manciuria e nella massima parte della Mongolia scarsamente popolate che devono servire di valvola di sicurezza per l'eccesso di popolazione nipponica; economico-industriale per assicurarsi non soltanto uguaglianza di trattamento nei commerci mondiali ma per assicurarsi uno sbocco commerciale con privilegio loro speciale nell'immenso mercato del Celeste Impero.

Per potere mettere rapidamente in esecuzione un simile programma, gli uomini di stato di Tokio coordinano dunque tutti i loro provvedimenti diplomatici e militati, preparano la penetrazione amministrativa e finanziaria in Cina. L'accordo colla Russia raggiunto all'inizio della guerra mondiale fu il primo passo decisivo per l'affermazione della loro politica di predominio. Allontanato il pericolo più grave, quello dell'impero russo, che prima della guerra costituiva l'unico grave ostacolo immediato in Cina, il Giappone si rafforza e si prepara ad eliminare, nei limiti del ragionevole, l'altro temibile concorrente sulla sponda opposta del Pacifico. I metodi della diplomazia giapponese possono conoscersi con abbastanza esattezza studiando le varie fasi dell'annessione dell'Impero di Corea. Ed appunto per combinare un'ulteriore, efficace e rapida avanzata nell'Impero cinese che sembrano esser stati chiamati al potere il conte Tera-Uchi, l'istrumento dell'assorbimento della Corea, ed il visconte Motono, il principale fautore dell'accordo e del riavvicinamento russo-nipponico, ambedue personaggi noti per il loro carattere deciso se pur duttile e cortese nella forma, ambizioso e amante dei rapidi successi di cui essi riportarono non pochi. l'uno nell'amministrazione del paese conquistato e l'altro nel preparare la penetrazione politico-commerciale e la difesa militare giapponese verso la frontiera della Siberia.

Questi due uomini di stato ed il loro rappresentante a Pechino, barone Hayashi, godono fama di non esseTe inferiori ai loro predecessori nell'arte di coprire la realtà brutale a mezzo di artifizi diplomatici e di aver studiato con sapiente cura una rapida gradazione di misure economiche o politiche tali da organizzare saldamente l'egemonia giapponese in Cina, sempre, come nel passato, «in uno spirito di mutua amicizia per i cinesi ». Quest'apparenza di spirito conciliativo che precede qualche nuovo colpo di mano dà luogo ogni tanto a qualche comunicato più o meno ufficioso di Tokio. Cosi il 25 novembre un'agenzia di notizie giapponesi annunziava aver un consiglio di gabinetto in quella capitale deciso che il Giappone non interverrà negli affari interni della Cina in nessun modo, che coopererà con questo paese per la preservazione della pace in Estremo Oriente, che non cercherà più di acquistare maggiori diritti in Cina, né premerà sul governo di Pechino per impiegarvi consiglieri giapponesi ove questi non fossero veramente benvenuti per lo sviluppo del paese.

Questa manifestazione di amicizia non inganna nessuno; anzi essa richiama più che mai le note proposte fatte a Pechino il 18 gennaio 1915 (l) che presero finalmente corpo, salvo alcune modifiche, nell'ultimatum del 7 maggio 1915 (2). Non pochi credono, e non senza fondamento, che il Governo di Tokio non si contenterebbe di sviluppare e consolidare la sua situazione in Manciuria e nella parte orientale e centrale della Mongolia già sostanzialmente garantite al loro predominio da accordi internazionali colla Russia e la Cina, ma sarebbe in cerca di nuovi pretesti per attuare in tutto od in parte le proposte contenute nel gruppo quinto delle sue prime domande alla Cina. Questo gruppo di domande, com'è noto. metterebbe praticamente l'amministrazione cinese in mano dei giapponesi per mezzo dei consiglieri militari e civili e non sarebbe stato abbandonato se non in seguito alle amichevoli osservazioni del governo britannico. Già si travedono i primi segni delle nuove mosse politiche del Giappone: scomparso, dalla scena politica Yua-shi-kai così malauguratamente sostenuto da una parte del mondo politico inglese nonostante l'ostilità palese del Giappone, la repubblica cinese ritenta un ritorno ad una certa vita costituzionale tumultuaria. Questa prova non pare debba esser felice. Il visconte Motono me ne esprimeva lui stesso i suoi personali dubbi. Si sussurra che il Governo di Pechino secondo credono molti potrebbe esser costretto a sciogliere la Camera incapace di funzionare regolarmente. Lo scioglimento minaccerebbe torbidi rivoluzionari nella Cina meridionale. Ecco la mano del Giappone pronta ad intervenire amichevolmente per ristabilire l'ordine che, gli scettici sostengono non senza ragione, agenti giapponesi e denaro giapponese avranno contribuito a distruggere. Un assetto morale e pacifico in Cina non potrebbe, nel concetto e nel desiderio di Tokio, esistere se non per volontà e per forza giapponese.

Se tali sono le imprescindibili tendenze politiche dell'Impero giapponese e le mal celate impazienze del pubblico avido di successi immediati che, solo un governo forte, se gli conviene, può frenare nelle apparenze, giova delineare le posizioni politiche dei vari Stati che fatalmente potrebbero essere, con più o meno efficacia, indotti ad opporsi all'espansione del popolo giallo.

La Russia ha ceduto largamente alla spinta nipponica pur preoccupata e diffidandosi di sempre crescenti pretese e della possibilità di una Cina in avvenire organizzata militarmente ed educata moralmente da un popolo vicino ostile alla razza bianca. Non è senza preoccupazioni che gli ambienti politici militari russi rilevano campagne di stampa in Giappone intese ad ottenere nuove cessioni di linee ferroviarie nella Manciuria settentrionale, libertà di navigazione dello Sungari, facilità di commercio che permettano ai prodotti nipponici di far la concorrenza a prodotti similari russi perfino nel cuore della Siberia e nella ricca regione d::'l Baical. Però tutti gl'indizi sembrano dimostrare che per lungo tempo ancora, sino a che non avverrà un nuovo e più soddisfacente assestamento economico e militare in Europa, gli uomini di stato di Pietrogrado opporranno tutt'al più una resistenza passiva all'invasione nipponica, anche per motivi cui si potrà accennare più oltre.

Assai più delicata sarebbe la posizione dell'Inghilterra in cui parecchi ambienti influenti del mondo commerciale finanziario, aventi in mano le più importanti imprese economiche in Cina, cercano, con ogni mezzo, di arginare l'invadenza nipponica. Tale agitazione ebbe frequenti ripercussioni nella Camera dei Comuni di cui la più notevole avvenne, quando, nonostante tutte le precauzioni diplomatiche di Tokio. venne data una pubblicità alle note domande scritte alla Cina dell'anno scorso. La parte delle domande incluse nel gruppo V, abbandonate poi per interessamento del Foreign Office, avrebbe, come venne a sapere lo spaventato Governo della neo-repubblica, dato il controllo di tutta la Cina al Giappone per mezzo della gendarmeria e dei consiglieri politici e militari. Il Sottosegretario di Stato Neil Primrose qualificò tali sommazioni di «contingenti» inquantoché, nel suo concetto, costituivano un tentativo del Giappone per vedere quale atteggiamento assumerebbe il Governo cinese se il Giappone formulasse certe domande quando la guerra giungerà al suo termine. Nel corso dell'interpellanza svoltasi al riguardo, il Primrose dichiarò: «Il Governo di S.M. non ha obiezioni a che gli interessi giapponesi si estendano in Cina purché tale espansione in nessun modo danneggi gl'interessi inglesi». Queste dichiarazioni del Foreign Office ebbero il doppio scopo di tranquillizzare il Governo cinese e gli ambienti irrequieti dei finanzieri di Londra e di questa colonia inglese, pur aprendo una possibilità di trattare per l'Inghilterra, ed una valvola di sicurezza al riguardo del Giappone che in nessun modo converrebbe in questo momento indisporre eccessivamente. Sotto la vaga formola adottata ufficialmente innanzi alla Camera dei Comuni, viene in realtà nascosta una vera e propria ritirata di cui i segni tangibili si scorgono in varie questioni diplomatiche o economiche attualmente in corso di svolgimento. Basti citarne alcune: atteggiamento remissivo e conciliante di questa Legazione britannica al riguardo di tutte le esigenze giapponesi recentemente manifestatesi in Manciuria ed altrove, sforzi di far moderare gli sfoghi di questa colonia inglese i cui sentimenti anti-nipponici non hanno mancato di suscitare sorda ostilità nel popolo alleato; diffidenza notata fra molti funzionari o personaggi inglesi al riguardo della possibilità di un voltafaccia futuro del Giappone al riguardo della Germania che già fece parecchi tentativi di staccare il Giappone dall'alleanza, necessità quindi di concili:usi. r_nche con sacrifizio di amor proprio, una parte del mondo politico più intransigente di Tokio. I pronostici sarebbero dunque che l'Inghilterra cederà passo a passo su tutte le questioni cinesi, anche nel bacino dello Yangtze, pur tentando di limitare il più possibile le concessioni, e non opporrebbe reslstenza se non qualora il Giappone direttamente o indirettamente minacciasse gl'interessi vitali delle Indie orientali o dell'Australia. Non senza amarezza un personaggio influente del War Office mi diceva, nell'ottobre scorso, come egli, persuaso della nemicizia istintiva dei giapponesi verso gl'inglesi e riflettendo l'opinione del defunto lord Kitchener e molti del suo ambiente versati nelle questioni dell'Estremo Oriente, ritenesse assai probabile che il Giappone, con un pretesto o un altro, avrebbe cercato d'imporre «in via amichevole» l'abolizione del divieto d'immigrazione giapponese in Australia. «Se cosi :wverà come lo temo e lo credo, al momento critico dei negoziati di pace, stimo che saremo costretti a cedere». Se tale è l'impressione nei circoli competenti o dirigenti di Londra, quale affidamento si può prestare alla resistenza inglese nel campo in cui il Giappone cerca di consolidarsi nel Celeste Impero? In realtà chi può infine sostenere che la Cina rappresenta per gli anglo-sassoni una questione vitale e nazionale come per i giapponesi?

Non meno irta di incognite si può considerare la situazione degli Stati Uniti riguardo alla Cina ed al Giappone. Si può ritenere che il pubblico americano è in generale assai male informat"o sul vero stato delle cose in Estremo Oriente. Fra le numerose pubblicazioni in generale superficiali e parziali, comparse nella stampa degli Stati Uniti sulle questioni del Pacifico e dell'Estremo Oriente, una sola pare abbia impostato il problema con vera chiarezza ed accuratezza, quella del Signor Bland (Century Magazine, gennaio 1916) uno dei studiosi più colti della vita e della politica cinese. Il signor Bland accenna con vera maestria e sincerità la parte che vi è di ingiusto nelle pretese americane che, da un lato vorrebbero escludere i giapponesi dal loro continente e dalle loro scuole, e, da un altro lato, vorrebbero imporre ai popoli gialli la porta aperta a benefizio del proprio commercio; egli descrive il rapido progresso del Giappone dopo il tratto di Shimonoseki nel 1895 ed il suo ingresso nella politica internazionale, il suo insanabile risentimento contro l'orgoglio di superiorità di razza europeo e sopratutto anglo-sassone che trovò la sua sanzione tangibile nell'esclusione dell'emigrazione asiatica dai paesi di lingua inglese. Furono queste contraddizioni che facevano umoristicamente esclamare al Wu-ting-fang, allora ministro cinese in Washington, in un banchetto offertogli da una società americana: «Come mai i vostri missionari e le vostre società umanitarie si danno tanta pena per costringere i cinesi ad entrare nella vostra patria celeste, mentre voi ci escludete con tanta inflessibilità dalla vostra patria terrestre»?

Il Bland dunque sostiene che la politica di Monroe sarebbe considerata quale una ingiustizia ed un'offesa morale se essa non sarà accompagnata per parte degli Stati Uniti da un analogo rispetto dei diritti giapponesi in Estremo Oriente. Il principio della porta aperta clamorosamente propugnato dal signor Hay e da vari suoi successori, le proteste ripetute a difesa dell'integrità cinese garantita dal trattato di Portsmouth e da varie altre assicurazioni o dichiarazioni diplomatiche, devono essere, secondo l'autore, relegate fra tante pericolose finzioni. Ma vi è di più: lo spirito americano teorico e filosofico che si esalta all'idea della pace garantita dall'arbitrato obbligatorio, dalla moralità altruistica, dai palazzi di pace alla Carnegie, dalla fratellanza intellettuale fra nazione e democrazia, dal disarmo futuro, costituirebbe un vero pericolo per l'avvenire. Esso genererebbe una fiducia perniciosa ed invoglierebbe un nemico sempre vigile ad armarsi e prepararsi per strappare un ricco bottino mal difeso. L'autore quindi spera che il temperamento filosofico, il quale si proclama troppo fiero per battersi, abbia ceduto dinanzi alla lezione della grande guerra attuale e che il popolo americano, messa al bando ogni illusione, si preparerà decisamente per ogni evenienza, nonostante il Bryanismo e tutti i discorsi umanitari in cui si dilettano numerose società pacifiste. La difesa delle Filippine e il predominio del Pacifico dovrebbero seriamente preoccupare gli uomini di stato a Washington non meno che una partita già quasi perduta \n Cina.

Queste questioni, in cui l'imbroglio cinese rappresenterà una parte non indifferente, in avvenire sorgeranno come un'ombra minacciosa fra le due nazioni rivali. Soltanto una conoscenza perfetta dei problemi colle loro complicate connessure e dei nervi di acciaio, solleciti ad impedire mosse irreflesse, potrebbero prevenire scoppio di conflitto. Pronti e vigili, allora soltanto sicuri nella pace e della pace; tale il giusto concetto.

Intanto crescono le diffidenze reciproche fra America e Giappone: diffidenze tumultuarie, mal informate e contradittorie nella grande repubblica anglo-sassone; diffidenze frenate, silenziose ma attive e molto più profonde nel piccolo popolo giallo. Si moltiplicano i punti di contatto: in Cina, avanzata quasi senza contrasto dell'elemento nipponico in confronto di quello americano il quale si contenta per ora almeno di

qualche blando tentativo di appoggio finanziario al Governo di Pechino, contrastato e risentito dai giapponesi; minacce del Governo di Tokio di riaprire la questione delle scuole di California; trattative giapponesi per avere concessioni nel Messico e particolarmente nella famosa baia di Maddalena che sollevano tempeste di parole nella stampa gialla americana. E tutto ciò viene accompagnato da rumori, a quanto pare fondati, di preparativi navali del Giappone a cui fanno riscontro notizie di nuove costruzioni di grande corazzate votate dal Congresso di Washington.

L'antagonismo fra Stati Uniti e Giappone venne caratterizzato in modo assai sintomatico nel 1911, quando l'Inghilterra rinnovò la sua alleanza col Giappone includendovi la clausola in virtù della quale essa viene liberata dal dovere di assistere il Giappone contro qualsiasi nazione legata colla Gran Bretagna da un trattato d'arbitrato. Il Governo di Londra voleva evitare di trovarsi eventualmente in conflitto cogli Stati Uniti. Il Governo di Tokio chinò il capo, ma diffidente e non può non serbarne intimo rancore nei rapporti coll'alleata.

Dalla grande crisi europea, Giappone e Stati Uniti usciranno, a quanto è facile prevedere, assai più ricchi di denaro e di esperienza militare, e, in conseguenza, più forti. Le riserve d'oro vi si accumulano; le industrie che forniscono armi e munizioni ai belligeranti vi si moltiplicano e perfezionano; vi si forma infine anche una categoria di personale facile a trasformarsi in caso di bisogno in eccellenti ufficiali di riserva. Questi fatti fanno supporre a molti che fra i due paesi suddetti potrà nascere una rivalità sempre più acuta, e che forse intorno a loro potranno avvenire dei raggruppamenti politici interessanti a vigilare. Il Giappone sembra avere un vantaggio notevole, specialmente nel raggio navale-militare che si estende per lo meno sino alle Filippine, alle Indie Neerlandesi e all'Indocina. Solo una combinazione anglo-americana, dopo che la Gran Bretagna avrà restaurato le sue forze dopo un periodo di lungo riposo, potrebbe contrastare il terreno al Giappone e perciò si spiega l'atteggiamento strano, notato dalla Russia e qualche volta sospettato dall'Inghilterra, di molti personaggi giapponesi che ebbero più d'un contatto segreto con funzionari o emissari germanici, contatto ora cessato dopo l'arrivo al potere del Tera-Uchi e le misure in Giappone contro vari istituti germanici. Ma non mancano tuttora voci di tentativi tedeschi di corrompere il Giappone od indurre i popoli gialli a farsi strumenti attivi in alleanza contro le prepotenze anglo-sassoni in Estremo Oriente.

Se tali sono fatti o vaghi pronostici ed impressioni circa la situazione in Estremo

Oriente. gioverà peraltro, in conclusione pratica, accennare ai vari punti su cui il Giap

pone secondo si ritiene, potrà cercare di affermarsi alla vigilia o all'indomani della

pace europea.

In primo luogo la questione cinese: nessuno più pensa a contestare seriamente

l'assoluta supremazia del Giappone in Manciuria ed in Mongolia orientale e centrale

intorno alle quali regioni esiste un accordo russo-nipponico e si concluderanno senza

dubbio nuovi provvedimenti per estendere la zona giapponese. La stampa di Tokio

è chiara sull'argomento e si lamenta di un progresso non abbastanza svelto secondo

essa, accusando perfino il nuovo ministro degli Affari Esteri di non aver portato da

Pietrogrado dei regali abbastanza concreti in cambio dell'amichevole aiuto prestato agli

alleati. Le colonie tedesche di Kiao Ciao e tutta la provincia dello Shantung sono pure

in balia del Giappone che, in virtù di accordi firmati colla Cina, non potrà trovare più

ostacolo di sorta al momento della pace. Basterà qui accennare alle affermazioni giap

ponesi formulate in occasione di tali trattative aventi per scopo di eliminare dalle coste

cinesi la possibilità di nuove concessioni a potenze europee od americane. Oltre a

queste zone non contestate, il Governo di Tokio, secondo si desume da varie afferma

zioni politiche, nei rapporti colla Cina cercherebbe di assicurarsi dei punti d'appoggio

per ora commerciali e più tardi probabilmente anche militari nel Fukien e nelle vici

nanze di Shanghai; cosi abbiamo assistito, proprio in questi giorni, all'istituzione di un

ufficio di polizia ad Amoy con un colpo di mano contro cui non valgono le vive proteste

cinesi per questa lesione della sovranità locale. Secondo l'impressione generale, ten

denza degli uomini di stato giapponesi, al riguardo del resto della Cina compresa la

regione dello Yangtze di cui sinora si mostrava tanto gelosa la politica britannica, sarebbe quello di assumere un certo controllo indiretto o mascherato dell'amministrazione militare e di polizia aumentando il numero dei suoi impiegati o consiglieri politici a servizio della Cina; nulla di più per ora nel programma. Ma tutte le volte che una voce straniera sembra osteggiare direttamente o per bocca del Governo cinese le affermazioni nipponiche, non tarda a farsi sentire una risposta minacciosa pur cortese nella forma che qualifica di poco amichevole l'opposizione frapposta.

È lecito ritenere che per quanto concerne le grandi questioni economiche, di commercio e di navigazione che verranno dibattute in un prossimo avvenire, il Giappone si contenterà di reclamare parità di trattamento cogli altri membri dell'Intesa.

Non manca, come già fu detto sopra, chi paventa il risorgere della questione della emigrazione giapponese nelle colonie britanniche. Questo è forse il punto più oscuro di tutta la situazione. Vi è però da ritenere che gli uomini di stato più sperimentati di Tokio non spingeranno troppo lontano la loro audacia e si contenterebbero di agitare lo spauracchio d'una loro rivendicazione per recedere al momento opportuno in compenso dalla mano libera in Cina. Cosi vi è speranza, forse non infondata. che la delicata questione delle isole Marshall che tanto preme alla suscettibilità dell'Australia e di cui perciò il Governo di Londra non può non tenere il debito conto, verrà amichevolmente risolta. Per motivi analoghi è lecito suppore che tutta l'attività diplomatica giapponese nel Messico o gl'intrighi ad Hawai e al Messico non tendano se non a preparare il terreno per trattare il complesso della situazione in momento propizio. Vi sono indubbiamente sempre più frequenti manifestazioni di un certo imperialismo quale predica il Tokutani, strenuo fautore del «Vangelo della forza, sullo stampo germanico». Alla coscienza nipponica è cara una dottrina di Monroe asiatica di cui, auspice e duce il Giappone, si cerca di coniare varie formule sul tema «l'Asia agli asiatici». Ma questi fenomeni non presenterebbero ancora, per l'attuale periodo storico, segni allarmanti e sarebbero problemi tali da impensierire soltanto in un avvenire difficile a pronosticare.

Velleità di guerra per sostenere situazioni troppo lontane ed interessi né vitali né nazionali, non è presumibile esistano ora presso il consiglio degli anziani. Per la Cina soltanto intransigenza, e seri pericoli di conflitto armato. Su questo è prudente che meditino gli uomini di stato tanto a Washington quanto a Londra. Né principi di integrità né assiomi di porta aperta né timore di guerra potranno fermare il Giappone. Tale affermazione si può considerare pacifica.

Si prevede dunque un lungo periodo di predominio giapponese sull'elemento cinese sotto molteplici forme. E quelli che si dilettano di storia, di sociologia o di etnologia hanno dinanzi a loro un vasto campo per speculare sopra i probabili risultati di questa penetrazione nipponica in un immenso impero di popolazione cosi difficile o meglio impossibile ad assimilarsi. Si ricorda la dominazione mancese che mai poté prendere radici profonde nell'Impero di mezzo. Si citano numerosi esempi di dominatori corrotti dal contatto di un popolo non guerriero ma raffinato ed avviluppante in modo misterioso. Ai posteri l'ardua sentenza. Solo si può arguire, per ora, che le meravigliose qualità di organizzazione e di progresso del Giappone sembrano un poco esagerate presso l'opinione pubblica del mondo come succede di solito verso chi ebbe successo rapido ed inatteso. La forza del Giappone risiederebbe nel sano elemento agricolo e nella casta militare disciplinata e devota al governo, rimasta integra nella vita austera e reclusa del passato. Potranno tutte queste qualità rimanere intatte ora che il Giappone assorbe avidamente non soltanto i perfezionamenti ma anche i vizi della civiltà europea? Ecco un quesito cui i giapponesi stessi più intelligenti non osano rispondere tuttora con chiarezza. Lo stesso visconte Motono recentemente ed altri giapponesi eminenti mi dicevano di vigilare attentamente l'evoluzione delle classi operaie che dimostrano i primi segni dell'infezione socialista la quale potrebbe essere esiziale per le compagini disciplinate dello stato attuale. Essi prevedono che le masse popolari strapperanno poco a poco gran parte del potere ora accentrato in mani intelligenti e vigorose. Dall'insieme di questo vasto problema politico-sociale dipende pure l'avvenire dell'egemonia giapponese in Cina. Potranno o sapranno gli elementi dirigenti dell'Impero del Sol Levante coltivare e conservare lo spirito d'ordine, di giustizia e di moderazione che temprano le razze destinate ad imperare?

In un momento in cui gli avvenimenti incalzano, ci basti, in conclusione, fissare gli sguardi sopra i problemi più urgenti, su quelli cioè, che possano avere ripercussione più immediata nella situazione europea e che quindi interessano anche la nostra politica. Sventare le mene tedesche intese a fomentare gravi dissidi d'interessi tra Gran Bretagna e Giappone; mandare a vuoto analoghi tentativi di preparare il riavvicinamento russo-nipponico-germanico sognato a Berlino in odio all'Inghilterra, di cui affascinano le immense ricchezze, pare debba ora costituire la linea generale politica logica per i Governi dell'Intesa in Estremo Oriente. Su questo ordine di idee rientrerebbe il progetto, propugnato dall'Inghilterra e dalla Russia, accolto dalla Francia, di far entrare la Cina nell'alleanza allo scopo di distruggere i mezzi d'azione, i focolari d'imbroglio dei tedeschi in Estremo Oriente, progetto ora sospeso a causa della opposizione nipponica.

Non si può dimenticare anche nei momenti più gravi e più affannosi i possibili nuovi raggruppamenti delle grandi potenze dopo la pace. Anche le potenze più solidamente costituite e sicure in apparenza, come la Germania, la Russia e la Gran Bretagna, hanno da proteggersi contro insidie o nemici temibili se pure più deboli di struttura. In ciò sta uno dei segreti, presso i paesi meno favoriti dalla natura in forza brutale o ricchezze, ma saviamente governati, per difendersi appoggiandosi sulle leggi compensatrici dell'equilibrio mondiale. Anche in Estremo Oriente si possono riscontrare le manifestazioni tangibili di tali leggi.

(l) -Cfr. n. 675. (2) -Non si pubblicano. (l) -Cfr. serle V, vol. Il, n. 690. (2) -Cfr. serle V, vol. III, n. 652.
862

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2833/575. Pietrogrado, 18 dicembre 1916, ore 11

(per. ore 12,45 del 19).

Nuovo Ministro degli Affari Esteri avendo chiesto venirmi a trovare ho risposto alla cortesia andando io stesso da lui. Egli mi ha detto che teneva anche confermarmi quale Ministro degli Affari Esteri quanto in altra occasione già mi aveva dichiarato circa i suoi sentimenti di sincera ammirazione e viva amicizia pel nostro Paese e mi ha assicurato che fra i compiti più graditi cui dalla nuova carica sarà chiamato egli annovera fra i primi quello di rendere ognora più intime e feconde le relazioni itala-russe. Gli ho risposto in termini analoghi e gli ho espresso la speranza che le sue nuove funzioni gli permettano di conservare vice-presidenza della Camera di Commercio itala-russa. Al che egli ha replicato che assai di buon grado continuerà a far parte di quel benemerito sodalizio nella qualità che gli fu conferita, anche se molteplici occupazioni non gli consentiranno di dedicarvi una notevole attività.

Avendolo io felicitato del successo da lui riportato alla Duma egli mi ha risposto non essersi trattato della sua persona ma dei sentimenti e pensieri da lui manifestati nei quali il Governo e la Rappresentanza nazionale sono irremovibilmente unanimi. Suo discorso, stampato in un milione di esemplari, sarà affisso in tutte le sedi dell'esercito imperiale.

Gli ho vivamente raccomandato di portare al più presto sua attenzione sopra un argomento che ci sta a cuore e che deve interessare tutti gli alleati, sulla conclusione, cioè, degli accordi per l'Asia Minore circa i quali gli ho ripetuto esposizione già fatta a Stiirmer. Egli mi ha assicurato che non appena

preso possesso del suo Dicastero si sarebbe occupato della questione di cui per ora non poteva che riconoscere la grande importanza ed i giusti nostri titoli di volerlo e sollecitamente risolto. Quanto alla politica interna egli mi è sembrato incline all'ottimismo. Punto saliente, superato il quale Governo può ritenersi cqnsolidato, è l'allontanamento dell'impopolare Ministro dell'Interno.

Ora dal linguaggio di Pokrovsky ho tratto impressione che la partenza di Protopopov sia in massima decisa e non si tratta per darvi luogo che di attendere il tempo necessario per riguardo ai suoi protettori.

Impressione prodotta dalla nomina di Pokrovsky è ottima anche nei circoli diplomatici per quanto debba ritenersi che sarà necessario non poco tempo per mettersi al corrente di materia così complicata e numerosa che non ha mai avuto occasione di trattare.

863

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2882/576. Pietrogrado, 18 dicembre 1916, ore 11,30 (per. ore 12,50 del 19).

Ho motivo di ritenere che Buchanan abbia manifestato a Neratov l'opinione che le trattative circa l'Asia Minore dovrebbero avere luogo a Roma anziché a Londra. Neratov, che finora considerava Londra come la sede più indicata del negoziato generale, mi ha detto stamane che «forse» sarebbe preferìbile Roma. Gli ho risposto che in ogni modo mi sembra doveroso da parte alleati:

l. -intrattenere V. E. subito delle loro proposte e

2. -di non procastinare ulteriormente una risposta alle nostre comunicazioni.

Neratov ha cercato giustificare il ritardo con la crisi ministeriale sopravvenuta in Inghilterra, Francia e Russia.

864

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2873/500. Londra, 18 dicembre 1916, ore 23,28 (per. ore 6 del 19).

Mio telegramma n. 487 (l).

Venerdì scorso in un colloquio con Hardinge rinnovai vive insistenze perché si venga al più presto ad una conclusione che permetta, senza ulteriore di·

!azione, di affrettare la soluzione della questione dell'Asia Minore che non può senza pericolo di gravi conseguenze rimanere più a lungo sospesa. Hardinge con alquanta impazienza mi rispose che dell'importanza di tale questione e dell'urgenza di toglierla di mezzo non v'è una persona sola nel Governo che non sia pienamente convinta: che della questione si sta egli personalmente occupando e con speciale interesse; che io doveva armarmi di un poco di pazienza e non drive him to hard tenendo presente la molteplicità e il peso delle sue occupazioni per le quali egli a volte non sa dove dare di testa tanta è la ressa del lavoro. Io gli risposi che le mie, non contestavo, premurissime insistenze sono inspirate da motivi troppo ovvi per necessitare spiegazioni. Desideroso come sono di vedere continuate tra gli alleati relazioni sinceramente cordiali ho fin da principio ritenuto e continuo a ritenere dovere di coscienza aprirmi a chi di diritto e rimuovere al più presto la causa di un serissimo risentimento. Hardinge ripeté da ultimo che se si vuole venire presto ad una conclusione l'unica procedura è la conversazione a quattro e non la discussione separata. Mi ha fatto pure nuovamente capire la sua riluttanza a un'eventuale concentrazione a Londra giustificandola con la predetta ressa lavoro.

(l) Cfr. n. 838.

865

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2879/504. Londra, 18 dicembre 1916, ore 23,28 (per. ore 7 del 19).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 1970 (1).

Seppi oggi che effettivamente è giunto un telegramma dt Bertie annunciante che circa la questione dell'Asia Minore il Governo francese ha manifestato sue vedute a Cambon con l'incarico di spiegare pure i motivi che consigliano a parere Briand il concentramento a Londra della proposta conversazione a quattro. Esaminando la situazione nel suo insieme, in base ai recenti telegrammi comunicatimi, rilevo che da un lato Parigi e Londra evitano con cura di pronunziarsi e dall'altro Pietrogrado continua per quanto accademicamente a sollevare obiezioni contro quello che a mio rimissivo parere deve costituire la base essenziale della condizione sine qua non di qualunque accordo e cioè l'attribuzione all'Italia dell'intero vilayet di Aidin il quale senza Smirne perderebbe considerevolmente di valore davanti alla opinione pubblica italiana. Soltanto il possesso di Smirne potrebbe adeguatamente compensarci di una eventuale rinunzia ad Adana circa la quale, prevedo, al pari di Carlotti, grosse difficoltà. Nel frattempo si ha l'impressione che i tre alleati si stiano preparando alla conversazione col comunicarsi reciprocamente le vedute di cui noi siamo completamente all'oscuro. Se questa impressione è esatta noi ci verremmo, all'inizio della discussione, a trovare nella poco invidiabile situazione di contestare da soli conclusioni eventualmente già concordate, e che non sappiamo

fino a qual punto ci convengano. Pur volendo sorvolare sul passato, ed ammettere le difficoltà in cui trovansi gli alleati di ritornare oggi su conclusioni già concordate, non mi pare ammissibile che essi s'intendano a priori ed a nostra insaputa anche sull'attribuzione, nell'accordo con l'Italia, delle regioni che non formarono oggetto di previe intese. Riterrei ciò stante consigliabile uscire al più presto da questo stato di equivoco e di incertezza dichiarando che noi nell'aderire, per farla finita, alla conversazione a quattro ci aspettiamo che alla medesima gli alleati giungano, beneinteso per la parte delle nostre domande non contemplate nei loro accordi anteriori, non solo con propositi concilianti, ma ancora senza preconcetti e liberi da impegni di sostenere reciprocamente vedute eventualmente contraddicenti alle nostre legittime esigenze. In conversazioni con Grey io ho già adombrato tale concetto. Ma al punto in cui siamo giunti mi sembra opportuna una qualche esplicita e netta dichiarazione in tal senso la quale soltanto V. E. ha la qualità per fare con la necessaria autorità a Rodd e magari pure agli altri due Ambasciatori alleati. Il momento presente, per motivi sui quali è superfluo insistere, parmi specialmente propizio e converrebbe non !asciarlo passare. Posso ingannarmi ma la impressione generale è che qui, all'infuori di Adana e [Smirne] siano piuttosto favorevoli.

L'esperienza però, oramai acquistata in varie circostanze della debolezza del Governo britannico di fronte alla invadenza francese consiglia di premunirei a tempo, lasciando bene intendere che se per spirito di conciliazione potremmo in caso di assoluta necessità accettare qualche piccola equa transazione, siamo assolutamente decisi, quali che possano esserne le conseguenze, a non sottometterei a intollerabili imposizioni. Io non ho potuto ancora vedere Lloyd George indisposto, né credo poter conferire con lui prima della fine della settimana al più presto. Del ritorno di Balfour non si conosce ancora la data. Mio colloquio con entrambi riuscirebbe comunque assai più proficuo se preceduto da quello di V. E. con Rodd, seguito all'occorrenza da ordini telegrafici dei quali darei testuale lettura.

(l) Cfr. n. 852, nota 3.

866

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 1991. Roma, 19 dicembre 1916, ore 21,15.

(Solo Atene) Telegramma di V. S. n. 525 (1). (Meno Atene) Mio telegramma n. 1986 (2). Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) Autorizza V. S. ad associarsi ai suoi colleghi per chiedere al Governo ellenico quanto si contiene nella proposta inglese ai paragrafi l e 2. Concordo con le osservazioni di V. S. sulla convenienza che R. Governo si disinte

\1) Cfr. n. 859. C2) Cfr. n. 859, nota 2, p. 620.

ressi della liberazione, ed inchiesta relativa, dei venizelisti. V. S. non si associerà quindi per questo punto. Se però inchiesta verrà domandata sostenga principii di imparzialità e moderazione. Concordo altresì nell'opportunità che le misure d'ordine militare accennate nell'ultimo paragrafo del progetto vengano prese soltanto dopo che sia stato già eseguito quello già ottenuto con l'ultimatum. Ci conviene che queste misure sieno prese ma occorre esigerle con la debita prudenza. Ella vorrà quindi armonizzare la sua condotta a questi concetti, cercando di temperare in genere tutto il tono della nota.

867

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI. E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 1992. Roma, 19 dicembre 1916, ore 21.

Barrère mi comunica che Brian.d propone, di formulare, lui, in unione con gli Ambasciatori degli alleati a Parigi, il testo della risposta alla proposta nemica di apertura di trattative di pace (2), testo che sarebbe quindi comunicato ai vari Governi per la loro approvazione. Tale proposta avrebbe già avuta l'adesione dei Governi inglese e russo.

Ho risposto che finora avevo saputo di una proposta russa che il testo si redigesse a Londra con analoga procedura, e che avevo data la mia adesione, ma che per me ero egualmente disposto a consentire che la riunione avvenisse a Parigi o a Londra (3).

868

IL MINISTRO DEGLI ESTRI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (4)

T. GAB. 1993. Roma, 19 dicembre 1916, ore 21.

(Solo Atene) -Ho telegrafato ai R. Ambasciatori a Parigi, Londra e Pietrogrado quanto segue:

(Per tutti) -Ho insistito stamane presso Barrère sulla necessità di unire alle nuove richieste da presentarsi alla Grecia per riparazioni in conseguenza dei fatti del lo dicembre, una qualche dichiarazione esplicita che garantisca

che gli alleati non permetteranno a Venizelos di prevalersi a proprio profitto nei limiti della vecchia Grecia del disarmo imposto al Re per la maggiora sicurezza delle truppe dell'Intesa. Gli alleati dovevano ormai rendersi conto del primo loro grande errore di sopravalutazione del movimento venizelista; e una volta assicuratici contro qualunque possibile tradimento dell'esercito ellenico, era oggi uno sbaglio, oltrechè una ingiustizia, mescolarci delle cose interne della Grecia. Ci attiravamo addosso tutta l'odiosità di procedimenti sostanzialmente analoghi a quelli pel cui uso nel Belgio denunziavamo la Germania dinanzi al mondo civile; indebolendo con ciò la nostra forza morale senza nemmeno il compenso di alcun incremento valutabile di forza materiale. Il dare al Re una assicurazione che le sue concessioni agli alleati non implicavano alcuna sua resa dinanzi ai suoi nemici interni non significava d'altra parte alcun abbandono di Venizelos per parte degli alleati. Ciascuna delle due parti resterebbe padrona e sicura nel territorio attualmente posseduto, con libera facoltà per ogni cittadino greco di passare dall'uno all'altro campo. Se gli alleati non consentivano in queste mie vedute, non me la sentivo di associarmi in alcuna guisa ad ulteriori passi sopra una via che ritenevo profondamente sbagliata così pei suoi effetti morali come per quelli materiali.

Prego parlare con codesto Ministro degli Affari Esteri nel senso surriferito e telegrafarmi (l).

(l) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., p. 83. (2) -Cfr. n. 851. (3) -Imperiali rispose con t. gab. 2910/513 del 21 dicembre, ore 22,20, quanto segue: «Cecll mi disse ieri che la proposta di concentrare a Parigi redazione nota responslva a quella germaO'lica emana da Londra e fu motivata da considerazioni di opportunità in quanto si ritiene che un documento redatto a Parigi produrrebbe a priori più favorevole impressione sul grosso pubblico americano». (4) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 83-84.
869

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. P. R. 2890/506. Londra, 19 dicembre 1916, ore 22,36 (per. ore 5,40 del 20).

Circa proposta di pace il Re mi manifestò ieri vedute consoni ai noti sentimenti generali di questa opinione pubblica. Sua Maestà insistette specialmente sulla necessità che gli alleati siano più che mai compatti e solidali per non cader nel tranello teso dai tedeschi, con lo scopo evidente di seminare zizzania e diffidenza. Con pazienza e tenacia di propositi ed energia di azione la vittoria finale non può essere dubbia. Avendo io accennato ad un risveglio di attività pacifista nei circoli radicali, replicò Sua Maestà rappresentare essi un'infima minoranza in assoluto contrasto con le disposizioni dominanti nella maggioranza del popolo britannico. Sua Maestà manifestava anzi la sua ferma convinzione che qui scoppierebbe la rivoluzione se oggi il Governo consentisse a pace inconclusiva. Degli sfortunati eventi in Romania il Re faceva ricadere la responsabilità principalmente sulla inettitudine di quel Governo insipiente e presuntuoso, constatava e deplorava la dimostrazione pratica di completa inefficienza e facile demoralizzazione di quelle truppe, osservando riescirgli tuttora

incomprensibile la così rapida liquefazione di un esercito di 500.000 uomini. Osservai a mia volta sembrarmi una non indifferente responsabilità ricade pure sull'Intesa che dopo 19 mesi di negoziati oltre a non essersi resa esatto conto delle condizioni materiali e morali dell'esercito Romania, ha omesso di prendere in tempo quelle elementari precauzioni che certo i tedeschi non avrebbero tralasciate, imponendo cioè alla Romania di seguire direttive strategiche giovevoli al vero interesse suo e della causa comune, mentre si è invece tollerato che essa abbindolata dall'astuzia del Re di Bulgaria anziché vigorosamente attaccare i bulgari prima dell'arrivo dei soccorsi si lanciasse con tanta imperdonabile leggerezza nell'avventura militare in Transilvania di cui fin da principio si riconoscevano i pericoli e le prevedibili conseguenze.

Osservò Sua Maestà avere i fatti dato ragione ad Alexejev che, dopo il rifiuto romeno di entrare in campo al momento veramente propizio, ossia nel giugno, reputava preferibile !asciarla tranquillamente perdurare nella sua neutralità.

Un semplice accenno agli affari di Grecia provocò di scatto le solite aspre recriminazioni del Re contro Sarrail e Guillemin. Aggiunse Sua Maestà che personalmente condivideva vedute moderatrici di V. E. È d'altra parte incontestabile che il contegno avventato e imprudente del Re, della cui lealtà egli non dubita, ha generato in tutta l'opinione pubblica inglese un sentimento dl profonda antipatia e diffidenza mentre, per naturale contraccolpo, sono ancora più cresciute le simpatia verso Venizelos; antipatie e simpatie si sono estese se non a tutti i membri del Governo, certamente ad alcuni importanti ministri. Contro tale corrente a lui riesce oltremodo difficile reagire, le strette relazioni di famiglia col Re di Grecia imponendogli riserve ancora maggiori.

Voleva comunque sperare che si trovi modo di giungere ad una soluzione che dia agli alleati ampie garanzie, evitando di spingere il Re nelle braccia del suoi nemici.

(l) Per le risposte dl Carlottl e De Bosdari cfr. rispettivamente 1 nn. 900 e 873. SalvagoRaggi rispose con t. gab. 2906/290 del 21 dicembre, ore 15,10 dl non essere riuscito a conoscere le decisioni del Governo francese circa la proposta dl Sonnino, mentre non risulta dall'esame della corrispondenza telegrafica che Imperlali abbia risposto.

870

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 1994. Roma, 20 dicembre 1916, ore 20.

Coromylas mi annunziava che Re Costantino gli aveva trasmesso per telegrafo una lettera per S. M. il Re che mi avrebbe rimesso più tardi.

Ho risposto che appena ricevuta l'avrei comunicata al nostro Augusto Sovrano. Aggiungevo che se avessi potuto dare un consiglio, sarebbe stato quello a Re Costantino di esporre meno la propria persona in tutta questa difficile situazione politica, e di valersi di più nelle presenti contingenze dell'opera di uomini politici responsabili per sostenere le ragioni del Governo ellenico.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 84.

871 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI,

E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 2001. Roma, 20 dicembre 1916, ore 21.

Giers mi comunicava avere la Russia proposto che si incaricasse Londra di formulare il progetto di risposta alle note tedesche, ma il Governo inglese non aveva accettato, proponendo invece che l'incarico venisse affidato a Briand, il quale dovrebbe poi presentare la risposta stessa a nome di tutti gli Stati alleati grandi e piccoli all'Ambasciatore degli Stati Uniti perché la comunicasse alle quattro potenze nemiche.

Ho detto che accettavo questa proposta inglese, con l'intesa che il testo formulato da Briand debba essere pure approvato dai vari Governi. Quanto al presentare la risposta da un solo Stato per conto degli altri, o presentare da ogni Governo una identica risposta concordata me ne rimettevo al parere degli altri.

872

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. UU. 2899/507. Londra, 20 dicembre 1916, ore 23 (per. ore 4,45 del 21).

Ho veduto testé Cecil il quale mi ha informato di una nota stamane consegnatagli da questo Ambasciatore degli Stati Uniti.

In quel documento redatto nel solito pomposo e grande eloquente stile del Governo di Washington, dopo una serie di considerazioni esposte, viene formulata in termini molto cortesi la proposta che tutti i belligeranti espongano le condizioni alle quali sarebbero disposti a concludere la pace. Nel consegnare la nota Page ha dato lettura di un telegramma di accompagnamento nel quale Cecil ha rilevato una frase sonante ad un di presso che «il Presidente incontrerebbe difficoltà a spiegare una risposta negativa». Cecil non aveva naturalmente l'aria compiaciuta per tale comunicazione, aggiungeva tuttavia che essa non l'aveva troppo sorpreso. Conveniva nell'impressione mia che la mossa americana può metterei in imbarazzo ed osservava in conclusione che la redazione della comunicazione responsiva sarà anche più difficile di quella della risposta alla Germania. Nota identica dovendo, a quanto mi ha detto Cecil, essere rimessa domani al nostro Governo mi affretto avvertirla d'urgenza perché la comunicazione trovi V. E. già prevenuta.

45 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

873

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2900/532. Atene, 20 dicembre 1916, ore 23,10 (per. ore 1,30 del 21).

Telegrammi di V. E. nn. 1991 e 1993 (1).

Ho discusso oggi coi miei colleghi secondo le direttive datemi in essi telegrammi il testo della nostra comunicazione. Nelle parti cui V. E. mi ha autorizzato ad aderire ed anche nella parte concernente l'inchiesta sui maltratta

menti ai venizelisti ho ottenuto parecchie modificazioni di forma in senso più mite. Ministro di Francia ci chiede aggiungere alla nota il periodo seguente:

«En meme temps les Ministres alliés sont chargés par leurs Gouvernements de rappeler au Gouvernement Hellénique que des nécessités d'ordre militaire pourront les amener à débarquer des troupes à Itea et à les diriger sur Salonique par la voie ferrée de Larissa ».

Quanto alla dichiarazione che V. E. esige nel secondo dei citati telegrammi avrei ottenuto formula seguente:

« Les Gouvernements alliés prennent d'autre part vis-à-vis du Gouvernement Hellénique l'engagement forme! de ne pas permettre aux forces armées du Gouvernement de la défense nationale de profiter de la retraite des troupes royales de la Thessalie et de l'Epire, pour franchir la zone neutre telle qu'elle a été établie d'accord avec le Gouvernement Hellénique ».

Prego V. E. telegrafarmi se posso consentire a questa aggiunta di cui sopra e se quest'ultima forma sembra a V. E. soddisfacente. Miei colleghi mi chiedono vivamente di aderire anche alla parte che riguarda l'inchiesta sui venizelisti. Forse se la forma di grazia viene accettata dai tre Governi alleati potremo loro dare questa concessione tanto più che la nostra presenza nella commissione di inchiesta potrà essere per i greci una garanzia che essa non sarà troppo invasa da spirito di parte.

Anche su questo attenderò ulteriori e definitive istruzioni di V. E. (2).

874

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. N. 2913/361. Washington, 20 dicembre 1916, ore (per. ore 20 del 21).

Segretario di Stato nell'inviarmi in questo momento con sua lettera il testo della comunicazione che i rappresentanti americani presso Paesi belligeranti hanno avuto istruzioni di presentare fin dal 18 corrente ai rispettivi Governi

in nome Wilson circa la pace e che i giornali pubblicheranno domani mattina mi invita a conferire con lui domani 21. Uguale invito hanno ricevuto i miei colleghi.

(l) -Cfr. n. 866 e 868. (2) -Per la risposta d! Sonnino cfr. n. 879.
875

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2924/515. Londra, 21 dicembre 1916, ore 22,20 (per. ore 5,40 del 22).

Mio telegramma n. 506 (l).

Hardinge cui ho rinnovato testè le premure rivolte ieri a Ceci!, mi ha risposto che aveva poco prima ricevuto comunicazione di due radiotelegrammi intercettati e decifrati di cui credeva utile darmi confidenziale lettura per opportuna informazione di V. E. Trattasi di due radiotelegrammi inviati in data 14 e 16 corrente dall'Imperatore alla Regina di Grecia. Riassumo alla meglio non avendo potuto prendere appunti. S. M. si rallegra con Augusti Congiunti per fermezza del loro contegno di fronte al nemico e per fedeltà dell'Esercito e della Marina, confida [che i nemici si] ritireranno presto: dà alcune istruzioni per predisposizione del movimento delle truppe che sono destinate ad operare contro l'esercito di Sarrail, chiede quanto danaro, armi e munizioni occorrono, raccomanda operazioni preliminari da compiersi da Caramitis (probabilmente un capo banda), annunzia Falkenhaim, ora a Berlino, pronto a recarsi a Larissa al primo cenno, si rallegra per l'efficace cooperazione del valoroso esercito greco alla imminente rapida vittoria della sua campagna in Macedonia, esorta a confidare nell'aiuto divino e nella sua inalterabile amici

zia, ecc. Lettura messaggi imperiali lascerebbe [una] penosa impressione, nel senso che essi rivelano non una situazione nuova, ma piuttosto lo svolgimento di un piano preordinato.

Avendo chiesto ad Hardinge se egli era sicuro della autenticità dei radiotelegrammi, ha replicato che non poteva ammettere menomo dubbio sulla sincerità di documenti statigli ufficialmente comunicati e che del resto non fanno che confermare informazioni già note.

Alla domanda di Hardinge per sapere se io insistevo alla mia volta sulla predetta dichiarazione al Re di Grecia ho risposto avrei riferito e chiesto ordini di V. E. (2).

Qualora i due messaggi siano genuini la prova del tradimento di Re Costantino e della malafede dimostrata nelle enfatiche dichiarazioni telegrafate a

S. M. il Re ed al Sovrano d'Inghilterra e di Russia apparirebbe veramente schiacciante. Benckendorff mi ripeteva oggi essere egli oramai convinto in modo assoluto che il Re ha agito tutto il tempo in pieno accordo con l'Imperatore, col quale collega fermamente ritiene deve S. M. essere vincolato da segrete intese.

(l) -Cfr. n. 869. (2) -Per la risposta di Sonnino cfr. n. 888.
876 L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2907/516. Londra, 21 dicembre 1916, ore 22,20 (per. ore 3,06 del 22).

Tanto Cambon quanto Benckendorff erano oggi naturalmente annoiati ma punto preoccupati per la mossa del Presidente.

Cambon si doleva pure della pubblicazione della nota già avvenuta stamane nei giornali americani. Questo scorretto procedimento perfettamente in consonanza con le tradizioni del Governo degli Stati Uniti non ha punto meravigliato me che ne fui appunto vittima nel 1891 (l) allorquando mentre stavo redigendo il telegramma per riassumere testo di una nota consegnatami mezz'ora prima circa incidente Nuova Orléans ebbi sgradita sorpresa di leggerne il testo integrale nei giornali del pomeriggio.

Hardinge osservava in tesi generale che occorrerà a suo parere prendere tempo a rispondere e a suo tempo redigere comunicazione cortesissima nella forma ma ferma nella sostanza. Per la mia esperienza di cinque anni di America ho manifestato ad Hardinge viva speranza che la stampa dei Paesi alleati si mantenga calma, commenti il meno possibile la mossa del Presidente e soprattutto si astenga scrupolosamente dal fare recriminazioni e doglianze concepite in tono da ferire la morbosa suscettibilità degli americani, sensibilissimi alla adulazione e insofferenti di qualsiasi critica dell'Europa. Con tale contegno si può sperare in una salutare reazione tra i moltissimi fautori degli alleati e col tempo prevedere forse pure che la nota del Presidente abbia seguito analogo a quello delle numerose precedenti comunicazioni alla Germania. Se per contro si cominciano aspre campagne si riesce soltanto a fare il giuoco dei nemici determinando in America un forte movimento dell'opinione pubblica in sostegno azione del Presidente.

In queste mie personali vedute il Segretario di Stato ha pienamente convenuto. Persona che ha parlato con Lloyd George mi riferiva averlo trovato partigiano di un contegno fermo e deciso. Questione sarà esaminata a fondo sabato prossimo dal Gabinetto.

877

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A WASIDNGTON, MACCHI DI CELLERE

T. GAB. 2007. Roma, 21 dicembre 1916, ore 23.

Questo Ambasciatore di America, nel comunicarmi martedì la nota germanica per la pace (2), mi ha dichiarato che mentre i rappresentanti degli

Stati Uniti facevano la comunicazione suddetta pel solo conto dei Governi

proponenti e non già in alcun modo come rappresentanti del Governo degli

Stati Uniti, il Governo americano si interessa vivamente al risultato di queste

inaspettate aperture ed apprezzerebbe molto una notizia confidenziale sul carat

tere e sui propositi della risposta che verrà data; e che lo stesso Governo

americano intenderebbe tra poco fare alcune importanti comunicazioni riguar

danti i manifesti interessi delle nazioni neutrali e dell'umanità, sulle quali

richiamava la più seria attenzione.

Il signor Page ha avuto istruzioni di significare che il suo Governo non faceva queste comunicazioni in questo momento non ostante la propizia occasione offerta dalle attuali aperture delle Potenze centrali, e ciò perché non desiderava connetterle con tali aperture né desiderava si interpretassero in alcun modo come un tentativo di mediazione.

Il Governo americano pensava infatti presentare queste comunicazioni di sua sola propria iniziativa, già prima di avere qualsiasi notizia del presente atteggiamento e proposte dei Governi centrali. Il Governo americano farà le stesse comunicazioni alle Potenze centrali e desidera farle quasi immediatamente, se fosse necessario; ma senza associarle alle aperture di qualsiasi gruppo di belligeranti.

Sembra al Governo americano che le attuali aperture abbiano creato una opportunità impensata per considerare nel suo insieme la situazione mondiale, ma gli Stati Uniti avrebbero creato essi stessi questa occasione se le cose si fossero svolte diversamente.

Ho risposto che non potevo che felicitarmi che il Governo americano avesse soprasseduto a fare le comunicazioni che aveva in mente, per distanziarle dalla presentazione della nota delle Potenze centrali, e che ogni maggior lasso di tempo che intercedesse tra i due passi e le relative discussioni non potrebbe che giovare alla causa che aveva a cuore il presidente Wilson.

(l) -Imperlall fu In servizio presso l'ambasciata a Washington dal 1889 al 1895 in qualità di segretario d! legazione. (2) -Cfr. SONNINO, Diario, clt., 19 dicembre, p. 84.
878

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE (1)

T. GAB. 2008. Roma, 21 dicembre 1916, ore 23.

(Solo Washington) -Ho telegrafato ai RR. Ambasciatori a Londra, Parigi e Pietrogrado quanto segue:

(Per tutti) -Questa Ambasciata d'America mi ha presentato oggi giovedl la comunicazione del Segretario di Stato Lansing, di cui Ella potrà facilmente procurarsi il testo costà (2).

Ho risposto che avrei riferito ai colleghi e mi sarei consultato coi Governl alleati, prima di dare qualsiasi risposta.

Nella conversazione che seguì ho ricordato a Page che, ringraziandolo ieri l'altro per la precedente sua comunicazione (l) in cui mi informava che il presidente aveva avuto in animo di fare qualche passo verso i belligeranti relativamente alla guerra e alla situazione generale ma ci aveva poi rinunziato pel momento per evitare ogni apparenza di connessione tra il passo stesso e l'ultima mossa germanica, io mi ero rallegrato con lui di tale proposito di rinvio non ritenendo che la contemporaneità o quasi dei due passi potesse giovare alla causa che stava a cuore al presidente Wilson.

Intanto in questi giorni vi erano state a Pietrogrado, a Londra, a Parigi e anche a Roma le varie manifestazioni parlamentari che costituivano pure per sè stesse dei fatti positivi che non potevano non influire sulla situazione.

Prego V. E. telegrafarmi atteggiamento di codesto Governo di fronte alla nota Lansing (2).

(l) Ed. ln SONNINO, Diario, clt., p. 85.

(2) Cfr. Papers re!ating to the Foreign Re!ations ot the United States, 1916, Supp!ement, The Wor!d War, Washlngton, 1929, pp. 97-99.

879

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 2010. Roma, 21 dicembre 1916, ore 22.

(Meno Atene) -R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue: «Ho discorso oggi...» (come nel telegramma n. 2900/532) (3).

Ho risposto a Bosdari quanto segue:

(Solo Atene) -Telegramma di V. S. n. 532.

(Per tutti) -Formula proposta per dichiarazione da me richiesta parla soltanto delle forze armate venizeliste non permettendo loro traversata di zona neutra. Ciò non basta. Occorre pure qualche espressione che implichi che nella vecchia Grecia non si lascerà prevalere partito venizelista, dopo aver noi disarmate le autorità regie. Se una simile aggiunta viene inserita autorizzo

V. S. ad associarsi anche alla parte che riguarda I'lnchlesta; se no, no (4).

(-4) Per la risposta di De Bosdarl cfr. n. 887.
(l) -Cfr. n. 887. (2) -Per le risposte di Imperlali, Salvago Raggi e Carlott! cfr. rispettivamente, l nn. 884, 882 e 886. (3) -Cfr. n. 873.
880

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2920/362. Washington, [21] dicembre 1916, ore ... (per. ore 5,40 del 22).

Mio telegramma n. 361 (1).

La stupefacente iniziativa che Wilson ha gelosamente nascosto allo stesso mondo politico americano e che è in piena contraddizione colle ripetute recenti dichiarazioni del Dipartimento di Stato e col proposito negativo manifestato ieri ancora da lui stesso ai rappresentanti dei giornali non può spiegarsi se non che coll'affanno di Wilson, più forte di ogni ragionevolezza, di mediare come che sia nella pace d'Europa e col timore non infondato che prolungandosi il conflitto gli Stati Uniti d'America, provocati dalla Germania.

vi rimangano coinvolti.

Che del resto l'inconsulto passo odierno si debba ascrivere a personale impulsività del Presidente è confermato dal fatto che stasera un alto funzionarlo del Dipartimento di Stato non mi celava la sua grave preoccupazione circa il risentimento che la comunicazione di Wilson avrebbe provocato presso gli alleati.

881

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 2023. Roma, 22 dicembre 1916, ore 10.

(Meno Parigi) -Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Parigi quanto segue:

(Per tuti) -Barrère mi ha comunicato il testo proposto da Briand per la risposta alla nota delle quattro potenze nemiche.

Ho risposto facendo le seguenti osservazioni: 1°) -Avrei consigliato un tono generale meno irritato, meno polemico, che contrapponesse controaffermazioni alle contestate affermazioni nemiche e più solenne data la natura del documento e le circostanze.

2°) -Si prende troppo esclusivamente a partito la Germania. Occorrerebbe modificare qualche frase in modo da comprendere meglio nella accusa tutte quattro le potenze nemiche o almeno le tre maggiori.

3°) -Avrei sostituito nel paragrafo terzo alla parola « menzognera) quella di «falsa,.

4°) -Avrei soppresso tutto intero il paragrafo sesto che comincia c Mais elles estiment ... ,,

5°) -Si risponde troppo esclusivamente a nome delle potenze della Intesa. Ciò può andare nella parte storica, ma non comprende abbastanza l'Italia, e lascia fuori il Giappone, il Belgio e i piccoli Stati.

6°) -Nell'ultimo periodo alle parole «la libera esistenza delle piccole nazionalità » avrei sostituito quelle « il riconoscimento del principio di nazionalità ed il rispetto dei piccoli Stati» con che si veniva a comprendere anche la rivendicazione delle terre irredente.

Per intonare bene la risposta alla nota nemica, la quale andrebbe presentata al più presto possibile, occorreva scriverla avendo bene in mente che nel frattempo ha· avuto pure luogo il passo del Presidente Wilson e che la risposta presente doveva in certo modo preparare ed agevolare l'altra risposta da farsi tra qualche giorno alla nota americana.

Prego confermare quanto precede a codesto Governo e telegrafarmi (1).

(l) Cfr. n. 874.

882

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2930/293. Parigi, 22 dicembre 1916, ore 21,10 (per. ore 1,05 del 23).

Telegramma di V. E. n. 2008 (2). Nota Lansing venne qui presentata facendola precedere da una dichiarazione analoga a quella riferita nel suo telegramma n. 2007 (3). Cambon mi diceva stasera che il Presidente del Consiglio ricevette per pochi minuti in premura l'Ambasciatore degli Stati Uniti e si limitò a ringraziarlo per la dichiarazione che la quasi contemporaneità di questa nota con quella germanica non implicava alcuna connessione fra le due; ma non gli nascose come l'opinione pubblica avrebbe potuto persuadersene. Cambon mi assicurò che Governo francese non aveva ancora ben esaminato la traduzione della nota e quindi non solo non ha finora una opinione circa la risposta da dare, ma nemmeno circa il modus procedendi per rispondere e intendersi con gli alleati al riguardo. Cambon personalmente crede che Wilson ha ceduto semplicemente ad un sentimento di vanità personale e crede quindi che la risposta dovrà essere abile ed evitare cioè di urtare la suscettibilità di Wilson. In tutti i modi crede che non si dovrà rispondere sollecitamente.

( 3) Cfr. n. 877.

(1) -Per la risposta di Imperlali e Salvago Raggi cfr. rispettivamente l nn. 897 e 902, mentre dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Carlottl abbia risposto. (2) -Cfr. n. 878.
883

L'INCARICATO D'AFFARI A BERNA, DURAZZO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2933/73. Berna, 22 dicembre 1916, ore 22,20 (per. ore 6,25 del 23).

Il Segretario del Dipartimento Politico mi ha comunicato stasera il testo di una nota che de Pianta è stato incaricato di presentare domani a V. E. (l) colla quale il Governo svizzero appoggia l'iniziativa pacifica del Presidente degli Stati Uniti. Dunant mi disse che il Consiglio Federale aveva preso accordi con Wilson che proposta gli fosse comunicata nello stesso tempo che agli Stati belligeranti per poterla appoggiare qualora ne ravvisasse opportunità. Consiglio Federale non aveva preveduto nè avrebbe potuto prevedere la coincidenza dell'iniziativa Wilson con profferte di pace degli Imperi Centrali colle quali essa non avrebbe del resto alcuna connessione. Una delle principali ragioni, aggiungeva Dunant, che ha indotto il Consiglio federale ad appoggiare l'iniziativa Wilson è la forte pressione dell'opinione pubblica svizzera che è sinceramente pacifista e le difficoltà interne che non potrebbero che accrescere col prolungamento della guerra. A primitiva domanda se altri Governi neutri avessero stretto previ accordi per appoggiare l'iniziativa americana Dunant rispose ignorarlo.

884

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2932/520. Londra, 22 dicembre 1916, ore 22,45 (per ore 7,30 del 23).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 2008 (2).

Cecil, premesso che questo Governo non ha ancora preso alcuna decisione e nemmeno concretato le sue vedute sul seguito da darsi alla comunicazione americana, mi ha detto, a titolo d'impressione sua personale e prima tacie, non sembrargli consigliabile !asciarla senza risposta ovvero dargli una risposta

troppo secca e concisa. Riterrebbe invece preferibile che il documento responsivo contenesse una esposizione completa, per quanto in linea generale, di tutto il case degli Alleati con l'enunciazione degli scopi molteplici che intendono raggiungere prima di deporre armi. Cecil ha concluso che questo Governo gradirebbe assai conoscere le tanto apprezzate vedute di V. E. Ravviserebbe inoltre molto opportuno, per effetto sull'opinione pubblica, una carica a fondo specialmente contro la Turchia, il suo Governo, le tiranniche atrocità armene, ecc. (3).

(l) -Cfr. n. 889. (2) -Cfr. n. 878. (3) -Ritrasmesso a Parigi, Pietrogrado e Washington con t. gab. 2027 del 23 dicembre, ore 20.
885

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2936/363. Washington, [22] dicembre 1916, ore ... (per. ore 11,25 del 23).

Mio telegramma gabinetto n. 361 (1). Segretario di Stato mi ha detto che teneva ad accentuare che la iniziativa di Wilson non ha nulla di comune colla proposta di pace tedesca. Proposta tedesca lo ha colto di sorpresa ed egli si è limitato a trasmetterla senza commenti per dimostrare che non vi entrava in alcun modo. Ha pensato anche di postergare la propria iniziativa affinché non rimanesse confusa con l'altra. Ma nel timore che la postergazione l'avesse resa troppo tardiva e perciò inutile, si è deciso a !anelarla ora. Questa medesima versione riportata dal Consigliere del Dipartimento di Stato a un mio collega suona più precisamente così: Wilson, timoroso che un rifiuto deciso degli alleati alla proposta tedesca gli precludesse la via al passo che meditava, ha inteso di assicurarne l'effettuazione. Ho osservato al Segretario di Stato che il passo americano nelle circostanze presenti sembrava comunque inteso a rafforzare praticamente la proposta tedesca a danno degli alleati. Lansing, proseguendo, ha escluso che Wilson avesse intenzione di mediare nella pace; ma poiché la situazione creata agli Stati Uniti dalla continuata violazione dei loro diritti di neutri, diveniva ogni giorno più intollerabile, questo Governo abbisognava conoscere quali fossero le precise condizioni alle quali i belligeranti subordinavano la pace per determinare quale sarebbe in futuro la condotta di questo Governo. Ho domandato se queste parole contenevano una minaccia rilevando che da parte degli alleati si era seguita sempre la politica più riguardosa e più conciliante verso i diritti di questo Paese la cui violazione era nota doversi attribuire invece alle potenze centrali. Lansing, eludendo la risposta, ha insistito sul fatto che la guerra aumentando giornalmente di asperità, Stati Uniti ne avrebbero potuto derivare danni sempre maggiori, non nella ricchezza di cui anzi beneficiavano, ma nel loro onore e nei loro diritti e che occorreva perciò a questo Governo di conoscere le precise condizioni dei belligeranti per determinare la propria condotta futura. Ho cercato con ulteriori domande di chiarire come, escluso il proposito di mediare, eventuale partecipazione delle condizioni di pace dei vari belligeranti bastasse a determinare la futura condotta americana, ma non ho ottenuto risposta più soddisfacente. Non autorizzato a discutere ho domandato allora al Segretario di Stato se avesse altre dichiarazioni da far comunicare a V. E. Mi ha risposto di no. Le dichiarazioni fatte ai miei colleghi non differiscono dalle precedenti. Risulta

sempre più manifesto che Wilson si è lasciato trascinare dalla preoccupazione di rimanere escluso dai negoziati di pace e dalla paura di essere coinvolto nel conflitto. La minacciata campagna a tutta oltranza dei sottomarini lo terrorizza per il pericolo di dover entrare in una guerra che egli ha promesso al Paese, pacifista e impreparato, di evitare. E così, per ambizione personale e per schivare le minacce che gli vengono dalla Germania, Wilson, mostrando disconoscere le finalità perseguite combattendo dagli alleati, si rovescia su di essi. Nel 1863 Lincoln diffidò gli Stati europei che risentivano i danni della guerra civile dall'offrire una mediazione non voluta. Egli addusse gli ideali di libertà e di umanità per i quali l'unione combatteva e li dichiarò superiori agli interessi di alcuni importatori di cotone. La guerra continuò e fu coronata da vittoria.

(l) Cfr. n. 874.

886

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 2945/582. Pietrogrado, 23 dicembre 1916, ore 12,15 (per. ore 21,05).

A quanto mi disse a titolo puramente confidenziale il collega americano imminente comunicazione che il suo Governo indirizzerà esclusivamente a proprio nome a tutti gli Stati belligeranti è ispirata da principi umanitari e dagli interessi dei neutrali e, assolutamente indipendente dalla recente comunicazione germanica, non ha carattere di vera mediazione e non contiene alcuna proposta concreta, ma esprime e motiva il voto che le parti belligeranti rendano noto lo scopo della loro guerra e le loro vedute per l'avvenire. Presidente del Consiglio, che ho veduto stamane, mi ha detto che a suo modo di vedere la comunicazione americana non è estranea alla difficile situazione interna in Germania ed ha ricordato il precedente dell'intervento americano verificatosi nel 1905 allorquando le sorti della guerra volgevano in realtà più gravi per il Giappone che per la Russia la quale ebbe allora il torto di lasciarsi attirare in prematuri negoziati di pace. Secondo Trepov la sola condotta da adottare di fronte ad ogni tentativo di prematuri scambi d'idee per la pace e quella tracciata dai quattro Governi nelle dichiarazioni fatte ultimamente ai rispettivi loro Parlamenti e la futura risposta alla comunicazione degli Stati Uniti dell'America del Nord non potrebbe dipartirsi se non nella forma dai concetti svolti in quelle dichiarazioni. Egli ha soggiunto dover invece pensare all'ora che si avvicina in cui gli alleati dovranno unire i loro più grandi sforzi per raggiungere la vittoria definitiva. Una pace trattata nelle circostanze presenti non sarebbe che una tregua e produrrebbe una formidabile reazione interna nei Paesi alleati che dagli enormi loro sacrifici attendono adeguato compenso e garanzia effettiva di durevole tranquillità.

887

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2941/538. Atene, 23 dicembre 1916, ore 15,15 (per. ore 18,55).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 2010 (1).

Ho formalmente notificato ai miei colleghi le istruzioni perentorie di V. E. Essi hanno obiettato che la conseguenza logica delle esigenze di V. E. sarebbe che da noi si dovrebbe nella vecchia Grecia esercitare un servizio polizia antirivoluzionario. Ciò sembrerebbe loro un andare troppo oltre né credo che i Governi francese ed inglese si presterebbero a questo.

Ho detto ai miei colleghi che avrei trasmesso a V. E. tale osservazione ma che frattanto considero le mie istruzioni come definitive.

888

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (2)

T. GAB. 2031. Roma, 23 dicembre 1916, ore 21.

(Meno Londra) -R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «Hardinge cui ho rinnovato... » (come nel telegramma gabinetto n. 2924/515) (3).

Ho telegrafato a Imperiali quanto segue:

(Solo Londra) -Telegramma di V. E. gabinetto n. 515. (Per tutti) -Supposta anche autenticità dei telegrammi imperiali, tendenti evidentemente ad impedire ulteriore disarmo delle truppe greche, di cui spera prossima collaborazione, ne risulta una ragione di più per accelerare tale disarmo facendo subito al Re Costantino tutte quelle dichiarazioni che gli tolgano ogni pretesto e incentivo legittimo per prendere tempo e resistere. Un nostro contegno che lasciasse apparenza di un nostro desiderio di agevolare trionfo dei venizelisti spingerà tutto l'elemento militare e l'opinione pubblica a rompere fin da ora apertamente e violentemente con l'Intesa, buttando contro di noi almeno 50.000 uomini ancora armati, e facendo scendere contro alleati anche la divisione greca oggi albergata in Germania dopo la resa di Kavala. Qualunque cosa telegrafi Guglielmo alla sorella, dovremmo profittare al più presto delle buone disposizioni di cui fa mostra Re Costantino per assicurarci tutte le garanzie di reale disarmo, rendendo così innocua ogni malevolenza greca. A me contegno seguito dagli alleati da un mese in qua apparisce sommamente imprudente e illogico favorendo anziché contrastare le mire del Kaiser, il quale spinge evidentemente in ogni modo verso un conflitto aperto tra Costantino e l'Intesa.

(l) Cfr. n. 879.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 79.

(3) Cfr. n. 875.

889

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, E

AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI (l)

T. GAB. 2033. Roma, 23 dicembre 1916, ore 21.

De Pianta mi comunica la nota svizzera (2) che appoggia il passo fatto dal Presidente Wilson riguardo alla pace (3). De Pianta fa rilevare che non vi è connessione alcuna tra questo passo del suo Governo e la nota germanica. Ho risposto ne avrei riferito ai colleghi di Governo e mi sarei concertato cogli alleati; che non dubitavo affatto dello spirito di assoluta imparzialità e neutralità che ispirava il passo svizzero, al pari di quello americano.

Il fatto però della nota germanica era appena di ieri, e così pure quello delle manifestazioni chiare ed esplicite dei Parlamenti delle quattro grandi potenze alleate approvanti le dichiarazioni dei rispettivi Governi; e la situazione generale del momento non poteva non venire in gran parte determinata da questi avvenimenti recentissimi, indipendentemente dalle intenzioni di chicchessia.

890

IL MINISTRO A BERNA, P AULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2942/74. Berna, 23 dicembre 1916, ore 21 (per. ore 23,45).

Consiglieri Federali Hoffmann Motta e Schulthess che ho veduti oggi hanno tenuto ad affermarmi concordemente nel modo più assoluto che la nota della Svizzera in appoggio all'iniziativa Wilson è stata inviata senza nessun preavviso od accordo con alcuno degli Stati belligeranti o neutrali e tanto meno in seguito a pressione da parte dei medesimi. Essa trae puramente e semplicemente la sua origine dallo scambio d'idee avvenute precedentemente tra il Consiglio Federale e il Presidente degli Stati Uniti e non esprime che il forte bisogno e desiderio di pace sentito anche in !svizzera e ciò in eguale modo di fronte a tutti gli Stati belligeranti. So da fonte sicura che questa mattina prima che la nota svizzera fosse pubblicata questo Ministro di Svezia si è recato dal Capo del Dipartimento politico per esprimere il desiderio del suo Governo che anche la Svizzera appoggiasse iniziativa Wilson. Gli è stato risposto che ciò era già stato fatto.

(l) -Ed. ln SONNINO, Diario, clt., pp. 86-87. (2) -Cfr. n. 883. (3) -Cfr. n. 878.
891

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE (l)

T. GAB. 2034. Roma, 23 dicembre 1916, ore 22.

(Solo Londra) -Telegramma di V. E. n. 520 (2).

(Meno Londra) -Mio telegramma n. 2027 (3).

(Per tutti) -Convengo nel pensiero che giova che la risposta da farsi alla nota americana sia unica per tutti gli alleati. Non giova precipitarla troppo a differenza della risposta alla Nota germanica che va sollecitata quanto più possibile.

Giova pure che risposta a Wilson sia molto cortese nella forma, riconoscendo la bontà delle sue intenzioni e la verità di quelle sue affermazioni sui danni della guerra pei neutri, sulla impossibilità di discutere degli ordinamenti atti a conservare la pace in futuro prima che sia terminata la guerra attuale, ecc., che non pregiudicano le nostre tesi.

Giova pure appoggiare marcatamente sul fatto che prima ancora del passo Wilson, i quattro Parlamenti alleati avevano con le loro chiare manifestazioni approvanti le dichiarazioni dei Governi già dato di fatto una risposta netta alla proposta germanica.

892

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. 2952/522. Londra, 23 dicembre 1916, ore 23,30 (per. ore 14,25 del 24).

Oggi ho seriamente parlato a Lloyd George della questione dell'Asia Minore. Sugli argomenti e le considerazioni adotte non entro in particolari, essi risultano da tutta la mia precedente corrispondenza. Dato il noto scorretto retroscena occorre, ho detto, urge anzi iniziare senz'altro i negoziati che debbono condurre ad una soluzione equa pienamente tutelante i supremi interessi nel Mediterraneo poiché se, per dannata ipotesi, tale soluzione non fosse raggiunta, l'Italia non si troverebbe in grado di assolvere per proprio conto il compito che ha comune coll'Inghilterra di preservare l'equilibrio del Mediterraneo. Cordialità delle relazioni italo-francesi tanto caldeggiate dall'Inghilterra sarebbero seriamente turbate e per naturale conseguenza compromesso irreparabilmente

quell'intimo e sincero accordo fra le tr0 nazioni mediterranee del quale ho sentito a sazietà ripetermi qui l'impellente necessità pel futuro. Tutto ciò a prescindere poi dalle conseguenze veramente catastrofiche che una mancata Intesa per l'Asia Minore avrebbero per la solidità della presente alleanza. «Ciò sarebbe fatale ,, ha interrotto qui Lloyd George, il quale ha convenuto meco sulla necessità di mantenere anche dopo la guerra la massima intimità nelle relazioni italo-franco-britanniche. Ho premurosamente osservato di rimando che la soluzione a noi favorevole della questione dell'Asia Minore costituiva appunto la pietra di paragone delle disposizioni francesi a nostro riguardo. Su questo punto ritenevo oltremodo desiderabile che il Governo britannico, per oroorio conto e con ogni miglior mezzo a sua disposizione, seriamente richiamasse l'attenzione di quello francese. Lloyd George ha risposto che di tutta la questione dell'Asia Minore egli aveva finora nozione molto vaga e superficiale, non essendone stato messo al corrente dei particolari prima e non avendo avuto il tempo di occuparsene dopo la sua nomina a Primo Ministro. Avrebbe subito convocato Cecil Robert e Clarke per esserne illuminato e conferirebbe nuovamente meco la settimana prossima. Alla allusione mia alla desiderata azione inglese sulla Francia, ha replicato il Primo Ministro nessuno poter farsi una idea della delicatezza e difficoltà di ogni trattativa coi francesi, ai quali la menoma raccomandazione circa gli affari che più direttamente li concernono ispira immediatamente diffidenza e sospetto di reconditi propositi. Del resto ha concluso Lloyd George la eventuale venuta di V. E. a Londra contribuirebbe molto a pacificare la soluzione della questione.

(l) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., n. 80. (2) -Cfr. n. 884. (3) -Cfr. n. 884, nota 3.

(4) Ed. !n SoNNINO, Carteggio, c!t., n. 81, prima parte.

893

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. 2946/523. Londra, 23 dicembre 1916, ore 23,30 (per. ore 14,40 del 24).

Nel colloquio odierno Lloyd George mi ha detto ritenere egli indispensabile una conferenza navale italiana-francese-britannica nell'intento di fare migliore uso delle comuni forze navali nel Mediterraneo.

Riferendosi poi ad una conversazione privata tra il generale Porro e Radcliffe il Primo Ministro ha detto che, qualora generale Cadorna ritenesse possibile svolgere durante l'inverno una nuova vigorosa azione, allo scopo di affrettare la presa di Trieste e magari di Pola il Gabinetto esaminerebbe con simpatia una formale proposta che gli venisse rivolta dal R. Governo perché venga messo a nostra disposizione un certo numero di grosse artiglierie attualmente in Francia dove per il momento sono inutili, nessuna azione seria essendo possibile.

Artiglierie sarebbero naturalmente accompagnate dal numero necessario di artiglieri inglesi. Lloyd George ha aggiunto che sui motivi politici attinenti

alle relazioni italo-inglesi questa cooperazione militare italo-inglese gli riuscirebbe particolarmente gradita.

Dal linguaggio del Primo Ministro mi è sembrato di capire che il Gabinetto desidera formale nostra proposta per trame motivo di forzare la mano al Generale Haig alieno dal separarsi anche da un solo cannone.

Sui due argomenti anzidetti giudicherà R. Governo se e quale risposta convenga mettermi in grado di dare a Lloyd George.

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, c!t., n. 81, seconda parte.

894

L'AMBASCIATORE A LONDHA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. 2951/524. Londra, 23 dicembre 1916, ore 23,30 (per. ore 17,15).

Ricordando precedenti sue dichiarazioni, Lloyd George mi disse oggi che egli annette primaria importanza a rinserrare e rendere sempre più intime, non solo per il presente ma anche per l'avvenire, le relazioni italo-inglesi le quali egli vuole assestate definitivamente «su solida rocca». Ed ha aggiunto una allusione molto cortese alla mia personale cooperazione. Gli ho risposto, che nei sette anni della mia missione in Inghilterra io, come egli non ignorava, ho dedicato tutta la modestissima mia azione al raggiungimento di questo scopo che ho sempre in coscienza considerato utile all'interesse del mio Paese. Credevo non errare affermando che il R. Governo oggi come in passato è animato da analoghi sentimenti e intendimenti. Occorre però, per giungere a proficui e durevoli risultati che il Governo britannico si renda ben conto del cumulo

d'interessi dell'Italia e cooperi alacremente col R. Governo per la loro efficace adeguata tutela. Primo Ministro ha risposto che grandi interessi generali dei due Paesi sono per fortuna identicamente convergenti e non divergenti e ciò non può che facilitare il comune compito. Proseguendo, il Primo Ministro ha detto di ritenere egli assolutamente indispensabile avere un personale colloquio con V. E. per discorrere insieme di varie questioni diplomatiche e militari di attualità fra le quali ha menzionato quella della Grecia. In questo momento per ovvi motivi egli non potrà che andare più lontano di Parigi dove sarebbe pronto a recarsi al primo cenno di V. E., ma l'incontro quivi non potrebbe aver luogo senza partecipazione dei Ministri francesi mentre a lui importa conferire a lungo ed esclusivamente con V. E.

Le sarebbe quindi oltremodo grato se Ella potesse fargli il grandissimo piacere di recarsi per qualche giorno a Londra dando alla sua gita pretesto di uno scambio di vedute sulle varie questioni economiche pendenti.

« Una buona conversazione, ha concluso, tra il barone Sonnino e me, metterebbe subito a posto una massa di questioni e avrebbe effetto utile per tutti». Data l'eccezionale importanza della posizione attuale di Lloyd George, mi permetto di pregare caldamente V. E. di volere, nella alta sua saggezza, conside

rare la convenienza di accettare l'insistentissimo invito, tenendo presente pure l'impressione forse non buona che un rifiuto potrebbe produrre sull'animo impulsivo e sensibilissimo del quasi dittatore.

Lloyd George mi disse pure che o nella prossima settimana o nella seguente dovrebbero recarsi qui Briand e Ribot (se essi rimarranno al Governo), da lui convocati per discutere della grave piega che va prendendo la situazione finanziaria in riguardo all'America e sulla impellente necessità di nuovi invii di oro. Non ha fatto però alcuna allusione ad analoga domanda da rivolgersi a noi.

Qualora, ha soggiunto, V. E. desideri far coincidere l'eventuale sua con la loro visita, ciò che potrebbe essere pure utile, sarebbe desiderabile che Ella giungesse comunque qui qualche giorno prima, desiderando egli conferire da solo con V. E. Più tardi, appena possibile, stante vivo desiderio suo recarsi

-o con il generale Robertson o con Haig in Italia, [verrebbe] per ossequiare S. -M. il Re (l).

(l) Ed. !n SoNNINo, Carteggio, c!t., n. 81, terza parte.

896

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. 2948/525. Londra, 23 dicembre 1916, ore 23,30. (per. ore 14,30 del 24).

Lloyd George avendo oggi accennato alla situazione in Grecia ho creduto opportuno spiegargli chiaramente la politica del R. Governo. Ricordategli osservazioni che da mesi non ho cessato di rivolgere al Foreign Ojjice per dimostrare il pericolo presentato dalla sopravalutazione data al potere di Venizelos, in accentuata opposizione al Re, dimostratosi, nella vecchia Grecia almeno padrone assoluto della situazione, ho soggiunto che allo stato attuale delle cose, volendo pure mettere in dubbio la sincerità delle intenzioni del Re, era da chiedersi se, garantita e assicurata com'è naturale la posizione esercito di Salonicco contro l'aggressione alle spalle da parte dei greci, conveniva insistere in una politica deliberatamente ostile al Re, col rischio di metterlo colle spalle al muro e fornirgli noi plausibile pretesto per gettarsi definitivamente nelle braccia dei nostri nemici.

Contro questa politica V. E., pur seguendo finora gli alleati per evitare una parvenza di dissensi, ha chiaramente manifestato sua giusta opposizione. Premesso che l'atteggiamento degli alleati verso la Grecia non meritava qualifica di una politica, Lloyd George mi disse in via strettamente confidenziale trovarsi il Governo britannico in continui imbarazzi a cagione della condotta inesplicabile del generale Sarrail, il quale agisce a testa sua violando sistematicamente tutti gli impegni presi. Governo britannico si è veduto nella necessità di mandare a Salonicco un funzionario (non mi disse se civile o militare) con missione apparente presso Venizelos ma con quella reale di sorvegliare Sarrail. Tutti gli sforzi tentati per farlo richiamare sono riusciti infruttuosi. Primo

46 -Documenti diplomatici -Berle V -Vol. VI

ad essere persuaso della convenienza di el1m1nare Sarra11 è Briand, ma purtroppo, essendo Briand attualmente ancora vacillante, non è assolutamente in grado di toccare quel generale po1itlcante senza esporsi al sicuro pericolo di essere rovesciato. Caduta eventuale dl Briand non converrebbe al Governo britannico e, riteneva Lloyd George, nemmeno a nol; del resto, ha concluso. della questione greca sperava poter presto Intrattenersi personalmente con V. E.

!)95

L'AMBASCIATORE A WASH!NG'l'ON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2943/364. washington, [23] dicembre 1916, ore ... (per. ore 19,15).

Un Comunicato al Lansmg aua ::Stampa circa iniziativa di Wilson ha creato nel pubblico l'impressione che l'iniziativa stessa mirasse non soltanto a favorire la pace, ma aa ammomre 11 monao civile che gli Stati Uniti dell'America del Nord potrebbero all'occorrenza partecipare al conflitto per la salvaguardia dei loro diritti; e che cn1eaenao al belligeranti di dichiarare gli obiettivi che perseguono Wilson avreooe Inteso ass1eurarsl 11 consenso della nazione americana quando prolunganaosl la guerra egli avesse dovuto decidersi a parteciparvi in favore dell'uno o aeifaitro campo. La Borsa di New York se ne è risentita violentemente. In seguito a ciò Wilson in una scena violenta ha redarguito Lansing che ha dovuto pubblicare il seguente ulteriore comunicato: «Desidero correggere l'impressione errata che ha suscitato 11 mio comunicato di oggi. Era mio proposito affermare l'interesse diretto e necessario che gli Stati Uniti dell'America del Nord come neutri hanno nei termini ai quali belligeranti possono pensare. Non ho inteso affermare che questo Governo abbia in animo alcun cambiamento della politica di neutralità che ha costantemente seguito di fronte difficoltà sempre maggiori. Deploro che le mie parole fossero tali da dare adito ad altre interpretazioni. Intonazione e parole delle note americane ai belligeranti ne rivelano lo scopo senza bisogno di ulteriore mio commento. È superfluo aggiungere che io appoggio senza riserva siffatto scopo e che spero vedere questo raggiunto».

(l) Per la risposta di Sonnino cfr. n. 906.

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, clt., n. 81, quarta parte.

897

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2954/547. Londra, 24 dicembre 1916, ore 16,25 (per. ore 21,20).

Telegramma di V. E. n. 2023 (1). Temo mi sarà impossibile vedere qualcuno prima martedì. A mio rimissivo parere converrebbe insistere in modo assoluto per l'accettazione delle giustis

sime modificazioni suggerite da V. E. al punto sesto. In solenne documento come questo di importanza storica parmi indispensabile far risaltare in modo ben preciso che le rivendicazioni italiane sono parte inscindibile delle varie precipue condizioni alla previa accettazione delle quali alleati in solido subordinano qualsiasi discussione pace.

Mi permetto insistere per quanto so e posso su questo punto importandomi eliminare da principio e quanto più recisamente qualsiasi velleità d'interpretazioni restrittive di cui non è da escludere possa essere animata questi estremi radicali e pacifisti ad oltranza.

(l) Cfr. n. 881.

898

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2965/120. Stoccolma, 24 dicembre 1916, ore 18 (per. ore 16 del 25).

Tutta la stampa svedese accoglie con grande favore nota del presidente Wilson, ciò che è naturale, dato che i partiti democratici hanno spiccata tendenza pacifista e che in tutto il Paese esistono vive simpatie per la Germania, di cui iniziativa americana fa il giuoco. Questo Ministro degli Affari Esteri si è limitato a dire che egli salutava con soddisfazione la nota di Wilson, nella speranza che essa potesse affrettare il ristabilimento della pace, ma mi risulta da buona fonte che il Governo svedese avrebbe già fatto comunicare agli altri Governi neutrali che esso appoggia l'iniziativa americana. Come ho più volte fatto presente a V. E., qua si ha una specie di fissazione di poter fare una qualche parte nella conclusione della pace e si era stati evidentemente delusi quando in seguito alla proposta diretta degli Imperi Centrali si era creduto che essa avvenisse senza l'intervento di intermediari. Ora si vuole cogliere l'iniziativa di Wilson per intromettersi, anche a rischio di fare soltanto la figura della mosca posata sul bue che diceva «assaliamo». Date le incontestabili tendenze germanofile del Governo svedese è fuori dubbio che in qualsiasi ipotesi noi abbiamo interesse a tenerlo estraneo ad eventuali negoziati di pace. Riferendomi al passo della nota di Wilson che accenna alle ripercussioni della guerra sugli Stati neutrali, il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che un uomo d'affari americano con cui egli si era recentemente abboccato gli aveva raccontato come gli Stati Uniti soffrissero già molto per l'enorme rincaro dei viveri e per la disorganizzazione dell'attività industriale ordinaria del Paese in conseguenza del grande sviluppo dato alla produzione del materiale da guerra. Però Wallenberg ha convenuto meco non essere verosimile che tale disagio o altre ragioni inducano Wilson a voler imporre la mediazione e la pace ai belligeranti.

899

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2980/586. Pietrogrado, 25 dicembre 1916, ore 10,30 (per. ore 17,05 del 26).

Telegramma di V. E. n. 1942 (1). Neratov mi ha detto che fino ad ora Romania non ha domandato alla Russia il testo dell'accordo relativo Costantinopoli. Soltanto l'Inghilterra interessata anche da Bratianu si era rivolta a Pietrogrado chiedendo se la comu

nicazione di detto accordo poteva farsi alla Romania. Fu risposto al Governo britannico che Russia per non creare precedenti preferirebbe astenersi da tale comunicazione ma che ove si insistesse proporrebbe di comunicare alla Romania

il memoriale del 4 marzo e le tre risposte inglese (senza l'annesso) francese ed italiana. Romania era già edotta della sostanza dell'accordo e le garanzie pattuite con essa fin dal 1915 le erano state riaffermate alla vigilia delle dichiarazioni di Trepov alla Duma (2) sicché nessun motivo di apprensione poteva per lei sussistere essendo salvaguardati suoi interessi. Per parte mia non ho mancato di dar conoscenza a Neratov della conversazione di V. E. con Rodd facendo rilevare come in essa non si fosse fatto parola della risposta intrinseca, che mi sembrava pertanto da escludere dalla eventuale comunicazione. Egli concluse che il miglior partito sarebbe di lasciar cadere la cosa, molto più che oramai trattavasi di questione di forma più che di sostanza. Quanto al desiderio di V. E. che in nessun caso e in nessun modo si doveva accennare ai negoziati anglo-franco-russi del 1916 riguardanti Asia Minore Neratov disse essere superfluo ripetere che la Russia se ne asterrà.

900

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2979/587. Pietrogrado, 25 dicembre 1916, ore 10,30 (per. ore 16,15).

Telegramma di V. E. n. 1993 (3). Non ho mancato di tosto intrattenere Neratov della opportunità di una qualche dichiarazione esplicita che garantisca al Governo ellenico che ai venizelisti non sarà permesso di prevalersi del disarmo. Neratov mi ha assicurato che nel progetto di nota concertato dai quattro Ministri in Atene dichiarazione da V. E. desiderata era già stata introdotta.

(l) -Cfr. n. 843. (2) -Cfr. n. 780. (3) -Cfr. n. 868.
901

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2974/588. Pietrogrado, 25 dicembre 1916, ore 10,30 (per. ore 18,40).

Fino alle 18 Ambasciata degli Stati Uniti non ha rimesso a questo Ministero degli Affari Esteri la nota del suo Governo relativa ai desiderata dei belligeranti. Ambasciata degli Stati Uniti ha però diretto una lettera al Ministero degli Affari Esteri per chiedergli udienza oggi stesso, dovendo fargli una importantissima comunicazione. Devesi quindi supporre che la comunicazione sarà fatta oggi a sera inoltrata. Circa l'atteggiamento della Russia di fronte alla nota americana ho telegrafato già a l'E. V. il parere del Presidente del Consiglio (1). Il Ministero degli Affari Esteri sebbene in termini meno energici si è espresso nello stesso senso di Trepov. La risposta, egli osservò, è stata data per cosi dire in precedenza con le dichiarazioni fatte nei Parlamenti alleati, il progetto di risposta francese alla nota germanica espone già le unanimi loro vedute dalle quali non potrebbe dipartirsi anche nel rispondere agli Stati Uniti dell'America del Nord. Questo Ministero degli Affari Esteri ha già espresso a Paléologue l'opinione che il progetto di risposta agli Stati Uniti dell'America del Nord dovrebbe venir redatto a Parigi a somiglianza di quello per la Germania.

902

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2963/297. Parigi, 25 dicembre 1916, ore 13,05 (per. ore 17,25).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 2023 (2).

Ho potuto finalmente vedere stasera Briand e parlare con lui malgrado sl dimostrasse molto stanco in seguito alle sedute in comitato segreto al Senato. Egli mi mostrò un telegramma di Barrère che trovavasi sul suo tavolo e mi disse che stava rimaneggiando la risposta nel senso desiderato da V. E. Ho accennato separatamente ad ognuno dei punti segnalatimi da V. E. ed egli, seguendo sul testo francese, si dimostrava perfettamente convinto e terminò ripetendo che terrà conto delle giuste osservazioni di V. E.

Briand conviene nella opportunità di consegnare al più presto la risposta alla nota germanica mentre crede convenga di attendere una settimana la consegna della risposta al Presidente degli Stati Uniti. Progetto di risposta alla nota americana deve essere stato comunicato a V. E. oggi da Barrère.

(l) -Cfr. n. 886. (2) -Cfr. n. 881.
903

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2964/299. Parigi, 25 dicembre 1916, ore 13,05 (per. ore 18).

Per giustificare la mia insistenza nel chiedere di vedere oggi Briand avevo accennato alla probabile mia partenza per una rapida gita a Roma e perciò Briand credendo vedessi fra uno o due giorni V. E. mi pregò di assicurarla che le intenzioni del Governo francese verso la Grecia sono semplicemente di garantire la sicurezza delle nostre truppe e spiegarmi verbalmente come egli si rendesse conto della probabilità che agenti francesi in Grecia siansi lasciati trascinare dall'ambiente a vedere le cose diversamente e forse a fare discorsi in genere che giustificano l'impressione di dubbio e forse di diffidenza che crede veder esistere in Italia; ma egli assicura V. E. che ha sempre fatto il possibile per frenare tali agenti. Avuta notizia che si credeva che armati venizelisti avessero sconfinato, egli aveva dato ordini severi. Oggi aveva saputo che fatto non si era verificato. Osservai che raccomandazioni di V. E. di assicurare il Re che non si sarebbe tollerato che venizelisti prevalessero nella vecchia Grecia (l) come tutte le altre raccomandazioni di V. E. avevano avuto sempre per scopo unico di chiarire che le intenzioni degli alleati erano esclusivamente di garantire la sicurezza delle loro truppe e non di trascinare la Grecia in guerra né intromettersi nelle questioni interne. Aggiunsi che migliore mezzo per dimostrare la sincerità delle intenzioni degli alleati era quello di accogliere le proposte di

V. E. Briand mi rispose che aveva telegrafato accettando la formula che modifica leggermente quella proposta da V. E. ma che non differisce sostanzialmente ed è tale da rassicurare pienamente il Re che gli alleati non vogliono favorire i venizelisti. Briand concluse esprimendo il desiderio che i rappresentanti delle quattro potenze alleate si dimostrino in Grecia molto concordi perché ciò darà più valore alla loro azione.

904

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 2050. . Roma, 25 dicembre 1916, ore 21.

Giers mi comunicava a nome di Pokrovsky che la Russia era disposta a fare un notevole sforzo a sostegno della Romania e contro la Bulgaria, e che importava sapere quale sarebbe l'appoggio che avrebbe potuto trovare in una offensiva degli alleati dal lato di Salonicco; chiedeva quindi quale preciso contributo avrebbe potuto portare a ciò l'Italia.

Ho risposto che al tempo dell'ultima conferenza interalleata di ministri e di alti comandi a Parigi, il nostro Comando si era dichiarato disposto a consentire l'ulteriore invio nei Balcani di tre brigate alla espressa e precisa condizione che gli si fornissero a Pietrogrado le prove chiare e dettagliate della volontà e della possibilità della Russia di sferrare dal lato nord una cosi poderosa offensiva da concentrare in Balcania una lotta gigantesca tale da garantirci che gli austro-tedeschi non avrebbero potuto mai effettuare contemporaneamente una impresa di grande stile contro i fronti italiani. Che posteriormente era però successa l'invasione della Valacchia e l'occupazione di Bucarest, e che quindi ad un nuovo invito direttoci dal Comando francese in seguito alle complicazioni greche, si era risposto, dietro intesa tra Governo e Comando, che oramai, anche in vista dell'allarme dell'opinione pubblica in Italia di fronte alla minacciata non lontana grande offensiva nemica contro i nostri confini, non era più possibile distrarre qualsiasi altra truppa per mandarla nei Balcani. Era questo ancora lo stato delle cose, onde la mia risposta a Pokrovsky non poteva oggi essere diversa. A parte tutto ciò esprimevo personalmente l'opinione che qualunque fosse l'esercito di cui gli alleati potessero disporre a Salonicco, era vano attendersi da quella parte un'azione efficace finché il Comando fosse lasciato a Sarrail, le cui principali preoccupazioni anziché di combattere i tedeschi-bulgari consistevano nell'esaltare per tas et netas il venizelismo in Grecia, anche a rischio di moltiplicare le schiere dei nemici in un momento difficile come l'attuale.

Quanto precede per opportuna conoscenza di V. E.

(l) -Cfr. n. 8711. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, clt., pp. 88-89.
905

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. 2051. Roma, 25 dicembre 1916, ore 21.

Avendomene Barrère fatto richiesta, gli ho rimesso seguenti appunti circa il modo di vedere per una risposta alla nota di Wilson.

«Risposta dovrebbe presentarsi non prima di tre giorni dopo la consegna di quella alla nota delle potenze centrali: dovrebbe essere una sola per tutti gli alleati grandi e piccoli, dovrebbe avere intonazione ferma, ma cortese. I concetti da svolgersi sarebbero fondamentalmente i seguenti:

Gli alleati si rendono pienamente conto dei danni e delle sofferenze che reca la guerra al mondo intero, ai neutrali come ai belligeranti, e li deplorano profondamente; ma non se ne ritengono responsabili, non avendo essi in alcun modo né voluto né provocato la guerra stessa; tali danni e sofferenze essi si sforzano di attenuare e ridurre entro la misura del possibile e fin dove lo consentono le inesorabili esigenze della difesa loro contro le violenze e le insidie del nemico.

Gli alleati riconoscono tutto il vantaggio che recherebbero alla causa dell'umanità e della civiltà eventuali ordinamenti internazionali che tendessero ad evitare i violenti conflitti tra le nazioni mediante istituti di conciliazione e di arbitrato, pur rendendosi essi conto delle enormi difficoltà di tradurre in atto tall elevati concetti, difficoltà rese molto maggiori dal manifesto dispregio della fede degl'impegni liberamente assunti dimostrato dagli Imperi Centrali cosi nell'iniziare la guerra come nei mezzi con cui l'hanno condotta e la proseguono, violando ogni regola del diritto delle genti come della umanità.

Ad ogni modo gli alleati convengono col presidente che tale discussione sugli ordinamenti futuri per conservare durevolmente la pace richiede che prima si ponga termine al conflitto attuale.

Ma la situazione generale ci si presenta fatalmente oggi quale l'hanno determinata gli ultimi avvenimenti.

II presidente degli Stati Uniti riconosce che quando, ispirandosi ad un elevato desiderio di pace, meditava sopra un appello da rivolgersi ai belligeranti, non gli era noto il passo che stavano per fare le potenze centrali; saputo di questo, esitò alquanto, dubitando egli stesso della opportunità di dar seguito senz'altro al concepito disegno; e prima che si decidesse a formulare comunque le sue domande, le potenze dell'Intesa avevano già manifestato nettamente, mediante le dichiarazioni dei Governi e gli entusiastici voti dei Parlamenti di Londra, Parigi, Pietrogrado e Roma, la loro ferma volontà di respingere la insidiosa mossa teutonica.

Ed oggi non apparisce chiara l'utilità di schierare in battaglia, l'uno contro l'altro, due distinti programmi di pace, in diametrale contrasto tra di loro, e la cui esposizione dettagliata, prima ancora di una decisione con le armi, non costituirebbe ormai che un ostacolo di più per giungere ad un futuro assetto definitivo e durevole ~.

(l) Ed. In SONNINO, Diario, clt., pp. 87-88.

906

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (l)

T. GAB. 2052. Roma, 25 dicembre 1916, ore 21.

Telegramma di V. E. n. 524 (2).

Sarei lietissimo di potermi incontrare personalmente con Lloyd George, ma in questi prossimi giorni mi riesce impossibile muovermi da Roma. Farò ogni sforzo per poter avere qualche giorno libero in gennaio, possibilmente entro prima quindicina, e venire a Londra.

Quanto però a decisioni riguardanti affari Grecia urge ormai determinare al più presto e nettamente la via che alleati intendono battere, e mio modo di vedere intorno alla via da presciegliere risulta chiaramente dai miei passati

'

telegrammi. Telegraferò V. E. appena potrò precisare di più intorno a una mia visita costì, insistendo però fin da ora in tale eventualità sulla assoluta eliminazione di ricevimenti, pranzi, banchetti e cerimonia di ogni specie.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., n. 84.

(2) Cfr. n. 894.

907

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 2053. Roma, 25 dicembre 1916, ore 21.

Mio telegramma n. 1994 (1).

Prego V. S. sottomettere al Re Costantino seguente messaggio di S. M. il Re in risposta a quello fatto pervenire al Nostro Augusto Sovrano per il tramite del signor Coromylas: « Je me suis empressé de prendre connaissance de la dépeche en date du 18 courant que Votre Majesté avait chargé M. Coromylas de soumettre à mon examen.

En Vous remerciant pour cette communication, je prends acte avec plaisir de la confirmation que Vous avez bien voulu nous donner des assurances solennelles que Vous et les Gouvernements helléniques qui se sont succédés avez exprimées à plusieurs reprises au sujet de Votre sincère désir de ne pas Vous départir d'une attitude amicale envers les Puissances de l'Entente. Je me plais à espérer qu'un accord pourra s'établir entre Votre Gouvernement et les Gouvernements alliés dans le but d'obtenir !es garantles déslrables nour la sécurité das armées de Macédoine et de l'Albanie Méridionale. A ce prix une situation ne manquerait pas de se produire en Grèce, aui serait en parfaite correspondance des véritables intérets de Votre Pays, pour lequel il m'est agréable de formuler des voeux sincères de bonheur et de prospérité ».

908

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BOSELLI (2)

L. P. Roma, 25 dicembre 1916.

Ripenso al telegramma Imperiali riferente le buone disposizioni di Lloyd George di mandarci un certo numero di grossi cannoni coi rispettivi artigli~ri, nel caso che si volesse fare sul nostro fronte qualche operazione durante l'inverno (3). Sotto questa forma non parmi si possa rifiutare l'offerta di collaborazione, la quale si restringe al sopperirci alcuni speciali arnesi di guerra di cui più difettiamo e che ci potrebbero essere preziosi nel caso di una forte offensiva austro-tedesca nel marzo o nell'aprile, oltre che nel caso prospettato da Lloyd George di una offensiva nostra durante l'inverno. Da questo pro

getto a quello che venne prima prospettato dal comando supremo (1), di un appello nostro agli alleati perché facessero del nostro fronte il centro principale di azione, ci corre molto.

Non credevo né credo alla utilità pratica di quell'appello, mentre nel progetto che accetterebbe Lloyd George anche un contributo limitato può riuscire assai vantaggioso anche per considerazioni di politica generale angloitaliana.

Oltre gli artiglieri e i cannoni gl'inglesi dovrebbero provvedere le munizioni relative.

(l) Cfr. n. 870.

(2) Da ACS, Carte Boselli, Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., n. 82.

(3) Cfr. n. 893.

909

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE (2)

T. GAB. s. 2070. Roma, 26 dicembre 1916, ore 21.

II marchese di Villa Urutia, Ambasciatore di Spagna, mi riferiva aver avuto incarico dal suo Governo di informarmi che molte pressioni si esercitavano da varie parti su di lui perché aderisse alla nota americana. La Svezia avrebbe già dichiarato di essere decisa a farlo (3), e anche l'Olanda si mostrava incline. Mi aggiunse confidenzialmente che le pressioni più vive provenivano dalla Santa Sede. Romanones teneva ad informare di tutto ciò il R. Governo, aggiungendo che non avrebbe voluto che interpretassimo mai malamente una sua eventuale adesione. L'ambasciatore teneva molto a sapere quale fosse la sostanza o l'intonazione della risposta fatta o da farsi dall'Intesa alla nota Wilson.

Ho risposto che non era stata ancora presentata la risposta formale degli alleati alla nota germanica; ma sostanzialmente essa era già avvenuta con le dichiarazioni dei quattro Governi e le manifestazioni dei Parlamenti. La risposta al presidente Wilson avrebbe naturalmente una intonazione diversa, ma in realtà essa non poteva non essere determinata da quella fatta in precedenza alla nota germanica. Trovavo naturale che la Santa Sede che, col discorso fatto dal Papa ai cardinali, si era voluta tenere estranea al passo americano, preferisce ormai che la Spagna si unisse agli altri Stati neutrali nell'appoggiare il passo stesso, poiché, non riuscendo questo ad alcun risultato utile, per l'inopportunità del momento in cui era stato fatto, la Santa Sede restava a questo modo la sola che potesse in una ventura migliore occasione farsi avanti come mediatrice o comunque esercitare una azione efficace per la causa della pace.

Che cosa guadagnava la Spagna ad aderire ultima ad un passo che ormai non poteva riuscire al fine desiderato? Nulla. E ci perdeva invece di potersi riservare la sua azione per l'avvenire.

(1) -Cfr. n. 791. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, c!t., pp. 89-90. (3) -Cfr. n. 898.
910

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2984/531. Londra, 26 dicembre 1916, ore 22,47 (per. ore 3,30 del 27).

Graham, Sottosegretario di Stato aggiunto, mi ha detto oggi che questo Governo, dopo maturo esame, non crede assolutamente poter accettare la seconda parte della dichiarazione suggerita da V. E. e cioè che gli alleati s'impegnino a reprimere un moto rivoluzionario nella vecchia Grecia, siffatto impegno implicando obbligo di sparare eventualmente contro i venizelisti. Il Governo britannico accetta invece la prima parte ossia l'impegno di non permettere il passaggio nella zona neutra.

Con Graham che mi comunicava semplicemente una decisione del Governo già telegrafata a Rodd non era il caso di entrare in discussione. A V. E. però credo doveroso sottoporre la mia impressione che assai difficilmente si riuscirà a far modificare il punto di vista britannico. Il quale riterrei sia determinato prima e soprattutto da considerazioni interne, dalla necessità assoluta di tener conto dei sentimenti unanimi del Parlamento e dell'opinione pubblica sulla quale la notizia di un impegno simile produrrebbe pessima impressione provocando aspre recriminazioni cui a questo Gabinetto importa naturalmente non esporsi. Mi domando ciò stante se non sarebbe possibile conciliare le esigenze di V. E. con il punto di vista britannico, aggiungendo alla dichiarazione proposta dai Ministri alleati, di cui telegramma di V. E. n. 2010 (l), una frase più vaga, non implicante obblighi di repressione, nel senso ad esempio che i Governi alleati s'impegnino «a non favorire il moto rivoluzionario nella vecchia Grecia». Qualora questa formula incontrasse sua approvazione Le sarei grato di significarmelo d'urgenza, ed io tenterei ogni sforzo per farla accettare.

911

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 2994/366. Washington, [26] dicembre 1916, ore... (per. ore 1,30 del 27).

Appare sempre più manifesto che l'incentivo della mossa intempestiva di Wilson è stato la visione dell'imminente fallimento della sua politica e del conseguente pericolo che sovrasta questo Paese. Wilson si era proposto di dominare quegli eventi che, più forti di qualunque suo calcolo speculativo, minacciavano di sopraffarlo e cerca nella pace d'Europa la via di scampo alla situazione inestricabile nella quale si è cacciato. Germania ne fa il proprio strumento ricattandolo: o farsi promotore di pace, o replicare provocazione dei sottomarini colle sue inevitabili conseguenze.

Wilson tenta la pace. Conseguirla sarebbe il dono supremo, ma non conseguendola avrà forse addolcito le asperità teutoniche, avrà così ammonito il Paese del pericolo che corre scagionandosi di non averlo potuto evitare. Instigato da altri Governi neutrali e stimolato dai pacifisti e dai germanofili interni invita i belligeranti a mettere le carte in tavola e ad intendersi. Sa che non l'otterrà. Ciò che dunque chiede in sostanza è di possedere elementi sufficienti per illuminare il pubblico americano ed averlo consenziente quando le circostanze obbligassero gli Stati Uniti dell'America del Nord a pesare sulla bilancia di una delle parti. La Germania assetata di pace, ha nella contesa facile giuoco. Se gli alleati nella risposta ferissero bruscamente Wilson, rischierebbero a loro volta di alienarsi la simpatia preponderante di questo Paese che stigmatizza in questi giorni l'iniziativa del suo Presidente, ma non ama lo scorno che venga dall'Estero.

Una risposta che suonasse omaggio all'intenzione, che arieggiasse un principio di soddisfazione, che lusingasse i sentimenti americani più duramente urtati durante la guerra dalla barbarie tedesca, che rivendicasse (l) ... la stessa politica della quale questo Paese suole fingersi campione, dalla libertà e indipendenza dei popoli al diritto di aggruppamento delle varie nazionalità, che denunziasse le atrocità dell'esecrato turco e contenesse opportuni richiami alle più salienti pagine storiche americane, una siffatta risposta parrebbe forse la più appropriata a ribadire favore qui acquisito alla causa degli alleati e ad impedire che Wilson possa in ogni evenienza esserne distolto.

Questo è il mio avviso di fronte al fatto compiuto ed alla necessità di affrontarlo. Ma ho provocato per oggi lunedì una riunione coi miei colleghi di Francia, Inghilterra e Russia per uno scambio di idee in seguito al quale telegraferò nuovamente (2).

(l) Cfr. n. 879.

912

L'INCARICATO D'AFFARI A BERNA, DURAZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. PER CORRIERE 3081/76. Berna, 26 dicembre 1916 (per. il 31).

Dai vari colloqui che ho avuto al Palazzo Federale circa l'invio ai Governi degli Stati belligeranti della nota svizzera in appoggio all'iniziativa tlel Presidente Wilson, ho tratto impressione che i precedenti diplomatici di ta1 passo si ri1lucano a questi:

Il Ministro svizzero a Washington che, come sembra, aveva avuto sentore dell'intenzione di Wilson di tentare, non appena fosse possibile, una intromissione pacifica fra i due gruppi belligeranti, ricevette incarico dal Governo fede

rale di saggiare prudentemente il terr~no allo scopo di conoscere se Wilson avrebbe gradito che il suo passo fosse appoggiato dalla Svizzera. Il Presidente degli Stati Uniti, in un colloquio che avrebbe avuto col signor Ritter circa il 13 novembre, accolse tali aperture con molta soddisfazione. Successivamente, cioè nella prima decade di dicembre, in seguito a nuovi colloqui tra Ritter e Wilson, questi avrebbe assicurato che la Svizzera sarebbe stata immediatamente avvertita del passo del Presidente; ma sulla scelta del momento la Svizzera non avrebbe menomamente influito.

Il consiglio Federale non avrebbe neppure avuto previa comunicazione del tenore della nota di Wilson che fu presentata da questo Ministro d'America al Capo del Dipartimento Politico nel pomeriggio del 21 corrente.

Venne subito radunato il Consiglio Federale che, presa conoscenza del documento, deliberò di aderire al passo americano e diede incarico al Consigliere Hoffmann di formulare un progetto di nota. Questo venne poi approvato con poche modificazioni, in una seconda seduta del Consiglio Federale che ebbe luogo nella mattina del giorno seguente.

Tutto ciò confermerebbe che nel precedente scambio di idee con Wilson, l'adesione svizzera non era stata contemplata che in massima e non ne era stata precisata la forma o il momento in cui avrebbe dovuto avvenire.

Oltre alle ragioni chiaramente espresse, che avrebbero indotto a questo passo il Consiglio Federale (pressione della opinione pubblica svizzera, crescente disagio -spirituale e materiale -all'interno, considerazioni umanitarie) occorre aggiungerne una che, per essere sottintesa, è certo altrettanto effettiva, come certamente lo fu anche per il Presidente Wilson. Questo è il desiderio di «jouer un certain ròle » nelle trattative di pace.

Nel colloquio che ebbi con lui il 23 corrente, il neo Presidente Schulthess mi domandò che cosa si pensasse in Italia della possibilità che una città della Svizzera venga scelta, a suo tempo, come sede della Conferenza per la pace. Ed avendo io risposto sembrarmi oggi alquanto prematuro il porsi una tale questione, egli insistè, magnificando tutti i vantaggi che la Svizzera avrebbe, da questo punto di vista, potuto offrire.

Al Palazzo Federale si fanno del resto poche illusioni sul risultato pratico di questo passo pacifico. Ma sperano tuttavia che esso potrà contribuire a chiarire la situazione, precisando meglio gli scopi finali cui tendono i due gruppi di belligeranti. Si pensa inoltre che questo primo scambio di idee attraverso i neutri potrà, in un momento meglio scelto, essere più facilmente ripreso. Si tiene qui moltissimo, in ogni caso, a che la buona fede svizzera non sia posta in dubbio e si confida che dello spirito scrupolosamente neutrale che ha informato la nota svizzera e della sua discreta «tonalità in minore » verrà tenuto il debito conto nelle risposte che ad essa saranno date dai Governi dell'Intesa.

È degno di rilievo la buona accoglienza fatta, in massima, alla nota svizzera da tutta la stampa della Confederazione. È questo uno dei rari casi in cui i principali giornali svizzeri-tedeschi si sono trovati, salvo alcune piccole sfumature, all'unisono coi loro confratelli della Svizzera romanda.

(l) -Gruppi indecifratl. (2) -Con t. gab. 2990/367 del 26 dicembre, Cellere riferì: <<Pensiero del miei colleghi coll!ma interamente con quello che ho manifestato stamane a V. E. Essi riferiscono In senso eguale ai rispettivi Governi ».
913 IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI (l)

T. GAB. 2078. Roma, 27 dicembre 1916, ore 21.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -L'Incaricato d'affari britannico mi ha chiesto se le mie istruzioni al R. Ministro ad Atene erano tali da non autorizzarlo a modificare in alcuna guisa le parole dell'aggiunta da me chiesta alla nota da presentarsi alla Grecia (2).

Ho risposto che non tenevo affatto alle parole precise, ma che il senso dell'aggiunta doveva essere tale da dare una qualche assicurazione al Re che gli alleati non avrebbero favorito nella vecchia Grecia alcun moto venizelista, in modo che egli avesse in mano un'arma che gli rendesse possibile contenere l'agitazione popolare e dare agli alleati tutte le garanzie militari e di disarmo che gli venivano chieste. Le istruzioni da me date a V. S. erano in questo senso (3), ma !asciandoLe larga facoltà di giudizio sulla formula precisa da usarsi. Se poi gli alleati non intendevano dare al Re nessuna assicurazione di tal fatta, potevano fare a meno della nostra partecipazione alla nota.

La mia opinione era che seguitando sulla via in cui gli alleati si erano messi, si andava diritto ad una rottura, coronando con ciò i desiderii della Germania. L'Italia non avrebbe anche in questa ipotesi separata la sua azione militare da quella degli alleati e il R. Ministro avrebbe lasciato la Grecia quando ne partissero i colleghi.

Queste ultime cose ho ripetuto oggi anche a Barrère.

Prego V. S. agire in conformità di quanto precede.

914

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 3031/20. Madrid, 28 dicembre 1916, ore t2 (per. ore 5,20 del 29).

Presidente del Consiglio mi ha detto che il Governo spagnuolo non si associerà alla nota degli Stati Uniti, ma risponderà che pur disposto ad adoperarsi in favore della pace, non crede giunto il momento opportuno. Romanones mi disse che aveva incaricato codesto Ambasciatore di Spagna di far conoscere

all'E. V. le sue intenzioni relativamente alla nota degli Stati Uniti e che era rimasto soddisfattissimo dell'accoglienza che l'E. V. aveva fatto a quella comunicazione; aggiunse che, in questo delicato argomento della pace, egli si proponeva di tenersi in stretto contatto non soltanto con Parigi e Londra, ma anche con noi. Nel corso di tutta la conversazione però Romanones insistette sull'opportunità per gli alleati di prestare l'orecchio alle proposte di pace. Disse di sapere che le proposte della Germania erano alcune accettabili, altre discutibili, nessuna assurda. Giudicò in senso molto ottimista la situazione militare della Germania dopo le vittorie in Romania, osservò che noi eravamo per negoziare in migliori condizioni degli altri alleati poiché occupiamo territori del nemico, ma accennò ai pericoli di una grossa offensiva tedesca forse anche attraverso la Svizzera.

Gli risposi approvando anche nell'interesse stesso della Spagna, il suo atteggiamento riservato in ordine alla nota americana. Per quanto poi specialmente ci riguardava nelle sue parole, ricordai quella parte dell'ultimo discorso dell'E. V. ove si dichiara che nessuno degli alleati esaminerebbe condizioni offerte in forma separata. Circa la situazione militare rammentai l'insuccesso dell'offensiva austriaca del maggio ed osservai che gli Imperi Centrali non insisterebbero quanto fanno per trattare la pace se fossero forti come egli mostrava di credere. È evidente che il Governo spagnuolo, malcontento di non essere stato consultato dagli Stati Uniti, ricusa di mettersi al rimorchio di questi, ma sta all'erta per offrire la sua azione per mediazione, appena veda che questa si possa spiegare con il consenso delle potenze dell'Intesa.

(l) -Ed. in SONNINO, Diarto, cit., pp. 90-91. (2) -Cfr. n. 868. (3) -Inviate con t. gab. 2030 del 23 dicembre, ore 20, non pubblicato.
915

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3035/124. Stoccolma, 28 dicembre 1916, ore 22,30 (per. ore 10,30 del 29).

l

I rappresentanti della Svezia, Norvegia e Danimarca rimetteranno domani ai Governi delle Potenze belligeranti una breve nota identica con cui si appoggia l'iniziativa di Wilson per la pace. Un comunicato ufficiale annuncierà ciò domattina. Questo Ministro degli Affari Esteri, che ho veduto anche nel pomeriggio di oggi, pur accennando alla possibilità della cosa, non mi ha annunziato la imminente presentazione di tale nota. A titolo personale gli ho fatto presente l'inopportunità di tale passo che seconda la politica tedesca, specialmente da parte di uno Stato che, come la Svezia, si è già distinto per le sue tendenze germanofile.

Mi risulta in via confidenziale che nelle pratiche per concertare il passo comune ci sono stati vivaci attriti fra la Svezia da una parte e la Norvegia e la Danimarca dall'altra per le maniere brusche ed imperiose di Hammarskjold.

916

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3034/372. Washington, [28] dicembre 1916, ore... (per. ore 12,05 del 29).

Alle 5 di oggi mercoledì, Dipartimento di Stato dichiarava non aver ricevuto ancora da Berlino risposta divulgata ieri sera dai giornali. Ciò non ostante il World organo personale di Wilson anticipa a detta risposta un commento acre e risentito. Rileva che essa eludeva la domanda del Presidente e che, riproponendo invece quella Conferenza di delegati dei belligeranti che alleati hanno già implicitamente respinta, chiude bruscamente la porta ad ogni ulteriore discussione poiché Stati Uniti non potranno raccomandare in nessun caso agli alleati di entrare alla cieca in una Conferenza per udirsi imporre i termini di pace da una Germania che si considera vittoriosa. Le intenzioni di pace della Germania si rivelano dunque false e disoneste nei propositi. Il suo invito alla pace nascondeva un giuoco inventato a Berlino per propiziarsi i neutri e per turlupinare l'opinione pubblica tedesca. Senza di che la Germania sarebbe venuta incontro nella sua risposta alla domanda di Wilson intesa appunto a spianare la via ad una futura Conferenza. Replica di Berlino rendendo invece inevitabile proseguimento guerra, riporta gli Stati Uniti alla condizione in cui si trovavano il 18 dicembre di dover cioè determinare il come salvaguardare i propri interessi nella continuazione del conflitto.

917

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 3029/373. Washington, [28] dicembre 1916, ore... (per. ore 4,20 del 29).

Mio telegramma odierno n. 372 (1).

Un preminente giornalista americano mi ha confidato or ora che Lansing gli ha detto oggi confidenzialmente che questo Governo comincia ad avvedersi di aver fatto una grossa corbelleria. Secondo Lansing, Wilson, pur avendo preparato egregiamente il passo da muovere, ha avuto il torto di non tener conto a sufficienza dell'opinione pubblica dei Paesi alleati. Per tirarsi d'impaccio con minor danno possibile Wilson spera adesso di sfruttare la risposta tedesca riversando sulla negativa di Berlino responsabilità dell'insuccesso dell'iniziativa di washington.

Questa confidenza spiega ampiamente il contenuto dell'articolo odierno del World che ho segnalato a V. E.

(l) Cfr. n. 916.

918

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3042/306. Parigi, 29 dicembre 1916, ore 15,03 (per. ore 18,30).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 2023 (l).

Ricevo in questo momento il nuovo testo provvisorio della risposta alla

nota germanica che dovrebbe essere poi telegrafato a Barrère per comunicarlo

a V. E. Si comincia enunciando tutti gli Stati dell'Intesa e con ciò credo abbiano

voluto tener conto delle osservazioni di V. E. al paragrafo quinto del telegram

ma di V. E. gabinetto n. 2033 (2). L'insieme della redazione mi pare migliorato

anche nel senso desiderato da V. E. al paragrafo primo. Ma non mi sembra siasi

tenuto conto del desiderio espresso al paragrafo secondo e in questo senso in

sisto stamane per vedere se fosse possibile ottenere la modificazione prima che

il testo sia telegrafato a Roma. Al paragrafo terzo parola « menzognera » è

stata sostituita con «inesatta». Frase segnalata da V. E. con pragrafo quarto è

stata trasformata e fusa con altra. Telegrafo per intero l'ultimo periodo del

progetto nel quale è stato tenuto conto delle raccomandazioni di V. E. al para

grafo sesto:

« Ils affirment une fois de plus qu'il n'y a pas de paix possible tant que

ne seront pas assurées la réparation des droits et des libertés violés, la recon

naissance du principe des nationalités et de la libre existence des petits Etats,

tant que n'est pas certain un règlement de nature à supprimer définitivement

les causes qui depuis si longtemps ont menacé les nations et à donner les

seules garanties efficaces pour la sécurité du monde ».

Cercherò ottenere che sia sollecitata la consegna della risposta.

919

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. P. 3044/537. Londra, 29 dicembre 1916, ore 22,50 (per. ore 6,45 del 30).

Rodd mi ha letto due telegrammi particolari da lui diretti a V. E. per ragguagliarla circa progetto di Lloyd George di una conferenza da tenersi in Italia, prima della data fissata partenza Pietrograào. Ad ogni modo Primo Ministro sarebbe partito lunedì prossimo, a tale conferenza egli ha proposto partecipino pure i Ministri francesi.

Lloyd George per motivi già spiegati a V. E. annette importanza specialissima ad incontrarsi col Presidente del Consiglio e con V. E. Oltre alle que

41 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. VI

stioni di interesse comune dell'alleanza, sta specialmente a cuore al Primo Ministro discorrere con S. E. Boselli e con Lei di questioni concernenti più direttamente relazioni itala-inglesi. Rodd mi ha manifestato suo vivissimo compiacimento per aver trovato Lloyd George animato dalle migliori disposizioni per quanto concerne l'Italia. Fra le questioni di cui il Primo Ministro si propone d'intrattenere V. E. vi è anche quella dell'Asia Minore, circa la quale Rodd ha ribadito le osservazioni e le considerazioni mie che V. E. potrà poi con l'altissima Autorità vigilante, consacrare. Alla conferenza in Italia Lloyd George che sarà accompagnato da lord Milner e dal generale Robertson o Haig, desidera intervenga pure Sarrail sembrando al Primo Ministro essere questo l'unico mezzo di fargli intendere ragioni visto l'impossibilità di disfarsene.

A facilitare la presenza di Sarrail proponesi che la riunione abbia luogo a Brindisi o a Taranto. Non aggiungo altri particolari che V. E. rileverà dai telegrammi di Rodd. Balfour che vidi oggi ha vivamente insistito sulla necessità di questo scambio di vedute anglo-italiane ed anglo-francesi prima della riunione di Pietrogrado.

Sarò grato a V. E. di pormi appena possibile in grado di informare questo Governo se la proposta riunione in Italia incontrerà l'approvazione del Presidente del Consiglio e la sua.

Lloyd George, nel comunicare la sua proposta al Governo francese, ha messo come base che la riunione doveva ad ogni costo avere luogo in Italia (l).

(l) -Cfr. n. 881. (2) -Cfr. n. 889.
920

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, SALVAGO RAGGI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 2097. Roma, 29 dicembre 1916, ore 23.

Questo Incaricato d'Affari britannico mi ha comunicato il seguente telegramma di Balfour in data 28 corrente:

«Il Governo di S. M. ed il Governo francese avendo ricevuto dei rapporti sull'attitudine ambigua del Re e del Governo di Grecia, fu deciso oggi dal Gabinetto in conferenza con i Ministri francesi, attualmente a Londra, che i generali Sarrail e Milne avrebbero mandato rispettivamente degli ufficiali francesi e britannici per constatare se l'evacuazione dell'Epiro e della Tessaglia è effettuata nella maniera e con la sollecitudine concordate. Se questi ufficiali constatassero che il Re di Grecia ha mancato ai suoi impegni il generale Sarrail sarà libero di proporre i passi che egli considererà necessari per garantire la sicurezza delle truppe che si trovano al suo comando.

Queste proposte saranno immediatamente sottoposte ai Governi francese e britannico per essere esaminate e se questi crederanno che gli interessi della

sicurezza delle forze alleate richiedano t.n'azione immediata essi autorizzeranno il generale Sarrail a fare quei passi che egli giudicherà necessari».

(Solo Parigi, Londra e Pietrogrado) -Appare increscioso che, data la partecipazione militare italiana all'impresa di Salonicco, le proposte eventuali non abbiano ad essere sottoposte contemporaneamente anche al R. Governo.

(Solo Pietrogrado) -Ho telegrafato ai RR. Ambasciatori a Parigi e Londra quanto segue:

(Solo Londra e Parigi) -V. E. potrà far osservare ciò a codesto Governo.

(Meno Atene) -Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) -Dati gli evidenti propositi di Sarrail è chiaro che si precipita purtroppo verso aperte ostilità col Re Costantino.

Pur mantenendo la nostra situazione riservata in ogni passo che tenda a provocare o sollecitare il conflitto, non potremmo a rottura avvenuta separare completamente la nostra azione da quella degli alleati sia quanto partenza della

R. rappresentanza sia nelle azioni militari che ne conseguano. Prego V. S. agire in conformità di quanto precede.

(l) Per la risposta d! Sonnino cfr. n. 929.

921

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3058/375. Washington, [29] dicembre 1916, ore... (per. ore 14,30 del 30).

Miei telegrammi nn. 372 e 373 (1).

Per riabilitarsi di fronte agli americani ed agli alleati Wilson mette ormai le carte in tavola addossando alle minacce alle insidie ed alla malafede di Berlino la responsabilità della sua iniziativa e dell'insuccesso che si prepara. Il World d'oggi in una ampia esposizione retrospettiva stabilisce i fatti nel modo seguente: fra novembre e dicembre il Dipartimento di Stato ebbe fondata presunzione che la Germania non avrebbe mantenuto gli impegni assunti circa la guerra coi sottomarini. Seppe dall'Addetto Navale a Berlino che erano colà in costruzione da 70 a BO sottomarini potenti per riprendere presto la campagna senza tregua. Il Governo tedesco si era rifiutato inoltre di far la nota punizione inflitta al Comandante sottomarino colpevole dell'affondamento del Sussex il quale risultava invece qui ricompensato colle più alte onorificenze. Sul principio di dicembre la maggioranza del Gabinetto americano convenne doversi mutare ormai la linea di condotta minacciata in seguito siluramento del Sussex, di romperla cioè con la Germania se questa avesse mancato ai propri impegni. Wilson sapeva che i passaporti a Bernstorff avrebbero condotto alla guerra ed egli era risoluto far ogni sforzo per evitarla al Paese. Decise allora di effettuare il piano previamente meditato di dirigere ai belligeranti una nota da lui concepita non come un passo verso la pace ma come un avviso ai belligeranti che gli Stati Uniti erano in pericolo di venire coinvolti, sebbene contro

voglia nella guerra e avevano perciò titolo a conoscere le aspirazioni e i termini di ciascuno. Wilson attendeva per ciò fare il momento opportuno. Bernstorff venne a saperlo (consta a me mediante il tradimento di un impiegato della White House) e ne riferì a Berlino che, vista la situazione farsi acuta, decise anticipare quella sua proposta per la Conferenza di pace che avrebbe dovuto essere lanciata soltanto nella settimana di Natale per mezzo del Vaticano e mediante la quale il Governo tedesco, che la sapeva destinata a sicuro rifiuto, intendeva soltanto tacitare l'opinione pubblica interna, influenzare i neutri e soprattutto provocare in America tale una reazione a favore proprio da impedire che Wilson potesse in ogni caso agire contro la Germania. Conseguenza di questa mossa fu di soffocare in Washington ogni discussione circa gli ultimi siluramenti e di porre una barra ad ogni azione di questo Governo in proposito. Pienamente consapevole di quanto precede Wilson decise di trasmettere senza commenti la comunicazione tedesca ai belligeranti, ma non tollerò che ciò precludesse la via al passo da lui escogitato per gli Stati Uniti. Spedì quindi il 18 dicembre la sua comunicazione che non doveva essere un messaggio di pace ma una domanda intesa a permettere a questo Paese di sapere come regolarsi se doveva rimanere coinvolto nella guerra. Ciò premesso, il giornale afferma che, anche se costretto a rompere le relazioni diplomatiche con la Germania, Wilson farà di tutto per evitare la guerra ma egli ed i suoi Ministri sanno che i tre prossimi mesi saranno forse i più critici nella storia di questo Paese e mirano con estremo pessimismo alla soluzione dacché le risposte della Germania circa gli ultimi siluramenti sono tali da escludere una ragionevole speranza di pace. Wilson non scriverà più note. Quanto agli Stati alleati il tenore della risposta tedesca semplifica il problema creato loro dalla domanda di Wilson. Il giornale insinua che converrebbe loro di aggredire nella risposta il Governo, ma di lusingare il popolo tedesco che edotto della verità potrebbe sollevarsi. Insinua pure che gli Stati alleati dopo aver enunciato i fini che perseguono manifestino la speranza che gli Stati Uniti proclamino la propria simpatia per le loro aspirazioni. Giornale vuole correggere inoltre l'impressione dell'altra nota frase che tutti i belligeranti mirino ai medesimi scopi sostenendo che Wilson intese dire soltanto che secondo le dichiarazioni dei vari Governanti in guerra tutti dichiaravano combattere per lo stesso oggetto. Attribuisce l'erronea interpretazione in Europa alla difettosa struttura del periodo inglese che tradisce il pensiero dell'autore. Condanna da ultimo la Germania per avere indotto la Svizzera, la Svezia e la Spagna a falsare col loro sostegno l'essenza della nota americana facendola apparire agli alleati come iniziativa di pace, sebbene Wilson vi dichiari di non proporre pace e di non offrire mediazione. Nell'articolo di fondo odiErno l'organo di Wilson ribadendo che la Germania ha scoperto con la sua risposta la sua malafede e chiuso bruscamente la porta ad ogni possibilità di pace e rilevando che la politica di neutralità ha fallito ammonisce il Paese contro il grave imminente pericolo invitandolo pronunziarsi e tenersi pronto.

In presenza di queste rivelazioni mi conforta richiamarmi al contenuto del mio telegramma n. 366 (1).

(l) Cfr. nn. 916 e 917.

(l) Cfr. n. 911.

922

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 158/66. Parigi, 29 dicembre 1916.

La situazione del Re Nicola che si era sensibilmente migliorata dopo che, il congedamento del Ministero Miuskovic, la sua sostituzione con quello Radovie e la sconfessione del principe Mirko, pareva soddisfatto il desiderio degli alleati di veder definita meglio la attitudine del Re rispetto all'Intesa, si è andata, negli ultimi tempi, nuovamente peggiorando.

La cagione bisogna ricercarla, come sempre, nell'azione dei serbi e nelle favorevoli disposizioni che le loro manovre sembrano trovare presso i governi russo e francese che della Serbia vogliono fare, eventualmente, il baluardo della loro politica nei Balcani od usarla come contrappeso alla nostra influenza.

La rete che i serbi tramano per impigliarvi il Re Nicola è sempre la stessa; accusarlo di aver trattato con gli Imperi centrali prima della caduta del Montenegro e di aver chiesto loro la pace, e convincerlo di mantenere, con quelli, anche ora, segreti legami.

I fili di questa trama, alquanto scompigliati dagli atti sovra citati e dalla buona volontà ed operosità che nei primi tempi il Radovic mise nel tener viva e rendere simpatica la causa montenegrina, sono stati ora ripresi dai serbi, aiutati singolarmente dall'inattesa conversione del Radovic e dei suoi ministri alla loro causa.

Risorgono le voci che il Re continui attraverso la Svizzera e tuttora per mezzo del Miuskovic, ad avere rapporti con Vienna. Si accenna alla poca fiducia o al nessun interesse che il Sovrano avrebbe ad una vittoria completa dell'Intesa, vittoria che, costituendo una forte Serbia renderebbero più difficile la sua restaurazione e, ad ogni modo, precaria la sua sopravvivenza.

Del principe Danilo ch'era stato lasciato da parte quando lo si riteneva in urto con il Re, dopo la sua riconciliazione con il padre, s'incomincia a parlare di nuovo e sfavorevolmente. Lo si ritiene in comunicazione con la Germania per mezzo della principessa sua moglie; si commenta il suo soggiorno a Ca p Martin in una posizione deserta e di difficile sorveglianza; si torna a far notare com'egli sia circondato esclusivamente da persone della famiglia Popovic Jabucianin, ben nota al Montenegro come ligia all'Austria. Uno di questi Popovic (Iovo Popovic) che travasi a Vienna avrebbe fatto sapere al Re che, se Sua Maestà lo desiderasse, gli era possibile recarsi in !svizzera per farle conoscere le intenzioni dell'Austria a suo riguardo.

Le scappate giovanili del principe Pietro, tutti i più piccoli incidenti che il pettegolezzo può inventare intorno alla piccola Corte in esilio sono messi in circolazione e sfruttati per diminuirne il prestigio e far risultare come il Re vecchio e malato non abbia successori accettabili.

E tutti questi umori trovano credito nei circoli francesi, e, a quanto mi dice il Signor Islavine che me ne ha raccontati una parte, anche in quelli russi.

D'altro canto il Presidente del Consiglio che dovrebbe essere in queste circostanze il difensore del Re e degli interessi montengrini, ne è divenuto il più pericoloso nemico dopo la nota proposta con la quale invitò il Re a farsi il promotore dell'unione di tutti i serbi abdicando in favore del principe Alessandro.

Il Re si è trovato, d'allora in poi, nei rapporti degli alleati senza l'appoggio del suo Governo che lo minava invece presso i suoi sudditi.

Non mi è possibile conoscere lo stato d'animo dei montenegrini rimasti in patria, non è improbabile, anzi, che l'esperienza fatta durante la ritirata dell'esercito serbo sul loro territorio li abbia disillusi sull'idea della fratellanza serba. Ma fra i Montenegrini disseminati in Italia, in !svizzera, in Francia ed in America, e che, non avendo contraddittori, pretendono rappresentare l'opinione del loro paese, mi si assicura che le idee del Presidente del Consiglio, il quale, fra l'altro, dispone dei fondi del Governo, abbiano fatto moltissimi proseliti; sicché essi, ora, salvo poche eccezioni, si dividerebbero in due gruppi soltanto: gli austrofili e gli unionisti.

Uno dei Ministri, quello della giustizia, Signor Janko Spassoievic, si è in questi giorni dimesso con la motivazione che il Re non aveva accettato il progetto della unione con la Serbia.

Il danno fatto dalla mossa del Radovic si è andato, così come prevedevo allargando.

Si sperò, e lo stesso Re si illuse che, 11 Radovlc rendendosi conto della sconvenienza della sua azione anche verso gli alleati e l'Italia, ai quali principalmente compete definire le questioni inerenti all'assetto balcanico, lasciasse cadere la sua proposta. Il Re era riluttante ad un cambiamento ministeriale, per la mancanza di persone atte a coprire cartcne eU Governo, per la cattiva impressione che ciò avrebbe fatto presso gU aneatl e per non prendere un'attitudine decisa contro i panserbi.

Ma il signor Radovic che si era mostrato poco corretto propugnando l'unione con la Serbia senza possibilità di consultare il paese e senza essere l'eletto di nessun partito avente tale programma, e che, avendo accettato la sua nomina esclusivamente dal Re se ne era servito per lavorare contro gli interessi e contro la volontà del Sovrano, si è mostrato irriducibile nelle sue idee.

Come già comunicò ai rappresentanti delle potente accreditate presso il Re Nicola il promemoria col quale esponeva il suo progetto, così ha continuato a sostenerlo negli ambienti russi e presso il Governo francese. Mi è stato assicurato che recentemente, in una conversazione con il signor Briand, ripetendo i noti suoi argomenti in favore dell'unione, gli abbia espresso la speranza che la Francia si sarebbe opposta alla restaurazione del Montenegro.

In questi ultimi giorni poi ha preparato un memoriale col quale chiede i pieni poteri per trattare con la Serbia, minacciando, in caso di rifiuto le sue dimissioni. Egli specula sulla ripugnanza che il Re ha a sostituirlo per l'innegabile ripercussione che avrebbe nel mondo jugoslavo il suo congedamento su tale questione. Intanto avrebbe già fatto partire per Corfù due suoi agenti.

Mi consta tuttavia che il Re, il quale ha finora evitato sotto vari pretesti la presentazione del memoriale, si dispone a prevenirlo congedandolo sulla motivazione della sua incompetenza nel trattare gli affari dello Stato.

Non è dubbio che da questo mutamento la situazione del Re verrà resa ancor più precaria. Ma il Radovic pretendendo dal Sovrano ciò che egli non può dare, poiché non gli è consentito nelle attuali condizioni disporre del suo paese e del suo trono né potrebbe aprire negoziati senza l'autorizzazione degli alleati, lo ha messo nella necessità di prendere tale provvedimento.

Nei nostri riguardi la decisione che il Re si propone di prendere mi sembra indispensabile, poiché qualunque sia la soluzione che si voglia dare alla questione montenegrina, noi non possiamo permettere che venga fin d'ora in qualsiasi modo compromessa.

Ma i fatti che ho riferito meritano di essere presi in considerazione.

Non bisogna dimenticare che il Montenegro (ed è questo il punto debole della nostra concezione riguardo ad esso) è esclusivamente uno Stato slavo, vale a dire ch'esso è suscettibile di due attrazioni soltanto, la russa o serba da una parte e l'austriaca dall'altra. La nostra influenza lo troverà sempre refrattario, o, per lo meno, non potrà bilanciare le altre.

Il giorno in cui l'Austria venisse definitivamente sconfitta ed allontanata dai confini del Montenegro l'influenza russa o serba vi sarebbero preponderanti.

In questa previsione i serbi ed i loro amici montenegrini preparano una campagna, di cui quanto ora avviene è la preparazione, che dovrebbe scoppiare in tutta la sua violenza al momento dei negoziati di pace, per additare agli slavi del nord e del sud il Re Nicola come traditore ed i suoi figli come indegni, rendendo cosi impossibile al Sovrano il suo ritorno al Montenegro od obbligandolo ad accettare le condizioni della Serbia.

Egli è perciò che, pur essendo opportuno temporeggiare finché con l'andamento della guerra appariscano meglio le nostre convenienze, vi sarà pure un momento, del quale V. E. è solo giudice, nel quale occorrerà posare nettamente e con gli alleati e con la Serbia la questione del Montenegro, giacché, prima che il danno sia irreparabile, è necessario che gli alleati tutti e la Russia in special modo facciano comprendere alla Serbia che non sarebbero tollerate manovre dirette a frustrare gli accordi delle grandi potenze relativamente all'assetto dell'Adriatico.

923

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3077/539. Londra, 30 dicembre 1916, ore 22,40 (per. ore 18,25 del 31).

Nel corso di una piuttosto lunga visita fattami ieri sera, Cambon, nell'annunziarmi che partiva oggi per Parigi, disse che al ritorno di questo suo breve congedo, converrà senza indugio ulteriore iniziare le note conversazioni per l'Asia Minore. Avendo io osservato sembrarmi più che tempo, replicò il collega ritardo non essere attribuibile al Governo francese ma ad un cumulo di imprevedute circostanze fra le quali la crisi inglese e lunga discussione occorsa per la scelta della sede. Aggiunse avere Briand specialmente insistito perché la conversazione abbia luogo a Londra per vari motivi, fra l quali quello delle cordialissime relazioni personali da anni esistenti fra gli Ambasciatori di Francia e d'Italia. Proseguendo disse il collega avergli il suo Governo inviato copia delle tre note da noi rimesse a Parigi. Parlandomi a cuore aperto come ad un antico amico, e senza entrare prematuramente nel merito della discussione che da parte sua, e non dubitava anche mia, saranno condotte con spirito amichevolissimo e conciliante, osservava il collega essere alquanto sorpreso per l'intonazione delle Note da noi rimesse a Parigi, la redazione delle quali gli era apparsa alquanto ab irato perentoria severa quasi comminatoria, avente insomma un carattere non rispondente alla fortunata intimità presente delle due nazioni, non solo alleate, ma anche amiche.

Premesso che io non avevo conoscenza di una terza nota consegnata a Parigi alla quale egli alludeva, osservai che i pro-memoria rimessi al suo Governo erano testualmente identici a quelli consegnati a Londra ed a Pietrogrado e che l'intonazione dei medesimi perfettamente amichevole non mi pareva giustificasse i suoi rilievi. Aggiunsi tuttavia che a volergll parlare con franchezza uguale alla sua non poteva a mia volta dissimulargli che la procedura degli alleati intesisi a nostra insaputa e contrariamente ad affidamenti formali a me dati su di una questione di vitale interesse italiano e formante per giunta una delle basi essenziali del patto d'alleanza da noi eseguito con scrupolosa lealtà, aveva cagionato a V. E. vivissimo dispiacere e lasciato, secondo mi pareva, una penosissima impressione la quale, a mio avviso, potrà essere totalmente dissipata solo dopo la conclusione di un accordo pienamente tutelante i nostri legittimi interessi. Cambon rispose con frasi generiche che ebbero l'aria di riconoscere l'errore commesso e accennò poi vagamente ad una serie di equivoci e malintesi sfortunatamente verificatisi in... (l). Su questo argomento scabroso e delicato ritenne inutile insistere ulteriormente, attirai tuttavia e con linguaggio molto esplicito seria attenzione del collega, sulla influenza capitale che la pronta e soddisfacente soluzione della questione è fatalmente destinata ad esercitare sul mantenimento e consolidamento futuro delle cordiali relazioni non solo per i nostri due Governi, ma anche e soprattutto pei due Paesi aventi ogni interesse a vivere in buona armonia. Su tale ordine d'idee si mostrò pienamente consenziente Cambon. Il quale accennò poscia all'errore commesso, contrariamente al suo parere, nel voler disintegrare l'Impero Ottomano in Asia Minore con annessioni protettorati, ecc., all'arduo problema da risolvere ora circa costituzione di nn qualsiasi regno od impero turco beninteso sotto il controllo finanziario delle potenze allrate e sui limiti territoriali del medesimo, ecc. A questo accenno mi limitai a rispondPre in tesi generale che il principio fondamentale di tutte le nostre domande è la parità assoluta della nostra situazione in Asia Minore a quella degli altri alleati e ciò in conformità delle disposizioni del Trattato di alleanza. Malgrado delicato argomento e il mio franco parlare il colloquio ebbe carattere accentuatamente cordiale.

(l) Gruppo lndeclfrato.

925

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3070/541. Londra, 30 dicembre 1916, ore 22,40

(per. ore 19,15 del 31).

Parlai ieri a Balfour nel senso del telegramma di V. E. n. 2078 (l) ed in tesi generale attirai la seria attenzione di lui su tutto l'insieme della falsa politica finora seguita verso la Grecia, politica che, come giustamente V. E. sta da tempo insistentemente rilevando, ha per pratica conseguenza non di sventare ma di facilitare gli intrighi dei nostri nemici. Balfour mi rispose in termini molto generici, osservando che la ques~ione dovrà formare argomento di conversazioni all'imminente conferenza in Italia. Ministro degli Affari Esteri si disse totalmente ignaro della notizia di cui telegramma 2540 (2) circa gita di Venizelos al Pireo.

()25.

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3065/544. Londra, 30 dicembre 1916, ore 22,40 (per. ore 14,40 del 31).

Intrattenni ieri a lungo Balfour della questione dell'Asia Minore narrandogli con ogni particolare tutta la storia passata e ripetendogli con la massima insistenza le osservazioni e raccomandazioni già rivolte a Grey e da ultimo a Lloyd George. Balfour mi ascoltò con g~·ande attenzione e interesse, e ripetutogli che nella questione non v'è divergenza fra interessi italiani e britannici espresse fiducia che la prossima Conferenza a Londra condurrà alla desiderata soluzione. Poiché dell'argomento, a quanto mi ha detto Rodd, Lloyd George si propone di discorrere con V. E. mi permetto rispettosamente attirare attenzione di Lei sulla massima importanza da :rr.~ annessa a che il linguaggio autorevole del Presidente del Consiglio e di V. E. lasci in Lloyd George impressione tale da convincerlo della assoluta necessità di un suo energico intervento allo scopo di facilitare nella prossima Conferenza di Londra il raggiungimento dell'accordo in senso conforme ai nostri legittimi interessi che al postutto sono poi identici a quelli britannici nella questione.

Conoscendo per esperienza la naturale molta impulsività del Primo Ministro la quale a volte gli toglie a prima vista l'adeguata visione delle difficoltà

eventualmente sopravvenienti, riterrei p,·udente fare in modo che delle conversazioni avute a conclusioni raggiunte su questo nonché su altri argomenti resti possibilmente una traccia scritta, ad evitare poi sgradevoli malintesi.

(l) -Cfr. n. 913. (2) -T. 2540 del 27 dicembre, ore 23: rltrasmetteva a Parigi, Londra e Pletrogrado il t. 5063/168 da Salonlcco con il quale Dolf!nl comunicava quanto segue: «M! viene riferito da fonte attendibile Venizelos è partito per Plreo ieri a bordo cacciatorpediniere francese per una missione concordata con generale Barrali ».
926

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3078/556. Atene, 31 dicembre 1916, ore 17,50

(per. ore 1,35 del 1° gennaio 1917).

Ecco il testo della nota delle potenze che fu oggi presentata al Governo ellenico nonché quello della nota separata da me presentata:

«Les soussignés Ministres de France Grande Bretagne et Russie représentants des Puissances garantes de la Grèce ayant pris acte avec satisfaction de la réponse qui a été faite à leur communication du premier-quatorze décembre 1916 ont l'honneur de présenter d'ordre de leurs Gouvernements les demandes suivantes de garantie et de réparation qui étaient prévues dans le dernier alinéa de la dite communication.

Garanties:

l. -Les forces grecques dans la Grèce continentale en Eubée et en général dans tous les territoires situés en dehors de la Morée seront reduites au nombre d'hommes strictement nécessaires pour le service d'ordre et de police. Tout l'armement et les munitions en excédant de ce qui correspondra à cet effectif seront transportés en Morée ainsi que toutes les mitrailleuses et toutes les artilleries de l'armée grecque avec leurs munitions de telle façon qu'une fois ces transports effectués il ne restera plus en dehors de la Morée ni canons ni mitrailleuses ni matériel de mobilisation.

Les détails d'exécution seront réglés d'un commun accord aussitòt que le Gouvernement hellénique aura accepté en principe ces déplacements de troupes et de matériel.

La situation militaire ainsi établie sera maintenue aussi longtemps que les Gouvernements alliés le jugeront nécessaire sous la surveillance de délégués spéciaux accrédités par eux à cet effet auprès des autorités grecques.

2. --Interdiction de toute réunion et de tout rassemblement de réservistes en Grèce au nord de l'isthme de Corinthe; application rigoureuse de l'interdiction à tout civil de porter des armes. 3. --Rétablissement des divers contròles alliés sous une forme qui sera déterminée d'accord avec le Gouvernement hellénique afin de les rendre aussl peu genants que possibles.

Reparations:

4. --Toutes les personnes actuellement détenues soit pour des raisons politiques, soit sous inculpation haute trahison, sédition ou faits connexes, seront immédiatement relachées. Celles qui auraient injustement souffert par suite des événements du premier et deux décembre et des jours suivants seront indemnisées après une enquéte effectuée d'accord entre le Gouvernement hellénique et les trois Gouvernements alliés. 5. --Le Commandant du Premier Corps d'Armée sera destitué à moins que le Gouvernement Royal n'établise, à la satisfaction des Gouvernements alliés, que cette mesure doit étre appliqué à un autre officier général auquel incomberait la responsabilité des ordres donnés le premier décembre. 6. --Le Gouvernement hellénique presentera des excuses formelles aux Ministres alliés et les drapeux anglais, français, italien et russe seront solennellement salués sur une piace publique d'Athènes en présence de la garnison rassemblée. En méme temps les Ministres soussignés sont chargés par leurs Gouvernements de rappeler au Gouvrrnement hellénique que des nécessités militaires pourront les amener prochainement à débarquer des troupes à Itéa pour les diriger sur Salonique par le c~x'min de fer de Larissa. Les Puissances garantes informent le Gouvernement hellénique qu'elles se réservent pleine liberté d'action dans le cas où l'attitude du Gouvernement de S. M. le Roi des Hellènes leur donnerait de nouveau sujet de plainte. De leur còté elles prennent envers le Gouvernement hellénique l'engagement formel de ne pas permettre aux forces armées du Gouvernement de la défense nationale de profiter du retrait des troupes Royales de la Thessalie et de l'Epire pour franchir la zone neutre établie d'accord avec le Gouvernement hellénique.

En portant ce qui précède à la connaissance du Gouvernement Royal les soussignés ont l'honneur de l'informer, d'ordre de leurs Gouvernements, que le blocus des còtes grecques sera maintenu jusqu'à ce que satisfaction ait été accordée aux Puissances sur tous les p:.Jints indiqués ci-dessus ~.

Note italienne:

D'ordre de son Gouvernement le soussigné Ministre d'Italie ayant pris connaissance de la Note présentée aujourd'hui-meme au Gouvernement hellénique par les Ministres de France, Grande Bretagne et Russie, représentants des Puissances garantes de la Grèce a l'honneur de faire à ce méme Gouvernement les déclarations suivantes:

L'Italie affirme en l'occasion présente sa solidarité générale avec ses Alliés. Elle s'associe aux demandes et aux déclarations contenues dans la dite Note concernant les garanties militaires que les Puissances de l'Entente croient nécessaires d'exiger de la Grèce en vue de la situation actuelle dans les Balkans; ainsi que les réparations que ces mémes Puissances croient leur étre dues pour les événements du premier décembre; quant aux exigences contenues dans le numéro quatre de la Note des Puissances garantes, comme elles touchent à des questions d'ordre intérieur, l'Italie ne considère pas avoir de titres pour y intervenir et déclare se désintéresser de l'examen de ces exigences ».

Ho rimesso io stesso personalmenL al signor Zala Costa i due documenti. I due punti che mi parve presentare per lui maggiore difficoltà sono il 4° e il 6°. Mi sono posto a sua disposizione onde procurare di giungere ad una risposta conciliante. Terrò V. E. informata dello svolgimento della pericolosa crisi.

927

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3072/311. Parigi, 31 dicembre 1916, ore 19,02 (per. ore 21,45).

Telegramma di V. E. n. 2021 (1).

Margerie mi ha detto che le istruzioni date da Briand al Ministro di Francia a Bucarest miravano a rinfrancare Bratianu che appariva troppo scoraggiato. Il Ministro di Francia di carattere autoritario e reciso deve essersi espresso in modo troppo brusco producendo una deplorevole impressione su Bratianu.

Questi incaricò Lahovary di lagnarsene presso Briand il quale telegrafò nuove istruzioni a quel Ministro di Francia perché cercasse di correggere la cattiva impressione prodotta.

928

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCill DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 3073/377. Washington, 31 dicembre 1916, ore ... (per. ore 21,10).

Circa le attuali manovre di pace il Dipartimento di Stato contrappone improvvisamente alla pubblicità dei giorni scorsi il più assoluto riserbo. Viene insinuato invece e diffuso da questa Ambasciata tedesca che se non vi fosse altra via per addivenire alla Conferenza invocata da Berlino il Governo germanico non sarebbe alieno dal confidare segretamente a Wilson i suoi termini di pace. È la solita manovra, questa volta parecchio ingenua, con la quale Bernstorff tenta nei momenti critici di annebbiare questa opinione pubblica. Wilson intanto facendo proseguire dal World la sua campagna, dopo aver rinfacciato oggi alla Germania, che essa non è la vincitrice, la ammonisce che, se gli Stati Uniti non hanno esercito e se la loro flotta aggiungerebbe poco alla consistenza delle flotte riunite degli alleati, le guerre si combattono pure con danaro e che gli Stati Uniti entrando a fianco degli alleati ne raddoppierebbero istantaneamente le risorse finanziarie.

Che cosa Germania guadagnerebbe dalla ripresa di una guerra spietata di sottomarini non è chiaro; invece chiaro ciò che la Germania perderebbe forzando gli Stati Uniti dell'America del Nord alla guerra.

(l) Cfr. n. 813, nota l.

929

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (l)

T. s. N. (2). [Roma,] 31 dicembre 1916.

Saremo lietissimi accogliere Italia riunione generale ministri e alti militari proposta da Lloyd George. Propongo però che convegno abbia luogo in Riviera (Bordighera o San Remo) secondo prima idea codesto presidente del Consiglio anche per maggior probabilità di partecipazione di Briand; altri ministri francesi per quanto autorevoli potendo difficilmente senza di lui prendere decisioni importanti.

Mi pronuncio contrario a Taranto o Brindisi. Non vedo utilità spostamento, incomodissimo per tutti, del ritrovo generale dei ministri soltanto per incontrare Sarrail. Questi potrà anche venire più su se colleghi alleati ritengono assolutamente necessario vederlo.

Situazione generale in Grecia sembrami pur troppo già compromessa per insistenza alleati nelle esigenze verso Re Costantino nei riguardi venizelisti. Data poi situazione generale, Italia non potrebbe assolutamente mandare oggi maggiori truppe Macedonia. È meglio considerare fin da ora situazione quale è realmente.

Prego comunicare quanto sopra codesto governo.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoll. Ed. !n SONNINO, Carteggio, c!t., n. 84. (2) -Questo telegramma, che rispose al n. 919 e del quale c! è rimasta la minuta autografad! Sonnino, non venne spedito ma fu comunicato al govemo britannico tramite l'ambasciatore Rodd.
<
APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al dicembre 1916)

ARGENTINA

Buenos Aires -CoBrANCHI Vittore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CERRUTI Vittorio, primo segretario; VrNcr Adolfo, addetto commerciale.

BELGIO

Bruxelles -CARIGNANI, dei duchi di Novoli, Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE RrsErs, dei baroni di Crecchio, Mario, segretario di legazione di la classe (la legazione risiede temporaneamente a Le Havre).

BOLIVIA

La Paz -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeiro -MERCATELLI Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CILE

Santiago -Dr MoNTAGLIARI marchese Paolo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CINA

Pechino -ALIOTTI, dei baroni, Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VARÉ Daniele, segretario; BENSA Maurizio, interprete; ALLIEVI T., tenente colonnello, addetto militare (residente a Tokio).

COLOMBIA

Bogotà -DuRAND DE LA PENNE, marchese Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COSTARICA

S. José de Costarica -NoTAR Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

48 - Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI

CUBA

Avana -CARRARA Stefano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

DANIMARCA

Copenaghen -SACERDOTI Vittorio, conte di Carrobio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CATALANI Giuseppe, consigliere.

EGITTO

Cairo -NEGROTTO CAMBIAso, dei marchesi, Lazzaro, agente diplomatico e console generale; TosTI, dei duchi di Valminuta, conte Mauro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CROLI,A Giuseppe, capo interprete.

ETIOPIA

Addis Abeba -CoLLI DI FELIZZANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoRA Giuliano, segretario.

FRANCIA

Parigi -SALVAGO RAGGI marchese Giuseppe, ambasciatore; RusPOLI Mario, principe di Poggio Suasa, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MEDICI, dei marchesi del Vascello, Giuseppe, segretario; RoGADEO Giovanni, segretario; GuARIGLIA Raffaele, segretario; DE STEFANI Pietro, segretario; ZAccoNE Vittorio, tenente colonnello, addetto militare; RoTA Ettore, capitano di fregata, addetto navale; SABINI conte Candido, delegato commerciale.

GIAPPONE

Tokio -CUCCHI BOASSO Fausto, ambasciatore; MARCHETTI :!!,ERRANTE Giulio, primo segretario; GAsco Alfonso, interprete; ALLIEVI T., tenente colonnello, addetto militare.

GRAN BRETAGNA

Londra -IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, ambasciatore; BORGHESE, dei principi, Livio, consigliere; DuRINI DI MoNZA conte Ercole, primo segretario; PREZIOSI Gabriele, segretario; BALSAMO Giovanni, segretario; LANZA BRANCIFORTI Giuseppe, principe di Scordia, segretario; BERTELÈ Tommaso, segretario; GREPPI conte Edoardo, maggiore, addetto militare; REY DI VILLAREY conte Carlo, capitano di corvetta, addetto navale.

GRECIA

Atene -DE BosDARI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MINISCALCHI ERIZZO conte Francesco, segretario; DIANA dei marchesi, Pasquale, segretario; DE MARTINO Giuseppe, addetto commerciale; MONBELLI E., colonnello, addetto militare.

GUATEMALA

Guatemala -NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

HAITI

Haiti -CARRARA Stefano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente ad Avana).

HONDURAS

Tegucigalpa -NOTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

MAROCCO Tangeri -LAGO Mario, agente diplomatico e console generale.

MESSICO Messico -CAMBIAGIO Silvio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MONTENEGRO

Cettigne -RoMANO AVEZZANA barone Camillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente temporaneamente a Parigi).

NICARAGUA

Managua -NOTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

NORVEGIA

Cristiania -MONTAGNA Giulio Cesare, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Rosso Augusto, segretario.

PAESI BASSI

L'Aja -SALLIER DE LA TouR Giuseppe, duca di Calvello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GUARNERI Andrea, segretario; DI GIURA Giovanni, segretario.

PANAMA Panama -RAGUZZI Carlo, incaricato d'affari.

PARAGUAY Assunzione -Rossi Adolfo, ministro residente.

PERSIA

Teheran -ARRIVABENE VALENTI GoNZAGA conte Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PERU'

Lima -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PORTOGALLO

Lisbona -SERRA Attilio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GAzZERA Giuseppe, segretario; SANNAZZARO Giuseppe, addetto militare (residente a Madrid).

ROMANIA

Bucarest -FASCIOTTI barone Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; AURITI Giacinto, segretario; CAFIERO Ugo, segretario; FERIGO Luciano, tenente colonnello, addetto militare; SIBILIA Donato, delegato commerciale la legazione risiede temporaneamente a Jassy).

RUSSIA

Pietrogrado -CARLOTTI Andrea, marchese di Riparbella, ambasciatore; NANI MoCENIGO conte Giovan Battista, consigliere; TALIANI Francesco, segretario; GuAzzoNE Pietro Alfredo, segretario; RoPoLo, Edoardo, colonnello, addetto militare.

SALVADOR

S. Salvador -NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

S. DOMINGO

S. Domingo -CARRARA Stefano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente ad Avana).

SERBIA

Belgrado -SFORZA, dei conti, Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SERRA Michele, addetto militare; DE SARNO SAN GIORGIO Dionisio, segretario interprete (la legazione risiede temporaneamente a Corfù).

SIAM

Bangkok -MANACORDA Araldo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

SPAGNA

Madrid -BoNIN LONGARE conte Lelio, ambasciatore; DEPRETIS Agostino, consigliere; MACARIO Nicola, segretario; SAPUPPO Giuseppe, segretario; MoNTAGNINI, dei conti, Carlo, segretario; SANNAZZARO Giuseppe, addetto militare.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -MACCHI, dei conti di Cellere, Vincenzo, ambasciatore; BRAMBILLA Giuseppe, consigliere; ARONE, dei baroni di Valentino, Pietro, segretario; GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, segretario; CECCATO Giovan Battista, addetto commerciale.

SVEZIA

Stoccolma -TOMMASINI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MARIANI Alessandro, segretario.

SVIZZERA

Berna -PAULUCCI DE' CALBOLI conte Raniero, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DuRAzzo marchese Carlo, consigliere; CoMPANS DE BRICHANTEAU marchese Alessandro, consigliere; DE PARENTE Paolo Girolamo, segretario; BARONE Russo Giacomo, addetto; LABRIOLA Alberto, addetto commerciale; MoRIONDI, addetto commerciale; CALIMANI Felice, addetto speciale per l'emigrazione (residente a Lucerna).

URUGUAY

Montevideo -MAESTRI MOLINARI marchese Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

VENEZUELA

Caracas -ScELSI Lionello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al dicembre 1916)

MINISTRO

SoNNINo barone Sidney, deputato al Parlamento.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO

BORSARELLI DI RIFREDDO marchese Luigi, deputato al Parlamento.

GABINETTO DEL MINISTRO

Affari confidenziali -Corrispondenza riservata e particolare del Ministro -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti colla stampa e le agenzie telegrafiche -Relazioni del Ministro col Parlamento e col corpo diplomatico -Udienze -Tribuna diplomatica.

Capo gabinetto: ALDROVANDI MARESCOTTI Luigi, conte di Viano, consigliere di legazione di l a classe.

8

Segretari: BIANCHERI CHIAPPORI Augusto, segretario di legazione di classe; BARBARO conte Francesco, segretario di legazione di l a classe; DE LIETO Casimiro, segretario di legazione di 3a classe.

GABINETTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

Affari confidenziali -Corrispondenza riservata e particolare del Sottosegretario di Stato -Ricerche e studi in rapporto al lavoro del Sottosegretario di Stato -Relazioni del Sottosegretario di Stato col Parlamento e col corpo diplomatico -Udienze.

Capo gabinetto: DANEO Giulio, segretario di legazione di 18 classe.

Segretari: TORNIELLI DI CRESTVOLANT, dei conti, Carlo Cesare, vice console di 1B classe; RocHIRA Ubaldo, vice console di 28 classe.

SEGRETARIO GENERALE

DE MARTINO Giacomo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di

8

classe.

UFFICI ALLE DIRETTE DIPENDENZE DEL SEGRETARIO GENERALE

DIVISIONE I

RAGIONERIA ED ECONOMATO

Capo divisione: CALVARI Lodovico, direttore capo di ragioneria.

SEZIONE I

Bilanci e contabilità -Bilancio di previsione -Conto consuntivo -Revisione di contabilità attiva dei regi agenti all'estero -Liquidazione delle spese degli ufficii all'estero -Competenze mensili dei funzionari e del personale di servizio.

Capo sezione: BONAMICO Cesare, ispettore di ragioneria. Primi ragionieri: CASONI Enrico; DE SANTIS Paolo. Ragionieri: Bossi Mario; CERACCHI Giuseppe; BONTEMPS Aldo.

SEZIONE II

Scritture -Conto corrente col Tesoro dello Stato -Conti correnti coi regi agenti all'estero.

Capo sezione: FANO Alberto. Primi ragionieri: LIVINALI Alessandro; CAsONI Giovanni; AaosTEO Cesare. Ragionieri: NOBILI VITELLESCHI, dei marchesi, Pietro.

SEZIONE III

Tariffe consolari -Palazzi demaniali all'estero, arredamenti -Inventario dei mobili di proprietà dell'erario all'estero -Proposte per l'acquisto di mobili ad uso d'archivio degli uffici all'estero -Sussidi.

Capo sezione: D'AvANZO Carlo. Primo ragioniere: BoNAVINO Arturo. Ragioniere: Bossi Carlo.

SEZIONE IV

ECONOMATO E CASSA

Inventario dei mobili del ministero -Contratti -Spese d'ufficio -Manutenzione dei locali -Magazzino -Personale degli uscieri -Corredi dei regi uffici all'estero -Custodia delle successioni.

Capo sezione: VINARDI Giuseppe. Primo ragioniere: RINVERSI Romolo. Ragioniere: ToRREs Oreste.

CIFRA

Corrispondenza telegrafica e ordinaria in cifra -Compilazione, custodia

e distribuzione dei cifrari.

Capo ufficio: N.N.

Segretari: VANNUTELLI REY conte Luigi, primo segretario di legazione; NANI MoCENIGO conte Ludovico, segretario di legazione di la classe; PIACENTINI Renato, console di 3a classe.

STAMPA E TRADUZIONI

Spoglio e riassunto quotidiano dei giornali e periodici esteri e nazionali -Traduzioni.

Capo ufficio: ORSINI BARONI Luca, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe. Segretari: MARTIN FRANKLIN Alberto, consigliere di legazione di P classe.

APERTURA, DISTRIBUZIONE E REGISTRAZIONE DELLA CORRISPONDENZA E SPEDIZIONE

Registrazione e sunto della corrispondenza in arrivo e in partenza -Rubriche per ragioni di luogo, di materia, di persone -Schedari Spedizione della corrispondenza -Corrieri di gabinetto.

Capo ufficio: SERRA Carlo Filippo, console generale di la classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI Direttore generale: CoNTARINI Salvatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

DIVISIONE II

PERSONALE E CERIMONIALE Capo divisione: LANDI VITTORJ Vittorio, console generale di la classe.

SEZIONE I

Personale d'ogni categoria dipendente dal Ministero degli Affari Esteri (eccetto il personale delle scuole all'estero e quello di servizio) -Uffici diplomatici e consolari all'estero, loro istituzione e soppressione -Servizio di ispezione degli stessi uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Consiglio del Ministero -Concorsi -Ammissioni -Annuari del Ministero -Elenchi del personale del Ministero -Atti pubblici -Libretti e richieste ferroviarie per il personale.

Capo sezione: FORLANI Baldo, primo segretario di legazione. Segretari: TRITONJ Romolo, console di la classe; CAVRIANI, dei marchesi, Giuseppe, console di 2a classe.

SEZIONE II

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai regi agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di sovrani e principi -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo sezione: VIGANOTTI GIUSTI Gianfranco, consigliere di legazione di 3a classe.

ARCHIVIO STORICO

Conservazione ed incremento delle collezioni manoscritte del ministero e dei regi uffici all'estero -Conservazione degli originali degli atti internazionali conclusi dal Regno d'Italia e dagli Stati soppressi -Conservazione delle carte del Ministero riservate dagli archivi delle divisioni -Ricerche e studi preparatori pel Ministero e per gli uffici del dicastero -Memorie su materie storiche e questioni internazionali -Protocollo, inventari e schedari.

Direttore: MELI LUPI DI SORAGNA, marchese Giulio, console generale di 2a classe.

BIBLIOTECA

Proposte per acquisto di libri e associazioni a giornali e riviste -Conservazione e incremento delle pubblicazioni -Scambio di pubblicazioni con altri ministeri od istituti del Regno o di Stati Esteri -Collezioni e custodia di carte geografiche per uso del ministero -Cataloghi, schedari -Raccolta sistematica di pubblicazioni del ministero -Raccolta sistematica della legislazione straniera per ciò che può riguardare le relazioni internazionali e l'amministrazione degli affari esteri -Forniture di pubblicazioni a corredo dei regi uffici diplomatici e consolari.

Bibliotecario: PAsQUALucci Loreto.

TIPOGRAFIA

Direttore: ALFERAZZI Giacomo Antonio.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Direttore generale: MANZONI, dei conti, Gaetano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

DIVISIONE III

Capo divisione: GARBAsso Carlo, consigliere di legazione di l a classe.

SEZIONE I

Carteggio in materia politica per gli affari concernenti l'Europa -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione dei trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Rettifiche e accertamenti di frontiera -Sconfinamenti militari -Spoglio di giornali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: SABETTA Guido, console generale di 3a classe.

Segretari: CoLONNA, dei principi, Ascanio, segretario di legazione di 2a classe; MAGNANI RICOTTI Sidney, addetto.

SEZIONE II

Carteggio in materia politica per gli affari concernenti il Levante e l'Africa -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione di trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Capitolazioni -Riforme giudiziarie in Egitto -Spoglio dei giornali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: CHIARAMONTE BORDONARO Antonio, consigliere di legazione di 2a classe.

Segretari: PIGNATTI MoRANO, conte Bonifacio, primo segretario di legazione; STRANIERI Augusto, console di la classe; SALERNO MELE Giovanni, console di 2a classe: GABRIELLI Luigi, vice console di la classe: RonnoLo Marcello, vice console di la classe.

SEZIONE III

Carteggio in materia politica per gli affari concernenti l'Estremo Oriente e l'America -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione dei trattati politici relativi alla stessa circoscrizione Spoglio dei giornali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: BoRGHETTI Riccardo, consigliere di legazione di 2a classe.

SEZIONE IV

Pratiche relative alla politica coloniale

Capo sezione: N. N.

DIVISIONE IV

Capo divisione: RINELLA Sabino, consigliere di legazione di la classe.

SEZIONE I

Reclami di sudditi italiani verso Governi esteri e di sudditi esteri verso il Governo italiano.

Capo sezione: SANDICCHI Pasquale, console di l a classe. Segretario: CIANCARELLI Bonifacio Francesco, console di 2a classe.

SEZIONE II

Reclami doganali -Sconfinamenti doganali -Congressi e conferenze commerciali.

Capo sezione: N. N. Segretario: N. N.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: LEVI Primo, console generale di la classe.

DIVISIONE V Capo divisione: PELuccm Carlo, console generale di la classe.

SEZIONE I

Carteggio relativo alla stipulazione e alla interpretazione dei trattati e degli atti commerciali internazionali -Studi e indagini di politica commerciale -Pubblicazioni d'indole economica -Bollettino del ministero.

Capo sezione: N. N.

Segretario: N. N.

SEZIONE II

Reclami doganali -Sconfinamenti doganali -Congressi e conferenze commerciali.

Capo sezione: BIANCHI Vittorio, console di 28 classe.

Segretari: MARSANICH Alberto, console di 3a classe: BERNABEI Vincenzo, interprete di 28 classe.

DIVISIONE VI

Capo divisione: N. N.

SEZIONE I

Esposizioni -Congressi internazionali di natura non politica né com

merciale.

Capo sezione: ALBERTAZZI Enrico, console giudice.

SEZIONE II

Servizi postali e marittimi -Ferrovie di interesse internazionale -Sa

nità pubblica.

Capo sezione: BERNARDI Temistocle, console di 2a classe. Segretario: DE FACENDIS Domenico, console di 3a classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI PRIVATI Direttore generale: VACCAJ Giulio, console generale di la classe.

DIVISIONE VII Capo divisione: SERRA, dei conti, Carlo, console generale di la classe.

SEZIONE I

Questioni giuridiche di nazionalità, di estradizione, di protezione consolare, di stato civile e di ogni altro ordine non politico né commerciale.

Capo sezione: DELLA CROCE DI DoJOLA conte Galeazzo, console di 2a classe. Addetto all'ufficio: PuLLINO Umberto, console di 3a classe. Segretari: SEGRE Guido, vice console di 2a classe; AssERETO Tommaso, vice console di 2a classe.

SEZIONE II

Stipulazione ed interpretazione di trattati relativi alle materie anzidette.

Capo sezione: SARTORI Francesco, console di P classe.

DIVISIONE VIII Capo divisione: TESTA Luigi, console generale di P classe.

SEZIONE I

Rogatorie -Pensionati all'estero -Atti giudiziari -Atti di stato civile

Ricerche all'estero nell'interesse dei sudditi italiani.

Capo sezione: (f.f.) BERTANZI Paolo, console di 3a classe.

Segretario: GIUSTI Paolo Emilio, vice console di 2a classe.

SEZIONE Il

Successione dei sudditi italiani morti all'estero.

Capo sezione: D'ALIA Antonino, console di 2a classe. Segretari: KELLNER Gino Lodovico, segretario di legazione di 3a classe; PASCALE Giovanni, console di 3a classe; CHABERT Alberto, interprete di l a classe; CoHEN Mattia, interprete di 2a classe.

UFFICIO DEL CONTENZIOSO E DELLA LEGISLAZIONE

Contenzioso diplomatico -Segretariato del Consiglio e del Contenzioso diplomatico -Convocazione, verbali delle adunanze -Nomina e conferma dei membri del consiglio stesso -Archivio -Massimario del contenzioso -Studi preparatori delle conferenze di diritto internazionale privato e dei congressi internazionali di indole giuridico-amministrativa Raccolta ufficiale dei trattati -Pubblicazione degli atti relativi.

Capo ufficio: RICCI BusATTI Arturo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe. Segretario: TosTI Gustavo, console generale di 3a classe.

LEGALIZZAZIONE E PASSAPORTI

Legalizzazione di atti -Corrispondenza e contabilità relativa -Passaporti

diplomatici -Passaporti distinti.

Capo ufficio: VALENTINI Claudio, console generale di P classe.

DIREZIONE GENERALE DELLE SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO Direttore generale: ScALABRINI Angelo.

DIVISIONE IX Capo divisione: BoccONI Luigi, console generale di 2a classe.

SEZIONE I

Istituti scolastici governativi all'estero, loro ordinamento e direzione didattica e disciplinare -Istituzione e soppressione delle scuole -Locali scolastici -Materiale didattico e scientifico -Personale insegnante -Deputazioni scolastiche -Concorsi -Posti gratuiti e semi-gratuiti dall'estero per l'interno -Istituti sussidiati all'estero -Sussidi ordinari e straordinari a scuole coloniali, private, e confessionali -Tutela e sorveglianza delle medesime -Palestre ginnastiche -Educatori -Biblioteche -Ambulatori medico-chirurgici annessi alle scuole ed altri Istituti di assistenza scolastica -Segreteria del Consiglio centrale delle scuole all'estero e rapporti col Consiglio stesso -Annuario delle scuole italiane all'estero -Statistiche -Relazioni al Ministro e al Parlamento -Protocollo ed archivio della Direzione generale.

Capo sezione: GATTONI Giulio, primo segretario di legazione.

SEZIONE II

Amministrazione, contabilità, bilanci delle scuole -Decreti e mandati relativi -Inventari dei beni mobili ed immobili ad uso delle scuole.

Capo sezione di ragioneria: FIORETTI Vittorio. Primi ragionieri: SUGLIANI Augusto; FRANZETTI Attilio. Ragionieri: LEONINI PIGNOTTI Augusto; BOTTO Nicola.

UFFICIO DI ISPETI'ORATO

Ispezioni -Vigilanza didattica sulle scuole governative e sussidiate Affari relativi.

Ispettori centrali (comandati): STOPPOLONI Aurelio, regio provveditore agli studi di la classe; NAMIAS America, ispettore di 2a classe nel ministero dell'istruzione; MAsciA Luigi, direttore nelle regie scuole medie all'estero.

COMMISSARIATO DELL'EMIGRAZIONE

Commissario generale: GALLINA conte Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la classe.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al dicembre 1916)

Argentina -AYARRAGARAY Lucas, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZAVALIA Carlos, consigliere; ROLANDONE Conrado, secondo segretario.

Belgio -VAN DEN STEEN DE JEHAY W., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE LICHTERVELDE conte Baudoin, Consigliere; PAPEIANS DE MORCHOVEN Charles, primo segretario; DE Ht.rnscH barone, addetto temporaneo; MoREL A. Y. M., generale, addetto militare.

Bolivia -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Brasile -DE TOLEDO Pedro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MoNiz DE ARAGAO José Joaquin, consigliere; MoNIZ GoRDILHO Carlos Alberto, secondo segretario; GALVAO BuENO FILHO Americo, secondo segretario.

Cile -ALDUNATE BAsctiNAN Santiago, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DuBLE URRUTIA Diego, primo segretario; BRAVO Enrique, maggiore, addetto militare.

Cina -WANG-KouANG-KY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LI-HIANG-HIENG, primo segretario; WANG-TSENG-SZE, secondo segretario;

T. TCHENG, addetto.

Colombia -HURTADO JosÉ Marcelino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ARANGO Carlos, segretario.

Cuba -MARTIN RIVERO Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Danimarca -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE OLDENBURG M. A., incaricato d'affari.

Francia -BARRÈRE Camille, ambasciatore; CHARLEs-Roux François, secondo segretario, incaricato delle funzioni di consigliere; ROGER Jean, terzo segretario; LABOURET Jacques, terzo segretario; BAROIS Armand, terzo segretario; DE GoNDRECOURT, generale di brigata, a titolo temporaneo addetto militare; OLIVARI, tenente colonnello d'artiglieria, addetto militare aggiunto; PIGEON DE SAINT PAIR, contrammiraglio, addetto navale; DE LA CHAPELLE, tenente di vascello, addetto navale aggiunto; ToNDEUR-SCHEFFLER, console distaccato all'ambasciata.

Giappone -IJUIN Hidokichi, ambasciatore; ITo Nabubumi, terzo segretario; KosHIDA Saichiro, addetto; OINOUMA Shozi, tenente colonnello di fanteria, addetto militare; YAMAMOTO Shinjiro, capitano di fregata, addetto navale; SHIMADA Shigetaro, capitano di fregata, aggiunto all'addetto navale.

Gran Bretagna -RENNEL Ronn sir James, ambasciatore; ERSKINE William, consigliere; MouNsEY George A., primo segretario; WELLESLEY lord Gerald, terzo segretario; TYRWHITT Gerald Hugh, addetto onorario; LAMB Charles, colonnello, addetto militare; LARKING Dennis, capitano, addetto navale.

Grecia -CoROMILAS Lambros, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SIMOPULOS, Chr., primo segretario; BIKELAS Demetrios, addetto; SKOUSES Georgios A., addetto.

Guatemala -LARDIZABAL José Maria, incaricato d'affari.

Haiti -N. N., incaricato d'affari.

Messico -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Monaco -DE MALEVILLE conte Henri, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SAUVAGE Raoul, cancelliere, incaricato d'affari ad interim.

Norvegia -BRUNCHORST Irgen, inviato straordinario e ministro plenipotenziario;

N. N., consigliere; N. N., segretario.

Paesi Bassi -DE WELDEREN RENGERS barone Willem, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VAN AscH VAN VYcH H., addetto.

Persia -MoGHTADER-AL-MOLK Mirza Shaffi Khan, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ENTEZAM-Es-SALTANEH B., consigliere.

Portogallo -LEA.o Eusebio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GOMEZ DE 0LIVEIRA Leopoldo Ruy, primo segretario; PEDROSO Joaquim, secondo segretario; DE MANTERO Antonio, addetto.

Romania -GHIKA principe Demetriu J., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PENNEsco Demetriu C., consigliere; STOrcEsco Georgiu, primo segretario; LAHOVARY Nicolas, terzo segretario; GRAMATICEsco Alexandru, addetto; !GNAT M., capitano, addetto militare; MoROJANO G., addetto commerciale.

Russia -DE GIERS Mikail, ambasciatore; PERSIANY lvan, consigliere; DE STRANDTMAN Basile, primo segretario; KRAITIROV Aleksej, primo segretario; NEKLUDOV Pijotr, secondo segretario; KHvosTCHINSKY Vassilij, addetto; BISTRAM Theodor, addetto; !ORDANOV Aleksandr, addetto; DOUBIAGSKY Nikolai, addetto; JANISZOVSKI Bronislaw, addetto; RAFALSKY Wladimir, addetto; ENCKELL Oscar, colonnello di stato maggiore, addetto militare; CHELKOV Andrej, luogotenente di cavalleria, aggiunto all'addetto militare.

Salvador -GuERRERO J. Gustavo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

San Domingo -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RuBIROSA Pedro Maria, incaricato d'affari ad interim; PoNcE DE LEON Armando, segretario.

Serbia -RISTié Mihajlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SIMié Yevrème, primo segretario; MARKOVIé Branislaw, segretario; JoVANOVIé Milan, addetto; CHRISTié Nicolas, addetto militare.

Siam -PHYA BIBADH KosHA., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LUANG BAHIDDA NUKARA, primo segretario; AMORADHAT, principe, addetto militare (residente a Parigi).

Spagna -RAMIREZ DE VILLA URRUTIA marchese Wenceslao, ambasciatore; ALMEIDA Y HERREROS Bernardo, consigliere; DE YNCLÀN Y DE LA RASILLA Manuel, segretario; AMODEDO Y GALARMENDI Mariano, addetto; DE MALDONADO Y LINAN Alvaro, addetto; CANO y TRUEBA Juan Manuel, addetto onorario; DE LA GÀNDARA Y PLAZAOLA José, marchese de la Gàndara, addetto; RAMIREZ DE VILLA URRUTIA Y CAMACHO Fernando, addetto onorario.

Stati Uniti -PAGE Thomas Nelson, ambasciatore; JAY Peter Augustus, consigliere; RICHARDSON Norval, segretario; DE BILLIER Frederick, segretario; MoORE Thomas Ewing, segretario; VAN RENSSELAER William Stephen, terzo segretario; LANE Arthur Bliss, addetto; RIGGS Benjamin, addetto; TRAIN Charles Russell, comandante, addetto navale; HEIBERG Elvin, maggiore, addetto militare.

Svezia -DE BILDT barone Karel Nils Daniel, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE BILDT Harold, consigliere; DE LAGERBERG Jean, addetto.

Svizzera -DE PLANTA Alfredo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE LARDY Charles L. E., consigliere; DE SoNNENBERG Theoring, addetto.

Uruguay -DOMINGUEZ Rufino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE CASTRO Alfredo, primo segretario; PODESTÀ Andrés, addetto onorario.

49 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. VI